Maggioritario puro con preferenze

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Lega e Cinque Stelle hanno diverse pessime idee in comune, ma condividono un radicamento territoriale che potrebbe dare luce ad una riforma elettorale di gran beneficio per il paese.

Il terremoto elettorale del 2018 è epocale e paragonabile alla caduta del pentapartito nei primi anni novanta. Dopo un’intera generazione si apre un altro spiraglio per cambiare rotta, magari nuovamente in peggio, ma prima che si riassestino gli equilibri politici il potenziale per almeno una riforma positiva c’è.

Al momento ci sono due vincitori in stallo, che per governare necessitano ambedue  di un appoggio del vinto PD. Entrambi gli scenari sono subottimali agli occhi dei propri elettori, perché ingoierebbero lo status quo contro cui si sono ribellati. L’alternativa è l’asse Lega e Cinque Stelle con un programma economico comune disastroso che gode dell’appoggio della maggioranza dell’elettorato. In sintesi la loro politica economica sarebbe l’incremento del deficit (meno tasse al Nord ma con più spesa pubblica al Sud) finanziato stampando moneta propria e uscendo dall’euro ovviamente, oltre che dai paesi industrializzati. Questa sarebbe però un’alleanza poco stabile, non tanto per divergenze ideologiche ma perché al volante c’è posto solo per uno. È quindi verosimile che si delinei un ritorno alle urne, con l’unico obiettivo di rafforzare le proprie rispettive posizioni tramite una nuova legge elettorale. E qui ciò che accomuna Lega e Cinque Stelle è ancora più forte del loro desiderio di aumentare ulteriormente il debito pubblico italiano. Essendo due formazioni fortemente radicate in territori diversi, una al Nord e l’altra al Sud, verrebbero entrambe avvantaggiate da un sistema maggioritario puro.

Per maggioritario si intende che solo un candidato può essere eletto in ogni collegio. Quindi nessuna riestrazione dal sistema proporzionale di personaggi impresentabili, bocciati dai propri elettori ma eletti comunque perché strategicamente posizionati in diverse liste dagli impresari di partito. L’elenco di noti ripescati a queste elezioni è purtroppo lungo. In aggiunta al maggioritario anche l’introduzione delle preferenze non sarebbe a svantaggio di Lega e Cinque Stelle. I pentastellati già lo fanno nelle loro parlamentarie, ma anche la Lega è abituata al sistema elettorale regionale, dove le preferenze contano, eccome. Con il solo maggioritario i partiti possono comunque catapultare i propri fedeli in roccaforti, ma quelli poco meritevoli difficilmente vincerebbero con l’introduzione delle preferenze. Per esempio il PD avrebbe comunque vinto Bolzano e Bologna, ma la Boschi e Casini avrebbero rispettivamente perso a preferenze.

I vantaggi del maggioritario per Lega e Cinque Stelle sono evidenti. I pentastellati hanno fatto cappotto al Sud, ma solo un 37% di seggi sono stati assegnati con maggioritario. I rimanenti seggi i Cinque Stelle se li sono divisi al proporzionale con le altre forze politiche. Con un maggioritario puro i Cinque Stelle avrebbero invece ottenuto il 95% dei seggi al Sud. Un discorso simile vale per la Lega al Nord, dove ha dominato gli alleati ovunque ma ha dovuto concedere collegi che avrebbe vinto in presenza di preferenze, e ulteriori seggi ad altri schieramenti per via del sistema proporzionale. Al Centro il risultato sarebbe invece un misto, e forse dove si giocherebbe la maggioranza parlamentare in questo nuovo tipo di bipolarismo.

A parte i chiari vantaggi per le due forze politiche vincitrici, che beneficio può avere per il paese un maggioritario puro con preferenze? In sintesi l’eliminazione della partitocrazia, ossia l’insieme di intermediari autoreferenziali tra cittadino e potere politico che devono la loro posizione a impresari di partito anziché al cittadino che ha dato loro il proprio voto. E un maggioritario totale non diventerebbe una barriera invalicabile per le piccole o emergenti forze politiche, necessarie per un sano ricambio amministrativo. Stiamo parlando di un deputato ogni centomila abitanti e un senatore ogni duecentomila. Se un candidato non ha il carisma e le capacità per vincere nemmeno nel proprio comune, è un bene che non vada in parlamento.

