Sarko c'est bon: Vive la France!

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Sarkozy ha vinto ed io manifesto la mia, cauta ma sostanziale, allegria. Sarko non solo è meglio di Ségolène Royal ma, forse, è anche la prima opportunità per una destra euro-continentale altra da Aznar, Berlusconi, Chirac, Kohl, ...

Nicolas Sarkozy ha vinto le elezioni presidenziali francesi, con un margine non enorme ma solido, ed a fronte di una partecipazione elettorale molto alta se non straordinaria. Insomma - contrariamente agli ultimi tre eletti primi ministri europei, Merkel, Zapatero, Prodi - non ha vinto né per caso né per il rotto della cuffia: ha un mandato popolare chiaro e sostanziale.

La ragione per cui mi rallegro, moderatamente, della vittoria di Sarkozy non è solo (meglio, non è tanto) perché l'alternativa Royal mi sembrava pessima e vuota di contenuti - ha ripetuto una serie di manfrine vetero-socialiste condite di buonismo, ha compiuto oscillazioni tattiche sostanziali oltre che pericolose, ed ho trovato particolarmente insopportabile l'utilizzo elettorale del fatto che ad alcuni sembrasse "carina" - ma soprattutto perché, secondo me, Sarkozy ci sta provando. A fare che cosa? A fare l'innovatore "amerikano", nella società più antiamericana d'Europa.

Nonostante sia stato sostanzialmente demonizzato un pó da tutti e presentato come una specie di caudillo proto-fascista, non vi è nulla in quando ha fatto/detto sino ad ora che offra supporto alla tesi in questione. La demonizzazione di Sarkozy mi è sembrata una tattica elettorale - efficace, ma non completamente, come i risultati dimostrano - d'una sinistra che, avendo nulla di nuovo da proporre, ha pensato bene di trasformare l'avversario in una via di mezzo fra Bush, Berlusconi e Le Pen. Essendoci riuscita per due volte, prima in Spagna (dove Aznar ed i suoi hanno meritato abbondantemente il trattamento ricevuto, visto come si erano comportati negli ultimi due anni di governo e, soprattutto, visto quanto fecero dopo le bombe dell'11 Marzo) e poi in Italia (l'impresentabile destra italiana, avendo seminato vento, ha raccolto tempesta) i sinistri ci hanno provato anche in Francia. Fallendo, guarda caso, perchè il personaggio Sarkozy, al contrario di Aznar e Berlusconi, non è nulla di tutto questo.

Non è un santo e nemmeno è il mio politico ideale. Non è un liberale doc, ci mancherebbe: è un uomo che viene dall'oligarchia della destra francese, è un politico di professione ed è uno che ha perseguito il potere con determinazione per trent'anni. Senz'altro è un uomo d'ordine - si da il caso che lo sia anche io, quindi questo non mi preoccupa: mai avuta particolare simpatia per i dementi che vanno in giro a bruciare cassonetti ed assaltare negozi per fare gli alternativi, ed ancor meno per chi ammazza la gente - e senza dubbio sembra essere uno abbastanza convinto delle proprie opinioni e disposto a rischiare, anche sostanzialmente, per farle avanzare. Anche su quest'ultimo aspetto non ci trovo nulla di male, anzi è proprio la propensione al rischio politico del soggetto che mi fa sperare bene. Mi spiego.

A mio avviso ha capito che sono necessari alcuni cambi radicali per evitare la decadenza francese in primis ed europea più in generale. In particolare, mi sembra sia convinto che senza una dose massiccia di liberismo economico, tagli alla spesa pubblica ed alla tassazione, riduzione dell'intervento statale sia regolatore che paternalistico, riduzione del costo della politica e della sua onnivora presenza, ridimensionamento del ruolo della UE e, cosa a mio avviso non marginale, rivalutazione dello spirito patriottico in senso positivo (cosa la Francia può fare e fa di buono) anziché puramente negativo (la Francia non è gli USA) la decadenza continuerà e si aggraverà. Poiché sa, come sappiamo tutti, che mettendosi a parlare solo di liberismo, concorrenza, meritocrazia, mobilità, in Europa non si vince ha deciso di aggiungerci il collante ideologico che, in Francia, gli permette di andar forte: patriottismo. L'uomo non fa altro che parlare di Francia, Francia, Francia e, solo per questo, tutti a dargli del fascista. Minus habens, dico io; anzi, minus habens ipocriti. Perché?

