Sotto l'albero di Natale di MPS c'è un Tesoro

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La prima considerazione che mi viene in mente è che se da troppi anni si parla di stato di crisi di una banca, vuol dire che nulla (o poco e male) si è fatto per risolvere quella crisi.

La vicenda  MPS ha radici lontane che attecchiscono nella natura stessa dell'istituto di credito senese; una banca locale, gestita localmente dalla politica locale, tramite la Fondazione, secondo interessi localistici. Il fatto che nel piccolo mondo del credito italiano sia diventata la terza banca italiana per raccolta e impieghi non fa che dimostrare plasticamente quanto il settore del credito sia intrinsecamente debole. Ottemperando al principio secondo il quale la distribuzione si fa con uno sportello in ogni comune, l'MPS (come quasi tutte le altre banche) non è riuscita a tenere sotto controllo i costi. Quando analizzai nel 2013 i bilanci della banca scoprii che nella sola regione toscana la banca aveva 3.200.000 rapporti di conti correnti aperti, distribuiti più o meno equamente fra imprese e privati. Insomma una banca che anche solo in quel contesto è sistemica.

È chiaro tuttavia che lo stato di crisi non è dovuto solo ad una mal pianificata gestione dei costi operativi. Come sottolineato più volte su queste pagine da Bisin, Boldrin, Famularo e altri, la peculiarità del sistema creditizio italiano sta nell'abnorme dimensione dei crediti deteriorati o problematici. La sola MPS ha circa 17 miliardi netti di crediti difficilmente esigibili, quasi il doppio del capitale. Basta questo a zittire quelli che, clienti della banca ma anche politici, improvvidamente segnalavano come la banca sia in utile operativo.

Sarebbe ridondante ricostruire come si è arrivati ad avere questo numero di sofferenze. Tant'è e non resta che prenderne atto e porvi riparo, operando (lo si sta facendo?) perché certe situazioni non si ripresentino. Nella relazione presentata dal Governo al Parlamento il ministro Padoan fa riferimento al permanere dello stato di crisi dell'economia italiana. Indubbiamente vero, ma com'è distante questa grigia fotografia da quella scintillante presentata nel DEF e nella Legge di Bilancio elaborati quando premier era Matteo Renzi. L'economia in ripresa, il sistema bancario solido, Monte dei Paschi come affare da cogliere al volo sono parole non di qualche decennio fa, ma di solo poche settimane o giorni prima che si arrivasse al decreto d'urgenza per mettere in sicurezza il sistema.

La soluzione prospettata dal Governo e per la quale è stata chiesta l'autorizzazione al Parlamento è dunque l'emissione di nuovo debito pubblico per un ammontare fino a 20 miliardi. Non tutti sembrano essere destinati a MPS, almeno non esplicitamente. La banca di Siena ha bisogno di un intervento sul capitale, che si farà, e di un intervento sulla liquidità, che al momento è garantita fino a maggio.

L'effetto certo è che il Tesoro, che già detiene il 4% delle azioni in seguito ai precedenti, parzialmente falliti, interventi Tremonti e Monti, diverrà il primo azionista della banca. Una nazionalizzazione che ci riporta ai tempi dell'IRI e che si spera restituisca in tempi brevi al mercato un'istituto risanato.

Dico subito che chi volesse trovare all'interno di questa misura profili di "forzatura" rispetto alle regole europee non troverà nulla. Il debito aggiuntivo è consentito laddove ci siano gravi rischi di tenuta del sistema in seguito a crisi finanziarie o eventi naturali. Si fosse intervenuto 3 anni fa si sarebbe potuto attivare l'ESM, come avvenuto in Spagna (qui ancora Bisin-Boldrin-Famularo e infra un'analisi dei colleghi spagnoli); nel frattempo però in sede europea è stata recepita la normativa BRRD con gli eventuali meccanismi di risoluzione.

Perché per MPS non si procede con il Bail-in?

Prima di tutto per una scelta politica, fatta per ragioni elettorali a seguito del "bail-in" delle quattro piccole banche locali. Tale scelta politica (trattare MPS diversamente dalle 4 ed anche dalle due venete di cui pure in questi giorni si parla) ha conseguenze sia di breve (ingiustizia per trattamento differenziale dei creditori) che di lungo (vedi sotto). Tali costi possono essere molto seri, anzi lo sono certamente perche' confermano una volta ancora che, nell'economia "di stato" italiana, cio' che conta non e' fare l'investimento corretto ma stare dal lato politico giusto.

