A caval donato

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Dove si commenta l'ultima dichiarazione dell'ineffabile Ministro Zaia

Che le

dichiarazioni rilasciate alla stampa non siano il punto di forza di

Luca Zaia, attuale ministro per le Politiche Agricole e Forestali, se

ne erano avute, or non è molto, preoccupanti avvisaglie.

Il ministro non

demorde e le sue più recenti esternazioni hanno riguardato Parmigiano

e Grana Padano le cui quotazioni sono considerevolmente diminuite

negli ultimi mesi e quindi

 

Quello che

mettiamo sul tavolo è una strategia di intervento in tre

mosse. La prima: ritireremo... 100 mila forme di Parmigiano Reggiano

e altrettante di Grana Padano per aiutare i produttori in crisi. Le

forme verranno acquistate a prezzi di mercato e saranno poi

distribuite agli indigenti, sempre a pezzi di mercato, attraverso il

canale delle ONLUS e delle associazioni di volontariato.

 

La prima mossa

basta e avanza. Si comprano i formaggi a prezzo di mercato dai

produttori? Please, Ministro. Quello che ha deciso di pagare non é

il prezzo di mercato. E' un prezzo di sostegno a favore dei

produttori, più elevato di quello che gli acquirenti sarebbero disposti a pagare (quello sì di mercato, Signor Ministro). La

montagna di formaggio verrà regalata agli indigenti - versione

pudica del più appropriato termine povero - con

l'intermediazione di ONLUS e delle associazioni di volontariato che

li acquisteranno ai prezzi da Lei fissati. Siccome i produttori di

Parmigiano e Grana Padano non fanno parte della lista

dei beneficiari delle azioni di sostegno delle agenzie di

volontariato, gli intermediari saranno esonerati dal pagare quel

prezzo. E infatti non lo pagheranno. Si attingerà ad un fondo

europeo destinato alla distribuzione di prodotti alimentari per la

popolazione indigente.

Non era meglio

destinare quei fondi con criteri trasparenti e oggettivi magari

consentendo ai poveri, oops agli indigenti, di scegliere? Anche loro

hanno le loro preferenze. Magari si sarebbero ingozzati con una

volgare sottiletta, invece dovranno piluccare i formaggi cari al

Ministro, e ai suoi elettori. Beh, in fondo, a caval donato non si

guarda in bocca, e quindi, cari indigenti, zitti e mangiate

quello che ha deciso il Ministro.

 

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Commenti

Ci sono 31 commenti

...sarà la sussidiarietà del modello "new socialista"?

 

ma il formaggio lo daranno solo ai cittadini italo-padani oppure anche agli "stranieri"?

in questo caso forse ripiegheranno sulla più pratica carne di porco + vino (perchè si devono adattare alle usanze di casa nostra)

 

Siamo alla solita elemosina, stupida, becero-socialista, e che serve solo a ingenerare false aspettative per alzare (?) il consenso. A quando l'acquisto di vestiti Prada, o scarpe Hogan per i produttori in crisi (?) e aiutare gli indigenti ?

Comunque consiglio a Zaia di comprare una calcolatrice: 100.000 forme di parmigiano (30-40 kg di peso standard, facciamo 35 per comodità) fanno 3.500 tonnellate di parmigiano :dodici o ventiquattro mesi ? o trenta ? Parmigiano di alta montagna ? Ministro a chi dobbiamo regalare i miei soldi ? Ancora,  diciamo a 8 € x Kg (prezzo all'ingrosso, ma è un buon prezzo), fanno 28 milioni di euro, ovvero € 28.000.000,00.

E' di questo obolo che hanno bisogno i produttori di parmigiano ? Ma come prima lamentano una minore produzione, e poi si lamentano che ce ne è troppo ? Il 3,1 % della produzione di Parmigiano acquistato dallo Stato rialzerà il settore ? Ministro Zaia, la produzione di forme è di circa 3.100.000 (http://www.crpa.it/media/documents/crpa_www/Progetti/sifpre/produzione/Dinamica2007.pdf) , che ci fate con il 3,1 % ? Insomma, siamo alle solite: dilettanti allo sbaraglio, senza nemmeno una calcolatrice !

