Credibilità. Teoria e applicazioni

/ Articolo / Credibilità. Teoria e applicazioni
  • Condividi

In queste settimane si è ripreso a parlare di ''fiducia'' e ''credibilità'', soprattutto con riferimento al debito pubblico italiano e alle collegate manovre governative. In questo articolo vorrei spiegare come gli economisti ragionano sulla credibilità. Vorrei anche spiegare perché proposte come quelle di vendere immediatamente la Rai e cacciare il governo non sono (solo) il risultato della rabbia e del disgusto morale verso ingiustizie sempre più grottesche e macroscopiche. Sono, soprattutto, le proposte che derivano da una sobria analisi condotta con gli strumenti dalla teoria economica standard.

Cos'è la credibilità

Per evitare una discussione eccessivamente astratta (questo è solo un blog post, dopotutto) utilizzeremo per la discussione l'esempio, quanto mai attuale, di un governo che deve ripagare il debito pubblico.

Dunque, cosa intendiamo con l'espressione ''credibilità'' o ''fiducia'' riguardo al fatto che un governo possa ripagare o meno il debito pubblico? Facciamo un esempio ultrasemplice. Immaginiamo che ci siano solo due tipi di governanti: quelli che ritengono un obbligo pagare i debiti (o per ragioni morali o perché temono le conseguenze di lungo periodo di un ripudio; per ragioni di realismo considererò nell'esempio solo questa seconda possibilità) e che quindi faranno di tutto per ripagarli, e quelli che sono opportunisti e pagheranno i debiti solo se questa è l'azione politicamente meno costosa nel breve periodo. In principio, entrambi i tipi di governanti possono decidere di non pagare il debito, sotto certe condizioni. Il primo tipo però lo farà solo sotto condizioni estreme, quando ripagare il debito diventa materialmente impossibile. Il secondo tipo invece dichiarerà bancarotta in un numero assai più vasto di circostanze.

Il risparmiatore che deve decidere se prestare o meno i propri soldi allo stato si deve porre almeno due domande importanti. La prima riguarda il futuro economico del paese. Quanto crescerà l'Italia nel futuro, quante risorse saranno disponibili per ripagare i debiti che oggi vengono contratti? La seconda riguarda il tipo di governo. Assumendo di avere le risorse per pagare il debito (ossia, per essere precisi, assumendo che sia possibile tagliare la spesa pubblica e/o aumentare le tasse a sufficienza), il governo vorrà veramente farlo, e fino a che punto? O, per mettere la questione nei termini prima accennati, il governo è del tipo che cerca di pagare i debiti il più possibile oppure è del tipo che appena il gioco si fa duro e bisogna mettere in atto misure politicamente difficili pensa al default?

La questione della credibilità è connessa alla seconda domanda. Anche un governo che ha tutte le intenzioni di onorare il debito può fallire, se l'economia va sufficientemente male. Ma un governo del primo tipo lo farà più raramente. Per il momento prendiamo per dato che il nostro risparmiatore sia convinto che, anche con una crescita anemica o perfino senza crescita, il rmborso del debito sia finanziariamente possibile. Il prezzo a cui sarà disposto ad acquistare i titoli del tesoro dipenderà allora dalla probabilità che assegna al tipo di governo. Più alta è la probabilità assegnata al tipo che paga i debiti, più alto sarà il prezzo che il risparmiatore è disposto a pagare (e quindi più basso il tasso d'interesse che è disposto a ricevere).

Il calo dei prezzi, ossia l'aumento dei tassi d'interesse, osservato a partire dal mese di luglio nel mercato del debito italiano dipende da modifiche di aspettative degli operatori. Da un lato è aumentata la probabilità di recessione, dall'altro c'è stata una caduta di credibilità del governo. Indipendentemente da quello che ha richiesto la Commissione Europea, un governo che decide di aspettare a dopo le prossime elezioni per fare le cose più importanti fa inevitabilmente aumentare la probabilità assegnata al tipo che non vuole fare scelte politicamente difficili, ossia il tipo che più facilmente deciderà di fare default. In altre parole, il governo ha perso credibilità, e da allora sta disperatamente tentando di riacquistarla (può fare ben poco riguardo alle aspettative di recessione). Ma, più in generale, da dove viene la credibilità, o buona reputazione, e come si modifica nel tempo?

Teoria. Come cambia la credibilità

Per chi ha fatto un corso di statistica, una volta chiarito che la credibilità è essenzialmente la probabilità assegnata a certi eventi (nella fattispecie ''il governo è del tipo che desidera evitare il default''), la risposta alla domanda ''come cambia la credibilità'' diventa banale: si osserva quello che succede, i fatti e non le chiacchiere, e si applica la regola di Bayes. Se non avete fatto un corso di statistica, o se lo avete fatto tanto tempo fa, la regola può intuitivamente essere spiegata come segue. Supponiamo che vi interessi valutare come cambia la probabilità di un certo evento quando nuova evidenza diventa disponibile. Sostanzialmente la domanda che vi ponete è: la nuova evidenza che ho visto, è più compatibile con il fatto che l'evento sia vero o con il fatto che l'evento sia falso? Se è più compatibile con il fatto che l'evento sia vero, allora rivedete verso l'alto la probabilità dell'evento, altrimenti la rivedrete verso il basso.

