It IS the economy, stupid!! (lettera al PD)

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Corriere.itriporta oggi il bollettino economico di Bankitalia. Un panorama molto desolato.

Non ho tempo adesso per commentare il bollettino nei dettagli, ma un paio di cose balzano subito all'occhio - cose che del resto andiamodicendoda tempo su nFA.

1. I conti pubblici sono leggermente migliorati, ma tale risultato è stato pagato a carissimo prezzo: la pressione fiscale è ulteriormente aumentata, arrivando vicina ai massimi storici:

 

"La pressione fiscale è salita di 1,2 punti, al 43,3 per cento, avvicinandosi al picco registrato nel 1997. La dinamica delle entrate è stata sostenuta dalla forte crescita dei contributi sociali e delle imposte dirette. Sui primi ha influito la manovra per il 2007 che ha previsto aumenti delle aliquote contributive e il versamento all’INPS del TFR. La crescita delle imposte dirette è dovuta essenzialmente ai tributi autoliquidati, che hanno riflesso la ripresa dell’attività economica nel 2006 e i provvedimenti di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale e di ampliamento della base imponibile. Anche il gettito delle addizionali comunali e regionali all’Irpef è aumentato in misura significativa, in relazione, rispettivamente, all’introduzione di un acconto e all’incremento delle aliquote legali nel 2006 nelle Regioni con disavanzi sanitari."

 

Questa ulteriore torchiatura degli elementi produttivi del Paese ha senz'altro contribuito al voto negativo nei confronti del PD e a quello a favore della Lega.

2. La crescita in Italia ristagna:

 

"la nostra economia continua a risentire dei problemi strutturali che

si riflettono da vari anni in un progresso insufficiente della

produttività, indipendentemente dalle fluttuazioni cicliche"

"secondo nostre stime nella media dei primi tre mesi di quest’anno la produzione industriale ha sostanzialmente ristagnato. I recenti sondaggi congiunturali presso le imprese manifatturiere continuano a mostrare diffuso pessimismo. Il sondaggio condotto dalla Banca d’Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore alla fine di marzo mostra un netto deterioramento delle attese delle imprese dell’industria e dei servizi riguardo alla situazione economica generale del Paese."

 

Si indebolisce anche l'attività di investimento delle imprese, e la crescita di produttività scende a zero. Non è una sorpresa allora che anche i salari reali siano rimasti fermi:

 

Secondo i conti nazionali, nel 2007 le retribuzioni lorde unitarie sono cresciute nel totale dell’economia del 2,1 per cento (3,0 nel 2006), rimanendo sostanzialmente stazionarie in termini reali (0,3 nel 2006). La decelerazione ha riguardato sia l’industria in senso stretto (da 3,4 a 2,8 per cento) sia, in misura più accentuata, i servizi (da 2,9 a 1,6 per cento), che risentono del forte rallentamento registrato nel settore pubblico.

 

Intelligenti pauca: il governo Prodi non ha affrontato alcun nodo strutturale, è invece riuscito ad aumentare ancora la pressione fiscale, torchiando ulteriormente famiglie e imprese già allo stremo. Non c'è da stupirsi allora se gli eredi di Prodi siano stati puniti. Speriamo che si sveglino per la prossima volta.

 

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Commenti

Ci sono 110 commenti

Come spiega il bollettino della BDI gli incrementi sono dovuti allo spostamento del TFR all' INPS ( circa 7 miliardi di euro ed è solo un trasferimento), all' incremento dei contributi INPS  (ampiamente compensato dalla riduzione IRAP) , all' aumento delle addizionali regionali e comunali ( complessivamente irrisorie)alla lotta all' evasione e l' elusione( posta  significativa e importante politicamente ).

Il governo nei due anni 2007 e 2008 ha erogato a famiglie meno abbienti e imprese una riduzione di circa 10 miliardi di euro per anno con un intervento immediato alle imprese sul cuneo fiscale.

Poteva fare di più ma sicuramente non  ha torchiato le famiglie e le imprese ma  gli evasori e quelli che riuscivano a eludere le tasse in misura pesante.  

 

Dello spostamento del TFR all'INPS ha parlato su queste pagine Gian Luca - si e' trattato di una manovra di finanza creativa, che per di piu' danneggia sia imprese che lavoratori.

Per quanto riguarda evasione ed elusione, sappiamo bene che la pressione fiscale in Italia e' altissima. Il bollettino parla anche di ampliamento della base imponibile. Prodi e co. hanno fatto ben poco per ridurre la spesa pubblica, e si sono aggrappati a manovre cosmetiche (come quella del TFR) oppure al "raschiamento del fondo del barile": il fare emergere redditi sommersi e tassarli in qualsiasi maniera. Ma questa non e' una politica fiscale lungimirante, e' la politica fiscale della disperazione.

 

 

all' incremento dei contributi INPS  (ampiamente compensato dalla riduzione IRAP)

 

l'aumento dei contributi riguarda anche i lavoratori dipendenti e parasubordinati, l'IRAP e' a carico delle imprese. mi sfugge proprio il concetto di compensazione. se aggiungi che i contributi versati nel sistema Dini dai giovani sono di fatto uno "spreco" in quanto trattasi di "risparmio forzoso in una forma d'investimento a bassa redditivita'" (contrario al concetto di frontiera efficiente, CAPM), possiamo dire che i giovani hanno tanti motivi per essere felici....

 

Il governo nei due anni 2007 e 2008 ha erogato a famiglie meno abbienti

e imprese una riduzione di circa 10 miliardi di euro per anno con un

intervento immediato alle imprese sul cuneo fiscale.

