Quel che manca nel PD, e anche negli altri

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Le dimissioni di Veltroni hanno scatenato la solita discussione sulle nomenklature nel PD. Quando va bene si fa un passo in più, e si discute delle possibili alleanze politiche. Continuiamo a non vedere discussioni sulle cose da fare e analisi serie sulla stagnazione dell'economia italiana, che sono le uniche che ci interessano. Proviamo a dare un modesto contributo.

La principale ragione per cui la crisi del PD è preoccupante è che ogni democrazia ben funzionante ha bisogno di una opposizione credibile ed efficace che controlli e limiti il potere del governo. La sola crisi del PD non implica che non esista opposizione, ma purtroppo nessuno vuole o è in grado di esercitare il ruolo che spetterebbe al partito di opposizione più votato. L'UDC sembra più interessata a tessere alleanze locali con il centrodestra per guadagnare rapidamente le poltrone perse. Rifondazione e dintorni continuano a far finta di esistere in un universo parallelo, che è l'unico in cui ci si può orgogliosamente proclamare comunisti nel 2009. Resta l'IdV, che al momento da un lato è uno strano miscuglio di tante cose con una linea poco chiara e dall'altro è una creatura ancora molto fragile e troppo dipendente dalla figura del suo leader. In questo scenario l'incapacità del PD di fare opposizione pesa, e pesa parecchio.

Di opposizione credibile ed efficace c'è disperato bisogno. Il governo sta facendo male, molto male. La debolezza del centrosinistra, che ha consentito il rapido ritorno al governo da parte dei berluscones, ha permesso di evitare una qualunque riflessione critica sul periodo 2001-2006. Nel centrodestra sembrano convinti, o vogliono far credere, che quei 5 anni siano stati un periodo di buongoverno. Sono stati invece, sicuramente dal punto di vista della politica economica, 5 anni persi in cui si sono rimandati per l'ennesima volta i problemi e si è aggravata e incancrenita la crisi dell'economia italiana. L'assenza di una riflessione critica sulla precedente esperienza ha un'implicazione molto semplice per gli attuali governanti: si può continuare a fare quello che si faceva prima, facendo finta di nulla. Al di là dell'attuale congiuntura internazionale particolarmente sfavorevole, il centrodestra sembra perfettamente intenzionato a continuare le politiche che hanno regalato all'Italia la stagnazione e la mancanza di crescita degli ultimi 10 anni.

Al momento il centrodestra non sembra desideroso di recepire alcuna critica o alcuna discussione. Sono convinti che le cose stiano andando bene (in fondo loro le elezioni le vincono) e che quindi non ci sia nulla da cambiare. Si arriva fino al punto di accusare di intelligenza con il nemico il centro studi di confindustria se si azzarda a fare previsioni men che ottimistiche sul futuro. E basta una parola del ministro Scajola perché la sciura Emma scatti sull'attenti. Se questo è lo scenario, parlare a costoro è comprensibilmente difficile. È difficile anche parlare ai dirigenti del PD, che sembrano in tutt'altre faccende affacendati, ma lo stato di crisi del partito impone un minimo di dibattito al suo interno. Proviamoci quindi, magari dalle seconde file qualcuno ci ascolta.

Limiterò il mio intervento a temi di politica economica o vicini alla politica economica. Il PD ha problemi di chiarezza di linea su molti temi, come si è ben visto nel caso Englaro, ma preferisco parlare solo di cose di cui sono minimamente competente. Il mio obiettivo è anch'esso limitato. Non pretendo di aver le idee chiare su come il PD possa recuperare consenso. Nemmeno mi interessa, francamente. Non mi interessa che il PD recuperi consenso per se, mi interessa che qualche forza politica inizi a dire e fare cose sensate. Farò semplicemente un elenco di cose pratiche che il PD avrebbe potuto dire e fare negli ultimi mesi e che invece non ha fatto. Non so quanto queste proposte e azioni alternative avrebbero generato consenso, forse si e forse no. Comunque, in omaggio a un minimo di realismo politico, lascerò fuori alcune cose da fare che sono palesemente necessarie e altrettanto palesemente impopolari, come l'aumento dell'età pensionabile.

Cominciamo dal problema di fondo, l'analisi della crisi italiana. Questo è solo un blog post, quindi procederò con l'accetta e in modo un po' apodittico. Il PD sembra continuare a rifiutarsi di vedere che la crisi italiana è conseguenza di una eccessiva e pervasiva invadenza dello stato. La crisi è ulteriormente aggravata dal fatto che l'amministrazione pubblica italiana è particolarmente inefficiente e improduttiva. La soluzione della crisi, con la ripresa della crescita della produttività, passa necessariamente da una riduzione della presenza dello stato.

Questo, a sua volta, richiede una battaglia politica molto dura contro i ceti e i gruppi che al momento beneficiano dell'invadenza statale. Non si tratta solo dei membri della mitica ''casta'', si tratta di tanti gruppi e gruppetti più o meno numerosi che campano di spesa pubblica o grazie alla protezione accordata dalla regolamentazione pubblica. Gruppi disparati e spesso potenti, come il caso dei sussidi Fiat (pardon, incentivi auto) illustra molto bene. Questo significa, per essere molto, molto chiari, che se si vuole dare un segnale di rottura non bisogna candidare Colaninno jr. Non perché il PD debba essere contro l'impresa, tutto il contrario. Perché il PD dovrebbe essere contro le imprese che fanno affari in quanto intortate con il potere politico, e a favore delle imprese che fanno affari perché competono e fanno buoni prodotti. È ovvio che una tale discorso Berlusconi non può o non vuole capirlo, essendo il prodotto più genuino di questo sistema di connubio tra grande impresa e potere statale. Ma, a quanto pare, non lo capisce nemmeno il PD e Berlusconi ha un vantaggio sul PD: lui può far finta di voler essere vicino alle imprese che competono, perché è un "imprenditore", Veltroni no.

