Due implicazioni del caso Lega Nord

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Riflessioni un po' populiste, un po' scontate ed un po' serie (1/3, 1/3, 1/3, come uno spritz ...) sulle recenti vicende interne alla Lega Nord.

Ora che Maroni sta diventando il capo di una Lega Nord “ripulita” - che Bossi afferma di non voler abbandonare perché non hanno (ancora) rubato come il PSI - forse vale la pena commentare non tanto il disastro largamente predetto ma, guardando al futuro, due implicazioni del medesimo.

La prima è la più imbarazzante per chi, come noi, proviene da quelle aree del paese. Ancora una volta i fatti provano che l’elettorato del Nord non è riuscito ad esprimere una classe politica minimamente degna. Non dimentichiamo infatti che, in otto e mezzo degli ultimi undici disastrosi anni, a capo del governo del paese ci sono stati Berlusconi, Bossi, Brunetta, Sacconi e Tremonti. Tutto materiale proveniente dal nord del Po.

È certamente vero che lo scegliersi una classe politica impresentabile non distingue il Nord dal resto del paese (la classe politica espressa altrove sembra persino peggio, ma questo è poco rilevante) ed è altrettanto vero che parte della ragione per questa orrenda scelta risiede nella tragedia della tripla B - schiacciati fra un Bersani ed un Berlusconi, a molti elettori non è rimasto che affidare la loro fiducia ad un Bossi. Questi fatti non eliminano comunque la constatazione principale: l’elettorato del Nord, anche nella sua componente forse più istintivamente “incazzata” con le pratiche della casta e con il modo in cui lo stato italiano svolge le sue funzioni, rimane incapace di riconoscere a tempo debito i cialtroni, di eliminarli dal panorama politico e di impedire così che le proprie istanze vengano affidate ad una banda d’incompetenti. Al contrario: contro ogni evidenza parte dell’elettorato ha creduto davvero e per lungo tempo sia alla diversità etica della dirigenza leghista sia alla sua capacità di realizzare le smargiassate secessioniste e/o federaliste che continuava a generare senza mai concretizzare alcunché. Costoro si sono lasciati abbindolare in "buona fede" (non e' la prima volta, d'altro canto, nella storia d'Italia: pensate all'elettorato comunista sino all'altro giorno) e costituiscono, a nostro avviso, la maggioranza, dell’elettorato leghista. Forse sono persino la maggioranza della classe dirigente leghista locale, ossia quella che in questo decennio ha cominciato ad amministrare una belle fetta dei comuni e delle provincie del Nord e che sopravviverà al temporale in corso. Sia chiaro che questa non e' una giustificazione ma una triste constatazione: occorre essere ignoranti e prevenuti forte per aver fiducia in Bossi e compagnia a partire, tanto per dire un numero, dal 2001 ...

Altri, soprattuto tra artigiani ed imprenditori, si sono invece fatti ingolosire dalle sirene che promettevano la liberazione dalle catene economiche tramite il credito sussidiato delle banche occupate politicamente o tramite il colbertismo tremontiano (a proposito, cosa è successo a quel grande amore?). Non avevano compreso che l’occupazione delle banche e delle istituzioni economiche locali è il primo passo che ogni nuova classe politica compie quando intende prendere controllo della vita economica del territorio che la rappresenta. Un passo funzionale all’obiettivo finale che - come la DC ed il PSI dei “bei” tempi andati ci avevano insegnato (stessimo parlando dell’Emilia Romagna avremmo detto PCI e PSI, tranquilli) - consiste nell’asservimento dei cittadini e nello stabilirsi, appunto, come casta inamovibile. Questi elementi di, se volete, ingenuità politica ed arretratezza culturale ed economica dell’elettorato del Nord vanno tenuti in conto quando si riflette su come, nei tempi che verranno, possa essere possibile far uscire l’Italia dal suo declino attraverso la creazione di una qualche altra forza politica “diversa”. Detto altrimenti: quanto elettorato “ex leghista” si sta trasferendo oggi al Movimento 5 Stelle? C’è ragione di pensare che possa agire diversamente e selezionare altrimenti la propria rappresentanza politica?

Che valga la pena porsi quesiti simili segue dalla seconda osservazione che vorremmo fare: gli eventi delle ultime settimane suggeriscono come l’elettorato leghista sia, alla fin fine, mediamente più sensibile alla questione morale di quanto non lo siano quelli degli altri maggiori partiti, da PD a PdL. Come sappiamo, le indagini di polizia e magistratura hanno portato alla luce una cornucopia di diamanti, appartamenti, ristrutturazioni, lauree e automobili. Una volta che tali fatti sono emersi le teste all’interno della Lega hanno cominciato a saltare. Che ciò sia accaduto non è certo dovuto alla presenza di grandi statisti quali Maroni e Calderoli, un furbo democristiano rock&roll riciclato ed un dentista fascista che vive nell’appartamento pagato con i rimborsi elettorali. Piuttosto, questi ultimi soggetti, capitalizzando l’indignazione e le pressioni della base elettorale, hanno approfittato della ghiotta occasione per portare a compimento una guerra interna fra bande. Anche Maroni e Calderoli meritano di saltare perché politicamente corresponsabili di aver diretto per anni un partito che puzzava dalla testa. Calderoli, di fatto, è già saltato e, per il momento, Maroni sembra l’uomo del destino; un destino che noi prevediamo triste visto che il nuovo capo è un astuto portaborse che non ha mezza idea propria che sia un quarto. Ma questa è polemica. Il dato politicamente rilevante è altro: esso consiste nella intransigenza dell’elettorato leghista nei confronti del malcostume dei propri eletti. Per quanto ciò possa infastidire alcuni (come peraltro dovrebbe e per questo lo sottolineiamo) la base leghista pare mostrarsi la più moralmente intransigente e la meno succube all’adorazione delle proprie vacche sacre. Ne è prova il fatto che, nonostante il trio Formigoni-Penati-Boni faccia vivere la Lombardia nel marasma politico più totale, non si vedono saltar teste né nel PDL, né nel PD. Eppure i fatti di cui sono accusati costoro sono almeno tanto gravi quanto quelli di cui vengono accusati Bossi ed i suoi famigli. E neppure i Lusi o le giunte Vendoliane riescono a far scuotere più di tanto l’apparato dei rispettivi partiti. Il punto da far notare, qui, è che nonostante le magiche ampolle del Po la base leghista ha cacciato il proprio sacro padre, mentre quella del PD (per non parlare di quella del PdL) non riesce nemmeno a fare andare a casa un personaggio di secondo piano come Penati!

Uno dei più gravi problemi del Paese è di non aver mai concluso, sia a livello giudiziale che culturale, il percorso di Mani Pulite. Dopo lo sdegno forcaiolo delle monetine a Craxi (probabilmente organizzate dai vari Fini, La Russa e fascistume simile) e dopo gli attacchi di Berlusconi e soci alla magistratura, gli antichi metodi della politica sono continuati immutati. Anzi, sono platealmente peggiorati. Della qual cosa non v’è nulla di cui stupirsi: l’apparato dello stato è rimasto intatto, chi lo gestiva pure, le regole del gioco pure. Non solo: grazie soprattutto a Tremonti ma anche a Vincenzo Visco, l’intrusione politica in ogni angolo della vita economica è aumentata ed il 90% di quelli che gestivano lo stato con la Prima Repubblica continuano a farlo. Che lo stato italiano rimanga il peggiore del mondo occidentale non dovrebbe stupire nessuno. Mani Pulite ed il piccolo ed alquanto ingenuo movimento di rinascita nazionale che attorno all’operazione giudiziaria si venne costituendo son rimasti opere incompiute. E son rimaste tali perché le classi dirigenti nazionali, quelle del Nord in particolare, non le hanno fatte proprie. Anzi hanno, tanto rapidamente quanto hanno potuto, fatto tutto il possibile perché cessassero i processi sia giudiziari che politici salendo sul primo carro anti-Mani Pulite che si rendesse disponibile. A ben pensarci il successo di BS a questo si deve: se, nel 1993, Carlo de Benedetti fosse sceso in politica mandando segnali rassicuranti alle elites politico-economiche avrebbe potuto vincere lui le elezioni, invece di BS. Il problema non era certo il “chi” ma il “cosa”. E qui, in questa constatazione, sta ancora il problema irrisolto e forse irrisolvibile dell’Italia contemporanea.

Problema che ha due cause, fra loro interconnesse e, per quanto ci è dato capire, quasi insormontabili. Da un lato una cultura statalista e corporativa così diffusa ed accettata da far paura. La cultura economica italiana è quella papalino-borbonica: fa tutto lo stato, entità suprema dotata di poteri straordinari. Lo stato può entrare in ogni ambito della vita socio-economica perché deve saper risolvere qualsiasi problema. È quindi legittimo trasferire alla classe politica tutto il potere di spesa e tassazione che richiede, anzi di più. Dall’altro lato sta la cultura, non sappiamo se borbonica ma certamente cattolica, della tolleranza verso ogni forma di peccato pubblico. L’idea che i peccati privati siano tollerabili perché la loro rilevanza è limitata al privato e chi perdona è tipicamente il danneggiato, mentre lo stesso non vale per quelli pubblici nei quali le esternalità sono l’aspetto dominante, questa idea calvinista in Italia gode d’alcuna dimora. In Italia si tollera maggiormente il danno pubblico che non quello privato, perché il pubblico (vedi sopra) appartiene al re, al podestà, al principe onnipotente, quindi chisenefrega? Perché essere intransigenti con chi sporca la via pubblica se essa non appartiene a me e sta al principe, l’onnipotente principe, pulirla?

L’intransigenza (cosa ben diversa dalle forche) nei confronti della corruzione politica, al contrario di ciò che avviene in altre democrazie, in Italia è sconosciuta. Il chiedere le dimissioni e l’abbandono immediato della vita pubblica, sia per una tesi di dottorato copiata o per 30 sterline di finti rimborsi, dovrebbe essere l’istinto naturale degli elettori di qualsiasi partito. Ma in Italia non è così: preferiamo strangolare amanti che, nella confusione passionale, pronunciano il nome sbagliato piuttosto che cacciare il politico che al fratello dell’amante regala case in Montecarlo. Ovunque nel mondo tutto questo appare insensato ma a noi sembra solo sintomo di furbizia, ossia dell’unica maniera in cui valga la pena vivere. È il modo di vivere del suddito che, succube delle angherie del sovrano, trova il proprio penoso spazio di libertà nell’aggirarne per quanto possibile gli editti. Il retaggio culturale è tutto lì e come eliminarlo non è né ovvio né, tantomeno, facile.