A questo fattore, eminentemente politico ma anche culturale, si aggiunge nel caso di MPS un fattore dimensionale. Piaccia o meno MPS è banca sistemica, con partecipazione al suo capitale e alle sue vicende dei principali player finanziari italiani. Non siamo tecnicamente nel too big to fail ma la sostanza è la stessa. Allo stato non è dato sapere chi siano, ed in quale misura, i portatori di obbligazioni subordinate e quindi non si può valutare l'impatto di un azzeramento del valore di questi titoli. Lo sapremo probabilmente quando i meccanismi messi a punto dal governo saranno chiari - sperando che un piano sia stato predisposto per tempo fin nei dettagli - e non prima. Quello che si sa è che i valori di conversione prevedono il 75% agli istituzionali e il 100% del valore facciale al retail.

I costi di lungo periodo, si diceva. Questa scelta comporta inevitabilmente una distorsione del mercato con conseguenze potenzialmente funeste, visto che offre un'ulteriore canale per il rischio morale. Molto semplicemente: a seguito di questo provvedimento gli obbligazionisti subordinati (junior bondholders) verranno protetti dal rischio di perdite come se fossero obblicazionisti privilegiati (senior bondholders). Ma, sino ad ora, hanno guadagnato un interesse maggiore sui loro prestiti, interesse che era giustificato dal maggiore rischio di perdite. L'atto governativo cancella il rischio in questione ma lascia il maggior rendimento: 

Nota a margine. Per le banche non si applica la legge sui fallimenti ma è prevista la liquidazione coatta. È desiderabile questa procedura? Forse si' sotto il profilo del moral hazard (in proposito una interessante lettura è la nota 438 della Banca d'Italia su crisi finanziarie e mercato interbancario), ma occorre tener presente che i debitori della banca in liquidazione sarebbero chiamati a rispondere "a vista". Le conseguenze per l'economia sono facilmente intuibili.

In secondo luogo, a mio avviso, perché giocata e, si spera, risolta la partita MPS si porrà il problema Unicredit, a cui necessita una ricapitalizzazione per circa 13 miliardi. L'intento del governo è chiaramente salvaguardare l'intero sistema anche rispetto al sentiment dei mercati. BMPS in un anno ha perso in borsa l'86% (fino alla sospensione sine die di questi giorni), Unicredit il 44%, Intesa il 20%, Generali il 14%, Ubi il 55%; il settore nel suo complesso il 36%.

L'impatto sui conti pubblici

Nella sopra citata relazione al Parlamento si fa esplicito riferimento alla necessità di rivedere le previsioni elaborate nell'aggiornamento al DEF e nella Legge di Bilancio. Per il 2017 il governo stimava una crescita dell'1% e un rapporto debito su pil (in discesa dello 0,2%) al 132,6%.

Lo stock di debito pubblico è diminuito nei mesi di agosto e settembre per poi ricominciare a salire nel mese di ottobre. A fine ottobre ammontava a 2.223 miliardi, già 2 miliardi in più di quanto previsto dal modello elaborato dal MEF per tutto l'eserczio 2016. La discesa nei mesi estivi era stata salutata con i soliti roboanti annunci da parte di Renzi: inversione di tendenza (#cambioverso nel linguaggio giovanilista renziano), economia finalmente in salute, debito per la prima volta in discesa ecc.

Quello che nella romanzata letteratura renziana non era specificato è che la diminuzione del debito in valori assoluti, e per conseguenza anche in percentuale sul PIL, era stata ottenuta attraverso un artificio (lecito, per carità), ovvero la sottrazione dal conto di Tesoreria di 62 miliardi. Uno spostamento da una posta all'altra di bilancio che ha permesso di contenere il fabbisogno, ma che ha anche sottratto risorse liquide. Ora il fabbisogno aumenta di 20 miliardi in un sol colpo. Di quanto aumenterà complessivamente per l'esercizio 2017 lo sapremo a gennaio con la relazione di Banca d'Italia. Con i tassi in salita non è una buona notizia.

In questo contesto si aggiunga il deficit aggiuntivo previsto in legge di Bilancio; 2,4% rispetto all'obiettivo concordato dell'1,7%. 

