Scandali politico-sessuali in Italia e USA. Un confronto.

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Dove si analizzano le differenze e le similitudini tra alcuni stravaganti scandali recentementi occorsi nei due paesi.

Il primo settembre si è dimesso dai suoi incarichi istituzionali Larry Craig, senatore Repubblicano dell'Idaho che è stato recentemente arrestato per aver sollecitato sesso nel bagno maschile dell'aeroporto di Minneapolis (il tapino non si era accorto che l'ometto su cui aveva messo gli occhi era un agente in borghese).

A prima vista la differenza con l'Italia sembra essere immensa. Il nostro Cosimo Mele (a chiamarlo onorevole proprio non ci riesco), dopo che si è rivelata la sua partecipazione a un bel festino con cocaina e puttane, ha compiuto l'atto eroico di dimettersi ... dal gruppo parlamentare dell'UDC. Il poverino dovrà subire, per il resto della legislatura, il terribile dolore di percepire indennità e prebende come membro del gruppo misto. Ma niente paura, non tutte le speranze sono perdute. Il poverino è già stato perdonato dalla moglie, vedrete che tra qualche mese, fatte le dovute ammende e recitato qualche contrito padrenostro, il buon Cosimo verrà finalmente riammesso tra gli amati amici di partito, chiudendo così il circolo dell'impunità.

Tutto come al solito dunque? Gli USA sono il posto in cui le malefatte si pagano mentre gli italiani fanno la solita figura da carciofi? No, not so fast. Per certo, la nostra figura da carciofi la facciamo e ce la teniamo. Ma prima di dare pieni voti agli USA vale la pena di analizzare l'affaire Craig un po' più a fondo.

In particolare, vale la pena di compararlo con un altro scandalo recente che ha agitato la politica americana, quello della cosidetta DC madam. La madama in questione è una tizia che aveva messo su un'agenzia di prostituzione che operava a Washington DC e che includeva tra i propri clienti parecchi personaggi in vista della politica e amministrazione americana. Alla fine la polizia si accorse della cosa e iniziarono a saltar fuori i nomi dei clienti della madama suddetta. Tra questi trovavasi il senatore Repubblicano David Vitter della Lousiana, che ha ammesso le sue colpe.  Il suo comportamento però è stato molto diverso da quello del suo collega dell'Idaho. A tutt'oggi il buon Vitter resta saldamente aggrappato alla poltrona, e non dà alcun segno di volerla mollare in futuro. In un certo senso si è comportato peggio del nostro Mele, manco dal gruppo parlamentare si è dimesso. Inoltre, i Repubblicani non hanno esercitato alcuna seria pressione su Vitter perché pagasse il fio delle sue colpe. Perché Craig si è dimesso e Vitter è rimasto al suo posto?

Scartate la differenza di personalità, non è che Craig sia più prono alla vergogna di Vitter. Per come ha reagito alla vicenda appare chiaro che se solo avesse potuto Craig sarebbe rimasto al suo posto. La risposta va invece cercata nei calcoli molto opportunisti e non poco meschini del partito Repubblicano (breve divagazione:  non credo affatto che il modus operandi che descriverò sia esclusivo dei Repubblicani, credo invece che i Democratici si sarebbero comportati allo stesso modo; però è uno strano fatto che gli scandali sessuali, che usavano essere appannaggio soprattutto dei Democratici, ultimamente tendono a colpire i Repubblicani).

In sintesi, la ragione per cui Craig ha pagato e Vitter no sta nella differente probabilità di mantenere il seggio in mano Repubblicana in caso di dimissioni. Il senato ha solo 100 seggi, 2 per ogni stato. Dopo le elezioni del 2006 la maggioranza è cambiata, ed è ora 51-49 a favore dei Democratici (assumendo che Lieberman sia Democratico). Come si vede è una maggioranza risicatissima, e i Repubblicani non hanno perso la speranza di ricatturare il senato nel 2008 o comunque nel futuro prossimo. Ogni seggio è quindi importante.

Per comprendere meglio il dipanarsi della vicenda è importante osservare i seguenti fatti:

1) Negli USA i politici in carica (gli incumbents) sono solitamente avvantaggiati nelle elezioni, un po' perché il loro nome è meglio conosciuto, un po' perché essendo in posizione di potere fanno meno fatica a finanziarsi la campagna elettorale.

2) Se un senatore si dimette nel mezzo del mandato, come ha fatto Craig, il seggio senatoriale viene assegnato d'imperio dal governatore dello stato fino all fine del mandato. 

Quindi, in soldoni, cosa succede adesso in Idaho e cosa sarebbe successo in Louisiana?

