Cittadinanza ed assimilazione: una riforma populista

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M'ero messo a fare un ulteriore commento al post di Sandro, ma viene troppo lungo. Non avendo energie per scrivere sulla Finanziaria, che richiede numeri e modelli, le mie negativissime opinioni sull'ennesima mossa populista ed anti-lavoratori del governo Prodi, le metto qui.

Mi sembra chiaro che dissento dal resto degli editori di nFA sulla questione cittadinanza agli immigrati extra-comunitari.

Prima, chiariamoci sulle teorie e su quello che io considero "ottimo" come regola per la cittadinanza.

La

mia posizione è semplice: mi va bene la legislazione americana, anche

se la considero sul generosetto e ci aggiungerei un qualche anno qua e

là. Per chi non la conosce, riassumo la procedura USA:

(i) prima trovi un lavoro ed un permesso di

lavoro, tot di anni (variabili, ma almeno due o tre), e paghi le tasse per bravino;

(ii) poi fai domanda per la residenza

permanente (non facile, ma neanche impossibile), fai il residente permanente (quelli con la "carta verde" che in realtà è rosetta) cinque anni ancora;

(iii) fai domanda di cittadinanza, altro esamino/test più facile, e cittadinanza nel giro di un anno circa, anche meno, da quando hai fatto domanda.

In totale, se vai

normale, ci metti dieci anni circa e se sgarri ti segano. Questa è la

mia posizione ideale. Come meccanismo di filtro mi sembra difficile da migliorare. Ovviamente, è un buon filtro perché qui la burocrazia funziona e non è facilmente corruttibile, anche se è ragionevole e malleabile a casi particolari. Però le tasse le devi pagare, se stai molto fuori dal paese la carta verde evapora, ed il lavoro lo devi avere.

Con riguardo alla situazione italiana.

Alla luce di quanto detto, ovviamente considero fascio-ridicola la legislazione italiana

sulla cittadinanza che permette al mio amico Alessandro Manelli, che

non sa dove siano Padova e Bari, di votare per eleggere deputati e senatori!

Notasi però che la legge base è del 1992, adattamenti successivi sono stati fatti per ottemperare parzialmente a direttive UE

del 1997, ma il principio del diritto basato sul sangue mai è stato toccato.

Questo principio venne utilizzato per dare il voto agli italiani all'estero dal precedente governo di sinistra, tra 2000 e 2001. Non votarono, i Manelli ed i Manuelli di questo mondo, perché i decreti attuativi non vennero approvati in tempo. I motivi

elettoral-populisti che ispirarono allora la coalizione di sinistra

sono uguali e simmetrici a quelli che ispirano, a mio avviso, l'attuale estensione agli

immigrati da parte di questo governo di sinistra. Il fatto che le due leggi siano basate su principi fra loro

contradditori, e vengano da due governi praticamente identici, anche

nelle persone di ministri e menestrelli, sembra non colpirvi. A me si, perché credo che il diritto costituzionale debba essere, oltre che semplice e non dirigista, soprattutto coerente.

Su perché il diritto costituzionale debba essere minimale e coerente, rinvio a Madison, ed a tanta gente dopo di lui sino a Kelsen, al vecchio ex-maestro Riker, ora defunto, ed al vecchissimo ex-collega Hurwicz. Le costituzioni, meccanismi sono. Vi pregherei di meditare su questo pezzo

d'evidenza, che suggerisce di leggere l'attuale cambio di rotta in termini di puro opportunismo

elettorale: trovo l'incoerenza politica su questioni costituzionali, e l'opportunismo populista che la causa, caratteristiche gravi ed esecrabili in un atto di governo.

Questi fatti, da soli, mi sembrano abbondantemente sufficienti a classificare la scelta fatta da questo governo come contraria agli interessi del paese, ossia di chi ci vive e di chi l'ha costruito. Fino a prova contraria, questo è il paese ora: chi ci vive al tempo t=2006. L'utilità di costoro va massimizzata, non qualche astratto principio di giustizia mondiale ed universale che implicherebbe o implica - implica? dov'è il modello? secondo me il modello, neanche quello astratto con pianificatore sociale mondiale, implica questa conclusione, dopo provo a spiegarlo in due parole - che ognuno va a fare il cittadino quando vuole e dove vuole a costo zero. Cambiare le regole del gioco nel mezzo del gioco, ed inaspettatamente, non e' una bella cosa. Tende a tassare chi ha fatto grossi investimenti in certi beni capitali che sono specifici al paese dove si cambiano le regole, e rispetto ai quali gli altri fanno da "free-riders" (ossia, approfittatori).

