In cosa consistono i PACS? Esistono diverse proposte di legge che, in sostanza, si propongono di regolare l'estensione a coppie che non vogliono sposarsi alcuni degli effetti civilistici del matrimonio. Per esempio si vogliono estendere alle coppie di fatto alcune norme sulla successione ereditaria, la reversibilità della pensione, il diritto di assistenza in caso di malattia, il diritto di successione al contratto di locazione, e così via. Alcuni propongono di includervi il diritto ad adottare. Infine, oggetto di dibattito acceso è la possibilità di stipulare i patti fra omosessuali.
Molte di queste proposte sembrano ragionevoli. Perché la chiesa è contraria ad esse? Il Vaticano vuole che il matrimonio sia l'unica forma di unione fra persone che si amano e vogliono convivere. Ma per un credente, il matrimonio è innanzitutto un sacramento, simbolo e strumento della grazia divina che dona l'amore agli sposi. Ma l'amore che c'entra con l'eredità, la reversibilità delle pensioni, e altri simili cavilli? Credo che il dubbio sorga dal fatto che sia il matrimonio religioso che quello civile hanno comuni motivazioni antropologico-sociali.
In quanto segue quindi, parlerò di "matrimonio" senza distinguere fra quello civile e quello religioso, salvo menzione specifica. Voglio riflettere su quale sia il ruolo del matrimonio, quali inefficienze cerchi di correggere questo rapporto giuridico specialissimo nella sua difficile solubilità e nei diritti di cui gode (alcuni dei quali non contrattabili ordinariamente fra le parti), e nei vincoli alla sua stipulazione che è possibile solo fra persone di sesso diverso. E con questo, riflettere sull' opportunità o meno di introdurre ed estendere alcuni aspetti legali del matrimonio alle coppie di fatto.
Si tratta di un problema difficile, anche perché alcuni degli effetti civili del matrimonio sono sin d'ora contrattabili, almeno in parte, anche fra persone che altrimenti non avrebbero il diritto di sposarsi. Per esempio il diritto all'assistenza e la delega di compiere decisioni in caso di incapacità può essere conferito con una procura notarile. Con il testamento volontario chi non è sposato può lasciare in eredità il suo patrimonio a chiunque voglia (salva la quota legittima destinata ai figli). Il contratto di locazione può essere firmato congiuntamente da più locatari. Certo, il matrimonio semplifica ed unifica in un unico atto tutta una serie di effetti di natura diversa, ma dubito che il costo del matrimonio, e soprattutto della sua difficile risoluzione bastino a giustificare questo guadagno di efficienza. Un notaio creativo poi potrebbe combinare vari contratti in un unico modulo prestampato. Non sono nemmeno chiare le cause dell'esclusività del matrimonio riguardanti alcuni aspetti economico-finanziari, come la reversibilità della pensione nei confronti del coniuge.
Il lettore avrà già avanzato la seguente ipotesi: è possibile che il ruolo fondamentale del matrimonio sia, sostanzialmente, quello di tutelare la prole. Ruolo motivabile come segue: la natura ha stabilito che i bambini si fanno usando un uomo ed una donna; pertanto, si potrebbe concludere, i bambini devono essere anche educati e cresciuti da queste due figure genitoriali. Attenzione speciale va quindi data ai bambini dati in adozione: essendo questi di "proprietà" dello stato, lo stato deve cercare di affidarli alla migliore istituzione familiare possibile.
Questa ipotesi spiegherebbe l'indissolubilità del matrimonio religioso, e la difficile solubilità di quello civile: si vuole fare chiarezza sul chi debba crescere i figli, disincentivare la procreazione fra coppie instabili; se il bimbo ha bisogno di mamma e papà per crescere bene, meglio con mamma e papà assieme, anche se litigano e si azzuffano. E spiega anche le altre restrizioni alla sua stipulazione, come il divieto di matrimonio fra parenti stretti, essendo alto il rischio di degradazione genetica per i figli di persone di stretta parentela. Gli altri vantaggi economico-sociali fungerebbero da incentivo, da premio dato a chi sceglie questa soluzione piuttosto che la convivenza.
Ho diversi dubbi sui fondamenti di questo ragionamento, dubbi derivanti dalle seguenti considerazioni.