In ogni caso, se il PD (o qualche altro partito) non è d'accordo con questa analisi di fondo e ha una spiegazione alternativa della crisi italiana che sia altrettanto chiara, semplice e coerente farebbe bene a dirlo chiaramente. Finora non lo ha fatto, e questo ha generato una linea di politica economica da un lato ondivaga e dall'altro incomprensibile. D'altra parte, ci siamo già divertiti a notare le incoerenze e i balbettii del PD su temi simili.

Le proposte concrete che sono mancate discendono, a mio avviso, da questa mancanza di chiarezza sulle cause della crisi. La mancanza di chiarezza, peraltro, non deriva solo da incapacità analitica. Deriva anche dal fatto che molti dei dirigenti del PD sanno di essere parte del problema, e che la soluzione passa (anche) per il loro pensionamento politico. Detto questo, proviamo a fare un elenco di 5 proposte o interventi che il PD avrebbe potuto fare diversamente dalla sconfitta elettorale di aprile a oggi e che avrebbero perlomeno dato un segnale di discontinuità con il passato e di volontà di rinnovamento. In verità sono cose che avrebbe dovuto fare quando era al governo, ma facciano pure finta che il PD sia una creatura nuova. Non sono cose particolarmente nuove, ne abbiamo già parlato varie volte. Ma è utile ripeterle. Forse, ora che i militanti del PD stanno vedendo l'orlo dell'abisso, qualcuno si prenderà la briga di ascoltare.

Mi limiterò a proposte con le seguenti caratteristiche: 1) sono senza costo per lo stato, e quindi non esiste alcun ostacolo di finanza pubblica alla loro attuazione; 2) non sono chiaramente impopolari, come potrebbe essere un aumento dell'età pensionabile; ovviamente scontenteranno qualcuno, ma non la maggioranza della popolazione. Lo scopo non è quello di fornire un programma organico di politica economica. È semplicemente quello di far vedere come fosse perfettamente possibile fare proposte alternative che avrebbero dato del PD un'immagine profondamente diversa.

1. Vendere la Rai e abolire il canone. L'occupazione militare dello spazio informativo e di intrattenimento da parte dello stato è una delle caratteristiche più agghiaccianti del modello di sviluppo italiano. Il canone Rai è un'imposta spudoratamente regressiva, che preleva più di cento euro l'anno alle famiglie di operai e pensionati. È difficile pensare a una cosa più di sinistra che la sua abolizione. La Rai andrebbe spezzata in tre aziende e venduta, senza indugi. Al tempo stesso bisognerebbe mettere continuamente all'ordine del giorno l'intervento dell'autorità antitrust per spezzare Mediaset, o come minimo il rispetto della sentenza su Rete 4. Infine, vanno aboliti tutti i sussidi pubblici alla stampa. Il PD invece si è fatto ingabbiare nella ridicola vicenda della commissione di vigilanza Rai ed ha assunto posizioni profondamente reazionarie sui sussidi statali alla stampa di partito.

2. Vendere Alitalia all'asta al miglior offerente, senza restrizioni. Il PD è stato gravemente complice del governo nella scandalosa vicenda Alitalia. Siccome della vicenda, e specificamente del ruolo giocato dal PD, abbiamo già parlato in dettaglio, non mi dilungo. Faccio solo presente che la soluzione più ovvia e naturale, la vendita all'asta al miglior offerente, sembra non aver sfiorato le menti del PD né quando era al governo né quando era all'opposizione. A un certo punto è parso che la ragione principale per opporsi all'operazione Alitalia fosse che CAI minacciava di non assumere tutti i precari. Roba da matti.

3. Promuovere la ricerca assegnando i fondi alle università migliori. E, beninteso, levandoli alle università che non fanno ricerca. Dopo l'uscita del rapporto CIVR, sostanzialmente nulla è successo. Apparentemente, la valutazione delle università non serve ad allocare i fondi. Nelle intenzioni (o favole) iniziali, fino al 30% dello stipendo dei professori poteva dipendere dalla ricerca. Tutto questo è stato seppellito. Il PD doveva e poteva reclamare migliori valutazioni e una ripartizione dei fondi, in particolare per stipendi e spese del personale, improntata alla promozione del merito scientifico. Si è invece accodato alle forme più retrive di protesta contro l'intervento della Gelmini.

4. Ridurre le tasse sul lavoro, non detassare gli straordinari. Il decreto di detassazione degli straordinari, peraltro per solo sei mesi, e dei premi di produzione è stato uno dei tanti interventi ''a capocchia'' del centrodestra, che sembra essersi specializzato in interventi barocchi e largamente irrilevanti che aiutano in compenso a incrostare con nuovi privilegi ed eccezioni il panorama fiscale italiano. Anziché chiedere una semplice e trasparente riduzione delle imposte sul lavoro, la reazione del PD è stata quella di chiedere l'estensione del privilegio ai dipendenti pubblici. Questo è particolarmente scoraggiante, perché veramente denota un livello di comprensione nullo. O la detassazione degli straordinari è giustificata dal fatto che può fornire incentivi all'aumento dell'offerta di lavoro, e allora ha senso solo nel settore privato, oppure no, e allora va evitata e sostituita con altre forme di riduzione delle imposte. Il PD poteva chiedere, per esempio, la riduzione di un punto per le aliquote sui redditi più bassi. Invece ha chiesto che un inutile privilegio venisse esteso al settore pubblico.

5. Reclamare un federalismo fiscale vero. Il PD ha danzato di minuetto con la Lega sulla questione del federalismo fiscale, astenendosi sulla legge delega. Al momento tutto resta molto nebuloso. Vista l'incapacità del centrodestra di fare alcunché di serio, il PD aveva ampi spazi di intervento, che poteva usare da un lato per recuperare consenso al nord e dall'altro per cercare di promuovere una seria riduzione della spesa pubblica. Siamo ancora qui che aspettiamo.