Per una semplice ragione: non vi è nulla di male ad essere patriottici, anzi. E' da un pó di anni che ci penso e mi rendo conto che persino io lo sono. Non considero l'Italia il miglior paese del mondo, neanche il secondo, né considero la cultura italiana cosí eccelsa come alcuni finti patrioti sostengono quando non sanno cosa dire e vogliono mantenere Telecom ed Alitalia sotto il loro controllo. Trovo mille cose da imparare in altre culture, altri paesi, altri sistemi ecoomici e sociali: non sono andato via per caso ed ancor meno per caso ho scarsa o nulla voglia di ritornare. Però, puramente perché lí sono nato, cresciuto e (parzialmente ma sostanzialmente) formato come persona, sono fiero di essere italiano e vi sono decine di cose italiane di cui sono fiero. Mi piacerebbe - Oh come mi piacerebbe! - che l'Italia funzionasse come potrebbe e mostrasse al mondo cosa gli italiani sanno fare: mi son messo in questo giochetto di nFA, ed in tante altre "cause perse" (come memorabilmente le definí Sandro Brusco quindici mesi fa) anche e soprattutto per questo. Insomma, mi piacerebbe alquanto poter dire "noi italiani facciamo cosí e colà, e lo facciamo meglio degli altri", senza dovermi sempre limitare alla solita cucina, alla moda e a quell'altra attività in cui, tanti anni fa, Madonna ci riconobbe una (meritata?) supremazia ...

Quindi sono, moderatamente, contento che Sarko abbia vinto e trovo il suo patriottismo, almeno per il momento, salutare e benvenuto. Vedremo cosa farà di concreto e vedremo se riuscirà a fare del patriottismo positivo, cambiando le cose con decisione e coraggio, innovando sia nella politica che nell'economia, e facendo recuperare alla Francia un ruolo guida nel campo socio-economico ed anche culturale. Vedremo, soprattutto, se saprà produrre leadership, sia personale che francese, senza ridursi a fare dello sciovinismo, del provincialismo, del protezionismo, del razzismo a buon mercato in nome d'un supposto grande futuro che, come disse una volta Vittorio Gassman, rischia altrimenti d'essere (com'è al momento quello italiano) tutto dietro alle spalle.

Poco più di un anno fa, a fronte della risicata vittoria elettorale di Prodi, fui facile profeta e previsi che poco di buono sarebbe venuto all'Italia dal governicchio dell'Unione. Al momento sembra che, purtroppo, l'avessi azzeccata. Il riscatto italiano dovrà attendere: di ben altro che l'ipocrita Prodi ed il sempre piu' imbarazzante Berlusconi v'è bisogno per fare del positivo patriottismo italiano che guardi al futuro.

Credo di capire la politica e la società francesi molto meno di quanto capisca, e già le capisco poco, quelle italiane. In compenso ho una certa tendenza a prender rischi: Sarkozy non farà il Prodi, e nemmeno il Berlusconi. Mi arrischio a prevedere che Nicolas Sarkozy a cambiare la Francia in direzione, almeno parzialmente, "amerikana" ci proverà. Quanto successo avrà non lo so, anche perchè le immediate ed organizzate violenze dei nemici del cambiamento segnalano che avrà vita dura e che dovrà confrontarsi con una (parte della) opposizione che sembra disposta a giocar sporco ed a spingere il tasto dell'ordine pubblico e della rivolta di piazza in maniera immediata e pericolosa. Vedremo se saprà essere il patriota positivo che dichiara di voler essere

 

"[...] d'être généreux, d'être tolérants, d'être fraternels, de tendre la main". "Je vous demande de donner l'image d'une France réunie, rassemblée", a-t-il ajouté. "J'en

ai vu, dans ma carrière politique des victoires mais la victoire n'est

belle que si elle est généreuse, la victoire ce n'est pas la revanche,

la victoire c'est l'ouverture." [...] "Je veux dire à tous ceux qui souffrent d'injustices (...) que je serai le président qui combattra les injustices", mais il a également rappelé qu'"il ne peut pas y avoir de droits sans la contrepartie des devoirs".

 

o se ricadrà anch'egli in un misto di De Gaulle e Chirac solo per mantenersi al potere mentre il paese continua nella lenta deriva della decadenza storica.

Per il momento, con il solito e dannato ottimismo della volontà (pessimismo della ragione) dichiaro che Sarko c'est bon (pas très bon).

Vive la France!

 

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Commenti

Ci sono 37 commenti

 

Trovo mille cose da imparare in altre culture, altri paesi, altri

sistemi ecoomici e sociali: non sono andato via per caso ed ancor meno

per caso ho scarsa o nulla voglia di ritornare. Però, puramente perché

lí sono nato, cresciuto e (parzialmente ma sostanzialmente) formato

come persona, sono fiero di essere italiano e vi sono decine di cose

italiane di cui sono fiero.

 

Come fai a essere fiero di una cosa che e' dovuta al puro caso (e che per giunta hai cambiato una volta raggiunta l'eta' della ragione ;-) )? Mi pare che uno dovrebbe esser fiero di quel che dipende dal merito individuale.

D'altra parte, son d'accordo sul fatto che un governante dovrebbe perseguire in primo luogo gli interessi dei propri cittadini. Purtroppo, nei fatti il patriottismo e' piu' spesso usato per convincere i cittadini a sacrificarsi per sostenere le mire di potere dei governanti (le canaglie di cui parlava appunto il Dr. Samuel Johnson).

