Liberiamoci dei notai II

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Quando c'era LUI ... allora si' che non si poteva fare a meno dei notai. Bei tempi quelli.

LUI e'

nientepopodimeno che Luigi XVI. Re di buone (?) speranze finito in ghigliottina, con la

bella moglie, che forse era meno stupida e aveva una migliore comprensione

della dieta dei contadini di Francia di quel che non si dice.

La figura del

notaio era centrale nei paesi di Diritto Romano nel Medioevo. Il Diritto Romano

infatti poggia fondamentamentalmente su contratti scritti, e .... nessuno

sapeva scrivere. Originariamente quindi i notai erano scriba chiamati dalle corti di giustizia a prendere

nota dei contratti. Successivamente divennero ufficiali giudiziari con anche

la funzione di controllare ex-ante la

legalita' del contratto di cui prendevano nota.

Nel corso dell'alto Medioevo fino alla fine dell'Ancien Regime in Francia i notai presero ad assumere anche

una funzione fondamentale per il mercato del credito privato: registrando per

iscritto e tenendo copia della gran parte delle

transazioni creditizie, avevano informazioni private riguardo sia ai

potenziali creditori e debitori, sia alle loro posizioni di portafoglio

(sapevano, ad esempio, se il mugnaio avesse bisogno di credito e se si fosse gia'

dato il mulino in garanzia in una transazione precedente). Fecero buon uso i notai di

queste informazioni, al punto che nell'Ancien Regime in Francia essi

mobilitavano eccezionali quantita' di credito;

facevano cioe' da intermediari. E

lo facevano piu' e meglio dei banchieri, che apparentemente si occupavano

soprattutto di credito a breve.

Prendo queste

informazioni da Priceless Markets, un interessantissimo libro sul mercato del

credito in Francia dal 1660 al 1870 scritto da Philip T. Hoffman, Gilles

Postel-Vinay, e Jean-Laurent Rosenthal, tre storici/economisti che hanno

raccolto ed analizzato la montagna infinita di dati provenienti dalle scritture

conservate negli archivi dei notai parigini dell'epoca (il libro e' pubblicato

da University of Chicago Press, 2000).

Continuo. Per quanto

fondamentali nello sviluppo del credito in Francia (e probabilmente altrove nei

paesi di Diritto Romano - non conosco studi che riferiscano ad altri paesi), i

notai erano pur sempre, come si confa' alla tradizione del Medioevo, una

corporazione protetta. Avevano innanzitutto il monopolio delle transazioni di

titoli pubblici, e varie altre rendite e vantaggi fiscali. Di conseguenza, il

numero di notai a Parigi era limitato, solo 113 nel 1639; e le barriere all'entrata

nella professione dovevano funzionare bene se nel 1789, sempre a Parigi,

erano...... 113. Solo con l'espansione dei limiti geografici della citta' di

Parigi il numero aumentava (il notaio di Roule diventa notaio di Parigi nel 1790

quando Roule non e' piu' municipalita' indipendente ma entra a far parte di

Parigi). Dal 1790 al Secondo Impero il numero di notai della capitale cresce

del 10% mentre la popolazione cresce del 300%. Ecco che il costo dell'ufficio

di notaio (alla morte, in caso l'ufficio non fosse passato in famiglia) passa

200.000 a 700.000 livres.

Gia' nell'800 i

notai non avevano buona reputazione presso il pubblico. Apparentemente la

rappresentazione letteraria tipo del notaio in Francia e' dovuta a Balzac che,

in Cousin

Pons, ne descrive uno onesto in questi termini, "C'est un homme lourd et

pedant....C'est patriarche; ca n'est pas drole et amusant." A questo punto il

mercato del credito viveva ormai di vita

propria e felice. I notai semplicemente sedevano su una montagna di rendite e

protezioni medievali: le banche funzionavano e molti sapevano leggere.

Ancora oggi, in

Francia e altrove, molti sanno leggere;

le banche no, quelle non funzionano, ma non perche' non abbiano le informazioni

contenute nei preziosi archivi dei notai.

Il mugnaio non riesce facilmente

a dare il mulino in garanzia piu' volte; ci sono ipoteche, centrali di

rischio, e ogni sorta di leggi riguardanti il fallimento (poi il sistema

giudiziario non funziona e le applica con lentezza esasperante, ma anche qui,

nulla che possano fare i notai, purtroppo).

