Il governo Monti ed il continuismo

/ Articolo / Il governo Monti ed il continuismo
  • Condividi

Stiamo ripetendo, mutatis mutandis, l'orrenda esperienza del periodo 1992-1996 (modulo l'interruzione del primo governo BS) con Mario Monti nei panni che furono di Giuliano Amato prima, di Carlo Azeglio Ciampi poi e di Lamberto Dini infine. E non è per nulla una buona cosa.

La crisi della lira e del debito pubblico esplosa nel 1992 venne causata dalle politiche economiche di Craxi, Andreotti, Forlani, De Mita e dei loro compari - fra i quali vanno inclusi già la triplice sindacale e Confindustria, divisi allora come ora da steccati ideologici ma uniti nella domanda di spesa pubblica. Allora come ora l'attenzione si concentrò sui tassi d'interesse e sul rischio di default ma, allora come ora, il problema sottostante consisteva nell'alta ed insostenibile spesa pubblica, nell'inefficienza e corruzione dello stato e nel già allora evidente arretramento del sistema economico ed imprenditoriale italiano nel contesto internazionale. Quest'ultimo elemento, che è forse quello decisivo, era allora meno evidente di quanto non lo sia ora, ma c'era già ed era visibile a coloro i quali volessero guardare. Ne seguì una seria recessione da cui il paese credette di uscire attraverso la svalutazione; come ben sappiamo fu un fuoco fatuo e pochi anni dopo la realtà cominciò a palesarsi sempre più chiaramente. Sono oramai 12 anni che il reddito medio degli italiani non cresce più. Il rischio di default indusse il governo di Amato prima, quello di Ciampi poi ed infine, dopo la parentesi BS, quello di Dini ad incentrare la loro azione sul "riassetto" della finanza pubblica e solo di quella. Ci riuscirono,come sappiamo, attraverso una sequenza impressionante di aumenti d'imposte ed espropri della ricchezza privata nazionale.

Quest'opera venne poi completata dal governo Prodi-D'Alema-Amato durante il 1996-2001, permettendo all'Italia di far finta d'aver raggiunto una situazione compatibile con l'entrata nell'Euro. Quando compatibile fosse, dodici anni dopo, credo l'abbiano capito anche i sassi. Ma il punto di fondo è che negli anni che vanno dalla crisi del 1992 al 2000 circa, lo stato italiano riuscì ad appropriarsi di circa 6-8 punti percentuali in più di PIL che trasferì dal reddito disponibile delle famiglie al proprio. Ed il debito pubblico, in percentuale del PIL, calò di assai poco, il ché vuol dire che continuò ad aumentare in termini assoluti. Non si fece nient'altro, come tutti sanno, anzi. Ma non mi dilungo. Il punto è che si rispose alla crisi del debito attraverso un puro e semplice aumento delle imposte, lasciando che le cause strutturali continuassero ad agire anzi si aggravassero.

Questo breve cappello storico è necessario per riuscire a capire il mio giudizio negativo su quanto sta facendo il governo Monti e sul perché io ritenga che oggi si stia perdendo un'altra occasione storica per salvare il paese dal declino. Un'occasione che io ritengo ancora più importante e decisiva di quella del 1992-99 sia perché la situazione economica è oggi molto peggiore e ne sono palesi le cause ma anche perché, forse, non se ne presenteranno molte altre prima che il declino diventi irreversibile. Alcuni ritengono già lo sia, ma questo è secondario. Il punto di fondo è che i governi che si sono succeduti, dall'Amato del 1992 sino all'ultimo Amato, quello del 2000, altro non hanno fatto che tassare gli italiani per mantenere l'equilibrio sociale e di potere esistente. Ed è questo che ci ha fregato e continua a fregarci.

Ecco perché quanto sta succedendo, da novembre in poi, mi preoccupa assai. Nel caso non si fosse capito Mario Monti si candida a futuro inquilino del Colle o a prossimo Presidente del Consiglio. In entrambi i casi con il consenso di un’ampia coalizione politica e al fine di garantire che nulla cambi nella distribuzione del potere reale in Italia. Che così fosse era ovvio da tempo sia per il comportamento suo e dei suoi ministri più in vista sia, soprattutto, per le finte riforme ed i veri aumenti di tasse che sono andati adottando. La lettera sul Corriere della Sera ne articola il programma, che consiste nell’offrirsi ai tre grandi partiti e ai gruppi di potere che con essi controllano il paese come il garante della continuità. Siamo tutti consapevoli che questo parlamento e le poche decine di migliaia di persone che in Italia dirigono l’apparato dello stato (dai comuni ai ministeri, dalle aziende pubbliche alle fondazioni bancarie ai monopoli dei servizi) non intendono perdere potere e privilegi. La lettera di Monti, vergata nel mezzo di un viaggio fallimentare, li rassicura che l’azione di questo governo può  far sì che così sia per ancora parecchio tempo. Monti è consapevole che, sia per la loro inconsistenza politica sia per il loro velleitarismo sociale, né Vendola, né Di Pietro, né la Lega, sono assimilabili a questo progetto, né sono necessari. Il colloquio viene con la casta "organica", quella che è parte da decenni di questo apparato dello stato e lo controlla o ne è controllata: PD, PdL, Centro.

L’obiettivo, dicevo, è quello di tranquilizzare la trinariciuta casta, occupata ad aggiustare le regole elettorali per blindare anche il prossimo parlamento, confermando che questo governo non intende “approfittare” della grave situazione in cui versiamo per rivolgersi direttamente al paese mettendo in discussione l’equilibrio di poteri esistenti e la struttura statale che lo sottende. Tutt’altro: questo governo, qualsiasi provvedimento adotti, lo farà con il consenso delle attuali elites politico-burocratiche. Rigoroso rispetto per le regole della democrazia parlamentare? Sforzandosi assai la si può vendere così, ma è ipocrisia. Non costituirebbe violazione d’alcuna regola democratica porre questo parlamento davanti a riforme vere, chiedendo di prendere o lasciare, assumendosi le conseguenze politiche ed economiche della scelta. Non servono forse a questo i governi “tecnici”? Invece non solo il governo si è piegato a tutti i compromessi che parlamento e gruppi d’interesse hanno voluto imporre ma il primo ministro garantisce ora che così sarà anche in futuro perché i partiti italiani sono “vitali” e guardano “agli interessi del paese”. Chissà perché, invece, al lavoratore italiano medio essi appaiano come zombies assetati di tasse.