 

 

Il nostro Enzo, sempre con il pelo sull'uovo e piu' veloce del fulmine!

Ad ogni modo, io sono io ed una parte non piccola di quello che sono ha a che fare con l'italianita'. Parte di tale italianita' me la son scelta (buona parte di essa l'ho rigettata e son riuscito a togliermela di mezzo) ma un'altra parte mi e' "venuta" senza che potessi decidere e so che non me la posso scrollare (fra le altre: anche perche' non voglio, tipo i miei affetti, molti gusti profondi e non ratio-analizzabili, la lingua in cui meno peggio mi esprimo, i miei ricordi ...)

Siccome, fatti i debiti conti, mi piacio piu' di quanto mi dispiacio non posso che esser (moderatamente) fiero anche di quel pezzo d'italianita' ch'e' dovuta al caso.

Mettiamola cosi': parte del mio patriottismo e' egoistico narcisismo o auto-stima? Probabilmente si, ma uno gioca a carte con la mano che gli servono, non con quella che vorrebbe avere.

 

 

Mi autocommto due minuti dopo (ma Enzo e' arrivato prima!) per riportare la battuta piu' divertente sulla vittoria di Sarko. Viene, mal me ne incolga, dal Foglio

 

Andrea's version

Il problema principale non è quello. Almeno qui in

Italia. Non è se Sarkozy saprà fare quel che ha promesso sulle 35 ore,

sulla riforma delle pensioni, sulla funzione pubblica, sugli ospedali,

la scuola, il lavoro o la Turchia. O se saprà dare la sferzata

culturale che a tanti piace e a tanti no. Il problema non è nemmeno se

Sarkozy sarà coerente o meno sul riavvicinamento alla politica

atlantica, sull’Europa, o sulla liberalizzazione all’anglosassone del

mercato. Magari il problema fosse quello. Lo sarà per la Francia. Ma

per noi la faccenda è un po’ più grave. E cioè. Dato che per nessuno

dev’essere piacevole cadere dalla padella nella brace. Dato che la

meravigliosa Ségolène ha perso e quella bestia di Sarkozy ha davvero

vinto. Dato che prima o poi si terranno delle elezioni anche in Italia.

E dato che non si è mai tenuta un’elezione nell’ultimo decennio senza

che Umberto Eco minacciasse: “Se vince Berlusconi emigro in Francia”,

adesso dove cazzo andrà?

 

 

 

 

[Il Foglio]: "Dato che prima o poi si terranno delle elezioni anche in Italia.

E dato che non si è mai tenuta un’elezione nell’ultimo decennio senza

che Umberto Eco minacciasse: “Se vince Berlusconi emigro in Francia”,

adesso dove cazzo andrà?"

 

Be', mi pare una battuta da monopolista. In realta' non e' un male avere abbondanza di offerta, soprattutto se si tratta di sistemi che incoraggiano l'assistenzialismo e scoraggiano lo spirito imprenditoriale: giurisdizioni piu' efficienti possono sempre usarli come discariche per i mangiapane a ufo, e come sorgenti di talenti e capitali in fuga... Che cento fiori fioriscano! L'importante, semmai, e' evitare l'armonizzazione...

 

sono d'accordo col moderato ottimismo. Magari sara' un buffone anche Sarko, ma per adesso son disposto a dargli credito. Sembra voglia davvero cambiare le cose e dare una bella scossa in senso liberale, mentre la Segolene era solo minestra riscaldata. Per adesso, bonne chance, Sarko.

 

Condivido quasi tutto. Ma Aznar (Atocha a parte, vabbé...) e Kohl che c'entrano con il tuo personalissimo "girone infernale" dei destri europei? A me paiono due figure con meriti storici notevolissimi: non conta mica solo e soltanto l'economia (ammesso e non concesso che anche lì abbiano davvero fatto male)! Il primo ha cancellato il franchismo dal partito popolare e reso quindi del tutto moderno (= possibilità di alternanza tra dx e sx) il sistema politico spagnolo, il secondo ha "solo" riunificato le due Germanie (a spese nostre, vabbé), e scusa se è poco....  Avercene qui da noi di politici di quel calibro... stavo per scrivere "peso", ma non sarebbe stato carino verso il gigante tedesco (il cui unico vero errore mi pare sia stato lasciare che il paese finisse poi nelle mani di quello sciagurato di Schroeder).

 

 

il secondo ha "solo" riunificato le due Germanie (a spese nostre, vabbé)

 

Eh, appunto. Perche' sarebbe un bene alzare ope legis (con la conversione 1 OM = 1 DM) i salari in una regione inefficiente allo stesso livello di quelle di un'altra incomparabilmente piu' efficiente? Solo perche' parlano la stessa lingua? L'unico che ci ha guadagnato e' stato Kohl, che ha fatto la figura da "padre della patria" a spese dei cittadini, suoi e dei paesi vicini.

