La speranza senza la paura

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Riflessioni di due scettici sulle implicazioni della vittoria di Barack Obama, 44esimo presidente degli USA.

Cominciamo dalle certezze, ossia dai fatti. E dalle cose che possiamo imparare in Italia da questa elezione.

Questa è una vittoria che, seppure scontata da un mese a questa parte, era ancora in dubbio due mesi fa ed appariva impossibile l'anno scorso. Da questo punto di vista, che si provi o meno simpatia per Barack Obama, questa sua vittoria è la vittoria dell'under-dog, dello sconfitto di sempre, dell'escluso e dell'illuso rispetto agli insiders, ai saggi con i piedi di piombo, a quelli che "comunque appartengono" e che, da sempre, contano. Per questo la presidenza di Barack Obama è un fatto storico eccezionale. Ed è dovuto anche a meccanismi di competizione politica ben funzionanti, regole chiare e libera circolazione delle idee. Una vittoria del metodo democratico e di istituzioni fondamentalmente solide che resistono e vincono, alla fine, su tentazioni bonapartiste, o peroniste che dir si voglia. Crediamo sia il caso di prenderne nota, specialmente in quei paesi laddove queste cose non ci sono e, quindi, vincono sempre, e comunque, quelli che appartengono al giro buono.

Prendere nota, soprattutto, che a fronte di diffusi annunci della decadenza americana e della fine del ruolo degli USA come nazione "guida" del mondo democratico e capitalista, questo paese riesce a sparigliare il gioco di tutti. La sostanza è che gli USA sono ancora una nazione innovatrice. Gli USA hanno stupito il mondo per la loro disponibiltà ad assumersi un rischio che molti scettici avevano escluso. Potrà andar bene o male, questo lo vedremo, ma al momento il segnale di cambiamento è forte ed è quello dominante nelle piazze di questo paese, a quest'ora.

A Novembre dell’anno scorso era chiaro che un democratico avrebbe vinto, era molto meno chiaro che Obama avrebbe vinto. La vera sorpresa quindi è venuta dalle primarie. Un candidato istituzionale dei democratici c’era ed è stato sconfitto. Lezione: le primarie sono un meccanismo efficiente di selezione di un leader solo se la base elettorale dei partiti le prende sul serio e se esiste abbastanza competizione nei media tale da permettere anche all'under-dog di parlare ed essere sentito, e poi ascoltato. Questa reputazione va guadagnata, questa libertà nella circolazione delle idee va costruita. In Italia sarebbe il caso di cominciare a pensarci sul serio, invece di litigare sulle preferenze.

Le campagne future saranno finanziate in gran parte su internet, con una partecipazione attiva degli elettori. Il finanziamento pubblico dei partiti negli USA è morto e non tornerà mai più. Obama ha annientato McCain sul piano dei contributi. I repubblicani hanno visto, studiato e promettono vendetta con un piano da miliardo di dollari nell 2012. Queste sono anche le elezioni che vedono il principio della fine dei grandi mezzi di comunicazione, in primo luogo i grandi giornali. La loro popolarità è pari a quella del congresso, che è più bassa di quella di Bush. Una larga maggioranza degli elettori ha dichiarato che i grandi mezzi di comunicazione hanno favorito Obama, e bisognava essere ciechi e sordi per non accorgersene. Interi network (MSNBC in particolare) si sono trasformati in cinghie di trasmissione di un candidato. Notiamo anche l'enorme differenza da un momento storico simile: la fine della presidenza Nixon-Ford, grazie al Washington Post. Oggi Obama vince nonostante il New York Times lo appoggi, con questo smentendo anche cose che noi stessi avevamo scritto pochi mesi fa. Vale la pena rifletterci.

Obama è di origini umili, ma è stato selezionato da un sistema di grandi università di elite, come la grande maggioranze dei presidenti. Si può non essere d’accordo con il taglio ideologico di quelle università, ma quelle università insegnano e selezionano. Chi crede che un sistema elitario serva solo a garantire il mantenimento di posizioni di privilegio e, allo stesso tempo, è entusiasta del suo successo deve fare meglio i propri conti: delle due, l'una. Una forte scuola con accesso di massa è necessaria, ma un vertice fatto di istituzioni a cui solo pochi, altamente meritevoli, possono accedere è vitale per il funzionamento democratico di una nazione. Selezione sul merito, senza condizioni di favore per nessuno, ma selezione. Riflettere anche su questo, nei giorni delle occupazioni e delle misure tampone, non sarebbe una brutta idea.

Veniamo alle speculazioni.

Cosa farà Obama? Difficile dire per chiunque, visto che ha cambiato posizione su tutte le questioni essenziali. Ma una cosa è certa: Obama governerà dal centro-sinistra e non a sinistra. Lo farà in parte per necessità, perché la crisi economica è reale e rimane tale anche domani, ed anche per scelta, perché il suo oscillare su diversi punti essenziali è risultato strumentale alla costruzione del consenso che lo ha eletto oggi. Di più: lo fara’ anche per saggezza politica, non solo per necessità economica. Deve realizzare molte promesse. Ma una prima grande trasformazione è già avvenuta: nulla sarà come prima nella società civile, non solo in quella politica, americana. E gli elettori neri non sono ingenui: basta vedere come hanno accuratamente studiato il nuovo venuto prima di appoggiarlo incondizionatamente. Ancora a Gennaio, prima della Iowa caucuses, il candidato degli elettori neri era Hillary. Hanno visto che una strategia "senza brusche mosse" è una strategia vincente, e hanno imparato la lezione.

