Chi è più eleggibile fra Clinton e Obama?

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È ormai quasi certo che nessuno dei due candidati democratici alla presidenza si presenterà al congresso nazionale con un numero di delegati sufficiente a raggiungere la maggioranza dei voti necessaria ad ottenere la nomination. L'esito dipenderà dal voto dei "superdelegati" (membri democratici del parlamento ed altri dirigenti di partito), che costituiscono circa il 20 per cento degli aventi diritto al voto.

Hillary Clinton, che sta perdendo nel confronto dei delegati eletti, sta cercando di convincere i superdelegati che contro McCain è lei la più forte. Le danno ragione, per ora, alcuni calcoli basati su sondaggi a livello statale, che riporto aggiornati quotidianamente sul sito presidentforecast.andreamoro.net (in inglese). In questo articolo spiego (in italiano) la metodologia usata e riporto le previsioni relative ai sondaggi più recenti.

Occorre innanzitutto anticipare, per chi ancora non lo sapesse, che il presidente USA non viene eletto direttamente dal popolo, ma da 538 grandi elettori, eletti su base statale. I grandi elettori sono ripartiti in base alla popolazione di ciascuno dei 50 stati (più il District of Columbia): per esempio alla California sono assegnati 55 elettori, allo stato di New York 31. Agli stati più piccoli sono assegnati 3 grandi elettori. In quasi tutti gli stati tutti gli elettori sono assegnati al candidato che riceve più voti (le eccezioni sono il Maine ed il Nebraska, che assegnano 2 elettori in base a chi ottiene la maggioranza nell'intero stato, ed il resto degli elettori in base a chi riceve più voti in ciascuno dei distretti elettorali che vengono usati per eleggere i rappresentanti alla camera).

Il risultato delle elezioni presidenziali dunque dipende non dall'ottenere la maggioranza dei voti a livello federale, ma dal risultati in ciascuno stato. È possibile che chi ha la maggioranza su base federale non venga eletto, come è successo ad Al Gore nel 2000 contro Bush, sostanzialmente perché Gore aveva maggioranze ampie negli stati in cui vinceva, mentre perdeva di poco negli altri stati (si ricordi che Gore perse i 27 elettori della Florida per circa 537 voti, per poi perdere la presidenza per 5 grandi elettori).

Per prevedere il vincitore delle presidenziali ho deciso dunque di ignorare i sondaggi nazionali e di analizzare i sondaggi statali. Il sito electoral-vote.com è una fonte insostituibile di informazioni sulle elezioni, e riporta i dati di vari sondaggi a livello statale di come Clinton ed Obama si comporterebbero contro McCain.

In prima approssimazione si possono semplicemente sommare i grandi elettori assumendo che il candidato che ha la maggioranza nel sondaggio vinca con certezza i grandi elettori di quello stato (e dividendo a metà gli elettori in caso di parità nel sondaggio). Basandosi sugli ultimi sondaggi, Obama risulta notevolmente svantaggiato rispetto a Clinton:

 
 
Clinton vs. Mccain
 
Obama vs. Mccain  
Totale Voti Elettorali (maggioranza:270)   287.5  237
 

Il problema principale di Obama è che perde alcuni stati cruciali, anche se di poco. Per esempio, perde solo per un punto percentuale Florida, e Ohio, che totalizzano 47 grandi elettori. I sondaggi per Clinton invece prevedono una consistente vittoria in entrambi gli stati.

Essendo i sondaggi una misura imprecisa dell'opinione degli elettori, sarebbe utile dunque tenere conto dei margini di vittoria in ciascuno stato. Per tenere conto dei margini di vittoria, è possibile calcolare le probabilità che ciascun candidato ha di vincere ciascuno stato basandosi sul margine di errore riportato dai sondaggisti. Si tratta di calcoli piuttosto semplici per chi è avvezzo di statistica. Per chi non lo è, basti capire che, se il margine di vittoria di un candidato è di 20%, la probabilità che questo candidato vinca le elezioni (se si svolgessero nella data del sondaggio) è molto più alta che se il margine è dello 0.1%.

