Analisi da Tehran

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Abbiamo ricevuto e pubblichiamo la seguente analisi, opera di un lettore la cui identità, per ovvie ragioni, preferiamo mantenere anonima.

Il 12 Giugno 2009 il popolo iraniano ha votato nei seggi elettorali di tutto il mondo per eleggere il proprio decimo presidente. L'affluenza alle urne è stata un assoluto record.

Quando arriva - qualche ora dopo la chiusura dei seggi - il risultato ufficiale risulta scioccante per tutti. Anche per il leader supremo Sayed Ali Khemenei che lo definì "un miracolo di Dio". Più di 39 milioni di persone hanno votato, e il presidente in carica Mahamoud Ahmadi Nejad ha vinto le elezioni con il 63% dei voti (24.5 milioni di voti). Subito dopo l'annuncio ufficiale dei risultati, lo sfidante Mir Hossein Mousavi ha sollevato la questione dei brogli elettorali e questo ha portato il paese a disordini senza precedenti a partire da sabato scorso. Gli eventi che si sono succeduti all'indomani delle elezioni sono veramente storici e cambieranno quasi certamente il futuro dell'Iran, in un modo o nell'altro. Cercherò qui di riassumere quello che sta succedendo ed illustrare il mio punto di vista.

Cos'è scioccante e perché è scioccante?

L'affluenza dell'85% dei votanti ha ribaltato ogni previsione elettorale. La più alta partecipazione precedente (pari al 79%) avvenne nel 1997 e portò all'elezione del riformista Mohammad Khatami. Le più ottimistiche previsioni davano una pertecipazione alle urne del 70%. Per questo l'affluenza alle urne è risultata scioccante.

Un altro numero sorprendete è che 24 milioni e mezzo di persone abbiano votato per Ahmadi Nejad. Anche questa cifra supera le più ottimistiche previsioni. Rispetto al tasso di partecipazione, il numero è sorprendentemente alto, come spiego immediatamente.

Il mistero si fa più fitto se mettiamo insieme questi due numeri. Ahmadi Nejad quest'anno ha vinto col 63% dei voti. Perché questo numero è poco credibile? Confrontiamo i numeri con le elezioni del 2005. In quell'anno, l'affluenza alle urne fu del 62%, e lui vinse con 17 milioni di voti, circa il 63%. Ciò significa che, se i numeri sono esatti, le persone che hanno scelto di partecipare alle elezioni di quest'anno e che non avevano partecipato nel 2005 hanno votato Ahmadi Nejad nella stessa percentuale, 63%, di coloro che votarono nel 2005. Questo non può essere vero. Perché? La risposta è: demografia.

I votanti di Ahmadi Nejad provengono da due gruppi: gli ultraconservatori e la gente delle aree rurali e delle periferie. La partecipazione di questi gruppi alle votazioni non è cambiata significativamente rispetto al 2005. Questi gruppi hanno sempre votato e sempre voteranno per i candidati conservatori. Gli "swing voters" vengono dalla classe media colta che vive nelle città. Queste persone o stanno a casa oppure votano per i riformisti. Così quando la partecipazione aumenta, aumenta anche il voto verso i candidati riformisti.

Nel 2009, 12 milioni di persone in più (rispetto al 2005) sono andate a votare. Basandosi sulla demografia dei nuovi votanti e sui risultati elettorali precedenti, io credo che Ahmadi Nejad non possa aver vinto più del 40% fra i nuovi elettori. Questo significa che, assumendo sia ruscito a mantenere i 17 milioni di elettori del 2005, il miglior risultato che si sarebbe potuto aspettare non superava i 22 milioni (che sarebbero bastati comunque per una sua vittoria).

D'altra parte, Ahmadi Nejad ha perso consensi durate le due ultime settimane di campagna elettorale. I dibattiti televisivi non hanno giocato a suo favore. Inoltre, in queste settimane molte persone, hanno cambiato idea e hanno deciso di andare a votare. Molti di loro non avevano mai votato negli ultimi trent'anni.

Basandosi su questi numeri e sull'ipotesi che l'alto tasso di affluenza alle urne favorisce i riformisti, la gente è scioccata nel vedere Ahmadi Nejad uscire fuori dalle elezioni vittorioso con tali proporzioni. Agli occhi dell'elettore medio (specialmente nelle grandi città) questo può voler dire solo una cosa: c'è qualcosa che non quadra.

