Roma e Marcon: il Titanic nel Mediterraneo

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Ho seguito con annoiata attenzione questa campagna elettorale cercando di trovare nei messaggi delle varie parti, se non le misure che m'appaiono necessarie per frenare il declino italiano, almeno la consapevolezza della sua natura e gravità. Non ho trovato assolutamente nulla. La casta politica che si ricandida sembra aver deciso che la strategia vincente è l'opposto del famoso slogan clintoniano: it is NOT the economy, stupid! Va bene, sono stupido.

I titoli troppo ermetici non aiutano, quindi ecco alcune chiavi interpretative.

Roma sapete tutti dove stia ed a cosa serva: è il luogo dove la casta ha accentrato il proprio potere, dove esercita i propri riti e da dove s'appropria, per redistribuirla ai propri fini, della ricchezza prodotta in altre parti del paese.

Marcon è una delle tante e sconosciute parti del paese in cui tale ricchezza viene prodotta. Quand'ero ragazzino si scherzava dicendo che "Tuto el mondo ze paese, fora che Marcon, Gaggio e Dese". Oggi, invece, Marcon (e Gaggio, e Dese ...) fanno il paese, essendo diventati la sede di varie centinaia di piccole e medie aziende che, dalla fine degli anni '70 in poi, hanno compensato la sparizione della grande industria pubblica (e sussidiata) di Porto Marghera creando migliaia di posti di lavoro, valore aggiunto, ricchezza diffusa. Insomma, Marcon è uno dei tanti luoghi ignorati da Roma in cui il settore privato continua, con sempre maggior fatica, a cercare di produre cose vendibili a prezzi che siano allo stesso tempo competitivi e capaci di generare valore aggiunto.

Titanic è il luogo metaforico dell'incoscienza. Il "luogo" dove, mentre il transatlantico imbarcava acqua e cominciava ad affondare, la banda di bordo cercava d'intrattenere con le proprie musiche i passeggeri di prima classe.

A ben pensarci, Roma e Marcon - Roma e Sagunto forse sintetizza meglio la situazione. L'articolo potrebbe, forse dovrebbe, finire qui, dopo aver incontrato il titolo appropriato.

Perché il resto è presto detto: da nessuna parte, in questa campagna elettorale, ho sentito dire alcunché di menchemeno rilevante per la situazione economico-sociale del paese. Giovanni Sartori sembra aver colto l'aspetto tattico della cosa, almeno per la parte che compete al PD. Alla scelta di VW di lanciarsi nell'ottimismo populista-giovanilista, di non parlare delle difficoltà, di rimuovere gli errori del governo Prodi, di mettere in lista giovani carini-vuoti-supini, di far promesse di panem, circenses e salami minimi degne d'un BS d'annata, ha fatto da ovvio contraltare la scelta della sua controparte. BS si è presentato come l'uomo della concretezza e delle scelte difficili ma mai specificate che ha poi annegato in un mare di battute e provocazioni da repubblica bananera. Ha promesso persino la lotta all'evasione (salvo poi dichiarare legittima la medesima) e la fine dei condoni fiscali (i precedenti devono essergli bastati per emendare le evasioni proprie). Aldilà del posizionamento tattico dei due, mirato semplicemente a distanziare nell'immaginario collettivo l'uno dall'altro al fine di giustificare gli attacchi e la richiesta di "votate per me che sono differente e meglio di lui", non s'è visto altro.

Inutile fare l'elenco delle questioni rimosse e NON affrontate, tutti le conoscono. Persino l'annuncio di una crescita per il 2008 pari praticamente allo 0.0% (l'ultimo numero credo sia 0.3%, ma aspettate solo due mesi e calerà) è stato allegramente ignorato da entrambi. Perché? Per due semplicissime ragioni: nessuna delle due parti ha consapevolezza piena del declino italiano e comprensione delle sue cause; a nessuna delle due parti conviene affrontare il tema delle riforme perché queste, se non sono buffonate populistiche come Alitalia che rimane italiana ed il salario minimo per tutti, richiedono d'intaccare i privilegi monopolistici di decine di caste e gruppi medievali che siedono l'un contro l'altro armati, e dei voti d'ognuno dei quali sia VW che BS hanno grande bisogno.

Detto altrimenti: dire la verità sulla situazione economico-sociale, in Italia, sembra essere diventato politicamente troppo pericoloso. Quindi tutti, cooperativamente, sono stati zitti ed hanno giocato alle belle figurine con l'immaginario degli elettori, producendosi in esercizi pubblicitari da televisione spazzatura. Esibendo chi una finta economista vera frequentatrice dei boudoir del potere, chi un vero fascista finto imprenditore romano.

