Veniamo da lontano, non arriviamo mai

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Nichi Vendola si dichiara candidato alle primarie della sinistra e ripete subito un errore classico della sinistra. Ne aggiunge uno tutto suo: non avere il coraggio delle proprie idee.

La frase di Togliatti, "Veniamo da lontano, e andiamo lontano", era il motto orgoglioso della sinistra dei lontani anni cinquanta e sessanta. Indicava lo sprezzo per la prospettiva di breve periodo, per le piccole vittorie politiche. La nostra lotta, diceva quel motto, è nel lungo periodo. Non ci importa se nell'immediato sembriamo utopistici, irrealistici, sognatori, o perfino antiquati. Il futuro dirà chi ha avuto ragione.

Col passare degli anni è sorto il sospetto che questo motto nascondesse la concreta realtà di una sinistra che faticava sempre ad adeguarsi allo sviluppo del pensiero moderno. Dico "moderno" a proposito: mi riferisco all'insieme di idee generalmente accettate in una società moderna, da tutte le parti politiche e da tutte le tendenze filosofiche. Il dubbio era, insomma, che nella lunga marcia dell'evoluzione del pensiero politico a cambiare posizione fosse sempre la sinistra, adeguandosi a quello che pensavano gli altri, piuttosto che gli altri ad accorgersi della sua saggezza. E che sulle questioni fondamentali, come per esempio l'atteggiamento verso il mercato, la sinistra avesse alla fine la stessa posizione degli altri, solo più lenta ad accettare l'ovvio.

La vicenda recente di Nichi Vendola indica che a volte si può anche tornate indietro. I fatti sono noti: nella sua dichiarazione di voler (come ha detto con termine popolaresco) sparigliare i giochi con la sua candidatura alle primarie della sinistra, Vendola fa un discorso sui morti di luglio nella storia d'Italia, in cui accomuna Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani.

Segue un clamore assordante sulla stampa, e lui fa una intervista al Corriere della Sera in cui precisa la sua posizione. Nell'intervista dice:

 

L'accostamento fra Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani non esiste, sono temi incomparabili. Se qualcuno voleva costruire, a tavolino, lo stereotipo di una certa idiozia di sinistra, quella è una frase perfetta. Ma io non l'ho detta.

 

Il fatto penoso è che quello che dice non è vero. Ci sono due versioni del discorso, una originaria, e una saggiamente modificata. Ecco la seconda, dove la distinzione fra Giuliani e i giudici siciliani è netta:

 

gli eroi dei nostri giorni, come Falcone e Borsellino. Fra qualche giorno ricorderemo un altro luglio in cui una generazione perse l’innocenza e fece i suoi conti con la morte. Ricorderemo i giorni di Genova, nel luglio 2001, quando fu ucciso Carlo Giuliani.

 

Ed ecco quella originale, dove l'accostamento c'è, in una frase, come dice lui, perfetta:

 

per le donne e gli eroi dei nostri giorni, come Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani.

 

Vendola ha detto (infatti, ha scritto: era nel testo on line delle sue dichiarazioni programmatiche) quello che veramente crede nella prima dichiarazione, si è accorto poi che la posizione era impopolare, e si è frettolosamente adeguato.

Vendola è un personaggio che si può vedere in diversi modi. Da una parte ricorda (in parte anche perché cerca calcolatamente di ricordarlo) Pier Paolo Pasolini. Con Pasolini, Vendola ha molti tratti in comune: è di sinistra in un modo emotivo, istintivo, critico della società capitalistica con toni moral-messianici. È un poeta come lo era Pasolini. Ed anche lui non ha mai nascosto la sua omosessualtà, cosa che gli fa onore. Ma Vendola è un Pasolini con un occhio attento ai commentatori e ai sondaggi. Se il poeta friulano godeva degli scandali, perché servivano a far pensare la gente, Vendola teme che uno scandalo possa compromettere il suo futuro politico, e agisce con prudenza. La sua strategia di immagine è quella di combinare il profeta Pasolini con la realtà del politico. Vicende come quelle che abbiamo appena visto fanno capire che recitare questi due ruoli sarà difficile.

Ma in realtà Vendola è un politico abile, non un poeta degli anni '70. Il suo modello politico è Obama. La sua strategia politica è quella della retorica abbastanza forbita da essere ammaliante, ma abbastanza vaga da essere inafferrabile. Vediamo esempi luminosi. Il primo è il suo manifesto politico. Il titolo stesso, e tema dominante del manifesto, "Noi predichiamo il cambiamento, ma il cambiamento non ci riconosce'' non ricorda forse il migliore Obama, "We are the ones we had been waiting for"? I principi ispiratori sono elencati come

 

La lotta di classe, il lavoro come principio di significazione sociale, la religione civile dell’antifascismo, l’autonarrazione di un Paese immerso nelle acque di un Mediterraneo accogliente e plurale.

 

C'è bisogno di commentare? Per chi volesse approfondire il pensiero politico di Vendola, suggerisco la difesa della più recente aggiunta alla lista dei "diritti fondativi del genere umano", il diritto di Ulisse, nel primo minuto della intervista a Fabio Fazio.

Riconosciamolo: che qualcuno nel 2010 possa scrivere un manifesto politico come quello e possa anche essere un politico nazionale è un sintomo di un male profondo degli intellettuali e della sinistra italiana. L'amore per le parole che non significano nulla.

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Commenti

Ci sono 155 commenti

Il diritto di Ulisse mi mancava. Aggiorno immediatamente la mia lista dei diritti fondativi del genere umano. La prossima volta che mi chiedono il passaporto per entrare nel Regno Unito, mostrero' il video di Vendola al signore armato che mi impedisce di passare. Magari gli ficco anche qualche fiore nella canna del fucile.

l'accostamento Giuliani-Falcone e Borsellino, la retorica vuota i discorsi fumosi...se questa è l'alternativa stiamo proprio messi male.

Rectius: se questa è l'alternativa, Dio ci conservi il Caimano!

La lotta di classe, il lavoro come principio di significazione sociale, la religione civile dell’antifascismo, l’autonarrazione di un Paese immerso nelle acque di un Mediterraneo accogliente e plurale...praticamente come che fosse antani?

A me sembra ci sia un problema di fondo. La generazione dei politici del dopoguerra - penso in primis agli italiani, ma in realta' il discorso si estende ampiamente - e' stata una generazione di gran livello. Lo scopo era quello di costruire una societa' partendo dalle rovine della guerra. E allora la repubblica, la costituente, l'adesione (per fortuna, o dovrei dire Deo Gratias pensando alla DC?) al blocco occidentale. Lo scontro politico Togliatti-De Gasperi non era cosa da poco in termini di profondita' delle idee (forse un equivalente un po' provinciale e puramente politico della column su Newsweek a quattro mani di Friedman e Samuelson). E' vero quel che dici che la sinistra e' sempre stata piu' lenta, ma al tempo non riusciva a vedere certe cose. Anni dopo, a livello mondiale, non possono non pensare al trio Kennedy-Krushev-Giovanni XXIII.

