Bloccare la rete

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Un disegno di legge recentemente approvato dal governo intende obbligare chi compie attività editoriali di varia natura, anche su Internet, a registrarsi presso l'Autorità per le Comunicazioni. Segnaliamo anche noi la notizia, come stanno facendotantialtri nella rete, nella speranza che con una maggiore consapevolezza dell'opinione pubblica il provvedimento possa essere bloccato.

Rientrerebbero nella misura anche gli autori di piccoli siti e blog personali non a scopo di lucro. Burocrazia, imposte di bollo, spese impreviste (anche in termini di tempo speso inutilmente), e sanzioni penali più forti in caso di diffamazione renderebbero più difficoltosa l'intrapresa di siti come il nostro e anche di tanti altri siti amatoriali di intrattenimento e svago.

Ancora una volta una casta incompetente ed incapace di comprendere le potenzialità innovative dei nuovi media promuove leggi che bloccano lo sviluppo e maltrattano la libertà di parola e di iniziativa.

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Commenti

Ci sono 23 commenti

ciao, sto organizzando una raccolta firme contro il DDL.

La trovi qui: firmiamo.it/nointernettax

Se ti va puoi firmare ed aiutarmi a far girare la voce...

Grazie

Sara 

Indeed, firmiamo tutti.

Questo governo d'impresentabili tassa tutto e controlla tutto, siamo al grande fratello succhiasangue oramai.

E' da essere furiosi. Vorrei capire come si possa avere condiscendenza per questa sinistra super-statalista, parassita ed antiliberale.

Se volete scrivere al personaggio che sta dietro questa ennesima macchinazione contro la liberta' di parola (ex giornalista di regime) scrivete a levi_r@camera.it

 

ciao, sto organizzando una raccolta firme contro il DDL.

La trovi qui: firmiamo.it/nointernettax

Purtroppo per firmare bisogna specificare un CAP. Che deve fare chi risiede all'estero? 

I tentativi di controllo delle attività online in Italia diventano ogni giorno più pesanti, come testimonia anche questo articolo.Ed al solito non hanno la minima considerazione della fattibilità pratica dei controlli: non oso immaginare quale elefante burocratico ci vorrebbe per rilasciare licenza ad ogni blogger italiano.

Al solito si finirà per incentivare clandestinità e vari trucchetti che dovrebbero essere del tutto inutili in una democrazia.

Comunque piuttosto che una petizione online ci vorrebbe una denuncia a qualche autorità internazionale. 

 

 

 

Con la nuova normativa MIFID adesso per fare della

consulenza finanziaria dovrai pagarti un assicurazione obbligatoria da 1.5

milioni, fare esami, iscriverti all'albo, pagare nuove tasse e bolli... <o:p></o:p>

 

Per fare un blog dovrai iscriverti a un albo, pagare nuove

tasse... presto gli verrà in mente che è obbligatorio per chi ha un sito farsi

un assicurazione, in caso qualcuno diffami qualcun altro ..<o:p></o:p>

 

Stanno rifacendo l'Impero Bizantino, dove si

lavorava più che altro per seguire tutte le regole che i governanti

escogitavano, evitare multe, ottenere permessi, farsi autorizzare, ottemperare

ad obblighi, pagare le decime, le gabelle, le esazioni... Vorrei andar via da

questo paese (lo scrivo minuscolo perchè un Paese è un'altra cosa).<o:p></o:p>

 

 

 

Ma da dove viene l'idea malsana? Non sara' un modo di fare contento Mastella? Se lo e', ci devono essere metodi meno costosi per farlo contento. Compriamogli un aereo tutto suo, piuttosto.

 Qualche informazione più recente si trova qui da pagina 25 in poi

Grazie Altikkun. Invito tutti a leggere il documento, sottolineando da dove viene (AGCM). Se qualcuno ha tempo, ci faccia un'analisi tecnica e la pubblichi per favore. Ma dove hanno studiato? Sin dal primo paragrafo che recita

Nel settore dell’editoria, e più in generale in tutti i mezzi di comunicazione di massa, l’obiettivo di tutela della concorrenza deve coniugarsi con una finalità sovraordinata, rappresentata dalla salvaguardia del pluralismo dell’informazione.

si capisce subito che andiamo male. Se la concorrenza non implica pluralismo, cosa diavolo lo implica?

sembrerebbe dissipare un po' di paure l'intervista rilasciata da Levi all'AGR alla vigilia dell'iter parlamentare del disegno di legge sull'editoria.

vi segnalo in particolare questo passaggio:

«La legge è una legge che intende regolare il mercato dell’editoria - spiega il sottosegretario in questa intervista rilasciata all'agenzia di stampa Agr - e dunque si rivolge agli operatori del mercato dell’editoria, tutti quelli che professionalmente producono giornali, riviste, libri e dunque esclude, per definizione, i blog o i siti individuali che non sono oggetto della nostra legge [...] fin da domani nel mio primo incontro con la Commissione proporrò un’aggiunta alla legge che chiarisca fino in fondo che in questa legge non ci si occupa dei blog»

il padulo in questo genere di cose (e con questo genere di personaggi) incombe sempre, e non mi sentirei di "dormire fra 10 guanciali" come suggerisce Levi. Eppero' un po' piu' tranquillo di ieri lo sono.

 

Allora: un poco di economia di buon senso davvero minimo. E' razionale che una classe politica il cui successo elettorale non dipende dal buon governo (qualunque cosa ciò significhi:è proprio la funzione di benessere collettivo che manca) tenti di mettere il bavaglio alle voci libere, che spesso dissentono,commentano, sbugiardano. Loro sanno che se riescono in questo loro intento non perderanno un numero di voti tale da essere mandati a casa. Il grande fratello non si afferma nelle democrazie avanzate (la nostra non lo è), per il momento, non perché i politici nel loro animo non desiderino estirpare ogni forma di dissenso, anche nei paesi dove hanno gli emendamenti alla Costituzione, ma perché la sanzione sociale del provvedimento contro la libertà di espressione e l'aspettativa della sanzione sociale stessa è tale che il politico non ci pensa proprio. Non è questo il caso dell'Italia. Tuttavia la mia previsione è che la nostra rete resterà libera a causa della solita italica incapacità di prendere un progetto importante e portarlo a termine, buono o cattivo che sia...

Nel caso fosse passata inosservata, segnalo.

 

Riesumo questo post un po' in ritardo per segnalare che ci risiamo: anche il decreto di cui si parla sopra è riapparso alla camera. 

A riprova che quando si tratta di metter bavagli non si tira indietro nessuno.

 

 

Forse si sono accorti che c'era troppa libertà in rete ... il movimento studentesco e il loro uso dei blog ne è la dimostrazione. Un tam tam inarrestabile.