Calderoli assegna il Nobel per l'economia

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Il Corriere di oggi pubblica una lettera dell'ineffabile Calderoli (non ho trovato l'originale, ma il testo è qui) in cui spiega che il federalismo viene sostenuto, tra gli altri, da ''il premio Nobel per l'economia Wuhan''. Benissimo. Eccetto che...NON C'È NESSUN NOBEL PER L'ECONOMIA CON QUESTO NOME, solo una (inquinatissima) città della Cina.

La lista dei premi Nobel in economia (d'accordo, si chiama in realtà premio Banca Reale di Svezia blah blah) la trovate qui.

Noi una teoria ce l'abbiamo. L'unico economista del gruppo che ha scritto esplicitamente di federalismo (diciamo esplicitamente perché sia mechanism design sia l'opera di Hayek offrono spunti al riguardo, ma pretendere che Calderoli se ne accorga sarebbe troppo) è James Buchanan, che vinse il premio nel 1986. Un nome difficile, quasi impronunciabile. Che, nel passare di bocca in bocca da un portaborse ad un altro si deve essere progressivamente trasformato in Vuchanan, Vuhnan, Vuhan infine Wuhan, che siccome è un foresto ci deve volere la w, mica la v.

Noi chiudiamo e ci fermiamo qui, senza commentare sul contenuto intellettuale della missiva in questione. Perché non è bello, per dei padri di famiglia, mettersi a piangere in pubblico.

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Commenti

Ci sono 88 commenti

 

non ho trovato l'originale, ma il testo è qui

 

Faccio (inutilmente) notare che nella stessa pagina che tu segnali c'e' un link al pdf dell'articolo (lettera) originale: 

http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_53_20080804100739.pdf

 

Calderoli è il "ministro per la semplificazione normativa". Già che c'era, ha semplificato anche il nome di Buchanan, no? Che male c'è? :-D

 

 

"e questo non lo sostiene il

sottoscritto, ma, tra gli altri, la Banca

Mondiale o il premio Nobel per l’economia Wuhan."

 

notevole

 

Gia' che c'era poteva assegnare i premi della Banca Reale di Svezia (perche' proprio Nobel non sono) a Brunetta e Tremonti...

 

 

Ho messo in Google ''calderoli buchanan'' ed è saltata fuori una lettera al Corriere del 2004. Stessa citazione della banca mondiale, sfilza di nomi di economisti e stavolta il nome di Buchanan corretto. Si vede che il suo cut and paste non funziona più come una volta. D'altra parte, già Andrea Moro aveva notato come il malfunzionamento del ''copia e incolla'' di Calderoli ha contributo a peggiorare la legge elettorale. Magari, a regalargli un computer nuovo...

 

 

Sandro, come diceva Asimov  :

 

La disumanità del computer sta nel fatto che, una volta programmato messo in funzione, si comporta in maniera perfettamente onesta

 

 Che si puo' anche tradurre come "non diamo ad una azione meccanica le colpe di un padrone creativo" :)

Morale: secondo me non se l'e' ricordato e basta :D     

 

Wuhan e' una citta' cinese, che sia un lapsus freudiano?

 

 

Noi chiudiamo e ci fermiamo qui, senza commentare sul contenuto

intellettuale della missiva in questione. Perché non è bello, per dei

padri di famiglia, mettersi a piangere in pubblico.

 

Su questa ultima affermazione non sono d'accordo. A parte lo strafalcione dello storpiamento di Buchanan, personalmente condivido quasi tutte le affermazioni fatte da Calderoli in quella lettera e le considero di livello significativamente superiore alle considerazioni del politico medio italiano in materia di federalismo. In particolare:

 

l'analisi empirica che dimostra come gli Stati federali costino di meno e si siano sviluppati di più rispetto a quelli a struttura centralista e che al loro interno le realtà territoriali meno sviluppate siano cresciute maggiormente di quelle che sviluppate già lo erano

 

Per la mia personale analisi empirica degli Stati comparabili in qualche modo con l'Italia, condivido al 100%.

 

Il modello di Stato centralista, infatti, è ormai stato abbandonato perché ha mostrato l'impossibilità di garantire una tenuta dei conti pubblici.

