Presidenza ISTAT: una scelta discutibile.

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La differenza fra propaganda e cambiamento si vede dai risultati. Per questi occorre aspettare. Ora che la scelta del nuovo presidente ISTAT e' stata compiuta una valutazione e' possibile. La redazione di nfa si unisce ai firmatari della seguente lettera aperta. 

Al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Al Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Maria Anna Madia

Al Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini

 In data 20 Marzo 2014, sul sito web del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione è apparso un annuncio relativo  alla nomina del Presidente dell'ISTAT. In esso si sollecitano manifestazioni di interesse per il mandato.  Alla scadenza dei termini, l'elenco dei candidati, in tutto 40, è stato pubblicato, sempre sul sito del Ministero.

Il Presidente, leggiamo sul sito dell'ISTAT, indirizza e valuta, insieme al Consiglio, “l'attività, in particolare tecnico-scientifica, dell'Istituto e dei dirigenti di livello più elevato" (corsivo aggiunto). Per questa ragione viene scelto fra i professori ordinari di materie statistiche, economiche e affini.

La procedura seguita costituisce una importante innovazione. Oggi infatti tutti possono confrontare il candidato scelto con i concorrenti, ciò che era impossibile in passato.

Va detto in primo luogo che un confronto tra studiosi è quasi sempre difficile e controverso, come sa bene chi abbia esperienza di concorsi e di chiamate nell'università.  Dei numerosi indici quantitativi che sono stati proposti nella comunità degli studiosi in Economia, Statistica e Scienze Sociali, nessuno raccoglie un netto consenso. Nella gran parte si tratta di valutazioni basate sulle citazioni che un autore ottiene, tenendo conto dell'importanza delle riviste e delle case editrici (il cosiddetto impact factor), della data delle citazioni, e così via. 

Ma quale che sia il  punto di vista o il criterio  di valutazione del lavoro scientifico, il candidato scelto, il Prof. Giorgio Alleva, ordinario di Statistica all'Università di Roma La Sapienza, presenta un curriculum estremamente  modesto, sia in assoluto che in comparazione con molti degli altri candidati. In una lista di 97 lavori se ne trova soltanto uno pubblicato su una rivista scientifica di qualche rilievo, peraltro il Journal of the Italian Statistical Society (Pubblicazione n. 61, corsivo aggiunto). Quanto agli altri, va notato che lavori apparsi sulla “Rivista Trimestrale delle Casse Rurali e Artigiane”, nella “Collana Documenti Cnel”, negli “Atti Convegno su Competenze  per Competere”,  negli “Atti Giornata GIS”, in genere non vengono elencati nel curriculum di uno studioso. Del resto, su Google Scholar, motore di ricerca che tiene conto di un numero enorme di riviste, case editrici, atti di convegni, incluso quasi tutto quello che viene pubblicato  in italiano, soltanto una decina dei 97 lavori del Prof. Alleva vengono segnalati, con un massimo di 4 citazioni (trascuriamo qui un paio di collaborazioni in psicoterapia e psicologia perchè, crediamo, non è in questo campo che si trovano i contributi originali del Prof. Alleva alla Statistica).

Tutto questo certamente lo colloca in una posizione molto debole rispetto ad alcuni tra i concorrenti e suscita dubbi circa la sua adeguatezza a gestire il processo di integrazione dell’ISTAT nel sistema statistico europeo.

Crediamo quindi  che sia lecito chiedere al Governo:

In primo luogo, quali sono i criteri che hanno guidato la scelta del Presidente dell'ISTAT? E’ possibile che  il Prof. Alleva prevalga secondo alcuni di essi in misura tale da compensare un curriculum scientifico che, sia in assoluto che a paragone di quello di altri candidati, è decisamente modesto?

Se si  ritengono possibili nomine come questa, non sarebbe meglio abolire il requisito secondo il quale il Presidente dell'ISTAT deve essere un professore universitario?  Se invece lo si vuole mantenere, sarebbe opportuno usare una soglia minima di qualità, che potrebbe essere stabilita facendo riferimento ai criteri elaborati dall'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR).

Si rende conto il Governo dell'effetto che fatti del genere hanno sulla reputazione del nostro Paese nella comunità scientifica internazionale, sulla cosiddetta fuga dei cervelli nel settore della ricerca? Molti giovani studiosi penseranno che se questa è la considerazione che la ricerca in Economia e Statistica ha nel nostro Paese, meglio approfittare delle occasioni che si presentano per andarsene o per non tornare.  

E’ stata utile la pubblicità data alla nomina ISTAT, con la pubblicazione sul sito delle “manifestazioni di interesse”? Certamente sì. Ma purtroppo solo perchè ci dà l'occasione di segnalare all'opinione pubblica un caso in cui il merito e la competenza, di cui oggi tutti amano parlare, sono gli ultimi  tra i motivi usati per decidere di una nomina di rilievo nella Pubblica Amministrazione. 

Luca Anderlini              Georgetown University, USA
Tito Boeri                      Università Bocconi, Milano
Andrea Boitani              Università Cattolica, Milano 
Michele Boldrin            Washington University in St. Louis, USA
Agar Brugiavini            Università Ca’ Foscari di Venezia
Giorgio  Calzolari         Università di Firenze
Daniele  Checchi           Università  di Milano
Francesca Chiaromonte Penn State University, USA
Valentino  Dardanoni    Università  di Palermo
Daniela Del Boca          Università di Torino
Stefano Fachin              Università   di Roma “La Sapienza”
Carlo  Favero                Università Bocconi, Milano
Mario  Forni                  Università di Modena e Reggio Emilia
Arnoldo Frigessi          University of Oslo, Norvegia
Marzio Galeotti             Università di Milano
Pietro Garibaldi            Collegio Carlo Alberto, Torino 
Raffaella  Giacomini     University College London, UK
Domenico  Giannone    LUISS ed Einaudi Institute for Economics  and Finance (EIEF), Roma
Luigi  Guiso                  EIEF, Roma
Andrea   Ichino             European University Institute, Firenze
Tullio   Jappelli             Università di Napoli Federico II
Francesco   Lippi          Università di Sassari ed EIEF, Roma
Marco   Lippi                EIEF, Roma
Massimiliano   Marcellino     Università Bocconi, Milano
Salvatore Modica         Università  di Palermo
Tommaso Nannicini     Università Bocconi, Milano
Cheti    Nicoletti           University of York, UK
Marco  Pagano              Università di Napoli Federico II ed EIEF
Fausto Panunzi             Università Bocconi, Milano
Franco  Peracchi           Università di Roma Tor Vergata ed EIEF
Michele Polo                Università Bocconi, Milano
Paola  Potestio              Università  di Roma 3
Tommaso Proietti         Università di Roma Tor Vergata
Riccardo Puglisi            Università di Pavia
Lucrezia Reichlin          London Business School, UK
Enrico  Rettore              Università di Padova
Cesare  Robotti              Imperial College London, UK
Paola    Sapienza           Northwestern University, USA
Fabiano   Schivardi       LUISS ed EIEF, Roma
Giancarlo   Spagnolo     Stockholm School of Economics, Svezia, e EIEF
Daniele  Terlizzese        EIEF, Roma
Paolo    Zaffaroni           Imperial College, UK  e Università di Roma “La Sapienza”
Luigi    Zingales             University of Chicago, USA

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