Sui buoni consigli per gestire il risparmio

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Sarà mica più utile all’alfabetizzazione finanziaria degli italiani trovare posto a scuola per qualche ora di lezione sul valore della moneta nel tempo o sul legame (anche solo come nozione intuitiva) tra rischio e rendimento, piuttosto che fondare l’ennesima commissione, che come cantava il poeta “si costerna, si indigna e si impegna, poi getta la spugna con gran dignità”?   

Questo post comincia con un personaggio di fantasia che, per comodità, chiameremo CandidoEpimetei. Per motivi che non rilevano in questa sede, questo personaggio non era mai riuscito a formarsi delle competenze di carattere economico finanziario e, inoltre, aveva sviluppato una certa avversione idiosincratica per qualunque disciplina di carattere quantitativo. Per completare il quadro diciamo che il suo livello di istruzione e di reddito erano sostanzialmente superiori alla media nazioanle.

Un bel giorno, Candido apprese con molta soddisfazione che era stato costituito un comitato per l’educazione finanziaria, una formidabile istituzione che avrebbe risolto rapidamente tutti i problemi degli italiani in materia di scelte di risparmio e colmato il Gap nei confronti degli altri paesi sviluppati. Mosso da doveroso senso civico, il nostro personaggio si fece una bella stampa dei 5 buoni consigli per gestire al meglio i propri soldi e si adoperò per quanto possibile per metterli in pratica.

Il primo consiglio suggeriva di “prendersi cura dei propri soldi e non lasciarli sul conto corrente”(grassetto perfido e mio), dunque diligentemente il nostro personaggio si recò presso la filiale più vicina del suo istituto di credito di fiducia: il Monte dei Boschi per le popolari venete.

Il secondo consiglio, prescriveva di informarsi per bene e, visto che il nostro personaggio non masticava di attività finanziare e trovava fastidioso fare i conti, decise di chiedere consiglio al suo esperto di fiducia, la signorina Marianna Gatto Volpi addetta ai privati del suddetto istituto di credito.

Il terzo consiglio, suggeriva di confrontare diversi prodotti e a questo proposito la signorina fu veramente esaustiva passando una serie una gran quantità di alternative che andavano dalle polizze Medium Linked a capitale pressoché garantito ai fondi comuni dai nomi accattivanti come Crescita Più, Orizzonte Sicuro e simili fino alle gestioni patrimoniali. Visto che il terzo consiglio specificava che era opportuno, come al mercato scegliere i prodotti migliori al prezzo più basso (giuro che è scritto così) al nostro risparmiatore rimasero nel piatto azioni e certificati di deposito della banca stessa.

Il quarto consiglio suggeriva di capire prima di firmare e Candido, che non era uno sprovveduto, ripeté per filo e per segno quanto aveva compreso sui prodotti che stava per acquistare in attesa di conferma da parte della paziente impiegata che, ascoltò con attenzione e si complimentò per il fatto che il cliente avesse ripetuto puntualmente le sue spiegazioni. La capacità di ripetere per filo e per segno era stata una delle determinanti fondamentali nel successo scolastico prima e professionale poi per il nostro risparmiatore.

L’ultimo consiglio era il più importante: richiedere un compenso adeguato per il rischio a cui si veniva esposti. Cadido ricordava vagamente una cosa tipo “cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia” e dunque pensò che quello che rendeva di più doveva essere più rischioso: i certificati avevano un rendimento certo e storicamente più elevato delle azioni, dunque dovevano essere più rischiosi, da qui l’allocazione più prudente quasi tutte azioni della banca e una piccola componente di certificati per dare un po' di pepe al portafoglio.

Soddisfatto per aver fatto il proprio dovere, il nostro onesto cittadino tornò a casa e si disinteressò dei propri risparmi - tra i buoni consigli non vi era traccia di qualcosa che avesse a che fare con il monitoraggio dei propri investimenti, salvo la generica indicazione di “prendersi cura dei soldi” che però probabilmente riguardava il non lasciare i soldi sul conto corrente e così lui aveva fatto.

