15012011 sotto il peso del cielo

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Il giorno successivo alla scelta di Mirafiori.

15012011 - sotto il peso del cielo - foto @natàlia castaldi

 

 

 

Centellinare la cadenza dell’accento
perché ti somigli almeno un poco
nell’indugiare delle esse tra le cose del mattino
è come fare un foro al centro dei pensieri
e infilarci il filo per ricucirti ai sogni.

 

Sarà colpa degli anni questa leggerezza vaga

 

nel cervello la capacità di astrazione lenta

 

che sorvola il lago.

 


Oggi il giornale diceva che qualcosa sta cambiando,
che quelli come noi stanno così tanto peggio
da aver capito che perdere tutto
equivale a non perdere più niente.
Dicono sia un dato significativo,
eppure credo che quegli altri abbiano riso
le belle dentature bianche da ricostruzione,
mentre io sorrido ancora con le labbra strette
e il rossetto dolce ogni giorno più maturo

 

come ciliege appese alle speranze di maggio
sotto un cielo fuori tempo che si mangia l’orizzonte.
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Commenti

Ci sono 16 commenti

sara'  il pompetta che convinse lo sfincione a guagadgnar lo scranno

 

 

Adri, non ci ho capito un fico secco! :)

(scappo, mancherò qualche ora, ma se mi spieghi, quando torno rispondo)

ai agri

 

 

(leggetelo foneticamente in italiano, cosi' non rompete i cosidetti sull'"ineffabile-incomprensibile-inaudibile", basta leggerlo ad alta voce con la fonetica dell'italiano)

 

:))))))))))))))))

ma va in xo!

15012011 - sotto il peso del cielo - foto @natàlia castaldi

 

non conosco nulla di quella foto,solo quella precisa rappresentazione di colori,anzi di materia oscura che sovrasta la terra.si dice che non rimane nulla.per poco,rimane il corpo ,questa pianura religiosa in cui si assomma la politica e anche il potere del lavoro.persi per strade delle parole che potevano controllare qualche pulsione negativa-ma pulsione è compromesso come negativa-come rito,dio,religio,stato,eroe,guerra,persi questi spazi culturali,che forse torneranno un tempo,che rimane?la fisica,che ci reclama,il corpo che si tecnicalizza.il sano che diventa malattia e che si opera come servizio.era elettrica,modificabile,revedibile,replicabile in primis.senza il gesto eroico,impossibile in epoca di repliche e di re-replica-rimane il vuoto.non serve l'eroe?forse serve l'esempio allora.in epoca di flusso eterno,di vita atomica come parcellizzata in nano secondi che non dobbiamo perdere,come costruire l'attenzione per l'esempio?una bella dittatura impossibile.una fascinazione panteista non regge alla seconda stagione.il diverso è qui.diverso,opposto,ha altri colori,ci ruba anima e gregge.ruba?forse meglio re distribuisce.siamo pronti?no.troppi anni di pace.o no?

è stata scattata il 15 gennaio verso le 17.30, la vista è quella dello Stretto di Messina sotto un cielo davvero particolare che sembrava rispecchiare il peso dei pensieri, fino a schiacciarli. Serve l'esempio, credo che serva e sì troppi anni di pace... che mi riportano ad un pensiero pasoliniano che qui ti incollo:

“Cos’è successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? La normalità. Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno si presenta come “normale”, privo della eccitazione e dell’emozione degli anni di emergenza. L’uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti.

I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica.”

Pier Paolo Pasolini

io penso come riemann,ma anche altri,che il mentale si sparga in parte per il mondo,e che, anche se soverchiato dal rumore della produzione umana,possa scindersi fino a infiltrare la pelle e ogni sistema di osservazione che abbiamo.sia fisico che umano,come qualche protesi tecnica,tipo web ,iphone e similari.diciamo che mi piace pensarlo.che l'uomo sia hobbesiano non lo metto in dubbio.il guaio che ,trasferita la lotta(lo spazio pubblico ed emerso della politica e della economia oltre che della divisione tra mare e terra)dai campi di battaglia alla wii perchè dobbiamo agitarci oppure alle gru ove gli operai credono di andare in tv per fermare l'operaio cinese,(forse) qualcosa si è perso nel trasferimento.rimane la gekkiana avidità,il bonus di wall street come guerra?rimane questa biosfera economica senza legge,o di legge modificabile e straferibile altrove,di materia economica che chiude apre,divide,usa numeri come armi?queste filosofie pre darwiniane sempre esistite ma velocizzate dalle mille reti che ci percorrono?queste unghie  color sangue che non hanno corpo?dove sono i nemici della mia fabbrica che emigra in serbia?contro chi combatto?per chi imbraccio il click power su fb?pasolini ci manca,ma siamo distanti.ovvio,ogni società vaporosa come questa si deve prima solidificare per poterla maneggiare.sempre che si possa "maneggiare" tanti milioni e miliardi di ego ormai liberati dalla paura della autorità e che non credono in nulla.

In omaggio al suo cognome  e a all'immenso Biagio

Arde 'l mondo

comò un bosco in agosto;

urla nel vento

che zorno e de note la guera;

i òmini i massa so' frali

e trema la tera.

Me, vardo a le stele dei sieli,

ai nuvoli d'oro, ch'el vento disperde,

a l'ultimo verde che

incanta la tera.

eterni xe i munti selesti,

più eterni xe i sieli e i grandi pensieri.

Cô tase i canuni e le bombe

fa tanto silensio sul mondo,

e l'erba continua a fiurî,

seren se dilata el sielo profondo,

el sol torna biondo,

comò duti i di.

Arde 'l mondo Biagio Marin