Il contagio

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L'unico contagio che osserviamo in questi tempi di pandemia economica sembra essere quello dell'analfabetismo economico. Sarà che sono fresco di presentazione del libro a Trento, ma mi piace pensare che Voltremont sia, idealmente, uno degli untori.

Il fatto stavolta è questo. Il Corriere della Sera in un pezzo firmato "Redazione online" riporta che nel primo trimestre 2010 il Prodotto Interno Lordo dell'Unione Europea a 16 è cresciuto dello 0,2% (rispetto al primo trimestre del 2009, come spiega la nota Eurostat).

La "Redazione online" ci spiega che

A trainare la timida crescita della zona euro nei primi tre mesi dell'anno sono state soprattutto le esportazioni (+2,5%) e le importazioni (+4%).

Il lettore medio porterà a casa la vaga idea che le esportazioni e le importazioni fanno crescere il PIL. E il Lupi di turno lo urlerà en passant snocciolando patriotticamente dati durante qualche trasmissione televisiva.

Allora ricominciamo dall'inizio. Sta scritto a pagina 1 del testo di macroeconomia 1:

PIL = C + I + G + (X - IM)

ossia il PIL è la somma di consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni, e a tutto questo sottraiamo le importazioni perché il prodotto è interno e all'interno di un paese si acquistano (per consumo privato o pubblico o per investimento) cose prodotte all'esterno.

Che succede se le importazioni aumentano del 4%? Succede che a C + I + G sommiamo 0,04*IM (perché è roba che compriamo dall'estero per i suddetti fini) e sottraiamo 0,04*IM (perché la roba non è prodotta all'interno). E, diceva la maestra, 1 - 1 = 0. Ovvero, le importazioni non trainano niente, se non il PIL di chi coloro dai quali si importa.

Sarà una svista, sarà ignoranza. In ogni caso ci aspettiamo di più da dei professionisti. Se no iscriveteci i bloggers all'albo dei giornalisti.

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Commenti

Ci sono 109 commenti

E poi ricordiamoci che il Pil italiano ha un'elevata stagionalita'.

Il trimestre invernale conta relativamente poco (come quello estivo). Il dato cruciale sara' la crescita del pil dei mesi di Aprile-Maggio-Giugno. Se sara' piatto (sotto l'1%) come questo trimestre appena passato allora c'e' poco da festeggiare. Per di piu' la manovra recessiva per l'anno venturo non giovera' un'economia che stenta a crescere.

se la stagionalità si manifesterà come nel 2009 c'è poco da stare allegri

 

Ad asseverare il contenuto del post, la rivoluzione liberale che il piccolo voltremont ha proposto aspettando di andare al G20 in modo da presentarla proprio al G20 ed allEcofin. Rivoluzione liberale italiota ovviamente.

http://www.corriere.it/economia/10_giugno_04/tremonti-berlusconi-liberta-impresa_e4ba8080-6feb-11df-b547-00144f02aabe.shtml

Beh, se lo facessa davvero dovremmo metterci tutti a fare la ola...

 

Temo che si tratti invece di un altro effetto annuncio, senza alcun impatto concreto.

non scaldatevi, secondo me non val neanche la pena discuterne: quello che hanno in mente e' una cosa temporanea, DUE-TRE ANNI MASSIMO hanno detto.  e la chiamano "rivoluzione liberale!".  se e' cosa cosi' benefica e rivoluazionaria perche' renderla limitata nel tempo?

piu' o meno come fare la rivoluzione francese dal 1789 al 1792 e poi reinsediare il re. o la rivoluzione d'ottobre dal 1917 al 1920 e poi reinsediare lo zar.

e' un'altra emerita presa di giro.

beh,io ci metterei la firma ad avere nei prossimi 15 trimestri una crescita "piatta" sotto l'1% come nel I trimestre intorno allo 0,5-0,6%...saremmo fortunati ad avere una crescita simile :))....equivarrebbe ad una crescita annua tra il 2 e il 2,4 % ....

se crescessimo q/q-1 come q1 2010 ( +0,5% ) nell'anno cresceremmo dell'1,3%

fatto 100 il pil di q1 09 avremmo : 405/399,8 = 1,013

 

 20092010
   
q1100,0100,5
q299,7101,0
q3100,1101,5
q4100,0102,0
   
total399,8405,0

Scusate, fatemi capire....

