Certo che con un giornalismo così...

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Titolone su repubblica.it di oggi: "OCSE vede ripresa, Italia al top". E subito sotto: "USA, disoccupazione record".

Analoghi titoli sugli altri quotidiani italiani.

Insomma, giornalismo della serie: non solo l'Italia va meglio di tutti, ma guardate cosa succede a quei cattivoni capitalisti-imperialisti-egemonisti; la logica esasperata del mercato a tutti i costi che poi si autodistrugge e collassa sotto il peso delle proprie contraddizioni interne, ecc. ecc.

Poi sono andato a guardare l'articolo. Ho trovato le seguenti frasi:

 

L'economia dei paesi Ocse continua a mostrare forti segnali di ripresa e dall'Italia arrivano le indicazioni più positive.

 

Primi! Siamo primi!

 

La notizia è accolta con molta soddisfazione dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: "C'è un diffuso ottimismo. C'è effettivamente una sensazione, anzi segnali concreti di una ripresa con il peggio della crisi ormai alle spalle, basta guardare i dati dell'Ocse. Anche per quanto riguarda i contatti con il mondo delle imprese c'è ottimismo". Il premier sottolinea inoltre il dato secondo il quale "L'Italia sta meglio di altri Paesi. Abbiamo superato anche l'Inghilterra. Siamo sesti contributori alle spese delle Nazioni Unite, terzi per quelle dell'Europa".

 

Ah, l'Inghilterra! La perfida Albione! L'ossessione del sorpasso, e il riferimento - assolutamente esilarante - ai contributi alle Nazioni Unite! Non li paga più nessuno, i contributi all'ONU. Più seriamente, essi sono legati al PIL totale, mentre per fare confronti fra paesi di solito si usa il PIL pro capite. Capita così che la Spagna nel 2009 paghi solo $80.7 milioni di contributi ONU contro i $138.1 dell'Italia, nonostante che la Spagna abbia superato l'Italia come reddito pro-capite già nel 2006 (dati OCSE [cliccate sul tab "Comparison with other OECD countries" per la riga "GDP per capita" sotto "macroeconomic trends - Gross Domestic Product (GDP) - size of GDP"]: nel 2007 il GDP per capita della Spagna era $31,586 (PPP) contro $30,381 per l'Italia). Nel 2008 il risultato finale darà una distanza ancor maggiore perché il PIL spagnolo è diminuito meno dell'italiano (anche se, per il momento, la loro disoccupazione è aumentata ben di più). Comunque BS, nella fretta di gioire, si è sbagliato: non è vero che abbiamo superato la perfida Albione nella specialissima classifica dei contributi all'ONU: nel 2009 il Regno Unito paga $180.6 milioni!

Ma veniamo alla parte sugosa dell'articolo, ossia all'indice che è aumentato, al ranking in cui siamo primi, finalmente, primi nel nostro posto al sole delle classifiche mondiali, come da sempre ci spetta grazie al fattivo operare del nostro magnifico governo.

 

Per l'Italia è avanzato di 1,3 punti dal mese precedente, mentre la crescita su base annua, pari a 10,8 punti, è la più consistente tra i paesi considerati. Secondo l'organizzazione in Italia l'economia è orientata su "espansione".

 

...Ma che cosa, cosa è cresciuto del 10.8% su base annua? Quando si parla di crescita economica ci si riferisce alla crescita del PIL reale (totale o pro capite), e una crescita del 10.8% fa effettivamente colpo. Poi però leggi più attentamente e scopri che a crescere del 10.8% è stato "il superindice". Si, proprio così, il superindice OCSE per l'Italia è cresciuto questo mese del 10.8% su base annua! Ma cos'è?? Non si sa, il giornalista di Repubblica non lo dice, si limita a menzionarlo ben quattro volte nel corso del breve trafiletto. Idem per i giornalisti degli altri quotidiani italiani. Evidentemente lo conoscono tutti così bene che non c'è bisogno di spiegarlo.

Una veloce occhiata ai dati OCSE [a sinistra, cliccate su "General Statistics" - Key Short Term Economic Indicators - Quarterly National Accounts (GDP constant prices)] rivela che come crescita del PIL reale, nel secondo trimestre 2009 (l'ultimo per il quale i dati sono disponibili) l'Italia è messa meglio di Spagna e Islanda, ma peggio di Francia, Germania, Irlanda, Giappone, Corea e USA. Era messa peggio in quelli precedenti, ed essendo la variazione totale la somma delle trimestrali, non credo proprio che sia messa meglio della media. Ad occhio e croce è messa peggio, ma non ho fatto la somma. Ma non dovrei deviare.

Andiamo quindi a cercare questo superindice OCSE. A naso, si tratta di un indice di "leading indicators" ovvero indicatori congiunturali che in teoria dovrebbero essere correlati con crescita futura. Ho trovato infatti questo news release dell'OCSE, che sembra essere la fonte dell'articolo di Repubblica.

Orbene, questi "composite leading indicators" sono un po' come una salsiccia: si prendono un bel po' di serie storiche, le si massaggia un po', le si butta in un calderone, le si cucina per bene, et voilà, ecco il superindice.

