Ingegneria fiscale

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Dal sito di Marco Stradiotto (Senatore del PD - circoscrizione Veneto) peschiamo questo interessante documento (disponibile anche qui), che simula gli effetti della riforma depositata nella commissione bilaterale per il federalismo (decreto legislativo 292). "Chi ci perde e chi ci guadagna?" titola il documento. Una lettura interessante, sia per le tabelle, sia per il commento.

La riforma prevede che una serie di trasferimenti dallo stato ai comuni vengano sostituiti da una combinazione di imposte municipali che raggrupperanno e/o sostituiranno varie imposte locali (rimandiamo al documento per i dettagli). Nel documento viene calcolata, per i comuni capoluogo di provincia, la differenza fra il trasferimento attuale e il presunto gettito delle imposte che sostituirebbero il trasferimento, l’incidenza per abitante dell’attuale trasferimento e il calcolo presunto, sempre per abitante, del gettito dei tributi devoluti (viene escluso dunque da questo punto l'imposta municipale che sostituirebbe l'ICI). È purtroppo impossibile convincersi dell'accuratezza o meno dei calcoli, perché questo richiederebbe entrare nel dettaglio delle aliquote delle nuove imposte che non sappiamo dove trovare (e francamente non ne abbiamo il tempo - la voglia sì, chissà magari più avanti).

I risultati, presi quindi alla lettera, rivelano un'enorme varianza fra comune e comune delle differenze pro capite fra gettito presunto e attuali trasferimenti. Si va da un'aumento delle entrate del 180% per il comune di Olbia, ad una riduzione del 66% per il comune de L'Aquila. Imperia conseguirebbe un aumento del 122%, mentre Napoli, che attualmente consegue il trasferimento più alto, si vedrebbe decurtare le entrate del 61%. E poi Milano (+34%), Vicenza (+43%), Venezia (+26%), Grosseto (+20%), Genova (-20%), Roma (-10%), Lecce (+15%), Catania (-43%), etc...

Le differenze sono anche più grandi se si considerano anche i piccoli comuni. Questo post dallo stesso sito sottolinea i risultati per i comuni del Veneto con gli estremi di  Lazise (VR), +570%, e Pedemonte (VI), -91%. La normativa di riforma prevede anche un fondo sperimentale di equilibrio "che dovrebbe durare massimo 5 anni".

Ci par ottimo che il senatore Stradiotto produca dati sugli effetti previsti dell'attuazione della riforma sul federalismo. Lamentiamo sempre il rifiuto della politica italiana nei confronti di analisi costruttive ed empiricalmente solide, e siamo quindi contenti per una volta di osservare l'opposto. Ma da rompiscatole quali siamo, mai contenti!, ci soffermiamo qui soprattutto sul commento al documento.

 

Lo studio dimostra che i cespiti immobiliari considerati producono un’entrata molto disomogenea da Comune a Comune e di conseguenza sarà assolutamente necessario un consistente fondo perequativo di ridistribuzione.

La necessità di dover ricorrere ad un fondo perequativo molto capiente per riequilibrare quella parte di entrata che in pratica sostituisce i trasferimenti rischia di annacquare il federalismo municipale, forse va valutato un mix di cespiti di entrata diversi in modo da garantire un gettito più equilibrato.

 

Verso la fine, il senatore propone considerazioni condivisibili sulle problematiche sollevate da una tale riforma:

[con un fondo perequativo di tale ampiezza] resterebbero in vigore dei meccanismi di ripartizione delle risorse simili a quelle degli attuali trasferimenti, con il pericolo di non riuscire a rompere una storica sedimentazione di privilegi creatisi con la spesa e i trasferimenti storici

Una riforma di questo tipo, dunque, non si può fare, ed è chiaro che se prevede un taglio del 91% per un comune ed un aumento del 570% ad un altro a 20 Km di distanza un problema c'è (sorvoliamo sul fatto che ancora una volta, i dati nazionali confermano una demarcazione nord-sud nella direzione che uno si attende).