Il governatore dell'Idaho è Repubblicano. Al posto di Craig nominerà un altro Repubblicano, e ovviamente sono già iniziati i giochi per indovinare chi sarà il fortunato. Inoltre l'Idaho è uno Stato molto conservatore che con ogni probabilità voterà nuovamente per un senatore Repubblicano nel 2008. In sostanza, le dimissioni di Craig non cambiano per nulla i numeri del senato, né oggi né per il futuro. Il seggio era, è, e sarà saldamente in mano Repubblicana.

La faccenda è molto diversa in Lousiana. Qui il governatore è Kathleen Blanco, del partito Democratico. Se Vitter si fosse dimesso avrebbe sicuramente nominato un Democratico. Inoltre per i Repubblicani la Lousiana non è certo uno Stato facile come l'Idaho. Oltre al governatore, anche l'altro senatore della Louisiana, Mary Landrieu, è del partito Democratico. Conclusione: se Vitter si fosse dimesso il seggio sarebbe da subito finito in mano ai Democratici. Inoltre, il senatore nominato al posto di Vitter si sarebbe presentato alle prossime elezioni come incumbent, aumentando quindi la probabilità che il seggio resti in mano ai Democratici. Come si vede, una situazione molto diversa dall'Idaho, che fornisce una spiegazione molto semplice e razionale del differente comportamento del partito Repubblicano nei due casi.

Come escono quindi Italia e Usa dalla comparazione? Non c'è dubbio che l'Italia ne esca peggio. Dal punto di vista dell'UDC la situazione di Mele è molto simile a quella di Craig. Se Mele si fosse dimesso dal suo seggio di deputato non sarebbe cambiato nulla. Il centrosinistra gode di salda maggioranza in quel ramo del parlamento, comunque Mele sarebbe stato sostituito da un compagno di partito, e in Italia il problema del vantaggio dell'incumbent non esiste. Le sue mancate dimissioni non sono quindi attribuibili a cinici calcoli politici ma semplicemente a un colossale deficit di moralità pubblica. Semplicemente, agli italiani non sembra importare che i propri potenti possano impunemente infrangere le assurde leggi che impongono al resto del popolo. I politici lo sanno e si regolano di conseguenza.

Gli USA ne escono meglio ma non certo a testa alta. È chiaro che qui i cittadini ci tengono di più a che i propri rappresentanti non infrangano le leggi, e questo cambia i calcoli politici. Si può scommettere che né Mele né l'UDC pagheranno alcun prezzo in termini di consenso elettorale, mentre è ovvio che ora la rielezione di Vitter in Louisiana sarà più difficile. Ma anche negli USA  i calcoli politici alla fine contano. E se il costo che Vitter deve pagare è inferiore al beneficio dell'essere incumbent, le dimissioni si evitano anche qua. Dovendo dare i numeri, all'Italia spetta comunque il minimo dei voti; gli USA vanno meglio ma non raggiungono la sufficienza.

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Commenti

Ci sono 16 commenti

mele non ri-entrerà con l'UDC, ma passerà con Forza Italia, e avrà maggior consenso tra i suoi milianti forzisti per quello che ha fatto.

 

Sì, in effetti l'intervento erra nel considerare Italia e USA comparabili sul piano dei valori etici.

E' chiarissimo che quanto accaduto a Mele  probabilmente non gli farà perdere alcun consenso elettorale (anzi, potrebbe guadagnarne).

Se la funzione di perdita ha segno opposto, i due sistemi non sono confrontabili. 

Non voglio fare un confronto globale tra i sistemi, sto solo cercando di capire cosa succede quando gli elettori vedono i propri rappresentanti mentire spudoratamente e fare il contrario di quello che predicano. Il fatto che le vicende di Mele non gli facciano perdere consenso mentre Craig viene indotto alle dimissioni secondo me ci dice qualcosa sullo stato della moralità pubblica nei due paesi e su cosa gli elettori pretendono dai propri rappresentanti, e ci aiuta a capire perché in Italia la corruzione è più diffusa.


Come ho cercato di dire nell'articolo gli USA sono ben lontani dalla perfezione, ma fare un confronto con l'Italia è possibile e doveroso (anche se forse la conclusione la conoscevamo già).

La memoria non mi aiuta, ma mi sembra di ricordare che qualcosa di simile a quanto accaduto a Mele era capitato al sindaco di una grossa città USA, tipo Los angeles, Detroit o Chicago, sorpreso a fumare crack in allegra comitiva.

Se non sbaglio, passato un periodo di purgatorio, è poi stato rieletto o quanto meno ha ripreso a fare politica.