Per fornire questa garanzia ed esplicitare questo programma, Mario Monti ci informa che il mondo intero ammira le riforme italiane, fra le quali include delle mitiche liberalizzazioni mentre si scorda di menzionare che la riduzione del disavanzo avverrà, se avverrà, grazie soprattutto ad un aumento dell’imposizione fiscale. La residua incertezza che mantiene gli investitori internazionali lontano dall’Italia, dice il premier, è dovuta da un lato alla non ancora approvata riforma del mercato del lavoro (scordandosi di aggiungere: dipendente e privato, che come funziona l’altro 40% circa del mercato del lavoro italiano agli investitori internazionali evidentemente non interessa) e dall’altro al timore che la politica disfi ciò che i tecnici han fatto. Questo secondo rischio non si pone per le ragioni suddette, quindi basta approvare la riforma del lavoro dipendente ed è fatta. Qui la spara grossa perché, anche se venisse approvata verbatim, questa riforma avrebbe effetti solo marginali sul tasso di occupazione ed effetto zero sugli investimenti. Cercare di convincere gli italiani che, una volta ritoccato l’articolo 18, si sarebbe fatto tutto ciò che era necessario fare è bugia grave, ed il professor Monti lo sa.

I ciecamente patriottici diranno che è suo dovere operare perché la fiducia nel futuro dell’Italia aumenti sia dentro che fuori del paese e che, per farlo, occorre anche compiere dei peccati veniali, come lo sono le affermazioni abbastanza gratuite che la missiva in questione contiene. In una situazione normale questo punto di vista sarebbe legittimo. Ma non siamo in una situazione normale e le bugie ed omissioni sono peccati veniali se e solo se la distanza che intercorre fra i fatti e parole è minima. Qui, invece, la distanza fra quanto Monti afferma e la realtà del paese è abissale: quanto fatto sino ad ora non ha nemmeno lontanamente intaccato le radici antiche del declino italiano. Ha solo evitato (attraverso una brutale stretta fiscale su parte del settore privato) che l’aumento dello spread, dovuto all’irresponsabilità pluriennale di quella classe politica che Monti elogia, facesse finire il paese in una spirale disastrosa in confronto alla quale il declino pluridecennale sembra un sentiero fiorito. Tra non crollare nel giro di un anno e riprendere a crescere la distanza è abissale, come i tremolii dei mercati finanziari ci ricordano e come, soprattutto, la profonda recessione in corso conferma.

E qui torniamo al punto di partenza: il declino italiano si arresta ed inverte solo con un radicale big bang riformista. Ma perché si possa anche solo coltivare la speranza di tale big bang è necessario che la maggioranza degli italiani si rendano conto della situazione e delle sua cause antiche. Occorre, soprattutto, che coloro che lavorano e producono intendano ed accettino che non è possibile risalire la china senza cambiamenti drastici nel funzionamento dell’apparato dello stato, nella composizione e nel livello della spesa e della tassazione, nella protezione statale del monopolio (pubblico o privato, fa poca differenza) nei settori dei servizi, eccetera, eccetera: la solita litania, insomma. Fare questo richiede ed implica far saltare i rapporti di potere in essere nel nostro paese sin dal ventennio fascista. Richiede ed implica scompigliare la composizione delle elites italiane, ridefinendo le alleanze sociali che le originano e che esse perpetuano attraverso l’intervento statale. Richiede, quindi, mettere in discussione il potere ed i privilegi di questa classe politica e delle poche decine di migliaia di “burocrati” che con essa gestiscono il potere economico e politico in Italia.

La lettera di Mario Monti intende tranquilizzare esattamente costoro. Uscire dal declino richiede che costoro si innervosiscano, e che lo facciano a ragion veduta. L’Italia che produce, se vuole salvarsi, deve trovare qualcuno in grado di farlo.

P.S. A qualche amico, che mi ha scritto, la frase finale è apparsa come una autocandidatura. Non lo è per niente: è la constatazione di un problema che esiste e la richiesta a qualcuno di farsi avanti. La gente come me può offrire idee o, nel caso mio, analisi impietose ed anche provocanti. Ma dubito che possano essere persone come me quelle che potranno essere in grado di riunificare quelli che io chiamo i "produttori" nella direzione che permette di salvare l'Italia. Non è questo, comunque, il tema dell'articolo. Il tema dell'articolo è evidenziare che il governo Monti non sta fermando il declino, lo sta solo rallentando per permettere ai gruppi socio-politici che controllano il paese di riorganizzarsi. E lo fa facendo pagare la bolletta, per l'ennesima volta, all'Italia che lavora e produce. La quale, permettendolo, firma e controfirma, una volta ancora, il proprio suicidio a fuoco lento. Questo il punto. 

Indietro

Commenti

Ci sono 139 commenti

La Merkel chiede di combattere la corruzione, per favorire gli investimenti e la crescita. Il resto sono armi di distrazione di massa da parte del Governo Tecnomantico.

RR

"Stiamo ripetendo, mutatis mutandis, l'orrenda esperienza del periodo 1992-1996 [...] con Mario Monti nei panni che furono di Giuliano Amato [...]. E non è per nulla una buona cosa." Nel quinquennio citato non ero legalmente responsabile delle mie azioni ma una domanda da troll mi viene in mente lo stesso: in base a quali FATTI ci si poteva aspettare una politica diversa da parte di un banchiere come Monti? Un banchiere che ha nominato ministri banchieri, economisti e anestesisti economici vari, spacciandoli per tecnici. Il professor Boldrin non è nato ieri, come molti altri autori di NFA, ha studiato con profitto quali incentivi portino le persone ad assumere certe decisioni economiche, è un professionista di livello nel suo mestiere... Come può romanticamente pensare che un uomo del novecento, legato ad un capitalismo del novecento, si faccia beffe della lezione del nipote del Principe di Salina nel Gattopardo ("Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?"). Il potere, qualunque potere, prima di tutto, conserva se stesso. Sarà retorico e banalissimo ma a quanto sembra risulta difficile da comprendere.

 

P.S.

L'articolo è di una lucidità rara, perciò mi stupisce ancor di più la fiducia aprioristica accordata ad un "uomo delle banche" come Monti, distante giusto pochi millimetri dalle posizioni dai più reazionari istitutiti di credito mondiali. Un uomo che ha raggiunto per merito i massimi livelli nel sistema economico nazionale ed internazionale, può realisticamente rivoltarlo come un guanto? In nome di un popolo che non lo ha neppure eletto? Sembra la favola per addormentare i bambini...

 

P.P.S.

Autocandidatura? Di un professore amerikano "di sinistra" e con l'orecchino? Ma scherziamo? Abbiamo appena finito di prendere sul serio un vecchio arrapato yuppie degli anni ottanta...

Boldrin non cita mai le banche e pour cause. Lui parla degli statali e dei politici.

Solo per curiosità, in base a quali fatti si definisce Monti un "banchiere" o "uomo delle banche"?  A quanto ne so, l'unica circostanza che potrebbe giustificare questa qualifica è essere stato in passato consulente internazionale per Goldman Sachs; ma se così fosse, dovremmo aggiungere per completezza "produttore di bibite gassate" in quanto Monti ha svolto analoghe attività per Coca Cola.

Personalmente ritengo che l'azione di governo fin qui avesse pochi margini in quanto c'era da trovare denari subito.