 

 

Ho cercato, senza trovarlo, il prezzo al quale il Ministro comprerà queste partite di PR e GP, qualcuno sa dirmelo? (per acquistare a prezzo di mercato queste 200.000 forme l'esborso da me calcolato dovrebbe essere di circa 45 milioni di euro)

Questi due prodotti sono decenni che hanno prezzi fluttuanti, dovuti al fatto che quando il prezzo sale (nell'autunno del '94, ad esempio, il prezzo saliva di 500 lire/kg a settimana e così per più di due mesi) i produttori aumentano la produzione, che sarà però vendibile non prima di 9 mesi dopo per il GP e 14 mesi dopo per il PR, anzichè vendere il latte e fanno il contrario in periodi come questo. Questo surplus di prodotto deriva infatti dall'anno scorso quando il prezzo di questi due prodotti continuava a salire e sembrava non si fermasse più ...

Al pari di questi due prodotti poi, è nella stessa situazione un altro DOP, l'Asiago il cui prezzo è sceso del 3,8% in 9 settimane (http://www.clal.it/index.php?section=asiago_thiene#allevo) vuole forse il Ministro acquistarne un po' .... [il GP nello stesso periodo ha perso il 3% mentre il PR il 2%]

E come la mettiamo con la multa da 160,6 milioni di euro che la UE ha inflitto all'Italia per il superamento delle quote latte per il periodo 2007/2008? (http://www.retesei.com/2008/19406.html) Nel 2007 il prezzo del latte era alle stelle ... questo "sforamento" di produzione è servito per produrre anche più PR e GP, che ora lo Stato si compra ...

 

Non so il Gp, il parmigiano 24 mesi all'ingrosso va a circa 7,70/kg, ma poi si dovrebbe vedere quanto lo paga la GDO e così via.

Non sono d'accordo sul problema quote latte/produzione, se avessi seguito il mio link avresti visto che nel 2007 la produzione, sia pure di poco, è in calo, almeno per il PR. Forse il legame c'è, ma non è questo. L'anno scorso è stato venduto PR anche a 9 mesi (proibito, teoricamente), molte volte anche di dodici e diciotto (con prezzi diversi) .

 

Una roba cosi' non e' "aiuto di stato"?

 

penso siano semplicemente stronzate. si può dire?

 

 

Una roba cosi' non e' "aiuto di stato"?

 

E' un uso insensato e stupido delle tasse pagate dai contribuenti, ma non "aiuto di Stato" nel senso proibito dalla UE cioe' soldi ad una determinata impresa tipicamente nazionale che grazie agli "aiuti" fa concorrenza sleale alle altre in ambito UE.

 

 

ottimo, sto preparando una lezione da primo anno sui prezzi massimi, minimi, ecc. Mi serviva giusto un esempio in cui lo Stato acquista le eccedenze di produzione in presenza di un prezzo minimo...in aula c'è posto, nel caso Zaia legga questo post.

 

Domanda per l'autore, e anche per chiunque altro volesse rispondere: siamo entrambi d'accordo che la via suggerita dal ministro e' quella sbagliata, ma cosa farebbe l'autore al posto del ministro per tutelare cucina e prodotti italiani al di la' del caso specifico del grana padano?

Se volessimo lasciare il nostro patrimonio gastronomico e di prodotti locali in mano al 'mercato' sappiamo bene che fine farebbe: mcdonald's, pizzerie a basso costo dove si mangia tanto, etc (del resto quello che alla maggior parte delle persone importa quando si siede a tavola e' il prezzo, non la qualita').

 

 

Sicuramente meglio nelle mani del mercato che in quelle dello Stato ...

Alcuni esempi?

A cosa serve l'ICE (Istituto per il Commercio Estero) almeno per quanto riguarda il comparto agroalimentare?

Alla mia prima esperienza in questo settore, nel 1993 richiesi all'ICE di Stoccolma di segnalarmi dei nominativi di importatori locali. Risposta, pagata salata un tot a nominativo fornito, 3 nomi di cui uno aveva cessato l'attività da alcuni anni ed un'altro era appena fallito (era l'importatore della Società per cui lavoravo, di qui la richiesta all'ICE).

Ho partecipato ad alcune delle numerose cene organizzate dall'ICE a New York, "per far incontrare i produttori con potenziali clienti USA" ... ora, negli USA le importazioni sono regolamentate da licenze, che nel comparto dei caseari sono concentrate per il 90% nelle mani di cinque Società ... mai vista rappresentata una a quelle cene.

E cosa dire dei produttori ...

Fino a quindici anni fa erano i primi a mandare all'estero la "seconda scelta" ...