Dove sono le pistole fumanti?

La verità è che nessuno lo sa. Non è ancora chiaro a nessuno quale sia la verità, perché nessuno è in grado di trovare prove evidenti di imbroglio. Intanto il Ministro degli Interni, incaricato delle elezioni, ha rifiutato di pubblicare i risultati dettagliati dei distretti. Anche se lo facesse, questo non aiuterebbe il governo, la cui credibilità è seriamente danneggiata: qualsiasi numero che venga prodotto a supporto dei risultati ufficiali viene immediatamente tacciato come falso.

D'altra parte, il partito di Mousavi obietta che i suoi rappresentanti non sono stati presenti allo spoglio delle schede (il Ministro degli Interni contesta quest'affermazione). Questo significa che hanno ben poco da mostrare per supportare le forti accuse che stanno facendo. La cosa migliore che possano fare è sollevare domande e chiedere indagini. Una di queste ha a che fare con il comportamento della minoranza Azeri (Mousavi è un Azeri). Storicamente, il popolo degli Azeri ha sempre votato sproporzionatamente per i candidati Azeri. Quest'anno, tuttavia, Mousavi ha vinto nelle province Azeri con un margine notevolmente ridotto (tra il 52% e il 51%).

Un altro punto che viene sollevato è che in alcuni posti il numero dei voti eccede il numero dei votanti di addirittura il 40%. Secondo il Ministro degli Interni, questo è dovuto al fatto che molte persone potrebbero esser tornate dall'estero al loro paese per votare.

Infine, la più pesante accusa uscita dal partito di Mousavi è l'accusa di golpe. Nella prima conferenza stampa di venerdì notte egli ha dichiarato di essere il vincitore, e che ogni altro risultato ufficiale fosse da considerarsi fraudolento. Ha anche chiesto alla gente di uscire per strada e rimanervi finchè non verrà detta la verità. Questa è la prima volta, in trent'anni, che una persona facente parte del gruppo dirigente abbia invitato apertamente il popolo alla resistenza civile.

Praticamente, Mousavi ha dichiarato che qualche elemento all'interno del sistema di potere è rimasto sorpreso ed insoddisfatto dei risultati ed ha deciso di cambiarli durante la notte. Ciò che ha fatto in modo che la gente gli credesse è stato un annuncio delle Guardie Rivoluzionarie, apparso il giovedì (il giorno dopo delle elezioni) nel quale veniva dichiarato che non sarebbe stata tollerata una "rivoluzione colorata". Hanno anche annunciato un "servizio di sicurezza" a Tehran per sabato (in pratica: un avviso alla popolazione che le forze armate sarebbero scese in strada per dimostrare il proprio potere). Hanno anche disabilitato il sistema di invio di SMS e staccato i segnali telefonici a partire da venerdì mattina. Suona un po' come se l'avessero preparata.

Questi sono i fatti significativi. Mousavi ha fatto una mossa incisiva, ed ha portato milioni di persone in strada. Ha messo la sua vita, e la stabilità del regime al quale è fedele da sempre, in pericolo. Deve per forza sapere qualcosa. Apparentemente sembra non avere prove evidenti di imbroglio. Ma deve avere per forza qualcosa in mano per fomentare questi moti. Ma nessuno sa cos'è.

Il sistema politico in Iran è molto complicato. Anche le dinamiche in atto tra i giocatori chiave di questa partita sono molto complicate. Molte dispute negli ultimi trent'ani sono state risolte a porte chiuse. Questa è la prima volta che un disaccordo tra le fazioni del regime sfocia in strada e viene ripreso dai media di tutto il mondo. Questo rende molta gente del regime estremamente nervosa.

Cosa succederà?

A dispetto delle proteste contro i risultati ufficiali di sabato, il leader [religioso NdR] si è congratulato col vincitore, e con ciò ha confermato il risultato. Anche se più tardi ha chiesto al Consiglio dei Guardiani di considerare le proteste, ha anche menzionato che, dal suo punto di vista, queste sono state delle elezioni oneste. Il supporto del leader [religioso NdR] ed il fatto che il governo ignori e reprima le proteste hanno effettivamente eliminato la possibilità di una risoluzione pacifica della disputa all'interno del sistema politico iraniano esistente.