Poi negli anni il livello dello scontro politico si abbassa. La guerra fredda finisce, gli ultimi grandi politici smettono di lavorare. Nel Regno Unito si passa da Thatcher a Brown-Cameron, negli USA da Kennedy a Bush-Obama, in Italia da Togliatti-De Gasperi a Berlusconi-[x] (chiunque puo' mettere il suo 'x' preferito, fa poca differenza).

Negli anni 50 se avevi un bel cervello, la politica offriva un ambiente attraente. Oggi se sei smart fai altro (qualcuno, a proposito, mi sa indicare un politico italiano con cui si possa immaginare di fare una discussione interessante su temi vari? lo chiedo per sana curiosita').

Vendola mi pare solo l'ennesimo caso. Il paragone - comprese le differenze! - con PPP mi pare interessante. PPP, in un periodo ben diverso cercava di fare qualcosa per il mondo (non amo PPP, peraltro, ma la sua onesta' intellettuale va riconosciuta), NV oggi e' un rappresentante del bieco opportunismo politico della casta autoreferenziale che ci troviamo.

Il tutto sarebbe accettabile se non fosse per i danni (ormai non solo potenziali) che i politici italiani e non possono fare nel loro ruolo. Amareggiato mi chiedo come si possa cambiare direzione al vento.

Io il parallelo fra Vendola e Pasolini non ce lo vedo proprio. Pasolini era quello che commentando i fatti di Valle Giulia sostenne di essere dalla parte dei Carabinieri, perchè "sono i figli dei poveri". A piazza Alimonda probabilmente sarebbe stato dalla parte di Placanica, piuttosto che da quella di Giuliani.

Quanto al "diritto di Ulisse" quel signore oggi sarebbe probabilmente accusato di crimini di guerra per il suo ruolo nella caduta di Troia. Qualche millennio non è passato invano e giudicare le vicende di oggi con i parametri di ieri è a volte esilarante.

 

Quanto al "diritto di Ulisse" quel signore oggi sarebbe probabilmente accusato di crimini di guerra per il suo ruolo nella caduta di Troia. Qualche millennio non è passato invano e giudicare le vicende di oggi con i parametri di ieri è a volte esilarante.

 

Scusa ma solo per saperlo hai ascoltato l'intervista? Dal tuo commento sembra di no. Vendola si riferiva al diritto di ogni uomo di potersi spostare liberamente, forse ha scelto male il nome, mica il diritto di fare guerra a chiunque?

Si parla tanto di libertà di impresa, di libertà di commercio, perché invece le persone che si vogliono spostare da un paese all'altro debbono essere rinchiuse nei campi di concentramento detti CPT?

Anche se lessi assai vagamente le boutades di N. Vendola, suggerisco un parere della sua parte politica che mette a fuoco lo stato del, sic, dibattito

http://www.ilsussidiario.net/News/RassegnaStampa/2010/7/22/IL-MANIFESTO-Massimo-Cacciari-Nichi-Vendola-alla-primarie-del-Pd-Ben-venga-ne-sancira-la-fine/101642/

Nel senso che Cacciari fa dichiarazioni iperpoliticiste dove leggi solo la speranza che i delusi del PD vadano a lui ("sinite parvulos"...)? Allora meglio Vendola, che se non altro ha invitato pure nfA alle sue fabbriche. Detto da uno che ha molti dubbi sul fatto che la politica sia solo "narrazione" e che vorrebbe cifre e programmi. 

Confermo. Massimo Cacciari ci arriva sempre, ma sempre con un decennio di ritardo. Qualcuno che parli ancora con lui, potrebbe suggerirgli di leggerci più spesso? Secondo me potrebbe essergli utile visto che, contro tutte le mie previsioni, sembra voler ancora fare politica.

P.S. Che senso ha creare un movimento nel Nord Est "contro la Lega"? Perché non crearlo, invece, a favore di qualcosa (un federalismo vero, l'autonomia alla catalana, l'indipendenza, la ricostruzione della Serenissima, quello che volete voi ...)? Se poi diventasse "contro" la Lega questo succederebbe perché la Lega si sarebbe messa contro delle buone proposte, o no? Di nuovo, Massimo, non ti sembra che sarebbe il caso di dire cosa si vuol fare invece di cercare di spiegare che Zaia è uno che racconta balle, che le racconta ma non conta?

 

Vendola è davvero incredibile, ed è un oggetto di studio straordinario. Da un lato, come dice Aldo, è uno strano miscuglio di abilità retorica, quasi poetica, e freddo calcolo politico. In questo concordo: è più Obama che Pasolini. Ma, se guardiamo alla sua retorica, è anche un po' Tremonti: il parlar forbito come sostituto per il dire qualcosa, il latinorum come alternativa alla sostanza. Poi è un grande e bravo utilizzatore dei media e della società dell'immagine - un Bertinotti alla n o, se volete, l'unico politico che, a sinistra, sappia rispondere a Berlusconi coi suoi stessi mezzi. Contemporaneamente, mi dicono che al momento di governare sia persona estremamente pragmatica (tanto pragmatica che mezza giunta, nella scorsa legislatura, gli è finita in galera: e poiché ho stima della sua intelligenza, non voglio credere che gli marmellassero sotto il naso senza che lui si sia accorto proprio di nulla). Il modo in cui si è cavato fuori dai guai, il modo in cui ha usato l'ostilità dalemiana per rifarsi la verginità, sono da manuale. E, allo stesso tempo, il modo in cui è riuscito a costruire, attorno al suo nome, un consenso vasto e forte (lo si è visto alle primarie, lo si è visto alle elezioni). Tutto questo per dire che Vendola non so se venga da lontano, ma - qui mi discosto da Aldo - secondo me abbastanza lontano può andare. Lontano, però, nel senso dell'affermazione politica e dell'accapparramento del potere. Essendo un pragmatico, non è un riformatore, ma - come più o meno tutti quelli che l'hanno preceduto nel post-tangentopoli - un curatore fallimentare, un amministratore dell'esistente senza coraggio e senza idee.

PS Penso che il Vendola migliore, in questo senso, sia quello di Checco Zalone.

 

davvero l'Obama italiano, ovvero il Nulla travestito da Tutto

potrebbe essere così cortese da linkare le due versioni del discorso di vendola? è un dovere da parte sua, se le conosce... ed è decisivo, per ragionare seriamente... grazie!

Ecco la versione edulcorata.

Quella originale, ovviamente, non è più linkabile visto che l'han fatta sparire.

Però han fatto un errore: si son scordati di modificare la versione su FaceBook, e qualcuno ne ha fatto copia creandone un documento PDF, che trovi qui. Credo sia però necessario avere almeno un conto su FB per avere accesso a quella pagina.