...Detto in modo più tecnico, si fanno i seguenti steps (p.4 del documento): si preselezionano le serie storiche (Reference series, Components series), si filtrano (Periodicity, Seasonal adjustment, Outlier detection, Cycle identification, Normalisation), si valutano (Length of the lead, Cyclical conformity, Extra/missing cycles, Performance), si aggregano (Weighting, Lag shifting & inversion, Aggregation), e si presentano (Amplitude adjusted, Trend restored, 12-month rate of change).

Una vera salsiccia d'alta qualità. Anzi, forse, una stupenda mortadellona da fare a fette, o cubetti ... Il problema qual è? Il problema è che non c'è ancora nulla da mangiare. È una mortadella-annuncio, una salsiccia-della-speranza, come i treni per Lourdes. Di lavori in più e di maggiori soldi in tasca per gli italiani, al momento, non ce n'è manco mezzo! C'è solo una bella torta volante in cielo, da usarsi come scusa per continuare a non far niente, per non riformare nulla, per lasciare tutto come sta: tanto funziona, visto?

Non solo, almeno ultimamente, pare che la performance previsiva del superindice si sia deteriorata (ottimo il pezzo di Mario, di cui mi son accorto solo ora purtroppo). Ma al giornalista di Repubblica, e al lettore mediano, queste cose non interessano. L'importante è avere ottimismo e pensare di essere primi senza aver fatto nulla di concreto. Tutto merito dello stellone, visto che lo stellone sempre ci assiste?

Forse che anche a Repubblica cominciano ad essere preoccupati per quello che potrebbe succedere alle "fabbriche di odio e di fango" a cui si riferisce Michele?

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Commenti

Ci sono 63 commenti

Grazie Giorgio :)

Aggiungiamo anche che il CLI si ottiene con serie storiche Istat e Bankitalia, quelle stesse istitutuzioni a cui i nostri eroi volevano dar fuoco per manifesto disfattismo, e il cerchio è chiuso.

 

Giorgio,

ottima riflessione chiarificatrice: la lettura di nfa è roba da educazione civica ormai. Certo, non c'è tempo a spigolare fra le messi di idiozie, incomprensioni e travisamenti che grondano dal giornalismo nostrano, ma a farlo si rende un bel servizio alla verità.

Aggiungo. Quanto è pagato il giornalista di Repubblica che ha scritto la tr...ta qui discussa? Ecco, Giorgio l'ha fatto gratis (ok ok,  a parte il costo opportunità del tempo di Giorgio). Alla redazione di Repubblica, se ci legge: vi prego, uno scatto di reni! Preparate meglio i vostri giornalisti, se proprio non ce la fate, avanti con un bel copia e incolla, basta che diciate da dove copiate.

Repubblica dovrebbe essere fra i botoli più rabbiosi e agguerriti del cosiddetto quarto  potere...e invece anche loro abbaiano alla luna senza costrutto...loro! Che fanno sempre le pagelline a tutti gli altri. A quest'ora magari Scalfari è già a nanna, o forse, chissà, è già al quinto foglio dell'esasperante editoriale che inonderà Repubblica domenica prossima...chissà che smetta di vergare il prossimo mattutino domenicale e legga nfa.

A proposito di giornalisti di "opposizione"...ma c'è qualcuno che la mattina, intorno alle 7, guarda la all-news della Rai, RaiNews 24? La BBC de noartri...Anche quella è robaccia: il suo direttore, Corradino Mineo, stamattina parlava di privatizzazioni con una parlantina, era insopportabile! Tra l'altro continuava a interrompere la giornalista seduta al suo fianco, spandendo le sue considerazioni su pericoli del mercato e quant'altro...allora ho guardato il suo profilo su wikipedia è ho capito: era un giornalista del Manifesto.

 

Il giornalista, si fa per dire, di Repubblica è pagato quanto quelli di CorSera e La Stampa o quelli delle TV. Nessuno di loro si è preso il fastidio di provare a capire.

 

Non se lo sarà giustamente letto nessuno, ma un paio di mesi fa avevo scritto questo editorialino non firmato sul Riformista, il mio ex giornale (ora sto al Fatto Quotidiano), perché la cosa puzzava anche a me...

Saluti a tutti

Venerdì l’Ocse ha pubblicato il suo “superindice” (CLI, Composite leading indicators) che prevede per l’Italia una fase di «possible expansion».

Come è successo sempre in questi mesi, tra i dati che quotidianamente produce l’organizzazione parigina alcuni vengono isolati e amplificati, diventano una sentenza sullo stato della crisi. «Ripresa, cinque segnali positivi», era il titolo di apertura del Corriere della Sera di ieri. Ancora più esplicito il Sole 24 Ore: «La produzione si risveglia». ll messaggio che arriva al lettore è chiaro: come dice da mesi Berlusconi, la crisi è solo psicologica, anche i numeri lo dimostrano. Però basta leggere dietro le sigle e dentro le tabelle per capire che ci vuole un po’ più di prudenza.