Un governo che presentasse un progetto di radicale dimagrimento dello Stato a due mesi dalla nomina non sarebbe stato credibile. Visto il tenore e i mille rivoli in cui lo stato disperde le sue risorse si sa che un progetto organico di riduzione della spesa richiede ben altri tempi. In questo caso posso ricordare i tagli alla spesa evanescenti di Grecia e Spagna? 

A rendere ancora più difficile la strada ci sono stati i referendum sulle privatizzazioni, per quelli occorre aspettare un anno prima di poter tentare di nuovo.

Dunque quanto tempo è lecito attendere un progetto da parte di questo governo di seria riduzione degli sprechi prima, e della presenza dello stato nell'economia poi, prima di classificare veramente questo governo tecnico come governo farsa?

Basta confrontare tutte le aspettative e la pubblicità che è stata fatta ai suoi provvedimenti in fase di discussione pubblica con i risultati effettivi. Ne emerge un quadro sconfortante: le liberalizzazioni, a dispetto di tutta la retorica impiegata dal Marione, sono INESISTENTI. Un fallimento totale. La riforma del lavoro non solo non risolve i problemi esistenti, ma li aggrava. Le semplificazioni si sono ridotte a poca cosa, anche se vi sono segnali interessanti da parte del ministro Profumo, con la consultazione online sul valore legale della laurea e la digitalizzazione dei procedimenti di iscrizione alle scuole superiori.

Purtroppo il bilancio si esaurisce qui. Nessuna delle cose fatte è determinante (o anche solo utile) per la ripresa economica e civile del Paese. E niente lo sarà nei prossimi mesi, visto che il Parlamento è lo stesso che ha legiferato (male) in questi anni.

Se non ricordo male,il referendum non era sulle privatizzazioni,ma sulla privatizzazione dell'acqua,cioè su una specifica.

I referendum non sono stati fatti sulle privatizzazioni in generale,infatti nessuno si lamenta dei molti operatori nell'elettricità,nella vendita di gas o nelle comunicazioni.

Il referendum era solo e unicamente sull'acqua,vissuto(a torto o a ragione,è altro discorso)come materia particolare.

Non ha trovato alcuni soldi subito. Alcuni. 

Mi dispiace contraddirti, Claudio, ma l'argomento "emergenza" e' erroneo.

Nessuna delle misure adottate ha generato alcun gettito straordinario nei due, tre o anche quattro primi mesi del governo. I soldi stanno cominciando a fluire ora. Quelli della riforma pensionistica tarderanno ancora parecchio.

In altre parole, l'argomento "emergenza" e' semplicemente falso.

So che Monti l'ha usato per giustificarsi, ma e' falso. Se i giornalisti economici italiani, invece di essere letterati falliti e servili, facessero almeno lo sforzo per informarsi, avrebbero potuto farglielo osservare on the spot. Ma purtroppo i giornalisti economici italiani, con l'eccezione di una o due signore che conosco, scrivono di argomenti di cui non capiscono un piffero ed hanno diffuso la balla.  

E' tutto sacrosanto, ma alla luce di quanto visto dal governo Amato in poi, che cosa dovremmo fare per tradurre in politica queste idee? Non abbiamo uno straccio di partito, men che meno persone valide che vogliano assumersi il rischio in prima persona di essere letteralmente distrutte dal sistema parassitario che dovrebbero andare a combattere? Che faccio mi candido io? E chi mi conosce...chi mi vota? Trovati gli uomini poi sarebbe fondamentale avere un piano pratico d'azione che prevedesse non tanto il "cosa fare", quello lo sanno anche le capre, ma nel come farlo dal momento che il nostro sistema amministrativo, giudiziario e finanche costituzionale troverebbe il modo di impedire qualsiasi riforma. Dal punto di vista sociale e anche comunicativo sarebbe poi importante essere credibili nello spiegare ai vari clientes, la bassa manovalanza del sistema parassitario che ci opprime, che lo smantellamento dell'attuale assetto di potere cui loro forniscono consenso e voti non rappresenta per loro la via verso la fame

ma la prima azione di un governo veramente innovativo dovrebbe essere segare tutto il primo e secondo livello dell'amministrazione pubblica.

Poichè Monti ha scelto il 50% almeno dei ministri e sottosegretari del suo governo proprio fra  questi ne deriva che non è questo il governo innovativo di cui abbiamo bisogno ma che è un governo di continuità, come brillantemente sostenuto nell'articolo.

Sì, sono meravigliato di questo ottimo articolo. Sono meravigliato perché è stato pubblicato da un quotidiano che qualche mese fa si è battuto con tutte le sue forze per riportare in ambito pubblico, ovvero nel corrotto poltronificio e stipendificio pubblico, i servizi privatizzati dal decreto Ronchi, prendendo spunto dalla questione acqua.

Ora, che il decreto Ronchi non fosse una cosa superba è una cosa (dove stava il rischio di impresa nell'assumere la gestione degli acquedotti?) ma un conto sarebbe stato dire che così come era congegnato non andava bene e che andava rivisto fornendo le appropriate proposte, altro conto è stato riconsegnare al potere politico-burocratico tutto quel ben di Dio. E sappiamo benissimo che quel gruppo di potere quando mette le mani nella marmellata le affonda alla grande.

Gradirei capire questa contraddizione.

... che Monti in questi pochi mesi ha fatto cose che in Italia non si sono fatte da decenni, malgrado si sapesse che andavano fatte. Ne cito solo una, perché ricordo (spero di ricordare bene)  era tra i punti che Michele stesso elencava tra i primi da fare: il passaggio per tutti al metodo contributivo, il che comporta de facto la fine delle pensioni di anzianità. Poi anche l'inalzamento dell'età di vecchiaia. 

Questo quindi sul fronte della spesa, non delle nuove tasse.

 

Poi so bene che le liberalizzazioni sono a metà (ad essere ottimisti) e che la riforma del mercato del lavoro non è ancora definitiva ma raramente si è visto in 4 mesi un governo lavorare cosi' tanto malgrado questa classe politica e la composizione, non dimentichiamo, del Parlamento. E conservando tutto sommato un buon gradimento popolare in contrasto con lo sgradimento quasi totale di tutte le misure approvate.

 

Che dire se Monti avesse anche provato a snellire la pubblica amministrazione di diverse centinaia di migliaia di personale ridondante? Non so, credo che prima di licenziare da quelle parti vadano anche predisposti gli opportuni ammortizzatori sociali, con i relativi costi. Farlo subito avrebbe decretato Monti come il Dracula della situazione e non sarebbe durato.

 

Per quanto riguarda la parte finale del tuo articolo, Michele, siamo in democrazia e l'unico modo per uscirne è scrivere un programma, eventualmente fondare un partito, trovare i capitani adatti, sottoporli (programma, partito e capitani) all'elettorato.

 

Possiamo almeno iniziare (qui) dal programma?

Ecco, questa mi sembra una buona osservazione da cui partire per comprendere quali possibilità ci siano per un nuovo partito, una nuova proposta, una nuova classe dirigente.

