Farsi del male italianizzandosi: il caso della Spagna

/ Articolo / Farsi del male italianizzandosi: il caso della Spagna
  • Condividi

Durante gli ultimi tre mesi il governo spagnolo ha cominciato a dover fare i conti con gli effetti che l'inerzia ed il gioco delle tre carte stanno avendo sull'economia spagnola. Un classico caso di too little too late. L'opposizione pure tarda assai a mettersi al passo con la realtà. Un telegrafico sommario delle questioni di fondo.

Niente links alle fonti, richiederebbero troppo tempo.

Crescita, 1994-2007. La più grande crescita della Spagna democratica (dal 1960 al 1972 crebbe ancor di più, ma veniva dal medioevo), ha generato 8 milioni di nuovi occupati (da 13M a 21M circa), con una crescita media del reddito pro-capite di poco inferiore al 2.0% annuo.

La crescita dell'occupazione è stata dominata dal lavoro scarsamente produttivo ma non è limitabile ad esso. A spanne: degli 8 milioni di nuovi occupati, circa metà erano meno produttivi della media precedente. Il resto era in media o poco sopra. Risultato: durante questi anni la produttività del lavoro spagnolo è cresciuta pochissimo, a volte niente, e lo stesso vale per il salario medio o marginale. Lo stesso non vale, ovviamente, per gli inframarginali ma, quando si guarda alla media, si vede un paese dove cresce l'occupazione ma non cresce la produttività.

La dipendenza dal ladrillo (mattone). Sostanziale; se determinante o meno lo diranno i prossimi anni. La mia opinione è no, ossia che la Spagna sarebbe cresciuta anche senza il boom delle costruzioni (e del turismo) e che possa crescere di nuovo anche ora che quei due settori sono maturi. Chi sostiene che questa crescita è stata "falsata" o "dannosa", cerca di fare la storia economica di un paese inventandosi condizioni iniziali che non aveva e non poteva avere. La crescita economica si fa con i fattori di produzione a disposizione, non con quelli che sarebbe bello avere. La Spagna doveva crescere anche attraverso sole e mattone, perché quelli aveva ed una forza lavoro di ex contadini appena istruiti. Non si arriva alla frontiera tecnologica se non risalendo la scaletta tecnologica; magari si riesce a saltare qualche scalino, ma saltarne tanti è impossibile.

Il sole ed il mattone hanno determinato circa un terzo della crescita totale: questo non vuol dire che fosse tutta aria fresca, il sole e le spiaggie in Spagna ci sono e le case, in buona parte, ci volevano (vedi sotto). A Rimini e Jesolo vivono ancora bene di turismo, sessant'anni dopo la sua esplosione. Il settore delle costruzioni, inteso in senso ampio, ha generato circa uno e mezzo dei due milioni e passa di nuovi disoccupati che la Spagna è venuta accumulando negli ultimi due anni e qualcosa. L'aggiustamento, per così chiamarlo, è stato quindi brutalmente concentrato su quel settore. D'altro lato, 6 degli 8 milioni di nuovi posti di lavoro creati nel periodo 1994-2007 sono ancora lì, a prova che non si trattava di una crescita effimera. Però era una crescita "povera", determinata dalle condizioni iniziali ed incapace di "spiccare il volo". Il problema della Spagna, simile a quello dell'Italia, è come creare aumenti di produttività generalizzati e sostenuti.

La bolla immobiliare. La grande crescita nell'offerta di case era, sino al 2005, perfettamente giustificata. Nel giro di dieci anni circa la Spagna ha aggiunto quasi 6 milioni di nuovi abitanti alla sua popolazione, ai quali vanno aggiunte svariate centinaia di migliaia di anziani del nord Europa (Germania ed Inghilterra in particolare) che hanno deciso di passare sulle coste spagnole fette sostanziali dell'anno e lì hanno comprato casa. Questi erano quasi tutti adulti, per cui stiamo parlando di circa 3 milioni di nuove famiglie. Se si fanno i calcoli, questo copre l'offerta addizionale di case sino a tutto il 2005. La bolla appare chiaramente nel 2006 e continua per tutto il 2007, da cui il circa un milione di case invendute sul mercato spagnolo a fine 2009. Di quanto sono sopravalutate le case spagnole? La situazione è molto a macchia di leopardo, come peraltro anche negli USA ma forse anche di più. Nei centri delle grandi città, di quasi niente: i prezzi di Madrid e Barcelona sono tuttora, ceteris paribus, inferiori a quelli di Roma e Milano. In alcune speculazioni della costa sud-est o in alcune "urbanizaciones" del sud e sud-est, anche del 50%, o più.

- Le cause e le vittime della bolla. La causa principale non sembra molto diversa da quella USA: i tassi reali in Spagna sono rimasti pericolosamente bassi anche dopo il 2003, perché l'inflazione spagnola si è mantenuta, sino al 2008, sostanzialmente superiore all'europea. L'aumento dei tassi nominali, praticato dalla BCE, ha avuto scarso impatto; contraddizioni di una politica monetaria uniforme in un'area altamente eterogenea. I tassi sono stati ridicolmente bassi a partire dal 2001: anni di successi hanno alimentato un'euforia che, in certe zone, sembra tuttora sospesa nell'aria come l'alcol dopo una sbornia. A differenza della Fed, però, il Banco de España ha fatto abbastanza bene il suo lavoro, laddove ha potuto. Grazie soprattutto ad una normativa (dettagli disponibili su richiesta) introdotta dal precedente governatore (Jaime Caruana, ora al BIS) le banche spagnole sono state tenute sotto attento controllo ed escono dalla crisi tanto solide quanto vi erano entrate, certamente anche di più in termini relativi.

