Sui conti pubblici messi in sicurezza e lo spread sul debito.
Il debito pubblico italiano è abbondantemente maggiore del PIL, per cui cento punti base di variazione del tasso d'interesse che su tale debito paghiamo (causati da un aumento dello spread) equivalgono a più di un punto percentuale di PIL. Poiché, infine, il PIL italiano è di circa 1.500 miliardi di euro, è facile moltiplicare questo numero per 1 percento ed ottenere circa 15 miliardi di risparmi andati in fumo a causa dell'aumento dello spread sul debito pubblico italiano. E, lo ripetiamo, mentre il tasso di base dipende sostanzialmente dalle azioni di politica monetaria della BCE, gli spread nazionali dipendono sostanzialmente dalla serietà e affidabilità della politica fiscale e di spesa pubblica d'ogni singolo paese. Quest'ultima, a partire dalla primavera del 2008, in Italia l'ha controllata in prima persona Giulio Tremonti. In soldoni: se Giulio Tremonti, il preveggente ministro che Gianni Riotta ha nominato uomo dell'anno per le sue miracolose capacità di gestione economica, avesse davvero visto la crisi arrivare e ne avesse davvero previste le conseguenze e avesse davvero guidato l'economia in salvo, allora egli avrebbe cominciato a tagliare la spesa pubblica immediatamente dopo aver ottenuto l'incarico di ministro dell'Economia, ossia nella primavera del 2008 - come peraltro noi ed altri poveri tonti andavamo consigliando. Se così avesse fatto, si sarebbe garantito un saldo primario positivo sia nel 2009 che nel 2010, il che avrebbe davvero posto le finanze pubbliche italiane in ''sicurezza'', come egli ama dire, e avrebbe limitato o annullato la crescita dello spread; ricordiamo che alla caduta del governo Prodi lo spread era attorno ai 40, e comunque ben sotto i 50, punti base. Al 1 novembre 2010, lo spread del BTP biennale (decennale, trentennale) sul BUND tedesco d'uguale maturità viaggia a 97 (143, 182) punti base. Diciamo una differenza media di 120-150 punti che si traducono in un costo addizionale del debito pubblico pari a circa l'1,2-1,5% del suo ammontare. Quest'ultimo, ricordiamolo, è superiore ai 1800 miliardi di euro: fanno 22-27 miliardi di euro all'anno d'interessi da pagare in più, signor Tremonti! Sa come si pagano questi interessi in più? Si pagano con le tasse estratte dalle tasche dei cittadini ogni anno, signor Tremonti. O non dicevate che non avreste messo le mani in tasca agli italiani? E queste cosa sono, signor Tremonti, se non mani rapaci che frugano nelle tasche dei contribuenti italiani per estrarvi una media di 25 miliardi di euro in più all'anno a causa del fatto che lei, il grande previsore, non aveva capito nulla della crisi, non aveva previsto un bel nulla di cosa avrebbe provocato, non aveva messo in sicurezza nient'altro che la sua carriera politica e s'è, di conseguenza, fatto trovare completamente impreparato dalla crisi del debito europeo?
Sulla manovra dell'estate 2010.
Quando i mercati finanziari mondiali, ed europei in particolare, sono entrati in fibrillazione una seconda volta, a cavallo fra il 2009 ed il 2010, Voltremont si è accorto, con colpevole ritardo, che il deficit pubblico italiano aveva bisogno di un'energica tosatura. Dopo che Spagna e Portogallo si erano già mossi, di fronte alla crisi "greca", anche Via XX Settembre ha finalmente detto la sua promettendo una riduzione del deficit pubblico pari a 26 miliardi di euro su due anni (2011 e 2012). Più che di scelte autonome di politica del risanamento, si tratta quindi di mosse forzate dalla situazione finanziaria internazionale. Notiamo anzitutto l'entità della manovra, pari a circa 13 miliardi per anno. Il lettore ricorderà che il solo aumento dello spread sui titoli tedeschi e francesi ci costa, in interessi pagati annualmente, una cifra superiore! Insomma, se l'uomo dell'anno avesse fatto il suo dovere quand'era ora, la manovra non sarebbe stata per niente necessaria, anzi si sarebbe "fatta da sola". Non male come esempio concreto d'insipienza economica e politica dalle costose conseguenze per le tasche dei cittadini, no? Sarebbe carino che Voltremont, o uno dei suoi Mangiamorte, riuscisse a trovare anche un solo altro italiano che, in prima persona e per propria mancanza di competenza, sia riuscito a causare un tale gigantesco salasso al portafoglio dei suoi concittadini.