I test di come si muovera’? Molte delle cose che non costano e che si possono fare subito o quasi subito. Fra questi le nomine, quando verranno, alla Corte Suprema; l'aborto per il quale non è impossibile che (dopo tanto tempo) si arrivi ad un minimo di legislazione federale che tagli il nodo gordiano; i diritti degli omosessuali; la ricerca sulle cellule staminali; la chiusura di Guantanamo: tutte riforme che la maggioranza dei cittadini americani appoggia, e che non costerà molto intraprendere, seguendo il modello di Zapatero nella Spagna post 2004. Un Obama di sinistra realizzerebbe la Fairness Doctrine (intesa sostanzialmente a limitare il potere mediatico delle radio di destra). Noi crediamo che non lo farà. Un Obama di sinistra realizzerebbe la EFCA (Employee Free Choice Act), un provvedimento che elimina il voto segreto nelle elezioni sindacali e contro il quale persino il vecchio "comunista" McGovern si è schierato. Questo è più probabile della Fairness Doctrine, quindi è un vero test. Certo è che i democratici nel congresso hanno già votato a favore. Lo stesso per gli accordi commerciali. Un Obama di sinistra li cambierebbe molto, quello che abbiamo visto al lavoro nei mesi passati ne parlerà molto. Ma i democratici al congresso hanno gia 'votato contro i precedenti (CAFTA). Le cose che costano dovranno aspettare, anche se per dare l'impressione di un pacchetto di stimolo e per la riforma della sanità qualcosa sarà fatto. Ma non ci sono i 430 miliardi di dollari anno che il programma intero prevede. In parte dipenderà da quanto rapidamente riuscirà ad uscire dall'Iraq e dai risparmi che questo potrà fornire. Poi ci sono le tasse ed i contributi alla sicurezza sociale: li alzerà davvero, come promesso, o andrà passin passetto? Propendiamo per il passin passetto, e non solo per l'incombente recessione. Ma forse stiamo solo illudendoci di risparmiare sulle tasse dell'anno prossimo.

La grande incognita? La politica estera. Per i giovani nel mondo, la vittoria di Obama è un messaggio di innovazione e di speranza. Altri avranno la tentazione di leggerlo in un modo diverso. Ricordiamo: il 9 aprile 2003 la guerra in Iraq era popolare, con 139 morti. La stessa guerra è diventata impopolare quando i morti hanno superato soglia mille. Qualcuno potrebbe pensare che soglia mille è il prezzo massimo che oggi un presidente americano può pagare in politica estera se l’opzione militare diventa realtà. Per fare un confronto, la svolta in Vietnam avvenne nel 1968, dopo 20 mila morti. Ci potrà quindi essere la tentazione di interpretare questa elezione come un momento di debolezza. Per combattere questa tentazione, Obama dovrà avere più che la politica della speranza. Kennedy fu messo alla prova subito dopo la sua elezione, e dalle sue incertezze nacquero il muro di Berlino e la guerra del Vietnam.

Il futuro? Obama vuole lavorare per il lungo periodo: quello che ha in mente è una grande trasformazione per realizzare la quale mancano tutti i dettagli tecnici anche se è riuscito a farne intravedere ai suoi elettori l'obiettivo essenziale. Esso consiste nella riduzione dell'ineguaglianza economica, ma come raggiungerlo? Obama, come noi, non ha la ricetta magica in tasca, e lo sa, come lo sanno i suoi consiglieri. Poiché non è disposto a rischiare le sue carte con una sconfitta come quella che nel 1994 (quando i Repubblicani vinsero con "Il Contratto con l'America'') cambiò la presidenza Clinton solo due anni dopo la sua prima vittoria, sceglierà di andare molto cauto su come avviare il processo che dovrebbe portare ad una riduzione delle diseguaglianze economiche oggi esistenti. Per questo la sua vittoria è probabilmente più significativa di quanto lo sembri oggi, per quanto importante essa appaia. Se gli USA sono il paese della libertà e l’Europa quello dell’uguaglianza, gli USA oggi si sono mossi in direzione dell’Europa. L’uguaglianza come ideale politico ha un prezzo, ma quello si vede e si paga solo nel lungo periodo. La nostra speculazione finale è che Barack Obama, non potendo calcolare ancora quanto alto sia quel prezzo, procederà con cauti esperimenti invece che con la coraggiosa baldanza che ha caratterizzato la sua corsa alla presidenza. Ma l'uomo, avendoci sorpreso già un paio di volte, potrebbe farlo di nuovo.

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Commenti

Ci sono 92 commenti

La cosa più grande di queste elezioni e che mi ha sorpreso positivamente, è l'assenza dell'effetto bradley ( spero si scriva così ) . L'america ha insegnato al mondo che possono esistere una  società multirazziale con parità reale dei diritti . Questa lezione da sola penso che valga l'elezione. Per il resto non credo che cambierà molto . La spagna di Zapatero ha esaurito la spinta dovuta alle riforme economiche di Aznar e i soldi dell'europa e  adesso arranca come l'italia . Obama si trova messo peggio perchè bush non gli ha lasciato un centesimo.

Politica estera : Bush ha impegnato il nemico fuori dall'america e questo ha dato all'america 7 anni senza attentati.L'america ha molti nemici che non si fermeranno perchè la loro esistenza è legata alla guerra contro il grande satana . 

Per finire Obama ha dato una grande lezione a BS : non è necessario avere la propriertà dei mezzi di comunicazione, basta affittarli. Per la cronaca nessuno dei "democratici " italiani ha fatto riferimento a quello che ha speso obama. Ho sentito parlare di 1 miliardo e mezzo di dollari. E' vero ? si sa anche da chi li ha presi ? lo chiedo a voi perchè in Italia girano tante favole e leggende. Mi sorge un dubbio non sarà la campagna elettorale di obama che ha drenato liquidità a wall street ?