Forse per mancanza di spazio, perché non era negli obiettivi del documento, o forse per incapacità di portare l'analisi alla sua naturale conclusione, il testo sembra sottintendere che se la riforma implicasse meno varianza rispetto alla situazione attuale allora tutto andrebbe bene. In pratica, si stanno scervellando per trovare un sistema di federalismo fiscale che lasci il più possibile le cose come stanno! L'autore del testo è conscio che i trasferimenti creano una "sedimentazione di privilegi", ma sembra non capire che la (possibilità di creare) varianza è necessaria per una riforma efficace. Che l'obiettivo di una riforma efficace è quello di affrontare e ridurre tale varianza rendendo i cittadini responsabili fiscalmente della spesa pubblica locale che essi scelgono.

Viene da chiedersi se le differenze evidenziate dai dati riflettano simili differenze nei servizi forniti, o rivelino piuttosto enormi inefficienze nelle suddivisioni amministrative e nella gestione delle amministrazioni pubbliche. I dati suggeriscono che il federalismo fiscale possa essere, al meglio, solo un piccolo tassello della possibile soluzione ai problemi del decentramento amministrativo.

Queste problematiche però non si risolvono con un'ingegneria fiscale che cerchi di lasciare tutto invariato, ma allungando semmai il periodo di transizione e aumentando, piuttosto che diminuire, le possibilità di scelta per i comuni su come reperire risorse e soprattutto su come spenderle. Facilitando la fusione o il dissolvimento delle entità amministrative più inefficienti.

Invece di strapparsi i capelli per la varianza che l'attuale riforma determinerebbe, cercando di eliminarla con qualche trucco fiscale, consiglieremmo al senatore (ed alla classe politica in generale) di chiedersi i perché di tale varianza e di come sia possibile disegnare, progressivamente, un sistema efficiente e socialmente giusto di finanziamento degli enti locali e dei servizi che questi devono o dovrebbero provvedere.

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Commenti

Ci sono 41 commenti

 

Forse per mancanza di spazio, perché non era negli obiettivi del documento, o forse per incapacità di portare l'analisi alla sua naturale conclusione, il testo sembra sottintendere che se la riforma implicasse meno varianza rispetto alla situazione attuale allora tutto andrebbe bene. In pratica, si stanno scervellando per trovare un sistema di federalismo fiscale che lasci il più possibile le cose stanno! L'autore del testo è conscio che i trasferimenti creano una "sedimentazione di privilegi", ma sembra non capire che la (possibilità di creare) varianza è necessaria per una riforma efficace. Che l'obiettivo di una riforma efficace è quello di affrontare e ridurre tale varianza rendendo i cittadini responsabili fiscalmente della spesa pubblica locale che essi scelgono.

 

Premetto che nel sistema attuale esiste già una certa varianza dei trasferimenti procapite a vantaggio delle città più grandi e dei comuni del Sud. Il nuovo sistema, secondo questi dati, ha una varianza che avvantaggia i comuni con una maggiore ricchezza immobiliare.

Perché il sen. Stradiotto si preoccupa di questo aumento della varianza? La risposta è molto semplice: perché favorisce i comuni con maggiore ricchezza immobiliare. Cioè i Comuni turistici, quelli con seconde case (sulla prima casa non si pagano più tasse) e con maggiori servizi commerciali (alberghi, centri commerciali, ecc.). [il PD e il PdL sono invece preoccupati perché la varianza va a favorire i comuni del Nord e non più quelli del Sud, ma non è quello che preoccupa il senatore]

Essendo un ex Sindaco, al senatore non è sfuggito che i Comuni (in Veneto, almeno) hanno la repsonsabilità dei servizi sociali (ricoveri e servizi mensa per anziani, costruzione asili e scuole primarie, mense e trasporto scolastico, assistenza domiciliare, assistenza ai mionri e tossicodipendenti, ecc. ecc.) e si è chiesto: ma è giusto che i soldi li abbiano i comuni pieni di centri commerciali, seconde case e alberghi e relativamente pochi residenti? I comuni non turistici diventeranno tutti dei paesi-dormitorio senza risorse per gli abitanti, mentre quelli turistici costruiranno ontane zampillanti acqua calda, lastricheranno con marmo di carrara tutte i marciapiedi, e porteranno i figli a scuola in taxi, dove un cucinera un cuoco Cipriani!