Facciamo un paio di esempi concreti per capire meglio la logica. Supponiamo che vogliate valutare la probabilità dell'evento ''Veltroni è un ciarlatano'', che chiamiamo evento A. Inizialmente, la probabilità che assegnate a tale evento è del 90%. Ora supponiamo che osserviate il seguente evento: ''Veltroni, dopo aver annunciato che dopo essere stato sindaco di Roma sarebbe andato in Africa, non va in Africa ma diventa segretario del PD''; chiamiamo questo evento B. Come cambia, dopo aver osservato tale evento, la probabilità assegnata all'evento A, ossia al fatto che Veltroni sia un ciarlatano? Per rispondere abbiamo bisogno della seguenti informazioni: quanto è probabile che l'evento B sia osservato se l'evento A è vero? E quanto è probabile che si osservi B quando A è falso? Supponiamo che se A è vero allora B accade con probabilità 95%. Dopotutto, è prerogativa dei ciarlatani raccontar balle. Se invece A è falso allora B accade con probabilità 50% (anche una persona seria può dover cambiare idea e rinnegare promesse fatte prima). La cosa cruciale è che B è più probabile quando A è vero, ossia quando Veltroni è effettivamente un ciarlatano. Per cui, dopo aver osservato tale evento, la probabilità assegnata al fatto che Veltroni sia un ciarlatano aumenta. Per la precisione, in questo caso aumenta dal 90% al 94,48% (questi conti e quelli successivi, per chi è interessato, sono in appendice). Come si vede, si tratta di un aumento modesto. La ragione è che l'evento osservato (Veltroni rinnega una promessa per lui costosa, comportandosi da ciarlatano) è già largamente atteso. Si tratta quindi di un tassello in più in un quadro che è già abbastanza chiaro.

Ben diverso sarebbe stato il caso  in cui Veltroni fosse andato effettivamente in Africa. Tale evento è abbastanza incompatible con il fatto di essere un ciarlatano, cosa ritenuta inizialmente molto probabile. Trattandosi di un evento inatteso la nostra valutazione cambierebbe profondamente. Facendo i conti, la probabilità assegnata al fatto che Veltroni sia un ciarlatano dato che ha mantenuto la promessa di andare in Africa crolla al 47,37%. Questa è un'osservazione importante e sulla quale torneremo quando parleremo delle applicazioni della teoria.

Il secondo esempio, per par condicio, lo faccio con un politico del centrodestra. Sia ora A l'evento ''Bossi è un babbeo inconcludente che parla a vanvera e non comibina mai nulla di buono''. Anche qui iniziate assegnando a questo evento una probabilità del 90%. Siete nell'agosto del 2009, e osservate l'Umberto che interviene sulle ''gabbie salariali''. Siete dubbiosi, ma niente succede e vi dimenticate della faccenda. Ma a questo punto, siamo all'agosto 2011, arriva uno di quei blogger malmostosi, uno di quelli che domanda continuamente e in modo petulante coerenza logica e riferimento ai fatti e all'evidenza. Il blogger si era preso la briga di spiegare perché la differenziazione territoriale dei salari fosse una buona idea, ma aveva anche avvertito che non si sarebbe andati da nessuna parte (già nel 2009 il blogger in questione assegnava all'evento A una probabilità molto più alta del 90%). Ora si prende la briga di ricordarvi che son passati due anni e non è successo nulla. Alla luce di ciò, come cambia la probabilità assegnata all'evento ''Bossi è un babbeo inconcludente''? Anche qui abbiamo bisogno di informazioni addizionali. L'evento B è ora ''Bossi dice che agirà per la differenziazione dei salari e poi non fa nulla per due anni''. Diciamo che, se Bossi è un babbeo inconcludente, questo è un evento che ha probabilità 97%. Se invece Bossi non è un babbeo inconcludente, la probabilità che non faccia seguire fatti alle proprie parole è del 40%. La logica è la stessa di prima. Abbiamo osservato un evento che è più probabile quando Bossi è un babbeo inconcludente. Quindi, la probabilità che Bossi sia effettivamente un babbeo inconcludente deve salire. Chi ha voglia può fare i conti (o guardare l'appendice), giungerà alla conclusione che ora la probabilità che Bossi sia un babbeo inconcludente è passata dal 90% al 95,62%. Cosa sarebbe successo se, invece, avessimo effettivamente osservato un intervento di liberalizzazione del mercato del lavoro? Anche qui, va notato che l'evento sarebbe stato inatteso e abbastanza in contraddizione con l'opinione iniziale. La probabilità sarebbe scesa verticalmente, al 31,03%.

Il meccanismo teorico a questo punto dovrebbe essere chiaro. Tutti i giorni acquisiamo nuove informazioni, e usiamo tali informazioni per aggiornare le nostre valutazioni. La credibilità di un governo (o di una azienda, di uno scienziato, di un giornale...) cambia quindi di giorno in giorno, a seconda che ciò che osserviamo confermi o meno le opinioni che ci eravamo fatti inizialmente. Di norma le informazioni ottenute saranno di scarsa rilevanza o confermeranno le opinioni iniziali, per cui non ci saranno grossi cambiamenti di valutazione. Solo eventi radicali e in forte contraddizione con l'opinione iniziale possono condurre a grosse oscillazioni nella credibilità.

Applicazioni. Perché il governo deve andarsene e perché va venduta la Rai

E veniamo alle applicazioni. L'Italia è in questo momento in una posizione assai precaria. L'intervento della Banca Centrale Europea ha bloccato la caduta dei prezzi dei titoli di stato, ma permangono indicazioni (per esempio sul mercato dei CDS) che la fiducia sulla capacità del paese di ripagare i debiti resta debole. Il rischio dell'innestarsi di aspettative autorealizzantesi che portano a un'esplosione dei tassi d'interesse è quindi sempre presente, e non è da escludere che a un certo punto il pessimismo abbia ragione anche degli interventi della BCE. In tali circostanze, che fare?

I timori sul debito derivano, come detto prima, da un lato da timori sulla scarsa crescita economica del paese e dall'altro da una scarsa credibilità del governo in carica. Occorre quindi intervenire su queste variabili.

Ora, è difficilissimo agire sulle aspettative di crescita. Anche se si iniziasse subito a far le cose giuste per favorire la crescita (e non si è fatto), i cambiamenti che agiscono in modo positivo sugli incentivi degli individui, innestando un processo di crescita, possono solo aver luogo con un certo ritardo. Occorre infatti convincere lavoratori e imprese che i cambiamenti sono reali e permanenti. Non basta, per dire, un taglio delle tasse sul lavoro per convincere più gente a cercare lavoro. È anche necessario che la gente si convinca che le tasse resteranno basse in futuro, per cui vale veramente la pena di riorganizzare la propria esistenza e mettersi a cercare lavoro. Questo può avvenire solo con il tempo, man mano che si osserva che il taglio effettivamente persiste e non si creano nuove tensioni per il rimborso del debito. Giustamente, nessuno si fida delle chiacchiere e dei proclami altisonanti. Allo stesso modo, le indispensabili liberalizzazioni avranno pienamente effetto solo dopo che varie imprese saranno entrate in mercati precedentemente protetti senza causare controreazioni governative. E anche questo è un processo che richiede tempo. Questo essenzialmente significa che le riforme per stimolare la crescita vanno assolutamente iniziate subto (andavano iniziate anni fa, in effetti) ma che non possono risolvere un problema immediato di fiducia. Le aspettative sulla crescita evolveranno in modo graduale, insieme alla crescita stessa.