A mò di conclusione: la parabola della Lega Nord è sintomatica. Un pezzo di paese, con istinti diversi da quelli che sembrano essere alla radice del declino, esiste. Tale pezzo di paese non sta solo nell’elettorato della Lega Nord, lungi da noi voler sostenere una tale cazzata. Ma, nell’elettorato della Lega Nord, esso sembra essere ancora la forza dominante, cosa che ha smesso di essere in quello del PD e di IdV, per non parlare del PdL. È probabile che un elettorato con simili istinti costituisca anche la maggioranza del Movimento 5 Stelle. Insomma, esso esiste e, anche se non maggioritario, è sostanziale. Ma tale elettorato non solo appare essere minoritario, esso appare anche essere ignorante e poco intransigente, disposto ad accettare uomini della provvidenza piuttosto che programmi politici credibili, credulo di promesse salvifiche piuttosto che di riforme concrete e di cambi istituzionali veri. Prono, soprattutto, a credere che la soluzione al problema di uno stato ladro ed inefficiente possa venire dall’aumento dei poteri dello stato medesimo (in mano ai “buoni”) invece che da una modificazione sostanziale delle forme in cui lo stato stesso si costituisce ed agisce e degli incentivi che, di conseguenza, genera. Detto altrimenti: prono a credere che basti mettere dei politici "buoni" alla guida di una macchina statale completamente identica a quella esistente per poter ottenere risultati migliori e che il problema non sia, invece, quello di cambiare lo stato, ridurne i poteri, introdurre meccanismi di responsabilizzazione, eccetera. Questo mito eterno, che è stato democristiano, comunista, socialista e leghista ed è ora "idivista" e "cinquestellista" è la lebbra culturale che infetta la cultura nazionale. Una lebbra, platealmente, cattolica: gli uomini buoni, si sa, fanno i miracoli qualsiasi siano le circostanze. Basta trovarli ...

Questi gli insegnamenti del caso Lega Nord. Insegnamenti che non rendono particolarmente ottimisti ma dai quali è giocoforza partire per pensare il futuro.

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Commenti

Ci sono 161 commenti

 

Un pezzo di paese, con istinti diversi da quelli che sembrano essere alla radice del declino, esiste.(...)È probabile che un elettorato con simili istinti costituisca anche la maggioranza del Movimento 5 Stelle. Insomma, esso esiste e, anche se non maggioritario, è sostanziale. Ma tale elettorato non solo appare essere minoritario, esso appare anche essere ignorante e poco intransigente, disposto ad accettare uomini della provvidenza piuttosto che programmi politici credibili, credulo di promesse salvifiche piuttosto che di riforme concrete e di cambi istituzionali veri.(...) Detto altrimenti: prono a credere che basti mettere dei politici "buoni" alla guida di una macchina statale completamente identica a quella esistente per poter ottenere risultati migliori e che il problema non sia, invece, quello di cambiare lo stato, ridurne i poteri, introdurre meccanismi di responsabilizzazione, eccetera. (...)Una lebbra, platealmente, cattolica: gli uomini buoni, si sa, fanno i miracoli qualsiasi siano le circostanze. Basta trovarli ...

 

Sì, esistono. Ne conosco parecchi. Leghisti della prima ora, leggero sbandamento con Idv  e ora M5S. Report e Travaglio sono la loro bibbia. L'unico dubbio: forse comprendono che la riforma del paese è prioritaria rispetto ad ogni "uomo della provvidenza" ma, in mancanza di alternative, ad esso si affidano.

Se le persone perbene non amano accompagnarsi ai delinquenti, in Italia sarà difficile trovare persone che entrano in politica solo per il bene comune. Insomma non se ne esce, anche gli elettori intransigenti alla fine devono turarsi il naso e votare il meno peggio.

 

Sig. Boldrin, faccia lei un passo avanti... non potremmo che essegliene grati.

Uno dei punti dell'articolo era che non esistono uomini provvidenziali, non che debba esserlo Boldrin.

 

Ma ammettiamo pure che Boldrin, o chi per lui, sia Superman: la cosa non cambia granché. A capo di un gregge di pecore ci puoi anche mettere Voltaire, e quello potrà anche proporre le riforme migliori, ma alla fin fine le pecore rimarranno pecore, e si comporteranno da pecore. Voltaire potrà fargli i discorsi migliori, ma quelle ascolteranno con le loro orecchie da pecore, e capiranno con un cervello da pecore.

 

Prono, soprattutto, a credere che la soluzione al problema di uno stato ladro ed inefficiente possa venire dall’aumento dei poteri dello stato medesimo (in mano ai “buoni”) invece che da una modificazione sostanziale delle forme in cui lo stato stesso si costituisce ed agisce e degli incentivi che, di conseguenza, genera

 

Questo è il vero nocciolo del problema, sento sempre che la soluzione è "più stato", più leggi, più regolamenti, perchè il "liberismo selvaggio" a questo ci ha portato... etc., etc.

 

Sconfortante, ma non c'è un partito, movimento, associazione di un qualche rilievo che inverta il problema, anche perchè, lo dico con franchezza, chi poi propugna la riduzione dello Stato, ne fa una bandiera radicale, sul modello dei Tea Parties americani, per cui sembra quasi che si voglia "abolire" lo stato, e questo, in un paese con radici cattoliche e comuniste come il nostro, come evidenziato da pantalon e brighella, politicamente ha la stessa attrattività di un cefalopode nel letto.

Siamo destinati a fallire.

 

anche perchè, lo dico con franchezza, chi poi propugna la riduzione dello Stato, ne fa una bandiera radicale, sul modello dei Tea Parties americani

 

La parte che probabilmente fa più danni di questo estremismo da "Tea Party" è forse l'avversione ideologica a qualsiasi politica di redistribuzione del reddito e della ricchezza: ad esempio, una tassazione moderatamente progressiva del reddito (ricordando che "no distortion at the top" è empiricamente inapplicabile), o un'imposta patrimoniale sui patrimoni più grandi.  Non ho una grande simpatia per politiche di questo tipo, che hanno un costo economico considerevole anche se ben progettate:  ma se si vuole essere politicamente sostenibili occorre affrontare il problema.  Altrimenti qualsiasi politica liberale o liberista verrà bollata, non senza ragione, come una recrudescenza della "guerra di classe" da parte dei più affluenti.

Sarà triste ma è quello di cui hanno bisogno tutti, persino "noi".

 

Scrivere cose come nFA può servire a formare la base ma senza qualcuno sceso dal cielo che trasformi il tutto in una proposta politica competitiva non si va da nessuna parte. O no?

 

Non si può certo far peggio del quarto polo: www.linkiesta.it/quarto-polo

 

senza qualcuno sceso dal cielo che trasformi il tutto in una proposta politica competitiva non si va da nessuna parte. O no?

 

No, grazie. Abbiamo avuto abbastanza messia nella storia politica italiana recente. Secondo me abbiamo solo bisogno di maggiore competizione politica (es., primarie a tappeto) per far emergere gli uderdogs dalla base di ogni partito (dove c'e' sempre del buono rispetto al corrispondente establishment) e punire chi ha tradito il mandato ricevuto.

Dopo aver letto questo bel pezzo, come pena del contrappasso suggerisco la lettura dell' intervista di Tremonti sul www.corriere.it

perfetto

 

forse è solo una sensazione, ma esiste una parte buona della Lega, anch'essa purtroppo fino ad ora incapace di riconoscere la vera pasta degli uomini che ha sopportato come leaders, già organizzata, che potrebbe rifondare la Lega con maggiore credibilità di Maroni (che è a zero). Mi riferisco alla componente veneta ex Liga.

Da simpatizzante leghista (penso proprio che l'elettorato leghista sia più sincero ed intelligente dell'estabilishment) mi chiedo: che cosa avremmo dovuto votare prima?

 

Sfugge forse che dall'altra parte c'erano ex-PCI e forcaioli analfabeti?

Si dimentica forse che "il leghismo" è stato attaccato in modi e per ragioni totalmente sbagliate?

Per diverso tempo si replicava ai problemi concreti che la lega "poneva", spesso su "suggerimento" dei cittadini, con sterili elucubrazioni da intellettualoide radical chic.

Quindi tra uno che mi tratta come un ritardato ignorante, parlando dal salotto buono, ed uno che qualche ragione me la dà, almeno a parole, cosa avrei dovuto votare?

Il problema non si e' mai posto nella forma in cui lo descrivi. Quindi poni una domanda alla quale non vale la pena rispondere.

Non solo perche' i "forcaioli analfabeti" erano decisamente piu' frequenti nella LN che altrove (i cappi sono un'invenzione leghista) ma anche perche' il panorama politico era leggermente piu' variegato.

In ogni caso, il problema non e' quello.  Il problema che noi abbiamo posto e' esattamente l'opposto: perche' chi poneva istanze federaliste ha SCELTO costoro come propri rappresentanti? Per dirla terra-terra: perche' i militanti della LN adorano ancora oggi gente come Bossi, Maroni, Borghezio, Castelli e Calderoli mentre si sono facilmente disfatti di un Pagliarini o di un Gnutti?

La giustificazione "ma dall'altra parte c'erano i comunisti che mangiano i bambini" non e' solo vecchia e falsa, e' anche irrilevante in questo contesto. 

 

papalino-borbonica

 

Ma siamo sicuri che quel borbonica sia meritato? A me mi par di ricordare che erano gli Asburgo ed i Savoia a capo di stati statalisti, centralisti e corporativisti, e che invece i Borboni su quella strada avessero ancora tanto da imparare.

 Non mi fate passare ore a correggere imprecisioni (eufemismo) storiche

Nonostante la lucidità dell'articolo: il Nord conquista il Sud, impone il proprio imperialismo, si fa carico di tutto lo sviluppo del Paese, porta l'Italia ad essere una delle massime economie mondiali...e poi si fa infinocchiare allegramente? Com'è stato possibile? E' proprio così?

E' vero, Boldrin suggerisce che in realtà tra il blocco conservatore-statalista e il Sud c'è una coincidenza soltantoparziale (quindi non sarebbero stati i meridionali a fregare il nord, ma una classe sociale non solo del Sud) ma come è possibile che il Nord vincitore si sia messo il cappio al collo?