Questo è il PD che non abbiamo visto, questo è il PD che è mancato e non è stato capace di fare alcuna opposizione efficace al governo Berlusconi. È stato un PD che ha cercato di pianificare il proprio ritorno al potere sulla base della ricerca politicista di alleanze, ora con l'UDC ora con l'estrema sinistra, senza peraltro arrivare a nulla. È stato un PD che ha completamente rinunciato all'idea di espandere la propria base sociale di riferimento ed ha di fatto accettato un ruolo assolutamente minoritario nel nord del paese, ossia nell'area economicamente più sviluppata e meno dipendente dall'intervento pubblico. Ed è vero che Veltroni non è stato peggio di altri su questi temi. Abbiamo assistito ad un dibattito molto duro nel PD. Parisi che insultava tutti, D'Alema che tirava frecciatine, Rutelli che si smarcava, Bersani che si candidava e chi più ne ha più ne metta. Nessuno però che ci dicesse, che so, abbiamo sbagliato a non vendere subito Alitalia all'asta. Nessuno che dicesse chiaramente come guadagnare il consenso dei ceti produttivi.

Da quello che vediamo in questi giorni, queste questioni continuano a essere ignorate e le discussioni continuano a essere fastidiose e stucchevoli. Forse non c'è veramente alternativa alla scomparsa del PD per riattivare un serio movimento di opposizione, e d'altra parte l'attuale sistema elettorale favorisce le forze centrifughe nei partiti. Vedremo cosa sorgerà dalle sue macerie, sperando che non ci voglia troppo tempo.

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Commenti

Ci sono 115 commenti

Yeah ;D. Aggiungerei la giustizia, una lotteria che ci costa troppo... i piccoli tribunali vanno chiusi o devono specializzarsi solo su alcune questioni.

La maggior parte delle carte sono inutili, di cose che si dovrebbero sapere già, il modo più semplice per connettere informazioni sparse è mettere su database e affini. Chissà quando arriverà il censimento 2.0

Se molti vivono di rendita a che serve studiare, basta conoscere le persone giuste, o almeno dicono tutti così.

Il PD non potra' mai diventare una sinistra utile, potra' solo, forse, essere rimpiazzato da una sinistra utile. Il motivo e' semplice, e vale per quasi tutti i difetti che hai elencato nelle azioni del PD: lo statalismo.  Il PD e' statalista perche' eredita l'ideologia comunista del PCI secondo cui il bene e' rappresentato dallo Stato, tendenzialmente totalitario, e il male e' il privato, la proprieta' privata, l'impresa privata non subordinata allo Stato. Gli stessi cattolici di sinistra che si sono uniti al PCI hanno sostanzialmente abbracciato questa ideologia.

A causa dello statalismo, il PD e' contro le piccole imprese, perche' private, meno affini e meno controllabili dallo Stato, ed e' a favore delle grandi imprese, particolarmente quelle che vivono in simbiosi con lo Stato attraverso un'intricata rete di monopoli, posizioni dominanti, sussidi, aiuti, protezioni.

A causa dello statalismo, il PD e' contro ogni ipotesi di federalismo vero, competitivo, responsabilizzante perche' tutto cio' contrasterebbe col potere dello Stato e la pianificazione statale.

A causa dello statalismo, il PD non puo' che concepire piu' Stato, piu' tasse, piu' redistribuzione per migliorare la comatosa economica italiana, invece che come sarebbe necessario meno Stato, meno tasse, redistribuzione piu' efficiente sul modello inglese di efficacia come contrasto alla poverta'.

Si potrebbe andare avanti per molto.  Cio' che sconvolge del PD e del suo ceto politico e' che non sono capaci di proporre o attuare statalismo sensato e utile nemmeno dove lo Stato e' veramente necessario. Nell'istruzione difendono gli insegnanti in sovrannumero (in qualita' di dipendenti statali e amici) piuttosto che curarsi che l'istruzione statale sia diffusa e di buona qualita'. Riguardo la giustizia difendono i magistrati (in qualita' di dipendenti statali e amici) invece di promuovere una giustizia equa ed efficiente. In economia non sono nemmeno capaci di approvare una decente normativa anti-trust tanto che ci ha dovuto pensare Berlusconi... Preferiscono invece "liberalizzare" parrucchieri ed estetiste e concedere sussidi per le rottamazioni alla Fiat anche quando si vantano che vi sia una fase di ripresa economica. Nell'informazione piuttosto che promuovere la concorrenza continuano a finanziare giornali di partito e gli sprechi e la disinformazione della RAI TV.

Mi devo essere perso qualcosa. Qual è la decente normativa antitrust approvata da Berlusconi?

 

 

Farò semplicemente un elenco di cose pratiche che il PD

 

Pratiche e PD nella stessa frase... mumble, mumble...

credevo fosse un blog di economisti non di virtuosi dell'ossimoro.

Alberto, condividerei tutto tranne un paio di affermazioni:

 

non sono nemmeno capaci di approvare una decente normativa anti-trust tanto che ci ha dovuto pensare Berlusconi...

 

La chiave, in questo caso, e' il "decente", venendo ovviamente dall'uomo che il trust lo vuole eccome. Non e' l'unico, ma quello che ha il potere di farselo.

La differenza tra lo statalismo e il berlusconismo e' essenzialmente il numero di persone che possono prendere decisioni ed attuarle: nel primo e' un N che puo' essere grande o piccolo, nel secondo e' 1. Essenzialmente, nel PD il numero N e' troppo grande e i singoli sono in continuo disaccordo tra loro su troppi argomenti per essere effettivi.

Sugli insegnanti, concordo che siano in sovrannumero (di quanto e come, quello e' da discutere).

Sui magistrati: per rendere la giustizia equa ed efficiente ci sarebbe comunque un transitorio in cui oltre a riformarla e renderla efficiente gestendo le pratiche che interverrebbero nel frattempo, occorrerebbe smaltire il pregresso. Un periodo tutt'altro che corto, in cui meglio averne in piu' che in meno, secondo me - ovviamente, mi rimetto al giudizio di chi queste cose le vive piu' da vicino.

Sia chiaro: condivido l'inciso tra parentesi, che ritengo negativo. Pero' se devo tagliare tra medici, giudici, insegnanti e ricercatori starei bene attento a dove faccio passar la lama, e quando lo faccio.

 

 

 

Alberto, condividerei tutto tranne un paio di affermazioni:

 

non sono nemmeno capaci di approvare una decente normativa anti-trust tanto che ci ha dovuto pensare Berlusconi...

