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Vengono proposte delle osservazioni, in larga parte auto evidenti a parere di chi scrive. Elementi da contendersi: due tesi sul fatto che non vi sia un problema di corruzione.

 

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Le seguenti sono delle riflessioni. Non hanno la pretesa di riassumere né il pensiero di nFA, che in quanto pensiero non esiste, né il pensiero del sottoscritto, che si arrovella intorno a completamente differenti problemi. Tuttavia mi è apparso opportuno spendere qualche ora a descrivere il mio stupore di fronte al degrado di una situazione politica, l'italiana, che in sé e per sé preoccupa.

  1. Alcuni fatti:

1.1 Il governatore (o ex-governatore) del Lazio è implicato in un caso abbastanza boccaccesco di persona cattolica e ammogliata che si trastulla a pagamento con la popolazione transessuale della capitale. Viene ricattato da militari dei carabinieri con videonastri, droga, assegni e tutto il corredo di apparati assai squallidi. Messo allo scoperto, anche con la complicità del capo del governo che lo informa che la notizia verrà tenuta sotto controllo, si “autosospende”; la misura è legalmente dubbia, ma è libero di far quel che vuole.

1.2 Il presidente del consiglio della regione Campania è rinviato a giudizio per tentativo di concussione, nel mezzo di varie (altre) inchieste che hanno a che fare con contratti, assunzioni ed appalti, a dir poco, non molto trasparenti.

1.3 Persino più preoccupante, risulta (da varie fonti di stampa e anche da un'intervista del presidente di Italiani-Europei, Massimo D'Alema, disponibile a tutti su la7.it) che vi siano infiltrazioni di criminalità organizzata di stampo camorristico all'interno del secondo partito italiano (e il maggiore azionista dell'opposizione.)

    1.4 Potrei continuare, o potete continuare da soli andando a ritroso anche pochissimo nel tempo ...

    2. Una presa di posizione preliminare. Al sottoscritto, e mi rendo conto che la questione sia controversa, non va bene che vi sia il diritto alla privacy dei dirigenti politici. Mi riferisco a continue discussioni e prese di posizioni. Riporto solo le più estreme, con ringraziamenti a color che le hanno sostenute. Un prelato (l'intervista è visibile su cnn.com nel capitolo “la rivelazione di Berlusconi”) sostiene che non si possono emettere giudizi perché solo dio ha il diritto di giudicare (se effettivamente il presidente del consiglio sia colpevole o di che cosa.) Altri, ad esempio il prof. Cordero, ritiene che Berlusconi sia colpevole di quasi tutto; alcuni pensano che abbia distrutto la capacità dell'informazione etc. La posizione del sottoscritto (ringrazio alcuni dei partecipanti a nFA-Firenze per le critiche, terminologie e suggerimenti) è semplicissima. Il corpo del dirigente politico è nello stile di E.H. Kantorowicz1, fatto di due entità. In una egli/ella ha gli stessi diritti e doveri di tutte le persone (siano esse di maggiore età) che sono i cittadini. Ergo, se reato non è per Bruno Bianchi andare a letto anche con pagamenti varii con Noemi, Natalì o la regina di Giordania, non è reato e nessun “fallo” va chiamato per il dirigente politico. Qui la questione si chiuderebbe se non fosse che il secondo corpo entra in gioco. Un dirigente politico, e ancor più un dirigente politico con una carica elettiva, è sottoposto a doveri più stringenti e a diritti più ampi. I diritti di un dirigente politico sono immensi: queste sono le persone che hanno diritto di decidere chi vive e chi muore, per che motivi è bene morire, con chi si può aver rapporti sessuali, che vestiti si debbano portare (vedasi Sudan per la proibizione del reggiseno, o le piscine della marca Trevigiana per che costume da bagno si possa portare al nuoto, vedasi guerre, la proibizione dell'uso della cocaina, per non menzionare l'uso della coercizione fiscale e penale) che gioco si possa giocare (roulette sì, se a Venezia, no se a Arzachena) etc., etc.

    3. Si noti che non sto dicendo che il dirigente non ha “diritto” di imporre tutto ciò, sto solo osservando che lo fa. Più interessante è che lo fa con una delega vastissima e senza nessun chiaro indice di che cosa lo costringa ad evitare certe decisioni. È ancora più interessante che il dirigente politico italiano si permetta amabilmente di ignorare disposizioni precise date dai mandanti (non applicazione di dispositivi costituzionali, cfr art. 39, indicato nella discussione anche qui sul contratto Finmenccanica/OO.SS, o persino la non esecuzione del mandato di un referendum popolare per la privatizzazione di RAI, di nuovo trovate elementi anche su nFA.) Qual è il problema qui? La terminologia mi è stata suggerita da un economista di nFA. La distinzione è tra un contratto limitato e un contratto che è strutturalmente cieco. Se assumo un meccanico per aggiustarmi il camion, non ha nessun libero mandato su che cappello mi debba mettere. Quando assumo il “governo” ha un mandato hobbesianamente illimitato, con una preponderante forza data al monopolio della violenza, che cedo al governo, e persino all'uso di risorse che il governo medesimo estorce dal sottoscritto. Fin qui mi sembra di essere nell'auto-evidente. Le obiezioni sono serie all'immagine qui data (due dei parlanti a nFA-Firenze spinsero assai per l'idea che il mondo -o il mondo politico- si autoorganizza e non c'è davvero nessun motivo di deleghe di questo genere (anarco-capitalismo stile “leoni”), mi sembra che tutto quel che se ne capisce è che i governi si “formano” per conto loro. Lascio l'argomento, a meno che non sia interessante, da solo.