È possibile, sotto certe ipotesi, calcolare queste probabilità in modo esatto. Per esempio, una sconfitta nei sondaggi dell'1% in Florida per Obama implica una probabilità di vincere la Florida di circa il 35%. Questo significa che se simulassimo lo svolgimento delle presidenziali in Florida in base a questi parametri, nel 35% dei casi vincerebbe Obama, e nel 65% dei casi vincerebbe McCain. Facendo la media di molte simulazioni, Obama otterrebbe dalla Florida, in media, 9.45 voti elettorali (il 35% di 27). Somando queste medie per ciascuno stato, si ottengono questi risultati:

  Simulazioni
 
Clinton vs. Mccain
 
Obama vs. Mccain  
Media voti elettorali (maggioranza: 270)
 
290.2 (± 16.0)  263 (± 20.8)  
Percentuale di vittorie
 
94%35.5%
 

L'ultima riga riporta la precentuale di simulazioni in cui il candidato democratico risulta vincitore delle presidenziali. La situazione di Obama è dunque migliore di quella riportata nel semplice calcolo riportato nella prima tabella. Esiste una concreta possibilità per lui di vincere le elezioni, anche se inferiore al 50 per cento. Il dato fra parentesi dopo la media è lo scarto quadratico medio, una

misura della variabilità della previsione data dalla media. Per dare un'idea più precisa di questa variabilità, questo grafico illustra l'intera distribuzione della previsione dei voti elettorali. L'altezza degli istogrammi rappresenta la probabilità che le elezioni risultino con un numero di voti eletorali riportati in ascissa (si ricordi che la maggioranza è 270 voti).

distribuzione_0

Il sito presidentforecast.andreamoro.net riporta questi calcoli aggiornati all'apparire di nuovi sondaggi, assieme ai dettagli di ogni stato ed a vari grafici con l'andamento temporale di questi calcoli. Analizzando i dati dei singoli stati in dettaglio, si scopre che, come riportato sopra nel semplice calcolo di chi vince e chi perde ciascuno stato, la differenza cruciale la fanno Florida ed Ohio. Chi vince questi stati vincerà le elezioni.

Queste previsioni sono certamente tanto valide quanto lo sono i sondaggi statali. Inoltre, anche piccole differenze da sondaggio a sondaggio possono causare forti variazioni di queste previsioni, specie se provengono da alcuni stati chiave. La variabilità delle statistiche da me calcolate si può notare da questo grafico, che riporta la probabilità di ciascun candidato di vincere le presidenziali in base ai sondaggi disponibili ad una certa data (la versione aggiornata di questo grafico si trova qui).

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Per esempio il 12 Aprile i sondaggi indicavano Clinton perdente contro McCain con certezza. Confrontando i sondaggi a livello statale del 12 Aprile con quelli di oggi si nota che Clinton era data praticamente perdente con certezza in Ohio il 12 aprile, mentre appare oggi probabile vincitrice. Un cambiamento di previsione simile è avvenuto in altri stati: Arkansas (6 elettori), Minnesota (10 voti), Michigan (17 voti). Persino nello stato del New York che l'ha eletta senatrice, Clinton vinceva contro McCain con un margine di soli 2 punti percentuali il 12 aprile, mentre oggi è data vincitrice di 29 punti percentuali.

La variabilità della media dei voti elettorali è inferiore a quella della probabilità di vittoria, come si può notare da questo grafico.

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È opportuno dunque interpretare questi calcoli con cautela. Se fossi un dirigente del partito democratico però farei commissionare dei sondaggi molto accurati in alcuni degli stati cruciali, come Florida e Ohio.

Nota: per ottenere queste previsioni ho rispolverato alcuni calcoli che

avevo approntato durante la campagna elettorale delle presidenziali

2004, e che avevo riportato con discreto successo di visite in questa pagina (in inglese).

 

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Commenti

Ci sono 14 commenti

Che tu sappia hanno già fatto dei sondaggi includendo Bob Barr, il probabile candidato Libertarian e former Republican congressman? Sul suo sito (che, ovviamente, non è fonte particolarmente imparziale) citano un sondaggio che lo dà al 6% nazionale. Non ho visto però sondaggi stato per stato.