 

Questa e' un boiata poco chiara e indifendibile da un punto di vista generale. Sarebbe piu' corretto dire che anche gli Stati piu' centralisti come la Francia sono evoluti nei decenni recenti in una direzione piu' decentrata e con aspetti federalisti.

 

Il nostro Stato, oggi, è uno Stato centralista e finto federalista, in cui i soldi entrano a livello dello Stato, che li trasferisce alle Regioni e agli Enti locali, che a loro volta li spendono senza un controllo e in assenza di responsabilità, tra l'altro sulla base della spesa storica, per cui tanto più uno spendeva, ed era quindi meno efficiente, e tanto più riceveva, mentre quello che era più efficiente, e pertanto spendeva di meno, paradossalmente riceveva di meno.

 

Condivido al 100% e ritengo che il 90% dei politici italiani non ci arrivi e non lo ammetta per una combinazione di incompetenza, ignoranza e disonesta'.

 

Il modello che noi proponiamo, diversamente, si basa sull'eliminazione del trasferimenti da parte dello Stato, sull'eliminazione della spesa storica, con il riferimento invece a dei costi standard che tutti devono rispettare, e su tributi propri di Regioni ed Enti locali, tributi propri che dovranno garantire correlazione rispetto al servizio erogato, in modo che il cittadino possa capire e giudicare.

 

L'obiettivo e' condivisibile al 100%, l'implementazione pratica (su cui mi ripromettevo un intervento, visto che il disegno di legge delega e' stato pubblicato sul Sole 24 Ore) e' scadente ma rappresenta comunque un significativo miglioramento rispetto al sistema attuale. In breve, il progetto di federalismo che sta emergendo e' quello del PD (come Morando riconosce recentemente sul Corriere) con qualche elemento leghista orientato alla riduzione degli sprechi, ma piu' tattico che strategico. Per le competenze regionali, si prevede che lo Stato centrale stabilisca in base alla Costituzione dei livelli essenziali di servizi regionali, e i loro prezzi (sperabilmente con criterio della regione piu' efficiente, ma ci sono gia' i cavilli per giustificare che tali costi debbano essere piu' alti per le regioni piu' piccole in base al numero degli abitanti). Le regioni hanno tributi propri, ma in qualche maniera lo Stato centrale determina la loro "capacita' fiscale". Le regioni con capacita' fiscale insufficiente ricevono finanza di trasferimento non vincolata dallo Stato per coprire il costo dei livelli essenziali dei servizi. Si tratta di un federalismo molto centralista che incentivera' tutti i politici centralisti (e sono la netta maggioranza) a chiedere livelli essenziali il piu' elevati possibile, a piangere miseria sulla capacita' fiscale del proprio territorio per poi sprecare come oggi quanto riescono ad avere di finanza di trasferimento.

 

I tributi propri consentiranno una politica economica ad Enti locali e Regioni, e permetteranno anche di cancellare l'evasione fiscale: ogni sindaco ben conosce la situazione economica dei suoi cittadini e se da quella dipendono le proprie entrate farà emergere il nero non solo per il suo Comune ma conseguentemente anche per la Regione e per lo Stato. La mia proposta taglia dunque la spesa pubblica, contrasta l'evasione fiscale, consente al territorio una propria politica economica e consente una riduzione della pressione fiscale e paradossalmente garantisce l'unità delle regioni più ricche d'Europa con quelle più povere. Le posizioni di Panebianco e dei centralismi, diversamente, ci avviano verso la strada belga.

 

E anche tutto questo e' sostanzialmente condivisibile. Un federalismo responsabile puo' aiutare contro l'evasione, se la capacita' fiscale verra' fissata correttamente (ma dove si evade tenteranno di fissarla al livello piu' basso possibile). E se continua l'andazzo centralista vizioso non si puo' escludere una deriva sempre piu' Argentina con lo sbocco di una secessione o disgregazione finale.

 

 

Anch'io sono d'accordo con Alberto. Non mi pare che le affermazioni sul federalismo siano incorrette. Mi pare colga i due punti fondamentali: la spesa pubblica e l'evasione. Ovvio, direte. D'accordo, ma mi pare gia' tanto. Sembra aver imparato una lezione a memoria e recitarla (con annessi strafalcioni sugli economisti - tra l'altro, nella lettera del 2004 nella lista di economisti c'e' un Andre' Breton: non vado a controllare se esiste un economista con questo nome..... non vorrei mai....). Ma la lezione nel suo insieme sta in piedi, mi pare.