- Comincio con la considerazione più debole. Innanzitutto, non trovo opportuno usare considerazioni evoluzionistiche per dedurre alcunché riguardo l'efficienza della famiglia tradizionale come luogo educativo per la prole. La selezione naturale ha stabilito un meccanismo riproduttivo che necessita di persone di sesso opposto, ma poco sappiamo sull'efficienza di tale meccanismo (se l'evoluzione convergesse all'ottimo non vincolato avremmo tutti delle ruote estraibili dai piedi). Questa motivazione è debole perché, da un punto di vista evolutivo, i genitori naturali sono quelli che hanno l'interesse maggiore al bene della prole, che è responsabile di replicare il materiale genetico familiare. Si potrebbe discutere a lungo su questo; voglio solo qui constatare che in diverse culture la monogamia non sempre si traduce nel modello educativo per noi tradizionale. Nemmeno nel mondo occidentale, come sostengo nel punto seguente.
- La tipologia familiare cara al Vaticano è quella della famiglia mononucleare, con mamma, papà, maschietto e femminuccia. Una tipologia molto popolare, ma che è sempre coesistita assieme ad altre forme di convivenza familiare. Anzi mi azzardo a dire che questo tipo di famiglia ha avuto il suo picco di popolarità solo dopo gli anni Cinquanta, e sta ora progressivamente scomparendo. Negli anni Cinquanta credo l'istituzione del matrimonio avesse un senso preciso: la moglie, per rinunciare alla propria indipendenza economica e dedicarsi ai figli, riceveva in campio la promessa del sostentamento perenne da parte del marito. La specializzazione dei compiti familiari si sorreggeva grazie all'indissolubilità, una motivazione che non regge nella società contemporanea. Ma anche se fosse giustificabile, questo non dice che la famiglia tradizionale possa essere l'unico modello educativo possibile.
In precedenza i bambini crescevano con famiglie estese, nonni, zii, cugini... I papà morivano in guerra ed emigravano per lavorare in miniera (magari tornando una volta all'anno per fare un altro contratto con la cicogna), o di malattia lasciando la moglie con altri familiari; insomma, i bambini crescevano con molte figure materne, e la figura paterna non era sempre il papà: era lo zio, il nonno, il parroco... Le famiglie con due figure genitoriali saranno magari state la maggioranza, ma esistevano tante altre e diverse forme di vita familiare; oggi il Vaticano pretende di insegnarci che il disfacimento del modello vigente durante gli anni Cinquanta porterà alla catastrofe sociale. Ma quel modello di famiglia credo non fosse popolare nemmeno ai tempi di Gesù, se la mia stima dei tassi di mortalità attorno all'anno zero è accurata anche solo a metà. L'idea di famiglia del Vaticano temo si stia sfaldando perché non è mai esistita, o è esistita per un periodo molto limitato. E secondo me la storia dimostra che non è necessariamente uno svantaggio (o un vantaggio) per i bimbi. - Che piaccia o meno, si fa sesso anche (per molti: soprattutto) fuori dal matrimonio. Se è tanto importante proteggere i bambini, perché non pensare a proteggere anche quelli nati fuori dal matrimonio? Certo, il codice civile equipara i diritti dei figli "naturali" a quelli dei figli nati da una coppia sposata, ma non è questo il punto. Se il fondamento dell'esistenza ed indissolubilità del matrimonio è dare ai bambini una mamma ed un papà stabili, non sarebbe opportuno togliere i bambini alle ragazze madri per affidarli ad una coppia in adozione? Certo, la mamma naturale anche da sola è meglio di una coppia di estranei. Ma allora cade il principio della necessità di due figure genitoriali di sesso opposto! Insomma da che mondo è mondo la gente ha fatto figli dentro e fuori del matrimonio. Gli incentivi a procreare solo nel matrimonio sembrano essere poco efficaci; ha senso continuare a punire e penalizzare chi fa figli al di fuori del matrimonio o occorre semmai pensare a come fornire protezione legale a tutti i bambini, chiunque siano i loro genitori?