Non vale lo stesso per le casse di risparmio, pubbliche. Anzi più che pubbliche: controllate direttamente dai politici. In Spagna si parla esplicitamente di "cajas del PSOE, cajas del PP, eccetera". Le casse di risparmio sono l'epicentro della crisi spagnola. Protette e sospinte dal potere politico attraverso "sussidi impliciti" che hanno loro permesso d'essere particolarmente aggressive, sono cresciute moltissimo dalla metà degli anni '90. Le cajas sono circa una cinquantina (48, se ricordo bene) ed oggi controllano più della metà del risparmio spagnolo. Sono ovviamente una grande potenza ma almeno una ogni cinque è di fatto fallita. Da quanto ne sappiamo le due più grandi, Caja Madrid e Caixa, non sono tanto mal ridotte come le altre, ma tutto è incerto perché è oramai plateale che le cajas stanno facendo gigantesche operazioni di abbellimento dei propri conti. Luis Garicano sta documentando questi fatti con grande tenacia sul blog nadaesgratis, quindi rimando lì coloro che vogliono maggiori dettagli.

- L'italianizzazione. I problemi cominciano qui ed hanno un solo e semplice nome: la politica che non è all'altezza della situazione, il populismo, la negazione della necessità di drastiche riforme. Esattamente come in Italia, dalla seconda metà degli anni '70 in poi. Le cajas sono un perfetto esempio: il Banco de España dovrebbe intervenire su quella decina che sono probabilmente cotte e forzare tutte le altre a presentare conti trasparenti. Sembrava volerlo fare, due anni fa quando la crisi si fece evidente, ma poi ha tirato i remi in barca perché il potere politico ha detto "ferma tutto". Quest'ultimo dovrebbe privatizzarle, attuando in modo corretto e completo il processo che Draghi (se non erro) aveva disegnato per le italiane (e che, pur nella sua parziale applicazione, ha prodotto una situazione molto migliore della spagnola). Nè PSOE, né PP vogliono sentir ragioni (ultimamente quest'ultimo sembra considerare la cosa un pelo di più, ma non sono ottimista). La strategia attuale è "dare sussidi a quelle che che si fondono" ...

Questo atteggiamento da struzzo è generalizzato, purtroppo, e dura da un decennio. In Spagna (ma un discorso analogo varrebbe per l'Italia) ogni grande ondata di crescita (1959-72, 1985-93, 1994-2007) è stata il risultato di grandi riforme precedenti; riforme sempre dello stesso tipo: più apertura, più mercato, più competizione, meno stato, più meritocrazia. A partire del 2000, sedendosi sugli allori di "España va bien" e troppo occupato da 9/11 a partire dall'anno dopo, Aznar ha smesso di riformare. Zapatero, il vincitore per caso, ha fatto lo stesso, anzi ha trasformato il "far nulla parlando a vanvera" in arte. Per tre anni il governo di ZP ha negato che la Spagna avesse smesso di crescere, quando i dati ufficiali dicevano l'esatto opposto: è riuscito ad essere rieletto nel mezzo d'una recessione fulminante! Ora continua ad annunciare riforme che non intraprende ed a far trucchi con i conti pubblici.

L'uomo funziona come BS: l'idea è buona se e solo se le inchieste d'opinione dicono che porta voti, altrimenti non si fa; i ministri si scelgono in base al fatto che siano amebe che dicono sempre di sì oppure, se donne, che siano anche magre e bionde (no: non se le porta a letto prima, a quel livello la Spagna non è ancora arrivata); la politica economica è una questione di mostrarsi ottimisti ed accusare la cospirazione internazionale (sì, ci prova regolarmente anche ZP) ... risultato: in Spagna son dieci anni che non si riforma nulla, fatta eccezione per la legge matrimoniale. Dall'inizio della crisi non è stato preso un provvedimento strutturale che sia uno, solo spesa "keynesiana" e, ultimamente, l'aumento dell'IVA! Ah, ZP ha anche approvato una "Ley de Economia Sostenible" che sembra scritta da un Voltremont al soldo di Iberdrola ed Abengoa.

- Cosa ci sarebbe da riformare, oltre alla cajas? Le quattro grandi palle di cemento ai piedi dell'economia spagnola sono:

(1) Scuola ed università: massificata più dell'italiana ma mediamente stracciona peggio dell'italiana perché ha ancora meno "eccezioni". Va rapidamente e drasticamente "californizzata", le precondizioni ci sono.

(2) Sistema di finanziamento delle autonomie: ha funzionato per vent'anni perché si riformava continuamente in direzione federale. Ora è paralizzato da più di un decennio e si è avviato un meccanismo italico di "succhiare" alla tetta centrale, senza dover mai vedere il conto.