 

 

La spagna di Zapatero ha esaurito la spinta dovuta alle riforme

economiche di Aznar e i soldi dell'europa e  adesso arranca come

l'italia.

 

Credo che questi anni saranno decisivi per confermare o smentire la superiorita' della Spagna rispetto all'Italia, la Spagna e' in crisi forse anche piu' dell'Italia per lo scoppio della sua bolla immobiliare, tuttavia a mio parere dispone di una classe politica di migliore qualita' rispetto a quella italana e confermera' la sua superiorita' sia economica che civile secondo i parametri dell'indice di sviluppo umano dell'ONU. Per avere un esempio aneddotico della superiorita' della classe politica spagnola basta confrontare il bonus che Zapatero sta dando agli immigrati perche' tornino ai loro paesi, almeno temporaneamente, con le richieste della sinistra italiana, personificata da Epifani, che chiede di modificare la legge sull'immigrazione per permettere a tutti gli immigrati presenti di rimanere anche senza impiego e agli altri ancora fuori di affluire, in un momento di evidente crisi economica.

 

Dalle mie fonti (ce ne sono altre se vuoi ferificare) obama ha raccolto circa 640 milioni, e ne ha spesi un po' meno. Meta' ne ha raccolti attraverso "piccole" donazioni di meno di $200, usando un modello sperimentato da Howard Dean quattro anni fa, e cioe' facendo sapiente uso di internet e social networking. 

Anche a me pare di aver letto cifre di questo tipo. Ma 1 dollaro all'anno a testa per scegliere bene il Presidente (ed i membri del Congresso e del Senato) mi sembrano soldi ben spesi.

 

complimenti: è la riflessione più chiara e completa che ho letto in questi giorni, nella sua essenzialità. e più obiettiva. grazie.

 

Aggiungo anche i miei complimenti per l'analisi. Chiara e completa come ha già detto Pinosp.

Molti commenti che si leggono sui giornali in questi giorni peccano di provincialismo (Obama come Silvio, Obama come Walter) o sono degli evidenti cut&paste tradotti anche male.

La parte dell'articolo che elogia alcune caratteristiche del sistema americano mi fa (ri)sorgere un dubbio.

Questi sistemi, applicati in Italia, potrebbero creare un "circolo virtuoso"? Oppure il loro "funzionare" è dovuto alla mentalità, alla cultura diciamolo, americana?

Intendo dire: basterebbe cambiare le regole (facciamo finta che sia facile e che la maggioranza voglia farlo) per migliorare la situazione o lo storico paraculismo* italico riuscirebbe ad "interpretarle" ed a corromperle?

In senso più ampio sono le "buone regole" che fanno un popolo "virtuoso" o è il popolo "virtuoso" che si dà delle "buone regole".... ah, se avessi studiato filosofia invece di elettronica.

Mi piacerebbe tanto sapere l'opinione al riguardo di voi che vivete nella realtà USA (e che non avete studiato elettronica :-) ).

* Gattopardismo faceva più colto ma Paraculismo fa capire meglio quello che intendo 

 

 

 

basterebbe cambiare le regole (facciamo finta che sia facile e che la

maggioranza voglia farlo) per migliorare la situazione o lo storico

paraculismo* italico riuscirebbe ad "interpretarle" ed a corromperle?

 

Me lo chiedo spesso anche io, e non sono di certo il solo a chiedermelo. La risposta non lo so, per questo mi piacerebbe fare l'esperimento. Siccome il paraculismo non si cambia per iniziativa popolare ma le regole del gioco si possono cambiare, appoggio chi prova a cambiare le seconde.

Ma sono abbastanza convinto, come sembri esserlo anche tu, che la cultura giochi un ruolo fondamentale nella "selezione dell'equilibrio" per dirla con termini non da elettronica ... anche per questo facciamo nFA, perché siamo convinti che sia anche un problema culturale. Alla fin fine, la maggioranza necessaria per cambiare le regole del gioco si trova se e solo se un numero sufficiente di persone comincia a vedere l'Italia in modo diverso, e questo richiede un cambiamento di prospettiva culturale. Non che io sia ottimista, sia chiaro ...

 

Domanda per gli Amerikani: Obama nel discorso ha ringraziato i volontari della campagna, che ruolo hanno avuto? Sono davvero stati tanti come si legge, e mossi solo dalla causa? Ci sono numeri, testimonianze?

Da noi i presupposti per una partecipazione attiva ci sarebbero (in questi giorni sulla scuola ad esempio si sono mosse veramente molte persone, e certo non su istigazione della opposizione che si è limitata seplicemente ad accodarsi..), peccato manchi un leader credibile ed eccellente. Sulla meritocrazia sono assolutamente d'accordo con Aldo e Michele, ai vertici debbono andare i migliori, e non sto parlando dei migliori venditori di immobili e di pubblicità televisive, ovviamente!

 

I volontari, ovviamente, hanno un ruolo fondamentale: sono quelli che telefonano agli elettori, bussano di porta in  porta, etc... per i volontari vale quanto ho scritto sopra riguardo al funding: la campagna di Obama e' stata notevolmente diversa da quella di McCain: obama ha sfruttato al massimo le capacita' della rete di creare social networks, cosi' che volontari in California (praticamente inutili visto che la vittoria e' certa) potessero usare il sito di Obama per collegarsi  ai volontari  in Ohio per sapere a chi telefonare e cos'altro fare. Sul NYT, mi pare, c'e' stato recentemente un articolo (che non riesco a trovare) sul tema, che spiegava quanto arretrata fosse la campagna di McCain in questo ("we use e-mail", ha risposto un collaboratore di Mccain). 