- Assodato che lo stato poco possa fare per impedire rapporti sessuali fra cittadini consenzienti, può però adottare la sua idea di ideale educativo con i bimbi che sono di sua responsabilità: quelli adottabili. Di qui il divieto di matrimonio fra gay. Il paradosso è che così facendo ci si contrappone proprio a chi ha più cara la stessa idea di famiglia. Mi spiego. La fedeltà, indissolubilità, l'unione "ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole" sono concetti condivisi dagli omosessuali che desiderano l'istituzione del matrimonio fra gay. Per questo è importante per loro la possibilità di adottare. Ed è altrettanto importante impedirglielo per chi pensa che i bambini vadano cresciuti da una coppia mista. Ma nessuno può impedire ai gay di procreare con il metodo consueto: per esempio una lesbica può farsi inseminare (artificialmente o meno). Quindi anche vietando ai gay l'adozione, i PACS permettono di fatto la creazione di famiglie mononucleari con genitori omosessuali. Di qui la contrarietà assoluta del Vaticano ai patti civili fra gay: il modello di famiglia della chiesa prevede anche che i genitori debbano essere di sesso diverso. E se i PACS sono vietati ai gay, molti sostengono, perché permetterli alle coppie eterosessuali? Non possono gia queste, in fin dei conti, sposarsi?
- No, non vogliono sposarsi, per vari motivi, per esempio a causa dell'indissolubilità, o perlomeno della difficile e costosa solubilità del matrimonio. Anche se la psicologia familiare non è il mio campo, un po' di cose le ho lette. Molti psicologi (cfr. per esempio Marcello Bernardi in "Gli imperfetti genitori", ma anche altri) ritengono il matrimonio una pessima istituzione dal punto di vista delle dinamiche psicologiche familiari. Il matrimonio induce incentivi perversi, porta spesso uno dei membri della coppia a dipendere completamente dall'altro; a volte la specializzazione funziona, a volte no. Meglio sarebbe, secondo queste teorie, istituire delle tipologie contrattuali rinnovabili tacitamente, per esempio ogni decina d'anni, estendendone la durata automaticamente nel caso la coppia decidesse di aver figli.
Queste considerazioni mi portano ad una conclusione che non farà contento nessuno. È un po' utopistica e radicale, ma la butto lo stesso, in questo sito ci siamo abituati: aboliamo il matrimonio. Quello civile, intendo. Il matrimonio come sacramento rimane monopolio della chiesa, o, meglio, delle chiese. Nessuno vuole impedire ai giovani di belle speranze di scambiarsi sull'altare promesse vacue in vestiti bizzarri. Ma perché confondere questo con gli effetti economico-sociali del matrimonio? Date le considerazioni sopra elencate, non riesco a vedere quali aspetti del matrimonio siano meritevoli di tutela legale. Come ho già detto, molti degli effetti civili del matrimonio sono sin d'ora possibile oggetto di contrattazione fra persone fisiche. Gli altri effetti costituiscono un privilegio ingiustificato per le coppie sposate che generano pochi incentivi ad evitare la procreazione more uxorio. Ed infine, non è secondo me per nulla ovvia la necessità per un bambino di avere due figure genitoriali, di sesso diverso, e di costringerle a convivere a tutti i costi.
Se davvero esistono alcuni aspetti contrattuali del matrimonio che hanno il compito di proteggere i figli, occorre pensare a quali siano, e così stabilire una tipologia contrattuale stipulabile davanti ad un notaio, o in comune. La famiglia si dissolverebbe? Non credo, alla gente come ho detto piace promettersi amore infinito. Ma l'amore che c'entra con l'eredità, la reversibilità delle pensioni, e altri simili cavilli? Questa era una delle domande poste all'inizio, la cui risposta spero sia ora più chiara.
Le considerazioni, cfr. supra, di Andrea Moro mi sembrano affatto condivisibili.
Un ulteriore elemento di riflessione. A che cosa esattamente si deve l'interesse degli stati e dei loro servitori, i governi, alla procreazione? Hanno bisogno di piu' sudditi? Perche' non si lascia che la gente faccia quel che le pare in materia? Dopo tutto, quasi tutti sono d'accordo che riprodursi o meno e' questione privata. "Quasi" tutti perche' dalle politiche del cav. Mussolini Benito ("il numero e' potenza", le medaglie alle mamme, etc.) alle politiche espresse dei governi francesi degli ultimi sette decenni (gli "assegni familiari", les "allocations" etc.) i governi sono sempre sfaticati a far fare figli, dando incentivi positivi a chi ne fa di piu' e punendo chi non ne fa.