 

Mi permetto di dissentire.

Non ho detto che tutto quanto Calderoli scrive sia poco condivisibile, alcune parti lo sono. Ma le parti condivisibili sono di gran lunga le più generiche ed ovvie, oltre ad essere dichiarazioni di intenzione e non cose concrete. Alla luce di quanto sono andato scrivendo sulla questione meridionale nessuno si sorprenderà, credo, che io sia favorevole a terminare radicalmente la redistribuzione dal Nord al Sud e tutto il resto. Ma le affermazioni generiche non bastano, occorre anche capire i problemi tecnici e disegnare riforme precise e fattibili. Occorre inoltre dire cose vere su ciò che gli studi fatti e l'evidenza empirica e storica prova. Tutta l'evidenza di quanto la Lega e la sua dirigenza hanno sino ad ora proposto e fatto dimostra che il federalismo che hanno in mente è quasi essenzialmente un aumento dello statalismo, solo localizzato.

Ora, si dà il caso che le affermazioni di Calderoli sull'evidenza siano false (Messico, Argentina per non parlare della vecchia URSS e tanti altri disastri, sono/erano stati federali). Il federalismo non è il toccasana, dipende da come lo si implementa. La Germania è uno stato federale, questo non le impedisce di avere una spesa pubblica pari all'italiana in % del PIL e di aver effettuato trasferimenti enormi e dannosi ai Lander dell'Est dopo l'unificazione. Inutile prendere esempi che servano al nostro argomento tralasciando quelli contrari.  

Purtroppo devo finire una cosa per cui ho una deadline domani, quindi non ho tempo. Solo un esempio: questi parlano di politiche economiche degli enti locali e delle regioni e vogliono che i tributi vengano raccolti a livello di comuni! Queste sono entrambe follie. Pensate ai comuni italiani, alle migliaia di comuni italiani e chiedetevi se ha senso che ad essi venga delegata la funzione di collettori d'imposte, oltre che il potere di determinare l'imposizione sul reddito e quella indiretta tipo IVA! Cerchiamo di essere seri, please! 

E le politiche economiche? Il comune di San Vito e quello di Pedraces ora faranno le politiche economiche? Ma state scherzando?

Cerchiamo di capirci: il problema NON è voler mantenere in piedi la follia statalista/parassitaria attuale. Certo che ci porta all'Argentina! Lo dico da un decennio e passa, e l'ho scritto anche qui facendomi dare del pazzo predicatore. Solo che le riforme vanno fatte seriamente, non a cazzo di cane e da incompetenti. Ne abbiamo viste già troppe di grandi riforme fatte da incompetenti (e.g. codici penale e di procedura penale)!

Sempre a caso: che senso ha fare il federalismo con queste regioni, alcune delle quali microscopiche e senza minimum size decente per 3/4 dei servizi che le regioni dovrebbero gestire? Accumulare costi fissi così tanto perché è bello? E le provincie, che facciamo con le provincie? E le città metropolitane che non ci sono mentre ci sono miriadi di comuni gestiti da caste locali che vogliono mantenere il privilegio di dire "io sono sindaco (di un affare che ha 1456 anime)"? I distretti scolastici, che ambito territoriali vogliamo dar loro e come li vogliamo finanziare? L'elenco di incongruità è lungo, per non parlare poi del fatto che questi mai si son arrischiati di spiegare come vorrebbero introdurre forme di concorrenza fiscale fra regioni o altre entità territoriali. Ed il debito regionale futuro (lasciamo stare quello statale corrente, che non è da poco) come lo gestiamo? Se la Calabria o la Campania emettono debito, come lo si gestisce? Chi ne è il responsabile ultimo? 

Se capissero anche solo uno iota di cosa vuol dire fare federalismo in termini di produzione/finanziamento di beni pubblici locali direbbero cose diverse, ben diverse. Questi sono, nel migliore dei casi, degli apprendisti stregoni e, nel peggiore e (data l'esperienza) più realistico caso, dei furbi di tre cotte che fanno finta di fare l'anti-casta romana per fare la super-casta di Varese, Novara o San Donà. 