 

Nonostante la lucidità dell'articolo: il Nord conquista il Sud, impone il proprio imperialismo, si fa carico di tutto lo sviluppo del Paese, porta l'Italia ad essere una delle massime economie mondiali...e poi si fa infinocchiare allegramente? Com'è stato possibile? E' proprio così?

 

Non c'è alcuna contraddizione, perché la conquista del Sud fu sostanzialmente un progetto delle elites piemontesi/savoiarde, dalle motivazioni palesemente ideologiche/nazionaliste (riportare la penisola ai fasti della Roma antica, rifiutare le presunte "ingerenze" delle potenze europee ecc.).  Alla gente comune dell'Italia settentrionale l'unificazione ha sempre portato guai, e questo anche perché al Sud non si è imposto un modello di sviluppo economico sostenibile.

 

Nonostante la lucidità dell'articolo: il Nord conquista il Sud, impone il proprio imperialismo, si fa carico di tutto lo sviluppo del Paese, porta l'Italia ad essere una delle massime economie mondiali...e poi si fa infinocchiare allegramente? Com'è stato possibile? E' proprio così?

 

"Il Nord si e' fatto infinocchiare dal Sud" non e' la descrizione piu' accurata di quanto succede dal 1880 circa fino ad oggi, e soprattutto non consente di comprendere le ragioni dell'insuccesso dello Stato italiano.

Alla base dell'insuccesso politico ed economico dell'Italia si sono elites, sia del Nord che del Sud, che sono 1) di bassa qualita' 2) con scadenti competenze di politica economica 3) poco oneste e poco civiche, cioe' orientate primariamente a usare lo Stato per gli interessi propri, della propria famiglia e della propria fazione, piuttosto che per l'interesse piu' generale di tutto lo Stato.

Queste elites di bassa qualita' e di scadente senso civico hanno "sfruttato" il dislivello di sviluppo economico tra Nord e Sud per giustificare uno Stato centralista che raccoglie imposte sempre storicamente eccessive in rapporto allo sviluppo economico del Paese, con lo scopo dichiarato e sbandierato di finanziare lo sviluppo economico del Sud e i consumi dei residenti meridionali, ma in realta' col fine reale e la prassi reale di appropriarsi di parte del flusso dalle risorse comuni il piu' possibile a proprio vantaggio, a vantaggio della propria famiglia e della propria fazione.  Ovviamente piu' grosso e' il flusso di risorse pubbliche mobilitate, e piu' grande e' l'appropriazione privata che ne risulta possibile.

Per raggiungere questo scopo le elites hanno avuto buon gioco con cittadini/elettori mediamente meno istruiti rispetto agli Stati europei oltre le Alpi, e facili prede di ideologie o di derivazione cattolica, o comunista, o nazional-socialista che giustificano uno Stato tendenzialmente totalitario in economia, ovviamente "a fin di bene".

Questi sono i meccanismi che generano in Italia le distorsioni economiche piu' manifeste in termini di 1) compensi eccessivi ai vertici sia politici sia burocratici e giudiziari dello Stato 2) elevata corruzione derivante dall'amministrazione pubblica, con ulteriori guadagni illegali degli amministratori pubblici 3) eccessivi, discrezionali, ingiustificati sussidi statali alle grandi imprese (dai fondi per le cattedrali nel deserto del Sud, alle rottamazioni auto, allo sconto per i decoder del digitale terrestre). E mentre tanti ai vertici dello Stato hanno indennita' e pensioni milionarie, il sottosviluppo del Sud e' rimasto costante, anzi e' stato potenziato secondo me proprio dall'intervento pubblico.

Ora ritorniamo a Nord e Sud.  Chi ci perde dall'operato dello Stato italiano sono primariamente i cittadini comuni, ma non le elites del Nord e non le elites del Sud. Le elites nel Nord occupano il 20% circa dell'alta dirigenza dello Stato e intascano le reliative cospicue indennita', ma oltre a questo intascano sussidi e protezioni statali eccessive attraverso le grandi imprese assistite.

Alla fine della prima repubblica, ad esempio, qualcuno ha stimato che la Fiat aveva intascato nei 10 anni precedenti 10mila miliardi di lire di sussidi statali, piu' o meno corrispondenti al totale dei dividendi distribuiti.  Senza contare tutte le altre preferenze di Stato, come la protezione dalla concorrenza estera (vedi cessione preferenziale dell'Alfa Romeo), le rottamazioni, gli acquisti di auto blu, l'anomalo basso livello di investimenti statali in Ferrovie, l'anomalo elevato livello di spesa pubblica in autostrade..

In tempi piu' recenti lo Stato e' il primo garante degli extra-profitti oligopolistici di Mediaset, dei profitti da concessione / tariffa del gruppo Autostrade/Benetton. Anche Eni, Enel, Ferrovie godono di protezione statale (anche se in diminuzione) che garantisce extra-profitti da monopolio anche ad amministratori quando poco competenti e/o corrotti.

Le elites del Sud, meno abili e con minori mezzi per fruire di sussidi e protezione statale nell'impresa economica, collaborano nello sfruttamento delle risorse comuni occupando l'80% circa dell'alta dirigenza dello Stato e del para-Stato e fruendo delle relative indennnita'.

Non c'e' quindi semplicemente il Sud che infinocchia il Nord, ci sono elites sia del Sud che del Nord che collaborano per estrarre molto piu' che in altri Stati risorse pubbliche a loro vantaggio, in cambio di servizi molto piu' scadenti rispetto ad altri Paesi piu' avanzati.

Tutta questa appropriazione privata di risorse pubbliche, che non puo' che essere nociva per i risultati economici complessivi dell'Italia, ha bisogno di consenso democratico, che viene acquisito in due modi diversi.

Nel Sud lo Stato italiano acquisisce il consenso assumendo dipendenti pubblici in eccesso e pagandoli molto piu' delle corrispondenti posizioni private. Inoltre la Casta del Sud massimizza la spesa pubblica locale sia "a perdere", sia usando soldi pubblici discrezionalmente in cambio di tangenti e di voti clientelari.  Tutto cio' avviene anche nel Nord ma avviene molto di piu' nel Sud perche' perche' a parita' di spesa pubblica a disposizione si "comperano" nel Sud circa il doppio dei voti rispetto al Centro-Nord, perche' nel Sud il PIL pro-capite e' circa il 50% del Centro-Nord, e la disoccupazione circa tre volte tanto.

La parte maggiore e piu' resistente del supporto allo Stato centrale viene quindi acquisito nel Sud, fin dai tempi di Turati, che gia' ai suoi giorni osservava che il voto politico del Nord tendeva a collocarsi all'opposizione del governo centrale, mentre il Sud votava tendenzialmente a favore dello Stato centrale.

Nel Centro-Nord il consenso allo Stato si basa su due elementi che si combinano:

  1. 1) la diffusione di ideologie statal-centraliste di derivazione cattolica, comunista e nazional-socialista, che probabilmente fanno presa sulle masse sia per il mediamente basso livello di istruzione, sia per l'attitudine delle masse centro-settentrionali all'intruppamento in fazioni contrapposte, vere e proprie subculture combattenti tra loro, probabile eredita' delle fazioni medievali. Queste fazioni politicamente contrapposte sono cosi' focalizzate alla lotta contro la fazione avversa da perdere razionalita' e coscienza e da giustificare ogni misfatto se compiuto dalla propria parte;
  2. 2) il circo mediatico fatto di RAI-TV, Mediaset, e i giornali, guarda caso di proprieta' delle grandi imprese assistite.

Complessivamente i cittadini del centro-nord, soprattutto i lombardi, ci perdono da tutto l'ambaradan-Italia, perche' lo Stato prende circa 1000-2000 euro all'anno per residente del Centro-Nord per spenderlo nel Sud per acquistare consenso.  Le masse del centro-nord che sostengono questo sistema, e che ultimamente appaiono disposte anche a suggerire gigantesche tassazioni patrimoniali sulle loro proprieta' mobiliari ed immobiliari per salvare questo Stato, sono i veri utili idioti del sistema.  Ma il sistema non si basa sullo sfruttamento puro e semplice del Sud sul Nord, almeno secondo me.  Si basa sull'appropriazione privata di risorse pubbliche di una Casta congiunta e unita fatta da elites del Nord ed elites del Sud.  Il trasferimento di risorse da Nord a Sud e' una conseguenza accidentale dovuta al fatto che la spesa pubblica acquisisce piu' voti nel Sud, e che nel centro-nord e' piu' diffusa l'attitudine a fare l'utile-idiota per adesione ad una fazione ideologica . Infatti non si vede proprio nessuna rimostranza da parte delle elites del Nord riguardo il trasferimento, 100% improduttivo, di risorse da Nord a Sud.

Infine, pur essendoci trasferimento di risorse da Nord a Sud non e' nemmeno ovvio che in assenza dell'intermediazione statale il Sud starebbe peggio. Secondo i numeri di L.Ricolfi, il Sud ha PIL pro-capite circa il 60% della media italiana per due motivi, perche' la produttivita' per addetto e' a spanne l'80% del centro-nord, e perche' l'occupazione e' inferiore del 20-30% (vado a memoria). L'occupazione nel Sud e' molto bassa perche' per un misto di poca onesta' e poca competenza economica lo Stato italiano e i sindacati promuovono con gli stipendi pubblici e con i contratti nazionali salari uguali tra Nord e Sud a fronte di produttivita' e salari locali reali diversi. La reazione ovvia e scontata dell'economia privata e' quella di deprimere l'occupazione nel Sud Italia, in misura tale che non viene per nulla compensata dalla maggiore occupazione nel settore statale-pubblico. L'inocccupazione legale di massa nel Sud genera poi occupazione sommersa in attivita' poco complesse di infimo valore aggiunto, per cui complessivamente il PIL pro-capite del Sud invece di essere l'80% di quello del centro nord come sarebbe se l'occupazione fosse la stessa e i salari proporzionali alla produttivita' cala al 50% circa.  L'intervento pubblico di trasferimento di risorse piu' o meno porta il reddito spendibile in consumi nel Sud all'80% di quello del Centro-Nord, piu' o meno dove si collocherebbe se la distorsione dello Stato non esistesse, secondo me.

Possiamo dunque sostenere che quel BBB fosse altamente descrittivo della situazione italica.

 

La cultura economica italiana è quella papalino-borbonica: fa tutto lo stato, entità suprema dotata di poteri straordinari. Lo stato può entrare in ogni ambito della vita socio-economica perché deve saper risolvere qualsiasi problema. È quindi legittimo trasferire alla classe politica tutto il potere di spesa e tassazione che richiede, anzi di più.