 

 parte del taglio del cuneo fiscale riguarda proprio le detrazioni IRAP di cui parlavi sopra. diciamo che circa meta' di quei 10 miliardi te li sei gia' giocati sopra per "compensare" i contributi.

mi sembra che resti proprio poco. che poi:

 

all' aumento delle addizionali regionali e comunali ( complessivamente irrisorie)

 

mah, trattasi comunque di un paio di miliardi di aumento che continuano a mangiarsi parte di quei 10 miliardi di cui parlavi.

non lo so, a parte la vena polemica (di cui mi scuso), questa lotta alla morte per dire che il governo Prodi ha fatto grandi cose proprio non la capisco. certo, ha fatto qualcosa di buono, ma davvero vi volete accontentare di un contentino?

 

 

Ben lungi da me l'idea di difendere il mediocre operato del governo Prodi, ma mi sembra che qui si perda di vista un punto essenziale: l'evasione fiscale in Italia è un problema cruciale, scava un solco gravissimo tra i lavoratori dipendenti (costretti a pagare) e "gli altri" (che  a volte a torto ma spesso a ragione sono considerati evasori sistematici).

E un problema morale prima ancora che finanziario: mette milioni di italiani contro altri milioni, divide il paese, scatena sentimenti di rabbia, sfiducia, cinismo. Se il passato governo non avesse dato la sensazione (quanto fondata non saprei dire) di avere almeno l'intenzione di voler attaccare questo problema, VW non sarebbe al 33%, sarebbe al 3%.

 

 

La verita' che invece tutti ignorano e nascondono e' che, come evidenziato su questo sito da Alberto Lusiani tempo fa, l'evasione fiscale e' un fenomeno soprattutto regionale. Le regioni produttive del nord hanno tassi di evasione simili a quelli di altri paesi europei. I dati delle tabelle dell'evasione per regione illustrati in quell'articolo sembrano suggerire che il problema dell'evasione non e' tanto un problema morale! A quei tassi e' un problema di ordine pubblico. 

 

Il governo ha attaccato il problema dove era piu' facile attaccandolo: spremendo ancora di piu' le regioni del nord, creando risentimento ma ottenendo poco. Non c'e' niente da stupirsi se roccaforti operaie nel nordest hanno votato in massa per la lega.

 

Il post di Alberto Lusiani, e la sua fonte principale, che è il documento dell'Agenzia delle Entrate sull'evasione IRAP del 2006 (a cura di Stefano Pisanu e Cristiano Polito) sono la spiegazione più chiara ed esauriente del trionfo della Lega e di Berlusconi. Dovrebbero essere letture obbligate per i capi del PD, se sperano in un esito diverso delle elezioni del 2013. Naturalmente la coalizione PDL-Lega ha un punto debole, costituito dal trionfo del centrodestra in Sicilia e la vittoria in Calabria. Secondo i dati dell'agenzia delle entrate le regioni dove è piu' alta l'intensità dell'evasione sono nell'ordine: Calabria, Sicilia, Puglia e Campania. Tutte regioni nelle quali ha vinto il centro-destra. A priori, dodici (cioè infiniti) anni fa poteva sembrare che il duo Andreatta-Prodi (il professore ed il suo assistente) fosse in grado di comprendere il malessere del mondo produttivo del nord est e di interpretarne le esigenze, che erano poi le esigenze del motore di crescita. Ma così non è stato. Chi potrebbe essere ora nel centro sinistra a raccogliere la sfida?

 

 

Naturalmente la coalizione PDL-Lega ha un punto debole, costituito dal

trionfo del centrodestra in Sicilia e la vittoria in Calabria. Secondo

i dati dell'agenzia delle entrate le regioni dove è piu' alta

l'intensità dell'evasione sono nell'ordine: Calabria, Sicilia, Puglia e

Campania.

 

Infatti questo e' il motivo per cui non mi aspetto riforme serie e radicali da parte della prossima maggioranza di governo. Ci vuole troppa intelligenza e troppo coraggio per riformare un sistema tanto degradato come quello italiano. La via piu' facile e' prendere il controllo della RAI e poi ridurre appena appena le tasse a spese del deficit, e continuare la spesa clientelare a gogo: quello che ha fatto Tremonti coi risultati che abbiamo ben visto nel 2006. La Lega la volta precedente ha lasciato fare in cambio dell'approvazione della riforma costituzionale, che dal punto di vista del federalismo era poca cosa, anche se andava nella direzione giusta della reponsabilita' esclusiva. Ora temo che la Lega si integri nella Casta chiedendo solo riforme di immagine ma non di sostanza, come a prima vista e' l'attribuzione di parte dei tributi erariali alla Lombardia. Giocando sul bilancio dei trasferimenti statali si puo' fare in modo che tutto rimanga come prima senza alcun vantaggio per il cittadino lombardo medio. L'unico modo per introdurre un federalismo virtuoso e' individuare dei tributi e delle responsabilita' di spesa dove la responsabilita' delle regioni sia esclusiva.

 

 

Con quali dati si può dire che la pressione fiscale è non solo maggiore al Nord rispetto al Sud  ma anche che è cresciuta di più in Lombardia rispetto alla Sicilia ? se non ci sono dati inoppugnabili che dimostrano questo e non ne ho visti, cade tutto il ragionamento sulla torchiatura delle tasse al Nord.

E poi siamo proprio sicuri che in Italia la pressione fiscale è mostruosamente alta in confronto alla Francia, alla Germania ?

Per votare Lega o Berlusconi non è necessario che le tasse siano alte ma è sufficiente che siano sentite come tali. Se il centrodestra ridurrà le imposizioni fiscali come promesso ( 3 o 4 punti di PIL in 5 anni )  e realizzerà il federalismo, occorrerà avere dall' altra parte una equivalente riduzione delle spese centrali e periferiche nelle regioni meno ricche. Nel governo  dell' Italia dal 2001 al 2005 il centrodestra si è mosso in direzione opposta : aumento spesa pubblica, mantenimento totale degli sprechi centrali e periferici. Sarei molto contento se si riuscisse a cambiare l' Italia con questo governo ma non mi faccio illusioni.