    Cosa ha tutto ciò a che fare con la privacy del dirigente politico? Molto. Per le seguenti ragioni. Il contratto fiduciario che do alla signora M. non include la guerra nelle Malvinas, di fatto nessuno mi chiese nulla sul tema. Ho delegato ad un sistema governativo una decisione in merito. E di questa decisione pago i prezzi, in tutti i sensi di “pago.” Il problema è che vorrei, per restare nell'analogia, sapere di chi mi sto fidando. E qui, mi spiace, casca la costruzione gesuitica del “dio solo sa chi è colpevole di X o Y“. Casca perché il mio interesse di cittadino ,contrattualmente impegnato, è che mi interessa sapere di che materia sia fatto il governante. E qui tutto (o quasi) conta.

    Mi spiego. È completamente irrilevante e altamente indegno da parte mia indagare sui trapianti che subisce Mr. Jobs, ho nessun dubbio che il fegato è suo e se lo gestisce lui. Il mio problema è che voglio sapere se Apple-computing viene diretto da uno che non sarà in ospedale, o che Dio non voglia, morto nei prossimi sei mesi. Anche perché ci perderei soldi. Egualmente mi piacerebbe sapere se il Sig. X o la signora Y, ministro della difesa, non è affetto da fanatismo anti-Islamico (si noti che nel caso dell'Italia siamo di fatto in guerra con un nemico Islamico, I Talib) o anti-semita. Si badi bene: non ho nessuna particolare opinione da proporre su quel che uno debba pensare, ho il diritto di sapere dove si trova la testa e la mente del dirigente politico. Eguale trattamento per comportamenti che possono o meno essere reati (se lo sono, il principio vale, come da corte costituzionale anche italiana, che non esiste un sistema di immunità accettabli che estranei il politico o il governante dagli obblighi civili e penali del caso) ma sono rivelatori di tratti della psicologia della persona in questione. Per cui mi interessa pure sapere se ha picchiato i bambini da piccolo o se ha preso quattro in geometria alle medie. L'aspirante dirigente politico ha tutto il diritto a rispondere “Affari miei, ho nulla da dichiarare”, evocando sia il sospetto che abbia qualcosa da nascondere sia che abbia dubbi standards. Vi propongo due esempi semplici, uno col vivo e uno col morto, per spiegare, forse meglio, a che cosa miro.

    Nel caso del governatore del Lazio io non vedo nulla di criminoso (forse da parte dei carabinieri ora sotto indagine, ma giudichi il magistrato.) Vedo una responsabilità gravissima nella selezione da parte del suo partito (nessuno gli chiese che cosa facesse a via Gradoli?) e una mancanza di sensibilità del personaggio in questione. Secondo esempio, ancor più congetturale. È possibile che il (defunto) senatore Giovanni Agnelli avesse nascosto soldi, prebende etc. all'estero anche per sfuggire al fisco. Non sarebbe più carino da parte di chi lo nominò senatore a vita indagare? Si noti che in quanto cittadino Agnelli, affari suoi, in quanto senatore della repubblica, affari di tutti. Lo stesso ragionamento vale per la vexata quaestio del primo ministro attuale. Ha tutto il diritto di battersi contro sua moglie come gli pare. Non ha il diritto di non dire come, a meno appunto di celare quel che fa ai suoi elettori. La posizione che prendo impone un regime strettissimo di riduzione degli spazi di segreto per i dirigenti pubblici, che è dolorosa per tutti coloro che hanno rispetto per diritti umani e in particolare per il diritto alla privacy. Se seduto sul sofa voglio giocare vestito da nazista con C. Rampling sono affari miei. Se aspiro a fare il ministro della difesa, no. I cittadini hanno il diritto di sapere che mi piacerebbe scudisciare alla “portiere di notte”2 signorine di giudaica origine. Se poi mi votano lo stesso, ripeto affari degli elettori, ma non esclusivi e protetti del candidato in questione. Analogo il ragionamento se spendo soldi al casinò (che non è un reato, ma indica come veda il rischio e quanta adrenalina riceva dall'azzardo), se si vuol sapere se bevo succo di papaya o se vado alle feste di Briatore. Nessuno di questi è un reato, sono comportamenti indicativi di chi sia e, ancor più interessante, sono ottimi “previsori” di come mi comporterei in situazioni in cui decido da solo. Provate a far votare sull'uccellagione con le reti un gruppo di signore in Birkenstock-non-cuoio3, o sull'abigeato ai pastori di Orgosolo (se esistono ancora.)

    Conclusione di teoria politica, che vi invito a massacrare, perché non vedo al momento nessun controargomento. I politici hanno zero diritti alla privacy, inclusi i loro cari. Mi spiace imporre a B. Berlusconi l'onere di quel che fa il genitore, ma non è sufficiente dire che l'azienda è “intestata” ai miei figli. Se a chiunque questo non va, può benissimo non candidarsi a nulla. Punkt.

    Questione assai più delicata e meno che mai chiara è la questione comparativa. Vi sono due ordini di comparazione possibile in merito. Abbiamo (ho almeno) spesso l'impressione che o l'Italia sia messa molto peggio (di tutti gli altri) in termini di corruzione e/o che l'Italia (contemporanea) sia messa molto peggio in termini di corruzione dell'Italia di X anni fa (per semplificare assumo che i termini di riferimento siano ristretti all'Italia repubblicana, non all'escremento monarchico-fascista che la precedette.)

    In termini internazionali vi sono dei fattori che appaiono pessimi, l'Italia va maluccio (ad esser generosi.) Ho provato ad usare una complessa macchina di comparazione4 e l'Italia va peggio di Islanda (no. 7) e di Botswana (no.36)5 e meglio della Thailandia, e di Burkina Faso (no. 80, pari merito con il regno Saudita.) Per evitare lunghe “Robinsonate”6, vi è da ripetere l'evidente mancanza di sistemi di sanzioni e la notoria riluttanza a sorvegliare e punire endemica nella penisola italica. Ho nulla da aggiungere, ma i fatti stanno lì cocciuti come sempre, tra indulti e “condoni tombali” ripetuti ciclicamente. Mi riservo di ritornare sull'argomento in una più lunga (quindi più noiosa) trattazione.