In una conferenza stampa Ahmadi Nejad ha dichiarato che l'Iran è "lo stato più stabile del mondo". Temo che, stavolta, non abbia fatto centro con il suo giudizio. L'Iran era un paese stabile fino a sabato. Ma la cattiva gestione delle elezioni e le dispute conseguenti hanno cambiato tutto per sempre. Centinaia di migliaia di persone sono in strada ogni giorno. La Basji Milita ha attaccato fisicamente gli studenti in molte università. Da domenica, almeno 15 persone sono state risultate morte (7 di loro sono studenti attaccati nel proprio dormitorio). Tutto ciò di fronte agli occhi del mondo. Potete immaginare quale effetto faccia vedere i giocatori di calcio mostrare la loro solidarietà alla popolazione che protesta indossando dei bracciali verdi in una competizione internazionale (e rischiando così la loro futura carriera). Questo significa che la protesta ha raggiunto anche i viziati bambini ricchi del nord di Tehran.

Dal mio punto di vista la preghiera del prossimo venerdì [domani, NdR] sarà l'evento chiave da osservare. Il leader supremo sarà lo speaker nella preghiera del venerdì. Mousavi e Karroubi (l'altro candidato riformista) hanno chiesto ai loro sostenitori di manifestare durante la preghiera, e di fare in modo che il leader ascolti la loro voce direttamente. Ciò che il leader [religioso, NdR] avrà da dire e il modo in cui lo dirà determinerà la direzione che seguiranno gli eventi. Ad ogni modo qualcuno dovrà piegarsi ed accettare seri compromessi, altrimenti correrà ancora sangue. Qualsiasi cosa ne venga fuori, l'Iran è cambiato per sempre. Ahmadi Nejad ne è responsabile, paradossalmente.

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Commenti

Ci sono 38 commenti

Dopo la rivoluzione arancione, la rivoluzione verde... Vai Ci Ai Ei!

63% per due anni di seguito, magari hanno riclato alcune schede dell'anno prima o gli hanno dato una matita con la mina simpatica, o un doppio fondo :D

cmq andrebbero meglio criminali d'igegno, prestigiatori o bari come controllori, insomma persone che conoscano il mestiere

Interessante articolo, specialmente se collegato ad altre analisi lette.

Per prima cosa tutti mi sembrano daccordo nell'affermare che Mousavi ha un passato non proprio da riformista, e quando fu primo ministro durante la guerra del golfo sembrava proprio un entusiasta sostenitore del regime. Ancora oggi per protestare contro le elezioni ha fatto appello alla memoria di Khomeini e ai principi della rivoluzione. Per Khamenei sarebbe stato quindi facile manovrarlo come già fece con Khatami.

Seconda cosa che molti affermano, incluso il redattore del presente articolo, è che brogli o non brogli Ahmadinejad avrebbe comunque vinto. A tale proposito la cosa più convincente mi è sembrato l'articolo di Farian Sabahi:

blog.panorama.it/mondo/2009/06/15/iran-perche-ahmadinejad-ha-sconfitto-i-riformisti/

E allora perchè tutto sto casino? L'analisi più plausibile la lessi subito dopo il voto, anche se ora non ricordo più la fonte, ed è che a causa delle aperture di Obama l'Iran sarebbe oggi praticamente costretto a trattare diplomaticamente con il diavolo (USA) e gli stati a lui amici, ma per ricavare i maggiori vantaggi il regime, e Khamenei in testa, vuole affrontare questa trattativa dando dell'Iran un aspetto duro e inflessibile. Questo gli servirebbe anche per impedire alle elitè, che vorrebbero entrare subito nei circoli economici che contano, di calare le brache troppo in fretta.

Per ciò hanno fatto in modo non solo che vincesse Ahmadinejad, ma che stravincesse in modo che il mondo capisse che il potere è ancora saldamente nelle loro mani, ed è con loro che bisogna trattare. Ma hanno gestito la cosa malissimo, o hanno sottovalutato la reazione di quelle elitè intellettuali che, in dieci anni di frequentazioni della nazione, ho sempre visto brontolare ma mai prendere decisamente azione.

I miei due cents.

Mousavi è quasi tanto islamo-fascista quando Ahmadinejad, e tutto il resto. Rinvio a questo articolo, fra i tanti, per un po' di dettagli. Ed anche Rafsanjani è una brutta bestia? Quasi certamente sì.