 

Condivido il cauto ottimismo, ed aggiungo una considerazione a favore di Sarko: lui ha alle spalle un partito di cui si è imposto come leader, Segolene è stata imposta a furor di popolo ed accettata a denti stretti dal partito.

Sicuramente in Francia la cosa conta meno che da noi, ma credo che la Royal vincendo si sarebbe trovata in una posizione da generale senza esercito analoga a quella di Prodi.

 

 

Anch'io mi schiero - con Michele, Giorgio, e molti di questi commenti. Siamo d'accordo sul modesto ottimismo per Sarko. Mai invidiato la Francia. Non mangio formaggi, bevo soprattutto

piemontese e friulano, e ho sempre pensato che la Costa Azzurra e la

Provenza fossero sopravvalutate, che Courmayeur fosse meglio di

Chamonix e che comunque niente battesse il gruppo del Sella. Pero' devo notare l'invidia e la rabbia per il fatto che addirittura i Francesi hanno una destra eleggibile e presentabile. I miei amici francesi (quelli contro le 35 ore, gli altri lasciamo stare) erano (e sono) molto preoccupati per il suo nazionalismo. Non ne so abbastanza, ma ho l'idea che forse Michele minimizzi su questo. Sono fiero anch'io dei pochi meriti miei e di quelli, tanti, acquisiti "per caso" alla nascita, ma i politici nazionalisti mi spaventano sempre un po'. Sarko avra' gia' mezza (di piu') Francia in strada al minimo sentore delle sue riforme economiche (se le fara', come spero); se evitasse di avere anche gli immigrati in strada sarebbe meglio per lui, per gli immigrati (credo, non sono sicuro di questo), e certamente per il possibile successo delle sue riforme.

 

 

segnalo un articolo interessante di Gilles Saint-Paul su LaVoce.info:

www.lavoce.info/news/view.php

 

 

segnalo un articolo interessante di Gilles Saint-Paul su LaVoce.info:


www.lavoce.info/news/view.php

 


Temo che sia eccessivamente ottimistico. Secondo me quel che ha portato voti a Sarko e' stata la sua immagine di "uomo d'ordine" capace di fronteggiare i disordini, ostile all'immigrazione (ha accuratamente evitato di mettere l'accento sul suo provenire da una famiglia di immigranti ungheresi) e contrario all'ingresso della Turchia nell'UE: non le promesse di riforme dell'economia in senso liberale. Non a caso, stavolta al primo turno Le Pen ha preso solo il 10.44% dei voti.


La mia impressione e' che gli elettori (non solo in Francia) tendano a votare sulla base delle proprie paure immediate, piu' che in base a una razionale analisi costi/benefici. Se persino un economista come Nicola considera riduttivo l'assegnare valutazioni sulla base della performance macroeconomica, temo che con l'uomo della strada la battaglia sia persa in partenza... Forse questo stato di cose dipende dall'asimmetria emotiva che ci portiamo dietro, che assegna un peso maggiore (in valore assoluto) alle potenziali perdite che ai potenziali guadagni, ma sta di fatto che il cittadino-elettore si comporta in modo molto meno razionale del cittadino-consumatore: quando in Gran Bretagna i votanti si decisero a sfrattare l'Old Labour e a dare una chance a Margaret Thatcher, lo fecero non perche' avessero riscoperto Adam Smith, ma perche' l'economia stava andando a picco (e Maurice e Charles Saatchi su questo seppero abilmente impostare la campagna Tory). E il potere della Thatcher rimase incerto fino a che fu consolidato da un evento extra-economico: la guerra delle Falkland e il picco di fervore nazionalista che ne segui'.


Tutto questo mi rende molto scettico sulla possibilita' di cambiare le cose in direzione liberale per via puramente politica, almeno in condizioni lontane dall'emergenza e senza fare affidamento sul "dark side" dell'animo umano (paure irrazionali, xenofobia e simili).

 

Per hobby e lunga frequentazione con la Francia, mi permetto di notare che Sarkozy (che non e' un prodotto dell'oligarchia francese, niente Ena, niente baronesse amanti, niente Norm Sup, il migliore intellettuale amico suo e' Jean Reno, e cosi' via cantando con il nostro Johnny nazionale) ha vinto molto semplicemente perche' aveva di fronte una coalizione di sinistra debolissima. E' la sinistra piu' debole dai tempi di Vichy (i numeri sono disponibili, e scoprirete che tutta la sinistra, inclusi i verdi, i gialli, i bruni, quelli che vogliono far andare gli aereoplani col vento, e quelli che fanno lo shopping da NATURALIA, ha meno voti nel 07 che in 02.)