Per questo il senatore ha pensato: questa è una situazione assurda cui va posto rimedio!
Come? Attraverso un fondo perequativo: così farebbe il governo! Eh no, risponde il senatore: perché sennò ci sono i Comuni furbi con tasse basse che fregano le risorse dagli altri Comuni.

 

Loro [il governo, nota] immaginano di compensare gli squilibri attraverso il meccanismo del ‘contributo speciale’ o con un fondo perequativo che funzioni solo come un tampone. Noi [il sen. Stradiotto e compari margheritini veneti, nota] riteniamo che, cosi’ facendo, si alimenterebbe un approccio clientelare al federalismo alla lunga insostenibile per il sistema nazionale e fortemente penalizzante per i Comuni piu’ virtuosi.

 

E quindi la proposta: "va valutato un mix di cespiti di entrata diversi". In modo tale che anche i Comuni che non hanno un'ampia ricchezza immobiliare possano avere adeguate fonti di entrata.

P.S.

A questo si aggiunge il fatto che i Comuni, per far cassa, continueranno ancora di più con la malefica pratica di introitare risorse attraverso le concessioni edilizie e gli oneri di urbanizzazione derivanti da nuove case e nuovi centri commerciali (malefica perché è l'unico modo per raggranellare soldi, togliendo ai Comuni il diritto di scegliere una propria politica territoriale: se vuoi più spese sociali, ad esempio, devi per forza costruire).

 

 

sono daccordo

le imposte devolute gravano solo su immobili e fondi per cui alla varianza virtuosa ( che premia i comuni virtuosi che hanno saputo ben amministrare pur con trasferimenti pro capite modesti ) se ne sovrappone una non giustificabile che premia i comuni turistici grazie solo alla loro collocazione.

Penso bisogni arricchire il mix delle imposte devolute.

E questo il senatore lo preferisce al fondo perequativo ed a mio avviso ha ragione.

 

Temo che qualsiasi sia il modo in cui si vuole congegnare la base imponibile, un comune turistico tipo Lazise potrà sempre raccattare più denari di un comune sperduto in una montagna che né fa neve d'inverno né fresco d'estate. Tieni conto anche che un comune turistico potrebbe per sua stessa natura dover sostenere spese maggiori. 

Io credo che si debba lasciare i comuni liberi di raccogliere tributi e spendere (con il vincolo del pareggio di bilancio) nei capitoli di loro competenza. Se si vogliono offrire ai cittadini alcuni servizi in modo uniforme, e se vale veramente la pena di farlo tramite le amministrazioni comunali, allora si potrebbe disporre di  finanziamenti perequativi, attingendoli dalle entrate fiscali nazionali. 

Manca un "come" nella frase in neretto:

 

In pratica, si stanno scervellando per trovare un sistema di federalismo fiscale che lasci il più possibile le cosecome stanno!

 

Due considerazioni.

In primis, non dovrebbe appunto essere la nuova imposta comunale - presumibilmente una sorta di ICI.2 gravante su tutti gli immobili e non solo sulle seconde case - a riequilibrare la disponibilità di risorse tra comuni turistici e residenziali, lasciando peraltro libera la scelta alle amministrazioni locali?