 

Dipende da che intendi per pressione fiscale e per mostruosamente.

Non ho tempo/voglia di cercarmi i dati, ma a memoria:

- la pressione fiscale (+ contributiva) ufficiale è di poco superiore

- quella effettiva, per chi le paga, è molto maggiore (il dato medio è più basso a causa del sommerso che qui pesa molto di più); credo intorno al 60% per un professionista non evasore o un dipendente ben pagato.

- non cambia molto da regione a regione per i non evasori, ma come spiega qui Alberto Lusiani, questi sono concentrati al nord: la pressione fiscale media (tra chi paga le tasse e chi le evade) è quindi più alta in alcune regioni e più bassa in altre.

 

 

Sul fatto che sia più alta: il sommerso italiano non è neanche comparabile a quello del resto d'Europa. Quindi, se la pressione ufficiale è simile, quella reale è molto più alta.

Sulla distribuzione regionale della pressione fiscale: vedi articolo di Alberto Lusiani, dati ufficiali Agenzia delle Finanze. Con differenze del genere, la conclusione che la pressione fiscale effettiva sia mostruosamente più alta al Nord mi sembra fuori questione.

Come abbiamo mostrato con altri dati (pure ufficialissimi) il reddito disponibile delle famiglie (in % del nazionale) è più basso in Italia che negli altri paesi europei e, soprattutto, è andato diminuendo drammaticamente dal 1992 in poi.

Infine, smettiamola con questo mito assolutamente inventato secondo cui il centro destra ha generato più spesa pubblica del centro sinistra: pari sono, come minimo. Anche questo si evince dai dati evidenziati nell'articolo citato al paragrafo precedente ed in quelli ad esso collegati.

Mi rendo conto che i miti siano duri a morire, e che la verità dia fastidio. Ma i fatti tali sono, il resto son fantasie ideologiche. I tumori economici italiani si chiamano settore pubblico (tasse, spese, amministrazione pubblica) e Mezzogiorno. E sono intrinsicamente legati uno all'altro da almeno cinquant'anni.

 

 

 

Con quali dati si può dire che la pressione fiscale è non solo maggiore

al Nord rispetto al Sud ma anche che è cresciuta di più in Lombardia

rispetto alla Sicilia ? se non ci sono dati inoppugnabili che

dimostrano questo e non ne ho visti, cade tutto il ragionamento sulla

torchiatura delle tasse al Nord.

 

 

E poi siamo proprio sicuri che in Italia la pressione fiscale è mostruosamente alta in confronto alla Francia, alla Germania?

 

Cerco di assegnare qualche misura quantitativa alle affermazioni riportate sopra usando la terminologia appena introdotta da Michele Boldrin per rispondere e per chiarire le idee.

PIL = prodotto interno lordo, si tratta di una stima abbastanza accurata del PIL sia legale che sommerso

GF = gettito fiscale, in questo caso a meno che il governo bari i dati ufficiali sono uguali a quelli di fatto

PFU = GF/PIL, pressione fiscale ufficiale, i dati usualmente pubblicati sui giornali e diffusi dal governo

FPS = frazione del PIL sommerso, non dichiarato, che non paga tasse

PILD = PIL - PIL*FPS, PIL legale, dichiarato al fisco, che paga le tasse

PFE = GF/PILD pressione fiscale effettiva reale, sulla parte di PIL legale dichiarata al fisco

La FPS viene stimata in maniera che viene ritenuta affidabile, specialmente in termini relativi quando lo stesso studio lo determina per paesi o regioni diverse. In base alle fonti descritte in passato abbiamo che secondo dati attendibili per Italia, Francia e Germania la FPS e': 27%, 15.3%, 16.3%. Allo stesso tempo, semplificando, possiamo affermare che la pressione fiscale ufficiali PFU e' uguale nei tre paesi, pari al 42%. In realta', la PFU e' molto simile Francia e Italia, e un po' inferiore per la Germania, ma rispetto alle differenze della FPS la possiamo considerare uguale in prima approssimazione.

Quindi la pressione fiscale effettiva PFE sara': PFE(Italia)=57.3%, PFE(Francia)=49.6%, PFE(Germania)=50.2%. La pressione fiscale effettiva, quella sugli onesti che pagano le tasse, e' quindi piu' elevata per l'Italia rispetto a Francia e Germania, come documentato a livello individuale anche dal confronto delle buste paga fatto dalla Confindustria della provincia di Venezia.

Per quanto riguarda le differenze tra Nord e Sud si possono utilizzare le stime della FPS del settore privato disaggregate per regioni descritte in passato per capire che il Lombardia, dove l'evasione privata stimata e' al 13.1% si pagano come media regionale molte piu' tasse che in Campania, dove l'evasione stimata e' al 64.2%. Tenendo conto che la PFE su chi paga e' al 57% in Italia, anche la PFU regionale del Nord Italia e' nettamente superiore a quelle di Francia e Germania.

Non ho dati quantitativi per dimostrare che Visco e TPS hanno affondato le mani preferenzialmente nelle tasche dei contribuenti del Nord, ma tutta l'evidenza disponibile va in questa direzione:

  • Visco e TPS hanno fatto propaganda e disinformazione sul fatto che l'evasione fiscale sarebbe equidistribuita tra Nord e Sud, mentre al Nord e' su livelli europei o meglio, e al Sud e' un fattore 2-4 volte superiore;
  • Luca Ricolfi stima in Dossier Italia che il recupero dell'evasione fiscale e' molto inferiore a quanto dichiarato, e quindi il maggior gettito fiscale viene primariamente da chi pagava gia' il dovuto, che e' localizzato primariamente al Nord;
  • la sostituzione delle deduzioni con le detrazioni ha aumentato il peso del fisco su chi gia' dichiarava, anche perche' ora le addizionali IRPEF locali si pagano su tutto il reddito, anziche' sulla parte rimanente dopo sottratte le deduzioni di Tremonti per i carichi familiari.