Cio' detto, dato il ministero Fillon, si tratta di capire se

a. alle legislative (data la costituzione della V, il presidente puo' esser costretto come lo furono sia Pdt. F. Mitterand che J. Chirac alla coabitazione.)

b. se la luna di miele dura abbastanza per fare quelle riforme che saranno molto dolorose (solo ridurre il numero dei funzionari e' un problema che puo' portare alla violenza per strada, idem, en passant per la proposta, assai ragionevole di imporre livelli ragionevoli e minimi di servizi [p.es. medici e di trasporto] anche nei giorni di sciopero.)

 

 

Et une fois que tout ca est dit... allez-y M. le President

 

 

 

 

 

http://www.ft.com/cms/s/1079fa7a-fd8f-11db-8d62-000b5df10621.html

 una vera mossa da europeista che crede nel mercato e nell'economia per iniziare il mandato da presidente...

 

 

Si, esattamente lo stesso. Quanto queste siano tattiche e quanto sia sostanza nessuno lo sa. Nicholas Sarjozy e' un genio della politica come costruzione, gestione, conquista, e mantenimento del potere. Questo dai tempi di "human bomb" (cio' che lo rese famoso, niente affatto di esser parte delle elite.) Se il vento adesso e' violentemente anti-europeo, per non parlare anti-turco, Sarkozy non ci puo' far nulla. L'alternativa di Royal sarebbe stata isolazionista non semplicemente anti-europea.

Per il resto non sarebbe male far capire agli europei che il declino in questo senso particolare e' quello che deve succedere all'Europa in questo secolo, per cui sara' meglio calmarsi e imparare a parlare cinese.

 

Justement mais "Sarko c'est bon" est une phrase pour les anthropofages.

"Sarko c'est bien" est mieux....

 

grande Palma. grande

 

 

Justement mais "Sarko c'est bon" est une phrase pour les anthropofages.

 

Ou les sarcophages, dans ce cas-ci...

 

delle precisioni linguistiche, per chi segua la vicenda, consiglio assai la "une" di Lemonde.fr (gratuito on the networks.)

Maitre Nicolas (e' avvocato di professione) si appresta a fare un governo con alcuni delle sinistre. L'uomo si rivela assai piu' astuto di come venne dipinto.

 

 

M'ero messo ieri notte a farlo, ma maledetto sia il wireless del vicino, che cadde giusto prima salvassi il tutto. Lo scoramento e' tale che, per fortuna vostra, vi beccate la versione Bignami delle mie opinioni su alcuni dei commenti al mio post pro-Sarko.

In ordine d'apparizione.

 

Non mi sembra proprio che Sarkozy abbia manifestato

un'aprioristico rigetto dell'immigrazione, e di certo non ha occultato le

origini da immigranti della sua famiglia. Anzi ne ha fatto uno dei suoi

(retorici) cavalli di battaglia, con la storia di "ripagare la Francia

per quello che la Francia ha dato a me". La mia tesi centrale e' che abbia

esagerato questo aspetto, ed altri, della dimensione patriottica del suo messaggio perche'

gli permette tirarsi dietro molti che, altrimenti, non riuscirebbero

a capire perche' mai voglia liberalizzare, per esempio, il

sistema

educativo. La qual cosa, come si puo' notare leggendo la stampa francese, gli sta gia' attirando le ire piuttosto violente di coloro che io considero, tanto per rimanere con la terminologia francese, les ennemis du peuple ...

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi sembra anche chiaro che l'uomo, nel bene e nel male, avra' davanti mesi e probabilmente anni degni della prima Tatcher, e probabilmente peggiori vista la maggior inclinazione della sinistra francese a scendere in piazza e spaccar tutto. Ma l'analogia, a mio avviso, c'e' tutta e credo permetta di capire Sarko meglio di tanti altri discorsi. La formazione intellettuale e politica mi sembra simile: lui e' meno un outsider di quanto lei fosse (vedi sotto) ma in molte cose si assomigliano, inclusa la dotazione di un pugno di ferro che sembrano saper usare.

 

 

 

 

 

L'economia sta andando a picco anche in Francia,

ed in gran parte per i sindacati e per politiche folli del mercato del lavoro, quindi l'analogia con Maggie funziona anche li'. Persino la questione "immigrati ed identita' nazionale" e' simile, anche se piu' forte in questo momento Francia visto il contesto di risorgente islamismo estremista che caratterizza questo periodo e non era presente a fine anni 70. Non scordatevi, pero', che Londra e l'Inghilterra ricevettero grande immigrazione dai quattro angoli dell'ex impero ben prima del resto d'Europa. Non mi sembra il caso di scordarsi, infine, che

anche Maggie era "donna d'ordine" e non lo nascondeva proprio, anzi: molti tendono a ricordarsi solo le sue riforme pro-mercato e liberali, ma un aspetto che caratterizzo' la signora fu la persistenza con cui fece rispettare legge&ordine ... chiedere ai sindacati dei minatori, tanto per dire.

 

 

 

 

 

 

Il mix di Sarko e quello di Maggie mi sembrano molto simili, se non ci scordiamo che son passati trent'anni ed il contesto sia culturale che internazionale in cui egli si presenta e' diverso da quello dell'Inghilterra nella seconda meta' degli anni 70.