L'articolo comunica che "La spesa per i consumi delle famiglie è invece diminuita dello 0,1%. In calo anche quella per investimenti (-1,1%)." Quindi nella nostra formula se sono diminuiti gli investimenti (I) ed i consumi (C) ma il PIL è aumentato, mi sa che l'unica cosa aumentata è la spesa pubblica (che immagino sia G).  A naso direi che (X - IM) significa esportazioni meno importazioni e che nel nostro caso significa (+2.5% - 4%) e quindi non zero ma molto meno (- 1.5). Allora mi chiedo di quanto sia cresciuta la spesa pubblica per ottenere alla fine questo + 0.5% malgrado tutti gli altri fattori da sommare siano negativi. A me il foglio di calcolo suggerisce un +2.2 ma non sono un giornalista e nemmeno un blogger per cui se ho sbagliato mi appello alla vostra clemenza. 

Francesco

 

 

 

le variazioni di consumi , investimenti , import export non sono sul PIL ma su consumi , investimenti , import ed export.

quindi le variazioni le devi moltiplicare per consumi/PIL , investimenti / PIL ....

non capisco l'applicazione della formula

considerando export = import = circa 20% del PIL il termine fra parentesi dovrebbe valere ( ,025*,2 - ,04*,2 ) = -0,3%

per cui consumi , investimenti , spesa pubblica dovrebbe valere +0,5%

dove sbaglio?

 

 

Nel piu' semplice dei modelli macro economia aperta, gli effetti di aumenti di Export, Consumi o Investimenti vanno calcolati tenendo conto dei moltiplicatori:

en.wikipedia.org/wiki/Fiscal_multiplier

 

Stefano

non sbagli.  pero' stai parlando di consumi (privati o pubblici) e investimenti in beni e servizi domestici.

la spesa pubblica e' aumentata dello 0,6%, che con G/PIL al 40% in area euro (vado a naso) fa 0,25% del PIL circa.  il restante 0,25% deve venire da aumenti di produzione di beni domestici per il settore privato, presumibilmente il grosso sono la ricostituzione delle scorte come era stato in US alla fine del 2009.  si possono fare i conti precisi ma la tabella eurostat linkata non basta..

Beh qui dicono che la crescita limitata (il "balzo"...) e' trainata soprattutto dalla spesa pubblica. Preoccupante, non solo la scarsa conoscenza di base in materia economica (per chi scrive di economia), ma evidentemente anche l'incapacita' solo di leggere le fonti ed i comunicati ufficiali.

Insomma, facendo un riepilogo, C+I hanno segno negativo, mentre G e (X - IM) sono i responsabili della 'crescita'.
Alcune considerazioni per il futuro prossimo: la componente C continuerà a contrarsi? suppongo di sì, almeno per quanto riguarda i milioni di dipendenti pubblici che avranno bloccato per i prossimi anni il salario nominale, con conseguente diminuzione del salario reale; la componente I non dovrebbe andare molto bene, nei testi di macroeconomia ho sempre letto che è funzione del tasso di risparmio e del tasso di interesse reale, e pare che in questo momento le banche non si espongono molto con i finanziamenti; la componente G sarà pesantemente tagliata dalle disposizioni della finanziaria. L'unica componente che potrebbe realmente aumentare è (X - IM) favorita dall'euro basso. 
Stando così le cose, mi sa tanto che la manovrina tremontiana non risolve niente.

 

la componente C continuerà a contrarsi? suppongo di sì, almeno per quanto riguarda i milioni di dipendenti pubblici che avranno bloccato per i prossimi anni il salario nominale, con conseguente diminuzione del salario reale;

 

Se la riduzione della spesa (per tre milioni di statali) si riflettesse in una riduzione delle imposte per tutti (e per decine di milioni di contribuenti) ecco che il risparmio di imposta si puo' trasformare o in consumi oppure in risparmi ed investimenti. Immagino anche che nelle zone in cu ci sono tanti statali (roma) gli affari andranno male e ci potrebbe essere una corsa alla diminuzione dei prezzi (favorita dal fatto che se le cose vanno male in tutti i settori ed il PIL diminuisce, abbiamo anche un generale calo dei prezzi, soprattutto dove si possono avere incrementi di produttività. Per quanto riguarda l'euro basso, se favorisce le nostre esportazioni (quelle di tutta l'area), mi pare che invece renda piu' care le importazioni. Se IM > Ex (già è cosi') le cose si complicano.
Ho capito bene?

Francesco

Da Repubblica (segue il mio post): aumento dovuto a spesa pubblica e scorte (che nell'identita' iniziale erano in I)!

 

 

Da Repubblica (segue il mio post): aumento dovuto a spesa pubblica e scorte (che nell'identita' iniziale erano in I)!