Cosa resta quindi, se vogliamo fare qualcosa nel breve periodo? L'unica variabile su cui si può agire in modo rapido è il grado di credibilità del governo. Per le ragioni teoriche spiegate sopra, forti cambiamenti di opinione possono avvenire solo in presenza di eventi inattesi e che contraddicono in modo sostanziale l'opinione iniziale. Occorre, in altre parole, una cesura radicale rispetto ai comportamenti adottati fino ad adesso. È necessario che si osservino eventi inattesi e che possano quindi credibilmente convincere il pubblico che c'è stato un rilevante cambiamento.

La permanenza di questo governo è palesemente un ostacolo insormontabile al ripristino della credibilità del paese. Anche in questi giorni, il suo comportamento si è allineato a un copione atteso, che viene recitato da anni. Il governo agisce, di malavoglia, solo quando una crisi di fiducia lo costringe ad agire. Tagli sostanziali e un riordino e razionalizzazione della spesa sono impossibili; basta guardare i (nutriti) capitoli di spesa su pensioni ed enti locali (a questo punto smettiamola di parlare di federalismo, un termine che è diventato una crudele presa per i fondelli) per rendersi conto di quanto raffazzonati, estemporanei e di scarso rilievo siano gli interventi che questo governo è in grado di realizzare. D'altra parte, al di là della palese bassa qualità intellettuale e morale dei suoi componenti, il governo mantiene la sua maggioranza parlamentare grazie a un gruppo di mercenari che hanno reso il termine ''responsabilità nazionale'' un preclaro esempio di doublespeak orwelliano ed è attraversato da divisioni pesantissime sia tra le principalii forze politiche che lo sostengono sia all'interno dei singoli partiti. Nei prossimi giorni vedremo, come sempre, gli interventi ad hoc qua e là per placare gli interessi colpiti. Oggi sono le province di Sondrio e Siena, domani sarà qualcos'altro. Alla fine resteranno le nuove tasse, e l'ulteriore erosione di credibilità del governo. Piccola, perché non si può erodere più di tanto ciò che è quasi del tutto consunto.

Per queste ragioni la cosa migliore che il governo può fare per il bilancio pubblico è andarsene immediatamente. A chi pensa seriamente che la situazione emergenziale richieda che il governo resti per attuare provvedimenti immediati, consiglio due cose. Primo, si compari il costo di un 3% di spread addizionale sul debito italiano con l'entità della manovra. Anche se la cosa richiederà tempo, alla fine il 3% percolerà nella intera struttura del debito. Con 1.900 milardi di euro di debito, il 3% in più corrisponde a  57 miliardi annui. Anche se il numero non va preso alla lettera, fornisce un'idea dell'ordine di grandezza. Questo è il costo che possiamo evitare cacciando immediatamente un governo corrotto e incompetente. Secondo, si consideri il fatto che i provvedimenti straordinari, che pur van presi, li può tranquillamente prendere un governo tecnico in attesa delle elezioni. Visto che da destra e sinistra si invoca la ragionevolezza e la serietà, lo si faccia in un modo veramente utile al paese.

E veniamo alla Rai. Perché è importante venderla? Non perché ci si fanno soldi; senza canone l'azienda dovrà ristrutturarsi profondamente anche solo per sopravvivere. Ma la cosa più urgente e più importante da fare non è raccattare qualche miliardo qua e là. La cosa più urgente da fare è convincere il pubblico che la musica è cambiata e che la repubblica italiana sta intraprendendo una strada nuova, una strada che può condurla a maggiore crescita e maggiore capacità di pagare il debito. Senza questo cambiamento di aspettative i miliardi che verranno raccattati con nuove tasse evaporeranno istantaneamente alla prima ripresa di tensione nei mercati.

La Rai, ricordiamo, è da sempre la riserva favorita della casta. Non è solo questione di manipolazione dell'informazione e della cultura. È, in tante occasioni, la fonte diretta di privilegi personali importanti e sostanziali per i politici. La lista è lunga, dal finanziamento di film epici fallimentari alla sistemazione di parenti e amici, e non è il caso di ripercorrerla ora. Vendere la Rai sarebbe pertanto un segnale estremamente potente, in grado di dire a tutti ''ciò che prima si pensava impossibile è ora possibile''. In altre parole, è esattamente il tipo di evento inatteso che può far guadagnare credibilità in modo rapido e sostanziale. Non è ovviamente il solo. Riduzione del numero dei parlamentari, eliminazione del loro favorevole trattamento pensionistico e tante altre cosucce possono fornire segnali altrettanto potenti. Meglio ancora se tutti questi provvedimenti verrano intrapresi allo stesso tempo.

Poi, certo, ai segnali bisognerà far seguire i fatti. Pezzi più importanti e succosi del patrimonio statale andranno venduti, misure dolorose di controllo della spesa andranno effettuate. Ma queste sono cose che è bene fare con calma e con cura. Le misure immediate da attuare sono quelle che dicono in modo prorompente ai mercati che nei palazzi governativi italiani si respira aria nuova.

Mi aspetto che tutto questo succeda? No. Ma l'obiettivo era semplicemente spiegare perché le nostre richieste, per politicamente impossibili che siano, non sono la rabbiosa reazione di un pugno di intellettuali che mancano da troppo tempo dal paese e che sono disgustati dal marciume. Sono, al contrario, la semplice e logica conseguenza di considerazioni teoriche assolutamente standard.

========================================

Appendice. Per chi conosce la regola di Bayes.

