Un Congresso democratico?

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Il New York Times ha chiesto a vari "opinion makers" cosa avrebbero suggerito ai candidati democratici per aiutarli a riconquistare il Congresso il prossimo novembre. A me il New York Times non ha chiesto nulla, ma io rispondo lo stesso, e per giunta in Italiano e su nFA, cosi' imparano.

Anzitutto, il "Congresso" , con la maiuscola, di cui si parla qui e che i Democratici vorrebbero tanto conquistare e' il Parlamento  USA o, piu' precisamente, la Camera dei Deputati, nella terminologia italica. Nessun "congresso", con la minuscola, in corso da queste parti.

Credo di far giustizia agli "opinion makers" interpellati dal New York Times dicendo che le loro proposte sono combinazioni delle due seguenti: i) dichiararsi piu' competenti della destra a guidare il paese, ii) dichiararsi piu' onesti, nel senso "che noi non avremmo mai ingannato il paese per portarlo in guerra".

Mi pare che entrambe le proposte colgano nel segno. Ciononostante, io avrei risposto diversamente.

Io avrei risposto che ai democratici, per vincere, non basta dichiarare i repubblicani incompetenti e disonesti, per quanto essi lo siano veramente; oh se lo sono. I democratici, per vincere, devono riuscire a prendere possesso (possesso intellettuale e politico, intendo) delle proprie vittorie e delle proprie idee innovative. Beh, si dira', non ne hanno avute un granche' i democratici di vittorie e di idee innovative recentemente. D'accordo, ma una si' l'hanno avuta di idea, l'hanno applicata, ed e' stata una grande vittoria: negli anni '90 hanno distrutto il grande ed inefficiente sistema di assicurazione sociale che azzoppava gli Stati Uniti da quasi trent'anni (Bill Clinton, con slogan bellissimo, dichiarava suo obiettivo, nel 1993, "to end welfare as we know it") e, soprattutto, lo hanno sostituito con un mix di politiche di assicurazione sociale attente agli incentivi e con un intelligente sistema di sgravi fiscali e di sussidi.

Vediamo anzitutto in cosa la riforma consiste, quale idee ne sia alla base, e quali ne siano stati i risultati.

i) Senza entrare nei dettagli (una analisi a grandi linee degli elementi piu' importanti e' in un post su Wikipedia.) la riforma consiste di:

  • un limite temporale ai sussidi federali a famiglie senza un reddito da lavoro; dopo cinque anni di sussidi se la famiglia non produce un reddito da lavoro, il sussidio cessa.
  • un notevole aumento ai sussidi federali a famiglie con almeno un reddito da lavoro; ad esempio, una madre con un figlio, lavorando a tempo pieno al salario legale minimo, passa da un reddito netto (compreso il sussidio) di circa 10 mila dollari nel 1989 a oltre 12 mila nel 2000 (una donna nelle stesse condizioni con due figli passa da 10 mila dollari a oltre 14 mila dollari).

In totale, la spesa totale in sussidi federali a famiglie senza lavoro passa da 27 miliardi di dollari nel 1992 a 13 miliardi nel 1999. La spesa in sussidi federali a famiglie con reddito da lavoro passa da 11 miliardi nel 1988 a 66 miliardi nel 1999.

Inoltre, un altro aspetto importante delle riforma sono:

  • gli incentivi stringenti agli stati affinche' limitino il numero di cittadini in welfare, affinche' siano limitate le gravidanze di donne giovani non sposate (senza aumentare il numero di aborti), e cosi' via.

ii) L'idea alla base della riforma e' semplice: incentivi, incentivi, incentivi! Sussidi concentrati per famiglie senza reddito da lavoro inducono a non cercare lavoro. Sussidi che aumentano con il numero di figli al di fuori del matrimonio inducono a fare figli senza padre. Le storie di madri 15enni che vivevano con gli assegni del welfare, in condizioni di vita abbruttite da alcol e droga, riempivano i giornali degli anni '80 e '90.

iii) I risultati della riforma sono eccezionali. Dal 1996 al 2005 il numero delle persone che ricevono un assegno dal

welfare e' sceso da 12.2 milioni a 4.5 milioni. Il 60% delle madri che

ha lasciato welfare ha un lavoro fisso. Il tasso di occupazione delle madri sole con un figlio di meno di 18 anni e' salito dal 68% al 78% tra 1989 e 2000 (in confronto, il tasso di occupazione delle donne sole senza figli e' rimasto costante al 76% nello stesso periodo, e quello delle madri sposate e' salito dal 66% al 70%). La percentuale delle madri sole, con un figlio di meno di 18 anni, che vivono sotto la soglia della poverta' e' sceso dal 35% nel 1992 al 24% nel 2000. La percentuale della

popolazione di colore sotto la soglia della poverta' e' scesa di circa

10 punti nello stesso periodo (non scendeva dagli anni 60). Il numero

di gravidanze sotto i 20 anni e' crollato.

Un interessante giudizio sulla riforma e' quello di Paul Samuelson (ancora chiarissimo alla sua veneranda eta'). Una analisi seria dei risultati e' in: Blank, Rebecca M. “Evaluating Welfare Reform in the United States.” (2002) Journal of Economic Literature 40 (4): 1105-1166, disponibile su JSTOR per chi ha accesso

Clinton si dichiara fiero dei risultati della sua riforma; e a ragione. Ci mancherebbe: la sua riforma del welfare da sola non ha fatto tutto questo. La seconda parte degli anni '90 ha visto un boom dell'economia degli Stati Uniti, che certamente ha aiutato. Agli econometrici l'arduo compito di fornire stime precise di quanto la

riforma in se' e per se' abbia contribuito, ma certo non poco (vedi ad esempio

l'articolo di R. Blank citato sopra).

Va anche detto: la riforma del welfare era stata iniziata da Reagan, Clinton e' salito sul carro. Ma questo i democratici non devono ammetterlo. Clinton ha visto tre ministri andarsene sbattendo la porta a causa del suo supporto alla riforma del welfare. Ha rischiato e ha vinto.

Torniamo a noi. Dopo tutto del Congresso e delle elezioni negli USA ci importa fino a un certo punto.

Qualcuno ha pensato alla riforma del welfare in Italia? Non che da noi non vada riformato. Ad esempio, sarebbe buona regola dare sussidi di invalidita' solo agli invalidi. Sarebbe anche buona regola non distribuire due biglietti da cinquecento euro a chiunque abbia un figlio, indipendentemente dal reddito. E poi ...... Eh, il potere degli incentivi.

Vabbe', Clinton e' disoccupato; sua moglie, meno lo vedra' alla Casa Bianca meglio stara'; magari e' interessato alla costruzione di un altro partito democratico! Ragazze carine non ne mancano di certo alla Fabbrica del Programma; non sta a Bologna? Farebbero bene a invitarlo alla fabbrica, perche' loro di idee non sembrano averne. Un partito nuovo senza idee nuove (ma che dico, nuove; vecchie di 10 anni) e' una inutile giravolta.

 

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Commenti

Ci sono 2 commenti

Grazie Alberto di questa panoramica molto interessante sul welfare Americano, una volta tanto non parliamo di Italia e non ci deprimiamo.

 

Ieri a degli spagnoli ho detto che l'Italia ha già dato il suo meglio. A degli spagnoli! Che hanno messo la freccia da tempo e ci stanno superando.

 

Triste ma vero.

Grazie a te per i ringraziamenti. Sei piu' bravo di me, io mi deprimo comunque.