Fine della partitocrazia a parte, un rafforzamento di Lega e Cinque Stelle tramite una riforma elettorale di questo tipo può sembrare nocivo, dato il programma economico che li accomuna. Se implementano una politica scellerata di deficit finanziandola stampando moneta propria, questo sarebbe sicuramente disastroso. È un rischio che però potrebbe andare ad attenuarsi con il nuovo sistema elettorale. Oggi vince il voto di protesta anche dall’area moderata contro la partitocrazia. Domani forse, ristabilito un rapporto diretto tra cittadino e delegato, verranno premiati programmi elettorali più sensati. Forse. Inoltre, in presenza di un bipolarismo territoriale Nord-Sud, potrebbero trovare spazio riforme costituzionali che risolvono i veri problemi strutturali che attanagliano l’economia italiana. Potrebbe per esempio venir facilitata una vera riforma federale con autonomia tributaria.

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Commenti

Ci sono 27 commenti

Non ho capito come possono entrare le preferenze dentro un maggioritario puro.

In un maggioritario ogni partito propone un singolo candidato, mentre per le preferenze serve un listino.

Comunque il maggioritario puro è il mio preferito.

Sono d'accordo che un sistema maggioritario sarebbe meglio per il paese. Sia il Procellum che questa legge elettorale si sono allontanate da quel modello.

Non ho capito però cosa intendi per maggioritario, visto che parli di preferenze. Io intendo un sistema per cui

- Gli elettori votano un solo candidato per partito

- Il candidato che prende il 50% + 1 dei voti del collegio, vince. Se nessuno arriva a questa soglia, i primi due classificati vanno al ballottaggio, che si tiene due settimane dopo

- Ogni candidato può candidarsi in un solo collegio

 

In questo sistema non ci sono preferenze al partito

Mi rendo conto che ci sono diversi tipi di maggioritario (assoluto o relativo). Intendevo con collegi uninominali dove basta la pluralita' dei voti, senza doppi turni.

Il punto era discutere quale legge elettorale avvantaggia Lega e Cinque Stelle. A mio avviso un sistema con maggioranza relativa, proprio perche' sono entrambi fortissimi nei loro rispettivi territori.

Pero' e' anche vero che sono partiti dove tira il simbolo, o il leader, piu' che il candidato di ogni singolo collegio. Per questo immagino che anziche' proporre un candidato per partito, scelto a sua volta in primarie o nominato dall'alto, Lega e Cinque Stelle opterebbero per la croce sul simbolo con a lato la preferenza. 

www.youtrend.it/2018/03/08/no-non-e-colpa-del-rosatellum/

 

anche pizzati, ci scommetto. è condivisibile, ma le ipotesi e le conclusioni non valgono affatto per un sistema uninominale a due turni

Non credo che il maggioritario risolverebbe il problema della governabilità, si veda qui. I sistemi elettorali che garantiscono una maggioranza ci sono e funzionano perchè sono costruiti per tale scopo, p.es. quello australiano o irlandese.

Però invece di proporre soluzioni esotiche e poco comprensibili per l'elettore medio, perchè non si valuta un modello che funziona egregiamente da decenni in Italia come quello usato per l'elezione dei sindaci, opportunamente modificato per le elezioni politiche? Segni e altri proposero una riforma del genere con l'appellativo "sindaco d'Italia" che prevedeva l'elezione diretta del capo dello Stato ma non ho mai capito perchè non sia mai stata presa in considerazione.

Capisco l'idea di far scegliere agli elettori dei singoli partiti il candidato in ciascun collegio, quindi non selezionato dall'alto. Ma non capisco senza il doppio turno e con partiti che si presentano divisi come questo sistema darebbe la garanzia di una maggioranza ad uno di essi. Credo che neanche il doppio turno di collegio la garantirebbe. A me pare che l'unica sia il doppio turno tra le due formazioni che abbiano ottenuto i primi due piazzamenti a livello nazionale in un primo turno, in cui si possa scegliere solo il simbolo; nel secondo turno la scelta degli eletti andrebbe fatta con la preferenza nei singoli collegi.