 

La chiave, in questo caso, e' il "decente", venendo ovviamente dall'uomo che il trust lo vuole eccome. Non e' l'unico, ma quello che ha il potere di farselo.

 

(Se capisco bene il tuo commento) hai ragione. "Decente" va cancellato, il PD non ha approvato norme anti-trust di alcun tipo credo. E Berlusconi ne ha approvata una tagliata su misura per non incidere se non per favorire sui suoi interessi, quindi non decente.

Sandro, i punti che tu elenchi mi stanno benissimo, ma sei tu sinceramente convinto che su un programma che li includa si possano vincere le elezioni in Italia?

In altri termini: non vorrei apparire disfattista, ma esiste secondo te in Italia una maggioranza numerica produttiva, che abbia interesse a uno snellimento della macchina statale e a incentivi di merito? A me pare che il paese reale abbia da tempo passato il punto di non ritorno, e che al piu' si possa costruire un'opposizione che si batta per tutelare i diritti di una minoranza oppressa.

Non lo so, bella domanda. Io però almeno ci proverei. Non darei per scontato che la popolazione at large (as opposed to the elites) sia comunque contraria. Tanto per dire, sia Bersani quando ha fatto  l'alfiere delle liberalizzazioni sia Brunetta quando si è scagliato contro l'inefficienza nel pubblico impiego sembravano raccogliere parecchio consenso. A parte le sensazioni di pancia c'erano anche i sondaggi sulla popolarità dei ministri ad attestarlo. 

Ora, né Bersani né Brunetta hanno combinato un gran ché (per Brunetta aggiungiamo finora, anche se non sono ottimista), ma non è questo il punto. Il punto è che si può raccogliere consenso proponendo liberalizzazioni ed efficienza nella pubblica amministrazione.

Dei 5 punti che ho elencato, che non hanno pretesa di organicità e si riferiscono unicamente a temi emersi in questi ultimi mesi, posso solo offrire le sensazioni di pancia ma sono convinto che sarebbe stato abbastanza facile raccogliere consenso sui primi 3. Abolire il canone è sicuramente popolare, e se la vendita della Rai viene giustificata come mezzo per ottenerlo non ci dovrebbero essere problemi. La vendita Alitalia, se presentata come un modo di risparmiare denaro pubblico e ottenere prezzi più bassi, poteva tranquillamente essere popolare. Per le università non credo nessuno si opponga all'idea che chi non fa ricerca non debba essere pagato al pari di chi la ricerca scientifica la fa (a parte chi beneficia dal sistema, ma sono pochi). Su detassazione straordinari vs riduzione delle tasse non so, ma un argomento di semplicità qualche presa lo avrebbe avuto. L'unico punto veramente controverso sarebbe stato il federalismo fiscale. Lì è facile prevedere consenso al nord e opposizione al sud.

Tutto sommato, not that bad. Tieni conto che le scelte alternative fatte dal PD, difesa dei sussidi alla stampa e tutto il resto, non è che poi gli abbiano fruttato tutti sti consensi.

Degno punto di vista che, nei momenti di realismo, tendo a condividere, Dottor Michelangeli.

Molti anni fa cercai di mettermi a fare i conti, i conti di quanti erano i parassiti e quanti i parassitati. Rinunciai, perché per la grande maggioranza dei casi è un problema "endogeno". L'Italia è piena di "parassiti morti di fame". Quello è il vero paradosso, che trovo assolutamente affascinante perché prova che gli equilibri di Nash cattivi esistono, eccome che esistono.

Prendi gli insegnanti: non guadagnano nulla, o quasi. Ora, è vero che una buona fetta di loro non fa assolutamente niente oppure fa danno, ma non è vero per tutti. Oserei dire che la maggioranza lavora ed anche parecchio ed in condizioni disastrate. Si ribellano mai costoro chiedendo di licenziare i parassiti? No, anzi li "coprono" negandone l'esistenza o minimizzando. Perché? Non lo so. Idem con patate in quasi tutti i servizi pubblici, dalle poste, agli ospedali, ai treni. Perché? Mistero della fede italiota. Pensa alle pensioni d'invalidità: avete mai visto il sindacato dei pensionati organizzare gli invalidi VERI per protestare contro gli invalidi FALSI, che di fatto loro rubano la pensione? Io no ...

Alcuni anni fa, di ritorno da Cipro con un gruppo di colleghi europei venimmo bloccati a Fiumicino da uno dei soliti casini estivi dell'aviazione europea. Era un inferno. Al banco di Alitalia che gestiva connessioni e re-routing per tutti era una farsa: due persone, una in particolare, lavoravano come bestie, mentre il resto non faceva quasi un piffero. Una cosa allucinante. Ebbi modo di osservare la scena per quasi sette o otto ore; tanto rimanemmo bloccati e le uniche poltrone usabili erano giusto di fronte. L'intero gruppo di economisti, composto di spagnoli, svedesi, francesi, eccetera, si rese conto della cosa. Non riuscivamo a crederci. Ad un certo punto, nel tardo pomeriggio, durante un momento di pausa andai a parlottare con il signore che si faceva il mazzo più di tutti, esprimendo scherzosamente la nostra sorpresa. Praticamente non mi diede spiegazione, continuo' a ripetermi "Cosa ci vuol fare? Cosa ci vuol fare? Io mi sento responsabile dei passeggeri lasciati a terra ...". Una cosa terrificante, Fiumicino che si reggeva su una specie di Madre Teresa del trasporto aereo ...

Questo è, a mio avviso, l'aspetto più tragicamente ridicolo della cultura italiana ... da dove venga, mi sfugge.

 

Sandro Brusco alla segreteria del PD?

No, meglio di no, non gli vogliamo così male.

E' vero, con il programma su enunciato non si può vincere. Ma l'alternativa sarebbe? Presentare un programma farlocco, e poi una volta conquistata la maggioranza portare avanti le proprie idee? Sarò ancora l'ultimo degli idealisti, ma uno deve predicare le proprie convinzioni: se sarà premiato dalla maggioranza, meglio, se no peggio per tutti.

Ovviamente, sono contrario ai "duri e puri" che si accontentano dell'1,5%. Si deve mediare se si vuole diventare maggioranza. Però, non credo si debba rinunciare a certi punti fermi.