La lotta, quindi, è tutta interna al regime islamo-reazionario? Senza dubbio, io credo. Che è la ragione per cui, al momento, non hanno ancora usato la mano forte per davvero e non ci sono i carri armati in piazza. Ma la cosa potrebbe star cambiando giusto finché scrivo, visto che Khamenei ha parlato ed ha parlato chiaramente.

Ma allora perché tutta questa gioventù apparentemente molto occidentale scende in piazza, si eccita, si fa bastonare e pure ammazzare per mandare al potere della gente così? Perché rischiare la vita per sostituire "sei" a "mezza dozzina"?

A me la risposta sembra semplice: perché, per strano che sembri, l'Iran non è l'Iraq e nemmeno l'Egitto. L'Iran ha una borghesia (piccola, media e grande) commerciale, industriale, professionale ed intellettuale di dimensioni sostanziali e con una grande tradizione. Le sue fortune hanno oscillato nei decenni del posguerra, ma esiste, è solida, direi che raccoglie un 20% della popolazione totale ed ovviamente la maggioranza degli abitanti nelle grandi città.

Questa borghesia, per quanto mi è stato dato conoscere da circa vent'anni a questa parte, è fieramente nazionalista e, nella stragrande maggioranza, non s'è scordata né di Mohammad Reza Pahlavi né del ruolo degli USA nella deposizione di Mohammad Mossadegh. È anche passabilmente islamica, anche se quelli che conosco mi ricordano molto i cristiani con le tiracche che frequento quando vado in Italia. Comunque, islamici si dichiarano. Però vogliono vivere più o meno come voi e me, girare il mondo, trattare le loro donne più o meno come noi trattiamo le nostre, eccetera. Poi, ogni tanto, stendono il tappeto e dicono cose strane guardando verso dove loro ritengono sia la Mecca ... niente di strano, a me sembra, visto che la maggioranza di chi legge questo va spesso in chiesa a fare esercizi di ginnastica (in piedi, seduti, in ginocchio, in piedi, eccetera) guidati da un signore vestito in maniera ridicola. A ognuno il suo hobby.

In sostanza, la borghesia iraniana è fortemente nazionalista, passabilmente islamica e godereccia all'italiana. Chiunque abbia frequentato sin dagli anni '80 il Bar Roma di Beverly Hills (noto ai più come Bar Tehran) sa cosa intendo dire ed a cosa mi riferisco. Costoro, e le loro donne soprattutto, non ne possono più del regime teocratico, un po' come succederebbe agli italiani se davvero cominciassero a governare il pastore tedesco ed i suoi imporporati soci.

Poiché i borghesi (dai più piccoli ai più grandi) sono comunque una minoranza del paese - ed uno degli effetti sia di Pahlavi che degli ayatollah è stato quello di mantenere una fetta ampia della popolazione nella povertà e nell'ignoranza - devono stare attenti ad esprimere la loro irritazione in pubblico senza copertura. Li menano, quando va bene, oppure li lapidano o impiccano quando va male. Ecco quindi che lo scontro fra le due ali della teocrazia è diventata per costoro l'occasione per sfogarsi, andare in piazza a gridare la propria rabbia, cercare di costruire alleati, magari dare una spallata per ottenere un pelino più di spazio esistenziale, di aria da respirare. Insomma, ci tentano. Non credo nessuno di loro pensi che ci sarà la rivoluzione ed arriverà una qualche democrazia stile occidentale. Non pensateci nemmeno; da quanto capisco non so nemmeno se a loro interessa, collettivamente, perché dovete tener conto che gli strati più fortunati di questa borghesia oggi vivono materialmente piuttosto bene in Iran. Credo cerchino solamente di approfittare, giustamente, della situazione per allargare il proprio spazio vitale, che al momento è minimo.

Insomma, siamo davanti ad un'altra Tiananmen: anche allora la lotta era interna al regime, anche allora la massa di manovra erano gli studenti e la giovane borghesia cittadina, eccetera. Contrariamente a Tiananmen qui gli strati borghesi son più solidi e più numerosi e, contrariamente ad allora, sembra che la spaccatura nel regime sia più profonda ed i due campi più bilanciati. Quindi, forse, non finirà in un puro massacro e nella repressione di tutti i gruppi che spingono per un pelo di spazio vitale in più.