Come mai il governo ha il gradimento del 54% degli italiani (monti il 60%, dati ISPO), mentre i partiti che li rappresentano (gli italiani) ed i cui parlamentari sono stati “nominati” in regolari elezioni, sono valutati positivamente da una percentuale di italiani che va dal 4 all’8%?

Come mai gli italiani si fidano più dei tecnici non eletti che non dei parlamentari eletti per rappresentarne gli interessi?

Tanto che una maggioranza di cittadini (52% Demos) ritiene che possa esserci una democrazia senza partiti.

La sfiducia in questa casse dirigente fa in modo che qualunque cosa, ma non questi politici è comunque meglio.

Perciò non importa quali provvedimenti prenda il governo, ma i tecnici faranno sicuramente meglio di politici impreparati, delegittimati, corrotti, ecc.

Anche perché lo stile del presidente è sobrio, educato, non volgare come chi l’ha preceduto.

Per questi cittadini le conseguenze dei provvedimenti di questo governo di “tecnici” non potranno essere peggiori di quelli non presi da una classe politica incapace.

E poi sono necessari.

Ce li chiede l’Europa, celi chiedono i mercati.

Manca il Papa in rappresentanza di Dio, poi ci sono quasi tutti.

Eccetto gli italiani, quelli che fin qui hanno sempre pagato.

 

 

Ma perché si possa anche solo coltivare la speranza di tale big bang è necessario che la maggioranza degli italiani si rendano conto della situazione e delle sua cause antiche. Occorre, soprattutto, che coloro che lavorano e producono intendano ed accettino che non è possibile risalire la china senza cambiamenti drastici nel funzionamento dell’apparato dello stato, nella composizione e nel livello della spesa e della tassazione, nella protezione statale del monopolio

 

Ma è così complicato leggere, anzichè interpretare ? E' evidente che il problema non è Monti, (le banche ? ancora ? e le scie chimiche ?), nemmeno la casta, ma quello che vuole la maggioranza degli italiani e delle elites, che non sono necessariamente politiche.  E' evidente che il problema non è "fare cosa con chi", ma spiegare, sempre e comunque, quali sono i problemi e quale è la cura.

 

Non un programma politico, non un manifesto elettorale, ma un cambiamento di mentalità, lento e necessario, soprattutto in quella parte d'Italia che lavora e produce, e non vive di sussidi.

 

 

E lo fa facendo pagare la bolletta, per l'ennesima volta, all'Italia che lavora e produce. La quale, permettendolo, firma e controfirma, una volta ancora, il proprio suicidio a fuoco lento. Questo il punto.

 

Senza bisogno di fare alcuna esegesi: ci stanno ammazzando (qualcuno, in verità, anche fisicamente) di tasse, altre sono in arrivo (volevamo stupirvi con effetti speciali) e si parla d'altro. Il benaltrismo all'incontrario: ma come noi soffochiamo nelle tasse e nella burocrazia e tu mi vieni a parlare di art. 18 ?

 

Ma con questa Confindustria (per tacere della incompetenza assoluta dei sindacati italiani) non andiamo da nessuna parte. Anzi no, da una parte ci andiamo: a fondo.

Le elites italiane fanno schifo: accettano di parlare d'altro per loro comodità, e si deve imporre un cambiamento, che, a questo punto, deve avvenire solo dal basso. My 2 cents.

 

Concordo sulla necessità di ottenere il sostegno della maggioranza dei cittadini in favore delle riforme invocate da Boldrin. Oggi questo sostegno non sembra esserci: temo che il numero dei 'mungitori' (o che si presumono tali) attualmente ecceda quello dei 'munti', questo perchè

 

per tacere della incompetenza assoluta dei sindacati

 

oggi la maggior parte degli iscritti ai sindacati appartiene al pubblico impiego e ai pensionati, ovvero a categorie che vivono grazie alle tasse. Ora, a meno che una parte dei dipendenti pubblici  non saldi le proprie richieste con i produttori privati, chiedendo un cambiamento  dell'apparato statale con conseguenti esuberi di personale, non vedo come si possa formare una maggioranza a favore delle riforme: come al solito il tacchino non vota per il pranzo di Natale. E' chiaro comunque che con il trend attuale affondiamo tutti.

Manca il bottone.

questo "candidato" che unisce i "produttori" per caso è montezemolo?

NO.

No. Avrebbe potuto essere BOMBASSEI l’unico possibile Von Stauffenberg.

Avrebbe potuto dire alla casta cleptocratica che regge il Paese: “Dunque. Abbiamo aperto in Austria un conto intestato a Confindustria. Tutto quello che tutte le imprese associate dovrebbero versare allo Stato agendo da sostituto di imposta da oggi lo stanno versando provvisoriamente su quel conto. Questa penna usb contiene un .pdf di un migliaio di pagine con un disegno di legge scritto dal nostro centro studi. Approvatelo per decreto legge così com’è senza neanche un emendamento entro San Paganino. Il giorno dopo facciamo il bonifico alla Cassa Depositi e Prestiti”.

Solo in questo modo il Behemoth avrebbe potuto mettere in scacco il Leviatano.

forse manca una riflessione un po' più approfondita sui concetti di "riformismo" e leadership:

fermo restando che ci sono grandi parti dello Stato ormai non riformabili e "muri" che dovranno cadere resta il fatto che all'interno delle categorie e delle aggregazioni attuali si percepiscono ancora maggioranze che per paura o stupidità pensano di poter andare avanti così.

E' riformabile il nostro sistema fiscale? Leggetevi qualsiasi cosa, dalla cedolare secca all'accertamento esecutivo e capirete che non è riformabile.

Anche io trovo che l'analisi di Boldrin sia lucida.

Ma cambiamenti nell'aria non ne vedo, se non per una deriva autoritaria che però dubito abbia, per fortuna dei margini reali. Però gli ingredienti ci sono: crisi economica, rigidità politica (per cui non cambia mai niente e, soprattutto, nessuno) e una abissale ignoranza non dico del funzionamento del diritto e dell'economia (sono l'ultimo che può dare lezioni), ma del buon senso spicciolo. Abbiamo avuto un pifferaio di Hamelin per vent'anni, possiamo avere anche di peggio (a Nero after a Zero).

Persone che propongono soluzioni di buon senso in giro ci sono, ma parlano in genere in mezzo a cani ringhiosi: l'opinione pubblica vede complotti che non ci sono, personalizza ogni "evento economico" vedendoci la longa manus di un Grande Vecchio a scelta (ce ne sono a mazzi...), chiede di tutto e di più senza minimamente preoccuparsi di anche solo immaginare in quale contesto vengano calate le richieste. I sindacati vorrebbero centinaia di migliaia di assunzioni nel pubblico senza chiedersi con quali soldi, la gente vorrebbe pensioni più alte per più tempo senza voler sapere chi gliele paghi, quelle pensioni.