E chi è che si è inventato il Parmesan, quella sottospecie di grattuggiato disidratato, che mai abbiamo trovato nelle formaggere delle più infime bettole qui in Italia, ma che ci propinano invece anche nei migliori ristoranti Italiani di tutto il mondo? Il Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano ci ha messo venti anni per farsi riconoscere dalla Corte Europea la titolarità di tale denominazione, e quindi vietarne l'utilizzo ai produttori, ormai mondiali, di tale schifezza. Ma le aziende italiane che lo producevano non hanno mica smesso, ora lo vendono con nomi di fantasia, Rapesan ad esempio per la Francia, nelle sue belle confezioni che richiamano il più possibile all'Italia con bandierine ed altre amenità ...

 

 

Non ho cifre di nessun genere, e non saprei nemmeno dove andarle a pescare, ma ho l'impressione che una parte cospicua di quella produzione "salvata" non sia proprio di gran qualità. A meno che non vogliamo considerare produzione di qualità quella roba venduta in pezzi di plastica al supermercato (ha il marchio, eh?).

Se quella è la cucina italiana da tutelare, forse è il caso che sia il mercato a farne giustizia.

 

 

Se volessimo lasciare il nostro patrimonio gastronomico e di prodotti

locali in mano al 'mercato' sappiamo bene che fine farebbe: mcdonald's,

pizzerie a basso costo dove si mangia tanto, etc (del resto quello che

alla maggior parte delle persone importa quando si siede a tavola e' il

prezzo, non la qualita').

 

Non hai forse idea di quanto sia alta la domanda per certi prodotti italiani all'estero e di quanto sia difficile trovare cibo italiani nei supermercati al di fuori del confine. Ti assicuro che c'e' una MAREA di prodotti finto-italiani che vengono spacciati per cibo originale ma che di originale a volte non ha nemmeno il nome. Ah, se ci fosse una politica di esportazione decente!

 

Domanda sbagliata, Antonio, il ministro, come spero tu abbia capito dai vari post, non ha alcuna intenzione di tutelare il "Made in Italy", ma solo quella di fare un favore a qualcuno, visto che le quantità sono irrilevanti per il mercato. La tutela per il PR e il GP esiste già , come ti ricorda il post che mi precede.

Sbagliata (secondo me, ma non sono il vangelo, tutt'altro) anche la tua seconda locuzione: il mercato, anzi, premia tantissimo la cucina e i prodotti di qualità, proprio perchè nessuno si vuole distruggere il fegato mangiando "low cost-low quality".E' ovvio che piuttosto che mangiare una pizza schifosa e pagare preferisco rimanere a casa e mangiare un bel piatto di pasta, è il mercato ! Invece sono disposto a spendere qualcosina, ma voglio mangiar bene, magari non vado al ristorante tutti i giorni, ma quando ci vado ne godo.

Concludo dicendo che se conosci solo persone che quando si seggono a tavola guardano il prezzo, ma non la qualità, è meglio che cambi frequentazioni, o cominci a pensare seriamente a passare più tempo dal medico. Ovviamente, quanto sopra è detto con il sorriso sulle labbra, senza alcuna intenzione offensiva -).

 

 

 

 

cosa farebbe

l'autore al posto del ministro per tutelare cucina e prodotti

italiani al di la' del caso specifico del grana padano?

 

La cucina italiana,

così come i prodotti italiani (alimentari, immagino), non sono

dei minori, né dei ritardati, quindi d'istinto non mi viene

naturale che debbano essere tutelati. Tutela, per Zaia – ma questo

vale per molti altri che svolgono la sua professione - significa solo

una cosa. Si prendono dei fondi pubblici finanziati dai

contribuenti, e li si mettono nelle capaci tasche dei produttori.

Questioni di gusti, ma penso che la cucina italiana abbia meno

bisogno dei contributi pubblici che so, dell'istruzione o della

sanità.

 

Se volessimo

lasciare il nostro patrimonio gastronomico e di prodotti locali in

mano al 'mercato' sappiamo bene che fine farebbe: mcdonald's,

 

Non é

affatto detto. Vedi qui, il tutto senza interventi pubblici.

 

Se qualcuno ha dei dubbi che al ministro interessino solo i produttori

di formaggi padani, veda quel che ha detto dopo la seconda puntata degli

scandali del formaggio (inchieste a Cremona e Piacenza su migliaia di

tonnellate di "merda" che ci hanno fatto mangiare):

“Quando il consumatore va al supermercato deve scegliere prodotti

locali e di stagione. E meno lavorata è la materia prima e meglio è”. E

riferendosi al formaggio grattugiato: “Ormai la gente vuole tutto

pronto e così rischia di prendere un prodotto scadente o non sicuro. La

gente vuole le buste. Si è persa l’abitudine di prendere un bel pezzo

di Grana e di grattugiarlo”.