(3) Mercato del lavoro, totalmente dualistico. Rigidissima la parte controllata dai sindacati, priva d'ogni protezione e con un sistema che incentiva a licenziare dopo tre anni il resto. Il nemico qui è il sindacato, UGT molto più di CC.OO., diventato difensore di privilegi e nulla più. La loro CEOE è come la Confindustria: danno aria alla bocca, poi corrono a chiedere sussidi a Miguel Sebastian e Cristina Garmendia ...

(4) Pensioni. Non generose come le italiane, ma quasi. Problemi simili: non hanno lo scandalo dell'invalidità ma, in compenso, non hanno nemmeno fatto la riforma finta fatta da Dini nel 1995, quella che non si attua mai.

-Defaults e PIIGS. No, la situazione della finanza pubblica spagnola NON è neanche lontanamente quella dell'Italia o della Grecia. Probabilmente è paragonabile all'irlandese, solo che gli irlandesi hanno implementato tagli molto più drastici e decisi. Di per se, ossia su basi puramente economiche, non vedo alcun rischio di default spagnolo. È vero, il debito spagnolo è molto a breve ed è vero che il crollo delle transazioni immobiliari ha fatto sparire dalle entrate fiscali qualcosa come il 6% del PIL (sì, del PIL!) in un anno in cui il PIL stesso è diminuito "solo" di circa il 4% ... Ma il debito spagnolo raggiungerà il 50% del PIL quest'anno, quindi non è confrontabile a quello di Italia e Grecia. La loro caduta del PIL è inferiore alla nostra (-4% versus -6%) e il loro tasso di occupazione è ancora maggiore del nostro, nonostante il salto nel numero dei disoccupati (in Italia la popolazione attiva è bassissima e noi facciamo trucchi con la CIG). In termini di ripresa, rebus sic stantibus, la Spagna ha le stesse prospettive dell'Italia: una finta ripresa con poca crescita.

Il debito spagnolo, quindi, è certamente più sostenibile di quello italiano. Il deficit fiscale di quest'anno - 11% del PIL, da attribuirsi per almeno la metà alle dissennate politiche "keynesiane" di ZP - si può facilmente tagliare, se si vuole. Qui sta la parola chiave: se si vuole.

La tentazione, lo ripeto, è di imitare l'Italia che a partire dalla prima crisi del petrolio e poi per tutti gli anni '80 fece finta che tutto andava bene indebitandosi e spendendo, postponendo le riforme necessarie sino a far incancrenire la situazione ed arrivare poi alla paralisi di questi anni, in cui più niente sembra riformabile. La classe politica spagnola, quella socialista al governo in particolare, è chiaramente tentata di fare lo stesso e lo sta facendo dal 2006-07 almeno, con i risultati che vediamo. Nel PP vi sono due anime: la aznariana, pentita degli errori fatti tra il 2000 ed il 2004, vuole rigore, riforme, liberismo slanciato, ma è minoritaria, piena di contraddizioni, a volte velleitaria altre strumentale e sgradevole (leggi, Esperanza Aguirre) mentre "los marianistas" (seguaci di Mariano Rajoy), il ventre molle e governativo del partito, vuole accomodare, smussare, glissare, anche perché uno dei suoi punti di forza (Valencia) è dentro al ladrillo e simili disastri sino al collo. Comune ai due partiti è una bassa qualità del personale politico. La corruzione di casta, in Spagna, è anni luce lontana dall'italiana, anzi direi che è bassissima anche a livello assoluto. Ma la qualità del personale politico è mediamente infima, quasi come quella dell'italiano.

Quello che, a mio avviso, impedirà comunque di tirarla lunga come l'Italia è la congiuntura internazionale. L'Italia degli anni '80 trasse vantaggio da una situazione mondiale che iniziava a diventare virtuosa e che le permise di galleggiare a traino, indebitandosi per quasi vent'anni. Questa opzione non è disponibile per la Spagna e, dopo la botta dei subprime, l'indebitamento facile è passato di moda per almeno un decennio. Quindi l'aggiustamento fiscale va fatto entro un anno o due al più, nel senso che deve essere completato per le prossime elezioni oppure i mercati finanziari massacreranno il debito spagnolo. Ora c'è un periodo di bonaccia, in attesa di vedere cosa succede con il debito greco, ma in assenza di azioni concrete, la tempesta tornerà: non c'è FME che possa garantire il debito spagnolo.

ZP lo sa e la cosa lo fa disperare (non esagero), ragione per cui sta facendo l'impossibile per attirare il PP nella trappola del "pacto de solidaridad", in modo da renderlo corresponsabile di quanto il governo scelga di fare. Il PP si nega, e il balletto mediatico continua da mesi.

Insomma, politics as usual while the ship sinks. Se la Spagna vuole farsi molto male basta che la sua società civile permetta a quella politica di italianizzarsi. Italianizzarsi è facile e anche piacevole all'inizio. I cazzi amari arrivano vent'anni dopo.

 

 

 

Indietro

Commenti

Ci sono 78 commenti

Grazie per la spiegazione.

Una domanda: quanto incide il lavoro nero?

Un'osservazione: la spagna e' cmq meglio messa poiche' mezzo paese non e' ostaggio della mafia.

 

Parecchio. Ad occhio e croce come nel Nord Italia. Il Sud Italia non lo so più giudicare, non lo conosco più.