Sulla tenuta generale dei conti pubblici pendono le già ampiamente procastinate clausole di salvaguardia, che valgono per il 2018 circa 17 miliardi di maggiori entrate per imposte indirette. Sterilizzarle ancora, o annullarle come sembrava essere nelle intenzioni del precedente governo, è oggi ancora più difficile.

L'eredità delle cose che si potevano fare e che non sono state fatte in un contesto economico esogenamente positivo rischia dunque di essere pesantissima.

Considerazioni finali

Sforzandomi di non considerare gli interessi di un governo a guida PD in una banca per decenni guidata dal PD tramite la fondazione (fatto sul quale magari si potranno fare riflessioni in altra occasione), vien da chedersi se questo intervento sarà veramente risolutivo. Il costo a bilancio (e quindi sociale) sarà inevitabilmente pesante e potrà avere un senso solo se si verificheranno determinate condizioni:

i) che al mercato venga restituita, quando sarà restituita, una banca davvero risanata;

ii) che il sistema nel suo complesso diventi finalmente rigoroso nell'erogazione degli impieghi e nella gestione dei costi operativi;

iii) che si spezzi una volta per tutte il legame fra politica, anche locale, soprattutto locale, e istituti di credito, cominciando dalla scelta del management e dai criteri di governance;

iv) che si trovi un modo per riassorbire definitivamente gli NPL e ricondurre il loro ammontare a dimensioni fisiologiche;

v) che la vigilanza accentrata (BCE) e nazionale (Bankit) prevenga situazioni di crisi e non si limiti a certificare ex post il rispetto dei margini di solvibilità.

Le regole per far tutto questo ci sono. Sta alle autorità, in primis al governo, rispettarle.

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Commenti

Ci sono 90 commenti

ma, almeno in apparenza, realistico. La speranza che BMPS sia restituira al mercato una volta risanata appieno è condivisibile, ma il pessimismo della ragione - alla luce dei precedenti - induce a dubitarne.

Come puntualmente rilevato, il governo a guida PD dovrebbe risanare una banca che era stata da sempre vicina a quel partito: per dirla in maniera grossolana, riparare i guasti fatti da chi lo sostiene. Ora, se le dimensioni della banca sono quelle indicate nell'articolo, viene da sospettare che essa sia stata usata per acquisire consenso sul territorio: è fondata la speranza che la si risani, facendo versare lacrime e sangue ai debitori di NPL, nonostante il rischio di una loro adesione massiccia ai partiti anti-sistema?     

Secondo me è impossibile per le seguenti fondamentali ragioni:

1) l'albero genealogico del PD che stava e sta a monte del MPS non è propenso al mercato, nonostante tutte le chiacchiere che si fanno. Lo si è visto negli anni e lo si vede tutt'ora (ad es. sul dibattito in tema di italianità delle imprese). Il PD manterrà le proprie tenaglie sulla banca.

2) la storia degli utlimi trent'anni ci dice che, in Italia, gli Accordi di Basilea sono stati sottoscritti per essere disattesi: dal Basilea 1 dell'88, al suo ampliamento del 1996, per giungere al recente Basiela IV nessuno, e tanto meno la Banca d'Italia, ha premuto affinché i profittti fossero reinvestiti piuttosto che distribuiti, affinché le Fondazioni abbandonassero le banche (la Fondazione MPS fu una delle ultime, ma la commistione vi è ancora ad es. a BZ), affinché le SpA bancarie si quotassero, ecc. Le attuali carenze patrimoniali, oggi conclamate dalla Vigilanza unica, hanno origine proprio dall'avversione per il rafforzamento patrimoniale probabilmente dovuto alla malsana idea che le banche prestino i depositi, i loro debiti, cioè che i depositi siano la materia prima dell'attività bancaria;

3) in terzo luogo, una banca risanata, oggi, non richiede più soltanto di essere patrimonializzata ma anche di cambiare modello di business (cioè di fare profitti in maniera diversa dal passato) il che significa ridurre drasticamente e seza indugio i costi fissi (risorse umane e immobili) perché tutta l'attività bancaria e finanziaria, cioè i circuiti monetari e finanzari, non transitano più, oggi, attraverso supporti fisici ma attraverso supporti virtuali. Tutte le transazioni infatti oggi sono sequenze di bit (sia quelle in strumenti finanziari sia quelle in mezzi di pagamento) che avvengono quasi indifferentemente `da casa' oppure `on the road', per non parlare dei milioni di piccole transazioni che avvengono contact less, e il cui sviluppo appare imprevedibile in quanto collegato ai sistemi di sicurezza;

4) i debitori di NPL nel frattempo non verseranno né lacrime né sangue, anzi se la stanno ridendo alla grande e da tempo: sarà la banca a dover versare lacrime e sangue, vendendoli a prezzi di mercato, cioè largamente inferiori a quelli di cui si chiacchiera (20-25% del valore di carico).