Anche a me questo aspetto della mentalita' italiana colpisce molto. La massimizzazione del profitto personale seppure contro quello generale che poi diventa personale comunque. Eppure davanti alle conseguenze disastrose di questo attegiamento la stragrande maggioranza non sembra collegare.

Al contrario nei paesi anglosassoni c'e' una grande consapevolezza del profitto generale.

Ossia, che non va bene nessuno e che dovrebbero andarsene tutti per poter, quel partito, avere una mezza speranza.

La mia affermazione si basa, ovviamente, su una serie di congetture. Eccole: che i lettori di La Repubblica e del Corriere della Sera che perdono tempo per votare i rispettivi sondaggi su chi dovrebbe essere il futuro leader del PD si identifichino con il medesimo partito (non a  caso il sondaggio su Repubblica ha già 120mila + votanti, mentre sono circa 44mila sul Corriere) e "ci tengano". In entrambi in sondaggi il candidato più votato, con circa il 23% delle preferenze, è il/la signore/a senza nome, quello che ancora non c'è, che non è nell'elenco, che viene da fuori del giro. E nell'elenco offerto dai due quotidiani ci sono tutti, direi proprio tutti (incluso Cuperlo, Marini e questo Renzi che deve piacere alla stampa per la sua età, perché spunta ovunque senza dire mai nulla che valga la pena leggere ... una specie di Madia al maschile, insomma ...).

Tito Boeri e/o Francesco Giavazzi dovrebbero candidarsi loro. Non scherzo.

 

Da notare anche che in entrambi i sondaggi Bersani "li liberalizzatore" è al secondo posto (19% Repubblica, 14,4 Corriere) con un discreto distacco sul terzo, Soru l' imprenditore (12 e 10), e l' unico altro candidato degno di nota è la Finocchiaro (10 e 9).D'Alema è il primo del gruppo dirigente tradizionale, intorno al 4%; gli altri han fatto peggio di Renzi, ben sotto il 2%.

Insomma, le preferenze sono:

  1. Nessuno dei suddetti
  2. Un presonaggio di seconda fila, possibilmente con tendenze da liberalizzatore
  3. Uno dei soliti, possibilmente D'Alema

Il mio pronostico è che i primi due scenari non verranno presi in considerazione, D'Alema manderà qualcun'altro  farsi bastonare alle europee e lo rimpiazzerà un mese prima della campagna elettorale per le prossime politiche.O magari comincerà subito un lungo ciclo di primarie a candidato unico per farsi eleggere tra un'annetto, lasciando Franceschini a incassar colpi nel frattempo.

>>Tito Boeri e/o Francesco Giavazzi dovrebbero candidarsi loro. Non scherzo.

 

Dove si firma?

 

FREAKONOMICS IN SALSA ITALIANA

bea pasta e fasioi da sbochi ...

Qui si discute di una futura politica del PD che è l'esatto opposto della storia personale non solo dei suoi dirigenti, ma anche dei militanti, dei semplici iscritti e perfino degli elettori.

Tutti costoro non si sposteranno da queste posizioni finchè "non avranno da perdere che le loro catene". Per svecchiare i laburisti inglesi ci sono voluti diciotto anni di Thatcherismo. Conoscendo i soggetti, per guarire la sinistra (e il centrosinistra) italiano dal male dello statalismo ci vorrebbero una quarantina d'anni di Berlusconismo. Tanti che "lo Stato" si identifichi nel loro immaginario collettico con "Berlusconi", ingenerando una sacrosanta reazione di insofferenza di stampo pavloviano.

Mosè prima di portare il suo popolo nella terra promessa li porto' a spasso appunto per quarant'anni nel deserto, perchè tutti quelli che erano cresciuti in stato di servitù in Egitto morissero di vecchiaia e di stenti, ed il nuovo stato fosse formato da gente nata libera. Egli stesso potè vedere la terra promessa dall'alto del monte Nebo, ma non ci potè mettere piede.

Il primo che trova un roveto ardente si faccia avanti. 

Benedetto uomo. Parlo di Beppino Englaro. Nel mio blog l'ho tartassato per benino. Ma non andate a leggere, sennò vi fate cattivo sangue. Ora però mi tocca elogiarlo. Ha indicato lui la strada alla sinistra. L'unica realistica per il popolo di "sinistra" "italiano" "del 2009", e non per quello partorito dai diversi wishful thinking, per quello creato dalle acrobazie intellettuali di chi più o meno inconsciamente evita la questione centrale derlla sinistra italiana, e della sua diversità da quelle europee. Io lo scrivo da due anni e passa. Oggi quasi mi diverto.

http://www.corriere.it/politica/09_febbraio_21/englaro_fan_craxi_maria_grazia_mottola_9dd7c3c2-ffcf-11dd-a585-00144f02aabc.shtml

 

 

Caro il nostro filosofo veneto con i piedi per terra che, a leggere il suo blog, sembra aver già detto quasi tutto almeno due anni prima degli altri: è già rinato il PSI di Craxi. Ed ha vinto da tempo, non te ne sei accorto?

Si chiama PdL e ci militano quasi tutti i compari di Craxi, dai più alti ai più bassi. Viste le tue frequentazioni, e la notevole lungimiranza, dovresti ben saperlo, no?

P.S. Occhio a tenere troppo i piedi per terra: a guardare le scarpe che indossi, sembra terra bagnata  quella su cui tieni i piedi, ed è spesso facile illudersi che le sabbie mobili siano solo ... "un po' di fango".

Comunque, in omaggio a un minimo di realismo politico, lascerò fuori alcune cose da fare che sono palesemente necessarie e altrettanto palesemente impopolari, come l'aumento dell'età pensionabile.

Sandro, cosa vuol dire "impopolare"? Immagino "qualcosa che vada contro i desideri del popolo".