 

Era Marion Barry, il sindaco di Washington. L'FBI gli mise alle calcagna un'avvenente pulzella dalla quale lui comprò crack. Si dimise, si fece sei mesi di galera, e poi si ripresentò e venne eletto. Barry giocò la carta 'la polizia arresta arbitrariamente i neri per faccende di droga e lascia fuori i bianchi', e il giochino gli funzionò.

L'effetto di queste storie sporcaccione alla fine è solo quello di distogliere l'attenzione del pubblico da cose ben più serie.

Persino un sito serio che conosco io, di gente che lavora all'estero e di solito parla di economia, perde tempo a discuterne. 

... e pure quei giornali che vogliono fare i seri ne fanno argomento da editoriale... non c´è piú religione...:o)

 

 

Sniggers see off erring politicians

By Gideon Rachman

Published: September 3 2007 19:21 | Last updated: September 3 2007 19:21

 

This summer two American senators have had their secret lives revealed in humiliating circumstances. Senator David Vitter of Louisiana admitted to a “very serious sin”, after his name appeared on the phone records of a Washington escort agency. Senator Larry Craig was given a 10-day suspended jail sentence after apparently cruising for gay sex in a public lavatory.

This weekend, Mr Craig resigned from the Senate. Mr Vitter, however, is hanging on. So what does it take for a sex scandal to be truly fatal? Why do some politicians survive this sort of thing and others perish?

In the Anglo-American heartland of the political sex scandal, this is not a marginal question. The French may pride themselves on allowing politicians to lead their private lives unmolested. But in recent years sex scandals have led to the impeachment of an American president and contributed mightily to the implosion of a British government. The UK Conservative administration of the mid-1990s was badly wounded when its unfortunately named “Back to Basics” campaign for traditional values was followed by a string of salacious revelations about Tory politicians – ranging from gay affairs to auto-erotic strangulation.

In the US, the Republican party is in danger of suffering similar damage. Senators Craig and Vitter are the most prominent Republicans to have run into trouble so far. But last year representative Mark Foley had to resign from Congress after sending sexually explicit messages to under-age male pages. And this summer Bob Allen, a Republican state representative in Florida, was chucked off Senator John McCain’s presidential campaign – after making the Craig-like error of soliciting sex in a lavatory from an undercover cop.

The press tends to get a taste for this sort of thing, so there may be more scandals to come. The law of averages certainly suggests that there must be other senators who are harbouring guilty secrets, but who have not yet had the misfortune of seeing their favourite brothel or public lavatory raided by the police.

But when the dreaded day arrives – and the secret is exposed – what happens? There seem to be no iron rules to predict who will survive a scandal. Political consultants have their theories. The nature of the offence obviously matters. Breaking a law is worse than breaking your marriage vows. Gay sex is more politically hazardous than the heterosexual variety. Brazening it out is better than lying.

Go through this checklist and it becomes clear that Mr Craig was more vulnerable than Mr Vitter on several counts. A conservative horror of homosexuality certainly played a part. But he was also convicted in court, unlike his colleague from Louisiana. And after admitting to his crime, Mr Craig’s later denials made him look daft and dishonest.

Obvious hypocrisy is also bad news – which makes it much harder for social conservatives such as Mr Craig to survive a sex scandal. But liberals who have broken no laws can also see their political careers finished by a sex scandal. Think of the implosion of Gary Hart’s presidential election campaign in 1988 after he was caught dallying with an actress.

Mr Hart had made the mistake of challenging the press to follow him around and prove infidelity. That made him look absurd, as did the fact that he was photographed balancing his lover on his knee on a yacht called “Monkey Business”.

It is absurdity – the snigger factor – that seems to be the truly fatal element in any sex scandal. Lying, hypocrisy, even a little law-breaking – all of that can be survived. But when politicians lose their dignity, they are finished. Frequently, it is the small details of a scandal – and the bizarre little lies – that do the real damage. Mr Craig suffered more than Mr Vitter in large part because far more details of his indiscretion were revealed to a delighted public. Tapping your foot in a public lavatory will never seem safe again. Waving your hand under the cubicle was probably never a great idea.

But it is Britain – the home of the saucy seaside postcard – that has repeatedly demonstrated that it is the ludicrous details in a sex scandal that are often most damaging. It was bad news for Mark Oaten, a leading member of Britain’s Liberal Democrats, when he was caught using male prostitutes. But why did he have to suggest that his behaviour might have been provoked by the stress of going bald? Ron Davies, a cabinet minister in the Blair government, also erred when he tried to argue that he had strayed into a gay pick-up spot because he was looking for badgers.