La sola possiblità che io pavento per il risanamento del settore bancario-finanziario-assicurativo italiano consiste (ma qui entriamo nei miei platonismi) in una drastica riduzione del numero delle imprese che vi appartengono; una riqualificazione professionale della consulenza volta ad atttirare l'attenzione della clientela sul rischio-rendimento-liquidità degli investimenti; una riqualificazione professionale orientata alla sicurezza informatica. La qualificazione professionale in tema di concessione del credito dovrebbe essere già patrimonio acquisito. In caso contrario i 20md di oggi, i 30 paventati dal prof. Giavazzi o i 52 di cui oggi si parla saranno buttati al vento

"La sola MPS ha circa 17 miliardi netti di crediti difficilmente esigibili".

A me piacerebbe sapere da quando.
Per coincidenza, la crisi bancaria nazionale sembra avanzata pari passo con quella immobiliare. Il ché non mi sembra casuale.
Un po' come la passata (?) crisi statunitense, ma per differenti ragioni.
La ragione de quo mi sembra sia che il ns. sistema, diversamente da altri come il tedesco, presta quasi esclusivamente su garanzia immobiliare.
Capisco che l'inefficienza sistemica risieda anche nell'ingerenza politica. Nelle nomine, nel sistema di protezione delle responsabilità personali della dirigenza, nell'anomalia di un mercato in cui non si può fallire. E, come al solito, nell'espolosione delle incombenze burocratiche a carico del sistema bancario, ora al servizio (gratuito) dell'agenzia delle entrate.
Ma la crisi attuale mi sembra legata, qui come in diverse realtà e Storie bancarie, a quella immobiliare.

Ovvio che se finanzio su `granzie immobiliare', quando cade il valore del presidio cade anche il merito di credito.

Allora finanziamo in base ad analisi di bilancio: ma, seondo voi, un mondo di PMI quali bilancio può proporre? In Svizzera, ci diceva qualche tempo fa Franzesco Forti, quando il debito supera la metà del fatturato, l'azienda viene considerata dissestata o giù di lì. Vi immaginate l'Italia?

 

Secondo quanto riporta la Bild oggi, in Germania non hanno preso benissimo questo preannunciato intervento dello Stato. "Se un istituto è sull'orlo della bancarotta, allora va liquidato gradualmente anziché buttare soldi pubblici".

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nel decreto salvarisparmio uscito dal consiglio dei ministri urgente del 23 scorso (e sembra passato un secolo) è compreso anche questo simpatico allegato

www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo

che indica la formula con cui verrà calcolato il prezzo di emissione delle nuove azioni MPS, quelle che lo stato ha deciso di sottoscrivere per un importo di circa 6 miliardi. pare proprio una cavolata  galattica: risulterebbe infatti il puro e semplice prezzo medio di borsa degli ultimi 30 giorni, circa euro21.

questo avrebbe lo sconvolgente effetto di premiare e di parecchio gli attuali azionisti (ultimo prezzo e15),  contraddicendo clamorosamente il principio del burden sharing e anche ogni altro principio di ragionevolezza. il decreto interviene con urgenza proprio perchè nel precedente tentativo di aumento di capitale, non si è trovata  anima viva disposta a pagare la nuova azione euro1 (UNO).

sono convinto che di svista tecnica si tratti, di semplice imbecillità che verrà corretta (basta cambiare l'ultima riga) in sede diconversione in legge; non mi pare possibile un disegno nascosto o anche una volontà di azzardo. però 'ste cose non fanno bene alla reputazione politico-bancaria dell'Italia. e forse la bild aveva ragione.

su MPS, lo vedremo dopo l'approvazione del bilancio 2016 (leggo oggi sulla stampa).