    Più legato all'attualità, e più accesa nelle discussioni: sta l'Italia, della seconda cosidetta repubblica, andando peggio di come andava in termini di corruzione e moralità pubblica dell'Italia dalla metà del 1945 a “tangentopoli”?

    Emetto delle tesi e non le argomento. A mio avviso, no. Quel che sta succedendo sono due fenomeni paralleli.

    Il primo è la maggiore libertà dell'informazione che è meno controllata. C'è semplicemente più competizione. Per ogni tentativo di metter “sotto lo zerbino” l'affare Mills, c'è un Financial Times a rompere ... le uova nel paniere. Per ogni tentativo di celare le avventur"ette" di tizia e caio. c'è un Dagospia che mostra Melandri da Briatore e Zappadù a mettere in archivio (in Colombia!) le fotografie della bellissima di turno che scende da un aereo dell'areonautica militare per andar a ballare con lo zar ai bordi della piscina del primo ministro.

    Per cui piaccia o meno ai politici e ai dirigenti varii, essi sono più scoperti. Non era così trenta o quaranta anni fa. Per un qualsiasi caso vi fosse stata una bizzarra scoperta, immediatamente coperta dal grido di “da-da-umpa” e nessuno avrebbe notato. Le cose cambiano, ancora per pressioni internazionali con il periodo “Lockeed”, in cui casi di corruzione esplosiva, vengono alla luce.

    Il secondo fattore, questo sì assai patogeno, è che l'espansione del ruolo della politica ha mefiticamente preso uno spessore nuovo. Dalla salute pubblica alla manomorta sull'informazione la politica, nel nome di una dottrina imbecille come il “pluralismo”, ha occupato la società civile. Ciò ha generato una quantità enorme di soldi da utilizzare, producendo “posti” a non finire, da assessorato al nulla puro (gli assessorati provinciali) a ruoli oscuri di pura corruzione (formazione di banche del mezzogiorno e baracche di tutti i generi per la formazione di un cinema “italiano” o di protezione del grana padano, etc. etc.) La cosa è uno dei fenomeni nefasti dello statalismo. La patogenesi è tale che piu' grande è la domanda di personale che si occupi di occupare il creato “posto di grande responsibilita'” e con questo si decresce, per meccanismi puri e semplici di equilibrio, la qualità del personale che viene assunto. Per cui, mi sento tenuto a rispondere positivamente: la corruzione è cresciuta nella II repubblica per l'espansione del ruolo della politica, che attrae personaggi avidi e impavidi, essendo questi la maggioranza del personale che i sistemi locali di formazione delle elites generano (università e avvocatura in primo luogo, essendo una larga maggioranza, il 70%, dei parlamentari, laureati, e la estrema sovra-rappresentazione di avvocati, il 14% alla Camera e il 14,3% al Senato7)

    Essendo, a modesto avviso del sottoscritto, pochissimo probabile un mutamento dell'antropologia degli esseri umani, restano solo gli strumenti degli incentivi. Per un mercato del lavoro politico in cui entrano gli esiti dell'università, dell'amministrazione, e così via, vi sono più alte probabiblità di una minore selezione, visto che bisogna assumere più persone.

    Resta da vedere se, normativamente parlando, avrebbe o meno un risultato positivo (diminuire la corruzione) ridurre in modo radicale il numero delle persone pagate dall'apparato politico, o persino la riduzione ope legis della possibile durata di un mandato (onde evitare, e.g., un ennesimo terzo mandato al governatore della Campania.) Vi è un presunto effetto di riduzione a imporre limiti nel mandato (del tipo di quello imposto a George W. Bush o R. Reagan) perché uno dei caratteri tipici della corruzione è che impone tempi lunghi per capir di chi fidarsi, a chi domandare prebende e favori, chi sia giustamente malleabile, e così via. Più rapidi cambiamenti del personale politico avrebbero, forse, una sorte positiva. Al momento mi interessa di più sapere che ne pensate.

    Le due tesi qui riassunte sono esposte al pubblico ludibrio

     

     

     

    1Si veda del citato Kantorowicz, I due corpi del re. L'idea di regalità nella teologia politica medievale. In italiano, disponibile presso Einaudi in una traduzione del 1989, la disquisizione sul da dove venga questa idea.

     

     

    2Dal film del 1974 di L. Cavani

     

     

    3Trattasi di sandalo in simil-pelle che non fa male alle vacche.

     

     

    4Disponibile a tutti, per verificare la metodologia, su www.Transparency.org

     

     

    5L'Italia è al 55esimo “posto in classifica”; ripeto la classifica guarda allo stato della corruzione sistemica.

     

     

    6Mi riferisco al termine celebre coniato da Karl Marx nei suoi “Grundrisse”, per chi ha l'allergia alla carta stampata e/o è in difficoltà a reperire le defunte edizioni Dietz Verlag, consiglio questo

     

     

    7I dati gentilmenti presi in prestito a Il Sole 24 Ore

     

     

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    Commenti

    Ci sono 61 commenti

    prima che il cittadino FP mi prenda sia in castagna che per i fondelli ( e ne avrebbe ottime ragioni) il vocabolo "fanaticismo" e' al massimo un anglismo cretino. In Italiano il sostantivo astratto e' fanaTismo e l'aggettivo e' fanaTICA (e.g. in "Daniela e' fanatica della Lazio" o in "Mi da fastidio il fanatismo liberale di NFA")

    Fixed ... the editor is affected by similar problems, apparentemente!