 Intanto il superindice indica «un’informazione qualitativa più che quantitativa», cioè serve a individuare il momento di svolta del ciclo economico (per esempio da recessione a ripresa), non l’ampiezza della correzione. E l’inversione di tendenza non è immediata, ma si verifica nel giro di qualche mese. Osservando le tabelle che indicano l’affidabilità statistica del CLI si nota anche che la deviazione standard di quello italiano (il parametro che misura la dispersione dei valori intorno alla media, più è alto meno affidabile è il dato) è da sempre la più elevata tra tutti i paesi coinvolti nella rilevazione. E ancora: tra gli indicatori italiani scelti per costruire il superindice non ve n’è alcuno direttamente legato all’occupazione. Mentre sappiamo che sarà proprio questo il problema dell’autunno, nonostante il mercato del credito sia migliorato e la produzione industriale stia gradualmente riprendendo almeno per reagire all’esaurimento delle scorte. Come ha avvertito più volte il Fondo monetario internazionale, anche quando l’economia ripartirà ci sarà un gap di almeno sei mesi o un anno prima che gli effetti si sentano sull’occupazione. Quindi la ripresa prevista dal superindice potrebbe essere percepita dai cassintegrati italiani, se va bene, nel 2011.

Tecnicismi, certo, ma che non vengono mai esplicitati, preferendo affidare i messaggi di ottimismo a pochi numeri di immediata – anche se illusoria – comprensione. Altre cifre, invece, raggiungono la prima pagina meno di frequente, come le revisioni al ribasso dell’Istat sull’andamento del Pil: non è ancora sicuro che quest’anno riusciremo a evitare un tracollo di sei punti percentuali, dipende da come andrà l’ultima parte dell’anno. Ma dirlo, e scriverlo, rischia di rovinare il clima.

 

Nella determinazione del Pil bisogna anche tener conto della componente statale molto rilevante per l'Italia che, tenuto conto del metodo di calcolo, contribuisce a far media con la componente privata che quindi cade più della media.

E' appunto tale componente che storicamente fa si che in fase di recessione in Italia la sua caduta (o minor crescita) risulti meno rilevante che negli altri paesi industruializzati.

Inoltre bisogna altresi' considerare che la quota di Pil relativa agli immigrati è aumentata notevolmente negli ultimi anni e quindi, visto che il PIL è praticammente stabile da una decina di anni gli Italiani si sono impoveriti e stanno utilizzando il capitale accumulato per mantenere costante il livello di reddito   

Eppure nel rapporto OCSE qui linkato c'è la pagina Methodological Notes che al paragrao iniziale Purpose conclude: Altough the CLIs attempt to predict movements in the output gap, they should not be interpreted as providing exact forecasts.Non penso neppure a marchette mediatiche. E' solo superficialità, tanto per essere generosi.

 

 

Non è solo un problema di giornalismo, un giornalista non è tenuto ad avere un PhD. Purtroppo certi indicatori aggregati sono frutto di un pessimo modo di "fare economia". Si guarda ai dati perché si vuole dare una parvenza di scientificità ai propri argomenti, ma alla fine ci si comporta da maghi-santoni che mescolano i numeri in uno strano calderone, spesso serie molto correlate fra loro, senza capire bene cosa si vuole ottenere da questi numeri, e con la pretesa più o meno velata che abbiano valore previsivo. 

Purtroppo questi personaggi sono ascoltati, sono presenti nelle banche centrali, nelle istituzioni di ricerca, e sono pertanto ripresi anche dai giornalisti che credono nella reputazione di queste istituzioni. 

Suvvia, i leading index non sono cosi pessimi. Vi sono ricerche econometriche serie su di essi, per esempio i lavori di Stock e Watson.

Solo che i giornalisti devono dire chiaramente che si tratta di previsioni, non di crescita economica avvenuta. E che la disoccupazione e' un lagging index che migliorera dopo, non prima, di altri indici.

Grazie Giorgio per l'intervento: appena ho letto la notizia sul corriere della sera mi prudevano le dita. Se trovo il tempo preparo un grafico con l'evoluzione del PIL pro-capite PPP di Italia, Spagna, Francia, Germania e UK negli ultimi anni, per mostrare un quadro piu' corretto della situazione. Il CDS scrive:

 

L'Organizzazione: forti segnali di crescita
Ocse: c'è ripresa, Italia al top
«Noi il sesto Paese più ricco»
Berlusconi: «Superata la Gran Bretagna, siamo i sesti più ricchi al mondo».
Tremonti: «Tempo galantuomo»

[...] L'Italia ha ormai sorpassato la Gran Bretagna per prodotto interno lordo (Pil) e quindi è ormai la sesta nazione più ricca tra i Paesi industrializzati dal mondo. [...]

 

Vale la pena di notare il linguaggio falso, superficiale e tendenzioso di questo pezzo di disinformazione, che eredita peraltro una lunga tradizione in materia.

L'Italia viene definita 6o Stato "piu' ricco" del mondo, ma questa affermazione e' fuorviante, per diversi motivi.

