Il sistema elettorale americano e le elezioni del 2008 (II)

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Nel 2008 gli americani hanno votato non solo per le presidenziali ma anche per la Camera dei Deputati e per un terzo del Senato. In questo post discutiamo gli effetti del sistema elettorale sulle scelte degli elettori.

Il 4 novembre scorso è avenuta l'elezione della nuova House of Representatives (che viene rinnovata ogni due anni) e del nuovo Senato (che viene rinnovato per circa un terzo ogni due anni). Per la precisione, sono stati eletti 435 nuovi deputati e 35 senatori. Il sistema elettorale è quasi ovunque il maggioritario uninominale all'inglese preceduto (questo è importante) da elezioni primarie per la selezione dei candidati, anche esse normalmente con sistema maggioritario uninominale all'inglese. I dettagli del funzionamento delle primarie variano da stato a stato, e magari è un tema su cui torneremo.

Vi sono un paio di eccezioni, a mia conoscenza. In Lousiana le primarie funzionano a doppio turno, ossia se un candidato non raggiunge il 50% occorre ripetere le primarie per quel partito tra i due candidati che sono arrivati primi. In Georgia invece è l'elezione generale a essere a doppio turno, sia per la Camera sia per il Senato.

Il sistema americano si caratterizza per l'alto tasso di riconferma degli incumbents. Il Center for Responsive Politics, una organizzazione no-profit ha prodotto i seguenti grafici, che mostrano l'alto tasso di persistenza di deputati e senatori.

 

Come si vede il tasso di rielezione è particolarmente alto alla Camera. In principio l'alto tasso di rielezione potrebbe non essere una cattiva cosa. Semplicemente, deputati e senatori servono bene i loro elettori e questi sono contenti di confermarli nel loro lavoro. La differenza nei tassi tra Camera e Senato però indica probabilmente qualcosa di più sinistro. I distretti elettorali del Senato sono infatti immodificabili, essendo dati dai confini degli Stati. Non è così per i distretti elettorali per la Camera, che possono essere plasmati con notevole discrezionalità da parte degli Stati. La pratica del gerrymandering consiste nel disegnare i confini dei distretti in modo da favorire alcuni candidati, tipicamente gli incumbents.

Ad ogni buon conto, anche in questa elezione il tasso di rielezione alla Camera è stato molto alto. Ad oggi non è stato ancora dichiarato il vincitore in 4 distretti, ma il quadro generale è chiaro . Come ci si aspettava, questo è un anno che ha favorito i democratici. Al momento i democratici hanno 256 seggi (23 in più rispetto all'elezione precedente) contro i 175 dei repubblicani, con 4 seggi ancora da assegnare.

Anche al Senato i democratici hanno aumentato i propri seggi, qui in modo più sostanziale. Dei 35 seggi in palio, 12 erano in mano democratica e 23 in mano repubblicana. I democratici hanno confermato tutti i propri seggi e hanno guadagnato 7 seggi precedentemente tenuti dai repubblicani, portando la maggioranza a 58 contro 40, con due seggi ancora da assegnare.

I due seggi ancora non assegnati sono quello del Minnesota, dove l'elezione è molto vicina e si sta attuando una riconta dei voti, e quello della Georgia, dove il sistema è a doppio turno e l'incumbent repubblicano ha mancato di un soffio il 50% al primo turno.

Vorrei soffermarmarmi qui sulle elezioni senatoriali di Alaska, Oregon e Minnesota. Si tratta di tre elezioni in cui i due sfidanti principali hanno preso un numero molto vicino di voti, per cui il seggio è stato assegnato con ritardo (non ancora assegnato nel caso del Minnesota). Queste tre elezioni hanno un'altra caratteristica in comune: la presenza di un terzo candidato che ha ricevuto una quota consistente del voto popolare.

In Alaska il democratico Begich ha preso il 47,76% contro il 46,58% dell'incumbent repubblicano Stevens. Il candidato dell'Alaskan Independence Party ha preso il 4,16%.

In Oregon il democratico Merkley ha presi il 48,91% contro il 45,56% dell'incumbent repubblicano Smith. Il candidato del Constitution Party ha preso il 5,24%.