 

Non riesco a ritrovare il commento (articolo?) cui faccio riferimento, per cui posto qui.


Alcuni economisti della Boston Fed si sono presi la briga di controbattere al breve paper di Chari, Christiano e Kehoe sugli (scarsi, a loro dire) effetti reali della crisi finanziaria in USA.

Il nuovo paper e' qui.

 

 

Più che altro c'è da sperare che a differenza di Bush coltivi meno il suo orticello e sia un po' più lungimirante nelle sue scelte politiche ed economiche, evitando ad esempio di trascinare la Fed (e con essa le altre banche centrali, anche se grazie al cielo la BCE è un po' più avveduta) in una politica dei tassi kamikaze.

Per quanto riguarda le università americane, bisogna forse ricordare che molti dei non privilegiati passano poi gli anni a ripagarsi le tasse astronomiche. Siamo sicuri che il mercato del lavoro italiano sia realmente in grado di finanziare queste spese? E perché, poi, in Europa le cose non funzionano così? Tra l'altro l'università americana non è che l'ultimo anello di una catena, quella dell'istruzione, che inizia dai costosissimi daycare per proseguire nelle (mediocri) scuole pubbliche o (migliori) scuole private per frequentare le quali occorre vivere nei posti giusti (naturalmente proibitivi). Se non è ghettizzazione questa.

Insomma, il sogno americano esiste, è vero, ma per pochissimi, perché la stragrande maggioranza rimane fuori dal giro giusto e non potrà mai entrarci. E una società in cui i divari tra ricchezza e povertà, possibilità reali e non rimane tanto alta come quella americana è una società che difficilmente potrà essere pacificata. Anche se uno dei suoi stati, la California, sarebbe il quinto paese più ricco al mondo se fosse uno stato.

 

 

 

Insomma, il sogno americano esiste, è vero, ma per pochissimi,

 

Io credo che che il sogno americano esista per una percentuale di meritevoli nettamente superiore a quella italiana in Italia, anche se secondo il recente rapporto OCSE  "Growing inequality?" la mobilita' USA e UK appare essere inferiore alle stime che avevo derivato in precedenza.

 

una società in cui i divari tra ricchezza e povertà, possibilità reali

e non rimane tanto alta come quella americana è una società che

difficilmente potrà essere pacificata.

 

Secondo il medesimo rapporto appena citato, la disuguaglianza negli USA e' solo moderatamente superiore alla disuguaglianza in Italia. In cambio noi siamo anche significativamente piu' poveri degli USA in media. Alla fine dei conti, se la passano meglio i poveri USA rispetto a quelli italiani.

 

dei miei 10 compagni di corso americani al PhD, solo 2 hanno superato il primo anno: erano entrambi non ricchi di famiglia. uno di loro aveva ottenuto la borsa di studio, l'altro aveva ottenuto un prestito ripagabile a condizioni favorevoli. io che non ero stato ammesso con la borsa di studio, in Italia non ho trovato una banca disposta a finanziarmi (infatti il finanziamento l'ha dovuto chiedere mio padre e non è stato facile neanche quello perché non c'era immobile a garanzia...).

cara Cristina, come lo misuri questo nel tuo indice di disuguaglianza/ghettizzazione?

ci sono luci e ombre nel sistema universitario USA. personalmente penso che quando confrontato a quello europeo e italiano, stanno molto meglio loro. e al di là degli indici di Gini sul reddito,mai dimenticare che il sistema di istruzione è sempre il miglior punto di partenza.

 

Non è solo importante sapere come si muoverà Obama ma anche il Congresso.

Li' molte decisioni economiche sono quidate da interessi locali e di lobby che trascendono l'appartenza ad un fronte (democratici o repubblicani) ed inoltre leggevo che molti congressisti democratici sono stati eletti in stati tradizionalmente repubblicani o in bilico, per cui se vorranno essere rieletti fra 4 anni dovranno ponderare bene ogni loro decisione. Non possono essere avventati.

Questo comporta sempre la necessità di saper costruire bene il consenso per ogni decisone, cosapiu' facile se la decsione in sè è ponderata frutto di un vasto accordo che tenga conto di ogni aspetto. 

Ciao,

Francesco 

 

 

 

manca del tutto nell'analisi di A & M il riferimento alla portata storica dell'elezione di un nero alla Casa Bianca. mi chiedo come mai. non penso che la portata storica dell'elezione di un nero si fosse esaurita alle primarie. in fondo si sapeva che i democratici d'America erano in grado eleggere un nero. che gli Americani in generale lo fossero era meno scontato (vedi il cd bradley effect e altre cose del genere).

concordo con gli autori che l'evento storico più importante è che stiamo parlando della vittoria

 

dell'under-dog, dello sconfitto di sempre,

dell'escluso e dell'illuso rispetto agli insiders, ai saggi con i piedi

di piombo, a quelli che "comunque appartengono" e che, da sempre,

contano.

 

e concordo che ancora una volta l'America abbia dato al mondo una lezione di meritocrazia e libertà:

 

Obama è di origini

umili, ma è stato selezionato da un sistema di grandi università di

elite, come la grande maggioranze dei presidenti. Si può non essere

d’accordo con il taglio ideologico di quelle università, ma quelle

università insegnano e selezionano. Chi crede che un sistema elitario

serva solo a garantire il mantenimento di posizioni di privilegio e,

allo stesso tempo, è entusiasta del suo successo deve fare meglio i

propri conti: delle due, l'una. Una forte scuola con accesso di massa

è necessaria, ma un vertice fatto di istituzioni a cui solo pochi,

altamente meritevoli, possono accedere è vitale per il funzionamento

democratico di una nazione. Selezione sul merito, senza condizioni di

favore per nessuno, ma selezione. Riflettere anche su questo, nei

giorni delle occupazioni e delle misure tampone, non sarebbe una brutta

idea.