Il mio post iniziale di commento all'articolo di Costantino  De Blasi riguardava però un'ipotesi di futuro per il settore bancario-finanziario-assicurativo. Mi pare ci siamo un po' persi su Fassino e su Stato-MPS.

Sarà che io sono molto ingenuo, ma ancora oggi mi chiedo come mai, di fronte a simili circostanze di "truffa" aggravata, di mala gestione, di bancarotta fraudolenta e chi più ce n'ha più ne metta, mentre il più pulito dei responsabili MPS si è tolto la vita con un colpo di pistola in testa, non esistono inquisiti penalmente rilevanti in questa brutta storia. E' mai possibile che la finanza italiana (se non europea) è talmente incancrenita da considerare, dal punto di vista "penale", nella normalità  il caso MPS?

Cerco di descrivere quanto, secondo me, si profila.

Supponendo che il salvataggio pubblico delle banche ammonti grosso modo ad un punto percentuale di PIL italiano, dovremmo essere consapevoli che il PIL, nel 2017, non crescerà di un punto, per cui il dissesto si ripercuoterà nei prossimi anni. Il che significa che si sommerà ad altri  dissesti: a parità di spesa pubblica, aumenta il deficit che confluisce nell'aumento del Debito.

Ma questo è il futuro prossimo.

Per quanto riguarda il passato prossimo a me sembra sia giusto indignarsi, ecc. ma dobbiamo essere consapevoli che battere i pugni sul tavolo produce solo ferite alle nostre mani.

La Finanza è una specie di ambiente di marinai ove si fanno promesse di pagamento e promesse da marinaio: il pubblico però non le distungue.

Non credo che la magistratura possa risolvere questa contraddizione del capitalismo.

Non credo sia tutto attribuibile ai metodi di controllo del rischio. A mio giudizio si tratta soprattutto di "etica" finanziaria. Oggigiorno il sistema è divenuto totalmente virtuale, cosi' come virtuale è divenuta anche l'etica. cerco di esprimermi meglio. Una delle cause del fallimento MPS è stata attribuita a una direttiva UE per la quale i titoli in deposito avrebbero dovuto essere contabilizzati secondo il valore di mercato e non più quello di rendimento. Cosa che ha avvantaggiato i titoli spazzatura e danneggiato (enormemente!) i titoli di Stato, di cui MPS era piena. Già questa sola operazione è un "inganno" della realtà finanziaria a vantaggio di una realtà virtuale che è controllata unicamente da chi "genera" moneta virtuale. Cioè oltre ai fondi spazzatura, soprattutto chi ingenera flussi di danaro virtuali, leggi il noto QE o "allentamento monetario", nel particolare in primis della Banca Centrale statunitense.  Virtual founding per colmare il fall out "Lehman". In altre parole, qualcuno ha rubato o si è impossessato furbescamente di soldi degli investitori, trincerandosi dietro pezzi di carta che non sono mai stati saldati o saldati solo parzialmente dallo Stato. Per colmare il buco, lo Stato ha deciso di immettere soldi virtuali in quantità tale da poter colmare il buco di bilancio delle "banche" (un giochino un po' più complesso di quanto lo voglio far apparire!). Visto che il giochini è andato bene agli USA, anche lo stimatissimo suoper Mario si è allineato, producendo un QE europeo. Anche se i risutati sono stati leggermente diversi, a causa delle molto più precarie condizioni del mercato monetario europeo , i conti virtuali a livello centrale sono risultati in miglioramento, ma non quelli dell'economia reale.  A differenza degli USA, dove l'economia virtuale riceve impulsi notevoli dal solo mercato dei capitali, in Europa la fonte di finanziamento principale sono le BANCHE. In Italia, in particolare, le BANCHE (MPS in testa) i soldi che sono "obbligati" a prendere dalla BCE sono altrettanto "obbligate" a reinvestirli in "Titoli di Stato" (senza i quali lo Stato italiano fallisce nel giro di 24h) erogati dal Ministero delle Finanze, il cui corrispettivo in valuta virtuale "obbligatoriamente" va a compensare il debito virtuale in scadenza.

Tutto questo ha portato il debito pubblico federale USA a 19.200 miliardi di $ nel 2016, a fronte pari al 106% del Pil, contro il 65% (9200 miliardi$) del 2007. Da notare che più di 6000 miliardi $ del debito americano sono finanziati da investitori esteri, tra cui la Cina è il maggior contribuente.