P.S. La pagina di Vendola su FB è "affascinante", so to speak ... una mescola di Obama e BS, con una spruzzata di pseudo-mediterraneo alternativo. Venderà, son certo che venderà ...

P.P.S. Forse questo si vede anche dall'esterno di FB, ma dubito.

 

 

Incredibilmente la versione originale su facebook resiste da giorni, ma non conterei duri ancora a lungo.

La versione riveduta e corretta è sul suo blog.

 

"...Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c'è
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti..."

            Bersani (Samuele), "Giudizi Universali"

Bravo Aldo, ottimo pezzo.

Colleghi bene la pratica verbale di Vendola con i supposti contenuti che questa dovrebbe avere.

E il problema non è di poco conto (mi viene in mente il Gorgia di Platone dove si parla di retorica e bene comune della polis).

La prima cosa che mi sento di dire è che la figura di Vendola, con il suo carisma, in parte costruito a tavolino, risponde bene ad un desiderio diffuso di retorica e "sogno" che dovrebbe compensare gli eccessi di politicismo che sono tipici della classe politica italiana (inteso come la sostanziale autoreferenzialità della politica, che parla e si organizza in modi che lasciano fuori tutti gli altri) . Il problema secondo me è che certuni a sinistra, per superare quel politicismo si rifugiano in un'idea della politica che presume di ovviare alle bruttezze che la politica sempre presenta adottando un frasario che è più finalizzato ad una mobilitazione degli iscritti che a chiarire una proposta politica vera e propria. Questo bisogno di parole che indichino orizzonti politici sconosciuti e la proclamazioni di valori che si giustificano solo per la loro radicalità e per l'eleganza con la quale sono espressi possono indicare solo un vuoto di idee nel peggiore dei casi, o nel migliore il mero interesse a colpire e suscitare interesse in quella parte di popolazione, penso a studenti e dipendenti pubblici come insegnanti, che non avendo ancora o avendo già affrontato la loro situazione economica, possono permettersi di pensare alla politica in maniera del tutto svincolata dalle situazioni concrete nelle quali essa usualmente si realizza. Quando sento Vendola parlare la mia domanda è sempre la stessa: ma cosa penseranno di uno che parla in questo modo dei piccoli imprenditori che sono oberati da problemi ben più stringenti di questa escatologia politica poetica? E le casalinghe e i pensionati che non dovessero condividere quest'afflato utopico, cosa potrebbe pensare? Insomma, per me Vendola e il suo progetto sono destinati alla sconfitta non solo per le cose che non dice ma perché il paese nella sua concretezza non sarebbe mai disposto ad affidarsi ad un incantatore di serpenti.

Un altro punto. Leggo sempre che, specie nei paesi asiatici, le elites politiche sono principalmente di formazione scientifica, mainly ingegneri, specie in Cina. In un articolo sull'Economist Bill Gates diceva che con quelle elites è molto più semplice parlare, per via della loro concretezza. Ecco mi viene in mente che cosa si direbbe di un politico come Vendola, che si presentasse con questa sua voglia di "farci sognare".

Ad ogni modo, può ben essere che dietro queste vesti da aedo che gira di studio televisivo in studio televisivo, Vendola non sia altro che uno scafatissimo politicante, con una giunta regionale impelagata in vicende giudiziarie imbarazzanti e con un record di finanziamenti alla chiesa per fini di consenso che non hanno nulla da invidiare alla peggior destra clericale. Se la difesa dell'inconsistenza politica di Vendola fosse basata sulla sottolineatura di questo genere di pragmatismo, assai poco edificante e poetico, avremmo la certezza che tutta la sua figura politica non è che una (forbita) presa per i fondelli. 

Rimane poi da capire perchè una tradizione politica che si vuole concreta e "realistica" nel guardare al movimento di cose presenti e ai rapporti sociali e materiali, quale vorrebbe essere quella marxista, finisca poi per adottare questo criticismo esasperato che intende fare politica addirittura ridiscutendo il linguaggio e le sue forme ordinarie di espressione.

 

 

il paese nella sua concretezza non sarebbe mai disposto ad affidarsi ad un incantatore di serpenti

Da 15 anni si affida ad un venditore di pentole quindi su questo non ci conterei poi troppo.

Per il resto oltre il fumo io non ci vedo molto e quel poco che si vede non mi piace.

Dopo aver sentito Vendola la domanda che mi sorge sempre è "ma chi è c'paga?" (chi è che paga?)

Vendola è un intellettuale di sinistra meridionale, infarcito di retorica, appassionato di metafore, spregiudicato nei metodi, ambizioso e padrone della comunicazione. Altri hanno già rilevato che replica la politica slogan, spot e realtà vituale che vince da 16 anni la quale è la prosecuzione con altri mezzi di quella precedente e parimenti infausta. La qualità del suo governo non la conosco e che la sua rielezione dimostri che sia buona, è tutto da discutere considerando che anche bassolino è stato eletto due volte. Sentirlo parlare di vittorie del lavoro, a Melfi ed a Pomigliano, già fa raggiungere il limite della tolleranza e ben designa il suo pensiero che si manifesta di nuovo ed anche nel suo caso come l'esatto contrario di quel che serve al paese.

A proposito. Non mi pare che nel governo o tra i più "insigni" esponenti politici ci siano ingegneri. Solo uomini di "pensiero", avvocati, ragionieri, imbrattafogli e zucagnostro (succhiatori di inchiostro) con le mezze maniche nere e tanto di calamaio e pennino sulla scrivania.

 

 

A proposito. Non mi pare che nel governo o tra i più "insigni" esponenti politici ci siano ingegneri. Solo uomini di "pensiero", avvocati, ragionieri, imbrattafogli e zucagnostro (succhiatori di inchiostro) con le mezze maniche nere e tanto di calamaio e pennino sulla scrivania.

Roberto "con la mafia dobbiamo imparare a convivere" Castelli?

 

Altri hanno già rilevato che replica la politica slogan, spot e realtà vituale che vince da 16 anni la quale è la prosecuzione con altri mezzi di quella precedente e parimenti infausta. La qualità del suo governo non la conosco e che la sua rielezione dimostri che sia buona, è tutto da discutere considerando che anche bassolino è stato eletto due volte. 