     

    la corruzione è cresciuta nella II repubblica per l'espansione del ruolo della politica, che attrae personaggi avidi e impavidi, essendo questi la maggioranza del personale che i sistemi locali di formazione delle elites generano (università e avvocatura in primo luogo, essendo una larga maggioranza, il 70%, dei parlamentari, laureati, e la estrema sovra-rappresentazione di avvocati, il 14% alla Camera e il 14,3% al Senato7)

     

    Non trovo per ora alcun argomento per massacrare la prima parte, che condivito ampiamente.
    Per quanto riguarda le conclusioni citate, se compariamo la situazione italiana a quella di altre nazioni europee, chiadiamoci 1) perché si è espanso il ruolo della politica? Perché la politica attrae i personaggi con le citate caratteristiche? Ricordo che anche in germania ci fu un caso Kohl e che avvocati sono presenti un po' ovunque nella politica (perché sanno mediare e sono molto esperti nella formazione delle leggi). La politica tende ad espandessi ovunque ma non per forza cio' comporta corruzione. Ci devono essere cause speciali, tutte italiane.
    FF

     

     

    Gentile dr. Forti, temo di esser piu' pessimista. E' probabile che sia (o sia piu' di Lei) influenzato dalla visione di uno stato debole/debolissimo in cui al piu' possibile le associazioni sono consorzi di liberi agenti che decidono di far meglio (insieme) quel che volevano fare in ogni caso.

    Tuttavia il problema che pone e' serio. Che cosa vede come cause "speciali" nell'accezione di "specifiche" all'Italia? Ho dubbi forti sulle "diversita'" di ordine antropologico, forse --ancora-- sono schiavo di una visioen ugualitaria in cui le persone son sempre le stesse, sottoposte a sistemi di incentivi e disincentivi che incancreniscono certe pratiche. 

    Ad esempio l'eccesso di "passeggero che non paga" (the "free rider") e' esarcebato dalla decisione di perdonare periodicamente tutti i passeggeri che non pagano il biglietto del tram. Se i passeggeri si attendessero la pena di morte per il non pagamento il fenomeno scenderebbe (questa e' la mia previsione.)

    Cio' detto, in che cosa l'Italia sarebbe diversa da Grecia o Portogallo o Svezia ?

     

    (per stare in Europa, come penso lei intenda suggerire, forse perche' pensa che Argentina, Botswana, Colombia, e Zimbabwe siano "culturalmente" cosi' diversi da rendere le comparazioni inutili)

    Mah, che in tutto il pianeta sia in atto una espansione di tipo "hobbesiano" dello Stato mi sembra talmente auto evidente che non ne accenno nemmeno. Semplicemente lo Stato sta entrando sempre di più nei comportamenti e nella vita delle persone, ovunque.

    In Italia abbiamo cominciato prima, perchè l'Italia (espressione geografica) è nata come stato centralista, sul modello francese, peggiorato dal fascismo. Non dimentichiamo che le "strutture" e l'organizzazione dello stato italiano riflette ancora il ventennio, poco o nulla è stato cambiato (solo le regioni sono "nuove").

    Sulla prima tesi (siamo più informati) per quanto in parte vera non impedì lo scoppio di "scandali" , inoltre la presenza di giornalisti seri, come Indro Montanelli, era un antidoto alla "conformazione ai voleri del potere". Anzi, è da quando la politica controlla meglio l'informazione che si è allargata a dismisura, fedele al motto "al nemico non far sapere.."

    Quindi delle due tesi io sposo la seconda, quella della politica come "termine", anche se l'idea è sponsorizzata da un tizio che mi piace poco la vedo come un antidoto alla pervasività della politica, da questo punto di vista temo che anche una "federalizzazione" dello Stato serva a poco, se non a rendere ancora più pervasiva la politica italiana, rendendola ancora più incisiva sulla vita delle persone.

    No, mi sembra il caso di dire: due mandati e poi "fora de bals", se sei capace incidi, se sei incapace perlomeno non hai il tempo di farti corrompere. Anche se Bassolino è riuscito a far danni in due soli mandati..

     

     

    piu' grande è la domanda di personale che si occupi di occupare il creato “posto di grande responsibilita'” e con questo si decresce, per meccanismi puri e semplici di equilibrio, la qualità del personale che viene assunto.

     

    Vero sotto l'ipotesi che - per semplificare - "i primi" ad essere assunti siano quelli "di qualità più elevata". Se così fosse, dovremmo anche plausibilmente aspettarci di trovare qualità del personale più elevata nelle posizioni più prestigiose - o, comunque, meglio remunerate, anche in senso lato.

    Non vedo molta evidenza di ciò. A meno che non mi si definisca meglio di quali "qualità" stiamo parlando.

     

    Resta da vedere se, normativamente parlando, avrebbe o meno un risultato positivo (diminuire la corruzione) ridurre in modo radicale il numero delle persone pagate dall'apparato politico, o persino la riduzione ope legis della possibile durata di un mandato (onde evitare, e.g., un ennesimo terzo mandato al governatore della Campania.) Vi è un presunto effetto di riduzione a imporre limiti nel mandato (del tipo di quello imposto a George W. Bush o R. Reagan) perché uno dei caratteri tipici della corruzione è che impone tempi lunghi per capir di chi fidarsi, a chi domandare prebende e favori, chi sia giustamente malleabile, e così via. Più rapidi cambiamenti del personale politico avrebbero, forse, una sorte positiva.

     

    2) Assumiamo poi che questa espansione della politica, anche rispetto, che so, al periodo di tangentopoli, sia così autoevidente. E chiediamoci qual è il sistema di incentivi che genera questa situazione. Perchè è su quello che si dovrebbe agire, no? Davvero crediamo che sia una questione di durata dei mandati? Lasciamole al buon Grillo, queste trovate demagogiche. A parte che (in linea col tuo ragionamento) mandati più brevi (i) aumentano, nel tempo, il numero complessivo di persone che se li acaparrano e dunque (ii) aumentano gli incentivi a creare più posti dove piazzare chi ha il mandato in scadenza. Fenomeno che, peraltro, già avviene.