Insomma i notai continuano a sedere sulla stessa montagna di rendite (accresciuta di sedimenti di ogni sorta, nella forma di sempre nuove scritture notarili richieste per legge). E allora non

rimane che liberarsi dei notai, come dice Gianluca (vabbe' siamo precisi: intendiamo liberarsi delle protezioni legali a loro riconosciute, i notai di per se' sono certo in grande maggioranza brave persone, prova ne sia che hanno trattato Gianluca molto meglio di quanto i geologi non abbiano trattato me).

 

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Commenti

Ci sono 10 commenti

 

Ora non ho il tempo di essere più dettagliato, comunque: ho avuto modo recentemente di seguire un minimo il lavoro di un notaio per via di una pratica che lui mi ha seguito, e mi sono convinto che:

a) nei paesi di diritto amministrativo non sarà mai possibile farne completamente a meno, per il tipo di normativa e il tipo di certezza giuridica (cartolare-formale) che è richiesta in questi sistemi;

b) che sarà possibile ridimensionare il ruolo del notaio in Italia, dal punto di vista quantitativo, solo quando gli archivi pubblici immobiliari saranno usciti dal medioevo in cui sono tuttora profondamente immersi. Chiunque abbia fatto o abbia visto fare una cosiddetta "visura" o "estratto" catastale sa di cosa sto parlando. Per risalire con certezza ai titoli di proprietà di un immobile in Italia ci vuole una professionalità specifica e anche un certo "talento", ovviamente indotto dalla totale assurdità (medievale, in totale sprezzo dei principi di base di come si costruisce una base dati) con cui questi archivi sono costruiti. Se si aggiunge che ogni clic nella procedura costa qualche decina di euro (incamerati dallo stato, non dal notaio) si capisce al solito che il pesce puzza dalla testa e che i notai sono un effetto e non una causa del problema. Modernizziamo gli archivi informatici e semplifichiamo le norme sulla certezza del diritto immobiliare e il numero di notai si ridurrà spontaneamente.

Un primo passo avanti, comunque, sembrerebbe essere stato fatto: è stato abolito l'obbligo dell'autentica notarile per i passaggi di proprietà automobilistici, quella sì una rendita di posizione sostanzialmente priva di contenuto professionale. Motivo semplicissimo: gli archivi informatici automobilistici, pur non perfetti, sono molto più evoluti di quelli immobiliari. Chiaramente i consumatori non se ne sono affatto avvantaggiati: quello che prima spendevano in notaio ora viene incamerato direttamente dalle agenzie che curano la pratica, quindi l'operazione di "semplificazione" ha "semplicemente" spostato un po' di soldi dai notai alle agenzie automobilistiche, cosa che non sono sicuro sia del tutto buona.

Abolire i notai sic e simpliciter, come mi sembra si adombri su queste pagine, avrebbe il classico effetto "free fox in a free hen run": i poveri e ignoranti che fanno da soli per risparmiare, prendendo solenni fregature, e i ricchi e educati che continuano ad andare dal notaio, massimizzando la loro tutela nei confronti del nostro incerto sistema di diritti.

Anche in un mondo ideale con basi dati perfette incrociate e aggiornate e certezza del diritto, un bel po' di notai resterebbe, come consulenti su problemi specifici, e ancora meglio pagati di adesso.

 

 

 

no, no, nessuno pensa a liberarsi dei notai qui, ne' direttamente ne' figurativamente. quello di cui occorre liberarsi e' la professione garantita da barriere all'entrata e da rendite ridicole ed assurde codificate per legge.

Io lo ho fatto recentemente un estratto catastale, anzi due. Il primo me lo ha fatto un agente immobiliare e l'altro un commercialista. avrebbe potuto farli un notaio, non fa differenza. io non lo potevo/sapevo fare e ho chiesto a qualcuno. e' la lista di autentiche che solo loro, i notai, possono fare quello di cui bisogna liberarsi. tra parentesi, gli estratti catastali che ho fatto fare sono costati pochi soldi se non ricordo male.

 

 

I consumatori che non se ne avvantaggiano sono quelli che non vogliono farsi lo sbattimento di andare per conto loro al PRA o alla Motorizzazione.....un po' come avviene con la patente.

Ma il fatto che adesso, se qualcuno VOLESSE farsi lo sbattimento, POTREBBE fare a meno di un qualsiasi intermediario non mi sembra irrilevante

 

Ma scusa a che pro? Di cosa stiamo parlando? Il boom del mercato immobiliare e il numero di transazioni che sicuramente in Italia non e' inferiore ad altri Paesi (fatta salva forse Uk e Spagna in Europa), dimostra chiaramente che i costi di transazione non sono troppo piu' elevati, sono anzi del tutto in linea...

