Cominciamo da quello di BS, sul quale c'è meno da commentare perché nemmeno fa finta di dire delle novità. Tutto il contrario
I valori del centrodestra non sono cambiati: Berlusconi ha riletto
alcuni passi del primo discorso politico del 1994 consegnandone poi la
copia alla Brambilla. «Il nostro governo ha ben operato e ci
apprestiamo a completare l’opera nei prossimi cinque anni».
Fine della storia, perché non poteva essere altrimenti. Nulla è cambiato in FI, né nel centro-destra in generale, durante questi due anni: non è il caso di aspettarsi nulla di differente dal passato. Avremo, se possibile, un maggior populismo, un'accresciuta invadenza nelle attività della magistratura, ed una più accentuata vena corporativista (quelli con i calzini a pois la chiamano "colbertista") in economia: peronismo, in una sola parola.
Molti si sono eccitati per la creazione del PdL, come se ad esso sottendesse chissà quale disegno strategico di cambiamento. Niente di tutto questo: la grandezza di BS è sempre stata quella di trasformare le risposte a difficoltà tattiche in scelte strategiche. La discesa in politica del 1993 tale fu, come prima lo era stata l'alleanza con Craxi in difesa del monopolio sulla TV privata. Ora si trovava davanti ad un rischio inatteso: il PD che andava da solo e la permanenza della legge elettorale da lui voluta rischiavano, a sentire i sondaggi, di creare una situazione paradossale. La seguente: il PD partito di maggioranza relativa, magari per un pelo, rispetto a FI, con un centro sinistra che perdeva 43-57 nel computo totale dei voti rispetto al centro-destra. Questo avrebbe implicato un incarico a VW, e BS sarebbe stato crocefisso dai suoi. Soluzione, inventarsi il nuovo partito unitario, che è solo la coalizione elettorale di FI ed AN, ma che dovrebbe senz'altro prevalere sul PD nel computo dei voti.
Ma questa scelta tattica ha rilievo strategico, e BS se ne è reso immediatamente conto. Il rilievo strategico è dovuto all'età di BS: se vince anche questa volta, cosa che sembra altamente probabile, questo è l'ultimo giro in giostra. Fra cinque anni, se le affollate passeggiate nei parchi delle sue ville l'hanno lasciato ancora fra di noi, può al più puntare al Quirinale. Dove il fido Fini sarà ben felice di eleggerlo in cambio del passaggio di consegne nel PdL. Qui sta la rilevanza strategica della scelta fatta da BS in questi giorni: a meno che il PdL non perda le elezioni, esso diventerà fra cinque anni il partito di Gianfranco Fini. Quelli che stavano sognando di occupare FI e farne un partito liberale sono serviti: il peron nazionale ha già trovato il suo successore, e viene dalla scuola di benito.
Veniamo al discorso di VW, ambizioso in tutto, persino nella coreografia e nella scelta del luogo. Risultato: un'autentica pagliacciata che fa il verso ad Obama fin dalle prime parole (“Cominciare da qui, da questa piazza, .." "Ten months ago, I stood on the steps of the Old State Capitol in
Springfield, Ill., and began an unlikely journey to change America.") e continua poi in un crescendo che finisce per essere farsa ("E’ per questo che io mi candido. Non per ricoprire una carica. [...] Facciamo un Paese grande e lieve."). Ma qualche pubblicitario che possa far di meglio che tradurre gli slogans di Gore ed Obama, al PD non ce l'hanno?
L'intera operazione VW è puro maquillage, si sapeva. Diranno alcuni: a sentire voi di nFA anche Obama lo è, quindi cosa c'è di male? C'è di male che occorre stare attenti con le parole. Obama, dicono in molti, è una scatola vuota. Però è una scatola vuota con una posizione precisa e coerente su Irak e Medio Oriente, con l'intenzione d'aumentare le tasse a chi guadagna più di 250mila dollari all'anno, con un piano di riforma sanitaria ben definito, e via elencando. Molte di queste cose non mi piacciono per nulla (indovinate quali!) ma lui non le nasconde proprio. VW, invece, è questo discorso qua: una sequenza stomacante di soundbites buonisti, punteggiati dalle solite scenette neo-realiste sui partigiani e sull'Italia operosa che lavora. Uno con una biografia così, dovrebbe lavarsi la bocca con il perborato prima di parlare di partigiani e fabbriche; se questo è il nuovo che avanza, spostatevi ed attenti agli schizzi.