Years later, it is the weird details – rather than the serious charges – that are remembered. In the 1970s Jeremy Thorpe, the leader of Britain’s Liberal party, was tried and acquitted of conspiracy to murder a male model. A serious matter, obviously. But the case is now colloquially remembered as “Rinkagate” – after one memorable detail of the incident. The would-be assassin failed to kill Norman Scott, the male model, and instead shot his dog, Rinka. When Mr Thorpe was defeated in his bid for re-election to parliament, he found himself facing a satirist running for the “Dog-Lovers’ party”. Even if he had improbably won re-election, he was finished as a politician. Nobody would ever take him seriously again.

But there are politicians who have faced appallingly embarrassing sexual scandals and survived. Bill Clinton is their patron saint. Remarkably, he managed to emerge from the Lewinsky affair with his job and his popularity largely intact. He left office with 65 per cent approval ratings.

Mr Clinton appeared to break many of the rules for surviving a scandal. He lied and he provoked plenty of sniggers, with his lawyerly reinterpretations of words such as “is” and “sexual relations”.

The “comeback kid” stayed in office because congressional Democrats rallied round him in the impeachment hearings. But he survived politically because – despite all the excruciating details – he never totally lost his dignity. By the end it was his prosecutors and persecutors – with their monotonal, prurient questions – who came to seem rather odder than the president himself.

Mr Clinton’s survival also owed something to the fact that his sin was not completely at odds with his public image – so the gap between the public and the private Clinton was not too ludicrous to handle. Politicians are often unusual people who have to pretend to be regular guys. When the gap between image and reality becomes too glaring, they begin to look ridiculous and political death follows. Senator Larry Craig is just the latest to learn this bitter lesson.

gideon.rachman@ft.com

Post and read comments at www.ft.com/rachman

Anche in America ormai ci sono le false dimissioni, stile Gustavo Selva, come potete leggere qui .

 

scusa sandro, ma fra la condanna di un reo-confesso per molestie sessuali e l'aver usufruito di un servizio escort qualche differenza mi pare che ci sia.

mettere sullo stesso piano un condannato ed un semplice "peccatore" (non incriminato per nessun reato) e' una forzatura. 

e' inamissibile infatti che un condannato sieda tranquillamente in senato, ma sarebbe altrettanto inamissibile costringere alle dimissioni qualcuno per aver agito in maniera difforme rispetto alla "pubblica moralita'" (quale poi? e chi ne garantirebbe il rispetto? forse un consiglio dei guardiani in chiave occidentale? o magari potremmo allargare la giurisdizione della congregazione per la disciplina della fede?).

trovo giusto che siano gli elettori a giudicare quanto difforme sia la moralita' di vitter dalla loro ed altrettanto giusto che craig si sia dimesso (per quanto risibile ed opinabile sia il piedino come forma di reato). indipendentemente dal calcolo politico contingente, non mi sento di criticare l'operato del partito repubblicano e non condivido l'insufficienza che assegni agli USA in merito.

ma esattamente, sto Craig, di cosa lo accusano? che reato ha commesso?

Per Rabbi. Immagino tu sappia già i dettagli della faccenda, il piedino, la mano che si mostra etc. Non sto a ripetere, e se proprio hai voglia leggi qui. Suppongo quindi che la tua domanda sia un modo di dire che Craig non ha in realtà fatto niente di male se non una avance maldestra alla persona sbagliata. Trovo anch'io assolutamente delirante che i soldi delle nostre tasse vengano usati per impedire a quelli che lo vogliono di cercare partner occasionali dello stesso sesso nei bagni pubblici (per quanto, lo ammetto, la pratica mi paia bizzarra). Non posso però fare a meno di notare che queste leggi deliranti ci sono grazie a individui come Craig. E, anche se non è mai bello godere delle sciagure altrui, lo smascheramento dell'ipocrisia dei politici un certo piacere lo da.

Per Piergiuseppe. Il voto diverso che diamo agli USA risulta da nostre interpretazioni diverse su quello che è successo a Craig e Vitter. Come ho cercato di argomentare nel post, io penso che la principale ragione per cui Craig ha pagato e Vitter no è che il GOP avrebbe corso grossi rischi con il seggio della Louisiana mentre corre zero rischi per l'Idaho.