Non troppo tempo, dopo la banca cambiò nome ed entrò a far parte del gruppo Banca IntenSa che la rilevò per un euro da un procedimento di Ristrutturazione Eterodiretta per istituti di Credito non del tutto insolventi. Tutte le azioni vennero azzerate e i certificati di deposito ridotti del 80%, questo comportava per il nostro personaggio immaginario una perdita del 98% sul capitale investito (100% di perdita sul 90% del totale e 80% di perdita sul restante 10%). Per non farci mancare il lieto fine, segnaliamo un intervento riparatore a carico dello stato con indennizzo per i piccoli risparmiatori sprovveduti,  che avevano investito in azioni,  secomndo la logica 3x2 che tanto ricordava le offerte del supermercato. L’indennizzo consisteva nell’assegnazione di 2 azioni speciali, appositamente emesse da Banca IntenSa e comprate dal governo, ogni 3 azioni azzerate della vecchia banca in possesso di risparmiatori sprovveduti (per fortuna anche di quelli che avevano la stampa dei 5 consigli). Ogni nuova azione valeva circa 1/10 di quelle vecchie e non poteva essere rivenduta prima di 10 anni.

Questo è un post di fantasia, volutamente provocatorio e le perdite conseguite seguendo i “5 buoni consigli” sono il risultato di un caso limite, costruito appositamente, ancorché perfettamente plausibile. L’intento è mostrare come un mix di fiducia nelle istituzioni (che non sempre la meritano), ignoranza di alcuni concetti di base che, con tutto il rispetto per la professoressa Annamaria Lusardi, che presiede il comitato per l'educazione finanziaria e ha dispensato i salvifici consigli, non si risolve con simpatici paragoni con la spesa al mercatoe  possono avere conseguenze tragiche per i risparmiatori.

Non sono purtroppo di fantasia i 20 miliardi stanziati dal governo Gentiloni lo scorso dicembre per intervenire sugli istituti di credito in difficoltà, l’impiego di parte di questi nell’affare Monte dei Paschi, oltre che nelle popolari venete, così sono molto reali le perdite subite dai risparmiatori delle 4 piccole banche messe in risoluzione l’anno precedente.

 Il tema dell’educazione finanziaria è quindi molto delicato, poiché oltre a danneggiare i singoli che possono compiere scelte improvvide in tema di allocazione del proprio risparmio, impone oneri a carico di tutta la collettività nel caso in cui i governi decidano di indennizzare i risparmiatori incauti, quest’ultimo passaggio ha poi anche evidenti conseguenze in tema di azzardo morale e inefficiente allocazione delle risorse.

Rimane a questo punto una domanda da lasciare nel vento: sarà mica più utile all’alfabetizzazione finanziaria degli italiani trovare il posto a scuola per qualche ora di lezione sul valore della moneta nel tempo o sul legame (anche solo come nozione intuitiva) tra rischio e rendimento, piuttosto che fondare l’ennesima commissione, che come cantava il poeta “si costerna, si indigna e si impegna, poi getta la spugna con gran dignità”?   

Il tono del post era volutamente sarcastico, tuttavia intendevo anche sottolineare seriamente che l’educazione di cui c’è maggior bisogno per evitare scelte sbagliate deve da un lato, avere un taglio operativo e pratico, che mal si concilia con la preferenza dei nostri politici e dei loro amici accademici, per i “dialoghi sui massimi sistemi”, dall’altro non può prescindere da alcuni rudimenti matematica e statistica in mancanza dei quali le similitudini con la spesa al mercato possono finire per diventare controproducenti.

Post Scriptum

qualcuno potrebbe argomentare che la super commissione sia stata  istituita anche per pianificare l'inserimento di nuovi corsi nelle scuole etc ma il mio punto è che  non servono iniziative straordinarie, non parliamo di tematiche nuove o eccezionali su cui dibattere per comprendere l'angolo giusto o studiare il da farsi: occorre semplicemente riconoscere che alcune nozioni elementari in merito alla diversificazione del rischio, piuttosto che sul valore della moneta nel tempo, dovrebbero far parte del set di base di compenenze di cui ogni individuo adulto ha bisogno per comprendere il mondo che lo circonda. Niente discussioni accademiche, nè simpatiche ricette in stile "abbi cura dei tuoi soldi", solo rudimenti di matematica, statistica, economia  e un bel pò di esempi pratici.

