Quando, ormai diverso tempo fa, il presidente del Consiglio annunciò il referendum costituzionale, per un breve momento mi parve un'idea intelligente. Una volta tanto, pensai, il campione di promesse mette mano a quelle riforme (certo non mi sembrò questa, la priorità assoluta, ma…) più che necessarie, al nostro Paese, magari messa in “rete” la prima, poi chissà, ne verranno altre?
Cambiai idea nel giro di qualche ora (forse meno), non appena mi venne in mente che assieme al referendum, il parlamento (con una buona, seppur mal assortita maggioranza) aveva varato una legge elettorale, a mio avviso molto discutibile (sarò un sognatore o un vecchio arnese del Novecento, ma il mio cuore batte per i sistemi proporzionali), e oggi che lo stesso Renzi pare disposto a ben più che cambiarla, ho due sentimenti: sono felice che la legge, così come fu pensata forse non passerà (salvo peggioramenti e con un bel “forse” sottolineato in rosso), e dall'altra, vivo, in contrasto, un autentico sconforto. Trovo ormai Renzi, le sue politiche e i suoi stessi comportamenti intollerabili: dall’annuncite siamo arrivati al rimpiattino, perché senza il placet di Berlusconi, per esempio, il sostegno al “si” sarà piuttosto debole e mi pare evidente che sottobanco (vedere le interviste a Confalonieri, per esempio) stia avvenendo qualcosa di simile al patto del "Nazareno" e affini "verdiniani".
Va detto, inoltre, che per giungere a tal considerazione, non m'è servito il “Financial Times” che – com’è noto – ha definito il progetto del governo "un ponte sul nulla" e neanche constatare che le ragioni del “si” e quelle del “no” sono oramai oggetto, piuttosto che di discussione politica, di una bagarre tra comici di professione, come Benigni e Grillo… e chissà, nel frattempo, chi altro ancora. Insomma, s'è messa in moto tutta la macchina della "politca varietà" che Renzi, assai meglio di Berlusconi, promuove e incarna.
Ok, la mia disistima per Renzi mi ha influenzato, mi son detto (e direte voi), così mi sono andato a guardare con più attenzione ciò che il referendum vorrebbe abrogare e proporre. Si sta spacciando per efficientismo niente di davvero sostanziale. Siamo fuori tempo massimo (unicameralismo, per altro con un numero di nominati che va oltre alla sopportazione) ed è ancora poca roba (titolo V, Cnel) se non pericolosa. Perché se è vero che il federalismo all’Italiana è stato un disastro, non è affatto saggio, a mio giudizio, riportare tutto quello che conta a Roma con un nuovo centralismo di cui nessuno è affatto certo possa portare vantaggi se non - piuttosto – essere foriero di isolamento e disaffezione da parte di molti cittadini, già ben isolati e parecchio disaffezionati alla politica come alla vita pubblica.
Dunque non ho alcun dubbio: voterò “no” al referendum, non per qualche strano feticismo nei confronti di una Carta costituzionale che, a dire il vero, considero (sia detto con comunque con rispetto) nata sull'onda dell'emergenza e frutto di un compromesso ideologico, quindi illiberale e causa, inoltre, di quel partitismo che ne è notoriamente conseguito. Voterò “no”, perché sono ancora convinto che - alla fine - il combinato disposto "riforma senato-legge elettorale" (qualunque ne sortirà, visto che conosciamo già i desiderata) sposterà il progetto già in essere di post-democrazia renziana, verso una forma di pseudo dittatura postmoderna (ovvero, come dire, bricoleur, velata magari da una patina di falsamente gradevole) a mio modo di vedere, comunque liberticida.
Ad essere onesto fino in fondo, voterò “no”, neanche tanto, poi, per difendere quello scampolo di democrazia che abbiamo conservato e che ancora è rimasto nella nostra vita quotidiana, perché - in sostanza, sì lo dico, lo ammetto e mi espongo ad un fiume di critiche - voterò “no”, per vedere Renzi andare a casa. Perché davvero, ripeto, inizio a trovarlo offensivo. Anche se non credo affatto che, in caso di vittoria del fronte del “no”, le dimissioni di Renzi saranno così automatiche. Chi crede più alle sue parole? Non sarà, anche questa, la solita bugia? Del resto, Veltroni non doveva andare in Africa? D'Alema non doveva occuparsi di politica estera? E Berlusconi quante volte ha annunciato il suo ritiro? Mattarella scioglierebbe le Camere, tanto facilmente, tra l’altro senza una chiara legge elettorale? Non è più probabile un governo “di scopo” e guidato da chi? Non so, ma credo dovremmo davvero andare oltre. Finalmente oltre questa finta seconda repubblica. Magari con una fase costituente (immaginate il senso profondo di riscrivere con coraggio nuove regole!) e girar pagina per rimettere in moto la storia. Ma è un’altra storia.
Ora a coloro che trovano sconveniente votare “no” perché ritengono Renzi il cosiddetto “male minore”, mi vien da domandare: ma di “meno peggio” in “meno peggio”, vi rendete conto dove siamo andati a finire? La prossima volta mi aspetto di sentire “votiamo Grillo” che è “meno peggio” di chissà chi altro “peggio” il futuro ci attende! Capite come siamo finiti? Non ha più senso nulla se non si comincia a scegliere per il meglio. Non ha più senso neanche la verità, visto che è stata del tutto soppiantata dall’opinione di chi sembra raccontarla meglio. E giacché non tutti sono in grado di comprendere che le opinioni - in particolar modo una società liquida come la nostra - sono estremamente labili e facilmente orientabili, da queste siamo totalmente sopraffatti.
Da parte mia voterò “no”, quindi, pur senza aderire alle sollecitazioni dei Brunetta, dei reduci dell'Anpi e di “Casa Pound” o dei costituzionalisti duri e puri. Figuriamoci! Voterò “no”, neanche per un'idea astratta di nazione e di difesa di questa, visto che la parola è talmente degradata da indurre il premier ad accostarla a partito (l’accezione a cui egli fa riferimento, del resto, non è comunità, ma indistinto, non è popolo, ma populismo), ma per la mia idea di libertà. Termine che - lo so - spesso ha più valore che significato, che gronda di teologia, di metafisica, di morale, ma che, in emergenze come questa, forse bisognerebbe togliere dalla naftalina per tornare a dargli senso e lustro per definire ciò che siamo, o, almeno, quello che vorremmo, finalmente, essere.
Trump (o Hillary) Putin, Renzi, esiste un problema generale: le società progredite non sembrano essere in grado di selezionare persone all'altezza dei problemi da affrontare. Renzi, tra l'altro, è il meno peggio anche sul panorama internazionale. Se vogliamo discutere su Renzi, in alternativa vogliamo Grillo? Salvini? Brunetta? Oppure quelli che in Parlamento per 3 (tre) volte hanno votato sì alla riforma e adesso fanno propaganda per il NO?
Se passerà il NO, non avremo alcun cambiamento per i prossimi 30 anni.
Allora chiediamoci: il SI migliora almeno in parte il funzionamento della macchina politica italiana? Per me assolutamente sì.
Se non altro, non avremo due maggioranze diverse tra camera e Senato, il 97% delle leggi passeranno solo alla Camera, il governo non avrà più scuse: sarà in grado di fare un piano energetico, un piano delle frequenze, grandi opere, il piano di governo del territorio, una politica ambientale degna di questo nome.
Se non farà tutto questo potrà finalmente essere giudicato nel merito.