Tu invece sostieni che la ragione è che Craig ha infranto la legge, oltre che la (sua presunta) morale, mentre Vitter ha solo infranto la (di nuovo sua presunta) morale. Continuo a pensare che la mia spiegazione sia più plausibile. Il reato di Craig è decisamente mild; tecnicamente non è molestie sessuali ma 'disorderly conduct', implica solo persone adulte e nessun atto di coercizione. Infatti la pena è stata una semplice multa di $500. Se questo è ground for dismissal, allora George W che si fece beccare da giovane a guidare ubriaco (un reato assai più grave) dovrebbe dimettersi immediatamente. Così come dovrebbe dimettersi il governatore dell'Idaho Butch Otter, che invece sceglierà il successore di Craig. E, ovviamente, tanti altri. Perché solo Craig invece ci ha lasciato le penne?

Per quanto riguarda Vitter, a me risulta (ma potrei sbagliarmi) che servirsi consapevolmente dei servizi di una prostituta sia un reato a Washington DC. Lui non è stato condannato perché non esiste evidenza diretta, è solo stato trovato il suo numero nell'agenda della pappona e lui ha ammesso 'serious mistakes in my past'. Per fortuna ci è stato risparmiato in questo caso lo spreco di soldi pubblici di un processo, ma dire che Vitter è potuto restare al suo posto solo perché non è stato formalmente condannato mi sembra poco plausibile.

Per ultimo: non ce l'avevo particolarmente con il GOP per questa vicenda di 'doppia morale', come ho detto nel post sono assolutamente convinto che i Democratici farebbero lo stesso. Ce l'ho con il GOP (o almeno con gran parte di esso, per fortuna non tutto) per una ragione differente, ossia perché tenta di imporre per legge regole morali che conducono solo a dolore per tanti poveracci e a spreco di denaro pubblico; questo vale per le continue crociate contro gli omosessuali, per il proibizionismo sulla droga, per i vari tentativi di eliminare la separazione tra Stato e Chiesa. Sono preoccupato quanto te che a qualcuno possa venire in mente di istituire corpi di guardiani della morale o altre simili cose ripugnanti. Il fatto è che tali idee tendono più spesso ad apparire nel GOP che altrove.

 

Sandro: 100% d'accordo. Ma non insisterei troppo sull'ipocrisia come categoria morale. Il politico si posiziona nel panorama politico in un punto che massimizza i suoi voti, a prescindere dalle sue credenze e posizioni personali; in tal caso, la domanda e l'offerta matchano perfettamente, Craig offre ai suoi elettori discorsi sulla moralita' e la fustigazione dei costumi "disordinati", proprio quello che gli elettori vanno cercando nel supermercato delle idee. Per cui che i politici predichino bene pubblicamente e razzolino male privatamente mi pare piu' che ovvio (e altrettanto ovvio mi pare che se si copre che razzoli male, paghi pegno politico in termini di reputazione). Capisco che a molti faccia piacere vedere un cretino smascherato, pero' appunto: fa parte del gioco. E soprattutto: le idee di cui Craig e' portatore "ipocrita" mica sono scomparse dal bagaglio culturale dei suoi elettori (anzi, forse ne escono rafforzate se possibile). E' una vittoria di Pirro.

sandro, sulla doppia morale del GOP coincidiamo: anch'io sono allergico ai falsi moralismi e vedere il senatore Craig condannato per aver fatto piedino in un bagno pubblico mi provoca certo divertito sollievo...

dove non coincidiamo pero', e' sull'ammissibilita' di una valutazione soggettiva da parte del partito sui comportamenti dei due senatori in questione. mi spiego, uno stato di diritto si fonda sul rispetto delle leggi di cui decide di dotarsi: 

- un senatore condannato per averne violato una durante il suo mandato (sia pure ridicola, sia pure commentendo solo un reato mild) deve dimettersi per non compromettere la credibilita' del organo rappresentativo di cui fa parte

- diverso e' il caso di chi invece condannato non e' (e nemmeno inquisito nella fattispecie). neanch'io sono un esperto di diritto e ne so poco delle leggi in vigore a DC, ma anche se tutto girasse soltanto intorno alla mancanza di evidenza diretta il punto qui e' che vitter non e' stato condannato. la sua situazione e' profondamente diversa da quella di craig, in uno stato di diritto contano (dovrebbero contare) le sentenze piu' che le opinioni.

c'e' di piu': suggerire che un partito debba spingere un senatore alle dimissioni quando i comportamenti di quest'ultimo si discostano da una non meglio definita "pubblica moralita'" e' a mio avviso estremamente pericoloso. quando si cominciano a sostituire parametri oggettivi (l'esistenza o meno di una condanna) con parametri soggettivi (la nostra idea di "pubblica moralita'") si rischia di arrivare su un terreno scosceso in cui anche il semplice esercizio dei propri diritti puo' portare a pubblici linciaggi e le sentenze vengono discusse sui giornali o in tv piu' che essere applicate. ma per fortuna gli USA non sono l'Italia.