 

però subito dopo questo, viene il fatto che il nuovo commander in chief è nero. e questo non è così ovvio, come non lo sarebbe stato se fosse stato donna. avere per 4 (forse 8) anni un Presidente nero cambierà il modo di pensare degli Americani. e forse anche del resto del mondo.

 

 

manca del tutto nell'analisi di A & M il riferimento alla portata

storica dell'elezione di un nero alla Casa Bianca. mi chiedo come mai.

non penso che la portata storica dell'elezione di un nero si fosse

esaurita alle primarie. in fondo si sapeva che i democratici d'America

erano in grado eleggere un nero. che gli Americani in generale lo

fossero era meno scontato (vedi il cd bradley effect e altre cose del

genere).

 

Non so Aldo (non vorrei mettergli in bocca cose che non pensa) ma io, personalmente, cerco di evitare di ripetere l'ovvio. Anche perché se ne era parlato in abbondanza la sera del 4 Novembre nel blog in diretta. Per cui, dandolo per scontato, abbiamo provato a dire la nostra su perché un evento del genere sia possibile qui e non altrove, questione questa abbastanza meno ovvia. Senza questo presupposto, secondo te, tutta la prima parte a che servirebbe?

 

Pienamente d'accordo per quanto riguarda la lezione che l'Italia dovrebbe imparare: ricordo benissimo le ridicole "primarie de noaltri" che si sono svolte un paio di anni fa.

Non capisco molto bene l'argomentazione in questa parte:

 

Queste sono

anche le elezioni che vedono il principio della fine dei grandi mezzi

di comunicazione, in primo luogo i grandi giornali. La loro popolarità

è pari a quella del congresso, che è più bassa di quella di Bush.

Una larga maggioranza degli elettori ha dichiarato che i grandi mezzi

di comunicazione hanno favorito Obama, e bisognava essere ciechi e

sordi per non accorgersene. Interi network (MSNBC in particolare) si

sono trasformati in cinghie di trasmissione di un candidato. Notiamo

anche l'enorme differenza da un momento storico simile: la fine della

presidenza Nixon-Ford, grazie al Washington Post. Oggi Obama vince

nonostante il New York Times lo appoggi, con questo smentendo anche

cose che noi stessi avevamo scritto pochi mesi fa. Vale la pena

rifletterci.

 

 

Ossia, è finito il loro tempo perche hanno dimostrato di non essere affatto obiettivi,  perche sono poco popolari, o perche Obama ha vinto nonostante il loro appoggio, dimostrando che non sono piu in grado di influenzare le elezioni neanche in negativo attraverso la maligna aria di Liberal Establishment che spandono intorno a se?

Noto en passant che, sebbene la disparita di trattamento ci sia certamente stata,  citare MSNBC come indice della poca obbiettività dei media è un poco scorretto. Sebbene il network sia penoso, altro non è che il contraltare dell'altrettanto penoso Fox, che ci ha regalato chicche quali il chiamare Obama's baby mama sua moglie Michelle e Obama's terrorist fist jab un saluto col pugno fra i due. Il mission statement di questi due network è  (da sempre per Fox e da alcuni anni per MSNBC): benvenuti cari conservative\liberals sul canale la cui  programmazione NON vi farà cambiare idea.

 

 

 

sebbene la disparita di trattamento ci sia certamente stata,  citare

MSNBC come indice della poca obbiettività dei media è un poco

scorretto. Sebbene il network sia penoso, altro non è che il

contraltare dell'altrettanto penoso Fox,

 

You got a point ... ma noi Fox non la guardiamo nemmeno, quindi siamo un po' biased! 

 

Ma davvero l'elezione di Obama non ha niente a che fare, neanche in una piccola piccola percentuale, con il suo charme?

Davvero

un altro nero, ma senza le caratteristiche da "buco lo schermo"

innegabili per Obama, avrebbe fatto secco l'effetto bradley con tanta

nonchalance? 

Continuo a dire a tutti che buona parte di

questo successo NON può essere imputato ad una crescita sociale degli

americani verso il superamento in toto dei loro "problemi di razzismo".

E

tutti mi rispondono che no, che la vittoria di Obama non è dovuta al

fatto che è figo, ma alla voglia di cambiamento degli americani.

EPPURE:

-

ovunque foto di Obama (Obama al mare, Obama che gioca a golf, tennis,

basket ecc, Obama con la moglie, con le figlie, persino con McCain)

-

tutti tifavano per lui e sono entusiasti della sua vittoria, compresi

molti miei conoscenti (residenti in Italia e pro BS) che, le passate

elezioni, non conoscevano nemmeno il nome dei candidati.

Mah. 

Per smussare tutto questo cinismo: l'avrei votato anch'io. 

PS:

Una risata: da ieri alcune emittenti osè stanno (ri)mandando quella canzone dei Pitura Freska, quella che faceva:

"Sara' vero?

dopo Miss Italia aver un Papa nero?

no me par vero...

un

Papa nero che scolta 'le me canson in venessian

parche' el 'se nero

african"

 

 

certo che ha contato lo "charme". il fatto che lui sia nero serve a creare quel "social effect" per aprire la strada ad altri e cambiare le abitudini sociali. non credo si voglia dire che ha vinto perché nero.