La regola di Bayes stabilsce che la probabilità di ''A'' dato che si osserva ''B'' è

 

p(A|B) = P(B|A)P(A)/P(B)

 

ogni qualvolta P(B)>0. Usando l'uguaglianza

 

P(B)=P(B|A)P(A) + P(B|''non A'')P(''non A'')

 

dove ''non A'' è l'evento complementare ad A, possiamo calcolare le probabiltà degli esempi usati nel testo.

Nell'esempio ''veltroniano'' abbiamo

 

P(A) = 0,9   P(''non A'')=0,1    P(B|A) = 0.95    P(B|''non A'') = 0,5

 

I numeri nel testo sono ottenuti inserendo questi valori numeri nelle formule di questa appendice.

Nell'esempio ''padano'' abbiamo invece

 

P(A) = 0,9   P(''non A'')=0,1    P(B|A) = 0.97    P(B|''non A'') = 0,4

 

Anche in questo caso, è sufficiente inserire i valori numerici nelle formule.

Indietro

Commenti

Ci sono 67 commenti

ciao a tutti,

è da tanto che vi leggo ma non ho mail commentato fina a quando... finito di leggere questo post, giro sul corriere e trovo questo fantastico articoletto

 

C'è una via attraverso cui i lavoratori avrebbero praticamente il raddoppio dello stipendio. Ma è un'idea di Tremonti ed è giusto che sia lui a dirla.

Fantastico. Aspettiamo ansiosi l'epifania di questa idea. Azzereranno la pressione fiscale? Manderanno alle camere a gas la meta' della popolazione mondiale in eta' lavorativa?

Sara' la solita "idea": qualche variante del "tassiamo le cose e non le persone". Chissa' se Voltremont, studiando per scrivere il nuovo libro che ha annunciato, ha capito la differenza tra stipendi nominali e stipendi reali.

Anche sull'orlo del baratro continuano a prendere per il culo.

 

La nostra fortuna è che i mercati valutano la credibilità sulla base dei fatti, non sulle dichiarazioni. Se badassero veramente alle cazzate da analfabeti che dicono i nostri ministri saremmo in bancarotta da un pezzo.

''Abbiamo un piano segreto per raddoppiare gli stipendi ma non ve lo dico''. Semplicemente incredibile. Che razza di idiota.

il dramma non è ciò che dice Bossi ma che ci sia ancora gente chelo ascolta

Bel post, di cui condivido teoria e applicazioni. Forse la semplificazione più ardita è la presenza di un solo governo al quale i risparmiatori possono prestare i propri risparmi.

Ipotizziamo che esista uno stock fisso di risparmio che i risparmiatori possono prestare ai governi. In presenza di un solo governo l'unica scelta è prestare/non prestare. 

Se ammettiamo la presenza di più governi/paesi i risparmiatori possono decidere se e a chi prestare. Diciamo che tutti i governi/paesi vivono la stessa situazione macroeconomica e che il risparmiatore ordina i governi/paesi in base alla credibilità.

I risparmiatori cercheranno di allocare il proprio risparmio dal governo/paese più credibile in giù.

Il punto: se la credibilità del governo/paese A fosse molto più bassa di quella di cui godono un numero di paesi sufficienti ad "assorbire" il risparmio disponibile, la credibilità "a posteriori" potrebbe non essere comunque sufficiente a colmare il differenziale relativo di credibilitàd il governo/paese A dovrebbe offrire tassi di interesse più alti.

Sbaglio?

 

Giacomo, per il ragionamento del post non c'è alcun bisogno di assumere che esista un singolo governo a cui prestare. Se può semplificare il ragionamento, immagina il problema di uno straniero (una banca francese, o tedesca), che deve decidere se comprare o meno i BTP italiani. Chiaramente ha molte alternative, sia di titoli emessi da altri stati sia di obbligazioni private. Ciascun titolo ha una sua caratteristica rischio-rendimento, e il portafoglio si determina in base a qualche criterio di ottimizzazione. Ciò non toglie che la percentuale di portafoglio che si desidera investire in BTP, per ogni dato tasso d'interesse, sarà probabilmente più alta tanto più alto è il livello di credibilità del paese. Da cui l'effetto della credibilità su prezzi e tassi di interesse.

Chiaro che se la credibilità va al suolo si innesta un circolo perverso: diventano necessari interessi più alti, ma questi convincono ancora di più gli investitori che il governo non può restituire i soldi. Questo è il caso in cui il mercato collassa totalmente. Ma finché i titoli vengono comprati e venduti, gli effetti rilevanti sono quelli discussi nel post.

Splendido post ma col solito vizio dell'intellettuale illuminato. Assume che gli italiani siano interessati alla credibilità del paese e che chissà perchè quei cattivoni dei politici non vogliono fare le cose ovvie per rendere credibile l'Italia. E' il discorso di Boldrin - il problema è la classe dirigente. Io sono invece convinto che la clsse dirigente è perfettamente in linea con la stragrande maggioranza del paese e che nella media i politici rappresentino bene i propri elettori. Gli italiani sono ancora convinti di potersela cavare individualmente o come gruppo (i pensionandi 58 enni, gli autonomi etc.) e che alla fine qualcun altro pagherà - i tedeschi (soluzione ottimale) o qualche altro gruppo (i "ricchi") etc. Non vogliono svegliarsi e per questo quelli di centro-destra hanno votato SB e quelli di sinistra amano tanto Vendola. Avete letto il programma del PD?

Ci vorranno ancora parecchi schiaffoni per svegliare i miei connazionali. Spero che "basti"  uno schiaffone semplice e non sia necessario il crollo dell'euro per svegliarli

concordo.

 

ps:il post di sandro è eccellente

Già... questo governo è la giusta espressione del popolo. Si guardi ad esempio la politica locale dei comuni italici. La gestione del territorio è sempre stata pessima, si sono svendute intere aree di pregio paesaggistico per far su quattro soldi facendole diventare edificabili, pianificazione carente e sempre modificabile in extremis con qualche variante di variante per fare qualche affare... magari concedendo qualcosa all'amico palazzinaro, tanto sono pochi i casi in cui il popolo bue si arrabbia. Ma come si fa a stupirsi se abbiamo questi personaggi in carica? Non lo so, forse il problema alla base sta nel sistema educativo...