La legislazione USA sull'emigrazione e sulla cittadinanza è esplicitamente e brutalmente disegnata ed implementata con questo criterio: massimizzare il benessere di chi è dentro, di chi vota, di chi decide e paga le tasse. Scusatemi, ma a me sembra che un paese sia un club, non un puro bene pubblico. So che qualcuno sosterrà che è ovviamente un puro bene pubblico, però okkio a sostenerlo, poi bisogna provare che soddisfa ai famosi e stringenti criteri di Paolo Samuelson, e questi con la congestione non vanno tanto d'accordo. Quindi, un paese è un club, fino a prova contraria.

La domanda quindi è la seguente: accorciare sic et simpliciter ed in modo indiscriminato i tempi di concessione della cittadinanza, sino a ridurli ad un assurdamente breve periodo di cinque anni da quando si incomincia a risiedere/lavorare, massimizza il benessere di chi oggi vive in Italia? La mia risposta è: no. Per queste semplici ed ovvie ragioni.

(1) In cinque anni nemmeno si impara l'italiano, specialmente se il linguaggio da cui si parte è non latino d'origine. Chiunque abbia fatto l'emigrante da adulto lo sa benissimo. Non raccontiamoci balle. Se non sai l'italiano non capisco come fai a capire leggi, principi, valori, cultura, del paese in questione. Né come leggerai e capirai la costituzione a cui devi giurare fedeltà.

(2) Non mi risulta che, nella legislazione or ora approvata, vi sia alcun criterio sull'ottemperanza alla legislazione fiscale, la fedina penale, il tipo e la durata del lavoro in questione, i motivi per l'immigrazione, eccetera. Molto male, visto che questi sono i filtri che contano.

(3) In cinque anni non si fa proprio tempo ad assimilare nessuno, indipendentemente da quanto detto sotto sull'assimilabilita' differenziata di culture differenti. In cinque anni, nemmeno un francese s'integra bene. E, soprattutto, in cinque anni l'autorità preposta al filtro non fa tempo a raccogliere osservazioni sufficienti per fare un buon filtraggio. La realtà di quanto incapace e incompetente sia la burocrazia italiana al riguardo non si può omettere, inutile fare legislazioni utopiche senza tener conto dei fatti.

(4) La capacità di assorbimento della società italiana è altamente inferiore a quella della società USA. Anche qui, inutile farsi sogni più o meno ideali: se in un paese di immigranti e costruito su quasi 400 anni di immigrazione pensano d'aver bisogno d'almeno dieci anni per integrare una persona, com'è che un paese chiuso, medievale e stantio come l'Italia s'inventa che riesce a farlo, all'improvviso, in cinque? Ridicolo, e ridicolmente pericoloso non per chi, governando, si nasconde nei palazzi del potere ma per chi, governato, deve vivere gomito a gomito con i non-ancora-assimilati. Come sempre mi ricorda mia cognata, passate un po' voi per viale Jenner a Milano, durante quelle cinque distinte ore del giorno in cui il traffico si blocca, illegalmente, perché qualche centinaio di non-ancora-assimilati prega per strada il proprio strano dio che, sembra, vive in direzione sud-est di Milano stessa.

(5) Il problema demografico va affrontato, ma tenendo conto dei vincoli. La Spagna, per esempio, che è furba e fortunata, sta utilizzando alla grande l'immigrazione dall'America Latina. Che sfortuna, noi non abbiamo avuto un impero dove si parlasse italiano, solo uno dove si parlava latino e troppo tempo fa. Beh, occorrerà arrangiarsi. Andando per approssimazioni, farei lo sforzo (basato su criteri di esplicita discriminazione e quote, stile USA per capirci) d'importare ed assimilare prima di tutto sloveni, croati, polacchi, ungheresi, argentini, venezuelani (grandi comunità italiane in entrambi gli ultimi due), bielorussi, ucraini, somali, libici, eccetera, e via espandendo secondo la distanza culturale dall'Italia. Non mi pare questo sia il piano della legislazione che tanto plauso qui riceve, il che mi sembra molto, ma molto male. Non per me, che vivo lontano, ma per coloro i quali attorno a viale Jenner ci vivono.

Veniamo all'assimilazione. Gli esempi che date mi sembrano tutti dire che, appunto, l'assimilazione di grandi quantità di persone di religione musulmana non è per nulla facile, né indolore. Continuate tutti ad omettere i fatti recenti e gravissimi che provano come le comunità di musulmani (anche se provenienti da paesi che in tempi non lontani erano colonie del paese ricevente, e quindi capaci di almeno parlarne la lingua) in Francia, Inghilterra, Olanda e, aggiungo, Spagna, non si sono proprio integrate bene né, soprattutto, sembrano riuscire a convivere senza piantare casini giganteschi. Il conflitto, che sia di civilizzazioni o che sia di culture o che sia di religioni o che sia anche solo di un tot di milioni d'impazziti, c'è e si vede. Ignorarlo mi sembra non tanto ingenuo, quanto ipocrita e dannoso.