Si', la criminalità organizzata non controlla 1/3 del paese, la differenza si vede.

Concordo pienamente sull'analisi di Michele, vorrei solo aggiungere che il problema delle case non è stato solo quello di costruirne troppe quando si sapeva che non si sarebbero vendute, ma di venderle a prezzi demenziali.

Ho visto cose da pazzi, qui a Madrid, in periferia le case costavano quasi quanto quelle nel centro, la febbre da acquisto era così alta da far dimenticare alla gente DOVE stava comprando casa, si vendevano ville a "solo" 50 km da Madrid come se fossero a un tiro di schioppo.

Faccio un esempio, mia moglie ha venduto un "piso" in periferia al doppio del prezzo di acquisto in solo 5 anni, è evidente che l'indebitamento delle famiglie, per comprare una casa,  è schizzato alle stelle in poco tempo, quando, come tu dici, il salario è rimasto più o meno stabile.

Un mio amico che lavora in una grande banca con molti interessi in campo immobilare, mi diceva che DOVEVANO assegnare prezzi di mercato alle case di molto superiori alla realtà, pena il licenziamento.

È vero che i prezzi delle metropoli e grandi città erano bassi, se paragonati alle altre capitali europeee, ma il tasso di crescita dei prezzi è stato insostenibile.

Per quello che riguarda le banche, si, hanno retto bene, ma molte con i soldi del governo, so per certo che quasi tutti gli aiuti alle banche destinati al rilancio del consumo, sono finiti a pagare debiti e/o interessi sui debiti delle stesse.

Un ultimo appunto sulla corruzione, sicuramente non si raggiungono i livelli italiani, ma da un po' di tempo cominciano ad emergere fenomeni, quasi sempre legati al ladrillo, di corruzione molto elevati tra sindaci, assessori e presidenti di regione, il PP (che probabilmente vincerà le prossime elezioni) è stato talmente coinvolto in questi scandali e in svariate guerre interne da non avere molto tempo da dedicare all'economia.

 

 

vorrei solo aggiungere che il problema delle case non è stato solo quello di costruirne troppe quando si sapeva che non si sarebbero vendute, ma di venderle a prezzi demenziali. Ho visto cose da pazzi, qui a Madrid

 

Guarda i prezzi alle Baleari !!! Ovviamente nel discorso generale che si sta facendo non entrano, in quanto è una situazione particolare, ma se vuoi vedere veramente cose da pazzi...

 

 

Grazie soprattutto ad una normativa introdotta dal precedente governatore (Jaime Caruana, ora al BIS) le banche spagnole sono state tenute sotto attento controllo ed escono dalla crisi tanto solide quanto vi erano entrate.

Non vale lo stesso per le casse di risparmio, pubbliche. [...] Le casse di risparmio sono l'epicentro della crisi spagnola. 

 

La normativa del Banco di Spagna non si applica alle casse di risparmio pubbliche?

 

Nel PP vi sono due anime: la aznariana, pentita degli errori fatti tra il 2000 ed il 2004, vuole rigore, riforme, liberismo slanciato, ma è minoritaria, piena di contraddizioni, a volte velleitaria altre strumentale e sgradevole (leggi, Esperanza Aguirre) mentre "los marianistas" (seguaci di Mariano Rajoy), il ventre molle e governativo del partito, vuole accomodare, smussare, glissare, anche perché uno dei suoi punti di forza (Valencia) è dentro al ladrillo e simili disastri sino al collo.

Questo è un comportamento specifico di Italia e Spagna o lo vedi generalizzabile a qualsiasi paese, e se si in che misura? Sospetto che tutti siano capaci, ex-ante, di promettere liberalizzazioni, snellimenti della burocrazia, riforme epocali quando (i) sono minoritari nella maggioranza o (ii) minoritari, o pure maggioritari, all'opposizione. Se dopo malauguratamente si trovano il timone in mano, chi glielo fa fare di mantenere le promesse? Basta un elettorato non troppo "attento", poco forward looking o semplicemente disinformato che gli incentivi a comportarsi come sopra sono lì pronti ad essere sfruttati.

intervento condivisibile, anche se personalmente farei due precisazioni:

la prima è che si sottostima il danno ambientale e politico della bolla immobiliare; è vero che anche oggi Rimini (in parte) campa di mattone e turismo, ma a che prezzo dal punto di vista del territorio ("riminizzazione" docet) e della commistione fra politica ed economia palazzinara?

la seconda è che le critiche all'Italia anni 80 e alla Spagna attuale sono giuste, ma, come si diceva nel post su Craxi, sarebbe difficile immaginare un riformismo liberale da parte di.... socialisti. Il problema di Craxi non era che era Craxi, così come forse il problema di Zapatero non è che è Zapatero; il loro problema è che erano e sono socialisti

 

Il debito spagnolo, quindi, è certamente più sostenibile di quello italiano. Il deficit fiscale di quest'anno - 11% del PIL, da attribuirsi per almeno la metà alle dissennate politiche "keynesiane" di ZP - si può facilmente tagliare, se si vuole. Qui sta la parola chiave: se si vuole.