 

 

 

E' possibile stimare i "trasferimenti" dall'amministrazione centrale alle diverse regioni?

 

Certo che e' possibile farlo, ci sono tutti i dati disponibili, e non si tratta di stime ma di numeri solidi che corrispondono alle imposte incassate e alla spesa pubblica erogata nelle diverse regioni.

Da M.Boldrin e A.Rustichini, La Crisi Italiana. Ipotesi sul Federalismo Possibile, in F.Giavazzi, A.Penati e G.Tabellini, La

costituzione fiscale, Bologna, il Mulino:

La tabella presenta un consuntivo regionale in lire italiani delle entrate nette pro-capite, delle spese totali pro-capite e del relativo residuo fiscale: un valore positivo di quest'ultimo indica che l'azione dell'apparato pubblico effettua un prelievo netto di risorse dalla regione in questione, viceversa per un valore negativo.

 Entrate fiscaliSpesa stataleresiduo pro-capite
Piemonte6.390.4235.290.3001.100.123
V. d'Aosta7.544.412 15.861.511-8.317.099
Lombardia7.274.9664.889.6242.385.342
Liguria6.402.1028.220.337-1.818.234
Trentino A.A.5.839.03410.343.461-4.504.427
Veneto5.823.8024.997.369826.433
Friuli V.G.6.032.2738.104.856-2.072.583
Emilia R.6.866.0645.686.3171.179.747
Toscana6.036.5686.333.169-296.600
Umbria4.870.6088.324.410-3.453.802
Marche5.354.3816.383.045-1.028.664
Lazio5.905.3656.985.222-1.079.858
Abruzzi4.225.3697.448.693-3.223.324
Molise3.349.67910.383.715-7.034.036
Campania3.228.6326.423.645-3.195.012
Puglia3.386.2866.559.151-3.172.865
Basilicata3.089.40210.547.192-7.457.790
Calabria2.652.1448.537.772-5.885.629
Sicilia3.267.7126.838.494-3.570.782
Sardegna3.883.2128.341.081-4.457.869

Il residuo fiscale e' rimasto approssimativamente costante in termini reali, credo sia leggermente aumentato, in termini nominali sara' oggi circa il doppio della misura del 1989 qui riportata.

Questi dati non vengono pubblicati su giornali e TV con una corretta presentazione, perche' sono molto difficili da giustificare e da difendere per lo Stato centrale. In passato, all'inizio degli anni '90 sono stati pubblicati in rare occasioni ma sempre col trucco di includere nella spesa pubblica gli interessi dei titoli di Stato, come se per un cittadino fosse lo stesso riscuotere cedole dei suoi investimenti privati, oppure avere scuole e ospedali funzionanti. Inoltre non veniva mai sottolineato che solo accumulando debito pubblico la spesa pubblica era maggiore delle entrate per tutta l'Italia complessivamente, per cui anche le regioni in pari o leggermente in vantaggio in realta' pagavano piu' di quanto lo Stato ritornava in servizi.

Dalla fine degli anni '90 sia il deficit che gli interessi pagati sui titoli di Stato sono stati ridotti (in termini piu' che altro nominali, in termini reali si e' ridotto piu' che altro il premio di rischio sui titoli di Stato) per cui diventa piu' difficile cammuffare i conti pubblici mascherando i trasferimenti di ricchezza: cosi' non e' stato pubblicato piu' nulla, almeno sui giornali che ho letto io.

 

 

 

Stefano Fassina (direttore scientifico del NENS, il centro studi fondato da Bersani e Visco) ha scritto oggi un articolo per l'Unità in cui afferma tra l'altro:

 

...la capacità fiscale dei territori italiani è molto diversa e ha cause

molto profonde, difficilmente reversibili nel periodo di transizione

immaginato: ad esempio, in termini di Irpef pro-capite, la Lombardia

versa 3 volte l’importo della Calabria; per l’imposta pagata dalle

società di capitali, il rapporto tra quanto versato per abitante in

Calabria e in Lombardia è 1 a 10; per l’Iva (misurata sui consumi

finali di ciascuna regione), tale rapporto è 1 a 2.

 

Sottolineo che questa è imposizione pro-capite. Un cittadino lombardo, ci dice Fassina, paga in media tre volte di IRPEF quello che paga un calabrese. E, a quanto pare, il salasso non si ferma all'IRPEF ma si estende alle altre tasse.

Chiunque voglia capire perché il PD è così debole al Nord può cominciare da questo articolo. Infatti gli spaventosi numeri di cui sopra non vengono usati da Fassina per invocare una maggiore perequazione contributiva, ma per sostenere (semplifico un po' ma neanche tanto), che il federalismo non si può fare perché al meridione verrebbero a mancare le risorse per sopravvivere. 

Nota ai dirigenti del PD: far pagare il triplo di IRPEF agli abitanti della Lombardia che a quelli della Calabria non è servito a vincere in Calabria. 

 

 

Aggiungo a quanto scritto che e' disponibile su web uno studio pubblicato nel 2003 che suddivide per regione l'84% le imposte versate nel 2001. Si trova sul sito dell' issirfa (CNR).