L'alternativa a conquest non puo' essere il buonismo generalizzato ed il voemose ben, venite tutti a casa che v'invito io ed offro il limoncello. Se provate a leggere attentamente cio' che concretamente Moratinos e Zapatero stanno cercando di fare e stanno facendo con la loro idea, parzialmente balzana ma molto meno della cretinata italiota che stiamo discutendo, della Alianza de Civilizaciones, vedrete che uno degli obiettivi di base e' spendere soldi e adottare politiche perché stiano a casa loro e NON vengano en España! Moratinos e Zapatero, sono socialisti, e di immigrati extra-UE, nel loro paese, ne hanno gia' piu' di 4 milioni ...

Tutta l'evidenza mostra che, almeno in questa fase storica, cittadinanza o meno, accoglienza e sforzi d'integrazione o meno, il conflitto c'è ed è forte anche 20 anni dopo l'inizio dell'integrazione. Figuriamoci dopo 5! Personalmente non credo proprio sia nell'interesse di chi vive oggi in Italia avere il "Partito della Jihad Islamica e dei Cugini di Maometto e della sua Vedova Insoddisfatta" che si presenta alle elezioni del 2011 e riceve due o tre milioni di voti. Se a voi sembra una buona idea, beh allora abbiamo una funzione del benessere differente davvero, ed il caso e' chiuso. A me sembra che avere il partito in questione sia almeno tanto male quanto avere il ricostituito partito fascista, che la nostra costituzione proibisce, quindi lo eviterei. In politica internazionale la "reciprocità di trattamento" non è solo un principio base elementare, è anche un principio molto sano e molto raccomandabile.

Infine, e solo per gli addetti ai lavori che capiscono il linguaggio tecnico al volo [il Grande Timoniere è alla porta di Stern, e voglio farmi una birra con lui] sul modellino che dice che l'utilita' mondiale si massimizza con totale liberta' di diventare cittadini ovunque e quando si vuole. Prendete il nostro solito modello di base a tecnologia neoclassica, metteteci vite finite, capitale umano che si accumula e parte del quale si può trasferire mentre altra parte è specifica al paese d'origine, beni pubblici durevoli e costosi (specie con costi fissi, tipo costruire ponti e scuole) ma soggetti a congestione d'uso, sicurezza sociale fornita a mezzo di tasse che distorcono, fate gli agenti eterogenei in capacità di lavoro/emigrazione. Poi chiedetevi se è davvero nell'interesse non tanto dell'Italia, ma della popolazione della Somalia, creare incentivi perché tutti i somali bene educati, con alte capacità di lavoro ed alto capitale umano vengano ad emigrare in Italia. E se è nell'interesse degli italiani di ora, o di 7 anni fa, investire in beni pubblici durevoli e ad alti costi fissi che verranno utilizzati gratis dagli astuti approfittatori che emigrano 10 anni dopo. Insomma, guardate ai due equilibri, quello con libertà totale di movimento e quello con restrizioni. Quest'ultimo vince, mi ci gioco i gemellini, hands down. E che non vi ho nemmeno messo i transaction costs, che sarebbero poi i costi d'assimilazione culturale. Sapete cosa ha fatto il saggio e progressivo Canada, quando, tra anni 80 e 90, tanti bei cinesini da Taiwan e Hong Kong volevano la cittadinanza per paura della Cina comunista? Ha detto: benvenuti, ma ci sarebbe una piccola tariffa da saldare all'arrivo, sapete, per tutte le belle scuole, i bei parchi, le dritte autostrade e le limpide sale d'ospedale che, se qui arrivate, allegramente utilizzerete. Ecco, io farei lo stesso.

Conclusione: pessima riforma, populista e contro gli interessi degli italiani poveri - secondo la definizione di Tommaso Scalfari - ma questo tema non l'ho nemmeno scalfitto: importassero ingegneri elettronici, capisco, importano analfabeti da far sfruttare nei campi di pomodoro del Tavoliere di Puglia, con buona pace di Di Vittorio. Coerente, appunto, con l'orrenda finanziaria di questo governuccolo controllato da Bertinotti: una bella coalizione di nemici dei lavoratori. Ci guadagnano solo i ricchi veri (quelli molto al di sopra dei 70.000 Euro) che, esaurite le filippine di cardinalizia memoria (mai stati all'Eau Vive, dietro Piazza Navona?) vogliono tante domestiche somale obbedienti ed a buon mercato, evirate o meno dal marito nullafacente e maomettoadorante, al signore di casa poco importa.