Fosse solo questo, sarebbe il meno. La cosa grave, che spiega il titolo, è che da nessuna parte privata, da nessun pezzo visibile di società civile è arrivata la denuncia di questo silenzio assordante e la richiesta di dire agli elettori, che fra una settimana andranno a votare, come intendono VW e BS far uscire dalla decadenza un paese che da 12 anni ha smesso di crescere.

A Marcon, son certo, qualcuno di quelli che il valore aggiunto lo producono questa domanda se l'è posta. Ma non avendo accesso alcuno alla stampa ed alle televisioni nazionali, tali domande sono rimaste inespresse, censurate, sommerse dal rumore prodotto dalla banda che suona all'impazzata ad ogni apparizione dei rappresentanti della casta a Porta a Porta.

 

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Commenti

Ci sono 11 commenti

Io non sono di Marcon, ma faccio impresa nell'alta tecnologia a Napoli, se a Marcon non si sente il dibattito, figurati qua dove di prospettive di sviluppo non se ne parla proprio, perchè anche il sud è sparito dal dibattito, tranne che per dire: non ce lo possiamo permettere.

I temi economici, secondo me, non sono affrontati perchè nessuno ha la ricetta, e come al solito si navigherà a vista, mettendo una pezza là ,dando un contentino qua e là.

I peggiori sindacati del mondo, e l'Alitalia è lì a dimostrarlo, una classe politica a dir poco mediocre, ma soprattutto una serie di "rentier" poco dinamici, ma interessati solo alle rendite di posizione (soprattutto fra i cd. professionisti) ci invischiano e ci frenano. La assurda quantità di leggi e regolamenti (alcuni, per carità, sacrosanti), gli obblighi a cui noi aziende siamno costretti sono a dir poco incredibili, ma di tutto ciò, niente...

Molto sconfortante, chissà se ne usciremo mai. 

 

 

La assurda quantità di leggi e regolamenti (alcuni, per carità,

sacrosanti), gli obblighi a cui noi aziende siamno costretti sono a dir

poco incredibili, ma di tutto ciò, niente...

 

Marco, raccontaci. Mandaci magari un pezzo, soprattutto se corredato di esempi documentati e qualche dato. Sarebbe molto istruttivo. 

 

C'è però un programma elettorale, attualmente articolato in maniera becera e demagogica, che potrebbe forse essere precisato in modo utile: il cosiddetto "federalismo fiscale". Che ne dicono gli economisti? E' ipotizzabile una formulazione ragionevole di questo progetto? Ammetto che si tratterebbe di un progetto di difficile attuazione, perché le regioni hanno dimostrato di essere più clientelari del governo centrale. Bisognerebbe, forse, ad esempio, obbligare le regioni a rimborsare le spese per le cure dei malati che si fanno curare in altre regioni o degli studenti che vanno a studiare in altre regioni, in modo che ci sia una effettiva penalizzazione per chi non riesce a fornire servizi adeguati. Forse non è possibile buttar giù un progetto sensato ed attuabile di federalismo fiscale per l'Italia, mi sembra però un problema interessante almeno dal punto di vista della curiosità intellettuale. Purtroppo non ho le competenze per affrontarlo seriamente.

 

Rispondo da totale inesperto e in base a ciò che ho capito fin ora. Forse sarebbe una soluzione per il nord Italia, ma certamente non per il sud: lo spingerebbe ancora più a fondo di quanto lo è già adesso e alla fine della giostra saremmo ancora noi a rimetterci contributi per rimpiazzare pezze. Forse, in un futuro senza più mafia (forse guardo troppi fantasy?) potrebbe diventare la soluzione più opportuna.

 

Michele e Aldo Rustichini, anni fa, hanno lavorato al federalismo fiscale molto e molto bene. Se ti interessa parti da qui.

 

Perche' Marcon dovrebbe entrare nel dibattito?  Non e' da 15 anni che gli italiani votano la parte politica che fa meno schifo rispetto agli avversari, e' almeno dall'ultimo dopoguerra. Ma per quale mai motivo un elettore istruito e senziente dovrebbe votare per le due coalizioni PDL+Lega oppure PD+DP se non perche' ritiene che l'alternativa sia - se possibile - ancora peggio?

Pur essendoci in entrambi gli schieramenti anche persone valide ed oneste, PDL e PD complessivamente non sono altro che i due settori dominanti della Casta politica parassita e incompetente che da decenni opera a danno del cittadino medio per arricchirsi. Coerentemente con quanto sopra, la loro propaganda politica si basa sul mostrare quanto schifo fanno gli avversari piuttosto che su problemi e proposte concrete. Molto meglio sbraitare sul conflitto di interessi di Berlusconi piuttosto che fare una legislazione seria in merito, no?  Ormai di proposte serie si occupano quasi solo Beppe Grillo e NFA..