 

 

 

 

 

 

 

Le

spiegazioni della vittoria di Sarkozy basate quasi essenzialmente sull'irrazionalita' e la xenofobia dei francesi, quindi,

non mi sembra funzionino, e non solo perche' la Francia e' un paese

gia' strapieno di immigranti (molto xenofobi, quindi, i francesi

non devono essere.) Quello che noto e' che i francesi han provato per

anni a cercare di restare a galla senza cambiare nulla del loro sistema post-WWII e che sono arrivati, anche per effetto della martellante propaganda del loro sistema politico sindacale, ad identificare tale sistema con la , con cio' che rendeva la Francia differente e "meglio", eccetera. Ora

stanno cominciando a rendersi conto che a galla non stanno se non

cambiano e, mia ipotesi, stanno cominciando a chiedersi se per caso la francesita' non stia altrove. Questo e' quanto Sarkozy tenta di suggerire: fierezza della differenza e dell'identita' nazionale, ma spostamento di tale fierezza ed identita' su altri temi ed altre istituzioni e norme. Come tattica di accompagnamento al cambio e di mantenimento di un supporto elettorale e sociale coeso, non mi sembra una idea tanto peregrina. Se poi funzioni fino in fondo o meno, solo chi ha la sfera di cristallo lo puo' dire. Non vi e' dubbio abbia funzionato in UK dove, di nuovo, l'orgoglio nazionale ed il patriottismo giocarono un ruolo chiave nella strategia di Maggie (e.g. Falkland).


Metodologicamente, dire che il

patriottismo o cose del genere sono sentimenti irrazionali mi sembra senza

significato: i sentimenti sono "irrazionali" nel senso che non decidiamo

certo sulla base di assiomi e deduzioni logiche se le scarpe ci piacciono nere o marron, o se gli

occhi della Pina sono piu' belli di quelli della Mariuccia. La di

sentimenti quali il patriottismo, l'amicizia, la gelosia, la lussuria, l'invidia, l'orgoglio, eccetera,

si

determina ad un livello completamente differente: quello della loro funzione in un coerente

modello evolutivo, e non certo in base a teorie morali su cosa sia

apprezzabile e cosa non lo sia della natura umana.

 


 

Nicolas Sarkozy, oltre che essere d'estrazione sociale per nulla povera e parzialmente aristocratica, era anche il pupillo di Chirac a 20 anni circa, a 31 anni era sindaco, a 35 deputato ed a 38 ministro del bilancio: se uno con un CV cosi' non appartiene all'oligarchia della destra francese, allora l'oligarchia della destra francese e' un insieme quasi vuoto - ossia, contiene solo de Villepin, ora che Chirac e' in pensione .. . Non di sola ENA e' fatta l'oligarchia politica francese, anche Sciences

Po ha la sua parte (ci son passati comunque anche gli altri due e tanti altri, prima di andare ad ENA).

 

 

 

 

 

 

 

Piu' in generale, la popolarita' del signor Sarkozy e' evidentemente un fatto complesso che costui e' venuto freddamente e sistematicamente costruendosi per trent'anni. Attribuirla ad un singolo episodio in cui ha fatto il figo quando era gia' ministro (e, comunque, per fare il figo freddo e coraggioso come fece lui a Neuilly nel 1993 occorre avere le due doti in questione, cosa non molto diffusa) mi sembra un po' da rotocalco. Lo stesso vale quando si sostiene che "e' un genio della politica come costruzione, gestione, conquista, e mantenimento del potere." - in cos'altro consiste la politica, se non in quanto elencato? I dati, infine, non confermano ma rigettano l'affermazione secondo cui ha vinto solo per debolezza altrui: non solo Royal ha fatto molto meglio di Jospin ma, come sottolinea Gilles StP nell'articolo che Alberto ha indicato, i voti raccolti dalla sinistra in queste elezioni sono perfettamente allineati con quelli raccolti negli ultimi 15 anni. L'osservazione che Adriano fa usando i voti del primo turno, e' corretta ma vale, come il grafico mostra, sia per la destra che per la sinistra: il candidato centrista e' cresciuto di 10 punti, 6 li ha presi a sinistra e 4 a destra.

 

 

 

 

 

 

Sulla questione "europeismo e autonomia BCE", discorso lungo (che avevo messo nel commento distrutto dalla caduta della connessione) e che non ho piu' voglia di fare. Ma detto in sintesi: l'erroneo modello economico che fa dire a Sarkozy che la BCE dovrebbe inflazionare un po' di piu' per far calare la disoccupazione non mi sembra esclusivita' sua, ne' invenzione sua. E' il modellino, demenziale, che purtroppo ancora ispira la maggioranza dei governi e delle banche centrali, europee o meno. Per quanto riguarda la teoria secondo cui la BCE dev'essere assolutamente indipendente, sintetizzata dall'affermazione di Wilhelm Molterer, Austria’s finance minister “No politician

should put pressure on the ECB. The ECB is an independent bank.” e che FT ed altri sembrano approvare mi permetto di dissentire e fortemente.