    3) La corruzione impone tempi lunghi? Certo. Infatti il sistema di corruttela in cui il Paese sguazza si è perfezionato in tempi lunghissimi. Quando mr. X arriva al governo della regione Y, tutti gli interessati sanno chi è, con chi sta e quanto è come sia corruttibile/ricattabile. Anzi, direi che lo sanno ben prima che venga eletto, e sulla base di queste informazioni lo si porta avanti o meno.

    Insomma, caro Palma, sei uno dei miei idoli su nFA, ma questa volta, lasciami dire, lo stile simpaticamente tortuoso e simpaticamente sconfinante nella verbosità partorisce una prima tesi abbastanza ovvia (almeno per i lettori di nFA) e una seconda abbastanza deboluccia.

    A meno che non ci sia qualcosa che non colgo.

     

    Mi interessano piu' le reazioni negative.

    Provo a rispondere,

    1. a naso, si'. Grilli o Draghi son (come mi viene ricordato) sia meglio pagati che meglio selezionati di Petroni. E scelsi appunto cariche non elettive. Per chi riguarda le cariche elettive, ho l'impressione di si' pure li', che Bersani sia selezionato prima e meglio di Vendola.

    2. La domanda sui limiti (temporali di ripetizione di un mandato elettivo) e' mal posta. Mentre si puo' benissimo pensare che il numero di individui aumenti (ogni 8 anni, cambiano, quindi il totale e' piu' alto), a mio avviso cio' che di cruciale conta nella corruzione (il suo aver tempi lunghi per esser eseguita) verrebbe danneggiato da un personale cangiante spesso (questa e' almenio la mia impresione negli Stati Uniti, dopo l'amministrazioen FDR)

     

    Per il rimanente delle sue osservazioni,

    ג  לֹא-תַעֲשֶׂה לְךָ פֶסֶל, וְכָל-תְּמוּנָה, אֲשֶׁר בַּשָּׁמַיִם

    מִמַּעַל, וַאֲשֶׁר בָּאָרֶץ מִתָּחַת--וַאֲשֶׁר בַּמַּיִם, מִתַּחַת

                                                  לָאָרֶץ

     

     

     

    che mi dimostro' come il server di Nfa non sia bustrofedico

    Una cosa che mi chiedo:

    se tutto quello che hai detto vale per i politici perché sono eletti in un sistema rappresentativo - e quindi è mio diritto sapere chi mi rappresenta - dovrebbe essere anche valido per personalità che in senso lato sono anch'esse politiche? Ad esempio il caso Boffo. Al di là della gestione ai limiti del criminale del giornalaccio squadrista del premier è possibile dire che Boffo, che da dieci anni dava la linea con i suoi editoriali al mondo cattolico, andasse trattato alla stregua di un politico? Insomma, se non ci fossero state le veline degne di un agente Betulla qualsiasi, sarebbe stato corretto rispondere a Boffo dandogli dell'ipocrita ed esplicitando il perché?

     

    No. Non ho seguito i dettagli di questa storia (Boffo era un giornalista implicato in un qualche caso che ando' da nessuna parte.) Un giornalista non ha nessuna particolare ragione di dover rinunciare alla sua privacy. Non vedrei perche'.

    Esposizione in stile piuttosto simile a quello del prof. Cordero. Aggiungerei qualcosina.

    La distinzione è tra un contratto limitato e un contratto che è strutturalmente cieco.

    Significa che al politico viene in pratica fornita una delega in bianco, seppur limitata nel tempo (e vorrei vedere...). Tuttavia rispetto alla realtà "contrattuale" manca un elemento: la libertà di contrarre. Il contraente può rifiutare il contratto se le condizioni sono troppo onerose oppure se non vuole delegare qualcuno ad occuparsi dei propri interessi. Il cittadino è comunque obbligato a delegare il politico a rappresentarlo. E' probabile che cerchi di limitare i danni cercando di scegliere il male minore.

     a me sembra che al di là di tutto la politica stia diventando come il modulo di Penrose.

    Quindi prevederei dei sistemi assolutamente disincentivanti per limitare i danni, oltre che due mandati prevederei delle minori guarentigie per lor signori, altro che !

    Io non solo vorrei sapere se vai a escort/transit ma che patrimonio hai, dove lo hai, e ogni due settimane ti fai un test antidroga. Se li passi ok, altrimenti fai altro. E spero che anche altri lettori di Nfa si accodino: cosa può essere disincentivante per un politico ? Perchè l'incentivo lo conosciamo: donne potere e soldi, pensiamo cosa li disincentiva. Altrimenti questi applicheranno, per l'appunto, il modulo di cui sopra.

    Cosa può disincentivare un politico?

    Questa è tosta, ma provo a buttarmi: Lavorare?

    Perdere il posto, ovviamente. Se gli elettori Italiani punissero certi comportamenti in cabina elettorale non ci sarebbe bisogno urgente di molto altro.

    Propenderei per la prima tesi. Da un lato la resenza del Vaticano ha sancito il regno dell'ipocrisia e del perdono traslato dallo spirituale al ladresco ed al criminale. Dall'altra parte c'è la perdita del concetto di sanzione sociale, di reputazione. Un politico che si dolga di violazione della sua privacy perchè il fatto non ha rilevanza penale, come è mille volte accaduto in questi anni è la prova provata delll'asserto. Il contesto reolatorio credo invece sia ininfluente. Lla miriade di leggi, norme, regolamenti, codici e via di seguito è del tutto ininfluente in considerazione della generalizzata inosservana e del perdonismo(peloso) imperante.

     

    mi interessa sapere di che materia sia fatto il governante

     

     

    ho il diritto di sapere dove si trova la testa e la mente del dirigente politico

     

     

    Si noti che in quanto cittadino Agnelli, affari suoi, in quanto senatore della repubblica, affari di tutti.

     

     

    Ha tutto il diritto di battersi contro sua moglie come gli pare. Non ha il diritto di non dire come, a meno appunto di celare quel che fa ai suoi elettori.