Per contro la BCE, i mille miliardi di debito pubblico in titoli, aqcuisito per finanziare il QE, li sta riversando sotto forma di notifica ai singoli Stati, in modo tale da poter ridurre l'importo corrispettivo del debito calcolato negli indici a partire dal debito/Pil. Cosa che potrebbe provocare la diminuzione di tre decimali del debito/Pil italiano, di cui tanto si è discusso nel Def, che comunque è previsto al 132,7.

Tutto questo turn around a riprova che l'economia virtuale, di cui purtroppo siamo divenuti vittime consensienti, a mio giudizio non è altro che un grande bleff che prima o dopo, cosi' come è avvenuto negli USA nel 2007, è destinato a scoppiare nelle mani di qualcuno. Il tutto sempre a danno delle classi sociali maggiormente esposte: cioè chi non ha una lira (o giù di li'!). Perchè, per contro, chi i soldi li ha (anche se solo virtuali) avrà sempre la possibilità di inventarsi un QE tale da porsi rimettere nel portafoglio quanto perso nella voragine finanziaria causata dalle speculazioni virtuali!

Vogliamo parlare ancora di Etica comportamentale della finanza virtuale?

mi permetto di far nuovamenete presente che il problema fa messo a fuoco nella sua interezza:

il problema e' che abbiamo costruito un casino' che paga premi alti per eventi molto probabili e premi bassi per eventi poco probabili , a prescindere dall'onesta' del direttore tale casino' fallira' sempre 

troppi argomenti, con nessi tutti da dimostrare. a prima vista ci sono anche degli errori di fatto:

 

Una delle cause del fallimento MPS è stata attribuita a una direttiva UE per la quale i titoli in deposito avrebbero dovuto essere contabilizzati secondo il valore di mercato e non più quello di rendimento. Cosa che ha avvantaggiato i titoli spazzatura e danneggiato (enormemente!) i titoli di Stato, di cui MPS era piena.

 

se esiste unbuon  valore di mercato quello deve essere usato, mark-to-market. se non c'è, o è molto dubbio, è un altro paio di maniche, ma due errori non fanno una ragione. però mi soffermerei su questo:

 

In altre parole, qualcuno ha rubato o si è impossessato furbescamente di soldi degli investitori, trincerandosi dietro pezzi di carta che non sono mai stati saldati o saldati solo parzialmente dallo Stato.

 

chi è stato? e se lo becchiamo, adesso basterà frugargli nelle tasche e tutto tornerà come prima? i benefici del credito facile sono andati non solo ai debitori sotto forma di bassi interessi, ma anche a chi ha goduto di una crescita economica che adesso sappiamo drogata e insostenibile. dovremmo far restituire gli stipendi ai muratori che hanno costruito le case che non si sono vendute?

segnalerei che stiamo parlando di incertezza, misurata secondo diversi metodi e criteri: uno dei problemi più rilevanti è che chi stima il rischio passa dati quantitativi (il risultato delle stime) a chi fa i modelli. I modelli, già di per se stessi precari, possono diventarlo di più se i dati sono a lro volta precari; di solito chi fa i modelli si avvale di informazioni passate da altri uffici  e li prende per buoni.

Il tirare in ballo l'etica, cioè una categoria morale, non mi sembra uno modo di affrontare efficacemente le questioni economiche, né il trattare le questioni economiche con le categorie della scienza.

Secondo me, gli operatori (imprese e singoli soggetti) si comportano correttamente se rispettano le regole incontrovertibili dell'economia, cioè se pagano i debiti, se fanno profitti e se il lavoro si autofinazia (cioè se il prodotto paga almeno il lavoro).

Che poi, oggi, la finanza si rappresenti come una sequenza di bit a fronte di elementii fisici (harware) è un altro fatto incontrovertibile, ma non possiamo pensare che una sequenza di bit non sia un fatto anch'esso fisico.

 
Infine, le speculazioni: il significato della parola speculazione è lucrare sulla differenza di prezzi. Quando io vado a fare benzina in Austria speculo: cioè pago un prezzo più basso del prezzo italiano con una sequenza di bit (una carta di credito). Non trasgredisco nessuna legge positiva ma cerco di speculare approfittando di Schengen. Mi avvalgo della `finanza virtuale' (carta di credito) e il mio comportamento può essere eticamente deprecabile perché evito di pagare le tasse in Italia. Ma se mi comportassi diversamente non mi comporterei economicamente, ma perpetuerei la beneficienza a favore delle sacche di inefficienza italiane. Il che mi pare eticamenet ben più deprecabile.
 