Ma di quale popolo? Se è il popolo dei cinquantenni è probabile (ma io ad esempio ho due figlie ed un pò preoccupato per loro lo sono, e penso con me molti altri genitori). Se è il popolo dei trentenni, che vedono ridurre il loro reddito per pagare le pensioni di coloro che oggi ci vanno a 60 anni, la misura non mi sembra cosi impopolare. Quello che purtoppo succede è che gli under 43, assumendo che la media dell'età degli elettori effettivi (non quelli che hanno diritto al voto ma quelli che vanno davvero a votare) sia 43, contano in Italia (sia a destra che a sinistra) molto, ma molto meno, degli over 43. Siamo un paese in cui comandano i vecchi.

Secondo i conti di Tito Boeri e  Vincenzo Galasso l'età dell'elettore mediano è tra i 45 e i 46 anni, e data la dinamica demografica è in crescita. Secondo questa indagine (tabella 3.6 a pagina 41) si tende a votare meno sotto i 35 anni e sopra i 75 (immagino per motivi di salute, e immagino che non siano molto numerosi), quindi l'età mediana degli elettori effettivi è probabilmente più alta di quella mediana dell'elettorato. Inoltre che per il Senato, assurdamente, non si può votare sotto i 25 anni. In un bicameralismo perfetto questo significa che una riforma delle pensioni deve essere approvata dal (più vecchio) elettore mediano del senato. Stimerei quindi intorno ai 50 anni l'età dell'elettore mediano da convincere. Questi dati fanno a mio avviso ben capire perché è impopolare l'aumento dell'età pensionabile. Due altre considerazioni:

1) È vero che i vecchi hanno più potere, essendo meglio rappresentati in tutte le organizzazioni di massa e nelle istituzioni. Non solo i vecchi sono più numerosi, occupano solitamente le posizioni di comando. Nel caso del senato addirittura de jure, visto che bisogna avere 40 anni per entrarci.

2) Se decido che mi dispiace che i miei figli vengano bastonati come dei somari per pagarmi una pensione che non ho guadagnato in senso attuariale, ho sempre la via d'uscita individuale di tenermi la pensione e passare loro i soldi. Sospetto, posso solo sospettare visto che i dati sono difficili da raccogliere, che i trasferimenti intergenerazionali a livello familiare siano la vera ragione per cui i nostri ventenni non sono in piazza a tirar molotov contro un sistema pensionistico che li penalizza enormemente. È anche la ragione per cui quella parte di vecchi non egoisti che capisce il problema non fa nulla per risolverlo.

È un dato di fatto che il primo governo berlusconi cadde per il tentativo di riformare il sistema pensionistico, e che tutti i politici sono semplicemente terrorizzati all'idea di menzionare la possibilità (lo abbiamo visto anche questa estate alle giornate nFA). Posso solo concludere che in Italia, come in tanti altri paesi, proposte di aumento dell'età pensionabile farebbero perder voti. Riforme del sistema pensionistico vengono fatte solo quando, come nel 1992, il paese raggiunge l'orlo della bancarotta.

 

Si sono eletti Franceschini, Dario. Chi sia non lo so (era il vice di VW), per cui sono andato a cercare in Wikipedia dove il solerte portaborse ne ha già tessuto le lodi di leader di spicco. È anche un fine intellettuale: come il suo predecessore scrive bellissimi romanzi che ricevono dozzine di premi della critica ma che non si legge nessuno. Che ci sia, qui, una metafora?

Va beh, dai, look at the bright side. La giornata ha anche buone notizie, l'Inter ha battuto il Bologna 2-1.

Un paio di sondaggi sul Corriere della Sera e e su la Repubblica, per quanto possano essere approssimativi, danno un'idea del seguito ridicolo che raccoglie il nuovo segretario.

Secondo me e' uno che gli e' rimasto il "cerino acceso in mano": ormai danno tutti per scontata una sconfitta bruciante del PD alle europee e nessuno dei "grossi nomi" vuole bruciarsi presentandosi come quello che ha fatto peggio di Veltroni. Quindi la batosta alle europee sara' anche piu' pesante, perche' la base non sembra gradire l'idea di andare a votare pe una nuova Democrazia Cristiana.

Magari le primarie avrebbero potuto dare un'immagine migliore del partito, ma pare che la mozione che le chiedeva abbia ottenuto solo il 20% dei voti dell'assemblea.

 

Per quello che può contare, oggi a Todi, Casini ha invitato il governo a riformare le pensioni: "Dobbiamo avere il coraggio delle impopolarità"

www.radioradicale.it/scheda/273235/convegno-dal-titolo-dove-sono-oggi-i-liberi-e-forti

Io tra i punti ci metterei l'abolizione delle province. Provvedimento largamente popolare che il PDL aveva annunciato nei programmi elettorali e che è stato rapidamente accantonato x l'opposizione della Lega interessata a mantenere le poltrone.

La principale ragione per cui la crisi del PD è preoccupante è che ogni democrazia ben funzionante ha bisogno di una opposizione credibile ed efficace che controlli e limiti il potere del governo.

Vorrei contribuire con 10 Eurocents alla discussione.

Secondo me il brand AmeriKano del blog ha un po' messo nella penombra la realtà della società e della politica italiana ed europea. La politica italiana è penosa perchè è in simbiosi con la penosa società italiana - ma forse è anche peggio perchè la "rilevanza del potere" ne fa esaltare, in media, le gobbe e le altre caratteristiche negative.

Allora, Che fare? (diceva quel tale)

Stendere programmi, programmini, spunti di programma, ecc. è un buon esercizio, ma bisogna decidere se la politica dei grandi partiti democratici deve rappresentare i valori e gli indirizzi delle grandi masse di cittadini, o proporre idee minoritarie con il proposito di fare proselitismo, e combattere di conseguenza una battaglia di minoranza. Le idee di nFA sono fortemente minoritarie nel popolo italiano, chè la politica "AmeriKana" è già interpretata a modo suo dal Berlusconi, che ne ha storpiato parecchi sensi e significati (non c'è quasi nulla che non sia storpio, in Italia).

Nella concreta situazione italiana attuale, le cose che sono in putrefazione sono molto più profonde che qualche programmino di partito, ma attengono appunto alle definizione di base, alla comprensione dei concetti con cui parlare di politica, cosa che invece non accade - o non è corrotta alla stesso modo - altrove.