Sono solo parzialmente d'accordo: la considerazione vale certo per i "noccioli duri" dei vari schieramenti; e soprattutto per il passato, perché si stanno assottigliando: a quanto pare gli scettici hanno superato il 51%. In www.sondaggipoliticoelettorali.it trovo un recente SWG intitolato

Osservatorio Mensile fuochi estivi nel mercato della politica_2

Anche se non capisco come un rapporto di fiducia governo/opposizione pari a 26/23 si traduca in proiezioni elettorali pari a 35,5/44 dove il 44 è attribuita alla sola opposizione di sinistra. Nello stesso sito trovo

Intenzioni di voto per la Camera dei Deputati (2-8)

dove sono evidenziati un 20,7 di indecisi, 2,4 bianche ed una stima astensione del 26,2. Se i tre insiemi non avessero intersezioni, sommerebbero appunto 49,3; anche qui (EMG) sarebbe quasi la maggioranza assoluta.

Per queste ragioni la cosa migliore che il governo può fare per il bilancio pubblico è andarsene immediatamente.

Questo è il punto finale del ragionamento. Condivisibile come tutto il filo logico che lo ha preceduto.

Aggiungerei che:

- un nuovo governo dovrebbe vedere come ministri solo facce nuove (ovviamente ritenute competenti). Nessuno dell'attuale compagine e meglio se nessuno di quelle precedenti.

- la privatizzazione RAI (e altri segnali di rottura con l'andazzo precedente) va fatta dal nuovo governo. Non servono segnali di crdedibilità dall'attuale perché non sarebbero credibili. Pensiamo infatti che la manovra attuale è stata approvata per decreto (già firmato dal PdR) proprio perché un percorso parlamentare non sarebbe stato credibile (piu' passaggi per le camere per continue modifiche). Già si pensa pero' a modifiche e a porre la fiducia. Se cadesse sarebbe un bene ma cosa succederebbe alla manovra?

- Il vero problema di credibilità (questo emerge dal punto precedente) non è solo quello del Governo ma è quello del Parlamento che lo sostiene (un pessimo parlamento, pieno di peones, indagati, inquisiti, Banditi (nel senso inteso da Carlo Cipolla). Credo che questo i mercati lo sappiano e ciò faccia parte delle loro (negative) valutazioni.

 

 

Io sono invece convinto che la clsse dirigente è perfettamente in linea con la stragrande maggioranza del paese e che nella media i politici rappresentino bene i propri elettori.

Affermazione verosimile ma che oggi potrebbe essere meno vera. Crisi come questa mettono il cittadino di fronte improvvisamente a reatà drammatiche. In questi frangenti (che purtroppo durano troppo poco) si realizza che "cose non stanno esattamente come previsto ed auspicato" e che certi interessi personali possono essere tutelati diversamente. Potrebbe emergere (e in Italia sarebbe rivoluzionario) che per meglio tutelarli si dovrebbero scegliere i rappresentanti migliori, non i peggiori (la feccia di incapaci o Banditi che ogni parte politica raccatta per metterla in lista promettendo che difendranno il paese dal nemico di turno). Questi cambi di opinione possono essere molto rapidi o comunque piu' rapidi dei tempi della politica.

Sandro, mi sembra che la questione sia come ci si possa aspettare che la classa politica (tutta) decida da sola di andare a casa (nel senso di andare a nuove elezioni dall'esito molto incerto)? A meno che tu non ritenga che in parlamento ci sia attualmente un'alternativa credibile al governo attuale.

Inoltre, ogni maggioranza alternativa sarebbe nella necessita' di intraprendere misure impopolari presso questo o quel gruppo di interesse che renderebbero meno probabile un successo alle elezioni successive. Mi sembra come chiedere ai tacchini di suicidarsi in vista del Natale. Quindi c'e' un forte incentivo, credo, nell'opposizione a che sia Berlusconi a gestirsi la patata bollente. Per quanto i tacchini schiamazzino che le misure prese dal governo siano inique, ecc. ecc.

Quindi per arrivare ai governi tecnici o del Presidente che proponete voi ci vuole uno scostamento dall'equilibrio attuale. Ma questo equilibrio e' molto stabile perche' il Parlamento non ha incentivi a rimpiazzare Berlusconi.

Aggiungo che paradossalmente Berlusconi potrebbe avere piu' incentivi di altri a intraprendere le misure attualmente necessarie perche', se vuole rifarsi l'immagine (attualmente oltremodo deteriorata), una delle opzioni disponibili e' quella di passare per il salvatore della patria. Lui (e il suo governo) hanno piu' incentivi di altri ad esercitare questa opzione perche sono coloro sui cui maggiormente ricade l'onere del disastro attuale, cioe' quelli la cui reputazione e' maggiormente deteriorata.

Ecco, credo che questi siano i ragionamenti che possono sostenere argomenti del tipo: non c'è tempo per un altro governo, ecc. ecc.

 

Francesco, come ho detto anche nel post considero assai poco probabile che il governo se ne vada o che la rai venga privatizzata. Se succederà qualcosa sarà perché saranno costretti; al momento la BCE ha messo una pezza, e fino a che dura nessuno scollerà il culo dalla poltrona. 

Non credo proprio che Berlusconi e i suoi accoliti abbiano più incentivi di un governo tecnico a fare cose come la riforma delle pensioni (leggi: riduzione delle pensioni e aumento dell'età pensionabile) o il ripristino della tassazione sulla prima casa. Non passerebbero per salvatori della patria, ma per cialtroni che hanno fatto promesse impossibili e poi hanno tirato la fregatura. Che, ovviamente, è solo la pura verità.

ho subito inoltrato il post a varie spiagge italiane, nell' ipotesi che chi ha comprato l'ipad lo usi davvero.

è un po' imbarazzante fare i complimenti, se siete dei timidoni che arrossiscono; qua ci vuole un tasto apposito.

----------

 

ottimo post sandro. Qui si trova una calcolatrice bayesiana che permette di divertirsi un pò con i tuoi esempi.

Non condivido la tesi di questo articolo.