 

Anche io non sono d'accordo nel descrivere l'obnubilazione statalista nella cultura italiana come "borbonico-papalina".  Stato Pontificio e Due Sicilie forse per il fatto di essere Stati economicamente sottosviluppati erano leggeri e relativamente poco intrusivi.  La loro caratteristica piu' pregnante e' secondo me di essere Stati non democratici e con standard particolarmente bassi riguardo la promozione dell'istruzione e dell'attivita' economica tra i sudditi.

A me sembra che l'obnubilazione ideologica statalista abbia due origini, l'ideologia social-comunista e la sua degenerazione nazional-socialista nel fascismo, e lo spirito di fazione tipico degli italiani.  Mi sembra poi che elementi di statalismo fanatico siano stati presenti anche nella parte democratica-repubblicana della cultura risorgimentale italiana, e nelle influenze culturali francesi nel Piemonte e nell'organizzazione del Regno d'Italia. in ogni caso sicuramente le ideologie social-comuniste-fasciste promuovono l'intervento massimale dello Stato per il bene dei sudditi e della Nazione (fascisti) o dell'Universo (social-comunisti). I cattolici durante il processo storico degli Stati nazionali, progressivamente sempre piu' intrusivi, sono stati schierati contro l'ingerenza dello Stato nazionale e a favore della sussidiarieta', perche' contrastavano la progressiva influenza dello Stato che limitava quella della Chiesa.  Cosi' erano i cattolici almeno in parte ancora ai tempi della Costituente, in Italia.  Oggi i cattolici italiani sono diventati statalisti, almeno in Italia dove lo Stato garantisce loro l'8 per mille, perche' con il crollo delle vocazioni (conseguenza anche del crollo della natalita') lo Stato italiano e' per loro piu' importante economicamente dei fedeli italiani. Ma con riferimento ai recenti governi di Berlusconi, mi sembra che i contributi piu' convinti a favore dello statalismo provengano da elementi di cultura socialista come Tremonti e Sacconi.  Oltre a questa componente ideologica statalista, lo spirito di fazione degli italiani ha poi secondo me contribuito a spingere democristiani prima e governi Berlusconi piu' recentemente ad ampliare intervento e intermediazione statale allo scopo di usare le risorse dello Stato contro la fazione avversa.

Non so se Brighella ne ha voglia, ma io no: non mi metterò a discutere con i vari teorici della storia d'Italia alternativa.  L'articolo parla di politica attuale.

Se alla cultura borbonico-papalina volete aggiugnere la savoiarda, be my guest. Cosa c'entrino gli asburgo, poi, lo sa solo iddio anche alla luce  della ricerca sull'argomento (e.g. Tabellini). Infine, che statalismo e corporativismo italiano siano da attribuire a Togliatti e Di Vittorio è un'originale teoria di Alberto Lusiani il quale, evidentemente, ha evidenza che l'Italia anteriore alla Prima Guerra Mondiale fosse un paradiso di modernità liberista ... noi, non conoscendola tale evidenza, preferiamo attenerci all'idea tradizionale secondo cui le radici della cultura nazionale sono leggermente più lontane nel tempo. Ma non è molto importante. Va benissimo dare anche al Migliore ed i suoi soci qualche colpa in più, tanto ci stanno sul culo comunque.


Ed è comunque irrilevante. A noi interessa quanto è accaduto negli ultimi 60 anni e negli ultimi 20 in particolare. A volte conviene lasciare che gli storici seppelliscano e diseppelliscano i morti.  Noi occupiamoci dei vivi, almeno oggi. La chiamano divisione del lavoro.

per pietà, basta con la storia. Non ne posso più di leggere commenti di storia scritti da dilettanti poco informati.

 

che statalismo e corporativismo italiano siano da attribuire a Togliatti e Di Vittorio è un'originale teoria di Alberto Lusiani il quale, evidentemente, ha evidenza che l'Italia anteriore alla Prima Guerra Mondiale fosse un paradiso di modernità liberista ...

 

Lo statal-centralismo modello francese (che ho citato) c'era anche prima, l'obnubilazione per lo statalismo ritengo sia una patologia legata alle ideologie social-comuniste piu' che a Stato Pontificio e delle Due Sicilie. Del corporativiso non ho parlato, e' un male italiano non identico allo statal-centralismo, risalente almeno al Medioevo come lo spirito di fazione.

Di andare a scavare in polverosi archivi storici non ho proprio tempo, al momento. Ne' ha alcun senso stare qui a dibattere di ipotetiche passate invasioni del Nord (IL Nord? quale dei Nord? Mah...) al Sud, ne' di ipotetiche fregature di rinculo  che ne sarebbero derivate. Si tratta di fantastoria.

La storia e' meglio lasciarla a chi gli archivi polverosi li conosce bene.  Qui si tratta di questioni ben specifiche, i cui contorni sono perfettamente visibili nell'arco di un passato di qualche decennio. L'articolo pone chiaramente tre questioni. La prima e' il fallimento politico del Nord. La seconda e' la positiva, sebbene molto debole, presenza in alcuni movimenti e partiti di un elettorato che fa rumore e sa chiedere pulizia. Pare evidente che dalla lista vadano attualmente esclusi il PD e il PDL. La terza questione e' una domanda aperta su come si muovera', da chi si fara' rappresentare e che richieste fara' quel tipo di elettorato intransigente (spesso credulone e un poco ignorante).

Visto il tenore di alcuni commenti qui sopra, vorrei personalmente porre l'accento sulla prima questione a cui io e Michele abbiamo accennato nell'articolo. I Savoia, la Serenissima, Porta Pia, Cesare, Catilina o Togliatti c'entran poco o nulla col fallimento politico del Nord dal '92 in avanti. E tanto meno c'entrano i terroni - nessuna offesa intesa. Certe "elites" del Nord dovrebbero, per una buona volta, smetterla di inventarsi pezzi di storia, divari regionali di PIL prima dell'unificazione, comunisti d'assalto o altre simili amenita' al solo scopo di fornirsi una comoda foglia di fico che copra i propri evidenti fallimenti - la foglia e' troppo piccola e si vede chiaramente che alla fine tanto duro proprio non ce l'avevano. Queste foglie di fico sono della stessa pasta, e quindi altrettantanto fastidiose, di quelle inventate dalle "elites" del Sud. Le foglie di fico, la volonta'/incapacita' di ammettere la responsabilita del proprio fallimento, sono parte della ragione per cui risulta difficile essere ottimisti riguardo agli sviluppi futuri.

Non so se Brighella ne ha voglia, ma io no: non mi metterò a discutere con i vari teorici della storia d'Italia alternativa.  L'articolo parla di politica attuale.


Ecco, bravo Boldrin. Articolo magistrale, da applauso nella sintesi tacitiana della mentalità economico-politica nazionale. Rincresce vedere queste considerazioni in un forum privato (ancorchè lettissimo) e non sull'editoriale di un grande giornale.

E spiace vedere che invece di pensare a proposte di riforma culturale (certo difficilissime anche teoricamente) si reagisca con pretese sintesi storico-eziologiche tanto facili quanto confuse.

Grazie per insistere su questi temi: a presto, spero

GD



 

l’elettorato del Nord, anche nella sua componente forse più istintivamente “incazzata” con le pratiche della casta e con il modo in cui lo stato italiano svolge le sue funzioni, rimane incapace di riconoscere a tempo debito i cialtroni, di eliminarli dal panorama politico e di impedire così che le proprie istanze vengano affidate ad una banda d’incompetenti.

 

E' vero che in tutta Italia, anche nel Nord e anche i piu' infuriati contro la Casta sono incapaci di punire elettoralmente i cialtroni, anzi gli elettori italiani sembrano avere una particolare predilezione proprio per i politici piu' cialtroni e (come osserva Travaglio) piu' inguaiati con la legge. Sarebbe pero' utile fare un confronto con gli altri Stati piu' avanzati dell' Italia per capire meglio i termini della questione. Una differenza a sfavore dell'Italia e' il fatto che i cittadini, gli elettori, sono storicamente meno istruiti e scolarizzati rispetto a USA, Francia, Germania, Inghilterra. Gli elettori italiani vengono da un passato recente di analfabetismo di massa, mentre nei Paesi piu' avanzati come l'Olanda l'alfabetizzazione di massa e' iniziata 4 secoli prima che in Italia. Tuttavia secondo me c'e' un fattore ancora piu' determinante del basso livello di istruzione medio degli italiani: la scadente qualita' delle elites italiane.

In Germania quando si scopre che un ministro ha copiato brani della tesi di dottorato, la societa' lo costringe a dimettersi e le espelle dai vertici della politica.  Ma se andiamo a vedere un po' piu' nel dettaglio non sono stati la massa degli elettori tedeschi ad espellere zu Guttemberg dalla politica tedesca: ci sono molteplici sondaggi che mostrano chiaramente che la netta maggioranza degli elettori tedeschi era incline a perdonare zu Guttemberg e contraria alle sue dimissioni, perche' il ministro aveva lavorato abbastanza bene e soprattutto aveva un'aria simpatica, onesta e valida.  In realta' chi ha costretto zu Guttemberg alle dimissioni sono state le elites tedesche, una evidente minoranza della societa' tedesca, a partire dalle elites politiche sia della parte avversa sia - fattore determinante - della sua stessa parte politica.  Particolarmente forte poi e' stata la reazione delle elites accademiche e delle persone piu' istruite. In Germania, evidentemente, le elites sono ancora sostanzialmente sane, ma soprattutto conservano un livello ragionevole di quei valori civici di onesta' che privilegiano l'interesse generale, e assieme all'interesse generale anche l'interesse di larga scala sia della categoria dei politici in generale, sia del settore accademico, sia in generale di tutti quei cittadini che lavorando duro hanno conseguito sudati titoli accademici.  Espellendo zu Guttemberg le elites accademiche e politiche tedesche hanno conservato la stima del resto degli tedeschi, hanno mantenuta piu' pulita, seria, onesta e valida la propria comunita', insomma hanno tenuto presente il vantaggio presente ma anche futuro di lungo termine sia delle proprie categorie sia della societa' tedesca.