Fine, il paper mi attende. Probabilmente ho fatto solo confusione, magari riprovo domani. 

 

idiotismi fonetici a parte (magari stava scrivendo Buchanan durante una session di cassoela, per cui il nome è uscito un po' soffocato), il ministrone mascelluto ha perfettamente ragione.

io vedrei benissimo un sistema per cui io pago un tanto del mio reddito (non più del 33% comunque) al mio comune, che in base a quanto tira su in un anno tra raccolta fiscale e altre entrate paga a sua volta una percentuale (20-28%?) alla regione, la quale con lo stesso meccanismo paga una percentuale 15-25%?) allo stato. quest'ultimo dovrebbe limitarsi a dare direttive generali, appaltare grandi opere interregionali, compensare eventuali sbilanci, occuparsi della difesa del territorio e della politica estera.

trovo RIDICOLO e anche piuttosto offensivo che per fare 10 Km di metropolitana a Torino si siano dovuti attendere per decenni i permessi (???!!!) da Roma e poi andare col cappello in mano, e restare col fiato sospeso e con l'angoscia che i fondi finissero, venissero ridotti, o dirottati altrove (ed è pure successo, mannaggia).

sapendo oltretutto che quanto veniva graziosamente elargito dalla capitale vi era giunto in gran parte proprio da qui.....

inoltre, un sistema così decentrato di reperimento dei fondi da usare in gran parte dove si sono raccolti spingerebbe svariate lande desolate a darsi da fare per attirare investimenti produttivi (e non elemosine), e capire finalmente che al nord ci hanno le fabbriche perché se le sono costruite, non perché le hanno fatte i governi.... 

per gli economisti.

Nell'ipotesi di ripartizione federalista di spese e tasse, come dovrebbe venire ripartita la spesa per interessi sul debito pubblico, che oggi assorbe (gran ?) parte delle entrate fiscali ?

In prededuzione rispetto alla spese federali gestite localmente, in base alla popolazione, in base al pil locale, come?

Non è una domanda retorica o polemica è che ignoro la risposta e mi farebbe piacere capire quali sono le soluzioni possibili, anche perchè credo che nessuna sia del tutto neutrale.

 

 

 

Finché non c'è una secessione vera e propria il problema non si pone. Anche nei sistemi federali più spinti lo stato centrale conserva comunque un quota delle entrate, e a fronte di tali entrate paga il debito pubblico di cui resta unico responsabile. Ovviamente se si decentrassero le spese lo stato centrale potrebbe smettere di contrarre nuovi debiti; le spese locali verrebbero finanziate dagli enti locali, con introiti autonomi o con emissione di nuovo debito di cui gli enti locali sono responsabili. Non si tratterebbe di una novità radicale, già oggi gli enti locali possono indebitarsi, seppure entro limiti stabiliti a livello centrale (credo, non ho controllato la normativa più recente). Tutto questo comunque non si applica al debito storicamente accumulato per il quale, ripeto, lo stato centrale resterebbe unico responsabile.

E in caso di secessione? Se la secessione avviene mediante guerra civile, come nel caso della ex-Jugoslavia, allora c'è poco da invocare criteri economici. La ripartizione del debito verrà determinata dai termini dei trattati di pace, presumibilmente in ragione della forza militare delle parti (tra le parti vanno inclusi i creditori, visto che il default sarebbe un'opzione concreta). In caso di secessione consensuale e pacifica uno qualunque dei criteri proposti da Sabino va bene. In realtà si tratta di una classica questione in cui il fattore redistributivo, su cui c'è ben poco da dire in termini di efficienza, appare predominante. Per esempio, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno diviso il debito più o meno in ragione della popolazione (due terzi ai cechi). È stato relativamente indolore perché il debito era relativamente basso, intorno a un terzo del PIL. Se ci fosse una secessione in Italia la faccenda sarebbe molto più grave.

 

 

Ho come un deja vu..