In conclusione l'etica per essere applicata all'economia necessita di un qualche aggettivo, di essere qualificata: etica protestante, cattolica, musulmana, ecc.

Questo ottimo articolo mi sembra deficitario nella parte "considerazioni finali".
In quanto viene omessa la considerazione principe, ovvero quella sui "fallimenti bancari".

Perché il settore bancario deve essere immune a questo benefico fenomeno che è alla base della concorrenza e del buon funzionamento di ogni settore economico?

La risposta è che i fallimenti bancari, oggi, sono pericolosi. Lo sono da quando i fenomeni monetari, invece di essere unanimemente compresi dalla comunità intellettuale che se ne occupa, sono fonte di interpretazioni irragionevolmente antitetiche. Ecco la ragione per cui tale comunità non può essere definita "scientifica". Ma solo "filosofica".

E dire che se si parte dalla definizione della moneta come semplice mezzo di scambio di beni e servizi, tutto appare ovvio. Anche l'approccio al problema del sistema bancario.

I rischi, sappiamo, sono due: la corsa agli sportelli e la deflazione. Crisi del ’29 docet. Se una certa quantità di moneta che il mercato (i correntisti, cioè tutti i cittadini) contava di detenere sparisce da un giorno all’altro, non c’è dubbio che la quantità di monera risulti più scarsa, e l’equilibrio tra sua domanda ed offerta si sbilanci.

Chi dovrebbe avere il compito di intervenire in questo caso? Un fondo interbancario? Un governo con finanziamenti straordinari? No. La Banca centrale (non lo fa, lo so. Ma dovrebbe).
E’ semplicissimo. Basta che la BC si auto allochi tutti i conti correnti e della banca fallenda. I risultati sarebbero questi:
– la banca fallisce;
– ai correntisti non glie ne importa niente;
– evitato qualunque squilibrio monetario, nonché di emissione di nuova moneta (come noto, entrate ed uscite dai conti correnti tendono a pareggiarsi).

 In più, la banca centrale acquisirebbe uno strumento in più per regolare (in aumento) la quantità di moneta, direttamente con le condizioni di conto corrente (che si aggraverebbero quando la BC volesse che tali conti si trasferiscano al mercato).

 Non ho ancora trovato nessuno che smentisca questa teoria. Ma neanche che la confermi. Perché?

 

la smentita, a mio avviso è molto semplice: se ai correntisti non gliene importa niente dell'ente a cui prestano soldi, sarebbe quasi impossibile dare i giusti incentivi a quest' ultimo. se cioè riesco a raccogliere denaro solo con la copertura territoriale e non sulla base anche della fiducia che ispiro, sono incentivato all'azzardo nell'impiego di tale denaro ma anche nell'aprire altre filiali che cmq fanno raccolta e consenso sindacale etc.

si badi che particolamente nel caso italiano questo è già quello che accade. il correntista sceglie la banca col parcheggio comodo, tanto a forza di regolamenti, leggi di tutela e supervisioni strettissime, sono tutte uguali.

un minimo di strizza il depositante deve averla, sennò guida ubriaco.

(ci sarebbe anche la par condicio creditorum, ma sono tempi così confusi che pare non interessare a nessuno)

secondo me, consiste nell'intermediare fra unità in avanzo e unità in disavanzo finanziario a proprio rischio. Il che significa che per fronteggiare il rischio, una banca necessita di fondi propri.

Disporre di fondi propri per fronteggiare i rischi economici e finanziari sopportati dell'impresa bancaria, non elimina la necessità di gestire l'Asset Liabilities Management (ALM), cioè monitorare e contemeperare qualità e quantità di debiti (depositi e obbligazioni) e di crediti (prestiti e titoli di terzi).

L'ALM diventa più difficile da monitorare presso le bc perché esse producono dal nulla mezzi di pagamento (moneta = M = M1 - M0), cioè si avvalgono del conto corrente per gestire qualsiasi finanziamento.