 

 

Non per fare quello ossessionato dall'argomento (in realta' un po' lo sono), ma mi spiegate quante possibilita' ha ancora la Clinton?

I media la danno ancora in gioco, ma a me sembra che giochino con la cosa oramai. Puo' veramente trovare 300 superdelegates pronti a votare per lei e compensare i 150 pledged delgates di vantaggio con cui lui si presentera' alla convention? Anche ammettendo i voti della Florida (sul michigan francamente mi sembra impossibile sostenere la di lei causa: lui non era nemmeno sulle schede) la situazione non cambierebbe cosi' drasticamente.

Io mi sono fatto l'idea che oramai questa fase sia finita. Sandro in un'altra discussione mi sembrava sulla stessa linea. Lei ha veramente delle possibilita' ora come ora?

 

 

A oggi i political markets danno Obama a 92% e la Clinton al 6% (danno anche la probabilità di vittoria di McCain inferiore al 40%). Immagino che la Clinton abbia deciso di continuare nel caso poco probabile che la candidatura di Obama venga colpita da qualche scandalo. Il comitato del Democratic National Committee che deve decidere che fare dei delegati di Florida e Michigan si riunisce il 31 maggio. Credo che la Clinton terrà duro almeno fino ad allora, e poi a quel punto aspetterà le ultime primarie.

Se non ci sono scandali e la Clinton ottiene la nomination grazie a una bloody battle alla convention credo che l'elezione di  McCain sarebbe garantita. Convincere gli elettori afro-americani, che votano massicciamente per i democratici, a votare per la Clinton diventerebbe impresa difficile. La Clinton rischierebbe di perdere l'Illinois, che finora è sempre stato reliably Democrat, e probabilmente qualche altro stato. Ovviamente la domanda speculare è se Obama riuscirà a farsi votare dai working class whites, soprattutto in Ohio, Michigan e Wisconsin. Se otterrà lui la nomination (come a me sembra scontato) l'elezione verrà decisa lì. West Virginia e Kentucky sono meno rilevanti, visto che nelle ultime elezioni sono sempre andate ai repubblicani.

 

Al momento KY e' per Clinton, e Oregon non ha dati (non ha finito di votare.)

Il distacco in Ky supera il 30 (punti percentuali a vantaggio della Sig.ra Clinton) 

 

 

Faccio notare comunque che il mio articolo si riferisce alle presidenziali, non alle primarie.

 

Wow, preoccupante, Andrea. Non per niente Obama e' in Florida. Concordo che Clinton e' cotta (se riuscisse ad accaparrarsi la nomination con la forza alla convention, o col potere sui superdelegates, genererebbe riots in meta' delle citta' e perderebbe le elezioni). Osserverei le polls dopo la scelta del VP, pero'. Molto ancora cambia. Le polls che citi, suppongo, sono molto dipendenti dal fatto che in questo momento i Clinton supporters dichiarano che non voterebbero Obama piu' che non viceversa - ma questo perche' hanno perso e sono arrabbiati, reazione naturale.

 

 

Non solo, io sono convinto che dopo la scelta del candidato, i democratici si riuniranno attorno ad obama. C'e' da dire comunque che le polls degli ultimi giorni dipingono una situazione ancora peggiore per obama    

 

Mi permetto di segnalare, finita le "sacre" democratico delle primarie,

Op-Ed Contributor

<em>Vote by Numbers<em>

By NEIL DEGRASSE TYSON

 

 

Mah, l'esperienza insegna che i fisici in generale fanno grande sfoggio di prodezze tecniche (molto relative, tra l'altro) nell'analisi di dati sociali, ma ci azzeccano con incredibile rarità. La metodologia mi sembra un po' campata per aria e, comunque, that was then e Novembre è ancora lontano.

Rimango fedele, finché non arrivi qualcuno con dati e metodi migliori, alle previsioni del Grande Timoniere. Anch'esse, sino a pochi giorni fa, davano Clinton vincitrice contro McCain mentre Obama perdeva. Ora registrano, correttamente, l'effetto "Hillary is out, no value in answering strategically to polls" con un grande salto nella probabilità di vittoria di Obama: un tot dei supporters di Hillary ha deciso che è ora di smetterla di dire che, se non ci fosse lei, voterebbero McCain.