Le elites italiane si sono quasi sempre comportate, in situazioni analoghe, in maniera opposta alle elites tedesche: la corporazione del cialtrone ha sempre difeso il cialtrone con l'obiettivo miope e di breve termine di proteggere il membro della propria famiglia, della propria corporazione, del proprio partito e della propria fazione. Il cialtrone italiano viene difeso di regola anche quando i sondaggi elettorali lo vorrebbero alla gogna.

Prendiamo poi in considerazione la Francia. Anche in Francia ci sono i partiti populisti, che da diversi lustri hanno un notevole consenso elettorale, come si e' visto anche ultimamente.  Non e' quindi la massa degli elettori francesi che preclude l'accesso alla politica ai cialtroni. Sono le elites francesi, le elites socialiste e golliste, che pur con sempre piu' ampie ondulazioni, finora hanno convenuto di allearsi per escludere i populisti quanto piu' possibile dal potere politico.
In USA e Inghilterra il ruolo delle elites appare meno determinante, perche' gli elettori sembrano meno inclini al voto populista, tuttavia mi sembra che anche in Inghilterra siano le elites piu' degli elettori a tener quanto piu' possibile ai margini partiti populisti come il BNP.

In conclusione ritengo che la determinante dei comportamenti italiani, anche per quanto riguarda i fatti recenti della Lega Nord, non siano gli elettori ma le elites, e per questo sono in disaccordo con gran parte della vostra analisi.

Innanzitutto, gli elettori della Lega Nord hanno un nucleo duro, attivo che ha ostacolato e non facilitato la recente opera di pulizia nel partito, per esempio andando ad acclamamare Bossi e accusando Maroni di tradimento. Tra parentesi, Bossi ha dovuto piu' volte pubblicamente chiarire che Maroni non e' un traditore. Una parte importante degli elettori della LN si fida solo acriticamente di Bossi.  Ritengo anche che la maggior parte degli elettori della LN seguano relativamente poco la politica e per quanto mi risulta non hanno espresso in alcun modo una determinante pressione per fare pulizia nel partito, piuttosto, come la media degli elettori italiani, mi sembra che gli elettori della LN siano particolarmente pronti a credere a teorie varie di complotti, subito evocate da Bossi e poi Calderoli, e invece smentite da Maroni.

Per quanto vedo io quindi non sono stati gli elettori della LN a forzare le recenti azioni del partito. Invece, i cambiamenti recenti interni alla LN sono opera della parte dei vertici del partito, parte che credo sia relativamente piu' qualificata e maggioritaria, che segue piu' o meno Maroni, e progressivamente nel tempo ha abbandonato la fedelta' di tipo stalinista verso Bossi. Il contrasto tra questa parte della LN e i pretoriani di Bossi si e' accentuata nell'ultimo anno: c'e' stato contrasto serio sul capogruppo alla Camera, poi sul segretario del partito a Varese, e la lotta era culminata nel decreto della Lega Nord federale che proibiva a Maroni di partecipare ad incontri pubblici coi militanti.  Sono tutti fatti documentati nella stampa.  A seguito di quel diktat, la parte maroniana della LN si e' ribellata, inviando credo oltre 200 inviti a Maroni ad incontri coi militanti dalla sezioni locali, e il decreto e' stato annullato.  Quello e' stato il segno determinante che nella LN la parte di Maroni aveva la maggioranza.  Le serie di malefatte stile ladri di polli che sono emerse recentemente hanno dato il colpo finale ai pretoriani di Bossi, cui sembra appartengano la magigor parte dei malfattori.

In conclusione, lo ripeto, quanto sta avvenendo nella LN non e' determinato primariamente dagli elettori ma dal prevalere della corrente maggioritaria di Maroni. Quanto sara' seria e pervasiva l'eliminazione dei cialtroni e la rifondazione del partito dipende dalla serieta' / onesta' di questa componente e non dagli elettori, la cui maggioranza si sarebbe bevuta la teoria del complotto come fanno abitualmente gli elettori italiani, dal PDL al PD quasi tutti inclusi. Non so se la LN, che ora e' screditata forse anche oltre la media degli altri partiti, riuscira' a recuperare la fiducia degli elettori.  Prima dei recenti scandali gli elettori italiani ritenevano la LN di gran lunga il partito piu' onesto tra quelli di una minima consistenza, con un enorme vantaggio sul PD.  Maroni apparentemente cerca di recuperare questo patrimonio di credibilita'. In ogni caso, questo inizio di pulizie di primavera nella Lega Nord e' un fatto positivo per la politica italiana, perche' andra' a costituire un termine di riferimento minimo con cui le pessime e corrotte elites politiche italiane degli altri partiti dovranno confrontarsi nelle prossime elezioni. E' evidente che rispetto all'andazzo comune in PDL, PD, Margherita, UDC, FLI anche solo il poco fatto fino ad ora dalla Lega Nord alza l'asticella. Ci vorrebbe una competizione al rialzo da parte degli elettori, per premiare i partiti che fanno di piu' per eliminare ladri e cialtroni, ma ho scarsa fiducia che cio' avverra'.

A quanto pare Bossi ha intenzione di ricandidrsi alla segreteria. Se capisco bene i tempi la decisione verrà presa al congresso federale del 29-30 giugno (bad timing, perché tutti gli occhi saranno puntati sulle giornate nfa :-)).

Comunque vada sarà molto divertente da guardare. Finora i leghisti hanno fatto finta di credere che Bossi è innocente o comunque non responsabile del degrado. Vediamo se spingeranno la sospensione della realtà fino al punto di rivotarlo segretario. Se lo fanno, è facile predire che la Lega andrà a picco. Se non lo fanno, beh non potranno più far finta di niente e dovranno ammettere pubblicamente che di Bossi non si fidano più, con tutto quel che segue di valutazione sulla politica degli ultimi 10 anni.  In entrambi i casi, it will be fun. Grazie a Bossi per averci regalato questa addizionale razione di buonumore.

Gentile Sig. Brusco, per come ho potuto seguire le vicende interne alla Lega, ho notato che i seguaci hanno sempre teso a salvaguardare la figura di Bossi con affermazioni quali:

comunque lui è il fondatore (padre) della Lega, senza di lui la Lega non esisterebbe, ecc.

Io ne ho dedotto che se i seguaci della Lega dovessero accettare che Bossi è altrettanto responsabile del malaffare emerso quanto il tesoriere, dovrebbero anche ammettere con se stessi che per anni si sono fatti prendere in giro da un guitto, neanche troppo bravo.

Ed essere stati degli ingenui creduloni credo sia difficile da ammettere per chiunque.

 

Vediamo se spingeranno la sospensione della realtà fino al punto di rivotarlo segretario. Se lo fanno, è facile predire che la Lega andrà a picco.

 

Sandro, ma se in seguito ad una ipotetica rielezione la Lega crollasse a picco, come ipotizzi tu, non vorrebbe forse dire che l'elettorato legista richiede davvero la pulizia, e che e' il congresso federale ad essere marcio? Il ragionamento, mutatis mutandis, vale anche in caso di non-rielezione.

Se introduciamo una distinzione fra le preferenze del congresso e quelle del bacino di elettori allora le l'interpretazione dell'esperimento naturale si complica. Quindi fissiamo le regole del gioco prima di vedere il risultato dell'esperimento. Le teorie mie e di Michele le testiamo contro cosa? Contro il risultato del congresso, contro il risultato elettorale della Lega, o contro una media dei due?

 

 

e tra due mesi questa previsione si potra' verificare. La LN si avvia ad avere Maroni come leader, in seguito saranno definiti i dettagli in termini di ruolo formale. Fra l'altro l'affermazione sulla candidatura non e' nulla piu' di una risposta a caldo ad una domanda dei giornalisti. Per il momento tra i dati di fatto si puo' aggiungere questo sondaggio:

 

Domanda : Secondo Lei quale potrebbe essere il personaggio più adatto a ricoprire la carica di nuovo segretario della Lega Nord?.
Risposta: [tra chi dichiara che votera' Lega Nord Sicurmente+Probabilmente, 10,4% del Totale Campione)] Roberto Maroni 43% Luca Zaia 22% Flavio Tosi 1% Umberto Bossi 9% Roberto Castelli 9% Roberto Calderoli 2% Altro 0% Non sa/ Non risponde 14%

 

Quindi oggi gli elettori della LN preferiscono nettamente Maroni. Peraltro non credo che sara' questa la ragione per cui la LN avra' Maroni come leader, la scelta sara'' determinata dai vertici della LN.

Svariate osservazioni, specialmente quelle di Alberto Lusiani, mi sembrano convincenti e pongono, credo, nella loro dovuta dimensione le affermazioni di B&B sulla supposta diversità (di una parte) dell'elettorato leghista. Nè io né B volevamo dare l'impressione di una specie di "miracolo dell'elettorato leghista", che sarebbe ridicolo. Il punto è, semplicemente, che una serie di osservazioni suggeriscono vi sia meno tolleranza per gli arrichimenti personali dei politici che usano la politica a questo fine che non in altri elettorati. Gli elementi portati dai lettori io credo confermino questa tesi.

1) Regime stalinista. Right. Bossi aveva (ha?) uno status per lo meno "titiano" nella LN. Il che dovrebbe far riflettere coloro che attribuiscono alla tradizione comunista certe deviazioni italiote che hanno radici più profonde. Nella cattolicissima e tridentina (nel senso conciliare) LN il padre fondatore incarna il verbo molto di più di quanto il Migliore non lo incarnasse nel PCI ... Ma NONOSTANTE questo status alla fine una parte maggioritaria dei quadri e dei militanti ha deciso di mandarlo al quel paese. Domandiamoci, ora, come reagirono in situazioni simili i quadri ed i militanti del PSI in epoca Craxi o del PCI in qualsiasi epoca vogliate scegliere, compresa quella Bersani-Vendola. Volete la mia opinione? Sociologicamente è la classe media produttiva DEMOCRISTIANA che è più laica delle altre, meno ideologica. Alla fine abbandonarono la DC in massa per colpe molto minori di quelle di Craxi, tra 1992 e 1994, o no?

2) Ruolo di Maroni e maroniani. Certamente, nessun dubbio. Ma qualcuno che voglia fare le scarpe a Bersani (Letta, tanto per non far nomi) c'è anche nel PD. Eppure, avete visto la base reagire? Forse che Letta (o Marino, o chi piace a voi) ha mezza chance di far fuori Bersani per uno qualsiasi dei mille scandaletti disponibili? Forse che UNIPOL è costato qualcosa a Fassino o D'Alema? Il punto è che in ogni partito c'è qualcuno pronto a far le scarpe al capo se si offre l'occasione, ma occorre che quadri e militanti lo seguano. Nella LN hanno seguito Maroni su una questione (relativamente minore, se ci pensate) di soldi ed abusi. Altrove, ni hablar.