Dopo la crisi del '29, il Glass-Steagle Act fu introdotto negli USA (seguito poi in Europa) perché si ritenne, non a torto, che la crisi fosse stata generata dalla commistione fra banca e industria (la fratellanza siamese per usare un'effcicace metafora di Mattioli). L'abolizione di questo provvedimento, dapprima negli Usa (poi a seguire in Europa), venne generato dall'osservazione  degli effetti del Glass-Steagle: nonostante si fosse ridotta la commistione fra banca e industria non si era potuta evitare la commistione fra bc e banche a m/l termine (c.d. fenomeno della doppia intermediazione)

Si prese atto, dunque, che scindere giuridicamente un fenomeno economico unitario, qual è il mercato del credito, è velleitario soprattutto in forza del ricorso ai finanziamenti mobiliari che viaggiano incessantemente sui mercati aperti (ufficiali e non).

Le banche cadono in dissesto per diversi motivi: uno dei principali è riconducibile alla concessione di credito a favore di imprese non meritevoli (troppo rischiose). Ad es. la crisi innescata nel 2007 negli USA dai mutui subprime: cartolarizzati, hanno generato i titoli 'tossici'  che hanno infestato i portafogli delle banche. Un altro esempio può essere rappresentato oggi dai NPL: questi crediti 'marci' non si riescono a vendere a prezzi adeguati alla loro consistenza neibilanci delle banche, cioè a prezzi vicino allo 0. Né, sembra, si riescano a cartolarizzare e a far poi confluire i titoli nei fondi comuni.

La BC, intervenuta con le operazioni non convenzionali (QE), ha comprato dalle banche enormi quantità di titoli, dapprima titoli sovrani e più recentemente anche titoli societari (ma sempre titoli `buoni'): in tal modo ha risolto i problemi di liquidità delle banche. Ma, queste ultime, pur essendo liquide, non trovano conveniente finanziare le imprese per cui si rivolgono al mercato dei titoli sovrani.

Questa mi pare, in sintesi, la situazione attuale.

il deposito di danaro presso una banca ne trasferisce la proprietà a quest'ultima, rendendola obbligata a restituirne il tantundem a scadenza o a semplice richiesta del depositante. La proprietà si converte in credito, da sempre.

La principale differenza tra deposito, in conto corrente o in altra forma contrattuale, e il prestito obbligazionario è la durata che eccede il breve termine; la disciplina specifica di questa forma di prestito rende facilmente negoziabile il credito alla restituzione.

Il rischio di credito è presente in tutti i casi: solo ne varierà l'intensità, perché la funzione monetaria dei depositi - specialmente di quelli esigibili a vista - rende necessaria la garanzia pubblica. Questa non è richiesta per i prestiti  obbligazionari, perché i limiti alla loro emissione dovrebbero offrire una tutela a priori sufficiente a contenere il rischio.

i depositanti di una banca italiana in difficoltà sono tutelati dal consorzio obbligatorio https://www.fitd.it/Home, cioè la garanzia è prestata da tutte le altre banche operanti in Italia,  credo in proporzione alla loro raccolta diretta, fino ai noti massimali etc.

non è precisamente una garanzia pubblica, ma una garanzia che il sistema privato deve offrire secondo regolamento. il consorzio ha capitale accantonato in ragione dello 0,8% di quanto assicurato ma la garanzia complessiva non ha affatto questo limite. anzi, è forse opportuno che NON sia dotato di altri fondi, visto che alla prima, prevedibilissima emerganza, cioè le 4 bad bank, con una forzatura lo si è fatto intervenire a ristorare non si sa bene quanti obbligazionisti subordinati.

it.reuters.com/article/businessNews/idITKCN0XW0YY

 

 

 


giustamente espresso da Luponti, non può prescindere dalla sua interpretazione teleologica, né dalla sua coerenza con le norme sovraordinate.

Né lo dovrebbe l'approccio giudiziario.

Né tantomeno lo studio di un fenomeno monetario può prescindere dalla constatazione reale che "nessun correntista ha mai avuto intenzione di prestare alcunché".

Tale realtà delle cose era ben interpretata in US dalla legge Glass Steagall che ho citato, abolita nell'era Clinton.

Purtroppo, tutto ciò non ha nulla a che fare con il problema monetario che ho posto.
E che mi sarebbe piaciuto vedere confutato dal punto di vista, appunto, monetario.

Poiché altre volte ho posto questo argomento, e mai nessuno ha neanche provato ad analizzarlo, ne deduco che questo sito è privo di studiosi dei problemi della moneta.