La maggioranza la farebbero gli elettori nelle urne e non i partiti in Parlamento.

 

A me pare che l'unica sia il doppio turno tra le due formazioni che abbiano ottenuto i primi due piazzamenti in un primo turno, in cui si possa scegliere solo il simbolo.

 

non si può, la corte costituzionale non vuole, con la famosa sentenza che ha bocciato l'italicum.https://www.ilpost.it/2017/02/10/motivazioni-corte-costituzionale-sentenza-italicum/

chissà, a livello di collegio, magari passa. io però ci ho fatto i capelli bianchi, vorrei stare sul realistico e fattibile. un candidato per collegio, a due turni si può, però nessuno dei vincenti vorrebbe mai votare così. amen.

il maggioritario è una cosa, l'uninominale di collegio è un possibile maggioritario, e a un turno è completemente diverso che a due turni. e questo rimanendo in un sistema parlamentare senno si finisce a strologare di riforme costituzionali e di uomini su marte. a un turno è il sistema inglese, a due è quello francese, che però è semipresidenziale etc.

perchè pizzati finge di ignorare queste cose, quasi che il doppio turno sia solo una complicazione esotica? il doppio turno permette all'elettore di specificare molto meglio i suoi desideri, cioè non solo chi preferisce, magari tiepidamente ma anche e soprattutto gli consente di evitare quello che aborre, che mai a poi mai. (sarebbe utilissimo anche adesso sapere se la volontà popolare trova meno schifosa la lega o i i grllini)

glissa sul secondo turno perchè sarebbe suicida per i due vincenti adesso: hanno vinto su pozioni estreme , con programmmi allucinanti, perchè mai dovrebbero dare all'elettore la possibilità di meditare sulle conseguenze del prorio voto?

sandro brusco, santo subito.

Premesso che non avevo letto l'articolo di youtrend perche' ho scritto questo post il 6 marzo, le simulazioni di youtrend non mi sembrano attendibili perche' non prendono in considerazione come la strategia dell'elettore cambia a seconda della legge elettorale.

Per esempio, il 4 marzo un 2,6% ha votato per +Europa sperando nel 3%, e puntando ad avere una presenza in parlamento. Con un maggioritario, l'elettore avrebbe scelto so tra gli schieramenti con la possibilita' di prendere una maggioranza relativa nel proprio collegio, e a meno che in un collegio +europa era fortissima, con questo sistema non avrebbero preso gli stessi voti.

In generale, su un collegio dove 5S ha il 40%, il CSX il 40% e il CDX il 20%, con un maggioritario e' probabile che il 20% dell'elettorato di centrodestra graviti verso gli altri due. Almeno questo e' quanto accade in sistemi maggioritari: si tende a polarizzarsi verso i due maggiori schieramenti. La parte interessante del 4 marzo e' che questa polarizzazione e' Nord-Sud anziche' destra-sinistra.

La mia impressione è che gli elettori che prendono in considerazione questo genere di strategie elettorali più sofisticate che descrivi sono una piccolissima parte del totale. La maggiore parte delle persone (non vuole essere un giudizio di valore, s'intende, solo un'osservazione!) ha un interesse molto marginale per la politica, e ho forti dubbi che chi cambia il proprio voto a seconda delle legge elettorale (quale che sia) possa avere un qualche effetto sul risultato finale delle elezioni.

Il punto dell'articolo non e' proporre il sistema elettorale che assicuri la governabilita', e nemmeno indicare la legge elettorale "piu' bella del mondo." La questione era quale potrebbe essere la riforma elettorale che avvantaggia maggiormente i due vincenti (Lega e 5S), e dato il loro radicamento territoriale mi sembra che abbiano preferenze praticamente identiche, senza nemmeno essere tanto competitors diretti nei rispettivi territori.