Ministero dell'Economia e delle Finanze, La regionalizzazione delle entrate erariali (Ottobre 2003)

LA REGIONALIZZAZIONE DELLE ENTRATE ERARIALI

CONTRIBUTO ALLA “COMMISSIONE DI STUDIO SUL FEDERALISMO AMMINISTRATIVO E

FISCALE DEL NUOVO TITOLO V DELLA COSTITUZIONE” ISTITUITA PRESSO LA SCUOLA

SUPERIORE DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 

Segnalo che Libero Mercato del 26/7/2008 sono stati pubblicati dati recenti, del 2005 e 2006 della spesa statale e regionale per regioni, elencando anche i dati pro-capite. Quando ho tempo cerco di riportarli qui. Si tratta di una elaborazione del "Centro Studi Sintesi" su dati ufficiali dello Stato italiano.

Sul Corriere della Sera del 7/6/2008 invece sono pubblicati i dati 2006 e 2007 della spesa sanitaria regionale, pro-capite (fonte ISAE, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).

Segnalo infine che e' stato pubblicato sul Sole 24 Ore la bozza di disegno di legge delega che descrive come il governo intende fare il federalismo fiscale. Quando ho tempo lo commento.

 

Non ho capito il tuo commento. Perché penso che il PD sia più stupido di quanto non sia? Per 14 anni, dai tempi della "macchina di guerra" la sinista è stata convinta di avere solo lei per investitura ideologica o divina le capacità ed il dovere di risolvere tutti i problemi dell'Italia. Solo fenomeni passeggeri come la Lega o imbrogli mediatici e partiti di plastica come quello di Berlusconi potevano temporaneamente fermare la gloriosa avanzata. Non è piu' così. I risultati delle ultime elezioni sembrano aver prodotto una maggiore consapevolezza della realtà.  Sono convinto che l'ipotesi di interrompere qualsiasi tipo di "aiuto" al mezzogiorno troverebbe larghi consensi nel popolo della sinistra. Ho letto l'articolo su l'Unità segnalato da sandro brusco. L'autore lamenta innanzitutto che all'interno della sinistra si cominci a parlare di federalismo fiscale. Quindi se ne parla. Ed in effetti se Veltroni e Rutelli possono inseguire Bossi nelle invettive contro gli immigrati (che invece sono una delle poche speranze per lo sviluppo) perché non potrebbero inseguirlo, magari con maggiore competenza tecnica, nel federalismo fiscale? L'autore dell'articolo sull'Unità  sostiene che le proposte della lega in tema di federalismo fiscale  non hanno senso nel breve termine. Forse ha ragione ma cinque anni sono tanti, e l'opposizione non ha proprio il dovere di risolvere tutti i problemi tecnici di attuazione di una proposta a grandi linee ragionevole. Inoltre per alcune spese pubbliche non è difficile arrivare almeno al passaggio dal criterio della spesa storica al principio del costo standard per determinare i flussi di trasferimenti. So bene, ad esempio, che questo passaggio potrebbe avvenire dall'oggi al domani per quel che riguarda il Fondo di Finanziamento Ordinario delle università. Anzi è uno scandalo che non sia avvenuto secondo quanto prevedeva la legge finanziaria del 1993. I (lenti) progressi in questo senso sono stati improvvisamente interrotti nel 2001, per l'incapacità di capire il problema del Ministro Moratti e dei suoi consiglieri, e la mancanza di un interlocutore valido (come era Giarda) al Ministero dell'Economia. Credo che, sia pure con maggiore cautela, si possa andare nella stessa direzione per la spesa sanitaria. Non vedo ragioni per cui una coerente applicazione del principio del costo standard non possa gradatamente essere applicata a tutti i settori della pubblica amministrazione. Sarebbe stupida questa posizione per il PD? Può essere. Forse, in effetti, è più furbo aspettare che sia il centrodestra a deludere le aspettative contraddittorie del suo elettorato, continuando a proporsi come i salvatori della patria per investitura divina, blaterando nel frattempo sul conflitto di interessi o sullo stalliere mafioso di Berlusconi "à la Travaglio".

 

Sandro, effettivamente NON hai capito il mio commento! Provo a spiegarmi meglio.

Io ho detto: SE davvero queste proposte serie di federalismo fiscale che tu hai in mente (non so quali siano e non conosco la questione FFO delle università) FOSSERO convenienti per il PD e SE, effettivamente, tali proposte POTESSERO creare contraddizioni tra PdL e Lega, ALLORA davvero quelli del PD sarebbero, nel non farle, ancor più miopi ed incapaci di quanto io già non li ritenga!

Non so se mi spiego: per 15 anni hanno avuto l'opportunità di creare contraddizioni in seno al "nemico" senza creare contraddizioni a se stessi, e non l'hanno fatto? Occorre davvero essere tonti!

Ovviamente, siccome nemmeno io li considero COSI' TANTO TONTI, la mia ipotesi è che proposte serie di federalismo fiscale dal Partito Dossettiano non ne arriveranno mai. Perché? Perché è un partito romano, controllato in toto dalla casta e dai livelli alti dei ministeri e dell'apparato dello stato romano "at large". Pensa che ora che fa il sindaco di Bologna se n'è reso conto persino Cofferati! Meglio tardi che mai, no? Forse un giorno scoprirà anche che il sindacato centralizzato fa parte della casta e fa più danni che altro!

Il PD è un partito, quindi, che ha nel DNA dei suoi interessi materiali la necessità di mantenere in piedi lo stato centralizzatore, tassatore ed inefficiente. Guardati le liste dei suoi candidati a queste elezioni: c'era qualche produttore del settore privato a fare da esca, ma il "corpo" era tutto apparato pubblico, a cominciare dall'oramai mitica loro capolista romana che è l'incarnazione dei palazzi della casta. Non solo, anche il pilone centrale della base elettorale del PD è costituito dai dipendenti del settore pubblico, i quali avrebbero solo da perderci dall'attuazione di un regime di federalismo fiscale serio.