 

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Commenti

Ci sono 10 commenti

Michele ha trovato un motivo per rallegrarsi del debito pubblico

 

Minchia Michele, stai diventando più logorroico di Fidel Castro. La prossima volta che mi tocca approvare un post di più di 2000 parole chiedo side payments, in forma di soldi oppure coauthorship su un articolo che scrivi solo tu.

Va beh, veniamo alle cose serie. Purtroppo, visto che hai messo molta carne al fuoco, anche il mio commento sarà lungo.


1) Non ho capito come tu possa essere così a favore della legislazione statunitense e allo stesso tempo contrario a quella italiana. A me sembra che la recente riforma governativa le renda molto simili. In parte credo sia dovuto al fatto che you don't have your facts straight. Affermi "Non mi risulta che, nella legislazione or ora approvata, vi sia alcun criterio sull'ottemperanza alla legislazione fiscale, la fedina penale, il tipo e la durata del lavoro in questione". Wrong, wrong, and wrong again.

La vecchia normativa italiana , riassunta sul sito del ministero degli esteri, poneva una serie di requisiti. I principali erano: fedina penale pulita, un minimo di reddito e 10 anni di permanenza continuata nel paese. In altre parole, devi avere un contratto di lavoro regolare, pagare le tasse e comportarti bene, uguale che negli USA (e in tanti altri paesi). La riforma di inizio agosto (che, tra parentesi, non credo sia ancora entrata in vigore) ha fatto due cose:

a) ha ridotto il tempo di permanenza a 5 anni, lasciando intatti gli altri requisiti e

b) ha reso più facile per i figli degli immigrati ottenere la cittadinanza.

Su entrambi i punti ci siamo avvicinati agli USA, pur continuando a restare più restrittivi. Per il punto a), come negli USA chiediamo fedina penale pulita e giuramento di fedeltà alla costituzione. Sul punto b), gli USA sono difficili da eguagliare visto che vale lo ius soli.

Ho l'impressione che tu abbia una percezione errata dei tempi reali che la legge richiede in Italia. Non è vero che uno sbarca a Lampedusa e, voilà, in 5 anni diventa cittadino.

Negli USA in principio (e anche in pratica, per alcune migliaia di persone) la carta verde si può vincere per lotteria, e dopo 5 anni si può fare domanda per la cittadinanza. Questo è il best case scenario. Nella maggioranza dei casi i tempi reali sono molto più lunghi. Per noi accademici, che siamo señoritos, la procedura normale è venire con visti inizialmente temporanei concessi dal datore di lavoro, fare domanda per carta verde che può richiedere da pochi mesi a vari anni (le horror stories abbondano), e poi aspettare 5 anni. Per la stragrande maggioranza, la procedura è: entrata illegale nel paese, attesa di una qualche amnistia o sanatoria, richiesta di un qualche permesso temporaneo e infine carta verde.

Non ho informazioni su cosa fanno i señoritos come noi per venire in Italia, ma per la stragrande maggioranza la procedura è essenzialmente identica a quella USA. Il permesso di soggiorno non ti viene certo dato automaticamente appena sbarchi, normalmente richiede anni (anche qui le horror stories abbondano). Una volta concesso ti può essere revocato se perdi il lavoro. Solo dopo che lo hai avuto si iniziano a contare i 5 anni. Sia per la concessione del permesso di soggiorno sia per la cittadinanza bisogna poi fare i conti con le lungaggini della burocrazia italiana.


2) La riforma non ha modificato la normativa sulla concessione dei permessi di soggiorno, ossia su chi può legalmente emigrare in Italia. Qui immagino sia colpa mia, che ho fatto buona parte del mio post fuori tema. Però c'è un punto del tuo ragionamento che non capisco. Sono d'accordo che aumentare il numero di lavoratori immigrati poco qualificati riduce il welfare dei nativi poveri (così come l'aumento di licenze taxi riduce il welfare dei taxisti). A questo punto c'è un trade-off tra aumentare il benessere dei poveracci stranieri e ridurre quello dei poveracci domestici. Ma la riforma non fa questo, semplicemente dà diritti a immigrati che sono già nel paese. Come interessi economici questi signori, in principio, sembrano naturali alleati dei poveri nostrani. Ma la verità è che nessuno sa predire il comportamento politico dei nuovi cittadini, quindi lascerei perdere questa discussione.