La mia sensazione è che sia alquanto difficile valutare la situazione debitoria dei Paesi FIRE (Finance, Insurance, Real Estate) che stanno nell'epicentro di questa crisi. Un po' tutti i FIRE, e quindi anche la Spagna, devono ancora "termalizzare" con la nuova situazione di "valori al contorno" dei propri asset. Dico, e ripeto, che bisogna aspettare qualche anno per capire (non sopravvaluto la comprensione mia personale). Intanto fanno bene a preoccuparsi, costoro, epperò senza le politiche "keynesiane" sarebbero stati da subito con la lingua parecchio più per terra. Quindi non avevano alternative "spendibili socialmente". Ma le suddette politiche keynesiane non sarebbero, per la Spagna, soprattutto il "banale" aumento del numero dei sussidi per disoccupazione, visto che hanno sbarellato fuori dal lavoro un sacco di gente?

Grazie soprattutto ad una normativa (dettagli disponibili su richiesta) introdotta dal precedente governatore (Jaime Caruana, ora al BIS) le banche spagnole sono state tenute sotto attento controllo ed escono dalla crisi tanto solide quanto vi erano entrate, certamente anche di più in termini relativi.

Grazie, Norma.

RR

 

L'uomo funziona come BS: l'idea è buona se e solo se le inchieste d'opinione dicono che porta voti, altrimenti non si fa; i ministri si scelgono in base al fatto che siano amebe che dicono sempre di sì oppure, se donne, che siano anche magre e bionde (no: non se le porta a letto prima, a quel livello la Spagna non è ancora arrivata); la politica economica è una questione di mostrarsi ottimisti ed accusare la cospirazione internazionale (sì, ci prova regolarmente anche ZP) ... risultato: in Spagna son dieci anni che non si riforma nulla, fatta eccezione per la legge matrimoniale.

 

Su due piedi. ZP appare un personaggio piuttosto diverso da SB. Però fa esattamente le stesse cose (ci sono alcune differenze non irrilevanti su talune questioni di bioetica, ma qui è OT). Ciò rivaluta oggettivamente BS - sulla modalità di nomina delle ministre mi taccio.

Invece di prendercela con i politici, che fondamentalmente fanno il loro mestiere cercando consenso, perché non iniziamo a prendercela con chi li vota e con i criteri con cui li vota?

Ancora una volta problema è culturale, non economico.

Il confronto è tanto più interessante perché, come è stato fatto notare, in Spagna non c'è la mafia...

 

 

 

L'uomo funziona come BS: l'idea è buona se e solo se le inchieste d'opinione dicono che porta voti, altrimenti non si fa; i ministri si scelgono in base al fatto che siano amebe che dicono sempre di sì oppure, se donne, che siano anche magre e bionde (no: non se le porta a letto prima, a quel livello la Spagna non è ancora arrivata); la politica economica è una questione di mostrarsi ottimisti ed accusare la cospirazione internazionale (sì, ci prova regolarmente anche ZP) ... risultato: in Spagna son dieci anni che non si riforma nulla, fatta eccezione per la legge matrimoniale.

 

Su due piedi. ZP appare un personaggio piuttosto diverso da SB. Però fa esattamente le stesse cose (ci sono alcune differenze non irrilevanti su talune questioni di bioetica, ma qui è OT). Ciò rivaluta oggettivamente BS - sulla modalità di nomina delle ministre mi taccio.

 

Perdonami, ma io continuo a trovare non ricevibile questo cinismo da aperitivo delle 19 al bar sport. Niente di personale (non lo dico con ironia, davvero) tanto noto che è oramai diventata la moda in Italia ... ma occorre smetterla di stravolgere fatti ed argomenti per arrivare sempre alle medesime, preconfezionate, conclusioni.

NON ho detto che ZP fa esattamente le stesse cose di BS! Per esempio non corrompe giudici, non evade le tasse, non siede su un conflitto d'interessi bestiale, non cerca di affittarsi o di farsi affittare minorenni, eccetera. E non c'è alcuna evidenza che ci abbia mai neanche tentato.

Ho solo detto che "funziona" come BS lungo le dimensioni lì discusse, che non sto a ripetere qui. Fingere che io abbia affermato che son la stessa cosa è manipolare il mio argomento a fini preconfezionati, ripeto.

Non so in che senso, poi, questa equivalenza funzionale rivaluti BS! La natura deliquenziale di BS rimane intatta. Ad essa si aggiunge il fatto che è anche un PESSIMO governante che fa danno obiettivo al suo paese. Siccome l'usuale giustificazione dei "montanelliani del PdL" era che si votava BS turandosi il naso perché, almeno, governava meno peggio degli altri, la conclusione ora è che NO, nemmeno quella scusa rimane in piedi. Sgoverna male come gli altri, o peggio. Infatti sgoverna peggio di ZP (se leggi il mio articolo completamente è chiaro perché BS è, anche solo come governante, peggio di ZP).

 

Invece di prendercela con i politici, che fondamentalmente fanno il loro mestiere cercando consenso, perché non iniziamo a prendercela con chi li vota e con i criteri con cui li vota?

 

Non so cosa voglia dire questa frase. Ovviamente è un equilibrio fra governanti e governati. Ovviamente l'unica maniera per prendersela con chi vota ed i criteri con cui vota è mostrare che sta votando per gente che fa danno al paese. Per fare questo occorre "prendersela" con i politici. Se l'agente truffa e manipola il principale, al fine anche solo di mostrare al principale quanto tonto sia è necessario provare che l'agente è un delinquente, o no?