 

Penso che tu abbia ragione.Lo charme e la bellezza giocano il loro ruolo, eccome!

E' successo altre volte :

il famoso scontro televisivo Nixon - Kennedy, il babyboomer suonatore di sax Clinton contro Bush padre, i ministri Velandri e Carfagna.

Avevo letto degli studi, non so quanto seri, in cui si affermava che gli imputati di bell'aspetto hanno pene più miti rispetto agli altri.

Il peso dell'aspetto è ancora più evidente nel caso di Miss Palin. Sono convinto che le sue dichiarazioni (e le accuse di nepotismo) avrebbero avuto sicuramente un altro peso se lei fosse stata un anziano senatore WASP invece di una giovane hockey mom.

Ovviamente non si può ridurre la vittoria ad una questione di look, almeno lo spero.

In caso contrario speriamo nel famoso "intuito femminile"!

 

 

 

Forse non ho capito niente e sono completamente off-topic, ma se la domanda è ''non è che Obama l'hanno votato di più le donne'', la risposta è ''certo, era il candidato democratico''.

Il new york times ha pubblicato oggi gli exit poll con varie caratteristiche democratiche dell'elettorato, trovi qui l'articolo. Il 56% delle donne ha votato Obama, contro il 49% degli uomini. MA, questo è abbastanza abituale. Le donne è un bel pezzo, almeno negli USA, che votano più a sinistra degli uomini (anche se credo che la tendenza abbia subito una battuta d'arresto nel 2004). Forse il fascino di Obama ha contribuito, ma a prima vista (dovrei controllare meglio) più per gli uomini che per le donne. Sul perché si sia sviluppato questo ''gender gap'' nel comportamento elettorale ci sono infinite discussioni. È un fatto noto che le più ''di sinistra'' sono le donne non sposate, e alcuni economisti hanno sostenuto che l'aumento nel tasso di divorzio è la principale causa del gap.

Se qualcuno conosce studi affidabili sull'Italia mi piacerebbe conoscerli. La mia impressione di pelle è che il gender gap da noi non ci sia o comunque sia molto ridotto, e se questo è vero questo può indirettamente supportare la tesi che il gap è conseguenza dell'aumento del tasso di divorzio (che in Italia continua a essere più basso che negli USA), ma mi piacerebbe avere dati migliori.

UPDATE. Su 538.com una discussione comparata di Kerry e Obama. Qui i dati del 2004 , qui quelli del 2008. Obama è migliorato allo stesso modo tra gli uomini e le donne, +5% rispetto al precedente candidato democratico per entrambi i gruppi.

 

 

Qualcuno prima chiedeva dati sui volontari della campagna di Obama. Non ho cercato i numeri, ma il solito 538.com (che sosteneva Obama) ha una bella raccolta di articoli "on the road", in cui due ragazzi hanno girato per gli Stati Uniti nelle settimane, giorni e ore prima dell'elezione. Ci sono tanti particolari interessanti e commoventi, dal signore ultraottantenne nero che ha partecipato ad una manifestazione "early vote" in North Carolina, alle foto dei volontari in Virginia (nonche' come la campagna di McCain ha fatto inviperire Miss Virginia!), alla storia della signora in una zona rurale della Pennsylvania che dice "mio marito ha detto che noi votiamo per il "nigger" [termine usato storicamente dai bianchi negli USA per indicare in modo dispregiativo gli African-Americans, NdR]"

Da non perdere poi le foto di Brett Marty, per avere un'idea visiva dell'enormita' del movimento che ha sostenuto Obama in questi mesi (cliccate su "battleground states").

 

 

Le primarie sono un meccanismo

efficiente di selezione di un leader solo se la base elettorale dei

partiti le prende sul serio e se esiste abbastanza competizione nei

media tale da permettere anche all'under-dog di parlare ed essere

sentito, e poi ascoltato. Questa reputazione va guadagnata, questa

libertà nella circolazione delle idee va costruita. In Italia

sarebbe il caso di cominciare a pensarci sul serio, invece di

litigare sulle preferenze.

 

Dei primi tentativi di primarie, dalle

Alpi a Lampedusa, mi par difficile sostenere che abbiano prodotto

splendidi risultati, con l'esito scontato in partenza ed

un'impostazione da pura manifestazione mediatica, per attirare

l'attenzione dell'elettorato.

Qualcuno potrebbe suggerire

l'ipotesi che le alternative fossero desolanti: mi pare una posizione

condivisibile, soprattutto se si consideri che anche l'opzione

principale lo era, quindi a molti pareva legittimo pensare che tanto

valeva lasciar scegliere ai soliti noti …..

Dall'altra parte, del resto, il capo

era indiscusso ed indiscutibile, quindi neppure si era valutato un

simile percorso: rimane da stabilire se il risultato sarebbe stato

migliore ma, ancora una volta, si tratta di un problema di

alternative ….


 

Cosa farà Obama? Difficile dire per

chiunque, visto che ha cambiato posizione su tutte le questioni

essenziali. Ma una cosa è certa: Obama governerà dal

centro-sinistra e non a sinistra. Lo farà in parte per necessità,

perché la crisi economica è reale e rimane tale anche domani, ed

anche per scelta, perché il suo oscillare su diversi punti

essenziali è risultato strumentale alla costruzione del consenso che

lo ha eletto oggi. Di più: lo fara’ anche per saggezza politica,

non solo per necessità economica.