Per maggioritario "puro" intendevo non un ibrido come ora (1/3 maggioritario e 2/3 proporzionale, pressapoco), ma proprio al 100% maggioritario. Poi io ho descritto un maggioritario relativo ad un turno, cioe' con pluralita', first past the post.

Magari c'e' un tipo di maggioritario che calza ancora meglio le esigenze di Lega e Cinque Stelle, ma a prescindere mi sembra evidente che devono puntare ad un maggioritario al 100% (puro, in quel senso).

La parte delle preferenze credo che calzi meglio dei partiti impostati sul simbolo e sul leader, ma anche se fanno con candidato unico, la parte importante credo che sia un format maggioritario.

si potrebbe garantire la governabilita' integrando il proporzionale con un premio di maggioranza in quota fissa, pari ai 2/3 dei seggi, a beneficio del partito più votato qualora questo avesse superato il quorum del 25%

Anche io il 6 marzo ho scritto qualcosa di getto. Lo ripropongo qui, per il vostro diletto, con qualche integrazione.

Un po’ per divertimento e un po’ per vedere l’effetto e discuterlo con voi, ho provato a vedere come il “dilemma governo” sarebbe immediatamente risolto, anche con questa legge elettorale di ****** e quindi senza maggioranza, se fosse applicato il sistema svizzero (governo direttoriale).

Fatti 4 calcoli rapidi avremmo 11 ministri: 4 del M5S, 4 della coalizione di CD e 3 della coalizione guidata dal PD. Alla prima riunione del consigli dei ministri ci sarebbe all’ordine del giorno l’attribuzione dei ministeri. Ogni ministro guida il suo dicastero ma le decisioni sono collegiali, a maggioranza. Vietato dire al’esterno chi è contro e chi a favore a singola misura. Anche chi è contrario è tenuto a difendere le decisioni collegiali. Non c’è primo ministro e sono tutti inter pares. Non c’è fiducia parlamentare. Non c'è maggioranza e non c'è opposizione. Quindi niente crisi di governo.

 

 

Come ci si arriva? Modifiche costituzionali a parte, dico 11 ministri perché devono essere dispari, per decidere a maggioranza. Oggi i ministri con portafoglio sono 12 ma uno è perfettamente inutile (politiche agricole) ed è integrabile all’economia. Tra l’altro il ministero dell’agricoltura fu abolito con referendum nel 1993 e quindi toglierlo da questo computo mi pare un dovere civico e morale. Prendiamo quindi voti di ogni schieramento e li dividiamo per un quoziente (totale voti validi diviso seggi + 1 [nel nostro caso 12]) e assegniamo come i ministeri per il valore intero. In seguito dividiamo i voti ricevuti per i seggi già assegnati e usiamo il maggior quoziente per assegnare (per cicli ripetuti) tutti i ministeri, fino all’undicesimo. Abbiamo la chiave di riparto, la “formula magica”. Naturalmente i ministri senza portafoglio basta abolirli, in quanto perfettamente inutili, integrandoli come uffici nei ministeri con portafoglio.

Nel merito poi ci sono due sistemi per scegliere i nomi di questi ministri. O quello ad elezione diretta (una scheda elettorale, usato nei cantoni) oppure quella indiretta, usata a livello federale che, a camere riunite, assomiglia di fatto all’elezione italiana del PdR ma ripetuta nel nostro caso 11 volte e rispettando la chiave di riparto sopra indicata.

Volevate un governo? Eccolo.

Se interessa, fate domande. Grazie!

 

Come verrebbe determinato in questo caso il budget di spesa dei diversi ministeri?

Se fosse deciso a maggioranza tra gli 11 ministri, con la situazione che ha individuato lei probabilmente i 3 ministri della coalizione PD si ritroverebbero con budget ridottissimo e pressochè impossibilitati a fare bene il proprio lavoro.

Se invece fosse un budget predefinito questo potrebbe rischiare nel tempo di non riflettere nuove esigenze nazionali che si dovessero verificare.

Forse un misto dei due? (budget di base predefinito che garantisca l'operatività del ministero + parte "extra" decisa a maggioranza dai ministri?)