 

 

 

 

 

 

Ma come? Chi dice che e' bene dare ad una banca completamente indipendente da parlamento ed esecutivo (che sono democraticamente eletti) il monopolio assoluto nell'emissione di moneta e nel controllo del credito? In base a quale fantastica teoria tutto questo ha a che fare con l'economia di mercato ed il benestare dei cittadini? Quale ragionamento sostiene l'idea che una banda di "specialisti" che non devono rendere conto a nessuno dovrebbero ricevere in regalo, e praticamente a vita, tale enorme ed importantissimo potere di monopolio, senza doverne rendere conto a nessuno? Persino la FRB USA, che pure bisognerebbe di molte riforme e molta piu' accountability, deve rispondere regolarmente al Congresso. Tralasciando lo stupido modello keynesiano che ne ispira il contenuto, la richiesta di Sarkozy e', in linea di principio, molto, ma molto piu' coerente con il libero mercato ed il sistema democratico che non il suo opposto. Le mitologie dei magichi banchieri di Francoforte o di Zurigo lasciamole a chi ha una concezione mitologica dei sistemi politici ed economici. Niente di magico in quanto questi signori fanno, anzi: parecchia immondizia e tantissimi errori.

 

 

 

 

 

 

Infine, speriamo che in economia non dia ascolto alle solite scemenze keynesian-socialiste dei professionisti del cazzeggio politico-economico, come questo ridicolo personaggio che da decenni parla a vanvera viaggiando nel sottobosco della politica economica europea e che gode - so che non vi sorprendera' - di "prestigio" anche nei circoli governativi e non del nostro bel paese.

 

 

 

 

La "razionalita'" di

sentimenti quali il patriottismo, l'amicizia, la gelosia, la lussuria, l'invidia, l'orgoglio, eccetera, si

determina ad un livello completamente differente: quello della loro funzione in un coerente

modello evolutivo, e non certo in base a teorie morali su cosa sia

apprezzabile e cosa non lo sia della natura umana.

 

Un momento, qui stiamo mescolando due concetti distinti: razionalita' e

utilita' effettiva.

Comnciamo dalla prima, e con una definizione: io chiamo "razionale" una

decisione basata su una cosciente e ben motivata analisi

costi/benefici. Tra persone di cultura medio-alta, forse per deformazione

professionale, c'e' l'abitudine di identificare razionalita' e "positivita'": ma

c'e' una marea di meccanismi utili che non sono razionalmente determinati, sia a

livello individuale che collettivo. In particolare, cio' che e' determinato

dall'evoluzione biologica e', per definizione, irrazionale, anche se

spesso e' giustificabile ex-post anche su basi razionali. In campo economico,

un'eccessiva idolatria della razionalita' ha portato una generazione di

intellettuali a postulare la superiorita' della pianificazione socialista sulla

cieca "mano invisibile" del mercato, con i tristi risultati che conosciamo.

Poi c'e' l'utilita' effettiva. Qui c'e' una seria questione preliminare su

cui decidere: utile a chi? E' mia radicata convinzione che la genesi

della morale negli esseri umani (e in forme piu' primitive in altri animali

sociali) vada ricercata nel conflitto tra interesse dell'individuo (o del

singolo gene, per dirla con Dawkins) e interesse collettivo; piu' precisamente,

dalla necessita' di risolvere il "dilemma del prigioniero", in cui decisioni

prese sulla base della massima utilita' percepita conducono a soluzioni

Pareto-subottimali. Robert

Axelrod ha mostrato come equilibri cooperativi possano emergere, anche in

modelli molto semplici, da una versione iterativa del dilemma del prigioniero;

in altri termini, se le scelte sono ripetibili e i giocatori hanno memoria degli

effetti di scelte precedenti, emergono spontaneamente strategie cooperative di

cui pan-per-focaccia ("tit-for-tat") e' la piu' efficace. Anche qui abbiamo

schemi di comportamento decisi dall'evoluzione, ma si tratta di evoluzione di

modelli sociali codificati in regole morali tramandate come cultura, non di

features biologiche determinate da sequenze di basi nel DNA.

Ora, nota che le scale temporali su cui opera l'evoluzione biologica si

misurano in centinaia di migliaia di anni, e quelle dell'evoluzione culturale in

migliaia di anni: mentre il patriottismo come lo si intende correntemente non e'

piu' recente dello stato-nazione, che e' un concetto emerso solo nell'Era

Moderna (nel Medioevo si era fedeli alla gerarchia feudale e/o religiosa, non

allo stato). Quel che a mio avviso e' successo e' che modelli comportamentali

evoluti su base biologica (la difesa della propria "famiglia allargata", che in

una comunita' di hunters-gatherers garantisce le massime probabilita' di

propagare i propri geni, piu' frequenti tra i compagni di tribu' di quanto non

lo siano tra forestieri) e' stato abilmente riciclato in contesti in cui hanno

ben poco senso (una nazione quando non un intero impero), per il vantaggio

dell'elite al potere. I risultati ottenuti sono stati i massacri di massa

dell'epoca moderna, culminati nelle guerre napoleoniche e nelle due guerre

mondiali.