Infine, questo machiavellismo da bocciofila dei politici che, mentendo e rubando, "fanno il loro mestiere" è sia vuoto di contenuto analitico (anche se quello fosse il loro mestiere, perché non prendermela con il fatto che solo un delinquente può scegliere un mestiere del genere?) sia storicamente falso. Perché, come l'evidenza dimostra, alcuni politici svariate volte hanno fatto cose diverse dallo sgovernare. Adenauer o Felipe Gonzalez o anche solo la Thatcher NON facevano forse il loro mestiere?

 

Mi è stato chiesto com'è che las cajas son trattate diversamente dalle banche ... bella domanda.

Provate ad indovinare la risposta ... ecco un piccolo suggerimento: chi controlla las cajas?

Qualcuno chiede maggior info sulla regolazione specifica dei veicoli fuori bilancio. Quando ho un attimo cerco i files "tecnici", ammesso esistano (queste sono le classiche cose che uno "sa" perché le "sa" ...). Comunque, ecco qui un po' di evidenza dalla rete, presa un po' a caso:

 

www.iberfinanzas.com/index.php/Articulos-informes/Reflexiones-sobre-la-regulacion-financiera-en-un-entorno-de-crisis.html




 

Il governo italiano dovrebbe concentarsi su una legislazione che agevoli i processi di privatizzazione e sulla liberalizzazione del mercato come driving force dello sviluppo.

L'Italia guarda al passato e non impara le lezioni per il suo futuro economico.

Un grande numero di italiani vivono sotto la soglia di povertà e si potrebbe dire che l'alto tasso di inflazione comporti una erosione del potere d'acquisto.

L'economista della Bank of America Lorenzo Codogno disse sul Financial Times del 21 Marzo 2006:

"Italy needs a massive dose of pro-growth reforms, deregulation and liberalisation of products and labour markets, privatisation to reduce the still large presence of the state and a big shake up in the public administration, which despite absorbing huge growing resources is still largely inefficient."

...Iberdrola ed Abengoa?

Caro Michele,
grazie per il tuo articolo sulla Spagna. Condiviso quasi tutto, non capisco il tuo ottimismo su cosa è giustificato (o meglio nel tuo articolo non lo giustifichi, credo)

"La dipendenza dal ladrillo (mattone). Sostanziale; se determinante o meno lo diranno i prossimi anni. La mia opinione è no, ossia che la Spagna sarebbe cresciuta anche senza il boom delle costruzioni (e del turismo) e che possa crescere di nuovo anche ora che quei due settori sono maturi."

grazie

luca

Dai dati che sommariamente riporto (1/3 della crescita è sol y ladrillo, 2/3 è reale ed indipendente dal medesimo) e dalla teoria economica.

Il processo di sviluppo passa attraverso stati tecnologici e questi non possono non usare le risorse esitenti. La Spagna del 1990 aveva sole e mare non sfruttati ed aveva domanda di case: perché mai non avrebbe dovuto produrre anche quello? Nella misura in cui quei settori sono ora maturi il problema sarà, per la Spagna come per qualsiasi altro sistema economico, di muovere risorse (K and L) da quei settori ad altri, non ancora maturi. Questa è una cosa perfettamente possibile e che succede se le condizioni istituzionali lo permettono. Nei settori aperti all'import ed alla concorrenza la crescita della produttività, in Spagna, è stata sostanziale, il che vuol dire che "economicamente" si può.

Che poi chi governa implementi i cambi che tale transizione permettono o invece, difendendo l'esistente, paralizzi il sistema, questa è la grande questione. La Spagna ha bisogno di permettere (non di "fare" sotto l'egida governativa, ma di permettere) una grande ristrutturazione industriale (cambiare lavoro a circa 2 milioni di persone su 20, forse 3, in 5 anni direi). Si può fare? Certo? La "riconversione industriale", di cui tanto si parlava in Italia nella seconda metà degli anni '70, avrebbe dovuto mirare a questo. Divenne, per il combinato disposto di azione sindacale ed insipienza-miopia politica, un'operazione di difesa e mantenimento dell'esistente, con le conseguenze che sappiamo.

Li' sta l'hic rodus hic salta della politica spagnola.

se il problema è l'anonimato, dammi una mail dove possa mandarti le mie generalità e sarò ben felice di farlo

per mia fortuna l'11 marzo 2004 e i giorni seguenti ero all'estero (come turista, niente di che), per cui mi persi lo psicodramma, però da quello che so le elezioni si svolsero in un clima del tutto eccezionale, sull'orlo di sommovimenti di piazza, anzi se non sbaglio ci furono addirittura assalti a sedi del PP; insomma, non proprio il massimo ella legittimità democratica

la sostanza è che, piegandosi al ricatto del terrorismo, il popolo spagnolo dimostrò di essere un popolo di cartapesta; non diversamente da come avrebbe dimostrato il popolo italiano se fosse stato sottoposto alla stessa esperienza, senza dubbio, ma ciò non toglie che questo è stato il modo in cui Zapatero si è trovato dove è ora; dopotutto, non lo hai definito tu, Zapatero, "il vincitore per caso"?

Le politiche keynesiane tutte sbagliate? Allora bisognava tagliare e basta? Zac-Zac.