L'analisi e' certamente giusta, che le aspettative di un investitore su obbligaziioni di stato si basano in parte sulle condizioni economiche per ripagare il debito e in parte sulla credibilita' del governo a ripagare.

L'articolo pero' non mi pare convincente sulla parte della credibilita' connessa alla capacita' di ripagare il debito. Questo governo avra' fatto precipitare la percezione di legalita' e di tanto altro che indirettamente influenza anche la credibilita' di un paese, ma non direi che ha fatto azioni che mettessero in discussione le intenzioni di ripagare il debito.

Piuchealtro, anche se ha poca credibilita', non vedo alternative con piu' credibilita'. Alla fine ogni governo si deve basare su una maggioranza parlamentare. Un governo tecnico puo' avere tutte le piu' belle idee di questo mondo ma se sono scelte impopolari per i portafogli di una maggioranza di parlamentari non si va da nessuna parte. Peggio che peggio nuove elezioni con una cordata di partiti di opposizione con interessi ortogonali conditi dei Mastella di turno.

Lo so che e' controcorrente su questo sito e che questo governo andrebbe cacciato per diverse ragioni, ma non mi pare che la credibilita' di intenzioni di ripagare il debito sia una di queste.

 

non mi pare convincente sulla parte della credibilita' connessa alla capacita' di ripagare il debito. Questo governo avra' fatto precipitare la percezione di legalita' e di tanto altro che indirettamente influenza anche la credibilita' di un paese, ma non direi che ha fatto azioni che mettessero in discussione le intenzioni di ripagare il debito.

 

Però se precipita la percezione della legalità aumenta la percezione dei prestatori di fondi che se la situazione peggiora anche il debito potrebbe essere ripudiato. o no?

A me pare che le colpe di questo governo, sul fronte della credibilità, siano state principalmente di omissione. Ma questo non le rende meno gravi. Quando, come era il caso tre anni fa, il debito pubblico è già oltre il 100% del Pil e si profila una grave crisi economica, rifiutarsi di intraprendere provvedimenti strutturali di risanamento fa diminuire nettamente la credibilità. 

Due esempi importanti:

1) sulle pensioni si è intervenuti poco e malissimo, a spizzichi e bocconi e rifiutando interventi decisivi. Se, per esempio, si fosse passati tre anni fa al contributivo per tutti le cose ora sarebbero ben diverse (e si sarebbe soddisfatta una elementare esigenza di equità). Invece anche oggi pezzi importanti della maggioranza rifiutano qualsiasi intervento nel settore, minando ulteriormente la credibilità dell'esecutivo;

2) la politica verso gli enti locali è stata devastante. La riforma federale è una farsa che non fa ridere e i tagli lineari agli enti locali servono solo a spostare in avanti i problemi, dato che non sono chiaramente sostenibili nel più lungo periodo senza una riforma che il governo ha mostrato di non essere capace di fare.

Per queste ragioni (e per tante altre) un analista di una banca tedesca dovrebbe logicamente essere oggi più riluttante a comprare BTP di quanto lo era tre anni fa.

Ci sono alternative con maggiore credibilità? Nel parlamento attuale non lo so, la mia conoscenza dei giochi che si fanno al suo interno è molto ridotta. Ma non vedo perché la situaxione dovrebbe essere così diversa dal 1995, quando alla fine qualcosina si riuscì a fare. Comunque secondo me anche elezioni a ottobre o novembre sarebbero meglio della situazioni attuale. Almeno chiunque vincerà avrà una maggioranza chiara e avrà anche immediatamente il fiato sul  collo dei mercati. Se poi avranno anche l'accortezza di lanciare segnali precisi che aumentano la credibilità, come la vendita della rai, queto non lo so. Ne dubito, ovviamente, ma il mio dovere è spiegare ciò che è giusto fare, anche se è politicamente quasi impossibile.

Un post difficile per dire una cosa che dovrebbe essere ovvia.
E' preoccupante.

Sul fronte della credibilità BS è a zero.

Gli esempi fatti nell'articolo sono quelli di Veltroni e Bossi.

Ma che dire di Berlusconi con il suo meno tasse per tutti, ora che deve mettere le mani nelle tasche degli italiani?

Credo che, almeno per gli investitori, la credibilità personale di Berlusconi sia irrilevante. È abbastanza ovvio che il tizio non ha alcun interesse nella politica economica: le sue priorità sono sempre state altre, evitare di essere punito per i propri reati e curare il patrimonio personale. La politica economica per lui serve solo a formulare facili slogan per gonzi, senza mai chiedersi veramente come possano essere raggiunti gli obiettivi enunciati. Ma è sempre stato così, fin dal momento della discesa in campo. E in ogni caso, dopo il periodo 2001-2006 qualunque dubbio avrebbe dovuto essere dissipato. Lo so che per molti elettori italiani le cose non sono così chiare, ma qua stiamo parlando di ciò che credono investitori informati e sofisticati, quelli che gestiscono i portafogli di banche e fondi comuni. 

La credibilità del governo ha quindi poco a che fare con Berlusconi (per fortuna) ma con la valutazione degli interessi elettorali e delle strategie degli altri principali attori in campo, come Tremonti e Bossi. È qui che c'è stata la botta.

se qualcuno riuscisse a indicarmi almeno 3 buone leggi/provvedimenti (non dico riforme) fatte da questa compagine in 15-20 anni di governo la percezione di credibilità che ho di questo governo potrebbe superare la soglia dello zero.

Che sull'orlo del precipizio si faccia una manovra figlia della pistola puntata alla tempia da parte della Bce (e per questo ha la mia più grande gratitudine) non penso possa spostare la credibilità o la fiducia senza qualcosa di grosso e inaspettato, e privatizzare la rai o abolire tutte le province sarebbe inatteso a voler usare un eufemismo.

Si guadagnerebbe credibilità se la manovra la scrivesse direttamente Draghi/Bce in modo molto dettagliato.

 

P.s. Ottimo post Prof!

 

se qualcuno riuscisse a indicarmi almeno 3 buone leggi/provvedimenti (non dico riforme) fatte da questa compagine in 15-20 anni di governo la percezione di credibilità che ho di questo governo potrebbe superare la soglia dello zero.