Quelle personali, basate sull'intuiziometria, dicono che è tutto da vedere. Vi sono molti aspetti di Obama che non convincono nessuno, neanche i suoi supporters; ve ne sono altri di McCain che lo rendono attraente anche a fette dell'elettorato che considera l'amministrazione Bush come la peggiore che si ricordi. Vi è, soprattutto, il fatto che ora si son accorti tutti che Obama è nero; l'horror vacui di una presidenza nera ha quindi afferrato l'animo razzista (in denial) della classe media americana, la quale non sa bene cosa fare. Il tutto verrà deciso dalle emozioni personali e dalla capacità di Obama di tranquilizzare le signore bianche dei sobborghi del Midwest: no dear lady, no, I am not Mandingo and I will not let them free to stalk your green backyards.

Infine, vi è di nuovo la carta più sporca, quella della nuova guerra. Visto che i cari amici israeliani hanno già fatto i piani, il signor Bush, che la nuova follia militare desidera da tempo, ha tutti gli incentivi per dare loro via libera: che bombardino l'Iran e scatenino un nuovo conflitto nel Medio Oriente. La crisi internazionale che ne seguirebbe - con le conseguenti paure di super-terrorismo, odio al musulmano-arabo-persiano-chicchessiascurodipelle, rischi di coinvolgimenti militari diretti in Iran, eccetera eccetera - costituirebbe la situazione ideale per far eleggere McCain-the-Warrior e cancellare dall'orizzonte il rischio degli over-educated niggers sleeping in Lincoln's bedroom.

 

 

Il metodo di Tyson non ha un particolare fondamento teorico secondo me. Comunque, metodo a parte, alla fine pochi stati saranno decisivi. Per questo ho aggiunto sul mio sito alcune probabilita' condizionali che dovrebbero risultare particolarmente informative.

 

Andrea, i sondaggi ancora non mettono dentro Nader? Meglio ancora: Nader corre o no? Se corre, a tuo parere, potrebbe essere decisivo negli stati decisivi?

 

 

Andrea, i sondaggi ancora non mettono dentro Nader? Meglio ancora:

Nader corre o no? Se corre, a tuo parere, potrebbe essere decisivo

negli stati decisivi?

 

E dall'altro lato c'e' Bob Barr, che corre di sicuro e puo' sottrarre svariati voti a McCain. 

 

Nader è ufficialmente candidato e può certamente essere decisivo, come lo è stato nel 2000, ma secondo me quest'anno è meno probabile che conti molto. Obama è percepito come agente di cambiamento, in una certa misura anti-establishment, e questo riduce per molti l'appeal di Nader.

I sondaggi che uso indicano i voti a favore di Obama e McCain, ed il totale dei voti ai due candidati principali è spesso molto inferiore al 100% dei voti, come puoi vedere da questa pagina. Forse alcuni di questi sondaggi indicano anche le preferenze per Nader (non ho la fonte diretta, li estraggo da un altro sito), ma il numero preciso (se inferiore alle preferenze per gli altri due) è irrilevante. La mia procedura tiene conto implicitamente della presenza di altri candidati perché considera solo le opinioni espresse a favore dei due candidati principali. Per esempio, se Obama ha il 48% delle preferenze e McCain il 46%, considero Obama vincente con una frazioni di voti pari a 48/(48+46). Nel residuo ci sono i voti per i candidati minori ed un sacco di indecisi. La procedura è corretta se gli indecisi finiscono per esprimersi nella stessa proporzione risultante dai voti espressi.

Un piccolo aneddoto: nel 2004 eravamo in una mezza dozzina a fare questo giochetto, e ricevemmo tutti una discreta pubblicità dai media; tutti gli altri finirono per sbagliare la previsione finale, perché adottarono strani modelli per cercare di assegnare gli indecisi in modo sproporzionatamente favorevole a Kerry.