     

     

    I politici hanno zero diritti alla privacy, inclusi i loro cari.

     

    Non so se sia una mera questione semantica (parli di diritto giuridico o di mero diritto morale?), ma io non sono d'accordo sulla tesi #1: un conto è ciò che tu intimamente auspichi, ciò che ti piace o non ti piace nel comportamento di un politico; e un altro è il desiderare che detti auspici divengano una norma.

     

    Non è stata una bella vicenda. Ha sbagliato molte cose: ha ceduto ad un ricatto e ha anche negato goffamente addebiti ammessi dinnanzi ai magistrati e messi a verbale. Si dice che il tempo sia un galantuomo, ma magari potrà rivelarsi un giustiziere feroce, anche se per ora non sappiamo come andrà a finire.

    Riconosciamo però al presidente della Regione Lazio una dote assolutamente nuova, e non comune: ha riconosciuto gli errori fatti, ha chiesto scusa e si è dimesso, ritirandosi, a quanto dice, a vita privata.

    Considerato che non aveva commesso reati, almeno a quanto accertato fin'ora, mi pare che sia una cosa da riconoscergli...sopratutto in un paese come il nostro.

    Adesso potranno rifulgere ancora meglio tutti gli altri: quelli dei complotti,  a destra come a sinistra; BS come Bassolino e Mastella.

    Che sia vero che prostitute e puttanieri ci precederanno nel Regno dei Cieli?

     

     

     

    Riconosciamo però al presidente della Regione Lazio una dote assolutamente nuova, e non comune: ha riconosciuto gli errori fatti, ha chiesto scusa e si è dimesso, ritirandosi, a quanto dice, a vita privata.

     

    Non sono d'accordo: ha negato goffamente gli addebiti perchè aveva ricevuto rassicurazione che non sarebbe uscito niente, l'ha ammesso lui stesso a Repubblica. Solo che il riserbo della Procura è durato lo spazio di un pomeriggio.

    Non gli riconosco quindi niente, non aveva scelta, dopo averlo messo a verbale e dopo che il verbale è uscito, non poteva negare che è un puttaniere, non poteva negare che aveva ceduto ad un ricatto, non poteva non dimettersi (anche perchè, nel caso inimmaginabile in cui non avesse voluto farlo, l'avrebbe costretto il partito).

    Purtroppo non penso proprio sia stato più onesto di Berlusconi, solo meno potente (e forse anche meno furbo).

     

    Gramellini ha colto un punto della vicenda Marrazzo che non mi sembra abbiano colto in tanti altri:

    www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp

    Secondo me ha ragione Tinto Brass

     

    Quello che non sopporto è l’ipocrisia. Perché mai Marrazzo dovrebbe scusarsi? Casomai avrà sbagliato a sposarsi. Non ho nulla contro le orge nelle stanze del potere, meglio queste che i complotti. Però almeno poi non si vadano a baciare le pantofole del Papa.

     

    L'aveva già detto Malvino e condivido appieno.

     

    Piero Marrazzo ha fatto sua la morale sulla quale i ricattatori contavano. Ciò conferisce un qualche pregio a questa morale? Mi pare di intravvederne solo uno, e non mi pare un pregio: quando non riescono a costringere alla virtù, i sensi di colpa dei quali essa si fa forte costringono all’ipocrisia.

     

    Riassunto. La prima tesi dice che i  dirigenti politici hanno scarsissimi diritti al segreto delle informazioni che li riguardano. I giornalisti non dirigono nulla, ergo il problema non si pone. 

    Se il diritto in questione sia di ordine "morale" o "legale", mi sembra secondario, per quel che conta la mia opinione, si puo' benissimo legiferare ed imporre esibizioni sempre piu' pressanti di fonti di reddito e situazione patrimoniale, familiare, di contatti con potenze straniere, etc.

    Non credo sia decisivo.

    Di questo Boffo, non so nulla di particolare e non credo abbia particolare potere di fare nulla per cui si comporti come pare opportuno a lui.

    La seconda tesi dice che non c'e' un problema specifico di corruzione (in Italia.) Dice che ci sono incentivi eccessivi as esser corrotti una volta messi a dirigere (il presidio sanitario, la camera dei deputati, il ministero dei lavori pubblici, la regione XXX, e cosi' via.)

    Non mi e' chiaro se gli oppositori dicano che la tesi e' falsa o meno.

    Controverso e' il "rimedio" che indicavo. E qui forse val la pena di dire di piu'.

    Il ragionamento qui e' (pseudo-) Euclideo.

    Gli assiomi sono che la natura umana sia immutabilmente volta ad attivita' di orientamento satanico (sodomizzare i transessuali, rubare i biscotti ai bambini dei terremotati, mettere l'olio di colza nelle bottiglie della grappa, etc. -- le eccezioni [Gramsci, Dosetti, Mamma Teresa, Margherita Hack] sono interessanti e molto notate esattamente perche' sono eccezioni._

    Secondo assioma: il potere corrompe (per gli argomenti a contrario vedasi Plato, repubblica VII, per chi non lo ha letto e' la dottrina del "re-saggio-filosofo", persino Platone aveva intuito il problema e proponeva TURNI)

    Terzo e ultimo assioma: la corruzione ambientale richiede molto tempo per arricchire la conoscenza dei propri complici e vittime, dei loro punti deboli, di dove e come siano ricattabli, di quanto denaro dispongano e cosi' via.

     

    Ne segue che l'argomento seguente appare (a me) valido

    pr(emessa) si vuole che la corruzione diminuisca e

    pr(emessa seconda) essa prenda molto tempo a svilupparsi 

    ERGO meglio avere limiti sempre piu' stretti su quanto tempo abbia il dirigente politico per apprender l'arte della corruzione sia di se stesso/se stessa che dei suoi "governati" vittime e complici.