3)  Qui mi si permetta un punto metodologico. Le elites contano, eccome. È da quando è nato questo blog che vado insistendo sul tema (controllare proprio i primi post) ed è un tema che mi è caro da almeno tre decenni, ossia da quando ho avuto l'opportunità di vedere compiutamente da dentro come funzionano le elites italiane (venivo dalla plebe più scabbiosa). Ma non occorre scordarsi che il popolo non è esattamente una massa amorfa da cui, come dal pongo, le elites ricavano le figurine che desiderano. Scoccia usare terminologia vetero, ma la relazione è effettivamente dialettica (anche se non c'è bisogno d'alcuna tesi-antitesi-sintesi di cretinoide memoria). Le elites sono eterogenee e così lo sono le masse, le quali alla fine hanno articolazioni socio-culturali ed economiche diverse. Pensare che il popolo italiano siano un uniforme pongo indistinto da Lampedusa a Vipiteno è pensare erroneamente. Per prendere un caso estremo: occorre saper vedere che, nel bene e nel male, la distribuzione di "tipi" fra i piccoli imprenditori del Nord è davvero differente, su questioni quali quella che stiamo discutendo o sulla spesa pubblica in generale) dalla distribuzione di "tipi" fra i dipendenti pubblici del Sud, o anche fra i piccoli imprenditori del Sud for that matter. Non c'entra nulla né il razzismo né nessuna tara a priori in questo fatto. C'entra che la storia dei due gruppi sociali è stata distinta e che hanno espresso elites distinte che con essi hanno interagito in modo diverso. Occorre partire da qui se ci si pone il problema di dove possa esserci un supporto elettorale minimo per politiche di riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica e tutto il resto. 

Ah, certo organiziamo la lotteria. La mia personale previsione e' che Bossi non verra' rieletto e che, nonostante questo, la LN perdera' voti. Ma e' una previsione al buio perche' il quadro partitico fra un anno e' tutto da definirsi. 

 

Sociologicamente è la classe media produttiva DEMOCRISTIANA che è più laica delle altre, meno ideologica. Alla fine abbandonarono la DC in massa per colpe molto minori di quelle di Craxi, tra 1992 e 1994, o no?

 

mi permetto di dissentire: abbandonare la DC per Berlusconi e Borghezio la vedo come una scelta tutto meno che laica e anzi  pesantemente ideologica (e che ideologia... "niente tasse e f... a per tutti " oppure "bruciamo i negri... Breivik aveva delle buone idee" . Tant'è che si è provata impermeabile a qualunque evidenza empirica: più tasse, più corruzione, federalismo e mercato nisba, e hanno continuato a votarli per vent'anni)


 

Nella LN hanno seguito Maroni su una questione (relativamente minore, se ci pensate) di soldi ed abusi. Altrove, ni hablar.

 

Questione di preferenze e incentivi. Io (diciamo l'elettore PD) voglio votare un partito che possa governare, ragionevolmente pragmatico, allora, che faccio, voto per protesta SeL, che tanto sarà un junior partner in coalizione? Rifondazione, che ancora inneggia a Cuba e manca il quorum? 5Stelle, "la mafia è meglio dello stato, facciamo il default controllato e usciamo dall'euro"? Mi taglio la mano. Mi astengo e rivince SB? 

Invece l'elettore leghista non ha problemi, o il loro partito va al governo e lunga vita a l pork barrel (vedi quote latte) o fa opposizione pura e dura e muoia Sansone con tutti i filistei, tanto sono italiani. Bello, poter essere irresponsabili.


PS, il tuo commento l'ho girato al blog di Civati, proprio per sottolineare che ricambio e pulizia fino alla tolleranza zero sarebbero armi vincenti per il PD, anche in un'ottica machiavellica



 

 

Le elites contano, eccome. È da quando è nato questo blog che vado insistendo sul tema

 

Concordo e ricordo perfettamente i tuoi post sul tema.

 

Voglio però lanciare una provocazione: non è che alla fine questo funge da alibi per l'elettorato tutto?

 

 dal dopoguerra l'Italia ha avuto uno sviluppo economico spettacolare,  abbiamo avuto finalmente accesso di massa all'istruzione e, pur con tutti i limiti del caso, non è che ci sia stata una dittatura militare ad orientare le scelte. Eppure la classe politica selezionata a tutti i livelli è sempre stata di un certo tipo. Solo quando le cose andavano male da un punto di vista economico, si è avuto un rigetto. Più come capro espiatorio, che per cambiare realmente le cose. Infatti diventano popolari i demagoghi di turno, e non appena le cose miglioravano tutto torna come prima.

 

Pur non conoscendo bene la situazione interna della LN (ma chi la conosce?) io dissento fortemente sulla "supposta diversità" dell'elettore medio della LN, non fosse altro che per le ultime vicende, non ultima la dichiarazione di Bossi: "se fosse necessario per tenere unita la Lega mi ricandiderei a Segretario".

Dal mio punto di vista solo chi pensa che comunque al proprio elettorato poco importa degli arricchimenti personali può avere una logica del genere, perchè solo un cieco sordo muto può non aver capito che Belsito non è uno stinco di santo, ma che il Capo c'è dentro mani e piedi: i lavori a casa sua, i denti del figlio Eridanio (bonifico bancario!!), la macchina del Trota, la laurea del trota, i soldi alla scuola della moglie. Per tacere dei favoritismi personali (o pensate che la Rossi Mauro sia una fervente leghista? Il settimanale Oggi ha pubblicato delle foto interessanti.. ma siamo al gossip).

Il Capo è lo stesso che dopo aver preso 200 milioni di lire dall'enimont ha dato la colpa a Patelli e si è salvato (l'elettore leghista non ha avuto nulla da eccepire, come quello napoletano ha poi votato in massa Cirino Pomicino), sempre lo stesso Capo ha fatto proselitismo per la CrediEuroNord, ed anche qui l'elettore leghista ha dimenticato, poi ha imposto il Trota, una cosa che si è vista solo in Corea del Nord, ed anche qui l'evoluto elettore leghista ha dimenticato, adesso il Capo distorce la realtà, e invece di lanciargli gli ortaggi lo applaude.

Non esistono elettori "diversi" dagli altri, esistono elettori informati, elettori incavolati, elettori ideologici (votano a prescinedere), elettori in vendita (a Napoli a pacchi interi), elettori a sensazione (lo voto perchè mi sembra una brava persona), elettori impauriti, elettori "era meglio quando c'era lui", elettori che credono al signoraggio e basterà stampare lire a go-go per vivere felici e contenti, e potrei continuare all'infinito, ma elettori che ti girano le spalle per un poco di soldi in tasca no, non ne ho ancora visti, nè nella Lega, nè altrove.

Se la Lega prenderà una scoppola alle prossime elezioni (non credo tanto: la testa puzza, ma il corpo medio no, sarà fesso, ma è onesto) sarà per i dieci anni di berlusconismo e appiattimento sul PDL, oltre che per una crisi in cui oggi subiamo botte da orbi, ma le cui colpe affondano le radici in una inadeguata politica degli ultimi dieci anni.

Per il resto mi sembra che il capo abbia fatto suo un detto siciliano (chinati juncu ca' passa la china), il che per un lumbard può sembrare un non senso, ma non lo è: la Lega Nord è quello che per il Sud è stata la Democrazia Cristiana, con cui ha in comune il fatto che fa il pieno di voti in Veneto (la Balena Bianca). Quegli elettori votavano turandosi il naso 20 anni fa, non un secolo fa.

No, non c'è alcuna diversità fra l'elettore leghista e quello, per dirne una, del PD, altrimenti non avremmo la classe dirigente che abbiamo, e gli arricchimenti personali possono generare un moto di sdegno temporaneo, ma son pronto a scommettere che passata la piena rivedremo anche il Trota.

Da applausi! Ci aggiungo solo una cosettina veloce: mi sembra che parecchi elettori diano la propria preferenza in base a cosa è contro un determinato partito: per es. essere contro gli extracomunitari su tutto e in ogni frangente paga più dell'essere a favore di una politica di razionalizzazione dell'immigrazione. Credo Berlusconi abbia vinto più perchè era contro la sinistra (o meglio i comunisti) che non per essersi proposto come uomo politico di destra capace di portare avanti politiche liberiste (infatti non ha fatto un cazzo e tornerà nel 2013 a vincere, se non lui il suo burattino).

Condivido il commento. a quanto scritto da marco espsoito, aggiungo quanto avevo scritto già in altro commento: non mi sembra che maroni sia stato estraneo al gruppo dirigente della LN e dello Stato nell'ultimo decennio. non vedo la differenza tra lui e bossi. E' come passare da un D'Alema a un Veltroni, non come da un D'Alema a un Civati.

 

Se l'analisi è corretta (ed io credo che contenga molti elementi di riflessione), allora la domanda è: come mai (storicamente, eccetto brevi intervalli) abbiamo un elettorato che vota più per spinte umorali che per un minimo di ragionamento e valutazione (che non richiede di essere tutti degli scienziati e politologi) delle proposte e degli uomini che le fanno?

Marco, di certo non reputo cosi' irragionevole cio' che dici. Fammi pero' rivoltare la domanda.

Credo che possiamo tutti appurare il fatto che la serie di dimissioni o espulsioni all'interno della Lega sia stata ben piu' forte di quel all'interno del PD, senza neanche parlare del PDL. Io e Michele abbiamo avanzato unipotesi che spieghi questa realta'. Tu hai una spiegazione alternativa?

 

... pron(t)o a credere che basti mettere dei politici "buoni" alla guida di una macchina statale completamente identica a quella esistente per poter ottenere risultati migliori e che il problema non sia, invece, quello di cambiare lo stato, ridurne i poteri, introdurre meccanismi di responsabilizzazione, eccetera.

...

Questi gli insegnamenti del caso Lega Nord. Insegnamenti che non rendono particolarmente ottimisti ma dai quali è giocoforza partire per pensare il futuro.