Se a questa "struttura materiale" ci aggiungi la "sovrastruttura ideologica", di tipo catto-comunista e quindi statalista-centralista, il quadro è completo. Per questo il federalismo non può, nel modo piu' assoluto, venire dal PD. A meno che il PD non si spacchi in due ... 

 

 

Io credo che sia vero che se il PD facesse una seria proposta di federalismo fiscale che interrompa una volta per tutte il modello di acquisizione del consenso al sud a botte di tassazione mostruosa al nord allora il PdL sarebbe in serissima difficoltà. Per una ragione molto semplice: il PdL è un partito che ha la sua maggior forza al Sud, e questa tendenza si è notevolmente rafforzata in questa elezione (tra un po' farò un post di analisi più approfindita dei risultati, ma da una lettura preliminare la tendenza è chiarissima).

La domanda seria, che mi sono posto  la prima volta 15 anni fa e a cui non sono mai riuscito a dare una risposta compiuta, è perché mai il centrosinistra non usa questa opportunità. In ordine decrescente di importanza i seguenti  motivi mi appaiono plausibili: 1) la classe dirigente del centrosinistra è parte integrante della casta e detesta qualunque provvedimento che ne riduca i privilegi e il potere; qua si parla di ridurre veramente tasse e spesa (nell'ordine del 10% del PIL, se vogliamo esser seri), e quindi il potere e i privilegi della classe politica. 2) la classe dirigente del centrosinistra è avversa al rischio. Anziché tentare la nuova avventura di un'alleanza vera con le classi produttive del nord (non solo con la grande impresa, come ha fatto Veltroni) preferisce continuare il piccolo cabotaggio continuato finora, che la vede perdente la maggior parte delle volte ma garantisce comunque una certa quota di potere 3) malintesi richiami ideologici favorevoli alla redistribuzione tra regioni ricche e regioni povere. I fattori ideologici a mio avviso sono poco rilevanti, su queste cose sono tendenzialmente marxista (nel senso di "è la struttura che determina la sovrastruttura"). Il primo e il secondo fattore sono invece secondo me importanti, anche se non costituiscono una spiegazione interamente soddisfacente. In fondo per il centrosinistra non è un bel vivere, ridotto a sperare che gli avversari facciano sciocchezze clamorose. Bisogna essere veramente tanto avverso al rischio per non tentare un'altra strada.

Aggiungo che mi piacerebbe condividere l'ottimismo di sandroft sul fatto che il PD stia finalmente uscendo dalle secche su questo tema, ma non ci riesco proprio. Di federalismo

fiscale nel centrosinistra se ne parla da tanto, non da oggi, e a dir

la verità l'art. 119 della costituzione riformata dall'Ulivo non è

affatto male. Il problema è che quando poi bisogna passare dalle

enunciazioni di principio ai fatti concreti non succede mai nulla. Né

il periodo 1996-2001 né il breve periodo 2006-2008 hanno visto

un'azione incisiva in questa direzione. Al contrario, l'oppressione

fiscale del nord sembra essere peggiorata.

 

Si potrebbe aggiungere una ulteriore considerazione peggiorativa per le regioni in deficit. Gli interessi sul debito pubblico (dal lato delle spese) andrebbero attribuiti integralmente a queste ultime. Le regioni in surplus infatti non possono essere ritenute responsabili dell'accumulazione abnorme di debito pubblico.

Aggiungerei anche che la riduzione del rapporto debito/PIL faticosamente raggiunta negli ultimi 15 è stata complessivamente una mera operazione patrimoniale, un enorme asset swap con il quale sono stati scambiati società, enti e immobili pubblici (le cd privatizzazioni) con la riduzione del debito. Questo è avvenuto in gran parte negli anni '90. Successivamente invece non ci sono stati ulteriori miglioramente apprezzabili, perchè i cespiti facilmente smobilizzabili (a parte le partecipazioni strategiche in Eni, Enel, ecc.) sono finiti e Tremonti si è inventato le cartolarizzazioni e la CDDPP.

La verità è che la riduzione della spesa non si è ancora vista e se qualcuno provasse ad attuarla la tensione fra le regioni che pagano e quelle che incassano crescerebbe ulteriormente.

 

 

La verità è che la riduzione della spesa non si è ancora vista e se

qualcuno provasse ad attuarla la tensione fra le regioni che pagano e

quelle che incassano crescerebbe ulteriormente.

 

In prima approssimazione e' proprio cosi', la spesa non e' stata assolutamente ridotta. Va sottolineato che il governo Prodi 1 per far rispettare i vincoli della moneta unica ha agito, esattamente come il Prodi 2, unicamente sul lato delle imposte, tra l'altro con l'Eurotassa. Infatti Prodi e l'Ulivo+RC di quei tempi si sono accordati sul risanamento dei conti pubblivi solo dopo che i loro economisti li hanno convinti che solo con la moneta unica, e la conseguente riduzione dell'inflazione, sarebbe stato possibile per l'Italia continuare a spendere con un deficit reale invariato e insieme rispettare il deficit entro il 3%: il risanamento l'hanno fatto per continuare a spendere come prima!

Infatti i vincoli UE sono sul deficit nominale piuttosto che sul disavanzo primario, cioe' sottratto dell'inflazione. Il vincolo del 3% sostanzialmente significa che disavanzo primario (= deficit reale) piu' inflazione deve essere inferiore al 3%. Per questo, per continuare a spendere, e allo stesso tempo rispettare il 3%, e' indispensabile ridurre l'inflazione entrando nella moneta unica. La finanza creativa latina del partito tassa e spendi si e' messa all'opera e ha centrato l'obiettivo. Con un'operazione sostanzialmente d'immagine, con un'extra-tassa ad hoc, spostando un po' di spese all'anno precedente (e qui sforando) a quello della resa dei conti, aiutandosi con trucchetti vari come la riforma da contabilita' di competenza e contabilita' di cassa che ha confuso parte dei centri di spesa pubblica, Prodi 1 e' riuscito a fare un risanamento apparente senza sanare la prima voce che andava aggredita: la spesa pubblica.