I lavoratori ormai parlano solo di art.18, e se qualcuno prova a dire soltanto "Ma proviamo forse a vedere se in questa macchina che non cammina si può modificare qualcosa", tutto quello che ottiene è una scorta armata (ed è già tardi...).

Affonderemo.

Se c'è qualcosa in cui ho qualche dubbio, è sul ruolo di Monti: il suo è un consociativismo educato? Non lo so, non sono certo io l'esperto di Monti. Sono propenso a pensare però che il suo potere d'imporsi sia assai scarso, e che stia facendo forse il massimo che si può fare. Ha fatto cmq di più degli ultimi governi.

Certo, ad un certo punto, la differenza tra non potere e non volere scolora assai, quando i risultati sono gli stessi.

Spero che riesca a combinare qualcosa, altrimenti qua non vedo come ne usciamo...

L'articolo di Parks Can Italy change? che avete suggerito qualche tempo fa dice tutto.

Nei casi di cui abbiamo conoscenza, a cominciare dalle alleanza La Marmora Bismarck, ogni qaul volta gli italiani han cambiato qualche cosa, e' sotto choc esterno. Vi rammento la prima guerra mondiale, la crisi del biennio rosso, il fascismo venne sconfitto dai carri armati e da (ahime pochi) individui addestrati a Mosca (si lo so, andreotti resisteva alla biblioteca del vaticano, tutto vero sto astraendo via una marea di dettagli.)

Nel caso di Monti Mario, ci volle una pressione di banche, Obama e Napolitanii varii- 

la dismissione di Monti Mario o dei suoi "programmi" come obsolescenze (appunto, la ripetizione del "adesso tasse, poi.. vediamo come butta a Pechino e Brasilia...") necessita di uno choc esterno, che io non son in grado di vedere. Boldrin dovrebbe scriver un agile volumetto alla "Rosselli"  OGGI IN SPAGNA DOMANI IN ITALIA poi pregar iddio che intervenga. Personalmente vedo nessun interesse a mutar nulla nella struttura della spesa pubblica. Che nel perido dei prossimi 40-60 anni questo riduca gli italiani a egiziani, fotte pochissimo a Bonanni, Bertinotti, Camusso e Casini

ibidem

L'articolo di Boldrin è un utile promemoria per Mario Monti che ha appena dichiarato di non condividere la massima andreottiana sulla preferibilità del tirare a campare vs tirare le cuoia.  A questo punto il nostro dovrebbe risolversi ad andare in parlamento con qualche vero provvedimento indigesto all'apparato per costringere i sostenitori dello status quo ad uscire allo scoperto. Non so se lo farà mai anche perchè non ho dubbi che qualcuno cercherebbe di bloccarlo prima.

siamo rane nell'acqua che si sta scaldando e finiremo pian piano bolliti, invece gli egiziani le palle per ribellarsi le hanno tirate fuori...

 

Che nel perido dei prossimi 40-60 anni 

 

Che ottimista :)

 

Che nel perido dei prossimi 40-60 anni questo riduca gli italiani a egiziani

 

Capisco che il paragone sia riferito al livello economico sociale ma è offensivo ...per gli egiziani.

Loro un minimo di rivolta hanno provato a farla, qui da noi non c'è pericolo.

L'articolo centra nel segno. Io però avrei un'altro player da tirare in ballo.

Cosa succede con l'UE se il governo fa riforme finte e la spesa pubblica non viene tagliata e la crescita non ritorna?

Possiamo fare fessi anche loro? E il Fiscal Compact? Riusciremo a rispettarlo facendo delle finte riforme che affossano solo l'economia con nuove tasse? Secondo me no. E allora come la mettiamo?

altre tasse ovviamente

L'uscita dall'Euro. Hollande ha un atteggiamento piuttosto anti-europeista, la destra xenofoba è cresciuta molto in tutta l'europa dell'est e in paesi insospettabili (vedi Paesi Bassi), in Francia è più o meno al 15%. La Germania prima o poi potrebbe anche stufarsi di sussidiare tutti gli altri paesi. A maggior ragione è importante che l'Italia si risollevi in qualche modo: se crolliamo noi crollano anche gli altri.

L'analisi di Michele e' lucida e spietata. Pero' ho letto anche la lettera di Monti al Corriere, dove Monti sostiene che lui "sparira', e che il montismo non esiste".  Come si concilia questo con una candidatura a PdC? Capirei al Colle, ma mi sembra una frase abbastanza chiara da escluderlo.

Per carita' potrebbe benissimo mentire - in fin dei conti lo fa anche altrove, come giustamente indica Michele. Pero' e' anche vero che andare in giro per il mondo dicendo che e' sostenuto da un parlamento di farabutti e che occorre colpire duramente prima di far ripartire l'economia italiana non credo attirerebbe molti investimenti da fuori ne' gli garantirebbe sostegno interno per qualsiasi cosa intenda fare, insomma, bugie del genere me le posso aspettare.

 

Personalmente sono piuttosto deluso dal governo Monti, e condivido l'analisi di Michele sulla continuita'. Che si cerchi un posto al Colle pero' mi sembra un po' strano - in fin dei conti,  e' gia' senatore a vita, ovvero ha onori senza avere oneri.  Chi glielo fa fare?

 

Sara' una domanda banale, ma sono incuriosito.

 

Vanità ?

quindi ormai è stato definitivamente integrato nella "comunità" parlamentare. è un politico a tutti gli effetti, la presidenza della repubblica sarebbe il modo perfetto per concludere la sua carriera.

a che pro allora  il servizio "banana style" su "CHI" dopo le foto del piccolo e giovane Monti (a sua insaputa "Scajola style": ma chi le avrà date a Signorini essendo foto molto private e di quando Monti non era ancora "Monti"?) 

 

promozione, marketing; e pare che Passera abbia sonni agitati e che si tranquillizzi solo autoconvincendosi che Monti andrà sul Colle liberando Palazzo Chigi.

... è che le elezioni, nonostante le blindature della legge elettorale, le vincano pifferai magici.

Non credo che un uomo così sobrio trovi più seducente un soggiorno extralusso di 7 anni al Quirinale rispetto ad un posto nella storia come salvatore del Paese e del progetto di integrazione europea, in cui lui crede fermamente.

L'unica spiegazione che io trovo al continuismo (che delude anche me) è che ci sia dietro questo calcolo politico: meglio vincere le prossime elezioni o guidare il paese dal Colle, piuttosto che sparigliare le carte ora con il rischio che un paese profondamente immaturo reagisca consegnandosi a forze politiche irresponsabili e antieuropeiste. 

A fine legislatura rivoluzioni copernicane non si fanno.

Applausi.

Bellissimo articolo, nel mio piccolo non posso che tentare di farlo leggere a più persone possibile.

Condivido totalmente quanto scritto qui da Michele Boldrin, a partire dall'incipit.