 

Secondo me il problema è che il sistema di potere in Italia è tale che chiunque arrivi nelle sue stanze, pur animato da buone intenzioni riformiste, ne rimane avviluppato ed impara ad usarlo (per continuare a stare al potere) invece di cambiarlo.  In pratica cio' che è successo alla Lega è di essere assorbita dal sistema. Ma era successo ad altre istanze, nei decenni scorsi. Milioni di voti al PCI ed al MSI erano chiaramente voti di protesta (non erano certo fascisti o comunisti) ma poi anche questa  è stata assorbita, prima con il meccanismo del consociativismo e poi con l'alternanza. 

 

Bisognerebbe capire come funziona questo sistema di potere.  Uno dei punti importanti è il sistema delle clientele. Che non riguardano solo piccole caste ma possono essere vaste e comprendere milioni di persone (e voti). Prendiamo la telenovela ICI-IMU.  Il 70% ed oltre è proprietario di casa sua (negli altri paesi occidentali siamo sotto il 50%, salvo eccezioni) per cui esiste una maggioranza che apprezza il fatto che qualcuno abolisca l'ICI sulla prima casa e poi  altri la aboliscano del tutto.  Anche la realtà delle pensioni di anzianità è un fenomeno di clientelismo e non tanto per i 2 milioni di casi ma per la dozzina di milioni che aveva aspettative di poterne usufruire.  Si creano quindi blocchi politici, a destra come a sinistra, che tendono a non modificare il sistema, per non perdere voti, ed aggiungere altri bocconcini clientelari all'elettorato (fa niente se le finanze pubbliche vanno a ramengo).

 

Tutto questo pero' è crollato alcuni mesi fa ed ora, pur con tutte le critiche del caso, abbiamo un governo "tecnico" che sta toccando proprio gli elementi di clientelismo economico-politico piu' vasto e pesante per i conti pubblici: prima le pensioni di anzianità e poi la tassazione delle case. Se l'operazione proseguità (RAI, spending review) penso che il sistema di potere si indebolirà abbastanza da poter essere scardinato.  Ma sorse sono troppo ottimista.  Alle prossiime elezioni ci saranno partiti che proporranno di togliere o attenualre la tassazione della prima casa e di riaprire finestre per le pensioni di anzianità? Come reagirà l'elettorato?

 

Mah... io non imputerei ai politici di fare l'interesse di ampie fette dell'elettorato.  Il problema che lei sembra porre è la possibilità di spendere a debito impunemente, perché le generazioni future non votano.  Ma tale questione è stata radicalmente affrontata, prima con il patto di stabilità e di crescita europeo, ora con il fiscal compact (pur con tutti i limiti di questo strumento).  Il clientelismo vero e proprio è diverso: lì il politico fa l'interesse di gruppi ristretti che riescono con artifizi e sforzi di vario genere (non sempre illegali, sia chiaro) a spostare interi gruppi di voti.

Che l'esentare la prima casa dalla tassazione fosse una cattiva idea era facilmente comprensibile dai meno sprovveduti in materia.  Però ricorderà che sull'ICI prima casa esistevano degli effettivi problemi di capacità contributiva, che si è rinunciato ad affrontare nel modo corretto (ad esempio potenziando l'assistenza alle persone a basso reddito, e permettendo espressamente la dilazione dei pagamenti ai pensionati).

Che potrebbe essere riformulata così: quanto pesantemente deve cambiare la vita quotidiana di ognuno di noi prima di arrivare a capire che qualcosa deve cambiare? Quanto ci dobbiamo impoverire per riuscire a rinunciare alle tesi complottistiche, allo scaricabarile e all'atteggimento ora struzzesco ora semplificatorio (quello per cui basta tagliare le auto blu per far lavorare milioni di persone)?

No, non lo voglio sapere...

 

Tutto materiale proveniente dal nord del Po’.

 

Perdonate la pedanteria, ma il Dio Po non vuole l'apostrofo :)

Dannato correttore automatico. Grazie :-)

Da dove dovrebbero sorgere le schiere di cittadini che si sacrificano per un ideale comune? E per quale ideale? Per un aumento del PIL?

Si è persa la capacità di sognare, di immaginare un mondo migliore, di lavorare per un'idea fondante e condivisa, per qualcosa che sia 'molto' , che non si limiti alla nostra obesa, soddisfatta, telefonica, lucida, patinata, comoda poltrona di casa o sedile dell'auto potente.

Da cosa partiamo? Dalle sedi di partito? Dalle parrocchie? Dalle associazioni di categoria? Tutte entità che si sono spartite territorio, spazi, azioni, proposte culturali. Neache la carità si può fare. Il barbone si becca una sanzione amministrativa (che boiata pazzesca) ed è costretto anche lui a passare sotto le forche caudine della carità ostentata e ben publicizzata della chiesa cattolica. Anche quegli spazi sono sponsorizzati.  

Da dove partiamo? Non vedo laboratori, fermento, centri di aggregazioni alternativi. Tutto quello che c'è è funzionale alle lobbies e al clientelismo che generano.

Da quali contenuti partiamo? Con una popolazione che a mala pena legge la gazzetta dello sport?

Io proporrei l'annessione alla Germania.

 

Si è persa la capacità di sognare, di immaginare un mondo migliore, di lavorare per un'idea fondante e condivisa, per qualcosa che sia 'molto'

 

Di idealismo e capacità di sognare se ne trova a bizzeffe in realtà.  Peccato che da solo non basti e che sia anzi controproducente:  per farlo funzionare occorre una visione del mondo sensata, non fondata su banali pregiudizi ideologici.  Il dato di fatto è che dagli anni '80 ad oggi molti paesi hanno abbandonato la pianificazione economica adottando i principi del capitalismo liberale.  Scusate, ma se questo non è un mondo migliore e 'molto', mi mangio il cappello.  Il capitalismo puoi spruzzarlo anche su una pianta, e inizia a camminare e produrre qualcosa (vedere la Cina da Deng Xiaoping ad oggi).  Al secondo punto c'è il federalismo iperdemocratico sul modello Svizzera:  il paese che ora vuole impedire l'immigrazione ai tedeschi perche rubano posti di lavoro! Ora la priorità è spiegarlo con calma agli italiani, contrastando decenni se non secoli di propaganda.

era meglio l'Albania di Enver Hoxa, dove al Trota non avrebbero dato una laurea...

 

 

Agli atti delle Procure di Napoli e Milano c'è un diploma universitario che Renzo Bossi ha conseguito in Albania all'Università Kristal di Tirana. E' stato trovato dalla guardia di finanza nella cassaforte dell'ex tesoriere Francesco Belsito in cui era custodita la cartella 'The Familiy'. Il diploma reca la data di consegna dell'8 ottobre 2010 e si tratta di un corso di laurea in gestione aziendale della facoltà di Economia aziendale. Il diploma di laurea del 'Trota' Oltre al diploma conseguito dal 'Trota', nelle carte di Belsito vi è anche la copia del diploma conseguito da Pierangelo Moscagiuro (in arte Pier Mosca, attuale compagno della senatrice leghista Rosy Mauro) in scienze politiche con indirizzo sociologico. Anche lui ha conseguito il diploma a Tirana il 29 giugno del 2010. Il sospetto degli inquirenti è che entrambi i titoli di studio siano stati ottenuti utilizzando somme della Lega Nord. Bossi risulta registrato con il numero di matricola 482 e vengono riportati anche tutti i voti ottenuti in 29 materie. I risultati più brillanti sono stati conseguiti dal giovane Bossi in contabilità finanziaria, matematica e statistica.

 

e nell'esecrabile (lo dico sul serio) DDR la laurea a frau Angela gliela facevano prendere, ma una vera. Vuoi vedere che i komunisti sotto sotto sono più meritocratici?

 

PS, se qualche giornalista di buon cuore chiedesse al trota qualcosa facile facile, tipo la deviazione standard? Per vedere l'effetto che fa?

Non chiedere al Trota cosa è la "deviazione" standard, potrebbe non piacerti la risposta. La deviazione standard: sul TomTom? Un trans ISO? Nomina di papi-girl al parlamento?

 

e nell'esecrabile (lo dico sul serio) DDR la laurea a frau Angela gliela facevano prendere, ma una vera. Vuoi vedere che i komunisti sotto sotto sono più meritocratici?

 

Potremmo anche tornare più indietro nel tempo: nella Germania degli anni '30 si costruivano le autobahn...  D'accordo, l'educazione (e la ricerca scientifica) era una delle poche cose che funzionavano più o meno bene nel blocco sovietico: però questo è noto da tempo.  E tutto il resto?  O forse vogliamo far finta che nel mondo liberale moderno non esistano università che insegnano bene la statistica (e talvolta a basso prezzo, se l'educazione è sussidiata dallo stato)?

Nel caso specifico, l'università Kristal è un'istituzione privata, ancora in via di accreditamento (almeno per questo campo di studi) sia presso lo stato albanese che a livello internazionale.  Quindi la laurea in questione lascia un po' il tempo che trova.

Discutere se i votanti la Lega, ovvero alcuni dirigenti del partito possano fare la differenza in un futuro politico italiano fornisce la misura dell'abisso in cui si trova l'Italia. La Lega fa il paio con quanto ha fatto la Palin negli USA. E' lei che ha introdotto il concetto delle "commissioni per la morte" nel dibattito sulla riforma dell'assistenza sanitaria voluta da Obama. E' lei che ha trasformato alcuni discorsi di Obama vicini alla realta' dell'America rurale in attacchi virulenti e senza senso alla Costituzione e all'American way of life. Allo stesso modo la Lega ha introdotto distorsioni nel linguaggio tali da avvelenare fortemente i quadri di riferimento dell'elettorato. La violenta campagna anti islamica e anti immigrazione (esiste una forte analogia tra Borghezio ed il pastore Terry Jones). La delegittimazione (iniziale) di ogni forma di rappresentanza partitica. La destrutturazione dell'Unita' Nazionale. Insomma colpi fortissimi inferti con l'accetta alle fondamenta della convivenza e della stabilita' del nostro fragile Stato post-unitario. Personalmente credo ci siano alcune cose che la democrazia non riesce a reggere. Tra queste: l'associazione a delinquere chiamata PdL, la vacuita' e l'arretratezza del PD, la rigidita' della CGIL e, infine, la violenta ignoranza della Lega. Quest'ultima ha una pesante responsabilita' (come la Palin negli USA) nell'aver degradato il dibattito politico soprattutto in tempi di profonda crisi economica. E' il momento di fare un bilancio dei costi culturali e politici che un movimento come la Lega ha inflitto all'Italia. L'accusa che io lancio alla Lega e quella di aver fatto la peggiore politica possibile sul cumulo di macerie che gli altri partiti si lasciavano dietro durante la loro azione di governo. Non paghi i legisti hanno appoggiato per anni i governi Berlusconi che potranno essere senz'altro ricordati nella Storia d'Italia come tra i peggiori mai conosciuti dal Paese. I risultati della mancanza di idee e di responsabilita' dei partiti storici, l'incredibile banda di predoni che Berlusconi e' riuscito ad imporre come classe dirigente del Paese e gli slogan culturalmente al ribasso della Lega hanno portato l'Italia allo stato attuale. Ci troviamo in una situazione di sostanziale sospensione della democrazia parlamentare, osannanti e speranzosi (io compreso) al cospetto di Monti, ennesimo uomo della provvidenza. Certo mi direte voi in Italia c'e' molto spazio per l'imbecillita' se ancora il Corriere intervista Tremonti dando evidenza (ma l'intervistatore non se ne avvede) al vuoto pneumatico che ha contribuito al disastro italiano. L'Amerika per fortuna ha trovato i propri anticorpi eleggendo alla presidenza una persona ragionevole. Non credo che gli elettori della Lega siano onestamente (nel complesso) capaci di tanto. Il fondo in Italia si raggiungera' con la vittoria delle liste M5S, poi forse tra qualche anno si riuscira' a fare qualche seria riflessione su sviluppo, energia e mercato del lavoro (immigrazione e cittadinanza ai figli di stranieri, comprese).