Questa e' la storia del risanamento dei conti pubblici sotto Prodi 1, che fra l'altro probabilmente non sarebbe mai riuscita senza la mega-svalutazione del 1992 che ha dato una spinta "drogata" ad un sistema produttivo ormai da tempo alle corde.

 

Con il permesso dell'autore trascrivo qui di seguito una lettera inviata il 22 aprile scorso al Corriere. La lettera potrebbe essere pubblicata, nei prossimi giorni, in una versione ridotta, con una replica di Michele Salvati. 

Non mi capita spesso di essere in disaccordo con Michele Salvati. Ed infatti è interamente condivisibile la sua analisi del ruolo svolto dalla "questione meridionale"  nelle elezioni politiche, contenuta nel fondo "La Lobby del Sud" (Corriere della Sera 22 aprile). Non riesco però a concordare con le sue conclusioni. Salvati indica con chiarezza le contraddizioni che affliggono la nuova maggioranza la quale  ha sostanzialmente promesso al Sud di perpetuare l'assistenzialismo e al nord di realizzare un "federalismo fiscale" che dovrebbe interrompere il flusso di aiuti finanziari dalle regioni settentrionali a quelle meridionali.

 Ma poi aggiunge: "Se il PD ha veramente vocazione maggioritaria, se veramente antepone gli interessi del Paese a quelli del partito, non ceda alla tentazione di esasperare le fratture nella coalizione di governo, ma si impegni in Parlamento a trovare una mediazione alta, che salvaguardi l'unità nazionale componendo le "parti buone" delle domande che provengono dal Nord e dal Sud."

 Secondo questo programma dovrebbe essere l'opposizione a cavar le castagne dal fuoco alla maggioranza, in nome dell'unità nazionale o del principio di solidarietà. Ma solidarietà nei riguardi di chi? Degli evasori fiscali? Della criminalità organizzata?

 Facciamo un esempio importante. Da uno studio condotto nel 2006 dall'Agenzia delle Entrate consultabile in http://www1.agenziaentrate.it/ufficiostudi/pdf/2006/Sintesi-evasione-Irap-06.pdf , risulta che la IRAP è evasa per il 13% in Lombardia, per il 22% in Emilia Romagna e nel Veneto, ed invece per il 60% in Puglia, il 65%  in Sicilia ed il 93% in Calabria. Questa imposta dovrebbe servire a finanziare il servizio sanitario nazionale. Eppure la spesa sanitaria pro-capite è più alta in Sicilia che in Lombardia.

 Contributo di solidarietà sarebbe se, a parità di evasione fiscale, e a parità di costo pro-capite del sistema sanitario regionale, le regioni più ricche contribuissero alle spese sanitarie di quelle più povere, in modo che la spesa sanitaria in ogni regione sia adeguata per la popolazione della regione.

 Ma i dati dello studio della Agenzia delle Entrate ci dicono che non è così. Le regioni più ricche o presunte tali non contribuiscono a finanziare servizi sanitari adeguati per le regioni più povere. Contribuiscono invece a finanziare evasione fiscale, clientelismo e corruzione nella organizzazione dei servizi sanitari. Inevitabilmente, finanziano un peggioramento dei servizi sanitari del meridione.

 Si tratta di un sistema che obiettivamente danneggia in primo luogo le regioni meridionali e dal quale è imperativo uscire. L' opposizione ha il dovere di indicare una via di uscita, che non deve essere un compromesso che permetta alla Lega di ingannare i suoi elettori, e ai politici meridionali del PdL di continuare a coltivare le proprie clientele. Questo è non solo l'interesse del Partito Democratico, ma anche e soprattutto l'interesse del Paese.

 

 

Ma l'autore sei tu?

 

Complimenti per la lettera, che sottoscrivo al 100%. Mi aspetto elaborati equilibrismi da parte delle persone di buona volonta' del PD.

Aggiungerei e sottolinerei che il problema principale e' la deresponsabilizzazione della spesa locale, per esempio quella sanitaria.

C'e' deresponsabilizzazione se (in nome dell'unita' nazionale, della solidarieta', eccetera) si permette agli amministratori locali di decidere e finanziare spesa locale con risorse "spremute" in massima parte altrove. E' evidente che l'equilibrio di questo sistema massimizza la competizione tra amministratori locali per aumentare la spesa pubblica locale a carico delle risorse centrali provenienti prevalentemente da elettori delle altre regioni, e quindi massimizza la spesa aggregata. Non solo, l'amministratore che spende tando e male non viene punito perche' per quanto male siano spesi i soldi sono pur sempre risorse prevalentemente altrui di cui si e' appropriato per il suo elettorato.

Aggiungo infine che se si attribuisce valore alla solidarieta' e all'unita' nazionale non si puo' usarle come pretesti per pratiche "viziose" e nocive all'interesse generale, ma si deve avere intelligenza e cura che siano applicate coerentemente all'interesse generale. La UE non ha finanziato la spesa sanitaria della Spagna e dell'Irlanda, ne' ha finanziato aumenti salariali ai loro dipendenti statali per portarli al livello di quelli francesi e tedeschi. Invece ha finanziato progetti di sviluppo tecnologico cercando di selezionarli tra quelli sensati, e prevalentemente in cofinanziamento. Con i metodi della UE l'Irlanda ha superato il reddito pro capite nominale di UK e USA, e la Spagna ha superato l'Italia per reddito pro-capite a parita' d'acquisto. Con i metodi italiani si e' finanziato il sottosviluppo del Sud incentivando un settore statale ipertrofico e improduttivo, mettendo fuori mercato l'attivita' economica privata, favorendo anche clientelismo e sprechi nella spesa pubblica. E tutto i nome di principi astratti male applicati, le tipiche buone intenzioni di cui e' lastricato l'inferno.