 

Aggiungerei che proprio sotto il magico duo Amato/Ciampi si è potuta avverare la sciagurata riforma (una delle più dannose in assoluto), che ha praticamente messo in mano ad un manipolo di burocrati il sistema bancario nazionale (le famigerate fondazioni bancarie di cui nfA si è già occupata). Il punto è, che mentre l'idea di un governo tecnico che sia capace di fare le riforme spiacevoli non reca di per sé sempre un danno alla collettività, dato che tali riforme talvolta sono come l'amputazione di un arto incancrenito (=necessarie ma sgradite) e non avverrebbero altrimenti nel malato sistema di alternanze politiche e scarsa rappresentatività dei partiti italiani, nei casi citati e con poche eccezioni (forse la riforma pensionistica fatta dal governo Dini qualcosa di buono ce l'aveva) le riforme sono andate in direzione peggiorativa.

 

Il fatto che il governo Monti abbia optato per passare in Parlamento attraverso un iter prevedibilmente riduttivo e depotenziante delle (poche) riforme proposte, piuttosto che dire "signori, o accettate queste riforme così come le abbiamo scritte, o ci dimettiamo perché impossibilitati a svolgere il nostro ruolo di curatori fallimentari del paese", è esattamente la conferma di quanto scrive qui Michele. Non so dire se quella di Monti è una candidatura vera e propria ad un qualche ruolo di leadership; ma sicuramente la sua azione di governo complessivamente ricorda più un Cicerone console che il duo dei Gracchi riformisti.

Dottor D'Andria,

Lei parla della legge Amato come se essa avessa pubblicizzato il sistema bancario. Eppure dovrebbe sapere, grazie ai Suoi studi, che prima della stessa gran parte del sistema bancario era pubblico e che proprio la "sciagurata riforma" ha portato almeno all'adozione di strutture privatistiche ed alla quotazione in borsa di banche che prima erano integralmente pubbliche.

So bene che spesso il controllo delle banche resta in mano alle Fondazioni, ma almeno si è superata una situazione in cui la nomina dei banchieri era fatta dal Governo che di fatto influiva sulla loro gestione delle banche (poi c'era il mito di Mattioli, ma erano altri tempi ed altre persone).

Con questo non intendo fare il difensore d'ufficio delle Fondazioni bancarie, ma correggere un'errata impressione che il lettore non informato potrebbe trarre dal Suo messaggio.

Ho visto l'arrivo di Monti con un qualcosa di ottimo, se non salutare: un uomo in grado di fare il suo lavoro, che sarebbe stato in grado di "salvare" il nostro paese. Ne ero convinto: non lo sono più. Da quando il problema è diventato l'art.18 dello Statuto dei Lavoratori (giova ricordarlo), e da quando (parlo per il mio settore) non si fà che parlare di riforma della giustizia passante per eliminazione della concussione, prima per lo svuota carceri, senza toccare elementi fondamentali (riforma processo civile, penale) s'è appalesata la natura di questo governo, maschera di un'Italia qualunquista. Speriamo in bene.

P.S. Dire che Boldrin ha l'orecchino e per questo da non prendere in considerazione è un qualcosa che non fà onore a nessuno.

P.P.S. Vorrei chiedervi di proporre un vostro programma (vostro del gruppo) in cui indicate i punti fondamentali da riformare...

Mi scuso per i consigli, vi auguro di continuare nel vostro lavoro, di cui s'ha bisogno, oggi come ieri.

Sì, sono meravigliato di questo ottimo articolo. Sono meravigliato perché è stato pubblicato da un quotidiano che qualche mese fa si è battuto con tutte le sue forze per riportare in ambito pubblico, ovvero nel corrotto poltronificio e stipendificio pubblico, i servizi privatizzati dal decreto Ronchi, prendendo spunto dalla questione acqua.

Ora, che il decreto Ronchi non fosse una cosa superba è una cosa (dove stava il rischio di impresa nell'assumere la gestione degli acquedotti?) ma un conto sarebbe stato dire che così come era congegnato non andava bene e che andava rivisto fornendo le appropriate proposte, altro conto è stato riconsegnare al potere politico-burocratico tutto quel ben di Dio. E sappiamo benissimo che quel gruppo di potere quando mette le mani nella marmellata le affonda alla grande.

Gradirei capire questa contraddizione.

Sono fra quelli che, anche su questo sito, si è battuto per il SI' all'abrogazione della Ronchi.

Perchè il referendum è prendere o lasciare, non SI', ma anche NO. E mi sono battuto ( e polemizzo tuttora) anche per il famigerato 7% garantito di ritorno finanziario sull'investimento. Perchè è vero che in molti acquedotti ci sono i politici, ma è anche vero che in molti altri no, e non sono nemmeno in perdita.  Quindi fra lo status quo e il regalo agli amici degli amici meglio lo status quo, fa meno danni.

Quindi, almeno per me, nessuna contraddizione, se cerchi forse trovi il thread sulla discussione, ma con un referendum non c'è nessuna "proposta" (a meno che non sei il comitato organizzatore, e se vinci fai pure tombola), ma solo prendere o lasciare. Differenza evidente.

A proposito dell'organicita' della casta, e' divertente l'organicita' delle parole di Bossi ieri sera

 

Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa

 

con quelle di Scajola qualche anno fa ("mi pagarono la casa ma io non lo sapevo", o qualcosa del genere).

Il cerchio e' dunque finalmente chiuso: da Roma ladrona a Varese ladrona, passando per Firenze e Bologna e per tutto l'arco parlamentare.

LOL, paro paro quello che ho pensato io leggendole :)

Vorrei aggiungere un punto alla storia del "risanamento" negli anni 90. Il miglioramento dei conti fu reso possibile dalla caduta verticale sui tassi di interesse. Appena fu chiaro che, nonostante i paramentri di Maastricht, la Francia avrebbe spinto per una decisione politica favoravole all'ingresso dell'Italia per controbilanciare l'influenza tedesca in Eurolandia i mercati puntarono grosse somme sul "convergence trade". Per lo stato italiano si tratto' di un beneficio da 6 o 7 punti di Pil negli anni. 

 

Nella situazione attuale una via di fuga cosi' comoda non esiste. Anzi ai guai si sta gia' aggiungendo il "divergence trade".

 

Mi sembra che la tua  stima del risparmio di interessi di 6/7 punti di PIL sia un tantino esagerata, anche perchè il risparmio sugli interessi arriva un po' alla volta con il rinnovo dei titoli in scadenza (e una parte ce la siamo giocata in maggiore spesa corrente quando tornò al governo SB all'inizio del 2000).

Piuttosto io evidenzierei un altro punto che Michele ha trascurato, che aggiunge un ulteriore 'bias' negativo: la riduzione del rapporto debito/PIL, negli anni '90, non fu raggiunta principalmente grazie agli aumenti di imposte, che servirono solo (o quasi solo) per far fronte alle spese correnti (in effetti, come noto, fu raggiunto anche un discreto avanzo primario, ma durò troppo poco). Gran parte della riduzione del rapporto fu dovuta alla partita di giro delle privatizzazioni degli attivi patrimoniali del bilancio statale (ex partecipazioni statali e un po' di immobili), solo in parte dolorosa per gli appetiti politici, perchè molti posti nei CDA sono rimasti a disposizione grazie alle quote rimaste: questo renderà assai più difficile l'eventuale privatizzazione delle quote restanti, perchè le resistenze dei politici beneficiari saranno assai più forti.