Ad esempio, su nFA si propagandano parecchi programmi liberali, giustamente - ma in Europa mantiene una sua rilevanza, un suo ruolo, anche la politica sociale, del (meglio se riformato) welfare state. Non ci sono partiti di (centro)-sinistra in Europa che abbiano solo politiche liberali. Non ha senso sociologico, non ha spazio politico. E allora, che fare?

Ovvio che, nel concreto della situazione italiana, servono politiche anti-fasciste e anti-corporative. Ma è opportuno mostrare (meglio) che queste politiche non devono necessariamente configurarsi "anti-sociali", chè le masse popolari europee non sono propriamente inclini all'"anti-socialismo". Non voglio dissertare di teoria astratta, anzi sto facendo teoria applicata vera. Sto solo ricordando che, per le cose che si dicono, bisogna decidere se si vogliono i voti di (questo) popolo itagliano o se si vuole fare quella (reputata necessaria e/o ineludibile) campagna di nicchia per la "Riforma" che comunque deve guadagnarsi la strada, la mente e i cuori di masse per il momento assenti su questo fronte.

RR

 

I make no apologies on that. È ovvio che un partito di centrosinistra non può prescindere dalla rappresentanza degli interessi dei più deboli. Ma, molto semplicemente, a me pare che le poche misure che io ho proposto nel post non siano affatto anti-sociali, a meno che per ''sociale'' non si voglia intendere solo e soltanto il controllo statale (ossia, della casta politica) dell'economia.

Eliminare una tassa regressiva come il canone e vendere la Rai, un carrozzone pieno di privilegiati e raccomandati, è cosa altamente sociale. Vendere senza condizioni all'asta Alitalia, evitando di accollare ulteriori oneri ai contribuenti ed evitando le concentrazioni monopolistiche che aumentano i prezzi, è cosa altamente sociale. E così via.

Non sono mica idee nuove, ci sono tanti partiti socialdemocratici che le capiscono. In Italia invece ogni volta che dici una cosa di elementare buon senso, ti guardano esterefatti e si mettono a urlare all'ultraliberista. Togliere ai politici il diritto di discettare e decidere sul festival di Sanremo? Non sia mai.

Non è certo per amore delle masse popolari che i dirigenti PD non prendono in considerazioni idee simili. Oltretutto, dal punto di vista banalmente tattico, misure come quelle proposte permetterebbero di cavalcare il sentimento populista anti-casta e frutterebbero parecchi voti. Il problema ovviamente è che se vendi la Rai poi non ci puoi più piazzare la moglie, la figlia et similia. Fair enough, ma poi non venitemi a raccontare che queste cose non si possono fare perché un partito di centrosinistra deve fare una politica ''sociale''.

 

Tutto molto bello, il post, le idee, il dibattito, ma molto, troppo tecnico. Al PD, come agli altri manca l'anima. Sotto il vestito niente. Il Pdl non ha bisogno di un anima, ha un capo, tanti yesman, e tanto basta (anche perchè se qualcuno si smarca gli sparano a palle incatenate i giornali e i TG..).

Il Pd non ha neanche un capo..

Tutto il resto sono nostre (belle) elucubrazioni mentali che fanno ancora più tristezza, in quanto sensate e attuabili. Ma rimangono aria fritta, nessuno ci darà mai retta..

Hai perfettamente ragione per quanto riguarda il PD. Ma sbagli proprio là dove dominciano a sbagliare a sinistra, illudendoti che il PDL sia solo un capo e un branco di sudditi. Questo è un retaggio della solita mentalità di sinistra, di quella che ridicolizzava una volta i democristiani, poi i socialisti, e infine gli italoforzuti. Una vecchia storia. Il PDL invece sopravviverà a Berlusconi. Il Berlusca è riuscito a costruire con tenacia il polmone di destra della politica italiana, un conglomerato che sarà anche puzzolente, ma che riesce a parlare con un linguaggio sufficientemente omogeneo. Intanto una base c'è; senza quella i miglioramenti non sarebbero neanche immaginabili. Cosa impedisca alla sinistra di fare lo stesso è chiaro, ma ci si rifiuta di vederlo.

A scanso di equivoci in non ho la tessera di alcun partito, né ho mai fatto politica in vita mia, manco a livello di consigliere comunale del paesello natio. 

Marco, a ciascuno il suo mestiere. L'anima al PD o a chiunque altro non la possiamo mica trovare noi, al massimo possiamo dire quello che ci pare giusto in politica economica. Lo so che è un po' arido e tecnico (anche se, mi permetto questa presunzione, meno arido di tanti discorsi che fanno i dirigenti del PD). Verò è che nessuno ci darà retta. Posso solo ribadire la mia ferma convinzione che le battaglie vanno combattute anche quando si sa di perderle.

Non sono invece d'accordo sul fatto che il PdL non abbia un'anima. Ce l'ha, ed è anche bella solida. Peccato che sia profondamente, irrimediabilmente, antiliberale. Se il PdL continuerà come singolo partito anche dopo la scomparsa di Berlusconi dipenderà dalla legge elettorale. Ma come area culturale e politica reggerà e reggerà bene.

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PARTITI DEMOCRATICI: O DATE VOCE A NOI CITTADINI OPPURE NON BECCATE PIU' UN VOTO!
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Se mi fosse permesso esprimere una percezione, direi che i "partiti democratici" sono composti da persone che vogliono rimanere al centro dell'attenzione senza però avere alcunché da porre al centro di quell'attenzione, e quindi da offrire alla società, tranne che loro stessi.

Si tratta di gente che gioca sempre in difesa e non passa mai all'attacco. Non a caso: perché per questa gente l'espressione "progetto politico" significa non un nuovo disegno, un nuovo ideale, su cui improntare la società per ricostruirla dalle fondamenta, bensì solo il modo attraverso cui rimanere TUTTI LORO sul carrozzone del circo politico.

Per quel nulla che vale la mia percezione delle cose, per pura libertà d'espressione mi si permetta comunque di dire che un partito "per bene" avrebbe oggi solo UNA grande opportunità: aprire l'agorà politica ai semplici cittadini, alle persone qualunque fuori da ogni giro, stimolandoli con ricchi premi a fornire idee di ottima qualità per il futuro della società e dell'essere umano.