Ora vi sono considerazioni morali, assai solide a mio avviso, per dire che e' un dovere non far figli, mai con nessuno. Per chi sia interessati a tali arcanii argomenti consilgio i lavori di David Benatar (Uct) riassunte nel volume
edito presso Oxford University Press nel 2006, facilmente reperibile sia su Barnes che su Amazon. Ma anche a prescindere dovrebbe essere evidente che vi sia una questione di liberta' individuale che si dovrebbe lasciare sola e tranquilla.
Per la cronaca, a mia conoscneza vi e' un solo paese in cui *non* vi e' alcuna istituzione di matrimonio civile, ed e' lo stato di Israele (i motivi sono davvero sepolti nella sua storia) e non so se sia un esempio imitabile in paesi come l'Italia che subiscono la continua invadenza di vari personaggi ecclesiastici che insistono a sostenere la bizzarra visione che visto che cio' che essi pensano e' moralmente obbligatorio (suppongo cio' derivi per i cattolici dall'accettare la dottrina del "magistero" ecclesiale in materie morali e non di fede) per i credenti essi abbiano il diritto/dovere di imporlo per legge a tutti inclusi i "credenti" di altre congregazioni e persino a chi direttamente rifiuta le loro dottrine (i musulmani, i buddhisti, i mormoni, gli atei, i miscredenti, gli agnostici, gli spinozisti....).
Il governo attuale e' composto di molti cattolici e di svariati personaggi che, non si sa bene perche', continuano a professare grande "rispetto" per le posizioni di uno stato straniero, una monarchia assoluta attualmente sottoposta agli ordini di un tedesco, le cui procedure di elezione sono quanto meno oscure.
Sulla questione del matrimonio degli omosessuali, non si capisce bene dove sia il problema. SE esiste perche' non si prova per, diciamo, 50 anni a lasciare che ognuno sposi chi gli pare, e vediamo se dopo il periodo di prova si ha o meno il previsto crollo della famiglia.
Per chi di voi e' vecchio abbastanza, il sottoscritto ascolto' nel lontano 1974 tal Fanfani Amintore, economista e politico di spicco, affermare in tutta serieta' che si arrivava a legalizzare il divorzio la maggioranza delle mogli sarebbe scappata con varie sgualdrine lesbiche. La "profezia" ha piu' o meno la stessa affidabilita' delle profezie di Mago Otelma, di Vanna Marchi e simili figuri. Ma, e ero io in platea, fu accolta dal rumoroso sostegno di molte migliaia di persone.
palma, se ricordo bene Fanfani disse che gli uomini sarebbero scappati con le cameriere (e non con delle sgualdrine lesbiche). Non che cambi molto la sostanza, ma il connotato classista della frase originale la rende ancora più patetica.
> Per la cronaca, a mia conoscneza vi e' un solo paese in cui *non* vi e' alcuna istituzione di matrimonio civile, ed e' lo stato di Israele
Sempre per la cronaca, in Israele i matrimoni civili celebrati all'estero sono riconosciuti, anche quelli tra coppie gay.
> il sottoscritto ascolto' nel lontano 1974 tal Fanfani Amintore, economista e politico di spicco, affermare in tutta serieta' che si arrivava a legalizzare il divorzio la maggioranza delle mogli sarebbe scappata con varie sgualdrine lesbiche. [...] Ma, e ero io in platea, fu accolta dal rumoroso sostegno di molte migliaia di persone.
Essere contrari o meno al divorzio è una scelta personale che riguarda solo gli interessati. Il problema inizia quando comincia ad occuparsene lo stato, che per forza di cose impone un unico codice morale a tutti. L'unica soluzione è l'uscita completa dello stato da tutto ciò che attualmente è connesso col matrimonio.
Veramente i governi si sono "sfaticati" anche a NON far fare figli... in Cina per esempio questo è avvenuto anche con sistemi disumani.
Assolutamente d'accordo sul fatto che riprodursi o meno dovrebbe essere questione privata. Le esternalitá di decisioni sbagliate, peró, sembrano evidenti. Allora non riesco a vedere nulla di male in governi che cercano (naturalmente rispettando i diritti umani) di intervenire: dall'educazione sessuale ad alcuni incentivi finanziari (naturalmente diversi dal bonus bebé del governo italiano che incentivo non è stato).