Ma veniamo dunque alla manovra vera e propria. Come tutti sanno Voltremont l'ha sbandierata come la versione italiana di "lacrime e sangue", come il grande taglio della spesa che servirà a mettere in sesto il paese per sempre ed "in sicurezza" i conti pubblici. Sì, aveva detto d'averlo fatto anche l'anno prima e quello prima ancora, ma ha deciso evidentemente che non c'è due senza tre. La realtà è che la manovra non diminuisce le spese complessive ma, più propriamente, le aumenta meno di quanto il Tremonti stesso avesse promesso, mentre si sono aumentate le imposte molto di più di quanto si abbia il coraggio di ammettere.
Sulle previsioni di pareggio del bilancio.
Almeno un altro trucco, però, va menzionato. Come tutti sanno, deficit, debito e tutto il resto sono sempre stabiliti in rapporto al PIL nominale. Un modo, quindi, per ridurre il debito e il deficit in rapporto al PIL, e far sembrare che tutto vada per il meglio nel migliore dei mondi possibili, è far finta che il denominatore sarà più grande di quanto sia ragionevole pensare che possa essere. Anche questa, come quella delle spese tendenziali di cui parla Baldassarri, è un'antica pratica democristian-craxiana: se andate a leggervi le finanziarie dei ruggenti anni `80 e dell'inizio anni `90 (prima che la baracca crollasse fragorosamente al suolo) vi troverete previsioni fantastiche ad ogni finale d'anno, che venivano poi regolarmente smentite dal consuntivo e rilanciate, con interessi, nella nuova finanziaria. Via così, per più di un decennio, fino al patatrac del 1992. Da quando Voltremont (che in quegli anni si faceva le unghie apprendendo come fare il gioco delle tre carte con i conti dello stato da maestri quali Franco Reviglio e Rino Formica) ha cominciato a comandare per davvero a Via XX Settembre (ossia, dal 2001) quell'onorata pratica è ritornata di moda. Ecco quindi che, nelle "previsioni" del ministero del Tesoro, il PIL nominale del 2011 sarà del 3,8% maggiore che nel 2010, per una crescita reale del 2% circa, mentre nel 2012 andrà ancora meglio con un più 3,9%! Cosa daremmo per poter ascoltare le risate che si facevano alla Direzione Generale mentre s'inventavano questi numeri, e per sapere di che cosa s'erano fatti.
Bene, mentre prendeva per i fondelli gli italiani con i finti tagli ed i veri aumenti delle tasse descritte da Baldassarri e con le previsioni degne dell'Astrologo di Brozzi (il quale, si narra in Toscana, sapeva riconoscere "i rovi al tatto e gli escrementi al puzzo") appena menzionate, mentre tagliava i fondi per istruzione, università e ricerca, che cosa dichiarava, in pubblico, Voltremont? Dichiarava questo, che non commenteremo (non ne abbiamo lo stomaco):
La manovra ora in discussione in Parlamento, ha aggiunto il ministro, "non è solo una manovra per stabilizzare i nostri conti. È qualcosa di più, la correzione di una tendenza storica: meno spesa pubblica; meno enti inutili; meno spese inutili; meno abuso dei soldi pubblici; meno evasione fiscale". [...] Per la ricerca e per l'università, se configurate come reale investimento sul futuro, può essere fatta una politica diversa. [...]" "Questa volta - dice il ministro - non ci saranno altri a pagare per noi, saremo noi a dover pagare per noi e con gli interessi. Per decenni, in Europa, in Italia, drogati dal debito pubblico si è pensato che la politica fosse indipendente dai numeri, che la politica venisse prima dei numeri. E questi poi - i numeri - più o meno taroccati, ma ora è l'opposto: i numeri vengono prima della politica ed è la politica che deve adattarsi ai numeri".
Sì, ha detto proprio così. E il mangiamorte di turno era tutto contento, predeva appunti, e faceva sì sì con la testa.
Quello che si sta vedendo in questi giorni è un film già visto varie volte. Purtroppo ogni sequel è peggiore dell'edizione precedente.
Se bastasse "un solo dato per tutti", sarebbe un argometo semplice che qualsiasi sprovveduto potrebbbere comprendere e risolvere. Mi pare non sia questo il caso.
certa gente non si rende conto dei danni che fa quando scrive.
Per la cronaca, il valore totale delle abitazioni nel mondo immagino sia un qualche multiplo del pil mondiale (e varrà circa millemila fantastilioni). Ma non ditelo in giro che poi qualcuno manda le ruspe.