 

Nel suo manifesto “L'audacia della

speranza” il nuovo Presidente-eletto americano ha scritto:

"Schierandosi con chi lavora sodo,

rispetta la legge, si preoccupa della famiglia e ama la Patria,

Reagan offriva agli americani un senso comune che i progressisti

hanno perduto. E più i suoi critici diventavano petulanti, più si

trasformavano in comparse nella commedia che Reagan scriveva per

loro, tramutandoli in sbandati, dediti alle tasse e al deficit,

ostili all'America, snob politicamente corretti."

Su righe così sprezzanti, gli

appartenenti alla sinistra italiota che – ritenendosi, a torto,

simili a lui – ne hanno osannato l'ascesa al potere, farebbero bene

a riflettere, prima di cullarsi in sogni di carattere quasi

messianico …..

 

 

Dei primi tentativi di primarie, dalle

Alpi a Lampedusa

 

Non è esatto: Vendola è diventato governatore della Puglia dopo aver vinto delle primarie che avevan dimenticato di taroccare.Episodio salutato dalla casta di sx con una raffica di "Mai più" quasi unanime.

Di conseguenza alle "Primarie per Veltroni" i concorrenti se li è scelti lui.

 

 

«Sconfitto il comunismo, l’America ha prima spostato il suo asse portante dall’Atlantico al Pacifico, e poi fatto un patto con l’Asia, un patto basato sulla "divisione prima" del mondo: l’Asia produttrice di merci a basso costo, l’America compratrice a debito. È così che per il default della Russia sovietica, ed in absentia dell’Europa, attraverso la sua nuova proiezione asiatica, l’America ha cominciato a configurarsi come un impero. Liberale e benevolo, seduttivo e democratico. E tuttavia, quasi per sorte ripetitiva, ha rischiato di seguire la stessa parabola dell’impero romano. Roma, conquistato il Mediterraneo, ne fu a sua volta dominata: Graecia capta ferum victorem cepit. Non solo l’America è entrata nella globalizzazione, ma la globalizzazione è entrata in America con l’Asia in testa, avviando un processo progressivo di relativizzazione, confusione, contaminazione tra usi, costumi, valori, simboli. Ed è così, tra fusion e new age, che si arriva all’eclettismo di fine secolo».

 

 

Solita intervista fiume qui. Perche' mai lo mettano a parlare di tutto, io non l'ho ancora capito...

 

 

Cominciano ad apparire i segnali che, quanto suggerivamo Aldo ed io nel nostro vecchio articolo critico del neosocialismo di Barack Obama (obamismo?), non fosse poi così strampalato.

D'altra parte, v'è nell'argomento obamista una certa coerenza: perché usare le tasse solo per regalare soldi a Goldman&Sachs? General Motors e Ford sono forse di meno? La coerenza della cosidetta "economia keynesiana" supera, in ottemperanza degli sproloqui domenicali del lettore della Yourcenaur in pillole, tutte le divisioni ideologiche e settoriali. È la nuova civiltà che avanza, schiviamoci.

 

 

Secondo me i repubblicani avrebbero fatto esattamente lo stesso. Tu credi di no?

Mi aspetto anche misure protezionistiche a breve.

L'intervista la trovo meravigliosa: ancora due o tre domande e avrebbe citato anche gli illuministi e i peripatetici!

 

 

Il premio nobel invita obama ad andarci forte:

krugman.blogs.nytimes.com/2008/11/08/new-deal-economics/

 

diverso parere: iL link non funziona più e sono costretto a fare un copia incolla. Qui si dice che con tutti questi salvataggi e interventi degli stati stiamo andando verso una forma economica simile al fascismo

italiano. Non so se è quello a cui più o meno pensa lei.

Forse eccessivo, ma temo di sbagliarmi.

..About That Word 'Socialism'

By Marc Chandler

RealMoney.com

11/7/2008

 

Governments in numerous countries, especially in the high-income

countries, have responded to the current acute financial crisis by

extending their role in the economy in ways that have not been seen in

at least a couple of generations and in magnitude that appears

unprecedented. Many observers, and not just unrepentant ideologues, are

worried that capitalist practices and institutions are being abandoned

in favor of socialism.


Two types of socialism appeared early

in the 20th century. There was the socialist revolution in Russia in

1914. Russia was primarily an agricultural, quasi-feudal society of

mostly peasants. Lenin and Stalin's violent, oppressive, totalitarian,

statist regime is what many associate with socialism. But there was

another type of socialism that was being articulated and implemented in

the early 1920s. It was called fascism in Italy and was later called

National Socialism in Germany.


Could it be that the second

form of socialism is a greater threat than the first? In World War II,

the Allies joined forces the first type of socialism to defeat the

second type. Although we often think of fascism with racism and

genocide, it need not be. In fact, Mussolini's fascism was totalitarian

and fiercely nationalistic, but it did not generally share Germany's

racism. Fascism opposed liberalism, individualism and socialism. The

objectives and interests of the state were supreme, and everything was

subservient to it.


The U.S. and Western Europe's response to

the current crisis has been to tighten their embrace of two economists

of that period: Irving Fisher, who tended to emphasize a monetary

response, and John Maynard Keynes, who advocated complementing the

monetary moves with fiscal policy, to bolster aggregate demand.


Many

pundits and bloggers confuse the Fisher/Keynes program with left-wing

socialism. But as John Barnes, who studied fascism in the 1920s, wrote:


Fascism entirely agrees with Mr. Maynard Keynes, despite his

prominent position as a Liberal. In fact, Mr. Keynes' excellent little

book, The End of Laissez Faire might, so far as it goes, serve as a

useful introduction to Fascist economics. There is scarcely anything to

object to and there is much to applaud.


Ironically, it was the

fascists who proposed a "third way" 75 years before former U.S.