Per prima cosa il giornalista ha omesso di indicare nel titolo per quale parametro gli Stati sono stati confrontati: il PIL nominale complessivo.  Inoltre solo nel testo si aggiunge "tra i Paesi industrializzati", altrimenti la Cina e forse altri Stati come l'India supererebbero l'Italia.  Perche' la Cina non rientri tra i Paesi industrializzati nel 2009 rimane poi discutibile.

Ora, se l'Italia ha un grande PIL in termini nominali significa che la sua economia e' produttiva, in termini nominali, semplificando si puo' scrivere che la sua economia e' grande. Se si volesse informare correttamente e in maniera comprensibile bisognerebbe scrivere "in termini di PIL nominale, l'Italia e' la 6a economia al mondo tra gli Stati di antica industrializzazione". 

L'aggettivo "ricco" e' sbagliato anche perche' nel linguaggio corrente si applica a persone fisiche e significa "dotato di ampie risorse" presumibilmente poi anche accumulate o ereditate nel tempo, non necerssariamente prodotte nell'ultimo anno. Se si vuole usare l'aggettivo "ricco" per uno Stato, sarebbe onesto e corretto definire "ricco" uno Stato dove il cittadino medio e' ricco, o al limite produttivo nell'ultimo anno (come accade per USA, Svizzera, Norvegia). Uno Stato come l'Italia dove il cittadino medio sia in termini nominali sia in termini reali e' povero rispetto agli Stati di piu' antica industrializzazione dovebbe essere definito "povero".  Personalmente rtitengo che i politici e i giornalisti che definiscono l'Italia un Paese ricco sulla base del PIL totale, specie nominale, sono ignoranti, incapaci di comprendere la realta' e/o disonesti.

del pezzo di Repubblica e' la frase "Secondo l'organizzazione in Italia l'economia è orientata su "espansione"."

Mi ricorda quel film con John Belushi, 1941, dove un generale spiega i vari livelli di allarme per una presunta invasione giapponese a Hollywood, e ad ogni livello di allarme si vede un vecchio semaforo che passa da blu a giallo a rosso. Assolutamente da spisciarsi.

Non so se questo mio commento e' una difesa della stampa italiana o una chiamata a correo per tutta la stampa internazionale. Anzi non commento e riporto pari pari.
Il Financial Times scrive:

 

OECD data point to strong signs of recovery

All the world’s big economies are seeing strong signs of recovery from the worst global recession since the Great Depression, according to data from the Organisation for Economic Co-operation and Development.
A measure of future economic activity by the Paris-based international organisation points to “expansion” across OECD developed economies as well as six big emerging markets in September for the first month since early 2007.
The strongest recovery is forecast to be in China, France, Italy and the UK, with Canada and Germany also showing tentative signs of expansion.

 

E Le Figaro scrive con maggiore entusiasmo:

L'OCDE voit des «forts signaux» de reprise
 
L'Organisation de coopération et de développement économiques voit des signes tangibles de croissance en France, en Italie et au Royaume-Uni. La reprise s'amorce également aux Etats-Unis et au Canada.

…. L'indicateur composite avancé pour la zone OCDE a augmenté de 1,3 point en septembre, à 100,6 contre 99,3 en août (révisé de 99,2) et est désormais supérieur de 3,4 points à son niveau d'un an auparavant.

Il Wall Street Journal idem. Il FT non doveva nemmeno tradurre, eppure scambia sistematicamente expansion con recovery, rispetto al significato originario dato dall'OECD per questo indice composite leading indicators

 

Rispetto alle menate della stampa italiana che titola Italia 6o paese piu' ricco al mondo, mi sembra che la qualita' della stampa estera, rispetto al livello miserevole di quella italiana, sia assolutamente decente.

e' la parolina inglese "FORECAST" che fa la differenza, non credi?

Ma esattamente mi sai spiegare di quale "recovery" avrebbe bisogno la Cina che non è mai andata in recessione?

Ogni volta che leggo questi svarioni dei "grandi" media mi chiedo quanti devono essere i "danni da disinformazione" che il cattivo giornalismo fa alla opinione pubblica. Soprattutto in economia.

Un sorriso esterrefatto

C.

Ho dei dubbi sul soprattutto: in informatica sono almeno altrettanto sballati. E non c'è manco la scusa di far favori a chichessia: semplicemente ne scrive gente che non ne capisce un' h. E in fisica è pure peggio (non ne capisco molto ma basta per dare un giudizio).

Immagino la cosa si possa estendere ad ogni disciplina.