Oggi il bellicismo nazionalista per fortuna non e' piu' molto di moda (anche

se viene riproposto in forme leggermente modificate dai sostenitori

dell'inevitabilita' dello "scontro di civilta'"), e il nazionalismo e' per lo

piu' limitato al campo economico. Ma anche in questa forma il suo obiettivo e'

ben diverso da quello conclamato da chi e' a caccia di voti tra un elettorato

impaurito: a trar beneficio da misure protezionistiche sarebbero, come sempre,

solo i produttori inefficienti a scapito di tutti gli altri. Idem dicasi per le

paure causate dall'immigrazione, che estende la competizione anche a merci non

internazionalmente commerciabili (dato che non si puo' importare il servizio al

bar, si importa il barista).

Quindi, riassumendo: come ho gia' scritto giorni fa, io non vedo nulla di male nel fatto

che un governante faccia in primo luogo gli interessi dei propri cittadini

(anzi, lo trovo doveroso); il pericolo pero' e' che minoranze organizzate di

produttori inefficienti riescano a far passare un'interpretazione di

"patriottismo" che va a loro esclusivo beneficio. Da che parte effettivamente

Sarkozy sia schierato lo si vedra' solo nei fatti.

 

 

graphismes

 

 

Per il sottoscritto, e la figura supra mi sembra suggerirlo, la sinistra sia come PS che come insieme delle alleanze socialiste + comunisti+ trockjisti + ecologisti, etc. e' arretrata. E' arretrata per due motivi: il delirio delle posizioni piu' estremiste (dall'uscita dall'Europa alla espropriazione di quasi tutto) e il forte successo della versione francese della Margherita, Prodi, Rutelli, Cacciari, etc., costituita come si vede bene anche nel grafico, dalla montata fortissima di F. Bayrou.

 

 

Se la questione e' la mia opinione in merito, la sconfitta (al turno di Maggio) e l'arretramento di tutta la sinistra e' perfettamente meritato essendo essi la parte piu' arteriosclerotica dell'universo progressista (i francesi lo chiamano "angelisme".)

 

 

Cio' detto Sarkozy va visto alla prova dei fatti. Che non sia un membro dell'oligarchia e' un dato di fatto e lo ha sospinto molto piu' di tutti gli altri candidati della destra. Questo genera il fenomeno solo apparentemente paradossale che un governo Fillon, di destra, succedera' un governo de Villepin, di destra, e siamo tutti qui a guardare alla "rivoluzione".

 

 

Molte delle considerazioni di Boldrin sono corrette (essere un genio della politica e' esattamente quello che ho scritto, ergo?)

 

 

Ho piu' dubbi, ma non prove, sulla reale sostanza dietro al patriottismo di M. Sarkozy. La mia illazione, di piu' non si tratta, e' che egli abbia trovato il metodo giusto per castrare l'attrazione, assai malefica, di FN su una fascia larga dell'elettorato di destra, producendo l'effetto, infinitamente commentato dai francesi, che ha fatto a J. Attali: "un uomo di destra? certo, un democratico? altrettanto certo."

 

 

La mia impressione iniziale e' che l'orientamento sara' alla Fillon, vale a dire non Lady MT, vi saranno infiniti tentativi di trasbordare settori consistenti e sempre meno folli della sinistra in un tentativo di fare alcuni cambiamenti (contro le 35 ore, per alcune limitate autonomia del settore dell'educazione) in un'atmosfera di consenso. 

 

 

 

Eccoci qui, al nuovo governo Fillon. Aspettative (di palma) realizzate, quindici ministri, sette donne, esponenti importanti della "sinistra" al governo (come Kouchner agli Esteri - la qual cosa ha fatto incazzare la sinistra cosi' tanto che e' stato prontamente espulso dal partito socialista! "Alto tradimento!!")

Una domanda: chi e' questo Borloo, ministro dell'Economia?

 

Forse Royal avrebbe fatto di peggio (cosa?). Pero' e' stato Sarkozy a far togliere "free and undistorted competition" dagli obiettivi fondamentali del trattato europeo e, secondo il mio modesto (e biased) parere, questo ...

... n'est pas bon.

(o si dice "pas bien"?)

 

direi che per il momento "c'est bon" poiché:  1) ha cambiato il ministro dell'economia in pochi minuti; 2) ufficializzerà tagli fiscali a breve; e, soprattutto, pare determinato (vedi legge sui servizi minimi in caso di sciopero) sulla strada delle riforme strutturali.