Ma forse il punto non è che i soldi (quelli del plan españa) andavano spesi ma forse non in questa maniera. No?

Cosi' son serviti solo da eutanasia per il settore del mattone ecc., sz permettere di costruire politiche idustriali future

Piu' che per far rinascere il nuovo, diciamo che sono serviti a far morire dolcemente il vecchio

i soldi secondo me andavano spesi , ma forse non cosi.

Che e pensi?

Penso che le "politiche keynesiane" quello sono, non e' che possono essere un'altra cosa. Se guardi qui negli USA, il consenso che si sta finalmente sviluppando ora che i dati sono disponibili, e' che anche questi son stati soldi gettati via.

E' nella natura delle politiche stesse: son provvedimenti tampone, cosa altro ci si puo' aspettare? Investimenti in ricerca avanzata? Impossibile per definizione, no?

"La loro caduta del PIL è inferiore alla nostra (-4% versus -6%) e il loro tasso di occupazione è ancora maggiore del nostro, nonostante il salto nel numero dei disoccupati (in Italia la popolazione attiva è bassissima e noi facciamo trucchi con la CIG)."

per favore mi puoi spiegare il significato del trucco con la CIG?

Semplice: in Italia spesso la CIG è usata come surrogato del sussidio di disoccupazione.

Buona parte (non chiedermi numeri, non li ho) degli attuali cassintegrati non torneranno mai al lavoro, la loro lettera di licenziamento aspetta i tempi tecnici stabiliti dalla legge ma è già imbustata.

Nelle statistiche Itliane questi risultano occupati ( e non lo sono); in tutti (o quasi) gli altri paesi, dove il licenziamento è più facile e non c'è la cassa integrazione i lavoratori in posizione analoga sono stati licenziati (magari con sussidi, buonuscite e quant'altro) e risultano disoccupati.

Per fare un confronto serio tra disoccupazione italiana e spagnola bisogna stimare quanti cassintegrati sono occupati virtuali.

Dal mio punto di vista, la Spagna è stata usata come “specchio per le allodole” da parte dell’ Europa che ne ha in qualche maniera, “pubblicizzato” lo sviluppo.

Era del tutto normale che il rinomato “ modello spagnolo” venisse amato e venerato dall’intera italica et eroica classe politica (d’altronde tira più keynes che un corda(ta)).Sinceramente non ho mai creduto al “miracolo spagnolo” ne alle politiche ( perché ora il dare aria alla bocca si chiama così) da lui secrete. Ovviamente parlo per me,talebano liberista che non sono altro. Il paragone tra le due nazioni regge ( eccome se regge), la Spagna per mio personale avviso, risulta come una Italia epurata dalla onnipresenza cattolica, ovviamente priva ( per loro fortuna) dei grandi capi saldi della nostra passata ( ed ahimè presente) vita politica.

Ritornando all’economia ( anche se non stò usando un metodo prettamente economico per esprimere le mie opinioni), qualche settimana fa' ho iniziato la lettura di “ teoria generale”  e mi sono scontrato con la “vera” pietra miliare keynesiana ( ovviamente parlo per me) ossia:

 

“Gli uomini d'azione che credono di essere immuni da influenze intellettuali spesso sono gli schiavi inconsapevoli di qualche economista defunto”

E ovviamente bell’articolo!


No, la situazione della finanza pubblica spagnola NON è neanche lontanamente quella dell'Italia o della Grecia.

Questo è ancora da chiarire, bisogna aspettare e prendere bene i dati. Ci vuole un altro anno per capire dove ci stiamo muovendo tutti.

RR

 

Rispondo all'ennesima cazzata del signor RR non perché lo meriti ma perché un paio di lettori, avendola letta, mi hanno scritto dicendo "ma allora le cose in Spagna vanno molto peggio di quanto dice lei", eccetera.

Mai parlare di cose che non si conoscono e capiscono: la caduta è puramente statistica, dovuta ad una riperiodizzazione  dell'imposta e dei versamenti, a seguito di un cambio normativo avvenuto nel 2009. Secondo i dati che verranno pubblicati oggi o domani, la caduta del gettito IVA di Febbraio10 su Febbraio 09 è dell'ordine del 3%.

Detto questo, rinnovo l'invito che vedo or ora esser stato fatto da altri lettori in altra parte del blog: RR smettila di sparar pompose cazzate! Faresti solo ridere se non facessi anche danni (come questo esempio dimostra) spandendo notizie false e scatenando discussioni tanto erronee quanto inutili. Studia, se ci riesci, prima di parlare pensa e dopo aver pensato, beh, pensa un'altra volta. Altro che "europeo", sei la caricatura perfetta del politicante italiano, saccentone ed ignorante.

 

 

 

 

 

Qualche anno fa è uscito il godibilissimo "Politically Correct Bedtime Stories"  (

http://en.wikipedia.org/wiki/Politically_Correct_Bedtime_Stories ).

Ora Zapatero lo vuole fare sul serio. Piuttosto che fare le riforme, meglio prendersela con Biancaneve...

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/201004articoli/54012girata.asp

 

non fosse da ridere, sarebbe da piangere.