È molto caratteristico, questo: di nessun presidente di regione si può dire con chiarezza se ha governato bene o male. Semplicemente, non se ne parla, i giornali non scrivono niente, e i dati reali sono sconosciuti. La rielezione non significa niente, e neanche la "scandidatura". Infatti, l'amatissimo Galan è stato sostituito con quel pirla di Zaia, ma la percentuale bulgara è rimasta invariata. Ma quindi Galan ha fatto bene o ha fatto male? boh…

Urge un'indagine sull'azione di governo di Vendola

Io non capisco bene il senso di questo post. Che generalmente i politici siano esperti in nulla tranne che in comunicazione e possibilmente leadership mi sembra pacifico. Vendola e' un politico italiano che cerca di comunicare secondo un codice che sono i fatti a dire se e' efficace o meno. Qual’e’ l’accusa qui? Che il codice non piace? Che lo si considera poco tecnico? Un altro punto che non capisco e’ la questione dell’accostamento di Giuliani con Falcone e Borsellino. Qual’e’ il punto? Vendola ha detto una scempiaggine? Lo ha fatto scientemente per richiamare l’attenzione dei media o perche’ aveva in testa una idea sbagliata della questione? Da ultimo il titolo del post: Veniamo da lontano, non arriviamo mai. Che la sinistra in Italia sia spesso stata inconcludente, rissosa, ecc. e’ un fatto noto. Delle ragioni ci sarebbe veramente da discutere ma non liquiderei affatto la cosa con lo sprezzo per la prospettiva di breve periodo. Se di Togliatti vogliamo parlare credo che non sia una novita’ per nessuno che avesse sposato la prospettiva di lungo periodo perche’ nel "breve" l’italia era “cosa Amerikana”.

 

Chiedo scusa se mi sono perso qualcosa, ma poi com'è andato l'incontro degli scorsi gioni? Sono andato sul sito di Vendola per lo streaming, ma non sono riuscito a trovare niente.

A tal proposito vorrei chiedere a chi era presente se c' era qualcuno a riprendere la presentazione, per sapere se c' è possibilità che esistano registrazioni.

Allora, tu dici che c'è una densità eccessiva di abitanti e che la popolazione deve essere sfoltita. Però, guarda caso, quando si tratta di scegliere la fascia di popolazione da cacciar via la tua scelta cade automaticamente sui "negri". E perché non chiunque? Perché non prendere i napoletani in eccesso e spostarli in qualche territorio disabitato (tipo la bonifica delle paludi pontine fatta da Mussolini trapiantandovi popolazioni venete)?

Guarda i Napoletani in eccesso, appunto per via della sovrappopolazione si sono spostati da soli ( www.youtube.com/watch ), comunque dove sarebbero questi territori disabitati? In effetti ci sarebbero alcune migliaia di Napoletani (http://it.wikipedia.org/wiki/Gomorra_%28film%29) di mia conoscenza la cui partenza porterebbe grande giovamento alla città ed al paese tutto; ma chi se li piglia? Forse si potrebbe cercare di farli passare per perseguitati politici e vedere se Lula (http://it.wikipedia.org/wiki/Luiz_In%C3%A1cio_Lula_da_Silva) ci casca; dopo tutto a suo tempo Jimmy Carter ci cascó ( it.wikipedia.org/wiki/Esodo_di_Mariel )

 

Ma io mica nego che la situazione a Napoli sia tragica. Solo che non c'entra con l'immigrazione.

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/07/24/news/uffici_immigrazione_allarme_dei_precari-5798545/?ref=HREC1-11

 

 

ROMA - L'allarme circola da giorni tra prefetture e questure di mezz'Italia: "Senza di loro, saltano gli Sportelli unici". A rischio sono i precari assunti per le pratiche dell'immigrazione: 1.300 lavoratori a tempo determinato o interinali. Un esercito di impiegati, alle prese ogni giorno con domande per sanatorie, decreti flussi, ricongiungimenti familiari, permessi di soggiorno. Tutti in scadenza, però: a fine luglio gli interinali, a fine anno i contratti a tempo determinato. Il governo esclude la stabilizzazione. Le conseguenze? La paralisi burocratica, a meno di non togliere altrettanti agenti di polizia dalle strade e metterli dietro agli sportelli. 

A mandare avanti gli Uffici immigrazione delle questure e gli Sportelli unici delle Prefetture sono infatti da anni i lavoratori precari. La prima infornata avvenne nel 2003: per sveltire le pratiche della grande sanatoria seguita alla legge Bossi-Fini, vennero reclutati 650 lavoratori interinali. Dopo tre anni e mezzo di rinnovi, nel 2007 arrivò il concorso per 650 contratti a tempo determinato. Ora, dopo una proroga di un anno, il 31 dicembre 2010 tutti questi lavoratori scadranno: un incubo per loro e per gli oltre quattro milioni e mezzo di "nuovi italiani" che si affidano ogni giorno al loro lavoro. 

Non solo. L'8 gennaio 2010, il Viminale ha aperto le porte ad altri interinali: 650 nuovi impiegati, reclutati dall'agenzia GI Group e affiancati da quest'anno ai 650 precari di lungo corso, nelle prefetture più gravate dal lavoro. Quest'ultimi lavoratori scadranno ancora prima: precisamente il 31 luglio prossimo, salvo rinnovi.

Scusate l'intervento fuori tempo massimo, ma ci tenevo ad aggiungere qualche considerazione all'ottimo intervento di Sandro Brusco qua sopra.

In termini ideali e' molto difficile sostenere che gli stati dovrebbero eliminare tutte le barriere ed i dazi al commercio ma che gli individui non siano liberi di cercarsi un lavoro dove piu' gli aggrada. Perche' un pakistano dovrebbe avere meno diritti di un napoletano di cercarsi un lavoro a Milano?

Tra l'altro anche una risposta basata sull'assimilabilita' culturale (il pakistano no perche' e' islamico e poi combina i matrimoni alle figlie) e' una palese violazione del principio di responsabilita' individuale. Dal punto di vista ideale non si puo' negare un diritto ad un individuo sulla base di un comportamento statisticamente rilevante del suo gruppo sociale. Tu puoi devi chiedermi di rispettare le leggi, non sbattermi fuori a priori perche' gli italiani sono tutti mafiosi.

In termini pratici sorgono degli ovvi problemi: 1.Il problema dell'immigrazione va gestito perlomeno a livello Europeo. 2. Se apriamo le frontiere indiscriminatamente mezza africa si trasferirebbe in Italia (o in Europa) rischiando di distruggerne la societa', e questo non e' bene ne' per gli autoctoni ne' per gli immigrati. 3. Si pone il problema di come assimilare un grande numero di immigrati senza rinunciare a far rispettare sul suolo italiano/europeo certi diritti civili che noi diamo per scontati (piu' o meno in Italia, ma questa e' un'altra storia).

Si tratta quindi di cercare un (non facile) compromesso tra i giusti ideali ed i problemi pratici, anche tenendo conto che l'immigrazione non la si puo' certo fermare, al massimo possiamo cercare di governarla minimizzandone gli aspetti negativi.

Non ho certo tutte le risposte, ma posso fare alcune osservazioni in ordine sparso:

1. Non e' realistico pensare che gli immigrati possano cercare alcuni dei lavori meno qualificati che tipicamente svolgono a distanza. Per trovare un lavoro di colf a Milano devi stare a Milano, non in Ucraina.