     

    Onestamente capii poco il riferimento al comico Grillo (ma se fosse, se Grillo dice che l'acqua e' in stato gassoso, non liquida, dovrei dissentire?); mi dite dove il ragionamento erra?

    Se non erra, bisogna valutare la conclusione in termini di costi e benefici (vi sara' chi dice che, per fare due esempi, C.A. Ciampi o P. Cirino-Pomicino hanno "per la grande esperienza" acquisita: 

    lo status di risorse della Repubblica o che e' meglio avere una sola bestia da ingrassare piuttosto che molte. 

    Puo' esser che si' e puo' esser che no.

     

    MOLTO, ma molto piu' complicato capire come i fenomeni di selezione delle elites' politiche andrebbero disegnati

    Io li' ho nessuna tesi. Ho dei seri dubbi sull'efficacia ad esempio delle universita' nel produrre il personale politico appropriato.

    Non ho dubbi invece sul seguente piccolo pezzo di ragionamento.

    Se (a mio avviso si', ma ditemi perche' no) una societa' genera un numero x di individui sufficientemente affetti da brama di potere, affetti da idealismo, da convinzione di saper "quale sia la cosa giusta da fare", da prosopopea incontinente, etc. se essi debbono competere per un numero piu' piccolo di posti, si accresce la possibilita' che la selezione escluda i piu' cretini.

    Anche qui vorrei un'obiezione, visto che le scienze umane sono scemenze, forse vale la pena ogni tanto di tenerle al guinzaglio della ragione e non lasciarle sguazzare nella fogna mediatica.

     

    Io non sono poi sicuro che i term limits servano contro la corruzione. L'ex governatore dello stato dove io risiedo (e tu risiedevi un tempo), per esempio, ha fatto tutta una serie di porcate nel suo ultimo term esattamente perche' sapeva bene di non dover fronteggiare l'ira degli elettori. In un gioco dinamico che si estende su piu' periodi ci possono essere controproducenti effetti da ultimo periodo.

    Il limite ai mandati.

    Questa norma esiste per i sindaci. A volte ha funzionato bene. E’ stato così possibile facilitare il ricambio, con tutte le conseguenze positive di cui si parla nell’articolo di Palma. Però, almeno dalle mie parti, in Salento, esistono ormai diversi casi di sindaci che al termine dei due mandati sono diventati vicesindaci, mantenendo così il controllo politico del proprio paese. La norma permette inoltre un terzo mandato purché non consecutivo ai primi due.

    I controlli.

    Le mie osservazioni valgono per gli enti locali. Di fatto non esistono controlli efficaci. E’ di questi giorni un caso esploso sempre dalle mie parti. Il sindaco del capoluogo si è accorto che il pagamento annuale per l’acquisto in leasing di due grossi palazzi stava conducendo il comune al dissesto. Su quella operazione da tempo indagava la magistratura, per delle segnalazioni precise ricevute. Il sindaco ha bloccato il pagamento, ha chiesto una consulenza per capire come uscire dal caos, ha studiato le carte amministrative ed ha fatto sapere ai cittadini che quel contratto (2004) era praticamente una truffa ai danni del comune, cioè dei cittadini, sulle cui spalle tutto sarebbe ricaduto. E’ qui secondaria la constatazione che un consigliere di opposizione già nel 2007 si era accorto, studiando le carte, che quel contratto era un attentato alle casse comunali, ed aveva denunciato tutto pubblicamente. Al momento sono agli arresti i proprietari dei palazzi, un funzionario della società di leasing, il dirigente comunale che ha predisposto e firmato tutte le carte per conto del comune, pare senza delega specifica ma in forza dei suoi poteri generali, in quanto dirigente. Si tratta di vedere se il dirigente ha fatto tutto da solo o se qualcuno dei politici ci ha marciato. Da tenere presente che i politici "implicati" nella storia appartengono tutti a una stessa parte politica, anche se il nuovo sindaco, a suo tempo vice, ha fatto in modo di liberarsi dell'ex sindaco nel frattempo divenuto suo vice e tende, non importa qui se giustamente o no, ad addebitare alla gestione precedente le responsabilità di fatti negativi. Il problema che pongo qui è quello dei controlli. Se fossero esistiti controlli efficaci, interni ed esterni, sugli atti amministrativi, probabilmente i cittadini non avrebbero già pagato oltre 9 milioni prima di accorgersi che erano stati truffati, che palazzi di un valore intorno ai 15 milioni venivano a costare alla fine, ai cittadini, oltre 65 milioni. Qui in Italia gli studiosi da tempo pongono questo problema dei controlli. Ma ai politici non interessa.

     

     

    ...finalmente qualche numero.

    La ringrazio, la questione del "vice-sindaco" non l'avevo considerata (e a torto, il vice sindaco della Russia e' V. Putin, lo stesso che cena con il primo ministro d' Italia durante le tempeste di neve.)

    I meccanismi vanno davvero ri-oliati di continuo, vista l'astuzia satanica dei politici che ne inventano una (una piu' del suddetto principe delle tenebre) di nuova al giorno per sfuggire ai controlli.

     

     

    Qui in Italia gli studiosi da tempo pongono questo problema dei controlli.

     

    Ok, studiare soluzioni nuove è sempre interessante ma perché non partire per prima cosa da quello che fanno gli altri comuni d'europa, in francia, germania, svizzera, austria, spagna, nel regno unito?
    FF



    Non ho letto gli altri commenti.

    Non ho le idee chiarissime sul principio che il politico ha zero diritto alla privacy, tuttavia non è il principio che si applica in Italia (il contrario, direi). E non parlo della "casta" ma dei cittadini comuni, i cosiddetti elettori.