Stefano Rimondi, Presidente di Assobiomedica ed Amministratore Delegato di Bellco, una media Azienda, ha detto Venerdi' 30 Marzo ad un Convegno a Milano che quando ha cercato investitori per la Sua Azienda, già passata di mano a più di un private equity, cio' che bloccava le trattative con investitori stranieri erano i tempi lunghissimi di pagamento delle strutture sanitarie, non 'Articolo 18 e la Legislazione Italiana del Lavoro. Senza mettere mano ad una Riforma della burocrazia, alle carenze infrastrutturali ed al sistema creditizio andremo sempre piu' a picco.

Che ancora una volta, pur nell'ambito di un'analisi che non può non piacere agli amerikani, sembra sopravvalutare il lavoro di Monti.

letto l'ottimo post e purtroppo solo pochi commenti. 

Temo che a dicembre abbiamo spercato l'ultima chance. Non vedo proprio come le elite possano autoriformarsi e non vedo nemmeno come il cambiamento nella giusta direzione possa venire dal basso, dalla società civile. Forse servirebbe un'altra botta di spread...

Forse servirebbe un'altra botta di spread... oppure chiedere l'annessione alla Svizzera!

Priva di alcun valore giuridico, tuttavia non è mai accaduto che una petizione su quel sito raccogliesse 23'000 firme in 8 giorni. Altre se ne sono aggiunte: dall'indipendenza del Veneto all'adesione del TAA all'Austria, fino a quella di Liguria, Piemonte e Valla D'Aosta alla Francia.  Con anche Verbano Cusio Ososla e Novara che pero' preferirebbero anche loro la Svizzera mentre i valtellinesi forse l'indipendenza. Gli italiani scoprono le strategie di exit senza dover emigrare? Se ne discute anche in CH, un po' scherzando, un po' sul serio.

 

L’analisi è lucida e realistica ma la situazione, purtroppo, credo sia senza vie di uscita. Spazzare via l’attuale classe politica, corrotta, incapace e dannosa è impresa assai complicata. E ricostruire l’Italia su basi diverse lo è ancora di più. Non nascondiamocelo: gli italiani sono per cultura – vorrei dire per natura – inclini al malcostume e non mi pare siano attrezzati mentalmente per affrontare l'era moderna, il mercato, la competizione, il rispetto delle regole del gioco. L'assenza pressoché totale di tradizione liberale e la pervasiva mentalità medievale minano alla radice ogni possibilità di cambiamento. In tale contesto crescita e innovazione risultano decisamente improbabili. La domanda è: cosa le fa credere, prof. Boldrin, che un cambiamento sia invece possibile e che valga la pena provarci?

 

 

"La crisi della lira e del debito pubblico esplosa nel 1992 venne causata dalle politiche economiche di Craxi, Andreotti, Forlani, De Mita e dei loro compari - fra i quali vanno inclusi già la triplice sindacale e Confindustria, divisi allora come ora da steccati ideologici ma uniti nella domanda di spesa pubblica. "

 

Egregio professore,

 

guardando l'andamento della spesa pubblica nel periodo 1980-2006:

dl.dropbox.com/u/29460853/Andamenti-spesa-pubblica-in-Italia-1981-2006.JPG

sembrerebbe che la crisi del debito pubblico sia stata causata dalla spesa per interessi, cresciuta a dismisura a partire dal 1980, più che dalla spesa corrente o in conto capitale.

 

Proprio la spesa per interessi sembra aver causato l'esplosione del debito pubblico:

dl.dropbox.com/u/29460853/Debito-delle-Amministrazioni-Pubbliche-Composizione-Interno-Esterno-1861-2007.jpg

 

Cosa ne pensa?

 

...contratti per fare spesucce varie.

Con politica ed assetto economico squallidi questi debitucci si pagano con alti interessi.

 

Ricordo nonostante fossi giovanissimo l'On. De Michelis ed il suo memorabile

"basta stampare un pò di BOT..."

 

Già allora mi sembrava inspiegabile

 

Sia per la ragione illustrata da Luca Barba piu' sotto (gli interessi si pagano solo quando ci si e' indebitati) sia perche' non e' vero, come Sandro Brusco ed io abbiamo ampiamente dimostrato in un paio di post del passato. La montagna di debito pubblico italiano venne accumulata negli anni '80, first and foremost. Nessun dubbio al riguardo.

 

Cosa ne pensa?

 

Ti posso confessare che leggendoti ho pensato: "Pater, ignosce illis: quia nesciunt quid faciunt".

Giorgio, i pezzi che menziona Michele sono i seguenti: uno, due e tre.

 Ti consiglio anche di dare un'occhiata a questo volume, in particolare il capitolo curato da Antonio Pedone.  Se apri il pdf e guardi le tabelle alle pagine 40-41 vedrai che:

 1) per tutti gli anni 80 ci fu un disavanzo primario, ossia al netto della spesa per interessi.

 2) Tra il 1980 e il 1985 la spesa pubblica primaria è salita di 6 punti per poi stabilizzarsi ai nuovi alti livelli raggiunti. 

 Certo che i tassi d'interesse erano alti. Proprio per questo bisognava mettere sotto controllo la spesa primaria, anziché farla esplodere. Gli alti tassi d'interesse dell'epoca costituiscono un'aggravante, non un'attenuante, al comportamento dissennato che i responsabili di politica economica mantennero negli anni 80.

Monti fa gli interessi della Casta, tipicamente alti funzionari pubblici strapagati come salari e pensioni, scaricandone i costi sui pensionati di anzianita' prima e sui lavoratori dipendenti da 45 anni in su delle grandi imprese ora, che prima venivano prepensionati a spese dei contribuenti e ora se la dovranno cavare da soli. Ovviamente anche il resto dei sudditi paga di tutto di piu' come tasse, IMU, perfino bollette elettriche e del gas ai vertici mondiali.

 

Del resto non credo proprio che il sistema italiano abbia la capacita' di produrre nulla di meglio di Monti e compagnia.  Mancano sia le competenze, sia la capacita ' di analisi, sia l'onesta'.  Rimangono per me valide le previsioni sui risultati del governo Monti scritte nel dicembre 2011:

 

  • 1) recupero di evasione fiscale: da 0% a 1%, quindi massimo da 18% al 17% del PIL a fine 2013
  • 2) recessione al 1% del PIL nel 2012
  • 3) spesa pubblica in aumento del 2% in rapporto al PIL a fine 2013
  • 4) crescita inferiore del 1% della media di Francia e Germania nel 2013
  • 5) prosecuzione sulla traiettoria verso il default dello Stato iniziata nei magici anni '80
  • 6) aumento del numero di suicidi di imprenditori che aspettano rimborsi o pagamento di appalti statali e di anziani senza discendenti giovani che devono curare da soli un congiunto non-autosufficiente senza aiuti decenti dallo Stato

Boldrin,

 

ti seguo da anni, come da anni leggo NfA, sempre con grande piacere, sebbene spesso condivida poco le vostre tesi e il vostro tono parecchio saccente.