 

forse tra qualche anno si riuscira' a fare qualche seria riflessione su sviluppo, energia e mercato del lavoro

 

 

il punto è che, se non cambia il quadro,  non abbiamo qualche anno. 

Il dibattito e' degenerato; non uniformemente (alcuni tentano di tenerlo su binari accettabili, ma senza successo) ma e' degenerato abbastanza da renderlo indigeribile. 

Webmaster/redattori:  c'e' maniera di chiuderlo, e morta ivi? 

spero che non sia stato il mio intervento la causa dell'invocazione alla censura. Poveretto neanche un'ora di vita... senza contare l'attenta lettura di un articolo di Newsweek andata sprecata. :-)

Si spera di far leva su una base sana per generare un dibattito positivo: ma non esiste questa base sana soprattutto tra i simpatizzanti della lega che sono passati dall'odio verso la gente del sud all'odio verso l'extracomunitario dimenticandosi prontamente del concetto di "Roma ladrona" ( idea che sembrava dovesse dare il via ad una stagione di revisione della spesa pubblica e di riorganizzazione dello stato).

La connivenza politica con il PDL ha accentuato anche quell'egoismo e quell'avidità verso la "roba" che è un classico del medio e piccolo imprenditore veneto.

Da clientelismo in clientelismo, dove mettiamo dentro tutti inclusi sindacati e chiesa cattolica, chi e quali sono i soggetti che dovrebbero far sorgere un'idea e rifondare l'Italia?

 

quell'egoismo e quell'avidità verso la "roba" che è un classico del medio e piccolo imprenditore veneto

 

Mi dispiace che la discussione si sia persa in mille rivoli, anche perche' mi sarebbe piaciuto avere risposta ad alcune domande che ho fatto. Personalmente penso che forse e' un poco colpa anche del nostro testo, che ha lanciato qualche amo laterale di troppo. Nei nostri commenti abbiamo tuttavia cercato di ri-focalizzare la discussione sui punti principali.


A questo punto forse vale proprio la pena di chiudere. Mi sento pero' di richiamare l'attenzione sul testo che ho citato sopra. E' un testo che non val niente, e che potrei tranquillamente ignorare.  Tuttavia, visto che questo e' un luogo pubblico a cui tutta la rete ha accesso, vorrei che fosse chiaro che reputo inaccettabile il tenore di certi commenti. Reagirei allo stesso modo se insulti di simil fatta fossero rivolti, che ne so, genericamente ai napoletani.

 

Il dibattito a tempo determinato non mi sembra una gran soluzione, francamente. Alcuni temi si prestano ad una riapertura della discussione al sopraggiungere di nuova informazione. Personalmente preferirei una diversa modalità, sempre che non comporti eccessive difficoltà di realizzazione: i redattori o gli autori dei post (che tutto leggono) potrebbero ‘etichettare/targare’ i vari commenti magari distinguendo con un diverso colore il titolo di quelli più attinenti il tema in discussione dagli altri che tendono invece a deviare eccessivamente. Scelta libera e soggettiva, siamo d’accordo, ma non impossibile. Libertà assoluta per i lettori di scegliere, poi, cosa leggere. Solo un’idea.

 

Condivido appieno la domanda del prof. Boldrin. E' un mio vecchio pallino, avevo suggerito già prima del restyling del sito di trovare il modo di chiudere un dibattito dopo un certo tempo: il presente è un esempio dell'opportunità di tale rimedio.

100 commenti e poi si chiude, per gli editor infiniti, per i lettori 1 al giorno.

Direi che B&B non l'avevano vista così erronea sull'elettorato leghista, o no?

sembra si sia squagliato anche l'elettorato pdl.

 

Direi che B&B non l'avevano vista così erronea sull'elettorato leghista, o no?

 

Concordo (ma lo ero anche prima) sul fatto che gli elettori della LN sono sensibili all'immagine di onesta' e pulizia dei vertici del partito piu' della media italiana, e nel contesto del Nord piu' della media del Nord. Rimango sulla mia posizione su due punti, 1) che esiste uno zoccolo duro del 2-4% (da confrontare col ~10% massimo nazionale della LN, quindi non irrilevante sul totale) che votano Bossi acriticamente e probabilmente sono rimasti poco influenzati dalle recenti notizie, e questi sono probabilmente anche gli elettori piu' attivi nelle manifestazioni 2) le operazioni di pulizia ai vertici del partito dipendono dal prevalere di Maroni e dell'interesse suo e dei suoi in questo momento per la pulizia e l'immagine di onesta' del partito. Quanto succedera' dopo i risultati di queste elezioni chiarira' forse se la diminuzione dei consensi e quindi la pressione degli elettori contribuisce a fornire delle motivazioni per migliorare la qualita' e la pulizia dei vertici della LN. Credo che in altri Paesi la diminizione dei voti sarebbe stata molto superiore e che in Italia sia stata contenuta dalla scadente qualita' delle alternative disponibili.

Alcune considerazioni post voto: 

1.       Come correttamente anticipato da B&B l’elettorato leghista si è liquefatto così come il voto pdl (morto il principe si cambia strada…). Good. 

2.       Esiste una quota rilevante dell’elettorato (vi includerei anche gran parte di chi ancora si astiene, disgustato, dal voto) disposta a votare a favore del cambiamento, a prescindere dalle soluzioni politiche adottate dalle formazioni outsider come il m5s. Good but not so good. 

3.       Lo sappiamo, mediamente il popolo è ignorante (nel senso che ha grosse lacune informative su ciò che gli accade intorno) e tontolone (nel senso che ha forte tendenza a farsi abbindolare e per capire ciò che gli accade intorno necessità di molto tempo e di rilevantissima evidenza empirica). Bad. 

Ora, come si organizza il 'vero' cambiamento con queste condizioni di fatto?  

Si fa presto a cavalcare l’onda in questo mare, basta sfruttare il momento favorevole e porsi in antitesi rispetto alle fomazioni responsabili del disastro. Senza grossi sforzi di memoria mi viene in mente la lega di 20 anni fa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. 

A mio modesto avviso, occorre innanzitutto cambiare le regole del gioco e trovare un modo affinché (quelle che saranno) le nuove èlites politiche vengano selezionate con un processo democratico che parta dal basso, dalla base dell’elettorato. Processo non semplicissimo (vedi punto 3) e non necessariamente in grado di trovare soluzioni ottime e/o ideali ma che dev’essere in grado di garantire la possibilità di revocare i propri rappresentanti quando questi si dimostrino indegni del mandato conferito.  

Ma prima ancora occorre che gente di qualità si autocandidi...

 

Stavo guardando un infografica di mannheimer sul Corriere. E' notevole quanti voti del M5S provengano dalla Lega:

 

Il movimento 5 stelle comincia ad esprimere i primi sindaci. Sara' l'occasione per vedere come sannno selezionare i loro candidati. In passato chiunque avesse in tasca qualche mila euro per la campagna elettorale veniva reclutato acriticamente nella Lega o nell'IDV e poi si sono visti i risultati (Scilipoti docet).

Tra l'altro M5S ultimamente corre da solo per cui e' difficile che vincano ma se vincono e governano male e' solo colpa loro e se governano bene e' solo merito loro. A me sembra un partito improvvisato e senza competenze, sono in buona fede ma senza la capacita'. Devo ricordarmi di non essere troppo pessimista: Se non ci fosse stato M5S magari ora avremmo Forza Nuova al 10%.

 

A me sembra un partito improvvisato e senza competenze, sono in buona fede ma senza la capacita'.

 

Essere senza competenze e' una caratteristica comune a tutti i partiti italiani quindi non sara' certo questo a svantaggiare gli esponenti M5S.  Se hanno onesta' e buona volonta' e non litigano fra loro faranno meglio degli altri, il cui comportamento medio e' estremamente scadente, sia in Parlamento sia nelle amministrazioni locali.

Nonostante l'articolo sia "vecchio" di qualche giorno risulta molto più utile di tanti editoriali recenti per analizzare il voto del week-end. Grazie.

 

Personalmente trovo che sarà molto interessante vedere come gli elettori delusi si comporteranno ai ballottaggi. Se cioè a Parma aiuteranno il candidato "a cinque stelle" a vincere, o lo abbandoneranno al proprio destino.

A Genova, purtroppo, ha vinto Musso al primo turno sopravanzando Putti, che magari al ballottaggio avrebbe avuto più possibilità di lui (mia illazione completamente campata per aria, temo). I genovesi si confermano restii al cambiamento, salvo "mugugnare" per cinque anni di seguito.

 

Non ho seguito molto le lotte interne di potere in parlamento, ma se come temo andremo alle prossime politiche con un proporzionale ci potremmo ritrovare in una situazione come la Grecia: col PD (e la sua coalizione) partito di maggioranza relativa, ma incapace di governare per mancanza di numeri.

In conclusione:

1) la Lega crolla alle amministrative e subisce un probabile travaso di voti verso i grillini.
2) Bossi non si candida alla segreteria (l'esperimento di Sandro ha dato il risultato ancor prima d'essere effettuato).

Forse il nostro post non e' andato lontano dal vero...