Stanno dando grande sfoggio della loro competenza or ora al TG3 - Linea Notte

si, perche' dopo i due brunetta ora ci sono anche i due tremonti! cosi' esultava GT ieri, come riportato dal corriere:

TREMONTI - «Sono tanti anni che stavamo indietro, sembrava che altri fossero pecore bianche e noi quella nera», è stato il commento Tremonti sui dati Ocse. «Stiamo andando nella media dei grandi Paesi, nella media dell'Europa. Noi l'avevamo detto prima della crisi. Altri avevano le economie drogate dalle carte di credito e dalle bolle finanziarie, noi andavamo avanti con la manifattura. Il tempo è stato galantuomo, ora dobbiamo insistere. Occorre evitare che arrivi un'altra crisi. Altri devono controllare di più: in Italia lo abbiamo fatto abbastanza bene».

ma qualcuno gliel'avra' spiegato che tirare fuori un tasso di crescita dai composite leading indicators vuol dire fare una PREVISIONE CONGIUNTURALE?

no, perche' mi pare che un po' di tempo fa il nostro ministrone indossasse la tunica del profeta geremia e andasse in giro dicendo che le previsioni di breve periodo non si possono e non si devono fare.

 

 

 

 

no, perche' mi pare che un po' di tempo fa il nostro ministrone indossasse la tunica del profeta geremia e andasse in giro dicendo che le previsioni di breve periodo non si possono e non si devono fare.

 

Appunto: ma gli economisti non dovevano tacere?

Ora tirano fuori un superindice (che altro non è che un crogiuolo di previsioni buttate lì a caso e prive di reale sostanza) che pone l'Italia in testa: ergo il buon Tremonti può dire che siamo il migliore paese al mondo, governato dal miglior presidente del consiglio della storia dell'umanità coaudiuvato dal più grande esperto di economia (non economista, sia chiaro) al mondo. Urge che qualcuno spiega al buon Tremonti cosa sia questo superindice (qualcuno che non sia un economista, sia ben inteso).

E questo pezzo indimenticabile?

La Russa, che ancora una volta prende le mosse dell'aspirante premio Nobel Brunetta, e dinnanzi alla questione del crocefisso invita i fautori della rimozione dello stesso a "morire", parla "di organismi internazionali che non contano nulla" (perchè egli non è d'accordo con quanto essi dicono), e infine insulta gli ospiti della stessa trasmissione che lo hanno preceduto sostenendo tesi contrarie alle sue.

Poi c'è Sposini, che lascia La Russa liberissimo di sbraitare la sua foga...e notate la postura dei due: Sposini intimidito, che replica a smozzichi di parole con il busto proteso in avanti in un inchino irriflesso; dall'altra parte La Russa, sicuro di sè, che fa battute e si incazza, grida e si guarda intorno imponendo tempi e contenuti della discussione, manco fosse il padrone di casa.

Anche da questi episodi si capisce chi è il padrone della baracca RAI: i politicanti al potere al momento, che vanno nei salotti televisivi a sciacquarsi la bocca e a pulirsi le suole su zerbini pavidi e ignoranti.

 

Questo articolo mi ha fatto tornare in mente un indice prematuramente scomparso. Fece la sua comparsa nel 2006, ebbe vasta eco sui media, durò un paio d'anni e poi morì, improvvisamente, senza dare preavviso. Nessuno ne parlò più, nessuno ne sa più nulla.

A quanto pare sono l'unico a sentirne la mancanza o, quanto meno, a volerne avere notizie: ho provato anche su "Chi l'ha visto?", ma pare l'argomento non interessi.

In questi giorni ho avuto la conferma dei miei timori: l'indice non è fuggito all'estero ma è probabilmente rimasto vittima di oscuri intrighi di palazzo. Quello stesso palazzo che dice ignorare quanto dice l'OCSE quanto porta dati reali sul PIL o l'ISTAT quando rilascia dati veri sull'occupazione per poi affermare che "il tempo è galantuomo" quando la stessa OCSE tira fuori dati a caso puramente previsionali.

Avete capito di cosa sto parlando? Un indizio: l'indice era fornito dall'ISTAT.

Mr. Prezzi?

Alle osservazioni avanzate da Giorgio e dai lettori, che condivido ampiamente, vorrei anche aggiungere la seguente, che potremmo battezzare come la regola del "chi fa dei grandi scendi-sali  ... rimane indietro".

Considerate, a titolo di esempio, due paesi che abbiano un reddito iniziale di 100.

- Paese A, scende del 5% e risale poi del 4%: risultato finale è 98.6.

- Paese B, scende del 10% e risale poi dell'8%: risultato finale è 97.2.

Vorrei ricordare che la discesa percentuale del PIL italiano, integrata sul tempo trascorso da inizio crisi ad ora, è stata seconda solo a quelle di Germania ed Irlanda. Quindi anche ammesso, e certamente non concesso, che la previsione del "superindice" risultasse per caso azzeccata ....

 

Stamani sul Corriere on line titolone sull'approvazione della riforma sanitaria "di Obanma" da parte della Camera dei rappresentanti, che dovrebbe ora passare al Senato per l'approvazione definitiva. Come in Italia. Secondo l'Economist, in realtà Obama ha chiesto a Camera e Senato di formulare due piani di riforma, indicando solo alcune linee guida. Una volta approvati i due piani, i rappresentanti delle due assemblee dovrebbero trovare un compromesso che, presumo sarebbe poi votato di nuovo  dalla due assemblee. Chi ha ragione? Io direi a naso l'Economist, sulla base della reputazione. Aspetto lumi dagli amerikani in loco. In ogni caso uno dei due giornali dice una sciocchezza

 

 

E' il "di Obama" che ti da fastidio? Mi sembra un peccato veniale. La camera ha certamente inserito diverse norme che non piacciono ad Obama, ma se una legge passera' sara' certamente considerata la riforma "di Obama". La legge comunque verra' certamente cambiata al senato.

mi permetto di rompere la vostra monolitica certezza sull'incompetenza di noi giornalisti italiani dicendo che siamo in buona compagnia.