Ma due illustri colleghi (B&B, i.e. Boldrin&Brighella) mi indicano come una specie di MS (di nfa)Il braccio e la menteil braccio e la mente

 

 

 

 

e visto che qualcuno si domanda come si e' di sinistra e come si e' di destra, vi lancio una proposta (davvero come ipotesi.)

E' di "sinistra" chi pensa che il movimento politico (il governo, il partito, la setta, etc.) sia, per mezzo di adeguate campagne educative/curative di modificare i pensieri e le opere del popolo [non state a chiedermi di comprendere come mai il governo-gruppo-partito abbia accesso al contenuto giusto da impartire (il femminismo? il collettivismo? il patriottismo? il militarismo?)], mentre e' di "destra" chi pensa che vi sia "nulla da fare", e nei casi estremi si puo' provare a produrre incentivi che limitino e non elimino i danni piu' esplosivi delle tendenze del popolo (scioperare, rubare i cavi della corrente elettrica, dedicarsi alla guida di Maserati biturbo se ubriachi e dopo notte al Pascia' di Rimini, etc.)

 

 

L'idea venne da una vera discussione, che ha nulla a che fare e che in modo interessante fa pollinare due diverse tradizioni (che non sono tradizioni politiche.)

Ma vedete un po' come le condizioni di estensionalita' vengano soddisfatte (nota, mia, siccome sono oscuro, le condizioni estensionali di una definizione sono tali che sono "buone" quando vi e' un buon livello di corrispondenza tra la definizione e quel che intuitivamente si voleva definire, le intensionalita' sono un mistero e non so cosa dirvi), Stalin e' di sinistra, quanto Mussolini (ambedue debbono educare un popolo riottoso a spararsi addosso a Stalingrad) Palin e' di destra, pensando come pensa che se i genitori vogliono che i bambini vengano educati alla teoria della "giovane terra" 

(vedasi le dotte osservazioni del prof. Urbani, anche qui su Nfa)... ne hanno il diritto e forse, ma forse, ma forse, si potrebbe proporre agli "scienziati cristiani" di aver trasfusioni obbligatorie per i loro bimbi (ma forse, e nemmeno insistendo tanto.)

Ditemi un pochino voi che ne pensate.

Un marginale vantaggio delle proposta e' che si elimina la necessita' di sapere se uno hai mocassini, gli occhiali da sole, se mangia mozzarella o porchetta, se crede davvero che il muro di Berlino proteggesse DDR, e cosi' via. Basta capire se uno pensa vi sia un letto di roccia (il famoso bedrock) in fondo alle nature degli animali umanie non, e se sia modificabile o meno. Chi dice di si' e' di destra, chi dice di no e' di sinistra.

Attendo gli strali delle critiche.

 

 

Una curiosità, accettando la proposta, gli anarchici come vanno considerati?

Per quel che ne so, dell'ideologia anarchica, non sarebbero di sinistra, perchè sono contrari all'indottrinamento, ma nemmeno di destra in quanto contrari anche agli incentivi.

 

 

 

Adriano, io non so se abbia ancor senso distinguere tra destra & sinistra. A me pare lo si continui a fare, in realtà, solo per la comodità di apporre etichette oppur'anche - talvolta? spesso? - in un anelito d'identificazione che mira a gridare - questo è il verbo corretto, temo - un auto-rassicurante e per definizione commendevole "noi" in faccia ad un raccapricciante ed aprioristicamente condannabile "voi".

Comunque, nel gioco delle definizioni: e se decidessimo di costruire la contrapposizione sostituendo ai logori termini indicati i lemmi "individualismo" e "collettivismo", non avremmo un ritratto più appropriato degli schemi mentali in gioco, pur se - senza dubbio! - non sia così proposta una strabiliante novità? Quali potrebbero essere i punti deboli?

ad evitare le usuali strascicanti baruffe chiozzotte sulal mia oscurita', i due personaggi (in foto).. sono

Suslov (colla coppola) e Stalin (con la marescialla)

Il punto piu' debole e' che on taglia al punto giusto, di destra e' appunto il collettivismo patriottico, di sinistra l'idea che tutti abbino gli stessi diritit in qunato individui...

ma e' davvero un'ipotesi, sono dell'idea (ma qui davvero e' filosofia) che non vi siano definizioni di nulla,

see e.g. 

http://www.mit.edu/~6.863/spring2010/readings/fodor-on-concepts.pdf

Siamo preoccupati per la Spagna (anche per l'Irlanda a dire il vero).

Qualcuno mi linka qualche dato fresco su cui ragionare? Thanks.

RR

Siamo preoccupati per l'Irlanda (anche per la Spagna a dire il vero).

Qualcuno mi linka qualche dato fresco su cui ragionare? Thanks.

RR

 

Di per se, ossia su basi puramente economiche, non vedo alcun rischio di default spagnolo.

Ostrega! Non ciabbiamo uno scheo!
RR

 

 

Quindi l'aggiustamento fiscale va fatto entro un anno o due al più, nel senso che deve essere completato per le prossime elezioni oppure i mercati finanziari massacreranno il debito spagnolo. Ora c'è un periodo di bonaccia, in attesa di vedere cosa succede con il debito greco, ma in assenza di azioni concrete, la tempesta tornerà: non c'è FME che possa garantire il debito spagnolo.

 

 

 

Direi che Michele ci ha preso...