2. Per fornire gli incentivi giusti alla legalita' sarebbe necessario regolarizzare chiunque trovi un lavoro (sufficientemente remunerativo) e rispetti certe norme di convivenza civile. Questo a prescindere da come sia entrato. Quindi niente sanatorie a singhiozzo ma un sistema di regolarizzazioni continuo. Il ragionamento e' semplice: molti immigrati fuggono da situazioni ben peggiori dell'essere passabili del reato di clandestinita' in Italia, quindi di per se' il reato di clandestivita' non mi sembra un grande disincentivo a venire. Se pero' non gli dai una possibilita' di regolarizzarsi trovando un lavoro onesto, perche' questi dovrebbero fare i muratori piuttosto che -- ad esempio -- gli spacciatori?

3. Ripeto, queste politiche andrebbero naturalmente concordate a livello europeo.

4. L'Italia ha un accordo con la Libia per l'espulsione/respingimento dei clandestini. Numerose fonti confermano gravissime violazione dei diritti umani nei campi profughi della Libia. Si parla di schiavitu', tortura, stupri, esecuzioni. Lavarsene le mani e continuare a respingere immigrati verso la Libia e' complicita', ne' piu' ne' meno. Ma di questo molti in Italia non vogliono nemmeno sentir parlare (non so, non vedo, non mi interessa, non e' colpa mia).

5. Ci sono molti meccanismi ostili agli immigrati che andrebbero modificati. Aneddoto: recentemente mi sono informato per un ricongiungimento familiare di un immigrato regolare che conosco. Se agli uffici regionali lombardi non si sono sbagliati, per ottenere il ricongiungimento familiare con la moglie (in assenza di figli) e' necessario disporre di un appartamento di oltre 40 metri quadri (e' molto piu' del limite legale di abitabilita' per due persone). Un limite assolutamente implausibile a Milano, evidentemente fatto per ostacolare i ricongiungimenti. Tra l'altro a buon senso le coppie di extracomunitari sposate dovrebbero creare meno problemi dei single maschi. In generale dovremmo sviluppare un meccanismo premiale che incentivi gli immigrati a contribuire alla societa' con un lavoro onesto e ad assimilare i principi fondanti della nostra societa'. Invece spesso gli respingiamo, con normative punitive e un tasso razzismo preoccupantemente alto.

6. Nello stesso minuto in cui parla del diritto di Ulisse, Vendola parla anche di diritto del suolo vs. diritto del sangue. Ha ragione da vendere, l'Italia mantiene una legislazione arcaica. Perche' un tizio, nipote di Italiani, che e' nato, vive, ha studiato e paga le tasse in Argentina, dovrebbe avere piu' diritto alla cittadinanza di chi sia nato in Italia figlio di extracomunitari regolari?

 

 

In termini ideali è molto difficile sostenere che gli stati dovrebbero eliminare tutte le barriere ed i dazi al commercio ma che gli individui non siano liberi di cercarsi un lavoro dove più gli aggrada. Perché un pakistano dovrebbe avere meno diritti di un napoletano di cercarsi un lavoro a Milano?

 

Questo argomento ritorna periodicamente, qui ed altrove. Ed è erroneo. Erroneo in via di principio, sia chiaro, che poi quando si scende alla pratica concreta tutto diventa ancora più complicato ed attorcigliato, eccetera. E, sono costretto ad aggiungere per prevenire inutili flames, quanto dico NULLA a che fare con le politiche immigratorie praticate de facto dal governo italiano o da altri governi.

La ragione FONDAMENTALE per cui NON È VERO che, a priori, un pakistano ha gli stessi diritti di un napoletano di cercarsi lavoro e risiedere a Milano si chiama BENI PUBBLICI.

Il napoletano, ed i suoi avi, hanno contribuito al finanziamento ed alla costruzione di quei beni pubblici che rendono lavorare/risiedere a Milano più produttivo/attraente che non farlo a Karachi. Punto. Se i beni pubblici fossero poca cosa e non avessero l'effetto, enorme, che hanno su produttività del lavoro e qualità della vita la mia obiezione sarebbe puro bizantinismo. Ma siccome così non è ed i beni pubblici (giusto o sbagliato che sia) sono parte enorme della ricchezza nazionale, il napoletano ha molti più diritti del pakistano.

Questo argomento NON vale, a me sembra, per la vendita di beni e servizi.

 

Aneddoto: recentemente mi sono informato per un ricongiungimento familiare di un immigrato regolare che conosco. Se agli uffici regionali lombardi non si sono sbagliati, per ottenere il ricongiungimento familiare con la moglie (in assenza di figli) e' necessario disporre di un appartamento di oltre 40 metri quadri (e' molto piu' del limite legale di abitabilita' per due persone). Un limite assolutamente implausibile a Milano, evidentemente fatto per ostacolare i ricongiungimenti.

 

Non si sono sbagliati, solo che vale anche per te, se sposi una donna extracomunitaria.

Io l'ho fatto l'anno scorso e il risultato della "perizia" del mio comune sul il mio appartamento (93 mq con 2 camere + mansarda abitabile) è stato che può bastare per 2 persone (una camera è di poco sotto i 9 mq e la mansarda, sebbene comoda per me alto 193 cm, è sotto il limite di legge...). Se, putacaso, mia moglie avesse avuto un figlio e io avessi voluto portarlo a vivere con noi, non avrei potuto.

Quando ho chiesto chiarimenti sul futuro, mi hanno spiegato che il requisito riguarda solo il primo ingresso del coniuge (o congiunto generico) straniero. Adesso che viviamo entrambi in Italia possiamo fare tutti i figli che vogliamo restando nel mio appartamento.

Pare che la ratio fosse combattere le situazioni che finiscono ogni tanto sui giornali di molti extracomunitari stipati in una piccola casetta...suona male...

Ah, hanno anche voluto chiarimenti formali sul chi avrebbe garantito il mantenimento di mia moglie (che peraltro è ingegnere e guadagna più di me...).

Le molteplici assurdità delle leggi sull'immigrazione (è effettivamente virtualmente impossibile/impensabile che un immigrato arrivi qui col permesso di soggiorno per motivi di lavoro già ottenuto) credo non abbiano nulla a che vedere col razzismo. Sono banalmente fatte male, presumo per un mix di ignoranza, idiozia e negligenza.

Il risultato è che risultano inutilmente vessatorie per i casi legittimi e non contribuiscono un granché a tutelare il bene pubblico di cui giustamente parla MB.

 

 

In termini ideali e' molto difficile sostenere che gli stati dovrebbero eliminare tutte le barriere ed i dazi al commercio ma che gli individui non siano liberi di cercarsi un lavoro dove piu' gli aggrada. Perche' un pakistano dovrebbe avere meno diritti di un napoletano di cercarsi un lavoro a Milano?

 

Per quanto riguarda la differenza fra le barriere al commercio e quelle all'immigrazione basta considerare che una sarta è differente da una camicetta: la prima è titolare di diritti, la seconda no. Se importo una camicetta, non gli conferisco diritti, se faccio immigrare una sarta si. Quindi occorre una molto maggiore cautela nel secondo caso.