In Minnesota stanno ancora ricontando i voti. Il democratico Franken e l'incumbent repubblicano Coleman sono piò o meno appaiati al 42%. Un terzo candidato, l'indipendente Dean Barkley, ha preso il 15,16%.

Nel caso Alaska e Oregon il terzo partito è una formazione di estrema destra, mentre in Minnesota il terzo partito si può probabilmente definire centrista. La cosa che mi preme sottolineare è che, come conseguenza del maggioritario all'inglese, in tutti e tre i casi il senatore eletto non ha la maggioranza dei voti, ed è perfettamente possibile che sia inviso alla maggioranza dell'elettorato. Il maggioritario all'inglese permette infatti all'elettore di dire qual è il candidato in cima alle proprie preferenze, ignorando completamente il resto delle preferenze. Tra i sistemi basati sul seggio uninominale è l'unico che impone una restrizione così draconiana. Il doppio turno o il voto alternativo all'australiana, che sono anch'essi sistemi maggioritari basati su distretti uninominali, permettono agli elettori di esprimere le proprie preferenze in modo più completo.

Anche in questo ambito sono presenti movimenti di riforma, anche se la probabilità che si vadano a influenzare i sistemi di Camera e Senato è assai piccola. Chi è interessato può consultare la pagina di fairvote, organizzazione dedita alla causa delle riforme elettorali. La sezione su Instant Runoff Voting (il nome che si usa in America per il votoi alternativo) fornisce un buon riassunto delle riforme attuate a livello locale.

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Commenti

Ci sono 8 commenti

Sandro, o altri: qualcuno sa come mai i termini per Camera e Senato sono così diversi (2 anni contro 6)?

Also: concordo con Sandro che l'uninominale all'inglese ha il difetto di poter eleggere, talvolta, candidati che hanno contro la maggioranza dell'elettorato. Ma a quanto ne so in caso di scomparsa/dimissioni di un candidato eletto all'uninominale, il posto resta vacante fino alle elezioni successive. Wiki e il NYT mi informano invece che Senator Biden sarà sostituito da un suo vecchio amico e assistente e che questo sarà "nominato" dal Governatore del Delaware, in attesa delle suppletive del 2010 (il quadro è ancora più grottesco perchè nel 2010 il posto è già stato promesso al figlio di Biden)... credo che discorso analogo valga per il President elected col suo seggio in Illinois.

 

Beh, il figlio di Biden dovrà prima vincere le primarie democratiche e poi vincere le elezioni generali. Non è che gli possono promettere il posto... Il favore a Biden consiste nel non nominare qualcuno che possa sfruttare il vantaggio dell'incumbency per posizionarsi come front runner nel 2010.

Le elezioni suppletive, in caso un senatore cessi di svolgere il suo ruolo per qualsivoglia causa, sono regolate in modo diverso da stato a stato. In alcuni il governatore nomina qualcuno per il resto del mandato, in altri si svolge una elezione speciale (questo sarebbe successo in Alaska se Stevens fosse stato eletto e poi espulso dal Senato per indegnità). 

Che i termini di Congresso  e Senato siano diversi fa parte del sistema di checks and balances. Si è voluto evitare che qualche forza politica potesse controllare entrambe le camere sfruttando la commozione popolare in relazione a un particolare evento o delle mode del momento. Il Senato è supposto essere un elemento di stabilità ed equilibrio. Da qui il termine più lungo e anche il sistema ''a scaglioni''.

 

 

Una cosa che non ho mai capito: a che cosa serve "registrarsi" come elettore? Soprattutto se poi si può votare anche non per il proprio partito

Registrarsi serve a dire alle autorità pubbliche che ci sei e vuoi votare in quel particolare distretto. In USA non esiste l'equivalente dell'anagrafe comunale, per cui nessuno ti può mandare a casa la cartolina elettorale. Devi dire tu che hai acquisito residenza in un certo posto e vuoi votare. Quando alcuni stati (NY tra questi) chiedono di dichiarare il proprio partito lo fanno per dare diritto all'elettore di votare alle primarie di quel partito. Ossia, puoi votare alle primarie repubblicane solo se to sei registrato come repubblicano etc. Puoi anche dichiararti indipendente e non votare a nessuna primaria. Poi ovviamente all'elezione generale voti chi ti pare.