3) La riforma costituzionale che ha permesso agli italiani residenti all'estero di votare è stata bipartisan, se ricordo bene. Venne fatta, e votata da tutti, sotto un governo di centrosinistra, e le norme di attuazione vennero approvate, e votate da tutti, sotto un governo di centrodestra. Permettere il voto agli italiani residenti all'estero non è una cattiva idea, la cattiva idea è dare la cittadinanza unicamente in base allo ius sanguinis. Questo è ciò che produce assurdità come gli argentini che non sanno nulla di Italia e italiano e possono mandare rappresentanti al Parlamento. Possiamo rimproverare al centrosinistra di non aver fatto abbastanza per passare dallo ius sanguinis allo ius soli, però questa riforma va esattamente nella direzione auspicata. Quindi, perché tanta incazzatura?


4) L'emigrazione favorisce o sfavorisce le zone povere? Se a mio padre avessero impedito di andarsene dal paese quando chiuse la fabbrica in cui lavorava forse sarei cresciuto ad Adria, avrei contribuito a fondare una università e ora il PIL pro capite a Rovigo sarebbe più alto. Forse. O forse avrei fatto solo la scuola dell'obbligo e una vita di merda. I rodigini, in verità, se la sono cavata benissimo anche senza di me.

Se obblighiamo un ingegnere somalo a restare a Mogadiscio a farsi taglieggiare dai locali signori della guerra forse formerà un nuovo raggruppamento politico, riuscirà con le buone o le cattive a impiantare una democrazia liberale e a far sviluppare economicamente il paese. Forse. O forse farà solo una vita di merda.

Sicuramente si può scrivere un modello come quello che dici tu, in cui l'emigrazione urta il paese povero, ma se ne possono fare anche tanti altri. Empirical evidence, anyone?

 

 

Lo stato miserabile dell'accademia italiana, dopo la partenza negli ultimi 30 anni della grande maggioranza dei migliori.

 

 

 

come si modellano gli "astuti approfittatori"? ci metto due max davanti a U?

 

... niente, le battute non sono il tuo comparative advantage, e' chiaro ...

 

Hai ragione, io a volte aggiungo un paio di battute di troppo nei miei pezzi; mi piace cosi', e me ne scuso con i lettori. Ma a volte gli articoli lunghi servono: il combinato del tuo post iniziale e di questo tuo commento sono  1961 parole, ed  ora cominciamo a capirsi. Ma non del tutto: secondo me, ti ci vorranno altre mille parole circa.


Vediamo dove siamo d'accordo e dove discrepiamo.


- A entrambi piace il modello USA. Negli USA, fatta eccezione per le lotterie, ci vogliono in media almeno dieci anni per la cittadinanza. Con la nuova legislazione italiana c'e' la possibilita' di arrivarci in cinque o sei. Troppo rapido a a mio avviso, e parte del mio lungo post spiega perche'. Quali sono gli argomenti che ti spingono a pensare che in 5 anni assimili un sudanese a Parma ed alla costituzione italiana?


- Dubbi. C'e' distinzione in Italia fra permesso di lavoro (temporaneo) e residenza permanente? Dopo 5 anni con un permesso di lavoro temporaneo, si puo' fare domanda per la cittadinanza? Se ti leggo bene la risposta e' si', mentre negli USA e' no.


- Hai ragione, formalmente alcuni filtri ci sono anche in Italia. Ma li hanno messi Bossi e Fini, non questo governo. Al tempo, i membri di questo governo inveirono contro tali filtri e divieti. Ora han deciso di ridurre a meta' i tempi, non sarebbe stato male rendere i filtri piu' stretti ed introdurre chiara discrezionalita' e quote per paese e per professione. Ci sono, o no? La lotteria, negli USA, si spiega con questo: l'INS esercita notevole discrezionalita' nel decidere chi ammettere alla lotteria.


- Il problema non e' il diritto di voto ai cittadini residenti all'estero, ma la cittadinanza  ai figli di gente che emigro' tre generazioni fa. Su questo, credo, siamo in accordo.


- In Italia, come abbiamo appreso dalla propaganda di questo governo, la maggioranza della forza lavoro e' poco qualificata, quindi viene danneggiata dall'arrivo di milioni di lavoratori poco qualificati. Ci guadagnano solo imprese inefficienti, come la FIAT o gli schiavisti pugliesi, che continuano ad usare lavoro poco qualificato a basso costo invece di innovare. Insomma, facilita quello che i marxisti chiamano "sfruttamento". In "Factor Saving Innovation" (JET 105 (2002)) David ed io spieghiamo perche' un alto tasso d'innovazione riduce lo sfruttamento.