Quanto alla differenza fra un Napoletano e un Pakistano devi considerare che il primo è un Italiano, come i Milanesi, il secondo no. Cioè esiste una cosa che si chiama Italia che determina una serie di conseguenze in termini ideali che sono troppo lunghe da spiegare in poche righe.

In termini pratici sorgono degli ovvi problemi: 1.Il problema dell'immigrazione va gestito perlomeno a livello Europeo. 2. Se apriamo le frontiere indiscriminatamente mezza africa si trasferirebbe in Italia (o in Europa) rischiando di distruggerne la societa', e questo non e' bene ne' per gli autoctoni ne' per gli immigrati. 3. Si pone il problema di come assimilare un grande numero di immigrati senza rinunciare a far rispettare sul suolo italiano/europeo certi diritti civili che noi diamo per scontati (piu' o meno in Italia, ma questa e' un'altra storia).

E allora che ne diresti di una moratoria finchè questi piccoli problemi pratici saranno risolti? Diciamo un centinanio di anni, poi ne riparliamo.

Si tratta quindi di cercare un (non facile) compromesso tra i giusti ideali ed i problemi pratici, anche tenendo conto che l'immigrazione non la si puo' certo fermare, al massimo possiamo cercare di governarla minimizzandone gli aspetti negativi.

Ma chi lo ha detto che non si puó fermare? O quantomeno ridurne sostanziosamente del dimensioni, come fanno pressochè tutti i paesi del mondo? Si governa sicuramente più facilmente un fenomeno di piccole dimensioni che uno di dimensioni enormi ed in parte sconosciute.

1. Non e' realistico pensare che gli immigrati possano cercare alcuni dei lavori meno qualificati che tipicamente svolgono a distanza. Per trovare un lavoro di colf a Milano devi stare a Milano, non in Ucraina.

Perchè mai? Cosa c'è di strano nello sviluppare un'agenzia di collocamento con filiali a Kiev, Leopoli, Odessa? Oltretutto una struttura sul posto potrebbe ad esempio controllare che l'aspirante colf non sia una pericolosa criminale in Ucraina, cosa che una famiglia milanese avrebbe molte maggiori difficoltà ad accertare.

2. Per fornire gli incentivi giusti alla legalita' sarebbe necessario regolarizzare chiunque trovi un lavoro (sufficientemente remunerativo) e rispetti certe norme di convivenza civile. Questo a prescindere da come sia entrato. Quindi niente sanatorie a singhiozzo ma un sistema di regolarizzazioni continuo. Il ragionamento e' semplice: molti immigrati fuggono da situazioni ben peggiori dell'essere passabili del reato di clandestinita' in Italia, quindi di per se' il reato di clandestivita' non mi sembra un grande disincentivo a venire. Se pero' non gli dai una possibilita' di regolarizzarsi trovando un lavoro onesto, perche' questi dovrebbero fare i muratori piuttosto che -- ad esempio -- gli spacciatori?

In questo punto sollevi una molteplicità di problemi a cui è impossibile rispondere sinteticamente. Per esempio ho l'impressione che tu confonda il concetto di lavoro "onesto" con quello di lavoro "regolare" (con assicurazione, salari contrattuali, contributi sociali etc.). In molti casi la domanda di lavoratori immigrati riguarda lavoro "nero": i costruttori ricercano lavoratori non assicurati e non vogliono pagare i contributi; se fossero in regola non li vorrebbero. Insomma per intenderci per me il modello "Rosarno" non è desiderabile e non va incoraggiato.

3. Ripeto, queste politiche andrebbero naturalmente concordate a livello europeo.

Per ora a livello europeo non c'è nulla del genere. Il trattato di Schengen prevede che se un extracomunitario arriva in Italia e poi si trasferisce in Danimarca, i Danesi lo rispediscono in Italia e questa deve prendersene cura. Da qui l'opportunità dei respingimenti alla frontiera.

4. L'Italia ha un accordo con la Libia per l'espulsione/respingimento dei clandestini. Numerose fonti confermano gravissime violazione dei diritti umani nei campi profughi della Libia. Si parla di schiavitu', tortura, stupri, esecuzioni. Lavarsene le mani e continuare a respingere immigrati verso la Libia e' complicita', ne' piu' ne' meno. Ma di questo molti in Italia non vogliono nemmeno sentir parlare (non so, non vedo, non mi interessa, non e' colpa mia).

 

 

 

Ho sentito anch'io di queste fonti. Ma se il problema è che la Libia non rispetta i diritti umani, non capisco perchè certi funzionari dell'ONU (es. Laura Boldrini it.wikipedia.org/wiki/Laura_Boldrini ) se la prende con l'Italia e non con la Libia. Ricordo che la Libia fa parte a pieno titolo dell'ONU ed è anche membro del consiglio per i diritti umani:  ( www.reuters.com/article/idUSTRE64C5DM20100513 ) possibile che nessuno degli altri membri abbia niente da dire?

6. Nello stesso minuto in cui parla del diritto di Ulisse, Vendola parla anche di diritto del suolo vs. diritto del sangue. Ha ragione da vendere, l'Italia mantiene una legislazione arcaica. Perche' un tizio, nipote di Italiani, che e' nato, vive, ha studiato e paga le tasse in Argentina, dovrebbe avere piu' diritto alla cittadinanza di chi sia nato in Italia figlio di extracomunitari regolari?

Anche questo punto non si presta ad una trattazione sommaria. Comunque riconosco che la legislazione che riconosce la cittadinanza italiana a chi ha anche solo un lontanissimo avo italiano è sbagliata. Il figlio di stranieri nato in Italia puó avere la cittadinanza, anche se non immediatamente e automaticamente come auspica Vendola.

Alcune cose

 

Quanto alla differenza fra un Napoletano e un Pakistano devi considerare che il primo è un Italiano, come i Milanesi, il secondo no. Cioè esiste una cosa che si chiama Italia che determina una serie di conseguenze in termini ideali che sono troppo lunghe da spiegare in poche righe.

 

Guarda, secondo me negli stati non c'e' proprio nessun valore ideale. Sono entita' utili e necessarie dal punto di vista pratico, lo so benissmo, ma dal punto di vista astrattamente ideale non vedo proprio perche' dovrebbe importarmi piu' dei diritti di un italiano che di un pakistano (mentre per vari motivi ammetto che mi interessano piu' i diritti di chi si trova in Europa che di chi sta in Pakistan). Tra l'altro esiste fortunatamente la libera circolazione europea, quindi dovremmo parlare di Europa e non di Italia in questo caso.

 

Ma chi lo ha detto che non si puó fermare? O quantomeno ridurne sostanziosamente del dimensioni, come fanno pressochè tutti i paesi del mondo? Si governa sicuramente più facilmente un fenomeno di piccole dimensioni che uno di dimensioni enormi ed in parte sconosciute.