 

Non so dove stiano le scorte ma la spesa pubblica sta in G, fin dall'inizio.

PIL = C + I + G +(X-M)
dove ...
* PIL è il Prodotto interno lordo;
* C + I + G sono, rispettivamente, i consumi, gli investimenti lordi e la spesa delle amministrazioni pubbliche;
* X - M, differenza tra esportazioni e importazioni, è il saldo delle sottosezioni "beni" e "servizi" del Conto corrente della bilancia commerciale (vedi Banca d'Italia).

FF

Lo sa che io non mi meraviglio più di tanto. Vi seguo da poco e cerco di capire. Una cosa mi è chiara c'è di sicuro un settore che in Italia tira sempre:"LA vendita di fumo", ma in un paese così, con questa televisione e tanta carta straccia non si può pretendere di più. Ora arrivano i mondiali, poi sarà piena estate, speriamo che non ci ticchi fare la fine della cicala.

L'art. 41 della costituzione è un chiaro esempio di come si possa affermare un principio solenne e poi svuotarlo di contenuto. Già l'enunciazione dei limiti dell'utilità sociale, libertà e dignità mostra come i costituenti non intendessero concedere ampia libertà d'iniziativa: in nome di questi principi, che qualcuno - chissà chi? - deve pure "concretizzare", il modo nel quale l'iniziativa è esercitata può essere censurato dai poteri pubblici. Del terzo comma altri hanno già detto.

Il legislatore ordinario, nel tempo, ha ampiamente esercitato i poteri riconosciutigli dall'art. 41. Vale a dire, ha sottoposto l'iniziativa economica a molteplici vincoli, soprattutto negli anni in cui la dottrina giuridica "progressista" sosteneva che gli articoli 41 e 42 permettevano al legislatore di ridurre al minimo il contenuto dei diritti di iniziativa e di proprietà.

Ciò detto, concordo con chi osserva che la riforma dell'art. 41 rischia di distogliere l'attenzione dalle leggi ordinarie, che in concreto limitano l'iniziativa economica privata e che potrebbero essere modificate con procedure più rapide. Resta da dire che, considerato anche l'orientamento emerso dal convegno di Roma, una riforma dell'art. 41 potrebbe prevenire un ritorno in grande di politiche del passato.

Sentite, io non è che sappia molto di diritto costituzionale, ma qualcuno può fornirmi tre esempi di leggi in favore della libertà di impresa che sono state dichiarate incostituzionali usando l'art. 41? Prendersi la briga di modificare una articolo della costituzione si fa solo per due ragioni 1) si vuol pigliar per i fondelli gli elettori con provvedimenti di pura facciata, nonché nulla possibilità di attuazione 2) effettivamente l'articolo ha concretamente manifestato la sua capacità di far danni in alcuni chiari episodi, che fanno sì che l'emanazione di buone leggi richieda il cambiamento costituzionale.

Quindi ribadisco la domanda: qualcuno mi da 3 esempi di una certa rilevanza in cui la Corte Costituzionale ha cassato una buona legge usando l'art. 41? Altrimenti mi resta solo la alternativa 1).

 

 

Già l'enunciazione dei limiti dell'utilità sociale, libertà e dignità mostra come i costituenti non intendessero concedere ampia libertà d'iniziativa: in nome di questi principi, che qualcuno - chissà chi? - deve pure "concretizzare", il modo nel quale l'iniziativa è esercitata può essere censurato dai poteri pubblici.

 

Scusami, ma mi troveresti un esempio di paese evoluto dove la Legge NON pone alcun limite (o, come dici tu, "censura") alle attività economiche, in termini di attività permesse, forme societarie possibili, tecniche o materiali utilizzabili, metodi di finanziamento, e via di questo passo?

E questi vincoli, di fatto, non sono sempre legati a quei principi di cui sopra, specialmente al primo?

Come qualcuno ha  notato prima di me, le leggi antitrust hanno come motivazione massimizzare l'utilità sociale che tanto vituperi.

Ma è tutta una pagliacciata!

Qualunque cosa dica la Costituzione certo non dice la FORMA con cui i dettami debbano essere ottemperati.

Oggi per aprire un'impresa è previsto il modulo M per l'ufficio m , N per l'altro ufficio n , ......

Moduli ed uffici non si trovano nella Costituzione che puo essere rispettata se gli stessi contenuti fossero oggetto di autocertificazione che puo essere verificata a posteriori.

Una legge ordinaria basta ed avanza!