Il maquillage, poi, occorre metterlo su facce che lo reggano. Obama si presenta come un outsider: lo è. Infatti l'espressione "scatola vuota" si riferisce molto di più a questo fatto ed alla sua relativamente corta esperienza politica (in relazione a quelle di Clinton e McCain) che non al fatto che l'uomo non dica cosa intende fare. BO non è andato alle Frattocchie a 16 anni, ma ha studiato e lavorato per qualche decennio in più. Sino al 1997 ha fatto l'avvocato ed il professore universitario, ed è a Washington come senatore solo da 4 anni. VW era in direzione nazionale della FGCI ai miei tempi, ossia 32 anni fa! Già allora era funzionario di partito e, nonostante le sue false promesse, continua ad esserlo. Non solo: se BO andrà alla Casa Bianca, si porterà appresso un esercito di gente completamente nuova, totalmente estranea al sistema di potere di Washington-DC. Se VW si trasferisce dal Campidoglio al Quirinale, lo farà in compagnia di un esercito di professionisti della politica che girano nei palazzi romani da 30-40 anni, alla guida dei quali starà Goffredo Bettini, l'"A Frà, che te serve?" della sinistra italiana! Cambiamento? Gimmeabreak!
Ma c'è il programma, ed il guru di VW ce ne anticipa, in contemporanea, i contenuti principali.
In prima fila ci sarà il programma economico, in corso di avanzata
stesura da parte d'un ristretto gruppo di competenti che si valgono di
qualificati contributi: Morando, che guida l'équipe, Boeri, Visco,
Bersani ed altri ancora. Si sa fin d'ora che le liberalizzazioni vi
avranno ampio spazio. Il rifinanziamento dei salari e del potere
d'acquisto dei redditi bassi e medi altrettanto. L'incremento di
produttività e di competitività delle imprese.
Il nuovo "welfare" configurato per bilanciare la flessibilità del
lavoro. Nel complesso la parte redistributiva del programma economico
avrà come base i provvedimenti già predisposti da Prodi, Padoa-Schioppa
e Visco nell'ultima fase di quel governo prima della crisi, con in più
interventi di detassazione e di riduzione della pressione fiscale.
Sulla questione salari, che è cosa seria, ci torneremo a giorni Pierangelo de Pace ed io in un Ex-Kathedra, ma non posso non notare la chicca: questi si propongono di "rifinanziare i salari" a colpi di tasse sui profitti e le famose rendite ... vogliamo scommettere che quando lo leggeremo scopriremo un altro esercizio di aria fritta sul modello superfisso?
Alla luce di quanto detto e memore di un post precedente, qualcuno si chiederà (molti l'han già fatto) perché mai suggerisco (pacatamente, molto, molto pacatamente) di votare CdL invece di astenersi, votare scheda bianca, o costruire un altro partito. La risposta è semplice: non ho nulla contro quelli che si astengono o votano scheda bianca, io infatti mi astengo da 25 anni. Se vivessi vicino ai seggi voterei scheda bianca.
Fare un partito mi sembra oggi esercizio folle, quindi l'unica cosa possibile è auspicare che a forza di scossoni, sconfitte ed incazzature, uno dei due esistenti cambi; lavorando nel contempo perché cambi anche la cultura della classe dirigente italiana. Cambiare un partito vuol dire anzitutto cambiarne i capi, mandare a casa quelli che ci sono e sostituirli con altri, possibilmente non quelli nascosti nelle officine provinciali del partito medesimo. Questa ultima osservazione meriterebbe una riflessione più lunga sul perché il partito organizzato all'italiana, il partito di professionisti, impedisca il ricambio anche a fronte delle sconfitte; ricambio invece possibile con i partiti-opinione, all'americana se volete. Ma è discorso complicato e ci vorrebbe ElBrusco per farlo bene, quindi tralascio. Il punto importante da capire è che le classi dirigenti dei partiti cambiano solo a forza: l'unica forza che le fa cambiare è la sconfitta.
Ma non una sconfitta di misura, una sconfitta disastrosa. L'Italia è il paese delle sconfitte di misura, in cui dopo ogni elezione hanno vinto tutti. Le elezioni del 2006 hanno visto l'apoteosi di questa insalubre, fra le tante, tradizione nazionale. Infatti, l'intero gruppo dirigente della destra "sconfitta-si-fa-per-dire" è pronto a ritornare al governo: la "sconfitta" di BS&Co non è servita a nulla, anzi ha rinforzato gli aspetti negativi della destra italiana.