In secondo luogo, è davvero così sbagliato che alcuni comuni si trovino con un gettito potenziale molto elevato - potendo decidere di fornire migliori servizi e di ridurre le imposte, attirando così nuovi cittadini - e che altri comuni si trovino costretti da risorse inferiori a ridurre le spese e ad alzare (e magari anche ad incassare meglio) le imposte, con il risultato di un loro ridimensionamento? Si tratterebbe, in fondo, di un riequilibrio territoriale, cosa che storicamente è sempre avvenuta a causa di mutamenti delle condizioni: il mondo cambia, nello spazio e nel tempo, e mi pare curioso che l'obiettivo debba essere di mantenere tutto come sta.

Concordo sul fatto che ogni modifica alle condizioni a contorno comporti modifiche allo status quo e queste non siano necessariamente negative. Quello che mi chiedo è perché questa imposta comunale debba gravare solo sugli immobili e non possa invece impattare anche sul reddito, sulle attività commerciali (e.g: una tassa di soggiorno) o qualsiasi mix di questi diversi metodi impositivi.

Un sistema fiscale in cui i comuni possano agire su più variabili non solo ridurrebbe in modo consistente i problemi evidenziati (anche se la tassa fosse su tutti gli immobili è abbastanza banale che un comune "dormitorio" alla periferia di Milano avrebbe gettiti pro-capite inferiori a quelli di una località balneare di lusso) ma offrirebbe anche un maggior grado di differenziazione delle politiche impositive dei comuni creando, di fatto, un mercato anche dei luoghi di insediamento urbano.

Avevo già letto questi dati, e non mi stupisce più di tanto che ci sia una redistribuzione, stante che il criterio della spesa storica è pazzesco, e il lettore Valerio riporta il più classico degli esempi distorsivi, anche io ho sentito dire da sindaci che magari rifacevano i marciapiedi appena rifatti "Se non spendiamo questi soldi li perdiamo", come se risparmiare volesse dire perdere.

Non posso non aggiungere che, visto il livello di sperpero del Comune di Napoli, comprese 534 assunzioni a Dicembre, io mi auguro che non sia il 61% il taglio, ma il 99%. Starve the beast è ancora il miglior sistema.

Sul post sono completamente d'accordo con gli autori: invece che ingegneria fiscale (peraltro quasi necessaria per la stupidità di chi ha redatto la legge) si deve ragionare su tributi locali, lasciando i comuni liberi di finanziarsi come meglio ritengono opportuno, ma la Bestia Centrale deve diminuire il suo appetito, altrimenti non ci siamo proprio..

C'è da dire però che esiste un altro studio dell'on.Napoli (vice pres. PDL Camera), che però non trovo in rete, che contesta questi dati, dicendo inoltra che la Copaff (commissione attuazione federalismo), dalla quale sono elaborati i dati di Stradiotto, non ha mai pubblicato dati Comune per Comune.

Chia abbia ragione io non lo so, magari me lo direte voi, ma almeno per una volta PD-PDL si confrontano su dati concreti, già questo è un successo.

Napoli dice (intervista sul Corriere o altro) - giustamente, aggiungo io - che i trasferimenti riportati dalla copaff riguardano esclusivamente le spettanze dal Min. dell'Interno che sono solo parte dei trasferimenti che i Comuni ricevono. Quindi lo studio è parziale per questo motivo.

Anche Stradiotto, comunque, non riporta i dati di tutti i Comuni ma solo dei capoluoghi di Provincia.

Io aggiungerei anche che due cose:

- i giornali hanno riportato la notizia con titolo molto misleading: giusta o sbagliata (quantitativamente), l'analisi di Stradiotto si conclude con una preoccupazione sull'entità del fondo necessario alla perequazione. Preoccupazione che condivido. Ma i giornali titolavano diversamente (tra l'altro, virgolettando): più soldi al nord e meno soldi al sud. Esempio di giornalismo pigro? Ciò mi porta alla seconda considerazione;

- se davvero il messaggio di Stradiotto fosse stato quello dei titoli di giornale (non lo era, ma è capitato che suoi colleghi invece sostenessero davvero la tesi del federalismo che toglie al sud per dare al nord), allora il PD avrebbe realizzato il più grand spottone elettorale a favore della Lega Nord: si rendono mai conto dell'effetto di ciò che dicono queste persone?