 

 

L'attuale governo ha:

1) Un periodo di 3 anni senza elezioni, cioè un periodo abbastanza lungo per fare qualsiasi cosa e poi farla capire agli elettori

2) Una maggioranza (sulla carta) parlamentare talmente ampia da poter fare quello che vuole (cosa che in altri campi fa allegramente)

3) Un'opposizione istituzionale ridicola.

Il paradiso per chi vuole riformare qualcosa.

Invece tirano in ballo la modifica di un articolo della costituzione (modifica di dubbia utlità, secondo me anche qui su ci si infervora per quel "sociale" perché ricorda ad orecchio "socialismo" ma non credo sia il caso), modifica che:

1) Richiede una maggioranza parlamentare dei 2/3, che non hanno

2) Visto il non sussistere del punto 1, richiede un referendum e visto che le parole "costituzione" e "Berlusconi" fanno scendere di nuovo i partigiani dalle montagne (vista l'idea che ne ha B della costituzione per me a ragione!) referendum ad ampio rischio di fallimento.

3) Poi si deve fare qualcosa (leggasi leggi ordinarie) visto che la Costituzione fissa il principio non lo applica.

Insomma è una sparata buona per tener buona la casalinga di Voghera un'altra settimana e per dire a quelli che non "gradirebbero" le riforme nemmeno in 20 anni, tranquilli ghé pensi mì.

 

 

La questione non è se l'art. 41, così come è formulato, giustifichi l'invalidazione di leggi liberiste. L'art. 41, così come è formulato, e con lui gli articoli finitimi, hanno giustificato un gran numero di leggi vincolistiche: basta pensare ai prezzi amministrati e all'equo canone.

Un'economia di mercato richiede un ordinamento giuridico che la sostenga, non v'è dubbio. Il problema inizia quando l'ordinamento intende non solo impedire comportamenti dannosi all'utilità sociale, ecc., ma quando intende imporre ai privati di realizzare tali obiettivi, trasformandoli in funzionari della politica. L'art. 41 e gli altri articoli finitimi autorizzavano questo (che sarebbe gradito a buona parte dell'attuale opposizione e, forse, anche a parte della maggioranza); se non è più così - se cioè ci sono state delle liberalizzazioni - è grazie alla prevalenza del diritto comunitario.

Rebus sic stantibus, la disputa sulle disposizioni costituzionali ha interesse prevalentemente teorico; è ovvio che l'eliminazione di lacci e lacciuoli può avvenire per legge ordinaria.     

L'art. 41, così come è formulato, e con lui gli articoli finitimi, hanno giustificato un gran numero di leggi vincolistiche: basta pensare ai prezzi amministrati e all'equo canone.

Scusa ma non è affatto così. Leggi stataliste ed illiberali magari vanno contro l'art. 41 che al primo comma recita che l'iniziativa economica privata è libera.

Introdurre il tema dell'art. 4 è solo un clownesco diversivo che nulla ha a che fare con impedimenti ad interventi di libertà di impresa  e disboscamento di procedure e controlli. E' mera fuffa di gente che non sa di cosa parla.

Perfettamente d'accordo che '' l'eliminazione di lacci e lacciuoli può avvenire per legge ordinaria.'' Questo è esattamente il mio (e di altri) punto: l'art. 41 è un pretesto.

Per dimostrare che non è un pretesto bisogna spiegare in che modo l'art. 41 ha impedito la promulgazione di buone leggi, ossia in quali occasioni la corte costituzionale è intervenuta per bocciare una buona legge in virtù dell'art. 41. Senza quello, mi spiace, ma si parla solo di aria fritta.Io comunque resto in fiduciosa attesa che qualcuno segnali almeno una sentenza della Corte Cost. al riguardo.

Non sono invece d'accordo che l'art. 41 giustifichi leggi vincolistiche. Una affermazione del genere può, io credo, solo giustificarsi nel seguente senso: senza la protezione dell'art. 41 sarebbe stato possibile impugnare la legge sull'equo canone e farla dichiarare incostituzionale dalla Corte Costituzionale. Altri più esperti di me di diritto diranno se questa è ipotesi plausibile. A me non lo pare affatto.

Pongo un'altra domanda. Negli Stati Uniti ci sono sia leggi locali che impongono l'equo canone sia esperienza di prezzi amministrati. In alcuni episodi (seconda guerra mondiale e crisi del 1973) il controllo di prezzi e salari è stato addirittura imposto a livello federale. Che io sappia non esiste alcuna norma simile all'art. 41 nella Costituzione americana, ma forse mi sbaglio. Se ho ragione e tale norma non esiste, non è questo un controesempio al fatto che tutte queste terribili leggi vincolistiche sono il frutto dell'art. 41?