In realta' e' tutto molto pretestuoso. Nella Milano dei licei di sinistra, i notai sono soltanto un simbolo negativo dell'adolescenza e c'e' chi sceglie di fare l'economista  solo per rincorrere tutta la vita quei simboli. Qualcuno direbbe "Ma va' a lavura', terun!" e avrebbe ragione! 

 

Da quanto mi ricordo (e immagino di avere ricordi un po' più freschi dei tuoi) nei "licei milanesi di sinistra" termini che l'italiano medio associerebbe agli economisti tipo "liberismo", "economia neoclassico", "libero commercio" e cosi via non è che fossero proprio ben visti.....

 

Infatti, non lo sono. Come non lo sono, ben visti, gli ordini professionali. Per cui se arrivi da quell'ambiente a fare l'economista (e non sei un grande economista), ti butti sui bersagli facili: i notai, i farmacisti, le tanto citate liberalizzazioni. Sei sicuro che se spari  bordate contro i notai, qualcuno a sinistra anche in Italia ti ama.

Tutti i sinistrorsi  adottano questo strategemma. Anzi per alcuni (vedi Prodi) e' effettivamente una tattica, per altri (gli scienziati neutrali o sedicenti tali) non e' nemmeno tale, manco se ne rendono conto.

 

Fammi aggiungere anche un'altra considerazione. In un'Italia distrutta e offesa dal dilagare della cultura della mediocrita', gli ordini professionali sono uno dei pochi "sfoghi" realmente imprenditoriali. Una delle poche' attivita' in cui hai una qualche speranza di fare soldi senza doverti prostituire, partecipare alle vallettopoli varie etc.

Voglio dire, in un'Italia priva di grandi imprese, priva di quasi tutti i settori industriali/terziari moderni, le professioni, a parer mio, raccolgono ancora i migliori talenti. Basta notare il contrasto nella discussione di settimana scorsa tra i toni qualunquistici, sgrammaticati di un clementi o di boldrin e l'argomentare colto e raffinato dei notai per comprendere dove stanno qualita' e  talento.

Prima di sparare addosso ai professionisti, occorre, a parer mio, fare molta attenzione e avere riguardo.

 

 

Non tornerò sull'argomento della funzione notarile, rimandando a quanto ho già scritto in risposta all'articolo "liberatorio" n. 1 di Gian Luca Clementi, per cui chi ne ha voglia vada a rileggersi quei commenti.

Mi interessa invece l'argomento storico.

L'articolo di Alberto Bisin, sia pure votato alla distruzione della categoria alla quale ho la disgrazia di appartenere, ci ricorda tuttavia  che il notariato non è una eccezione italiana in un mondo iper-efficente e ha anche qualche merito storico nell'aver agevolato - dal Medio Evo in poi - il credito ed il commercio.

Per quanto attiene il numero dei notai, invito ad una lettura del buon vecchio Carlo Cipolla.

Nella sua "Storia economica dell'Europa pre-industriale" (pag. 102 della edizione che ho io) Cipolla ci ricorda che il numero dei notai nelle città italiane fu elevato durante tutto il medio-evo, in diretta funzione dei servizi pubblici e privati che venivano loro richiesti (212 a Bologna nel 1283 - 250 a Milano nel 1288) per poi diminuire dal Rinascimento in poi, in considerazione del fatto che il servizio notarile fu sempre più limitato alla sfera dei contratti privati.

Mi permetto poi di dissentire dall'affermazione che la vera fonte della fortuna dei notai nel Medio-evo sia stato l'analfabetismo, il cui corollario sarebbe che poichè oggi l'analfabetsimo non esiste più, anche i notai non hanno più ragione di esistere.

I notai infatti non servivano la massa, ma le èlites.

Lasciando da parte l'atività notarile legata alla semplice certificazione (verbali di inventario, processi verbali ecc.), i notai medioevali si svilupparono e progredirono in maniera simbiotica col mondo del commercio.

Il cliente del notaio fiorentino del trecento non è certo il contadino analfabeta, il quale, oltre che essere analfabeta è anche spesso nullatenente e quindi del notaio non sa proprio che farsene. A servirsi del notaio è invece soprattutto il commerciante, che è alfabetizzato, ma ha bisogno di un consulente giuridico che dia certezza ai suoi rapporti con altri commercianti.

Sotto questo aspetto la principale "invenzione" notarile è forse la lettera di cambio, che ha consentito dal '200 in poi di smaterializzare la ricchezza, creando strumenti finanziari prima inesistenti, resi possibili dalla fede pubblica dell'atto notarile.