Ora, chiedetevi, vi è forse una qualche probabilità che BS&Co perdano alla grande nelle prossime elezioni? Not a chance! Forse si suicida finalmente Casini, ho già acceso un cero, ed assieme a lui una serie di altri pagliacci piccoli, tipo Storace, Tabacci o Mastella (Dini no, Dini ha già traslocato per la terza volta, bestiale!). Ma è probabile che, all'ultimo minuto, corrano tutti a cuccia dal padrone per salvare lo scragno. Bossi lo ha già fatto, accettando di diventare il partito-circo del lombardo-veneto. Insomma, per la destra la vedo male: è probabile che vinca e governeranno quelli di sempre sulla base di politiche peroniste. Le minoranze liberali e riformiste del PdL si preparino ad altri cinque anni in cui conteranno come il due di coppe quando la briscola è a bastoni.
L'unica che può perdere, e perdere alla grande, è la sinistra, in particolare il PD. Magari si schianta per sempre, altri due ceri accesi, quel nemico dei lavoratori che è Franco Bertinotti con la sua corte di fighetti frequentatori dei palazzi romani, ma non farà molta differenza. Il comunismo-fighettismo è un virus sempre giovane ed invadente: un 5-10% delle menti degli italiani ne è infettato, e continuerà ad esserlo per parecchi anni. Fino a quando non andrà in pensione (vantaggi obliqui del pensionamento anticipato) un'intera generazione d'insegnanti liceali ed universitari che, novelli untori, infettano le giovani menti di panzane comuniste, sul recupero di quel 5-10% non si può contare.
In questo momento, quindi, occorre contare su quella fetta di popolo del PD che sembra credere all'idea di fare come in Amerika e che forse (forse, molto forse) se perdono le elezioni (e le perdono alla grande) potrebbe assaltare il quartier generale. Proprio tutto il quartier generale, tutta la cupola casp(t)osa: da Rutelli a VW, da D'Alema a Bianco, dalla Binetti alla Melandri, da Morando a Bassolino, da Fassino a Franceschini. Via tutti, si ricomincia da quelli appena iscritti o da quelli che son fuori e che, se la cast(p)a uscisse dal PD, sarebbero forse disposti a venirci dentro. Oppure escono loro dal PD: quel 40% che votava con MM chiedendo le dimissioni di Bassolino esce e si trova a metà strada con quelli che, tentando nei cinque anni a venire di fare i liberali nel PdL, si stancheranno di contare come il due di coppe quando la briscola è a bastoni.
Mi rendo conto, son fantasie. Ma son fantasie anche quelle di Francesco sul Corriere, che si aspetta un accordo sui contenuti delle riforme liberali da parte di questa classe politica. Gli uomini contano, e questa casta non farà mai le riforme che continuiamo a sognare. Questa casta tirerà a campare, non sa far altro e non può far altro. O salta la casta, o ciccia: mettetevelo in testa e smettete di tubarci, tubandoci non si ottiene nulla e si finisce cooptati, ben che vada.
Perché ci sia un 1% di probabilità che le fantasie si realizzino, comunque, il PD di VW deve perdere brutalmente le prossime elezioni ... come d'altra parte merita: non scordatevi che ha Prodi come presidente.
Per questo bisogna votare CdL, per far perdere di brutto il PD di VW, Prodi e D'Alema. Nella speranza che smetta di essere il PD di VW&Co e diventi il PD di quelli che pensano che gente come me dovrebbe essere nel PD.
Ieri ci sono state, a Venezia, le "primarie locali" del PD.
La partecipazione è stata di poco inferiore a quella di ottobre (dove avevano votato in 15.000 persone in un Comune di 275.000 abitanti, neonati inclusi). Gli eletti negli organi comunali e provinciali, ed anche nei direttivi di circolo di quartiere, saranno rigorosamente al 50% tra uomini e donne. Una forzatura antidemocratica, (visto che presumibilmente una donna verrà eletta con molte meno preferenze di un uomo) ma unico sistema per fare in modo che le donne possano coprire l'incredibile gap che esiste, nella politica come in altri settori (a proposito, quante sono le lettrici di Noise?) tra i due generi.
Hanno votato anche gli extracomunitari, e tanti. Quelli famosi non difesi dai sindacati, che lavorano, come ricorda Michele, per la metà della paga sindacale, il famoso ultimo decile della scala sociale. La legge non consente loro di votare, ma alle primarie del PD possono farlo, ed hanno partecipato in molti. Un becero sistema per abbindolare i cingalesi? Può darsi, ma non credo. Credo invece che sia stata la prova di una concreta volontà di integrazione da parte "nostra" e da parte "loro".
Dobbiamo mandare a mare Veltroni, Prodi, Morando? Si, può darsi, ma non è che facendo vincere Berlusconi e soci daremo il governo nelle mani di francescani e trappisti. Son ben casta, anzi, ultra casta, anche loro. E per gli amici cingalesi non sarà certo un gran vantaggio.