(in soldoni la proposta li' era: lasciate che le regioni possano indebitarsi. Poi se qualcuna fa la furba ci penseranno le altre a soffiarle sul collo. Il che per me e' soltanto una dimostrazione che il federalismo con la classe politica attuale non sarebbe proprio compatibile)

 

 

Sentiremo poi cosa ci racconta Michele quando ha finito il paper. Nel

frattempo dico solo che una soluzione assai più semplice è quella di

limitare l'indebitamento delle regioni, almeno nella (lunghissima) fase

di transizione. Lo so che questo limita il federalismo, ma mi sembra il

male minore.

 

Perche' non fare come negli Stati Uniti, dove le amministrazioni locali possono emettere obbligazioni (con interessi esenti da imposte locali) ma queste non sono garantite dal governo federale?

(E se il rating sara' basso, male che vada regioni, province e comuni italiani potranno fare assicurare le loro emissioni: anzi, questo sarebbe un lavoro su misura per CreditEuroNord, se ci fosse ancora ;-) )

 

In equilibrio e' chiaro che cosi' debba essere (cioe' come dice enzo). Se le regioni si potessero idebitare con garanzia centrale staremmo fritti. Ma sono i timori di Sandro che secondo me non hanno senso: avere garanzia da uno stato senza capacita' impositiva e' inutile; quindi il federalismo  rende di per se' i titoli di stato carta straccia - se si passa buona parte dell'imposizione alle regioni, cosi' si deve passare il debito. Sandro, sembri pensare che la garanzia dei tuoi BOT valga comunque anche se lo "stato" come capacita' impositiva non esiste piu'.... Se invece  si lascia tutto il debito in mano allo stato centrale che ci tassa per finanziarlo, allora devi imporre vincoli al debito delle regioni. Si puo' fare, ma limita non poco il federalismo; significa che la sicilia non potra' mai costruirsi il ponte, e piu' in generale che sara' difficile investire richiedendo un bilancio in pareggio.

Comunque, ribadisco, la copertura della maggior parte del debito statale (a parte quella collocata con collateral specifico - il ponte di sicilia, ad esempio) e' dovuta alla capacita' impositiva futura; se togli questa rendi il debito carta straccia; il federalismo significa togliere in parte sostanziale capacita' impositiva al governo centrale e passarla alle regioni; ergo....

 

 

 

Lasciamo pure perdere la storia delle ''spese di investimento'', che

può essere aggirata con definizioni opportune. Ma ci fidiamo veramente

del fatto che sul serio non ci sia garanzia statale

sui prestiti? La recente vicenda (che ne seguiva tantissime altre) del

debito del comune di Roma non ha insegnato niente? Purtroppo, dato lo

stato delle istituzioni italiane attuali, un serio commitment a lasciar

fallire, o anche solo a far aumentare pesantemente le tasse, un ente

locale che ha speso troppo non è credibile. Proibire l'indebitamento è

un second best, imperfetto quanto si vuole.

 

Pero', se il problema e' quello della scarsa credibilita' del governo centrale nel seguire i dettami della Costituzione in materia di rigore fiscale, tanto varrebbe proibire il suo ulteriore indebitamento e i suoi salvataggi (non solo degli enti locali ma, che so, di ditte tipo Alitalia...), e non quello degli enti locali che almeno sarebbero sin dall'inizio soggetti alla disciplina del mercato: niente garanzie => basso rating => tassi elevati.

Certo, tu mi dirai: con uno stato dove i partiti decidono il supporto a banchieri centrali sulla base dell'appoggio a salvataggi di banche controllate da loro (vedi appunto il citato caso Fazio-Fiorani-CreditEuroNord-Lega) ogni norma, anche scritta nella Costituzione, e' destinata a diventare carta straccia. Ma se partiamo da questo principio tanto vale prendere l'Italia e metterci una croce sopra, anziche' perder tempo a cercare modi di riformarla. E a volte qualche evento positivo c'e': la Bd'I e' ora in mano a una persona decente, e Fazio e' stato investigato per insider trading. (Vabbe', Fiorani e' stato indultato e Bossi, Maroni & C. sono sempre li' pimpanti, ma let's try to be positive...)

 

Qui

i dettagli.

 

voglioscendere.ilcannocchiale.it

 

Sì, rigorosamente solo quando gli conviene .........