In tale occasione il sottosegretario di Stato al Lavoro Salute e Politiche sociali francesca martini affermò che:

"L'immissione sul mercato, da parte di alcune aziende, di partite di

formaggio avariato, pur essendo un fatto molto grave non comporta un

pericolo per la salute".

Oggi, dopo la terza puntata (quella dei prodotti avariati della

Galbani), scatta subito la difesa d'ufficio del ministro che su radio,

giornali e telegiornali ci ricorda che il vero pericolo sono i cinesi!

La notizia in poche parole è questa: hanno sequestrato a Napoli 10

quintali di latte cinese che non è ancora stato analizzato; però

pensano che fosse contaminato perchè era nascosto. A nessuno è venuto

in mente che forse era nascosto perchè importato illegalmente. Questa

merce era comunque destinata ai cinesi.

La stessa notizia diventa nelle parole del ministro: "una grossa

operazione che fa parte di una stagione di tolleranza zero" e "se non

ci fosse stato questo intervento ci sarebbero stati problemi di reale

pericolo per i consumatori".

Concludendo: fumo negli occhi per nascondere i reati delle aziende padane

 

 

Ebbene anche il Wall Street Journal si e' occupato della questione, che - dato il momento - e' subito stata ribattezzata Italian Cheese Bailout.

Dall'articolo imparo in particolare che:

- Zaia paragona la situazione a quella delle banche

The government dismisses the criticism. "There was a need for market intervention [for parmigiano], just as there was for banks," Luca Zaia, minister of agriculture in the center-right Berlusconi government, said.

- Qualcuno riconosce il problema; si sostiene:

Despite their woes, businesses [...] have resisted consolidation. Mr. [...] admits that "there are too many of us." But he adds: "We have an ancient mind-set. Each one of us wants to take care of his own little business."

[No, niente nomi, non ce l'ho con nessuno; e tanto l'articolo e' linkato]. Cio' insegna che anche i mind-sets hanno un valore ed un prezzo di mercato. Quest'ultimo in particolare si aggira intorno ai 50 milioni di euro (Fonte: WSJ), un po' meno di un euro per italiano (per anno?), neonati compresi.

 

 

Segnalo una lettera sul Corriere della Sera del 16/12/2008 dell'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, che afferma riguardo le 100mila forme di Parmigiano Reggiano che l'intervento di Zaia e' stato solo quello di re-inserire questo prodotto nel paniere dei prodotti alimentari che ogni anno sono acquistati con fondi UE per la distribuzione agli indigenti. Dunque per quanto capisco:

  • l'acquisto avverra' al prezzo reale di mercato, non a prezzi fissati da legge dello Stato; l'aumento della domanda potra' far aumentare il prezzo di mercato, ma presumibilmente in maniera trascurabile, considerata l'entita' dell'acquisto rispetto al fatturato annuale (2-3%)
  • nessuna risorsa statale aggiuntiva e' stata destinata a questo intervento. L'unica azione del ministro e' stata quella di includere il PR nel paniere di prodotti alimentari periodicamente acquistati su fondi UE, accogliendo una richiesta dei produttori del PR

Sostanzialmente, Zaia appare gloriarsi di aver creato dal nulla un intervento statale a favore del PR, mentre in realta' ha solo impiegato il suo potere discrezionale per aggiungere il PR ad un paniere di prodotti alimentari acquistati periodicamente per gli indigenti, di cui il PR faceva peraltro gia' parte fino al 2002. Per fortuna o per caso i contribuenti non pagano una lira in piu' per questa azione, che non ha nulla di speciale o originale.

 

Segnalo sempre su questo tema degli aiuti al Parmigiano Reggiano un articolo del Corriere della Sera del 14/12/2008, «Aiuti al parmigiano» I liberisti rompono il tabù, in cui si riporta l'approvazione dei liberisti del Financial Times per le misure a sostegno del PR in un articolo intitolato "Forza formaggio!" in cui oltre ad ammettere che i salvataggi di Stato sono ora molto piu' praticati ed accettati rispetto al passato, si fa presente che esiste un "rischio sistemico" nientemeno "per la cultura e gastronomia mondiale" che la spietatezza e la stupidita' del mercato distruggano un patrimonio di sapienza e manualita' dei produttori caseari dell'Emilia Romagna. L'articolo del FT e' gustoso e ironico (ringrazio Luigi Pisano per il link, questo testo che leggete e' stato aggiornato dopo una prima versione senza link al FT) e l'appoggio degli aiuti di Stato al PR appare sincero anche se sfruttato per una serie di divertenti giochi di parole.

 

L'articolo si trova qui (non son sicuro che sia leggibile per intero da tutti, però).