- Guardate la composizione etnica della gente che lavora nelle fabbriche del nord o nelle aziende agricole; questi sono, fra i percettori di redditi inferiori ai 30-35.000 Euro annui, i lavoratori. Ovviamente, fra i percettori di redditi inferiori ai 30-35.000 Euro annui, vi sono anche moltissimi parassiti ed evasori fiscali, ma questi non vengono danneggiati dall'importazione di lavoro poco qualificato a buon mercato. Un governo che introduce le folli distorsioni che questa  finanziaria ha introdotto per trasferire 66 Euro al mese a TUTTI quelli che hanno un reddito fra i  20.000 ed i 30.000 Euro, e che poi ne toglie probabilmente 100 o 200 al mese solo ai lavoratori nella medesima fascia di reddito, e' un governo come minimo incompetente, e molto probabilmente ipocrita: nemico dei lavoratori ed amico dei parassiti. Se vogliono aiutare i lavoratori a basso reddito, che importino medici, avvocati, ingegneri, farmacisti, notai, professori universitari, catene di grande distribuzione, alte cariche dello stato e politici.


- E' vero, di modelli se ne possono scrivere tanti e con implicazioni diverse. Alcuni piu' credibili degli altri alla luce dell'evidenza a disposizione. Io il mio l'ho sbozzato in quelle 302 parole extra. Qualcuno puo' spenderne altrettante o un po' di piu' per descrivere un modello credibile in cui sia ottimo eliminare qualsiasi ostacolo legale al libero movimento internazionale della forza lavoro? M'incuriosisce.

 

Va bene, anch'io sono logorroico e non credo riuscirò a stare sotto le mille parole. Divido pertanto la mia risposta in due commenti. In questo discuto la legge che ha scatenato questo dibattito e il problema dell'assimilazione. Nel prossimo discuto in modo più generale la questione dell'immigrazione e dei suoi effetti.

   

1) Perfettamente d'accordo con Michele che il modello USA è vicino a quello ideale, e anche perfettamente d'accordo che in media negli USA ci vogliono in media almeno dieci anni per la cittadinanza. In verità ce ne vogliono molti di più se entri illegalmente, che è il caso normale sia in USA sia in Italia, ma a questo veniamo dopo.

La nuova legislazione italiana permette di arrivare alla cittadinanza in cinque anni o sei anni solo in linea teorica, esattamente come in America. In realtà la legislazione italiana è ora molto simile, su questo aspetto, a quella americana. Un immigrato legale entra in Italia con un permesso di lavoro temporaneo, equivalente al visto USA. Negli USA non esistono limiti formali al momento in cui puoi chiedere la carta verde. Sarebbe perfettamente legale chiederla il giorno dopo il tuo ingresso con visto. Sarebbe anche perfettamente inutile, perché la tua application verrebbe rigettata (a meno che tu non voglia spendere qualche decina di migliaia di dollari per un buon immigration lawyer). La situazione è identica in Italia. Una volta che sei entrato con un contratto di lavoro temporaneo devi fare domanda per il permesso di soggiorno, l'equivalente della carta verde. Non ha senso, come negli USA, farla subito dopo l'entrata perché te la bocciano, in base a criteri imperscrutabili. La fai normalmente dopo tre-quattro anni che sei in Italia, e ti viene richiesto di mostrare un contratto di lavoro a tempo indefinito, un regolare contratto di affitto (not a small hurdle in un paese dove anche i nativi normalmente pagano gli affitti in nero) e varie altre cosucce. Ovviamente se hai avuto problemi con la legge non se ne parla, ed è bene che sia così. Dopo che la domanda è stata fatta, la burocrazia italiana si prende i suoi tempi; non ho dati duri, evidenza anedottica mi dice che ci vuole tra un anno e due. A quel punto iniziano a decorrere i 5 anni. Dopo che sono decorsi fai domanda di cittadinanza, che ovviamente non viene concessa immediatamente, ma con i ritardi già discussi. If you do the math vedrai che siamo sui tempi americani. Il sudanese che sbarca a Lampedusa nel 2006 e vota alle politiche del 2011 è pura fantasia.

   

2) Tutto l'impianto che ho descritto era in essere prima della recente riforma governativa, e dal quel punto di vista l'unico cambiamento è stato la riduzione da 10 a 5 degli anni minimi di attesa. Questo è importante, sia dal punto di vista sostanziale sia come segnale verso gli immigrati, ma leggendo meglio la legge mi sono reso conto che la novità più positiva non è questa ma la concessione automatica della cittadinanza ai figli degli immigrati regolari che sono nel paese da un certo numero di anni. Non siamo ancora ai livelli americani, dove diventi cittadino comunque, anche se sei figlio di una immigrata clandestina, ma il passo in avanti è enorme. Qui dico bravo due volte al governo Prodi.