Il sorpasso è stato accettato e annunciato dalla stessa Inghilterra come riportava in prima pagina il dailytelegraph il 23 ottobre scorso. Un fatto ripreso da molti giornali, anche italiani, il giorno dopo.

 

ecco il link dell'articolo 
www.telegraph.co.uk/finance/financetopics/recession/6418344/UK-economy-overtaken-by-Italy.html

 

Ora, come nel caso del sorpasso spagnolo ai nostri danni di qualche anno fa, sono classifiche di scarso valore. Anche il Telegraph, notoriamente vicino ai conservatori le ha dato risalto solo per colpire il governo Brown. Rimane il fatto che due convinzioni emerse nei vostri articoli e commenti sono false

1) Berlusconi si è inventato una panzana propagandista e i giornali se la sono bevuta senza capirla. La fonte era autorevole (l'istat inglese) e lui si è limitato a sfruttarla. A quel punto i giornali, di qualsiasi colore, non potevano non riportarla

2) L'affermazione  è sbagliata e impresentabile, perché pur nella sua contestabilità ha una base economica e statistica.

Alla fine dei giornalisti italiani si può dire solo che non sono peggio di quelli inglesi

Il Telegraph scrive "The fall in Britain’s comparative size since then has been due partly to the devaluation of the pound by almost a third and partly to the severity of the recession." Nell'articolo di Repubblica, la spiegazione relativa al tasso di cambio non mi sembrava ci fosse. I giornali italiani non potevano non riportare la dichiarazione di Berlusconi, ok. Avrebbero pero' potuto spiegarla. Non lo hanno fatto.

 

A quel punto i giornali, di qualsiasi colore, non potevano non riportarla

 

Il problema vostro e' che qualcuno vi ha fatto credere che il lavoro del giornalista sia semplicemente quello di riportarle, le notizie. Errore. Il giornalista dovrebbe avere un ruolo sociale ben piu' profondo ed importante, che vada ben oltre quello di semplice gira-parole. Per quello al limite ci sono le agenzie.

Sono d'accordo con te che il cattivo giornalismo esista anche nei paesi anglosassoni ma la nostra qualita', mi spiace dirlo, e' ben piu' bassa.

Caro Luca,

a dir la verità l'articolo del Telegraph lo abbiamo discusso in un altro commento, che mi permetto di segnalarti. In sintesi, se leggi l'articolo troverai affermazioni come le seguenti:

 

The fall in Britain’s comparative size since then has been due partly to the devaluation of the pound by almost a third and partly to the severity of the recession. The UK dropped behind France last year largely thanks to the weakness of the pound.

 

Quindi i giornalisti inglesi hanno ben presente, a differenza di buona parte di quelli italiani, il ruolo che ha giocato il tasso di cambio nel ''sorpasso''.

Quando sostieni essere falsa la seguente ''ricostruzione'':

 

1) Berlusconi si è inventato una panzana propagandista e i giornali se la sono bevuta senza capirla. La fonte era autorevole (l'istat inglese) e lui si è limitato a sfruttarla. A quel punto i giornali, di qualsiasi colore, non potevano non riportarla

 

devi fare un po' più di sforzo. Certo che era dovere dei giornali inglesi e italiani riportare la notizia, questo nessuno lo contesta.

Era però anche dovere dei giornali fornire un po' di contesto esplicativo spiegando (come minimo) che il risultato era in buona parte dovuto alla svalutazione della sterlina. I giornali inglesi lo hanno fatto, sia quelli di simpatia Tory sia quelli di simpatia Labour.  I giornali italiani no, per cui si sono attirati l'accusa di incompetenza.

Guarda Luca, non c'è niente di male a fare una cappellata, succede; le facciamo tutti. La cosa importante è cercare di capire che si è sbagliato e cercare di fare meglio la prossima volta. Le reazioni stizzite tipo ''non siamo peggio degli inglesi'', quando in questo caso è abbastanza ovvio che non è vero, non portano invece da nessuna parte e in particolare a nessun miglioramento della qualità dell'informazione.

 

Visto che ci siamo... al contrario di quanto affermi, le "classifiche" non sono di scarso valore. Il punto e' che per commentarle bisogna avere un'idea di come si costruiscono le statistiche ivi riportate.

La "classifica" che riportava il sorpasso della Spagna e' costruita secondo le modalita' spiegate da Sandro nel suo ultimo pezzo. Le cifre sono PPP adjusted.  Nel 2007 (stima OECD (OCSE)) il PIL pro-capite spagnolo era circa il 13% piu' alto di quello italiano.