 

Parti male seguendo la propaganda di Repubblica e affini. Facciamo un po' di ordine e togliamo di mezzo un po' di propaganda.  Questa "compagine", con un po' di approssimazioni, ha governato nei periodi 2001-2006 (5 anni) e 2008-2011 (3 anni) e se proprio vogliamo anche 1 anno nel 1994, per un totale di 9 anni.  Poi c'e' la compagine sinistra che ha governato nel periodo 1996-2001 (5 anni) e 2006-2008 (2 anni) per un totale di 7 anni, contribuendo anche un po' nel 1995. A meno che non unifichi senza dirlo destra e sinistra in un'unica compagine (il partito dei cialtroni italiani sarebbe un buon nome, PCI...), questo e' la realta' odierna.

Per i 9 anni che ha governato, questa compagine ha fatto complessivamente schifo, piu' o meno come la compagine sinistra. Depurando dal ciclo economico mondiale, tutte e due le compagini hanno aumentato la spesa pubblica, hanno avuto un deficit pubblico superiore alla media UE e una crescita inferiore alla media UE. Sintetizzando, sono stati capaci solo di tassare sempre piu' chi produce e non evade per fare spesa pubblica improduttiva per pagare le loro clientele politiche (sempre meno) e per ricoprire d'oro la Casta politica (sempre piu') e il suo contorno di ladri e ballerine.

Ora la parte veramente difficile, cosa ha fatto di buono questa compagine. Premesso che facendo un bilancio complessivamente ha fatto danni, con alcuni provvedimenti tra i piu' stupidi e demenziali del mondo, tra i provvedimenti positivi citerei:

  • uniformazione delle regole di bilancio degli enti locali
  • le norme sulla "morte politica" degli amministratori locali responsabili di dissesti
  • ha aumentato l'IRAP nelle regioni con deficit sanitari, e ha almeno timidamente iniziato a responsabilizzare con piani di rimborso del debito, al posto delle usuali sanatorie.  Poco, ma nel troiaio italiano e' qualcosa.
  • ha ridotto significativamente l'assunzione di precari inutili nella scuola (l'Italia ha piu' insegnanti / studenti della media UE).  Questo l'ha fatto solo la Gelmini, la Moratti invece aveva assunto a piene mani come il centro-sinistra, seguendo la tradizione di De Mita, Andreotti, Craxi e Pomicino.
  • ha eliminato la stupidaggine italiana dei moduli e delle compresenze nelle elementari, provvedimenti demenziali per assumere piu' insegnanti elementari in presenza di un numero calante di alunni
  • riduzione delle assenze dei pubblici dipendenti (ma l'operato complessivo dell'azione sui dipendenti pubblici rimane ancora gravemente insufficiente e deludente)
  • alcune norme della costituzione federale del 2006, stupidamente bocciata dagli italiani: 1) abolizione del bicameralismo perfetto, 2) una forma di sfiducia costruttiva (se ricordo bene), 3) riduzione del numero di parlamentari, 4) maggiori competenze esclusive "federali" su alcune poche materie

A proposito di Credibilità

 

Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione normativa, interviene sull'ipotesi di sciopero dei calciatori, legata anche alla richiesta che siano le società di calcio a pagare il contributo di solidarietà previsto dalla manovra aggiuntiva: "Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsioni, proporrò che come ai politici anche ai calciatori venga raddoppiata l'aliquota del contributo di solidarietà". "I calciatori - aggiunge - fanno i capricci: non so se sia giusto o meno il contributo di solidarietà, ma se c'è qualcuno che dovrebbe pagarlo sono proprio i calciatori, che rappresentano la casta dei viziati".

 

Quando si dice certezza del fisco ...

Ma i contratti dei calciatori non prevedevano l'abominio (o sbaglio) della retribuzione netta?

Mi pare normale che adesso pretendano che questa tassa sia pagata dalle società, visto che si sono impegnate a farlo.

Calderoli, e non stupisce, non deve aver mai sentito parlare di traslazione dell'imposta. Se la domanda di lavoro è rigida, e quella per i servizi dei calciatori sembra esserla, alla fine un'imposta sui salari la pagano i datori di lavoro, che si vedono costretti ad aumentare il salario lordo. Quello di cui stanno discutendo sono aggiustamenti di breve perido.

 

Il debito italiano non è di fatto rimborsabile a meno che non vengano assunte manovre che comportano delle sommosse popolari. L'ammontare di tale debito pubblico non è un problema di credibilità politica, abbiamo dovuto fare una manovra da 45 ml su richiesta della bce per fare acquistare i nostri titoli.

Il governo serio si deve porre il problema di come rimborsare tutto il debito pubblico.

A mio avviso oggi il problema in prima battuta è dell'Italia perchè abbiamo adottato l'euro, e quindi ci siamo privati della sovranità monetaria che fino ad oggi ci ha permesso di risolvere, anche se in malo modo i nostri problemi di produttività, ma alla fine il vero problema è la crisi dell'euro, perchè se non vengono risolti i problemi fondamentali nell'euro vi rimane solo la germania.

Ritornando all'inizio dell'adozione della moneta unica ci ricordiamo che le economie dei paesi aderenti avevano tutte delle situazioni diverse sia in termini di debito che pil procapite che a livello di infrastrutture, cio' nonostante i nostri illuminati governi hanno deciso che l'euro fosse la panacea di tutti i mali, oggi ci ritroviamo privati della politica monetaria, anzi per farci concedere un intervento di politica monetaria abbiamo dovuto effettuare in una settimana una manovra da 45 ml, quante manovre ci verranno richieste in seguito?