...il Pedemonte che avete indicato su Google Maps e' in provincia di Verona...scusate la pignoleria, ma i Veronesi non amano essere confusi con i Vicentini...

C'e' anche un Pedemonte in provincia di Vicenza ma dista 102Km

 

saluti.

 

Grazie mille della correzione! Buon anno,

Un articolo di oggi sul Sole 24 ore evidenzia una novità rispetto allo scenario oggetto del post: una compartecipazione dell'IRPEF. Da un certo punto di vista può essere positivo - un gettito per i comuni basato essenzialmente sulle seconde case tenderebbe a favorire certi tipi di località che accolgono molti "ospiti" (vacanzieri, studenti e lavoratori fuori sede) - dall'altra può far sorgere il dubbio che sia un tentativo di annacquare le responsabilità degli amministratori locali. Sul punto IRPEF, segnalo sempre sul Sole un commento dell'ex ministro Lanzillotta che oltre a varie considerazioni sulla legge formula anche una proposta su come legare gli introiti dei comuni anche alle prime case.

 

 

Sul punto IRPEF, segnalo sempre sul Sole un commento dell'ex ministro Lanzillotta che oltre a varie considerazioni sulla legge formula anche una proposta su come legare gli introiti dei comuni anche alle prime case.

 

Cito la Lanzillotta / Sole 24 Ore:

 

1) L‘autonomia fiscale è la leva per responsabilizzare gli amministratori in quanto rafforza il potere di controllo e di sanzione dei cittadini elettori. Il decreto fa però una scelta diversa perché la principale imposta locale (l’IMU) non la pagheranno i cittadini che usufruiscono dei servizi ma solo i proprietari di seconde case (in massima parte non residenti e non elettori) e le persone giuridiche (che notoriamente non votano). Viene quindi meno uno dei fondamenti del federalismo fiscale.

 

e su questo ha sostanzialmente ragione (se l'IMU e' come scrive).  Ma la sua controproposta e' irrimediabilmente sbagliata, ben piu' dell'IMU sulle seconde case:

 

Diverso sarebbe se, salve le esenzioni per i redditi medio- bassi, già previste per l’Ici dal governo Prodi, l’imposta comunale riguardasse anche i proprietari delle prime case prevedendo però la deduzione di questa imposta dall’Irpef: non aumenterebbero le tasse per i contribuenti, il saldo per il bilancio pubblico sarebbe identico ma aumenterebbe la responsabilità fiscale degli amministratori.

 

Se l'ICI e' deducibile dall'IRPEF, allora:

  • il cittadino paga sempre esattamente la stessa tassa, determinata dall'IRPEF fissato a Roma, indipendentemente dal livello di tassazione ICI deciso dal Comune
  • viene eliminato ogni incentivo da parte del Comune a risparmiare per ridurre le aliquote ICI
  • gli amministratori comunali avrebbero interesse ad alzare l'ICI al massimo consentito: i loro elettori pagherebbero sempre e comunque lo stesso, lo Stato centrale incasserebbe meno (IRPEF meno maggiore ICI dedotto), il Comune incasserebbe di piu'
  • conclusione: eliminazione di ogni incentivo a ridurre la spesa comunale (e l'imposizione ICI), incentivo agli amministratori comunali ad alzare le tasse

Mi sembra difficile ideare una proposta piu' stupida.  In un modo o nell'altro gli amministratori locali per spendere di piu' devono comunque faticare/ rischiare per trovare le risorse (devono alzare le tasse agli elettori, devono andare a mendicare a Roma, devono trovare qualcuno che presti loro dei soldi): la proposta Lanzillotta fornisce incentivi a massimizzare la spesa pubblica locale entro il massimo livello di ICI consentito.