Ma siccome di solito sapete di cosa parlate, ve lo perdono.

 

Non sono mai intervenuto, ma lo faccio ora, solo per dirti - so che non ti piacerà - che mi appari sempre più come un disco rotto che suona da una torre d'avorio.

 

A sentirti, ci sarebbe da credere che Mario Monti sia una specie di dictator plenipotenziario che con un schiocco di dita potrebbe ridurre il Parlamento al silenzio, per poter finalmente dare al Paese Quelle-Riforme-Di-Cui-Ha-Tanto-Bisogno.

 

Già, a parte il fatto che non si riesca a trovare due-economisti-due che siano d'accordo su quali siano esattamente tali mitologiche riforme , continua a sfuggirti quale sia la composizione del Parlamento.

Aiutino: è la stessa di prima.

 

Se non prendi atto di questa semplice verità, le tue analisi continueranno ad essere quello che sono: inutili e irrealistici canti alla luna.

 

Con immutata stima

 

JN

Boldrin non ti risponderà e farà bene a non farlo.

Caro Boldrin,

in che modo si profila la "ridefinizione delle alleanze sociali"? vale a dire: quali ceti ne rappresenterebbero, realisticamente, la base?

Non chiedo profezie, ovviamente, ma un esercizio di analisi che tenga conto della composizione attuale della società italiana. Come sempre, le idee si realizzano se corrispondono alle esigenze dei gruppi sociali più forti: ma, in questo momento, quali sono i gruppi sociali interessati al mutamento da Lei proposto?

Ci penso, letteralmente, da tre decenni almeno. Forse anche di piu'. 

Se ho un giorno ho il coraggio lo metto per iscritto, comunque mi sembra si capisca dalle mie osservazioni cosa io abbia in mente. Quello che era vero nel 1980 e non e' necessariamente piu' vero oggi e' che i gruppi sociali che ho in mente siano una maggioranza solida dell'elettorato.

 

Forse e' vero quanto i profondamente pessimisti (fra cui va inclusa mia moglie) sostengono: i mungitori sono piu' dei munti e crescono quotidianamente. Anche la teoria dei giochi dice che questo debba essere l'equilibrio se la gente e' mediamente miope e si comporta razionalmente.

 

Se cosi' e' l'Argentina o la Grecia sono l'unico destino ed il comportamento di questo penoso governo lo suggerisce. 

Aggiungo che trovo quasi comici gli sforzi di quelli che continuano a spiegarci che e' meglio di niente, che e' meglio del banana, che insomma qualcosa ha fatto.

 

Solo in un paese di servi veri quelli a cui stanno rubando il taccuino e violentando la moglie si consolano dicendo "mi e' andata bene, avrebbero potuto anche bruciarmi la casa e poi castrarmi, quindi meglio non protestare".  

le voglio fare una domanda.sbaglio o nel suo pezzo lei non prende in considerazione l'effetto rischio, percepito dai mercati finanizari.Dato che come dice lei (la seguo sempre:-))lo spread è il termometro che segnala la febbre del paziente ma  niente dice sulle cause della malattia,una volta che le riforme attuate da Monti non producessero gli effetti sulla crescita che questi ha annunciato,ciò non si rifletterebbe in un tempo più o meno variabile nei differenziali sui titoli di debito,impedendo così che si possa ripetere la situazione che lei ha descritto nell'articolo tra gli anni 90-2000?

E a quel punto non diverrebbe chiaro anche a chi fa finta di non capirlo(i privilegiati)e soprattutto a cittadini  che la strada per la crescita è quella indicata diciamo così nella ''lettera Draghi-Trichet''?

In sostanza ,l'effetto spread non agirebbe in maniera così immediata da tutelare i produttori di ricchezza andando a disgregare le caste politico-sociali che opprimono il paese?

Grazie

se ho capito bene, il problema è abbastanza banale.  Lo spread non è un indicatore del "moralismo" dei mercati e non misura la qualità delle politiche pubbliche. Indica semplicemente le aspettative che il debito contratto venga ripagato nei termini pattuiti (ovviamente si sconta anche la possibilità di haircut, svalutazione e simili).  Le politiche del governo Monti hanno puntato molto sul miglioramento del bilancio pubblico (attraverso aumenti di tasse e interventi sul sistema delle pensioni), e ciò stabilizza immediatamente le aspettative dei mercati (anche se si potrebbe argomentare che con un'imposizione fiscale ormai oltre il 50% del PIL gli spazi di manovra sono piuttosto ristretti, cosa che rende di fatto necessarie nel lungo periodo politiche per la crescita e per la riduzione della spesa pubblica).

Purtroppo non abbiamo al momento indicatori di mercato (analoghi allo "spread") che valutino altri aspetti delle politiche pubbliche, ma l'idea di crearli non è priva di interesse tra gli economisti. Un articolo in merito è Hanson (2003) Shall we vote on values but bet on beliefs?.

Credo che ci sia il rischio di un effetto Berlusconi 2.

 

L'effetto B. è quello per cui dopo aver detto per 15 anni che i suoi erano governi liberali adesso è diffusa nell'opinione pubblica italiana (o in una certa sua parte) la convinzione che siano stati i liberali a rovinare il paese.

 

Cosa succede se le "riforme" di Monti vengono spacciate come "le cose da fare"?

Succede che quando non produrranno il loro effetto benefico, ma solo guai, l'opinione pubblica verrà sobillata, sarà tutto un fiorire di "avete visto che liberalizzare è male?" "avete visto che la riforma del mercato del lavoro in senso liberale è male?", "avete visto che ci vuole più stato?", "avete visto che si dovevano tassare XYX al 99%?"

 

Quindi che fare?

 

IMHO continuare a chiamare le cose con il loro vero nome, in continuazione, ovunque.

Mi sento un pò imbarazzata di fronte a tutti questi professori.

Azzardo: forse le cose da fare sono così complesse che il governo Monti potrebbe aver bisogno di qualche settimana in più rispetto alla riforma delle pensioni e all'imposizione fiscale? E' la mia ultima speranza.

sono d'accordo che negli anni 90 si poteva fare meglio...pero' io avrei messo la firma ad avere una spesa primaria/PIL a livello di quella di metà anni 90...li eravamo al 41% e anche qualcosina in meno..se avessimo tenuto quel livello li nei 15 anni successivi,il nostro debito/PIL sarebbe stato 15-20 punti piu' basso,a parità di entrate.

Il debito/PIL era comunque sceso di 20 punti prima della crisi, grazie ad ulteriori nuove tasse...