Il nostro governo deve mettere la Germania ad un bivio, per non uscire dall'euro si chiedono le seguenti manovre:

- eurobond per assorbire il debito dei singoli stati oltre il 50% pil;

- monetizzazione del restante debito statale pari al 50% del pil in 10 anni da parte della bce;

- vincoli costituzionali sui singoli paesi che obbligano al pareggio del bilancio e il divieto di emettere titoli i debito pubblico, i politici possono solo spendere quello che prendono dai cittadini, la politica monetaria quindi di fatto spetta alla bce;

- le infrastrutture publiche ritenute di utilità europea, quindi che contribuiscono alla crescita del pil europeo vanno finanziate con eurobond;

- armonizzazione della tassazione delle imposte dirette per i singoli stati membri;

- evitare la tassazione europea sulle attività finanziarie;

- aumentare le aliquote iva di circa 2 punti, il cui gettito va nelle casse europee;

Con tali manovre abbiamo rimesso i singoli stati ad una parità economica vengono responsabilizzati, la moneta unica può veramente funzionare e sicuramente avremo un' europa snella capace di competere con i bric e con gli usa.

La monetizzazione del debito pubblico in dieci anni, circa 500 miliardi all'anno, sicuramente non provoca l'inflazione temuta, anzi rincuora tutte le borse con la crescita del risparmio azionario che tutti noi sappiamo è il lubrificante per la crescita delle nostre imprese.

 

 

Il nostro governo deve mettere la Germania ad un bivio...

 

mi ricorda giuliano amato nel 92, quando andò in tv dicendo compunto che aveva costretto la germania a rivalutare. oppure w.allen che dopo una rissa sosteneva di aver colpito il pugno dell'avversario col proprio mento.

 

Se ho capito bene, rimpiangi il tempo in cui con una svalutazione qui e una la, l'Italia si barcamenava alla meno peggio. Vorrei ricordarti che ad ogni svalutazione, a fronte di un aumento delle entrate da esportazione, vi era un corrispondente aumento delle uscite per l'importazione di materie prime che, alla fine, più o meno lasciava le cose come stavano tant'è che dopo qualche tempo bisognava ricominciare.

Io personalmente non ho una gran nostalgia di quell'epoca, tanto più che oggi non esiste neanche più quell'apparato industriale che c'era allora.

 

La credibilita' non e' tutto anche che la fattibilita' e' assai importante:

ora lo Stato paga in media circa il 3.9% sul debito (75 GEuro su 1900 GEuro) se si arrivasse a pagare veramente il 6% si dovrebbero sborsare 40 GEuro in piu' all'anno ed il default sarebbe quasi certo.

Chiaro che un Governo credibile potrebbe fra abbassare lo spread  ma i fondamentali sono quelli che sono ed un piano di rientro del debito per arrivare al 60% del PIL in 20 anni con una crescita in termini nominali del 2.5% all'anno richiederebbe di pagare 86GEuro all'anno.

D'altra parte uno spread di 400bp (300bp) sul bund tedesco implica una probabilita' di fallimento fra 0.48-0.58 (0.40-0.50) con un recovery rate 0.6-0.8 il che non indica nulla di buono.

 

D'altra parte uno spread di 400bp (300bp) sul bund tedesco implica una probabilita' di fallimento fra 0.48-0.58 (0.40-0.50) con un recovery rate 0.6-0.8 il che non indica nulla di buono.

 

Come e' stato fatto questo calcolo? La probabilita' si riferisce al tempo (medio?) di maturazione dei titoli?

Pur apprezzando molto il rigore e le dettagliate argomentazioni di queso come di altri articoli sul blog relativi alla credibilità del governo, mi resta un dubbio di base: visto che la prima ondata della crisi è avvenuta più di tre anni fa, che l'economia italiana è ferma da allora e che la politica economica non mi sembra cambiata nella sostanza, perché gli investitori vendono solo ora i loro BTP? E perché li hanno comprati a suo tempo?

la mia visione

primo: se c'è chi vende c'è anche chi compra (naturalmente a copondizioni da esso ritenute favorevoli)

l'apice del dramma si raggiungerebbe quando chi vuole vendere non trova chi compra.

Perchè ora: uno dei motivi è che i paesi dell'EU27 (per limitarsi ad essi) hanno aumentato il loro debito pubblico di 2500 miliardi ( con crescendo spaventoso 2008: 412 mld, 2009: 986 mld; 2010: 1060) Di questi 2500 miliardi almeno 600 derivano dal soccorso agli effetti di debiti privati (banche). La ricchezza prodotta nel periodo (2010 vs 2007) è stata negativa addirittura in termini monetari, non reali, di circa 120 miliardi pertanto i capitali in circolazione, necessari a coprire l'extra debito, sono rimasti gli stessi: si è scatenata la concorrenza fra tutti i paesi che devono coprire l'extradebito e chi è più a rischio ha affrontato la concorrenza offrendo interessi più appetibili.

In effetti, per la frase in neretto, ci possono avere aiutato: gli interessi riscossi dai titoli pubblici nello stesso periodo (circa 1000 miliardi), paesi esterni che non hanno problemi simili (es. Cina; che però si è dovuta fare carico anche degli U.S. aventi problemi analoghi.) e la rotataiva virtuale di Francoforte.

Per avere un'idea ecco lo split per i maggiori paesi dei 2500 miliardi

Germania: 500

U.K. 500

Francia 380

Spagna 260

Italia 240

Irlanda 100

Grecia 90

Portogallo 45

 

 

 

perché gli investitori vendono solo ora i loro BTP? E perché li hanno comprati a suo tempo?

 

i prezzi di mercato sono la risultante delle aspettative di quelli che ci investono dei soldi. assomigliano cioè alle quote degli allibratori, che tengono conto del flusso di scommesse e risultano quindi molto attendibili ma non infallibili. sono sempre previsioni e come si usa dire: fare previsioni, almeno quelle per il futuro :-), è molto difficile.

non ci vedo niente di strano nel fatto che adesso si vendano btp e che gli operatori che li detenevano, pur ritenuti molto scaltri, realizzino così pesanti perdite. è solo ex post che tutto ci appare logico e fatale; aver visto qualcosina ex ante, si diventava ricchi.

 

Ringrazio per le risposte, che mi hanno chiarito un po' le idee.

Oggi Marco Fortis sul Sole tratta della materia.

RR

oddio, sembra il Popolo d'Italia di fine marzo '45, "tra poco vinceremo la guerra grazie alle prodigiose armi segrete dell'alleato germanico"... I bilanci erano in ordine, i fondamentali sono addirittura migliorati, tutto va ben madama la marchesa, solo che è morto il canarino...