Veltronomics

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Bello e impossibile. Da Gianna Nannini a Veltroni

Bello. Bello e impossibile. La musica di chiusura al discorso di Walter Veltroni doveva essere il refrain di Gianna Nannini. Non la struggente versione inglese di «si è spenta già la luce...».

Il programma d’investitura a leader del Partito Democratico? Alla Blair nel giorno del ritiro di quest’ultimo, senza Blair (e senza un partito laburista alle spalle), però. Un discorso certamente pieno di belle intenzioni: riconoscimento del merito, mobilità sociale, sicurezza, pensioni che non pesino sui giovani, riduzione delle tasse, lotta ai fannulloni e così via. Wow!

 

Gli osservatori più avvertiti hanno già segnalato però che il problema è: chi lo seguirà davvero, specie sul fronte della sinistra radicale? Il punto è che per attuare il “piano Veltroni” sarà inevitabile tagliare, e tagliare molto, sul fronte della spesa pubblica corrente ed improduttiva. Ma come si fa a plaudire alle azioni di risanamento ed alle liberalizzazioni del governo Prodi, senza affermare che si sta facendo poco o nulla nella direzione auspicata?

L’esempio più eclatante: nessuna delle tante riforme a costo zero possibili si sta realizzando. L’abolizione del valore legale del titolo di studio? Non se ne parla. La – finalmente coraggiosa – proposta di Montezemolo di azzerare sei miliardi di contributi alle imprese a fronte degli equivalenti 5,5 punti percentuali di riduzione dell’IRES? Avrebbero perniciosi effetti redistributivi, la risposta (perniciosi per chi?). Mettere a disposizione di tutti i dati circa i bilanci di infinite realtà pubbliche, partendo magari da quelli del Quirinale? Forse. E via dicendo.

Tagliare quindi la spesa pubblica. Ma se l’esempio viene da Roma non ci siamo. Perché predicare bene è giusto (e in questo Veltroni è certamente maestro, anche se invero a Torino è parso stranamente impacciato), ma occorre anche saper razzolare conseguentemente. E su questo però non ci siamo. Perché se gli altri sindaci d’Italia avessero accesso diretto e indiretto anche solo a una minima parte di quanto riceve Veltroni trasformerebbero la loro città in un giardino. Legge su Roma Capitale, sul Giubileo, contributi per infrastrutture, per i beni culturali, per il cinema, per gli impianti sportivi e chi più ne ha più ne metta, danno alla capitale un vantaggio competitivo che rasenta la concorrenza sleale. Nonostante questo, e anche se vi è in città una presenza di forze dell’ordine che non ha paragoni con qualunque altra realtà in Italia, l’Herald Tribune ha puntato il dito su una città (splendida certamente) ma senza rispetto delle regole e in preda a una folla «rowdy» (sinonimo di «hooligan»). Insomma buona fortuna, ma per passare da un elenco di buone intenzioni ad un programma politico serio se ne deve percorrere di strada. E tanta.

 

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Commenti

Ci sono 3 commenti

mah, riporto alcuni passaggi quanto meno controversi (son tanto diplomatico oggi), e che rispondono al criterio generale del "premesse e analisi (almeno in parte) corrette, soluzioni sbagliate":

 

In una situazione di straordinaria difficoltà e con una eredità pesante sulle spalle, in un anno il governo ha portato avanti una grande opera di risanamento finanziario che oggi fa rispettare all'Italia i parametri europei, ha rotto un lungo immobilismo con le liberalizzazioni e l'apertura dei mercati, ha restituito credibilità all'Italia sia in sede politico-istituzionale che in sede economica.

...Un duraturo e moderno sviluppo economico non si ottiene se ciascun soggetto, ciascuna impresa, ciascuna categoria, si rinchiude in sé stessa come una monade isolata dal contesto esterno. Non si fa sviluppo con l'egoismo


 Anche in termini di investimenti, la riconversione ambientale del Paese può diventare un traino per l'intera economia, come è stato in passato per il settore delle telecomunicazioni. Per farlo, si può utilizzare anche il sistema dei prezzi e del mercato, per favorire una grande allocazione di risorse a favore delle politiche ambientali. Si può pensare ad esempio a tasse di possesso automobilistico legate alla qualità delle emissioni, alla detassazione degli investimenti in ricerca e sviluppo ambientale, alla previsione di inasprimenti fiscali per tutti coloro che si sottraggono alle sfide dell'ecocompatibilità.

Perché non siamo stati sempre fedeli interpreti di quel principio di distinzione tra destra e sinistra che enunciò tanti anni fa il più giovane vecchio della sinistra italiana, Vittorio Foa, quando rispose: destra e sinistra? La prima, è figlia legittima degli interessi egoistici dell'oggi. La seconda, è figlia legittima degli interessi di quelli che non sono ancora nati.

E perché [un ragazzo italiano, nota di Rabbi'] se vuole metter su famiglia e ha il problema della casa non deve poter contare su un vasto insieme di interventi che vanno dal rilancio dell'edilizia popolare, alla sperimentazione di un nuovo housing sociale, alla messa in campo di strumenti finanziari che sblocchino il mercato degli affitti o di interventi che rendano disponibili con meccanismi di mercato le tantissime abitazioni oggi vuote?