Va comunque "bene così", nel senso che questo è il meglio che oggi si possa sperare in Iran e nel senso che questi sono gli scossoni attraverso cui un popolo si libera dell'oppressione religioso-politica e dall'ideologia che la sostiene. Per sviluppare le istituzioni della propria democrazia ed il sistema di valori che la possano sostenere e rendere accettabile ci vuole del tempo quando si parte dalle condizioni in cui la combinazione di sottosviluppo-colonialismo-islamismo-imperialismo USA ha condotto l'Iran (e gli altri paesi di quell'area).

Auguriamoci quindi che le manifestazioni continuino ancora per alcuni giorni senza repressione selvaggia, che qualche concessione si ottenga e che il regime intenda il messaggio (la pentola bolle, se continuate con il coperchio fisso presto o tardi vi esplode in faccia) ed allenti i suoi aspetti più ridicoli ed oppressivi. Fra altri quattro anni ci sarà un altro Mousavi, speriamo meglio di Mousavi, e ci sarà un'altra occasione per spingere più in su il fottuto corperchio dell'oppressione religiosa. Auguriamoci anche che nessuno sobilli troppo i ragazzi e le ragazze, un bagno di sangue non servirebbe a nulla in questo momento ed io son sempre d'accordo con (la variazione su) il vecchio BB: poveretta (o maledetta, fate voi) quella causa che ha bisogno d'eroi.

 

Si, ma poi non ho capito perchè uno scontro di elites debba inficiare la qualità di quanto può derivare da quello scontro, come se, dal momento che si socntrano due idee interne ad uno stesso sistema di valori politici, lo scontro dovesse essere meno interessante. In occidente c'è chi ha teorizzato la teoria elitistica della democrazia, seppure sostanziando quelle elites con valori diversi da quelli nazi-islamici delle milizie iraniane.

La gente che protesta nelle strade e sfida quegli orrendi cavalerizzi che menano a destra e a manca sono già un parziale successo.

Io non sto leggendo la stampa sinistra (manifesto-liberazione e antimperialisti vari), ma sono certo che dopo l'inziale euforia per via del ribollire delle masse, cominceranno con travagliati quesiti del tipo: "ma protestano per avere accesso ai film porn?" "Ma allora, che rivoluzione è?"; "Si può fare la rivoluzione per avere accesso a forme di libertà considerate borghesi?"

 

Anche i miei di due cents. I virgolettati di buona parte dei media, per quanto riguarda il discorso di Khamenei, sono un pizzico fantasiosi. Abbiamo approntato una nostra traduzione dal persiano del discorso che è reperibile qui .

Khamenei ha ripetutamente affermato che tali problemi vanno risolti "all'interno dell'amministrazione": il mio commento su quanto ha affermato? Ci siamo spaccati le ossa a vicenda per una settimana, diamoci una regolata che rischiamo di andare  a casa tutti (Io, Rafsanjani e pure Montazeri).

Nello spirito di Markopolo trovo anche "Cronache dal futuro" e allora mi lascio anche io andare al futuribile, all'invenzione della fantasia.

Da 30 anni l'Iran è governata da una dittatura palesemente filoamericana, totalmente asservita alla CIA ed al potere sionista, indipendentemente dal governo americano o israeliano in carica. Dopo anni e vari tentativi di arrivare a governi diversi, democraticamente eletti, questi sono sempre naufragati miseramente, accompagnati dal forte sospetto di brogli e con la dura repressione della polizia e delle squadre della morte, istruite segretamente (ma nemmeno tanto) dai consiglieri americani e del mossad.

Con un ultimo tentativo disperato e anelito di libertà, il popolo iraniano ha votato in massa per l'unico candidato che il regime fascio-capitalista aveva ammesso come alternativa fotocopiata al potere. Voto inutile, perché tramite palesi brogli preparati da mesi il governo in carica riesce a stravincere, immettendo milioni di schede false. La reazione popolare a Theeran ed in tutto il paese è forte e la protesta monta in tutta la nazione.

Manifestazioni con milioni di persone percorrono tutto l'Iran. Ma ciò che colpisce, piu' che la reazione del popolo iraniano, è il commovente appoggio che gli europei danno, in uno slancio di empatia e di legame affettivo con il martoriato popolo iraniano, vittima dello sfruttamento delle multinazionali del petrolio e di tutte le altre.

