La middle class e' indebitata. Bene o male?

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L'Italia ha tradizionalmente avuto mercati finanziari da medioevo. Pochi prestiti al consumo, nessun prestito all'educazione, poco o nulla. Le cose stanno cambiando lentamente, probabilmente grazie a quel po' di concorrenza indotta dall'Unione Europea. L'offerta di prestiti incontra la sua domanda. Il paese si indebita. In buona sostanza, bene, direi, era ora.

 

I debiti non sono una cosa brutta che fanno le persone cattive o quelle

che non sanno badare alle proprie finanze. I debiti li fanno quelli che

vogliono qualcosa oggi potendo pagare solo domani. C'e' chi li fa per

comprarsi la casa e chi li fa per comprarsi la moto o le tette nuove.

Non ci sono debiti buoni (quelli per la casa) e debiti cattivi (quelli

per le tette). Ci si indebita e si ripaga con un interesse. E se non si

ripaga, si pagano le conseguenze specificate nel contratto, nel codice

civile, e nelle norme sociali (la vicina che ti guarda in cagnesco e la

fruttivendola che racconta a tutti che non paghi). Punto e basta.

 

 

 

 

 

 

 

E se

tanti non ripagano, le banche o le istituzioni finanziarie che non sono

state attente a chi erogavano i prestiti falliscono. Punto e basta,

anche qui. Se falliscono, che falliscano (con le appropriate forme di

assicurazione dei depositanti, se del caso). Chi si indebita e' grande

(i bambini non possono firmare contratti); che si comporti in modo

responsabile. E le istituzioni finanziarie stiano attente, pena la

bancarotta, come qualunque societa' in una economia competitiva.

 

 

Cosi' funziona una economia e societa' solida. Senza mercati finanziari

che funzionano in modo corretto (cioe' cosi' come dicevo) si sta

peggio: ci tocca aspettare a farci le tette nuove quando cade anche il

culo e ci tocca aspettare a comprarci la moto quando non si ha piu' la

forza di tenerla su. E ancora: ci tocca vivere fino a 50 anni in un

buco di casa e non ci riesce di aprire quel ristorante etiope che a

Milano non c'e' e che e' il sogno di una vita.

 

 

 

 

Ma non e' cosi' che la classe politica e intellettuale pensa nel nostro

paese. Ci si preoccupa paternalisticamente per l'indebitamento della

middle class, si giudicano i consumi buoni e quelli cattivi, si urla al

disastro. E non solo nel nostro paese, per la verita': si incontrano

spesso articoli di intellettuali paternalisti e disperati per

l'indebitamento della middle class anche sul New York Times.

 

 

 

 

Ecco un recente esempio. Una ricerca, riportata con gran fanfara sul Corriere dell'altro ieri, condotta dall'Associazione per la difesa dei consumatori, una think tank della CISL, ha raccolto dati sull'indebitamento in Italia. Il rapporto che contiene i risultati e' una vera chicca di ignoranza economica crassa congiunta a paternalismo arrogante. Parla liberamente ad esempio di "un'eccessiva fiducia nelle proprie possibilità di recupero finanziario

tale da indurre [...] a non gestire in modo oculato il proprio

budget familiare"; e ancora stabilisce che il "limite

di indebitamento accettabile [...] equivale a un terzo del reddito

percepito". E il reddito permanente? Dov'e' finito il reddito permanente. E se il mio reddito oggi e' basso ma sara' alto in futuro? Non fa niente i signori difensori dei consumatori hanno deciso che e' accettabile solo che io mi indebiti per un terzo del reddito presente. Si parla di "propensione a spendere oltre le proprie possibilità, «approfittando»

degli acquisti a rate". Il segretario nazionale della think tank, che tanto thinking non deve mai aver fatto, tal

Paolo Landi, parla di "emergenza nazionale" da "sovraindebitamento".