Il sindacato, che nel corso della nostra storia ha più di una volta saputo difendere i diritti e gli interessi dei lavoratori assumendosi con coraggio responsabilità generali, sta dimostrando, deve dimostrare, di poter essere protagonista della scrittura di questo nuovo patto. Il Governo, che ha saputo praticare nuovamente quel metodo della concertazione che nel recente passato ha permesso all'Italia di raggiungere traguardi che a prima vista sembravano impossibili, ha iniziato a scriverne pagine importanti. Come quella che finalmente, in queste ore, sta portando ad un aumento delle pensioni più basse.

 Parliamoci chiaro: con un volume globale del debito pubblico quasi doppio rispetto a quello dei nostri principali partners europei, il livello della pressione fiscale non potrà essere drasticamente ridotto, nei prossimi anni. Ripeto: hanno dovuto prenderne atto, nei cinque anni trascorsi, anche quanti avevano irresponsabilmente proposto di diminuirlo di un punto di Pil all'anno per cinque anni. È invece assolutamente realistico prevedere una consistente riduzione della pressione complessiva nei prossimi tre anni: la rende possibile proprio quella stabilizzazione della finanza pubblica che è uno dei migliori risultati di questo primo anno di governo.

L'evasione è il cancro che corrode il rapporto di fiducia tra cittadino e Stato: se il livello della pressione fiscale italiana è ormai paragonabile a quello dei grandi paesi dell'Europa continentale, il più elevato livello di evasione ci dice che - sui contribuenti onesti e leali - siamo giunti a un carico elevatissimo, da record europeo. [...] Non sto proponendo, vorrei che fosse chiaro, la flat tax, tanto cara alla destra in Europa e nel mondo. Sto parlando di un'iniziativa che - nel contesto di un sistema fiscale che obbedisce al principio costituzionale della progressività e, anzi, al fine di meglio applicarlo - rinnovi il patto fiscale che è alla base di una ben organizzata comunità.

Dobbiamo attrarre studenti e docenti nelle nostre università: per questo abbiamo bisogno di un sistema di campus universitari, come i tre che abbiamo in cantiere a Roma, che permettano di calmierare il mercato degli affitti e di offrire ospitalità a costi accessibili.

Insomma, passi la buona fede e le buone intenzioni, ma da qui a definirlo "bello"...

 

Veltroni mi convince poco perche' e' l'uomo della mediazione, e cerca di accontentare tutti: il suo discorso e' tipico di chi cerca di essere, per rubare

l'espressione a Paolo di Tarso, "tutto per tutti, per poterne salvare in

qualche modo qualcuno". Ma qui non si tratta di salvare il centro-sinistra e in generale gli equilibri esistenti: quello che serve al Paese, come argomentavo qui, e' la spaccatura delle presenti alleanze e la ricomposizione di un nuovo quadro politico attorno a diverse discriminanti.

 

Io non vedo nulla di nuovo sotto il sole! Un personaggio che da anni vive di politica, senza avere saputo o voluto fare altro (a parte la pubblicazione di libri che credo siano editi per ragioni di collateralismo politico delle case editrici) si presenta al paese, a quel paese, e ci dice di Kennedy, Martin Luther King e così via. Aggiungiamo pure che aveva giurato che si sarebbe ritirato a vita privata dopo l'esperienza di sindaco a Roma. Io non capisco questa sinistra e non capisco cosa ci sia di positivo nel modello Veltroni. Roma versa in condizioni così disastrate e luride, che l'idea che il modello Roma sarà esportato nel resto d'Italia mi fa venire i brividi. Ho abitato a Roma un anno e Trastevere, come ha efficacemente scritto E.G.della Loggia è un guazzabuglio di banchetti, ambulanti immondizia  e smog...se poi volete si può parlare delle periferie.

Ma la cosa che non sopporto è l'aria da Homo Novus che Veltroni si è dato. Lui è solamente un funzionario di partito, nemmeno troppo brillante, che è stato dentro il partito comunista, pur dichiarando di non esserlo mai stato. MA IO VORREI CHE SI ANDASSERO A VEDERE I DISCORSI CHE VELTRONI FACEVA E DICEVA NEGLI ANNI '70 PER CAPIRE CHE BIOGRAFIA HA IL PERSONAGGIO. Certo, uno potrebbe dire: ma che importa ora andare a spulciare nella sua vita privata? Perchè discutere delle sue scelte giovanili? La risposta è: perchè questi oligarchi non si levano mai di torno, e volendo fare politica per oltre vent'anni (Veltroni è entrato in parlamento nel 1981, vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Walter_Veltroni) si espongono al ludibrio della loro carriera politica.

Mi viene in mente una vignetta di Cuore, dove Veltroni, per non dispiacere a nessuno prendeva il cognome di Ketchup, perchè è rosso e sta bene su tutto.

Altro che liberalizzazioni, e meritocrazia!! Ma come può uno con la sua storia diventare liberalizzatore?

Però in compenso si è già scelto l'avversario, Berlusconi....