Una griglia

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Vorrei suggerire una griglia di interpretazione della distinzione tra sinistra e destra che elimina, almeno, una chiacchera. La sinistra aborre i sacrifici, la destra e' corrotta abbastanza per sapere che dovrebbe farne essa stessa.

Una delle ricorrenti domande che ci si pone (su NfA) e' come mai gli italiani siano anti competizione, nel senso di libero mercato, chi non lavora non mangia, eccetera, non nel senso di essere contro il campionato di calcio, che pure e' una competizione. Vi propongo una idea assai semplice, che a me sembra vera ma attendo le vostre disanime.

La competizione implica, quasi per definizione, che qualcuno vinca e qualcun'altro perda. La seconda parte della congiunzione e' semplicemente non ammissibile per tutte le persone che rifiutano di "colpire" gli altri. Alcuni pensano che colpire sia sempre sbagliato, altri pensano che a colpire qualcuno oggi si rischia troppo di essere colpiti domani dal medesimo, dai suoi discendenti, il suo partito, la sua tribu', etc. Altri ancora pensano che compito delle scelte pubbliche sia di incarnare il bene, inteso come un oggetto distribuibile via politiche pubbliche. Insomma, tante variazioni in merito al fatto che non vi debbano essere sanzioni punitive di alcuno, mai e comunque. Per chi fa saltare i treni o spara ai magistrati, arriva sempre l'indulto in camera caritatis. Per chi spara ai commissari intervengono ricercatissime e lunghissime ricerche giudiziarie, alla fine delle quali ci si accorge che il punibile e' un signore di 70 anni piuttosto che un baldo dinamitardo. Per le industrie decotte o quasi... forse e' meglio lasciar perdere, ma forse un solo esempio e' sufficiente; quanti sono i sanzionati per Parmalat?

Un programma politico "competitivo" deve o dovrebbe indicare chi colpisce, vale a dir chi deve pagare i costi della misura proposta. Il che e' impossibile in un posto (come l'Italia, non l'unico tuttavia) in cui non si puo' colpire nessuno per nessuna ragione. La sanzione punitiva, sia essa penale, civile o anche semplicemente economica, e' stata moralmente abolita. Se ne ha ampia evidenza dal continuo riportare, su giornali e televisone, di scolaresche impazzite che, armate di telefonini e videocamere, compiono atti di violenza impunita nelle scuole superiori del regno, rimanendo regolarmente impunite. I colpevoli d'aver corrotto il rito nazionale piu' sacro, forse l'unico veramente sacro, ovvero il campionato di calcio, sono tutti a piede libero, impuniti, e trasformati in esperti e stelle televisive. Perche', dunque, punire dipendenti e managers di aziende che non funzionano?

Se si volesse dire chi deve essere colpito si prenda la proposta degli Editori di questo sito di rivoluzionare il mercato del lavoro italiano per favorire giovani, donne, disoccupati e, piu' in generale, le persone piu' capaci e con voglia di lavorare e produrre. Un'implicazione di tale rivoluzione sarebbe che si devono licenziare i guardaboschi dell'Aspromonte Calabro, oltre che i troppi uscieri comunali, provinciali, regionali e ministeriali. Questo e' inaccettabile a chi non accetta che vi siano vittime: perche' mai licenziare l'uscire nullafacente, egli pure dotato della proverbiale "famiglia", solo per permettere al giovane modenese d'essere assunto come meccanico alla locale Ducati? L'argomento e' complicato, senza dubbio, ma la competizione e' logicamente "vincente" nel lunghissimo periodo. A breve termine, l'adozione di riforme competitive nel senso proprio implica semplicemente l'identificazione delle vittime da sacrificare. Il che risulta, all'ethos nazionale, disdicevole.

Gli italiani non amano i sacrifici. Berlinguer dovette apprenderlo a proprie spese.

 

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