Appena letto, ma indipendentemente, avevo scritto al Presidente della Repubblica la stessa cosa (la prima volta in vita mia che scrivo al PdR :D).

Da: "Alessandro Riolo"

A: protocollo.centrale@pec.quirinale.it

Oggetto: Adottare il principio della concordanza per creare il nuovo governo italiano

Al Signor Presidente della Repubblica Italiana,

ho scritto una lettera al Corriere della Sera, che ho poi inoltrato ai capi politici dei principali partiti e movimenti italiani, per presentare l'ipotesi di un governo della concordanza, ipotesi che trovo preferibile alle altre opzioni attualmente a disposizione, compreso un eventuale ritorno al voto.Il principio della concordanza, dopo essere stato introdotto nel 1891, viene implementato senza interruzioni in Svizzera dal 1919, ed ha contribuito a determinare 99 anni di crescita e sviluppo robusto e duraturo. È chiaramente un modello che si confà ad un elettorato multipolarizzato, e che si adatta perfettamente a legge elettorali di impianto proporzionale.

Cordiali saluti,
Alessandro Riolo  
---------- Forwarded message ----------

From: Alessandro Riolo 

Subject: Fwd: Adottare il principio della concordanza per creare il nuovo governo italiano

To: dimaio_luigi@camera.it, matteo.salvini@senato.it, matteo.renzi@senato.it, antonio.tajani@europarl.europa.eu, meloni_g@camera.it, segreteria.pietrograsso@senato.it

Cc: letterealdocazzullo@corriere.it, lettere@corriere.it

 

Salve,

 

ho scritto al Corriere della Sera, presentando l'ipotesi del governo della concordanza.

 

Ovviamente, alla domanda finale dovrete pubblicamente rispondere voi, non il Corriere.

 

Cordiali saluti,

Alessandro Riolo 

 

---------- Forwarded message ----------

From: Alessandro Riolo

Subject: Adottare il principio della concordanza per creare il nuovo governo italiano

To: letterealdocazzullo@corriere.it

Cc: lettere@corriere.it

 

Salve,

 

Una possibile, ma purtroppo improbabile, soluzione al problema della creazione del prossimo governo italiano é far proprio il modello svizzero, adottando quindi il principio della concordanza.

In pratica chiamare al governo tutti i principali partiti e movimenti, in funzione della propria rappresentanza parlamentare.

 

Sostanzialmente, la composizione del governo sarebbe questa:

Ministri: 7 M5S, 4 Lega, 3 FI e PD, 1 FdI e LeU.

Viceministri: 3 M5S, 2 Lega, 1 FI, PD e FdI.

Sottosegretari: 13 M5S, 7 Lega, 6 FI e PD, 2 FdI, 1 LeU.

 

Ho contato il presidente del consiglio tra i ministri, ma se proprio non riescono a mettersi d'accordo su un nome specifico o su un'alternanza tra le 3 coalizioni, potrebbero scegliere un esterno. In quel caso, LeU perderebbe il proprio ministro, o ne potrebbero aggiungere uno, magari senza portafoglio, qualche incombenza da assegnargli si troverà.

 

Non lo chiamerei "governo del presidente", ma "governo della concordanza".

 

Personalmente trovo il sistema svizzero il sistema di governo ideale, e cambierei la costituzione, proprio per imporlo anche in futuro, rendendo la rappresentanza parlamentare necessariamente proporzionale e senza sbarramenti, e prevedendo l'alternanza dei vari ministri alla presidenza del consiglio.

 

Troppo avanzato e troppo maturo per questo paese?

 

Cordiali saluti,

Alessandro Riolo

Maggioritario con preferenze, dunque, ma ammetteresti il voto disgiunto, detto anche volgarmente panachage?

Non credo sia possibile, a parte votare in una maniera per la camera e in un'altra per il senato. Ma non essendoci collegi plurinominali non vedo come sia possibile. Ma non credo sia una cosa importante per Lega e Cinque Stelle.

Intanto vediamo se sono in grado di mettersi d'accordo per una qualsiasi riforma elettorale maggioritaria. Mi sa che non ci arrivano.