 

mi permetto di rompere la vostra monolitica certezza sull'incompetenza di noi giornalisti italiani dicendo che siamo in buona compagnia.

Il sorpasso è stato accettato e annunciato dalla stessa Inghilterra come riportava in prima pagina il dailytelegraph il 23 ottobre scorso.

 

Certamente l'incompetenza e la disonesta' sono diffuse in tutto il mondo e sembra che ovunque sia giornalisti che politici si distinguono in entrambe. Tuttavia confrontando l'articolo citato del Daily Telegraph con quello del Corriere della Sera risulta confermata aneddoticamente la tesi generale che i giornalisti italiani sono piu' incompetenti e piu' disonesti di quelli oltre le Alpi, nel caso particolare di quelli inglesi.

Infatti il Daily Telegraph almeno nel testo dell'articolo informa correttamente i lettori che "The fall in Britain’s comparative size since then has been due partly to the devaluation of the pound by almost a third and partly to the severity of the recession."  Cio' e' gia' stato sottolineato da Sandro Brusco ma repetita iuvant. Invece nel Corriere della Sera questa utile informazione viene omessa, e lo stesso accade (per quanto so quasi ovunque) negli altri mezzi di informazione italiana.

Inoltre la scelta dei vocaboli da parte dei giornalisti italiani conferma la loro peggiore qualita' rispetto a quelli inglesi, in questo caso. Infatti il Corriere della Sera, come diversi altri giornali scrive che "l'Italia e' il sesto paese piu' ricco" (poi aggiunge, tra quelli industrializzati) cercando di far passare l'idea che anche gli italiani sarebbero, mediamente, i sesti piu' ricchi al mondo.  Invece il giornale inglese scrive molto piu' correttamente "UK economy overtaken by Italy". Il confronto in cui l'Italia ha superato l'Inghilterra e' il totale dei beni prodotti in un anno nei due Paesi in termini nominali delle due monete usate e messe in relazione col cambio sterlina - euro. Quindi il confronto e' tra economie, in termini nominali.

In termini economici la misura piu' vicina al concetto abituale di ricchezza e' il PIL pro-capite a parita' di potere d'acquisto (visto che quanto viene prodotto viene consumato, prevalentemente, nello stesso Stato e consiste primariamente in servizi).  Un Paese puo' avere un PIL elevato ma i suoi cittadini possono essere ad un livello miserabile di poverta', se sono tanti. Il PIL di uno Stato come l'Italia e' grande solo perche' pur essendo gli italiani immagino intorno al 15o posto nel mondo come PIL PPP pro-capite, essi sono 60 milioni e quindi molti di piu' dei veri Paesi ricchi come Svizzera, Irlanda, Norvegia, Svezia: solo moltiplicando un piccolo numero del PIL per un grande numero di persone l'economia italiana risulta tra le maggiori dei Paesi industrializzati.

Nel confronto tra politici, fermandoci solo ai due articoli citati, devo invece concludere che lo Shadow Chancellor George Osborne e' sullo stesso livello di Berlusconi e Tremonti: nessuno dei tre accenna al fattore del cambio sterlina - euro, che nella variazione del PIL nominale negli anni recenti e' il fattore di gran lunga dominante. E se i giornalisti di entrambi i Paesi avessero voluto fare vera e corretta informazione avrebbero dovuto dare le definizioni di PIL nominale e PPP e possibilmente includere due grafici degli ultimi 10 anni di entrambe le quantita' per i due Stati e pro-capite.

Per concludere, sempre in base ai due articoli citati, devo rilevare che fanno una figura migliore i due politici italiani citati (Berlusconi e Tremonti) che correttamente parlano di economia italiana che ha superato quella inglese, pur omettendo "in termini nominali" rispetto ai giornalisti italiani del Corriere della Sera che disinformano probabilmente per incompetenza o comunque seguendo una insulsa tradizione di informazione manipolata e scorretta, scrivendo di Italia Paese "ricco" invece che Paese "con una grande economia".

 

 

Alla fine dei giornalisti italiani si può dire solo che non sono peggio di quelli inglesi

 

No no, sono peggio...e lo sa perchè? Perchè non solo ci ammanniscono robetta come quella che qui viene impietosamente sbugiardata, ma lo fanno pure con il rimborso a pie di lista dei contributi pubblici. E questa sarebbe la qualità dell'informazione che i contributi di stato dovrebbero tutelare? Questa sarebbe la stampa libera che ancora regge i colpi del regime italiano? Ma per favore...

Infine, un passo in avanti lo possiamo ancora fare: possiamo dire che i giornalisti italiani non sono peggio di nessuno, basta non fare confronti. Del resto come si dice: nemo miser, nisi comparatus.

Però a parte tutto non capisco questo voler cercare compagnia: cosa cambierebbe se anche gli inglesi avessero detto le stesse castronerie (cosa che comunque non è)? Cos'è: tutti insieme è mezza festa?