    Gli elettori italiani non solo non si pongono il problema della moralità dei loro amministratori, se ne strafregano proprio (da entrambe le parti peraltro, in modo e misura un poco diverse). Il loro voto è clientelare e ideologico: "tu fatti gli affari tuoi se mi lasci fare i miei" a destra, "nonostante tutto siamo migliori degli altri" a sinistra.

    nFA se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, ma questo post si vede che viene da un altro pianeta.

     

    Il Guastafeste di Marco Travaglio, A(nna) del 15 ottobre 2009

     

     

    I fan di Roman Polanski non protestino. Negli Usa non processano i contumaci ma questo non cancella il reato. In Italia gli stupratori della Caffarella pagheranno. Ma troppo poco.

     

    Il regista Roman Polanski è stato arrestato in Svizzera per aver stuprato 31 anni fa, in America, una tredicenne: contro di lui non c’è ancora una sentenza, ma rischia pene pesantissime fino all’ergastolo. In sua difesa si schierano molti intellettuali e cineasti di tutto il mondo. Qualche giorno dopo due romeni, Oltean Gravila e Ionut Jean Alexandru, sono stati condannati in primo grado rispettivamente a 11 e 6 anni per aver stuprato una quattordicenne nel parco della Caffarella. E molti politici di destra, a cominciare dal sindaco Gianni Alemanno, si scandalizzano per la pena troppo lieve. I due casi sono molto diversi, soprattutto per le differenza fra i due sistemi giudiziari. In Italia, nonostante i tempi biblici della giustizia, Polanski sarebbe già stato giudicato e, se ritenuto colpevole, condannato in via definitiva, presente o assente che fosse al processo, e avrebbe già scontato la pena se fosse rimasto  nel paese in cui aveva commesso il reato; se invece fosse fuggito, avrebbe beneficiato della prescrizione della pena, che da noi scatta dopo un certo numero di anni. Se in America Polanski non è mai stato giudicato, è perché là non si processano gli imputati contumaci, e Polanski da 31 anni non mette piede negli Stati Uniti. Dunque le proteste di fans e amici perché “non si può processare una persona per reati commessi quand’era un’altra persona” non hanno senso: è colpa sua se non l’hanno processato prima. La prescrizione non cancella né i reati né le pene: altrimenti basterebbe darsi alla macchia per farla franca.

    Ma è vero che in America le condanne per stupro sono più severe che in Italia? Sì e no. Sì se l’imputato si dichiara innocente, si sottopone al dibattimento e alla fine risulta colpevole. No se fa come il 95% degli imputati: cioè se si dichiara colpevole e patteggia la pena, evitando il processo e facendo risparmiare tempo e denaro allo Stato. In quel caso beneficia di forti sconti. Anche in Italia il codice consente i “riti alternativi” al dibattimento. Il primo è il patteggiamento: l’imputato concorda una pena, anch’essa scontata di un terzo, con il pubblico ministero, poi spetta al giudice convalidarla o respingerla se troppo bassa. Il secondo è il rito abbreviato: l’imputato rinuncia al processo e accetta di essere giudicato subito dal gip allo stato degli atti (cioè in base alle carte raccolte da difesa e accusa); se lo condannano beneficia di uno sconto di un terzo sulla pena. I due romeni della Caffarella hanno optato per l’abbreviato: così il giudice ha dovuto applicare loro lo sconto di un terzo. In altre parole, se avessero scelto il dibattimento, sarebbero stati condannati a 17 anni e mezzo e a nove anni. Cioè a pene molto severe (tra un’attenuante e l’altra, per un omicidio capita di prendere di meno). Ma solo al termine del dibattimento, che avrebbe richiesto un paio di anni per il primo grado, un paio per l’appello, un paio per la Cassazione. Invece, con l’abbreviato, calcolando anche il secondo e il terzo grado, si arriverà a sentenza definitiva molto più in fretta. Il problema dunque non sta nell’entità della pena. Ma nella sua scarsa “effettività”: se i due condannati alla Caffarella restassero in carcere 11 e 6 anni, si potrebbe dire che giustizia è fatta. Ma in Italia la pena scritta nella sentenza non corrisponde a quella effettivamente scontata: mantenendo una regolare condotta in carcere si ha diritto a un altro sconto di un terzo. Dunque i due sconteranno meno di 8 e 4 anni, anzi 5 e 1, perché gli ultimi 3 li passeranno al servizio sociale. Cioè liberi. Ma questo non è colpa dei giudici, che applicano le leggi.

    È colpa dei politici che le fanno.

     

     

    Mi permetto di suggerire il seguento articolo dalla Svizzera:

    www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp

    non è particolarmente ben scritto, ma magari può aiutare a capire le recenti evoluzioni nel rapporto Tremonti vs BS. E svelare quello che per molti dalle mie parti è solo un segreto di Pulcinella...

     

     

    mal

    Pensando a quel che scrissi ed alle osservazioni che mi avete fatto, mi torna in mente la assai acuta visione del prof. SHIGEMURA, Toshimitsu 

    (waseda university).

    Egli sostiene che l'idea ha realizzazioni non teo-politiche, ma fisiche. In particolare egli ritiene che vi sia (almeno) un caso in cui il presidente di DPRK sia morto e al suo posto, negli incontri e nelle trattative, vi sia un "clone" o un clown addestrato. La cosa e' aiutata dal fatto che chiunque puo' parlare al presidente in questione solamente per mezzo di interpreti, e pochissimi conoscono personalmente K Jong-Li,per poter dire che gli "mancava" la cicatrice sul lobo auricolare sinistro. Etc.

    L'idea, se vera, e' magnifica. 


    dell'"affaire" del sig. Marrazzo, fino al mese scorso governatore del Lazio, vi segnalo

    http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/marrazzo-caso-2/davanzo-commento/davanzo-commento.html

     

    Le osservazioni sono gravi (del genere "X e' cocainomane") tendono a sostenere l'ipotesi che controlli sempre piu' severi sia da parte dei partiti politici, che del pubblico, si rendano quanto meno opportuni, se non obbligatorii.