Nella City di Londra una manifestazione spontanea richiama in poche ore un milione e mezzo di cittadini; l'ambasciata iraniana è presa d'assalto e data alle fiamme. Stessa scena a Parigi, dove ben piu' della folta comunità iraniana, 2 milioni di francesi riempono i campi elisi. Ad Atene violente manifestazioni antiamericane mettono a ferro e fuoco l'ambasciata statunitense in quella che risulta essere la manifestazione piu' nutrita da 25 anni a questa parte. Madrid e Roma non sono da meno, con manifestazioni da un milione di persone ciascuna con presidi permanenti sotto le ambasciate iraniane, americane ed israeliane. Anche Mosca e Pechino, pur non avendo molto da predicare, non si tirano indietro e la CCN mostra immagini di imponenti manifestazioni. A Berlino la manifestazione piu' imponente: alla porta di Brandeburgo quasi tre milioni di tedeschi gridano slogan per la libertà del popolo iraniano e contro il capitalismo yankee, ritenuto responsabile di quella situazione. Bandiere americane e israeliane date alle fiamme, fantocci impiccati sono i classici simboli che tutti i media raccolgono e rilanciano. Il regime filosionista e filo americano di Theeran vacilla sotto l'ondata dell'opinione pubblica europea ed anche in USA qualche cosa inizia a vacillare: Michel Moore annuncia il suo prossimo film: "Obama: che cazzo hai combinato?"

Ok, basta cosi', credo che possiamo tornare alla realtà.

Ma la domanda sorge spontanea: che fine hanno fatto i pacifisti?

Francesco

 

 

Capisco l'ironia, e ne condivido il bersaglio polemico...mi chiedo però se la tesi che tu sottointendi non abbia dei limiti. Premetto che queste obiezioni che ti faccio me le sono fatte da solo, non ho sentito pacificsti che se le ponessero, almeno io no.

La tesi è che i pacifisti intervengano a manifestare il loro dissendo ideologico rispetto all'uso di mezzi militari, solo in specifiche circostanze, ovvero quando a fare uso di quei mezzi sono US, UK, Italia, Francia (vedi Mururoa) e via dicendo.

Io ti confesso che intuisco anche io che il punto del pacifismo che va per la maggiore non sia tanto di rigettare la forza di per sè, quanto piuttosto di negare "valore morale" ai principi ispiratori degli ordinamenti politici di quei paesi che ho elencato sopra. La guerra USA è da criticare perchè "è parte del Big Game centro asiatico; perchè serve a indebolire Russia e Europa (Kossovo); perchè serve a controllare le rotte petrolifere asiatiche dello stretto fra Yemen e Somalia (guerra alla pirateria)"; e via elencando tutti quei casi dove appunto l'azione militare americana e occidentale in genere, è sottoposta ad uno scrutinio più esigente rispetto a quella che i pacificisti, in maniera equanime, dovrebbero applicare a Iran, Cina e così via.

E' chiaro che un pacifismo confuso, che a volte critica la guerra di per sé, altre volte i valori politici o economici che la guerra vorrebbe promuovere, è appunto bacato di incoerenza e confusione. rimangono però alcune obiezioni.

1) La prima obiezione che un pacifista potrebbe farci è: "io critico con particolare veemenza la politica estera dello stato di appartenenza, che è occidentale in genere, perchè io vivo in quel paese specifico e dunque mi interesso della sua politica estera. Se sono italiano critico la guerra in Irak a partecipazione italiana, ma non posso certo sobbarcarmi l'onere materiale di assumere una posizione su ogni più minuscolo focolaio di guerra." Chiamiamola l'obiezione: " e chè, devo fare tutto io"?

2) La seconda obiezione potrebbe essere questa: "io critico ecc. ecc., perchè i paesi occidentali sono democrazie e quindi sono gli unici rispetto ai quali un'azione coordinata e intelligente fra me e i miei amici pacifisti può raggiungere l'obbiettivo di influenzare il governo, democratico appunto. Se non critico i regimi sottosviluppati, teocratici, tecno-confuciani, populisti ecc ecc è perchè capisco che in quei casi, la mia azione sarà ininfluente." Chiamamiola obiezione: "provo a difendere il pacifismo dove penso possa prevalere".

3) La terza obiezione: "io critico...ecc ecc, perchè ci sono certi conflitti che hanno un valore emotivo e politico particolare: il conflitto arabo-israeliano insomma mi coinvolge più della eventuale protezione della minoranza sunnita nel sud dell'Iran dagli abusi del governo sciita, per ragioni mie biografiche o storiche più generali." Obiezione da chiamare: "de gustibus".