 

 

Michele Salvati ha risposto alla lettera inviata sul Corriere della Sera del 25 aprile. Azzardo una traduzione.

 

Caro Figà Talamanca, quando affermo che forse è possibile una

conciliazione tra la parte buona delle domande della Lega (reprimere lo

spreco e l' inefficienza che caratterizzano l' intervento pubblico nel

Mezzogiorno e che tu esemplifichi con l' evasione fiscale e la spesa

sanitaria: purtroppo gli esempi sono ben più numerosi) e la parte buona

delle domande del Mezzogiorno (avere servizi pubblici essenziali allo

stesso livello del Nord), voglio semplicemente dire che occorre una

politica per il Mezzogiorno efficace, che elimini sprechi e

inefficienze, e che stronchi il clientelismo che è alla loro radice.

Questa è una politica dura, impopolare e che va mantenuta su tempi

lunghi, legislatura dopo legislatura.

 

Caro Talamanca, hai ragione a dire che e' i trasferimenti statali a Sud come storicamente sono stati amministrati generano prevalentemente clientelismo, sprechi e inefficienze, e concordo sul fatto che occora seriamente riconsiderare la loro struttura e il loro importo. Tuttavia non sottoscrivero' mai pubblicamente affermazioni del genere e piuttosto preferisco reiterare l'usuale mantra secondo cui al Sud ci sono clientelismo, sprechi e inefficienze (per motivi che non specifico e devono rimanere ignoti) e che occorre una politica dura e impopolare per contrastarli (politica che mi guardo bene dal descrivere), e che tale politica va mantenuta per decenni.

 

Se - per te immagino sia una

«ipotesi di scuola» - il governo volesse avviarla, che cosa dovrebbe

fare il Pd? Contrastarla, per non «cavare le castagne dal fuoco» alla

maggioranza? Michele Salvati

 

Per tradurre questo e' necessario riprendere quanto affermava Salvati sul Corriere del 22 aprile:

 

Sono conciliabili queste due domande [della Lega e del PDL-Sud]? Se prendiamo le loro

motivazioni buone, certamente sì. Ma per conciliarle occorrono visione

e idee forti su come innescare sviluppo autonomo nel Mezzogiorno:

insomma un ceto politico e tecnico di grande qualità. E qui si apre una

straordinaria occasione per il Partito democratico. Ci saranno

ovviamente tensioni tra la Lega e la parte meridionale del Pdl. Se il

Pd ha veramente vocazione maggioritaria, se veramente antepone gli

interessi del Paese a quelli del partito, non ceda alla tentazione di

esasperare le fratture nella coalizione di governo, ma si impegni in

Parlamento a trovare una mediazione alta, una soluzione che salvaguardi

l’unità nazionale componendo le «parti buone» delle domande che

provengono dal Nord e dal Sud.

 

Conviene al PD accogliere sia la parte buona richieste della Lega (eliminare clientelismo, sprechi e inefficienze al Sud) sia la parte buona delle richieste del PDL-Sud (migliori servizi pubblici al Sud) combinandole in una proposta politica che solo noi esseri di qualita' morale e intellettuale superiore possiamo ambire a formulare. Dobbiamo farlo anche perche' possiamo mettere a rischio perfino l'unita' nazionale se esasperiamo le richieste divergenti della Lega di avere maggiore autonomia al Nord e del PDL-Sud di avere maggiore spesa pubblica al Sud.

Quindi la risposta a Talamanca e' che se per magia il governo Berlusconi dovesse avviare una politica che combina cio' che Salvati considera buono delle richieste di Lega e PDL-Sud, il PD non dovrebbe cedere alla facile tentazione di polemizzare cercando di aizzare PDL-Sud e Lega l'uno contro l'altro ma dovrebbe rilanciare con una sintesi politica migliore.

Ci sono degli elementi positivi in quello che scrive Salvati, sembra si sia accorto che ci sono dei problemi seri in Italia (clientelismo, sprechi e inefficienze al Sud) e che occorre risolverli se interessa conservare l'unita' nazionale. Fa anche un grande passo avanti rispetto alle posizioni tradizionali del centro-sinistra nel riconoscere che la richiesta di maggiore spesa pubblica al Sud e' sbagliata. Non sembra pero' rendersi conto, o quantomeno si rifiuta di sottoscrivere che i problemi evidenziati sono originati proprio dalla struttura centralistica "viziosa" dello Stato e dei trasferimenti statali, e che la richiesta della Lega di autonomia farebbe bene non solo a Nord ma anche a Sud a patto che vi sia responsabilita' vera a livello locale di decidere la spesa come di coprirla con imposte a carico dei percettori. Sembra invece che Salvati ritenga che sia possibile riformare lo Stato italiano con una migliore organizzazione e programmazione dal centro. Secondo me questo non e' possibile: manca sia una classe dirigente competente e onesta, e inoltre i meccanismi dello Stato stesso non funzionano (amministrazione, giustizia, ordine pubblico) e non potrebbero attuare nemmeno una buona politica. E' indispensabile invece introdurre trasparenza, incentivi, competizione tra le unita' di governo locale e questo si puo' ottenere solo assegnando loro competenze esclusive su una frazione sempre maggiore delle entrate e uscite pubbliche.