President Bill Clinton and former U.K. Prime Minister Tony Blair. For

the fascists, the way was between capitalism and socialism. Even Hitler

apparently recognized the similarities between socialism and fascism.

In 1942, he said, "There is not much difference between the basic

economic techniques of socialism and fascism."


If observers

are correct and the U.S. and other high-income countries are becoming

socialist, is it the socialist or fascist variety? A key difference

between the two is the type of institutional alliance that is the

driving force. Under socialism, the state is ostensibly is allied with

workers, though in practice as in Soviet Union, China and Cuba, workers

were miserably poor. Under fascism, the state is often more aligned

with businesses, though the rights of property were conditional on its

use and closely regulated.


Since World War II, the high-income

countries, including of course the U.S., have seen a permanent and

significant increase of the role of the state in various aspects of the

economy. In fact, to the extent that Keynes is associated with the use

of fiscal policy to bolster aggregate demand, Nixon was right: We all

have become Keynesians. However, in fairness, Keynes anticipated that

after an economy entered a self-sustaining upswing, the state-sponsored

boost to demand would cease.


The permanent and ubiquitous

state in the U.S. and Europe seems like such a natural state of affairs

that the editor of the Financial Times said that the forced marriage of

Bear Stearns to JPMorgan Chase in March and the large role that U.S.

Treasury and Federal Reserve played in protecting Bear Stearns'

counterparties marked an end to the laissez-faire capitalism that

Keynes himself had declared was over 85 years earlier.


The

size and role of the U.S. government have increased regardless of the

party affiliation of the governing party. It is true that in some

areas, the government has tried outsourcing some of its functions, such

as operating prisons, schools and some military activities. But

generally speaking, the government's growth has kept pace with the

growth of the economy, and expenditures as a percentage of GDP have

been fairly stable at a little above 35%. In continental Europe, the

governments' expenditures are closer to 50% of GDP.


Out of the

current financial crisis, it does seem likely that the permanent role

of the state is increased, even if, as should be expected, the

governments re-privatize parts of the banking system at some juncture.


Two

main forces encourage a larger role for the state. The first is related

to citizenship. Over time, people want to increase the basket of goods

and services they receive from the state. Perhaps in days of yore, the

farmer or peasant would part with a substantial fraction of his produce

to the sovereign or feudal lord, muttering under his breath that he was

getting nothing for his hard work. But in the age of democracy, people

expect the government to provide a range of goods and services that has

generally increased over time.


The force has been fed by

another since the Great Depression, and it helps explain the Keynesian

revolution. The modern economy can produce far more goods and services

than it can consume. This is a function of excess investment and

under-consumption. During this crisis, we often hear that central banks

are the lender of last resort. The permanent substantial role of the

government mirrors its role as the consumer of last resort. Of course,

officials may rarely think in such terms, let alone talk about this,

but in effect, this is what is going on.


There are some

notable exceptions, but generally after deep economic downturns, the

government's role incrementally increases. It is the go-to-strategy to

end the business cycle downturns. Modern governments, even

non-representative governments such as China, want to deliver rising

living standards to their people. Contrary to their ideological

leanings, neither Reagan nor Thatcher managed to break that pattern.

Critics of the larger role of government have not proposed a viable

alternative to maintaining adequate aggregate demand. The government

ensures sufficiently high utilization rates for capital and labor that

allows for social stability.


A fascist from the 1920s would

find much of modern society that would be agreeable. The role of

government would not be objectionable. The corporatist structures, in

which functional groups such as business, workers (or consumers) and

the state are represented, would be recognizable and perfectly

consistent with their vision.


Even some of the most cherished

American sayings, such as John F. Kennedy's admonishment to "Ask not

what your country can do for you, but what you can do for your country"

could have easily been uttered in a fascist country. Or Bill Clinton's

admission that "I don't understand how someone can say they love their

country but hate their government" also expresses a sentiment that

fascists could identify with.


Perhaps the key difference

between the two types of socialism is in whose interest are things

being decided. The growing disparity of wealth in the U.S. is a

fundamental problem. The American dream of a car, a house and college

education for one's children is increasingly out of reach for many

American families on the basis of current income. This problem is being

addressed by the debt and the government. Debt is out. The government

is in. This might not be socialism as the right decries, but fascism,

and none dare speak its name.

 

 

In The Audacity of Hope Obama ricorda il primo incontro con W. avvenuto nel Gennaio 2005:

 

It wasn't until he had left the room that I realized I had briefly put my arm over his shoulder as we talked -- an unconscious habit of mine, but one that I suspected might have made many of my friends, not to mention the Secret Service agents in the room, more than a little uneasy.

 

invece qui lo vediamo in azione questo pomeriggio

se due indizi fanno una prova, allora dovremmo aver individuato il primo vizio del President-elect...

 

È ufficiale.

Io aiuto a te, tu aiuti a gino, gino aiuta al pino, il pino al luigino ... ma se tutti aiutano tutti, a noi tutti chi ci aiuta?

Ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro'ndera ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà.

Cos'abbia già fatto il buon Dio, lo sapete già .... 

 

Krugman vorrebbe uno stimolo fiscale da 600 billion

 

Visto le ultime dichiarazioni di Obama , che sembra puntare diritto verso una società socialista o quantomeno più socialista , quali saranno  secondo te le conseguenze economiche ? una stagnazione come quella del new deal di cui gli americani sentono tanto il bisogno  ?

 

La classe non è acqua.

Ecco, ora pensate a Sofri (Moretti, Negri, delinquente a caso, fate voi) ed alle cazzate che scrivono.

Se poi vi viene da piangere, sappiate che siete in buona compagnia.

Ma forse e' acqua, non classe: leggi un po' qui.