   

3) I filtri alla concessione della cittadinanza (fedina penale pulita, reddito etc.) ci sono sempre stati, ed erano stati resi sistematici dalla legge del 92. La Bossi-Fini non riguardava la cittadinanza ma le quote di ingresso e la concessione del permesso di soggiorno. La Bossi-Fini contiene diverse norme che sono realmente odiose e ripugnanti, in particolare per quanto riguarda la ricongiunzione dei familiari che viene ostacolata in ogni modo. Finora questo governo non è intervenuto al riguardo, ma mi auguro che lo faccia al più presto.

La Bossi-Fini è anche irrealistica nella pretesa di limitare il numero di immigrati, tanto è vero che pure il centrodestra alla fine ha fatto la sua bella sanatoria, con buona pace della retorica belligerante della Lega (mi chiedo sempre se gli elettori leghisti si rendono conto di quanto vengono presi per il culo).

Parlando di immigrazione clandestina, a me sembra che anche sotto questo aspetto Italia e USA siano molti simili. Entrambi i paesi hanno confini lunghi e non seriamente difendibili. In entrambi i paesi c'è domanda di lavoro a basso costo, soprattutto nell'agricoltura, nei servizi e nelle costruzioni. In entrambi i paesi si fa finta che non sia vero, e ci si rifiuta di permettere l'immigrazione legale di lavoratori poco qualificati. Il risultato è che la domanda di lavoro viene soddisfatta da manodopera immigrata illegalmente. Dopo un po' di tempo, gli immigrati clandestini trovano il modo di diventare legali, o mediante sanatorie o qualche altro meccanismo (ti sposi un'americana, i figli nati in USA diventano maggiorenni e possono portarti legalmente nel paese, trovi un employer che ti aiuta, whatever). Questo è il modo normale in cui avviene il processo di assimilazione. Richiede di solito ben più dei 10 anni che sono necessari a nosotros señoritos, sia in USA sia in Italia.

   

4) Bastano 10 anni per l'assimilazione? Ovviamente dipende da cosa intendiamo. Io mi sentirei di adottare la definizione operativa proposta dall'illustre professor Bisin, ossia gli immigrati sono considerati assimilati se "contribuiscono all'economia e alla società, senza rompere troppo i coglioni". Dieci anni sono senz'altro sufficienti. È palese che il senegalese che arriva in Italia a 25 anni e diventa cittadino a 35 sarà culturamente diverso dalla maggioranza degli italiani, ma non vedo perché questo dovrebbe essere un problema; anche noi siamo culturalmente diversi dalla generazione italiana precedente. Guardando alla nostra esperienza di immigrati, c'è un senso in cui non saremo mai completamente assimilati alla società americana. Mi basta dire 'yes' per tradire la mia origine straniera (non sto scherzando: una volta ho detto 'yes' a un tizio e lui mi ha chiesto 'where are you from'?). Ho pianto la morte di Helenio Herrera e Giacinto Facchetti, non piangeró mai quella di Mike Piazza. È un problema? Direi proprio di no, né per me né per gli americani.

Esiste un pericolo serio che in Europa o in America l'alto afflusso di immigrati conduca a forme di regressione politica e a un conculcamento dei nostri diritti, particolarmente dei diritti delle donne? È un pericolo su cui vigilare, ma finora non c'è alcuna evidenza di questo. Anche in paesi come Francia e Inghilterra, in cui la percentuale di cittadini di origine straniera è molto più alta che in Italia, non sono stati creati partiti fondamentalisti di qualche rilevanza. L'impressione che ho io è che gli immigrati o se ne stanno fuori dal processo politico o vengono integrati nelle forze politiche tradizionali. I casi in cui gli immigrati fanno scelte con conseguenze politiche serie che sono fortemente discordanti con l'establishment politico domestico ci sono ma sono rari. Mi viene in mente l'elezione di quel demagogo di George Galloway a Londra. Un deputato lunatico ogni tanto non è un problema. Francamente, sono molto più preoccupato che in Italia si riformi la Democrazia Cristiana piuttosto che si formi un Partito Talebano.

 

Commenti addizionali sulla questione dell'immigrazione per chi non si è ancora stufato.


1) Il punto originale che io avevo fatto è che a me sembra una grossolana violazione dei diritti umani impedire a una persona di vendere il proprio lavoro al miglior offerente. I diritti umani vanno difesi anche se comportano un PIL per capita più basso. Supponiamo per esempio che uno studio sia in grado di stabilire definitivamente, inequivocabilmente, assolutamente, che scrivere sui blog riduce la produttività degli economisti. Ne discende forse che dovremmo chiudere immediatamente? La mia risposta è: assolutamente no. Anche se la scelta di ridurre la mia produttività avesse esternalità negative (l'istituzione a cui appartengo avrebbe meno articoli pubblicati con l'affiliation giusta, i miei studenti riceverebbero lezioni di qualità inferiore, etc.), l'idea di limitare un diritto umano fondamentale come la libertà di espressione resterebbe ripugnante.