Ecco, io se fossi un pacifista con i "se" e con i "ma" ti risponderei così. E tu, cosa mi risponderesti?

o meglio di velayat i-faqihlogia:

Nella predica del venerdi notate come il leader religioso riferendosi ai nemici esterni dell'Iran dice (nella traduzione di Gianluca Grossi)

 

Il più malvagio di loro è il governo Inglese.

 

E un'affermazione sorprendente in quanto fino a quel momento, in tutti i discorsi ufficiali, il nemico numero uno, il grande satana, erano gli Stati Uniti. Perche ha tirato fuori questa novita' ?

La crisi attuale deriva da una profonda spaccatura all'interno della classe dirigente su come reagire alle iniziative di BHO. Naturalmente nessuno e pro-amerikano, ma si affrontano i dialoghisti e quelli che invece vogliono sbattare la porta in faccia al giovane abbronzato.

Semplificando al massimo il leader religioso dice ai dialoghisti: ** date retta a me e lasciate che diventi presidente Amhadi Nejad come io ho gia' deciso, ma guardate che io non sono completamente contrario a quello che dite voi. Ne riparleremo quando tornera la calma. ** Insomma e' un'apertura, per quanto limitata, ai dialoghisti e (se non altro) dimostra che si rende conto di che cosa volgliono gli oppositori di Amhadi Nejad.

La crisi dunque ha le sue origini nel dibattito interno alla leadership su come impostare le relazioni con l'USA e l'Occidente in generale. Adesso pero sta sfuggendo di mano alla classe dirigente e comincia a coinvolgere le classi borghesi urbane esterofile.

 

 

 

 

 

Il più malvagio di loro è il governo Inglese.

 

E un'affermazione sorprendente in quanto fino a quel momento, in tutti i discorsi ufficiali, il nemico numero uno, il grande satana, erano gli Stati Uniti. Perche ha tirato fuori questa novita' ?

 

Credo perchè la BBC ha un canale in lingua Farsi.Mi risulta che attualmente il governo Iraniano lo stia oscurando, ma non saprei con quale successo: è satellitare, per il poco che capisco di antenne l' oscuramento da terra è alquanto problematico.

www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/06/14/AR2009061401757.html

Come gia' fatto notare da altri, stesso giornale, stesso giorno.

http://voices.washingtonpost.com/behind-the-numbers/2009/06/about_those_iran_polls.html

 

 

Questi cosi', I mean. Trovato per caso, niente di significativo a dire il vero ... solo un demente particolarmente demente.

Ehhhhhhhhhh, ce ne sono a sacchi e sporte!

Ieri ho letto le lettere inviate al Manifesto...orrende!

  • Ritengo che le proteste di Tehran siano animate dal 99% di iraniani in buona fede, ma che siano strumentalizzate da agenti americani e britannici. Ne consegue che per un mondo migliore dobbiamo sperare nella loro rapida fine, affinchè si eviti che l'Iran, potenza regionale, torni ad essere un fantoccio USA, come lo era al tempo dello scià. Sono consapevole che molti non condividono ciò, ma pensate solo per un attimo l'Iran in mano al Quisling Musavi che volgerebbe lo stato contro Cina e Russia a favore di USA e Gran Bretagna. 21-06-2009 21:01 - Orazio

    Sono anni che leggo il manifesto e non sono mai, dico MAI, stato deluso da un articolo del giornale. Ogni tanto può mancare qualcosa, è vero, però tutto quello che è stampato rispecchia più o meno quello che penso ed è un motivo di speranza per me sapere che c'è ancora una lucina rossa accesa a sinistra e che anche in questo periodo buio per i partiti della sinistra radicale italiana, la nostra voce si fa sentire. Ciò nonostante, gli articoli che Marina Forti firma da una settimana non mi vanno giù (mi riferisco soprattutto agli articoli di domenica scorsa e a due articoli che ho letto sul sito, questo compreso). Perchè scrivete quello che si può anche leggere su tutti i giornali della stampa occidentale perbenista? Dov'è andato a finire il ruolo de il manifesto e la deontologia sempre perfetta dei suoi giornalisti? Non difendo assolutamente la repubblica iraniana, oscurantista per tanti versi (e a dire la verità, non sono assolutamente uno specialista di quel paese). Però, come scriveva già qualche giorno fa un lettore sul sito de il manifesto, non vi sembra che ci sia una somiglianza importante tra questa "rivoluzione" colorata e le altre rivoluzioni altrettanto colorate sponsorizzate dall'Occidente nell'ultimo decennio (Serbia, Ucraina, Georgia, etc.)? Non posso affermare che non ci siano stati brogli in queste elezioni. Però mi piacerebbe che chi scrive questi articoli si facesse la stessa domanda e si chiedesse se, per caso, sarebbe possibile che non ci siano stati irregolarità in questa vicenda, che Ahmadinejad abbia veramente vinto le elezioni e che questa rivolta non sia così spontanea. Vi ringrazio 20-06-2009 19:49 - alex

