Centellinare la cadenza dell’accento perché ti somigli almeno un poco nell’indugiare delle esse tra le cose del mattino è come fare un foro al centro dei pensieri e infilarci il filo per ricucirti ai sogni.
Sarà colpa degli anni questa leggerezza vaga
nel cervello la capacità di astrazione lenta
che sorvola il lago.
Oggi il giornale diceva che qualcosa sta cambiando, che quelli come noi stanno così tanto peggio da aver capito che perdere tutto equivale a non perdere più niente. Dicono sia un dato significativo, eppure credo che quegli altri abbiano riso le belle dentature bianche da ricostruzione, mentre io sorrido ancora con le labbra strette e il rossetto dolce ogni giorno più maturo
come ciliege appese alle speranze di maggio sotto un cielo fuori tempo che si mangia l’orizzonte.