 

Mah, mi pare che negli ultimi anni il numero degli immigrati sul suolo italiano non abbia fatto altro che avvicinarsi (dal basso) alle cifre del resto dell'Europa Occidentale. Per ridurre sotanziosamente il numero di immigrati l'Europa dovrebbe attuare politiche in palese contrasto con alcuni dei suoi principi fondanti, come il rispetto dei diritti umani.

 

Ma se il problema è che la Libia non rispetta i diritti umani, non capisco perchè certi funzionari dell'ONU (es. Laura Boldrini it.wikipedia.org/wiki/Laura_Boldrini ) se la prende con l'Italia e non con la Libia.

 

Perche' gli immigrati in Libia li rispediamo noi, alla faccia di tanti bei principi quali il diritto di asilo. Non si puo' guardare da un altra parte e fare finta di non essere corresponsabili, mi dispiace.

 

In molti casi la domanda di lavoratori immigrati riguarda lavoro "nero": i costruttori ricercano lavoratori non assicurati e non vogliono pagare i contributi; se fossero in regola non li vorrebbero.

 

Quindi se per assurdo non ci fossero immigrati irregolari disposti/obbligati al nero l'edilizia non assumerebbe nessun dipendente in piu' degli attuali occupati regolari? Puo' essere, ma mi sembra strano.

Quello che dico io e' che se uno straniero lavora di gia', ed e' disposto a pagare le tasse ed i contributi e a rispettare le leggi, dovrebbe automaticamente avere il diritto di risiedere in Italia senza aspettare l'ennesima sanatoria ed essere considerato colpevole del reato di immigrazione clandestina. E' meglio per lui, ma e' anche meglio per noi offrirgli un incentivo forte ad integrarsi.

 

Guarda, secondo me negli stati non c'e' proprio nessun valore ideale. Sono entita' utili e necessarie dal punto di vista pratico, lo so benissmo, ma dal punto di vista astrattamente ideale non vedo proprio perche' dovrebbe importarmi piu' dei diritti di un italiano che di un pakistano (mentre per vari motivi ammetto che mi interessano piu' i diritti di chi si trova in Europa che di chi sta in Pakistan). Tra l'altro esiste fortunatamente la libera circolazione europea, quindi dovremmo parlare di Europa e non di Italia in questo caso.

Guarda, sono in difficoltà, perchè i valori ideali vanno sentiti, non spiegati. Se non capisci da solo la differenza fra una nazione ed un condominio non sono capace di spiegartela. Mi sfugge comunque perchè ti importi dei diritti dei Pakistani solo quando arrivano in Italia e non anche quando sono in Pakistan, ma questo è un limite mio.

Quanto all'Europa, molto semplicemente prefersce non occuparsi di questo problema. Non esiste al momento alcuna strategia europea sull'imigrazione. Comunque se e quando ci sarà, dubito che si ispirino al pensiero di Vendola.

Mah, mi pare che negli ultimi anni il numero degli immigrati sul suolo italiano non abbia fatto altro che avvicinarsi (dal basso) alle cifre del resto dell'Europa Occidentale. Per ridurre sotanziosamente il numero di immigrati l'Europa dovrebbe attuare politiche in palese contrasto con alcuni dei suoi principi fondanti, come il rispetto dei diritti umani.

Guarda, i dati sulla popolazione europea li trovi qui:

epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do

Se prendi per esempio l'Italia e la Germania, vedi che mentre la popolazione italiana è aumentata di circa tre milioni di persone dal 2000 al 2010, quella della Germania è rimasta sostanzialmente stabile. Siccome il tasso di natalità dei due paesi è abbastanza simile (8.2/1000) è evidente che a differenza dell'Italia la Germania è riuscita a azzerare l'immigrazione, senza che nesuno l'abbia accusata di non rispettare i diritti umani. A meno che tu ritenga che nessun Pakistano sia interessato ad immigrare in Germania...

Da notare anche che in questo periodo la Germania è cresciuta più dell'Italia, a dispetto di coloro che propalano la semplicistica equazione "più immigrazione = più crescita".

Perche' gli immigrati in Libia li rispediamo noi, alla faccia di tanti bei principi quali il diritto di asilo. Non si puo' guardare da un altra parte e fare finta di non essere corresponsabili, mi dispiace.

A parte che non rispediamo, ma è la Libia che si astiene dallo spedirceli, come ho detto la Libia è membro dell'ONU e siede pure nel consiglio dei diritti umani. É legittimo presumere quindi che il suo rispetto di tali diritti sia impeccabile e il silenzio dell'ONU in merito legittima di perseverare in tale convinzione. In sostanza: non è l'Italia ad essere ipocrita, è l'ONU.

Quanto al diritto di asilo (politico), esso è cosa ben diverso dal "diritto di Ulisse" di cui straparla Vendola. I "migranti" respinti non sono cittadini libici, ma in genere vengono da un altro paese.

É vero che la Libia, non ha firmato la convenzione di Ginevra sui rifugiati, ma basta prendere una cartina geografica. Difficile credere che i migranti arrivino in Libia via mare, visto che da lì salpano per venire da noi. Arrivano via terra. Quello che segue è l’elenco dei Paesi confinanti, e quella fra parentesi è la data, per ciascuno, dell’entrata in vigore della convenzione: Algeria (16 agosto 1992); Ciad (17 novembre 1981); Egitto (20 agosto 1981); Nigeria (21 gennaio 1968); Sudan (23 maggio 1974); e Tunisia (20 maggio 1956). Detto in modo diverso: ammesso e non concesso che il Paese di partenza non abbia aderito alla convenzione, per arrivare in Libia questa gente è, per forza, passata da un altro Paese, dove la convenzione è vigente. Perché non hanno chiesto lì, di essere rifugiati? Avrebbero fatto meno strada e corso meno pericoli.

Quindi se per assurdo non ci fossero immigrati irregolari disposti/obbligati al nero l'edilizia non assumerebbe nessun dipendente in piu' degli attuali occupati regolari? Puo' essere, ma mi sembra strano.

Ovviamente non posso saperlo con certezza, ma sulla base di quale era la situazione anni or sono (quando gli immigrati erano pochissimi) direi che ne assumerebbero meno, in regola e li pagherebbero di più.

 

Quello che dico io e' che se uno straniero lavora di gia', ed e' disposto a pagare le tasse ed i contributi e a rispettare le leggi, dovrebbe automaticamente avere il diritto di risiedere in Italia senza aspettare l'ennesima sanatoria ed essere considerato colpevole del reato di immigrazione clandestina. E' meglio per lui, ma e' anche meglio per noi offrirgli un incentivo forte ad integrarsi.

