La liberalizzazione dei farmaci e le autonomie regionali

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In questo sito si sono gia' spesi diversi kilobytes a favore del federalismo. Si tratta di posizioni sostanzialmente condivise dal sottoscritto, salvo un tarlo che mi rode da diverso tempo il cervelletto: la teoria che i poteri regionali vengano assegnati a politici regionali con quoziente d'intelligenza, per cosi' dire, ... regionale.

Mi spiego meglio, visto che la teoria appartiene al sottoscritto: nel corso della mia permanenza in suolo italico ho avuto modo di conoscere e qualche volta confrontarmi con qualche politicante locale bramoso di carriera

nazionale ma immancabilmente mancante della materia grigia necessaria. Il sospetto e' che se un politico e' bravo, che ci sta a fare a presiedere il consiglio di circoscrizione? Mi rendo conto che supporre che i politici piu' bravi e intelligenti siano quelli che emergono dal livello cittadino a quello regionale e poi nazionale richieda l'inghiottimento di un rospo delle dimensioni di una Sears Tower. Ma io il rospo di Chicago l'ho inghiottito e digerito da tempo quindi proseguo.


Per la verifica empirica della mia modesta teoria purtroppo ho solo pochi aneddoti da offrire. A questo proposito estraggo da cio' che ho trovato tra ieri ed oggi sull'inserto vicentino del Corriere (un decente condensato di quello che si trova sul giornale di Vicenza del giorno dopo). Leggo che l'assessore alla sanita' regionale Veneto Flavio Tosi (Lega Nord) e' contrario alla (parziale) liberalizzazione della vendita di Moment e Aspirine, e vuole ricorrere a TAR e Corte Costituzionale e chi piu' ne ha piu' ne metta. Poco conta che i clienti dell'Emisfero, l'ipermercato di Vicenza Est che per primo in Italia (pare, si dice) ha iniziato la vendita di farmaci da banco siano entusiasti di trovare farmaci meno cari, a tutte le ore, a due passi dal banco dei salumi (non ho verificato di persona, ma lo dice il Giornale di Vicenza, al quale piacciono questi dettagli).

Ora, tornando alla teoria di cui sopra, il solito rospo di Chicago ci suggerisce che non e' vero che l'assessore ha la zucca vuota, e nemmeno vuole passare alla storia come lo statista del millennio che ha sfidato il consenso popolare per salvarci da overdosi di aspirine comperate al posto della mortadella. Semplicemente e' possibile che per qualche motivo abbia a cuore la sorte delle farmacie venete.

Personalmente non posso sapere con certezza se il rospo abbia ragione o torto. Mi limito ad osservare che: (1) devolvere poteri significa devolverli a peronaggi di questo tipo, (2) ho il timore che l'assessore abbia ragione e quindi che, se la sanita' e' di competenza esclusiva regionale, ogni regione e' libera di impiccarsi e dare alle farmacie anche il monopolio delle caramelle (che provocano un discreto mal di pancia se assunte in dosi sufficientemente elevate). Non avendo avuto modo di ponderare questo problema legale con sufficiente attenzione, ed avendo la mente ancora leggermente appannata dai mirtilli con la grappa postprandiali, delego la

risoluzione della questione ai commenti in calce.


 

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Commenti

Ci sono 3 commenti

Si ma l'intelligenza dei politici regionali e' endogena: se la posizione di "capo di vicenza" diventa appetibile per potere e portafoglio persone migliori cercheranno di averla. Mi pare che questo sia successo con la riforma delle amministrazioni locali (ed elezione diretta dei sindaci).

Se ogni regione e' libera di impiccarsi come vuole, si puo' sempre votare con i piedi, no?

secondo me votare con i piedi in italia e` un`utopia.

la gente e` chiaramente radicata e attaccata al territorio in cui e` nata, sta a dimostrarlo il fatto che la percentuale di case di proprieta` sia elevatissima. Per cui e` difficile, a meno di fenomeni di migrazioni studentesche (dal sud al nord), che la gente si sposti da una regione all`altra in seguito a differenti policies.

sono invece d`accordo sul fatto che federalismo in italia significhi semplicemente clientelismo locale (e non piu` a livello nazionale).
E si`, sono un pessimista in questo periodo.