    Quest'analisi di Roger Cohen sul NY TImes mi sembra sensata (tralasciate le note liriche). Pare di capire che Rafsanjani, Khatami ed altri stiano cercando di far cambiare idea a membri del Guardian Council. Mousavi sta predicando moderazione, per evitare di dare il pretesto per una repressione (ancora piu') sanguinosa. Credo che la partita si continuera' a giocare nei prossimi giorni, settimane, mesi e mi auguro che le crepe siano irreversibili.

    Son comunque d'accordo con Michele:

     

    Insomma, siamo davanti ad un'altra Tiananmen: anche allora la lotta era interna al regime, anche allora la massa di manovra erano gli studenti e la giovane borghesia cittadina, eccetera. Contrariamente a Tiananmen qui gli strati borghesi son più solidi e più numerosi e, contrariamente ad allora, sembra che la spaccatura nel regime sia più profonda ed i due campi più bilanciati. Quindi, forse, non finirà in un puro massacro e nella repressione di tutti i gruppi che spingono per un pelo di spazio vitale in più.

     

    PS: un altro intelligente post di Nate Silver. Commenta l'ammissione da parte del Guardian Council che il numero di voti in 50 municipalita' ha superato il numero degli aventi diritti al voto. I voti interessati da tale irregolarita' sono piu' di tre milioni.

    Domanda interessante (che si pone lo stesso Silver): quest'ammissione e' un segnale che il Guardian Council sta cambiando atteggiamento (l'azione di Rafsanjani & Co.), oppure e' solo una concessione simbolica per cercare di "salvare la faccia" ma essenzialmente ratificare l'elezione di Ahmedinejad e "move on"?

     

     

     

    Son comunque d'accordo con Michele:

     

    Insomma, siamo davanti ad un'altra Tiananmen: anche allora la lotta era interna al regime, anche allora la massa di manovra erano gli studenti e la giovane borghesia cittadina, eccetera. Contrariamente a Tiananmen qui gli strati borghesi son più solidi e più numerosi e, contrariamente ad allora, sembra che la spaccatura nel regime sia più profonda ed i due campi più bilanciati. Quindi, forse, non finirà in un puro massacro e nella repressione di tutti i gruppi che spingono per un pelo di spazio vitale in più.

     

    Secondo me il movimento di Tiananmen aveva ben poco a che fare con la nascente borghesia urbana: era un movimento piuttosto confuso, e di matrice apertamente socialisteggiante, contro l'elevata inflazione della fine anni '80 e la perenne corruzione. Fu represso perche' le frange piu' autoritarie e ostili alle riforme economiche del PCC persuasero Deng Xiaoping che la situazione stava sfuggendo di mano al partito e si rischiava una situazione simile a quella della Rivoluzione Culturale -- cosa che Deng non voleva rischiare a nessun costo, dati anche le traversie che ne ebbe all'epoca.

    Il tutto purtroppo porto' alla caduta di Zhao Ziyang e del suo gruppo di riformisti (tra cui anche l'attuale primo ministro Wen Jiabao) e rallento' di diversi anni la prosecuzione delle riforme economiche; che poi comunque ripresero (a partire dal viaggio di Deng nel sud della Cina nel 1992) e continuarono la progressiva trasformazione del PCC in quello che e' oggi: un partito politicamente ancora illiberale, ma con un rapporto molto cordiale con la borghesia professionale e i ceti imprenditoriali (il paragone che mi pare piu prossimo e' quello della Francia di Louis Philippe o di Napoleone III).

    Purtroppo tutto questo in Occidente sembra sfuggire sia alla destra che alla sinistra, entrambe regolarmente innamorate di movimenti idealistici e primitivisti quando non di aspiranti teocrazie buddhiste...