Il post di Luca.i è molto interessante. L'obiettivo è difendere la categoria cui appartiene (giornalisti italiani). Tre commenti

1) La difesa è semplice: l'hanno fatto anche gli inglesi. Adesso, come vari hanno notato, gli inglesi l'hanno fatto, ma non l'hanno fatto così male - almeno capiscono che il sorpasso è dovuto alla svalutazione della sterlina. E poi, si converrà, anche fosse vera la difesa è un po' deboluccia. Non ho sentito molti giornalisti difendere i banchieri che buttavano soldi perché così facevan tutti (perché in quel caso, lo facevan proprio tutti). E comunque, quale provincialismo... oh l'hanno detto gli inglesi, di loro ci si può fidare...

2) Poi si passa a dar sfoggio di competenza, riportando con nonchalance il caso del sorpasso degli spagnoli. E qui invece fa sfoggio di incompetenza, ancora una volta, perché in questo caso il confronto vale a parità di potere d'acquisto.

3) Ma c'è anche la parte in attacco. Prima riferisce con ironia alla nostra

monolitica certezza sull'incompetenza di noi giornalisti italiani

Si parla di "monolitica certezza" di fronte a critiche non sostanziate. Non è questo il caso, mi pare. Abbiamo chiare ragioni, chiaramente espresse. Potremmo aver sbagliato, ma abbiato argomentato.

Per quanto riguarda le nostre

convinzioni [.... che] sono false

mi spiace ma non ha capito proprio nulla. Innanzitutto non abbiamo contestato i dati, ma la loro interpretazione. (Il riferimento all'Istat inglese è una chicca da ricordare).

La panzana di Berlusconi sta nell'interpretazione. E si badi bene, non è che una interpretazione vale l'altra: una ha senso e l'altra no. Se lei oggi dichiara che la Roma ha vinto, perché ha fatto 1-1 con l'Inter, ha i dati corretti ma l'interpretazione errata. La base statistica di cui parla non esiste.

Con questo post, mi spiace dirlo, ha aggiunto arroganza a incompetenza. A questo modo vi berrete anche la prossima di panzana.

 

Credo che sarebbe indispensabile, a questo punto, spiegare la metodologia per ottenere i PPP, i suoi pregi ed i suoi difetti.

 

Credo che sarebbe indispensabile, a questo punto, spiegare la metodologia per ottenere i PPP, i suoi pregi ed i suoi difetti.

 

Ecco fatto: Wikipedia: Inglese ed Italiano.

Nota, comunque, che pregi e difetti dei calcoli a prezzi costanti o a PPP (che son due cose diverse) sono del tutto secondari rispetto al dibattito in corso. Il problema non è "cosa è meglio", il problema è "cosa vogliono dire certi numeri".

racconto di un simpatico siparietto sul Corriere che dimostra come i titoli della sua sezioni online sono alcune volte scritte da ex-redattori di novella2000

DSK e la cameriera, take 1, ore 7:48

DSK e la cameriera, take 2, ore 8:14

 

beh, quanto meno hanno aggiustato il tiro subito :)

(per completezza, la stampa metteva "la cameriera ha mentito" tra virgolette, repubblica non ho controllato)

 

Fra l'altro, nella confusione giornalistica che regna nei quotidiani online italiani c'è un'altra cosa che mi lascia estereffatto. Molti articoli vengono editati senza che venga fatta menzione di cosa sia stato cambiato e perché. Questo è secondo me molto grave, perché si possono fare dei resoconti palesemente sbagliati e poi correggerli senza che ne rimanga traccia (a parte nella cache di google per breve periodo). Facile essere nel giusto così: accountability vorrebbe che questo comportamento sia cambiato. Normal practice su NYT, FT, etc è indicare cosa è stato cambiato nell'articolo e perché (Slate.com arriva sino a fornire un link alla precedente versione). Ma forse sto chiedendo troppo al momento ai giornali italiani :)

 

Fra l'altro, nella confusione giornalistica che regna nei quotidiani online italiani c'è un'altra cosa che mi lascia estereffatto. Molti articoli vengono editati senza che venga fatta menzione di cosa sia stato cambiato e perché. Questo è secondo me molto grave, perché si possono fare dei resoconti palesemente sbagliati e poi correggerli senza che ne rimanga traccia (a parte nella cache di google per breve periodo). Facile essere nel giusto così: accountability vorrebbe che questo comportamento sia cambiato. Normal practice su NYT, FT, etc è indicare cosa è stato cambiato nell'articolo e perché (Slate.com arriva sino a fornire un link alla precedente versione).

 

Nei Paesi civili i mezzi di comunicazione competono per dare informazioni utili e fruibili e quindi essere scelti da lettori istruiti interessati ad avere informazioni, in Italia i mezzi di comunicazione fanno propaganda e disinformazione per gli interessi dei loro proprietari, e lettori poco istruiti e creduloni li comperano per leggere la propaganda della propria fazione.

Nei Paesi civili le leggi vengono elaborate ed applicate con l'obiettivo del bene comune, in Italia le leggi vengono elaborate per il vantaggio di chi legifera e poi vengono applicate ai nemici e interpretate per gli amici. Sono tutti aspetti coerenti della cultura italiana che si compenetrano e tengono insieme l'uno con  l'altro...