Personalmente tornerò a votare, dopo trent'anni d'astinenza, solo il giorno in cui sarà data voce a quei cittadini di cui tanto questi "democratici" dicono di voler fare gli interessi.


Già che mi avete permesso tanto, permettetemi, e non abuserò oltre della vostra cortesissima attenzione, di ripostare una lettera spedita poco più di un anno fa.

Cordialmente,

Danilo D'Antonio






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13/01/2008

Alla cortese attenzione
della Dirigenza del Partito Democratico,
ed al suo Segretario, dottor Veltroni,
per una Assemblea Popolare Permanente Premiata



Gentili Signori,

vi presento i miei migliori riguardi.

Nel congratularmi per la recente nascita del Partito Democratico, son qui a presentare l'idea di una assemblea popolare in cui i cittadini italiani che lo volessero potrebbero presentare un loro progetto di legge in una pubblica arena telematica affinché fosse discussa da altri cittadini come loro. Infine i progetti che raccogliessero i maggiori consensi verrebbero automaticamente proposti alle Camere della Repubblica per una loro trattazione ed eventuale approvazione. Al fine di favorire una partecipazione folta e di valore, quei progetti che fossero approvati procurerebbero una adeguata ricompensa ai loro autori.

In estrema sintesi in questo consiste il progetto per un "Mercato delle Innovazioni Sociali", alla cui teoria più dettagliata non posso non rimandare presso:

il-mercato-delle-innovazioni-sociali.hyperlinker.org

L'arena popolare col relativo strumento di elaborazione delle proposte sarebbe concepita sul "modello patchwork", strumento dotato di particolarità innovative persino per Internet:

the-patchwork-model.hyperlinker.org

Gentili Signori, non riesco ad immaginare gruppo politico più adatto del Partito Democratico per proporre l'iniziativa di una assemblea popolare telematica continua. Per il vostro partito sarebbe mettere in perfetta pratica il suo stesso nome per il tramite di una partecipazione democratica che andrebbe ben al di là della semplice apposizione di una croce a fianco di un nome su di una scheda elettorale.

Inoltre si permetterebbe che un naturale processo di selezione conducesse alla luce le migliori idee, lasciando al buio le peggiori.

Sperando che presto, da un'epoca di lamenti e proteste, si passi ad un'altra di concrete innovazioni, profondamente grato per l'attenzione, rimango a vostra disposizione per concretizzare la teoria cui rimando nei link.


Danilo D'Antonio

Laboratorio Eudemonia
Piazza del Municipio
64010 Rocca s.m. (TE)

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Il PD ha eletto Bersani come segretario. Una scelta che conferma la vecchia classe dirigente e non porta novità.

Mi sembra da applaudire la scelta delle primarie, anche se non penso che contagerà il centro-destra, almeno a breve e anzi ho sentito che lo stesso PD vorrebbe cambiare in materia.

Gli elettori avrebbero potuto scegliere di cambiare, ma non l'hanno fatto. Brutto segno. Mi chiedo quale possa essere l'appeal di Bersani per aumentare il numero di elettori del PD. A me sembra un politico di carriera, più che un leader.

Staremo a vedere se cambierà qualcosa rispetto a Franceschini, se il PD si organizzerà diversamente e se riuscirà a ottenere risultati elettorali migliori.

 

e' ne sbagliat ne giusta.

Il combattimento tra varie forme di potere e' semplicemente per chi sara' candidato a sfidare la corazzata Berlusconi-Bossi-La Russa-Tremonti. Il resto son chiacchere per far fumo. 

Per controllare le vostre opinioni, domandatevi se sapete chi e' il segretario del partito democratico negli Stati Uniti. Io no. La scelta del partito democratico in Italia e' di un partito che aggrega il possibile per vincere elezioni. Che Bersani non sia Nenni o Togliatti, o Olaf palme, e' affatto irrilevante. Se usa la presente piattaforma per esser lui stesso il candidato primo ministro, lo decidera' lui insieme ad un (altro) estenuante dibattito tra i vari Misiti, Di Pietro, forse uno o due Craxi, etc. 

Calmi, non e' cambiato nulla. Sarebbe interessante per la democrazia se le candidature fossero decise da primarie e non da camarille di Madie.

 

Mi sembra da applaudire la scelta delle primarie, anche se non penso che contagerà il centro-destra, almeno a breve e anzi ho sentito che lo stesso PD vorrebbe cambiare in materia.

 

Per forza! c'è gente che si prende la libertà di candidarsi senza chiedere il permesso:

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<param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/QXJEvwJT-LU&amp;hl=it&amp;fs=1&amp;" />

<param name="allowFullScreen" value="true" />

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manca pure Rutelli, che' bellissimo, intelligentissimo, e militesente. Formera' un partito a cui partecipa anche Casini, che e' bellissimo e militesente. Partecipa anche Binetti, che e' bellissima e militesente.

ahah è quello che ho pensato anch'io: il partito dei belli!

il nuovo centro di riflessione su cambiamento e buongoverno, inaugura, ed e' una vera novita' per l'Italia, con una mano la grande riforma, con l'altra mano l'azione parallela.

Nota:  ad evitare oscurita si veda sul carattere dell'azione parallela

  • Der Mann ohne Eigenschaften1930-1933.
  • Der Mann ohne Eigenschaften, edizione critica a cura di Adolf Frisé, 1978.
Traduzioni italiane
  • L'uomo senza qualità, traduzione di Anita Rho, introduzione di Cesare Cases, Torino: Einaudi, 1956; 1962 (coll."Gli Struzzi"); 1962 (coll. "I Millenni").
  • L'uomo senza qualità, nuova edizione italiana a cura di Adolf Frisé, traduzione di Anita Rho, Gabriella Benedetti e Laura Castoldi, introduzione di Bianca Cetti Marinoni, Torino: Einaudi, 1996 (coll. "NUE"); 1997, 2005 (coll. "ET", ISBN 8806173820).

 

 

www.youtube.com/watch

non ostante il mio sarcasmo, vale la pena di guardare il (non troppo lungo) video qui indicato sulla

presente condizione delle formazione di opposizione.