Poi, distinguendosi per il consueto equilibrio ed il rispetto innato per chi ha l'ardire di esprimere posizioni differenti da quelle di Sua Maestà Il Giornalista Superiore "unicodepositariodellaverità", continua scrivendo

 

In attesa che quel pozzo di scienza che siede al ministero della Semplificazione sveli l’arcano, azzardiamo alcune possibili soluzioni del giallo. 1) Wuhan è un fauno della letteratura minore celtica

di cui Calderoli, sposato con rito nibelungico dinanzi al druido

sorseggiando sidro e inneggiando a Odino, è un appassionato ammiratore.

2) Wuhan è uno dei cuccioli di lupo e di tigre che

scorrazzano nel giardino di Villa Calderoli (forse quello che qualche

anno fa azzannò un piede del popolare ministro, procurandogli danni

cerebrali irreversibili) e che ispirano la politica riformatrice dello

statista padano. 3) Wuhan esiste davvero, è un economista bravissimo,

ma ancora sconosciuto, forse

boicottato dall’intera comunità scientifica internazionale -

notoriamente asservita a Roma Ladrona - per le sue simpatie leghiste, e

Calderoli si appresta a insignirlo al Premio Nobel della Padania,

nell’ambito della prossima edizione di Miss Padania. 4) Come in tutte

le farse che si rispettino, c’è stato uno scambio di persona.

 

Della serie, parafrasando Michele, noi italiani non abbiamo l'esclusiva dei ciarlatani, ma i nostri sono di vertice ....:-)

 

 

E, di conseguenza, chi così comunica merita una bella patente di ciarlatano.

 

non pensare che io sia fissato con te. premesso questo voglio precisare che Travaglio è solo un giornalista e i suoi interventi hanno dichiaramente un taglio satirico. quando si legge un pezzo di travaglio ci si aspetta proprio questo. si potrebbe discutere dell'opportunità e dell'utilità, da parte di un giornalista, del mischiare satira e informazione ma questo sono altre questioni.


invece Calderoli è stato ed è tuttora un ministro della repubblica italiana. non mi sento di attaccarlo per le sue gaffes ma perchè - visto che stiamo parlando di chi è ciarlatano secondo chi e considerando la sezione (l'Avvelenata) in cui è apparso il post principale di Sandro Brusco - è razzista, xenofobo, e inneggia ogni tre per due all'ignoranza ed alla più becera e schifosa violenza umana (così come gran parte dei suoi colleghi di partito). Queste cose che scrivo non le considererei "superiorità di sinistra" e, per quanto riguarda travaglio, faccio notare come lui si sia sempre dichiarato appartenente alla destra liberale e conservatrice che, purtroppo per tutti, in italia non esiste o si nasconde benissimo.


Quindi se Travaglio è "ciarlatano" e si pone in maniera "scorretta" (oltre che "odiosa")...


Calderoli sa fare meglio di altri il suo lavoro di politco ma ciò nonostante (o proprio per questo) è un cialtrone patentato (da vocabolario: individuo spregevole, volgare negli atti e nelle parole). E cialtrone è solo un eufemismo.


 

"Condivido completamente le valutazioni del presidente Bush su Ahmadinejad, perche' e' evidente che il successore, ammesso che l'interessato non sia gia' morto, di Osama Bin Laden non puo' che essere lui.

Ma comunque, se fossi Bush, tenterei l'ultima azioni diplomatica: non so quando Ahmadinejad compie gli anni ma se è così appassionato del nucleare perchè gli Stati Uniti non gli mandano un'atomica per il suo compleanno? Magari innescata per posta aerea? Poi prosegue: Allah sarà grande, avrà le fatwe a disposizione, ma l'atomica non ce l'ha, mentre Bush l'atomica ce l'ha e ne ha tante.

Ho inoltre deciso di mandare una delle mie magliette con le vignette a Bush perchè è una delle poche persone serie che esistano al mondo, perchè ha capito il rischio che viene da chi, utilizzando la religione, vuole fare le crociate".