 

@massimofamularo

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Commenti

Ci sono 15 commenti

Osservo che dai tempi dello sventurato investimento di Candido, che visti i fatti dovrebbe essere avvenuto qualche anno fa, il problema si è aggravato. Dal 17 marzo 2016 (delibera Consob 19548), la signorina Marianna Gatto Volpi, da promotore finanziario è stata "promossa" consulente finanziario, quindi abilitata dall'organismo di vigilanza a dare consigli, invece che limitarsi a promuovere la vendita dei prodotti del suo datore di lavoro.
Quando vado dal mio macellaio, spesso gli chiedo consigli su quale taglio acquistare e quale vino abbinare, ma mi è chiaro che dall'altra parte del bancone c'è un (peraltro onestissimo) venditore, non un consulente eno-gastronomico. E come a me è perfettamente chiaro anche agli altri clienti.
Si potrà dire lo stesso per i clienti della Gatto Volpi?

ma, potendomi identificare (fortunatamente solo in termini ideali) con il sig. Candido mi/Le pongo una domanda. Il mercato finanziario, per come lo si intuisce dal nostro punto di vista,  ha miliardi di angoli nascosti che spesso si rivelano insidiosi anche per il più onesto e competente degli "esperti"; non teme anche lei che, vista la rapidità con cui il mercato si muove, quello che viene insegnato alle 11 del mattino non sia più valido alle 11 di sera?

  Ringrazio per l'attenzione

il suo dubbio nasce da un equivoco di fondo, peraltro quasi sempre costosissimo.

"il più onesto e competente degli esperti" mediamente non è più ricco di chiunque altro, cioè i movimenti di mercato, lenti o rapidi, sono imprevedibili per tutti, non solo per il signor Candido. se quest'ultimo ritiene che con una onesta consulenza si possa star tranquilli, si sbaglia di grosso.

l'esperto indipendente serve a tutt'altro, a spiegare i rischi  e ad esplicitare i costi. e questi sono sempre gli stessi, da che mondo è mondo.

la differenza tra promuovere e consigliare investimenti. All'atto pratico, il promotore prestava una consulenza interessata: c'è bisogno di una consulenza indipendente, pur nella consapevolezza di quanto segnalato da dragonfly. Ma vedrete che la consulenza indipendente non avrà successo ... 

 

All'atto pratico, il promotore prestava una consulenza interessata: c'è bisogno di una consulenza indipendente, pur nella consapevolezza di quanto segnalato da dragonfly

 

Se non vado errato la pratica della "consulenza finanziaria indipendente" esiste in realtà da tempo.  Ovviamente il risvolto pratico della suddetta "indipendenza", e forse il nodo della questione, è che il consulente indipendente (1) non è legato ad alcuna banca, società di gestione di fondi, o simile, e di conseguenza (2) lavora a fronte di un compenso del cliente.

Che il successo di questa figura sia relativamente limitato credo sia evidente a tutti, e qualcuno potrebbe anche ritenere che se il cliente-di-banca tipo fosse furbo abbastanza da rivolgersi spontaneamente alla consulenza indipendente, non avrebbe neanche troppo bisogno dei suoi consigli. In fondo farsi un'educazione basilare in merito, quel che basta per prendersi cura dei propri risparmi ed evitare disastri, non è poi così impegnativo.

il "Monte dei Boschi", così come "Candido Epimeteo" e tutto il racconto.

Per le conclusioni, a me sembra che i legami tra economia finanziaria, economia politica e filosofia del diritto siano così stretti che la scelta dell'investimento non può tralasciarli.

Nel mio piccolo, lo studio delle condizioni e delle modifiche istituzionali dei diversi paesi ha sempre orientato con successo i miei investimenti.