 

 

 

 

A prova che la loro interpretazione e' mossa da paternalismo arrogante e ideologico (e non dai loro stessi dati), il rapporto riporta le principali "cause dell'indebitamento": "le spese mediche (32,2%), la casa

(acquisto, ristrutturazione, arredamento, 31,2%), la perdita del lavoro

(29,5%), esigenze familiari (cerimonie, studio dei figli, computer, 26,6%), investimenti per attività lavorativa (19,9%) quasi a pari merito

con l'acquisto dell'auto (19,2%)". Dov'e' l'emergenza sociale? Mi pare la fotografia di una economia e una societa' normali, niente di strano ne' di patologico. Non vedo debiti per giocarsi soldi al casino' o niente che richieda l'intervento di Catone il censore.

 

 

 

Ma non fa nulla, tanto lo sappiamo, lo dice anche il Papa, che il consumismo ci sta mangiando vivi e che le imprese cattive ci costringono a indebitarci e poi poveretti siamo rovinati. Bisogna fare qualcosa. Ma inutile pensarci, ci ha pensato la think tank:

 

 

 

creare uno strumento legislativo

che «consenta alle famiglie di ricontrattare i debiti e renderli

compatibili con il reddito, una sorta di "concordato" con i creditori»

 

 

 

 

Chi volesse farsi del male sentendo il signor Landi dal vivo (assieme a uno zoo di segretari, sottosegretari e onorevoli con la proposta di legge gia' pronta) non ha che da cliccare qui .

 

 

 

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Commenti

Ci sono 9 commenti

Tutto giusto, ma siamo sicuri che la concorrenza nei mercati finanziari in Italia stia aumentando? Se cosi' non fosse i dati illustrati sono indice di perdita di potere d'acquisto dei redditi.

 

No, non lo so se veramente lqa concorrenza sta aumentando. Ma certamente ci sono piu' strumenti finanziari disponibili, specie credito al consumo. Questo lo so perche' ci lavorava mio padre nel settore. Ma anche se cosi' non fosse, non sono affatto d'accordo con la tua implicazione. Ci si indebita adesso se ci si aspetta di poter pagare domani; oppure se si pensa di non ripagare, e allora qualcuno dalla parte dell'offerta ha fatto male i conti. il potere d'acqisto non c'entra proprio niente (in prima approssimazione il livello di debito dipende on dal livello di reddito ma dalla differenza tra reddito domani e reddito oggi). abbiamo gente con pensioni strepitose in Italia, relativamente poche ragioni per risparmiare

 

Be', io anzitutto distinguerei tra debiti fatti per pagare investimenti (in conto capitale) e debiti che vanno in pura spesa (conto corrente): le implicazioni sul bilancio sono evidenti.

Un altro problema e' che persone indigenti per scarsita' di risparmi si aspettano sempre di essere "bailed out" dallo stato, e in democrazia e' difficile dire di no a queste domande. Per questo ho poca fiducia nelle proposte di riforma della Social Security: anche se alla fine dell'operazione il peso delle liabilities future fosse spostato dalla previdenza pubblica agli individui, quando questi ultimi si accorgessero di quel che e' successo voterebbero subito il politico che promettesse di emettere nuovo debito pubblico per pagare nuove pensioni.

In generale, un elettorato massicciamente indebitato anche con bilancio in pareggio (cash liabilities compensate da real assets di ugual valore) votera' per chi promette soluzioni inflazionistiche, che, penso saremo d'accordo, non sono le migliori per la salute economica di un paese. Come molte cose, e' gia' successo in America parecchi anni fa: nel 1896 William Jenning Bryan fu sconfitto, ma negli anni successivi la sua linea populista fini' col prevalere nel Partito Democratico americano, che sino ad allora (cioe' fino ai due termini di Grover Cleveland) era stato nettamente contrario all'assistenzialismo, e favorevole a politiche di "hard money".

 

 

Il sito thisislondon.co.uk riporta in un articolo dall'Evening Standard:

Conservatives are to propose changes to the home credit market to

reduce overcharging believed to total as much as £100 million a year.

The

measures are part of a package designed to tackle a personal

indebtedness crisis which has seen collective UK consumer debt reach

£1.2 trillion - more than the country's total GDP.

[...]

The summit comes amid growing concern over the level of personal debt

in the UK, which is growing by about £1 million every four minutes. The

average household pays more than £3,000 a year in interest on debts.

[...]

 

 

Il paese si indebita. In buona sostanza, bene, direi, era ora.

dixit ille, qui caccam in bracubus fecit

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