 

 

Napoli è "una fogna che va bonificata [...] infestata da topi da eliminare con

qualsiasi strumento, e non solo fingere di farlo perche' magari anche i

topi votano"

 

 

«Quella di Berlino è una vittoria della nostra identità, dove una

squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha

vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la

propria identità, schierando negri, islamici e comunisti»

 

 

"Ci sono etnie con una maggiore propensione al lavoro e altre che ne hanno meno. Ce ne sono che hanno una maggiore predisposizione a delinquere"

 

 

"Gli immigrati tornino nel deserto a parlare coi cammelli o nella giungla a ballare con le scimmie"


"Contro gli immigrati tolleranza zero, ovvero alzo zero"


« La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni... Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni. »


« Pacs e porcherie varie hanno come base l'arido sesso e queste assurde pretese di privilegi da parte dei culattoni... »

 

L'artico 1 della legge Mancino recita così:


 

(Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi) 1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell'attuazione

della disposizione dell'articolo 4 della convenzione, è punito: A) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla

superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette

atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; B) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo incita a commettere

o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici,

nazionali o religiosi.

 

Se l'italia fosse un paese normale e avesse una legge contro l'omofobia il caro Calderoli non potrebbe portare le sue chiacchere razziste, xenofobe e omofobe in parlamento o peggio, nei ministeri o alla vicepresidenza del senato della repubblica. Se ne starebbe al bar con i suoi amici o meglio, in galera.

 

 

Mi scuserai se lo ripeto, ma mi par

proprio che il problema sia sempre il medesimo: il tuo atteggiamento

non cambia, essendo sempre teso a cercar motivazioni per attaccare la

parte politica che consideri avversa (si trovan facilmente, qualunque

sia il partito od il singolo da impallinare), tralasciando sempre e

comunque le nefandezze commesse o le idiozie pronunciate da esponenti

della coalizione che prediligi: questa logica di schieramento, a me,

rende estremamente difficile ogni discussione.


Dimostrazione di ciò è

anche una tua reazione piuttosto scomposta alla mia battuta relativa

al fatto che il conflitto d'interessi sia, per definizione (a

sinistra, of course) solo

del Berlusca: sarebbe il caso di ricordare, come altri han già

fatto, che non solo i governi di centro-sinistra mai l'hanno voluto

risolvere (preferendo utilizzarlo come arma politico-elettorale) ma,

soprattutto, che chiunque occupi posizioni decisionali - od anche

solamente influenti – nella sfera pubblica si espone a questo

rischio, dal momento che, banalmente, non vive in isolamento dentro

ad un cratere di Marte .. :-)

Certamente

il caso dell'Uomo di Arcore ha dimensioni rilevanti, ma è

fuorviante limitare la materia a quel singolo aspetto, trascurando le

molteplici situazioni di differente natura, per pure ragioni di

comodo: hai presente, tanto per portare uno dei molti possibili

esempi, il racconto delle difficoltà create ad Esselunga dalle

giunte rosse, allo scopo di favorire la “gallina dalle uova d'oro”

COOP, narrate nel libro “Falce & carrello?


Restando in tema di atteggiamento

non ideologico, ma tornando alle tue considerazioni, a me - tanto per

esser chiari - non piace Calderoli, che considero un “bifolco”,

sebbene non tutte le sue esternazioni siano becere come quelle che tu

riporti (ricorda che si possono trovare dichiarazioni ben

utilizzabili contro quasi chiunque) e, quando non vuole fare il

guascone, riesca a dimostrare una insospettabile capacità di

ragionamento, così come, ad esempio, non mi aggrada Pecoraro

Scanio – lo giudico un idiota – sebbene alcune sue proposte

possano avere un senso, se depurate dal fanatismo che lo

caratterizza.


Mi guardo bene, però, dallo

scrivere sui giornali – sostenendo furbescamente di farlo in nome

del diritto di satira – frasi decisamente offensive, del tutto

superflue, nonché slegate dal giudizio (legittimamente anche

duro) in merito a dichiarazioni da lorsignori rilasciate od a

posizioni assunte: ribadisco la sgradevolezza di un tale

comportamento, che indica anche una sorta di malinteso senso di

superiorità (ed il perenne sorrisino di scherno che aleggia

sulle labbra del “nostro” lo conferma) di chi ritiene gli debba

esser consentito qualsivoglia eccesso.