Per prendere un altro esempio, i governanti della Germania Est avevano sicuramente ragione che la fuga di ingegneri, medici e altri professionals verso la Germania Ovest era pericolosa e avrebbe abbassato il tenore di vita del loro paese. Potevano perfino aver ragione nel dire la società aveva fornito gratuitamente educazione a questi signori, e che tale investimento doveva essere ripagato. Lo stesso, la costruzione del muro per impedire il libero movimento dei lavoratori fu una delle peggiori barbarie del secolo passato. Fu una gigantesca porcheria proprio perché violava diritti umani fundamentali, non per i suoi effetti economici sui due paesi coinvolti.

In questo senso la discussione sugli effetti economici dell'immigrazione sui paesi di origine e di arrivo è interessante, anzi molto interessante, ma non rilevante. La domanda che ho posto è se è moralmente giusto assegnare alle persone i diritti fondamentali in base alla famiglia di provenienza e al luogo di nascita. L'unica risposta praticabile mi sembra 'no'.

2) Lo stesso, facciamo un po' di riflessione sugli effetti economici dell'immigrazione. La letteratura sia teorica sia empirica è sterminata, e quindi affrontare il tema in un commento come questo è dilettantesco. Giorgio , che conosce queste cose meglio di me, ha riassunto un po' gli studi empirici e credo di non fargli torto se dico che non esiste evidenza di massicci effetti negativi sulla popolazione nativa.

Michele chiede di 'descrivere un modello credibile in cui sia ottimo eliminare qualsiasi ostacolo legale al libero movimento internazionale della forza lavoro'. Proviamo semplicemente a eliminare la parola 'internazionale' dalla frase. Davvero abbiamo bisogno di un modello che ci spiega perché è meglio non impedire a chi è nato a Long Island di lavorare in Connecticut o a New York City? O ai nativi di Rovigo di andare a lavorare a Milano? Visto che i confini tra stati sono arbitrari e il risultato di accedenti storici, non vedo perché dobbiamo permettere a uno di Bolzano di lavorare a Milano ma non a uno di Mostar o Dubrovnic.

Mi sembra che qualunque modello standard di equilibrio generale produca la conclusione che è ottimo evitare di porre restrizioni allo scambio di fattori e beni. Se introduciamo imperfezioni, incompletezze dei mercato etc. possiamo anche ottenere la conclusione opposta ma mi sembra che in generale il burden of proof sia su chi vuole introdurre restrizioni al libero scambio di beni e fattori, non viceversa.

In ogni caso, questo mi sembra largamente irrilevante per quanto riguarda il dibattito politico. La ragione per cui tanti nativi non vogliono gli immigrati è che non vogliono (maggiore) concorrenza nel mercato del lavoro, non perché perseguono qualche astratta nozione di efficienza. Legittimo e ragionevole, ma a quanto punto perché non mettere barriere protezionistiche anche per il commercio di beni, oltre che di fattori? E perché non difendere qualunque altra rendita monopolistica? Come economisti sappiamo che nel lungo periodo il libero scambio e la concorrenza, tanto nel mercato dei beni come in quello dei fattori, sono la forma migliore per promuovere lo sviluppo economico. Forse a volte il libero scambio è politicamente difficile da difendere, ma il principio di base resta.


3) Quali sono gli effetti dell'immigrazione sul paese che viene abbandonato? È sicuramente vero che l'emorragia di lavoratori altamemente qualificati può essere negativa, e può darsi che qualcosa del genere stia succedendo in vari paesi africani in questo momento. Ma non è difficile trovare effetti di segno contrario. Se guardiamo alla esperienza italiana ci sono almeno due chiari effetti positivi. Primo, l'emigrazione massiccia ha ridotto l'offerta di lavoro domestica e quindi aiutato i salari reali a crescere. Secondo, le rimesse degli emigrati hanno per lungo tempo aiutato a sostenere i consumi interni e a mantenere l'equilibrio delle partite correnti (se non ricordo male negli anni 50 e 60 le rimesse rappresentavano alcuni punti del PIL). Credo che entrambi questi effetti siano in questo momento all'opera in vari paesi africani. Il mio gut feeling è che l'emigrazione tutto sommato faccia bene a questi paesi, anche se ammetto mancanza di evidenza chiara. Fa inoltre ovviamente bene a quelli che emigrano.

 

 

Minchia, Sandro, come sei diventato logorroico. Torni due settimane in Italia e scrivi più di quello che hai fatto in 6 mesi a Stony Brook! Dal tuo post però non capisco se Mike Piazza è morto per davvero. Deve essere ancora giovane, poveretto.