 

Guarda che già da anni c'è una politica di "flussi" che prevede che i datori di lavoro che intendono assumere un immigrato con tasse e contributi istruiscano una regolare pratica presso la locale Camera di Commercio. Funziona regolarmente ( it.wikipedia.org/wiki/Decreto_flussi ) anche se i numeri non sono quelli auspicati da Vendola. Se invece il clandestino decide di ignorare le nostre leggi e di entrare di nascosto, si è già posto nell'illegalità, ha già dimostrato di non essere "disposto a rispettare le leggi" e non è opportno riconoscergli alcun diritto, salvo quello a essere rimpatriato nel più breve tempo possibile.

 

 

Mah, mi pare che negli ultimi anni il numero degli immigrati sul suolo italiano non abbia fatto altro che avvicinarsi (dal basso) alle cifre del resto dell'Europa Occidentale.

 

Il numero di immigrati recenti in Italia e' superiore a quello di tutti i grandi Paesi europei eccetto la Spagna.  In rapporto alla popolazione credo che l'Italia superi anche gli USA, almeno in alcuni anni.  Per i numeri Eurostat vedi Super-immigrazione italiana....

 

Per ridurre sotanziosamente il numero di immigrati l'Europa dovrebbe attuare politiche in palese contrasto con alcuni dei suoi principi fondanti, come il rispetto dei diritti umani.

 

Non credo proprio. I paesi UE evoluti hanno quasi bloccato l'immigrazione netta in anni recenti, la Germania ha addirittuta un saldo migratorio negativo (vedi ancora Super-immigrazione italiana...).  Anche la Spagna sta drasticamente diminuendo il saldo immigratorio.  Le disfunzionalita' dello Stato italiano in materia di immigrazione sono direi uniche in ambito europeo.

 

Il numero di immigrati recenti in Italia e' superiore a quello di tutti i grandi Paesi europei eccetto la Spagna.  In rapporto alla popolazione credo che l'Italia superi anche gli USA, almeno in alcuni anni.  Per i numeri Eurostat vedi Super-immigrazione italiana....

 

In effetti mi riferivo proprio ai dati che avevi pubblicato tu. Solo che io ho parlato di numeri assoluti (la terza tabella del tuo vecchio post), tu ora parli di flussi. Tra l'altro penso ti fosse gia' stato fatto notare che quei dati non riportano gli immigrati che hanno successivamente ottenuto la cittadinanza. Per comparare i fenomeni migratori sarebbe piu' interessante misurare la percentuale di residenti nati all'estero, a prescindere dalla loro cittadinanza attuale (in Francia ad esempio, ci sono milioni di stranieri naturalizzati non visti dalle tue statistiche).

 

Non credo proprio. I paesi UE evoluti hanno quasi bloccato l'immigrazione netta in anni recenti, la Germania ha addirittuta un saldo migratorio negativo (vedi ancora Super-immigrazione italiana...).  Anche la Spagna sta drasticamente diminuendo il saldo immigratorio. 

 

Magari hai ragione tu, ma puoi spiegarci che politiche hanno adottato?

 

 

Non credo proprio. I paesi UE evoluti hanno quasi bloccato l'immigrazione netta in anni recenti, la Germania ha addirittuta un saldo migratorio negativo (vedi ancora Super-immigrazione italiana...).  Anche la Spagna sta drasticamente diminuendo il saldo immigratorio. 

 

Magari hai ragione tu, ma puoi spiegarci che politiche hanno adottato?

 

Nei Paesi UE evoluti lo Stato funziona, non e' disfunzionale come in Italia.  Come noto Zapatero (NB Zapatero, non la destra) sta spendendo soldi pubblici per incentivare gli immigrati a rimpatriare, e immagino avra' messo un tetto ai visti di ingresso.  Dove lo Stato funziona e' banale impedire l'ingresso di 500-800mila nuovi immigrati all'anno, si tratta di un immigrato circa ogni 100 residenti, solo uno Stato burletta come l'Italia puo' pretendere di non riuscire a controllare questi numeri, solo magistratura e forze dell'ordine disfunzionali possono pretendere di non avere risorse per tenere il fenomeno sotto controllo.

Segnalo che sono cominciati i primi sondaggi.

In questo, la cui attendibilità è ovviamente assai dubbia, Vendola è dato in vantaggio su Bersani in un'ipotetica elezione primaria per il centro sinistra.

Considerando che Vendola è ancora poco conosciuto tra gli elettori nazionali, mi pare per lui  un risultato molto buono.

Intervista a Nichi Vendola: le imprese si fidino di me. Lo stato non deve ostacolarle

E il velleitarismo? Quelle promesse che non fanno i conti con il debito pubblico e segnalano che abbiamo vissuto sopra i nostri mezzi?
Questa è una rappresentazione semplificata e fiabesca. Noi siamo in una condizione disatrosa a causa di politiche liberiste. Artefice è Giulio Tremonti, con qualche corresponsabilità di Padoa-Schioppa. Siamo un paese in cui la politica di contenimento del debito è stata fatta come fuga dalla crescita. ecc ecc

Nulla di nuovo, né di rilevante. Accanto ad ovvie ed indimostrate rivendicazioni di efficacia amministrativa a favore delle imprese - che cosa mai vuoi dichiarare al Sole24ore? - si leggono consuete perle del tipo

 

Questo è un paese socialmente ridisegnato dalla destra per cui il 10% possiede il 50% della ricchezza. È un paese in cui la rendita si è mangiata la ricchezza prodotta dal lavoro. Lì bisogna andare a bussare.

 

Il che, a casa mia, si traduce in più tasse sul capitale, non certo nella precedente dichiarazione che compito dei pubblici poteri non sia di ficcare il naso nel recinto delle imprese. ......

Si aggiungono affermazioni incoerenti con l'azione sul campo, ad esempio rimproverando alla sinistra radicale di essere

 

innamorata del minoritarismo, dell'estetica della sconfitta, della sociologia del dolore

 

e, contemporaneamente, fiancheggiando la FIOM a Pomigliano. Sembra il "maanche" veltroniano, ma più "dde sinistra" .......

Per approdare, risibilmente, a sostenere che

 

Noi siamo in una condizione disatrosa a causa di politiche liberiste

 

il cui artefice sarebbe Giulio Tremonti (con qualche corresponsabilità di Padoa-Schioppa), mostrando ancora una volta di parlare per slogans che nulla hanno a che vedere con una realtà - quella italiota - nella quale la presenza della mano pubblica in economia è così decisiva da far assomigliare questo Paese più al socialismo reale che al modello capitalista.

E, naturalmente, non manca l'attribuzione alle imprese della responsabilità per la situazione di scarsa competitività, che dipenderebbe esclusivamente dal non avere investito in innovazione: c'è anche una parte di verità in queste parole, che però non considerano né le motivazioni di scelte miopi - da parte di alcuni - né il fondamentale tema delle condizioni nelle quali chi fa impresa in Italia si trova ad operare. Guarda caso, proprio perché di politiche liberiste non si trova traccia ....