A questo proposito, cito un mio articolo apparso su   Von Mises Italia e su Diogene .

Qualche  considerazione: 1) per fare una diversificazione ragionevole occorrerebbe una conoscenza buona della statistica: senza i concetti di correlazione, regressione, concentrazione, varianza, ... qualunque "giardinetto" estemporaneo serve a diminuire i guadagni attesi espandendo le perdite praticamente certe; fare questo in un paese di ignoranti felici della matematica, in un ambiente culturale che la aborre da secoli, in una melma idealistica (crociana & cattolica), parlando ad un popolo che trasforma i propri test PISA in orrori, ha dell' utopico,; 2) perché, allora, non facciamo dei corsi che permettano all' uomo medio di capire i bugiardini delle medicine ? Magari capirà perché, che so, siano da preferire gli antibiotici ammino-glicosidici ai beta-lattamici per la terapie anti-rickettsie in pazienti con allergia crociata all' acido fusidico, che cce vo' ? 3) perché appunto la consulenza va pagata, e così il consulente lavorerà e risponderà al cliente del proprio lavoro, non come oggi alla società preponente. Invece, per uno smart-phone che si userà al 35% delle possibilità, questo popolo è pronto a spendere follie, solo perché è una merce che si tocca, mentre assicuratore e consulente finanziario vendono parole, e, quindi non li debbo pagare, se anche non firmo, e chissà chi paga loro la benzina ed il vestito buono. 4) I meccanismi con cui l' italiano medio attribuisce autorevolezza sono da uomo delle caverne: quante obbligazioni postergate sono state vendute perché "quello del borsino è forte, mi dà le dritte, e poi è padrino di battesimo di mio figlio"; 5) conseguentemente assicuratore e promotore si adeguano "they' re in it for the money", e per raccogliere money devi sintonizzarti sulla scarsa caratura umana del cliente; 6) ho visto e sentito coi miei sensi contraenti pretendere un trattamento di favore dalla compagnia perché volevano stipulare un premio unico di € 3.000 (sì, TREMILA): l' investitore modale italiano ragiona in termini di furbizia, di "mi manda Picone" e questo non lo elimini sicuarmente in questa era geologica; 6) le banche: il rapporto degli italiani con le banche e con le poste è come il bell' Antonio di Brancati: riescono a concludere solo disprezzando l' altra parte; 7) concludo, ma potrei continuare, con un' esperienza personale: chiamato a preparare dei giovani assicuratori all' esame da promotore, incontrai difficoltà di fatto insormontabili a far capire che, se i tassi salgono, i titoli di Stato scendono, e quelli a tasso fisso più dei CCT: dopo aver spiegato, rispiegato, esemplificato, fatto paragoni alla fine dovetti dire: "È così, imparate a memoria, e basta": una fetta esigua ? Forse, ma coi costi crescenti sottesi alla raccolta del risparmio, con reti che non remunerano più i contratti sotto i 10.000 €, i risparmiatori "poveri" (modali ?) saranno vittime degli assicuratori: li vedo e li piango.

 

1) per fare una diversificazione ragionevole occorrerebbe una conoscenza buona della statistica: senza i concetti di correlazione, regressione, concentrazione, varianza, ... qualunque "giardinetto" estemporaneo serve a diminuire i guadagni attesi espandendo le perdite praticamente certe.

 

diversificare "a fondo" è una professione a se stante, però assomiglia a raccogliere monetine sui binari del treno confidando negli orari. per l'utente medio, è meglio controllare e rispettare arrivi e partenze, sapendo che non possono essere precisi.

a monte di una ragionevole, e niente di più, diversificazione, il risparmio viene complessivamente  meglio tutelato da una imperativa e severa autoanalisi, magari da svolgere anche questa con lo psicologo  specialista che scavi nell'inconscio: di chi sono 'sti benedetti risparmi? quanto sono costati? si formeranno anche in futuro?  a cosa devono servire? a compiacere l'ego del promotore che si crede un mago della borsa? "what if" se arriva il treno? etc.