Alcune prime osservazioni sui risultati dei test PISA 2009

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Sono stati pubblicati oggi i risultati dei test PISA 2009 (in inglese; qui trovate un riassunto in italiano a cura dell’Invalsi),  l’indagine comparativa internazionale condotta ogni tre anni su iniziativa dell’OCSE per valutare l’apprendimento degli studenti delle scuole superiori dei paesi partecipanti. Credo la stampa tradizionale non  mancherà di soffermarsi sui dati. La quantità di informazioni desumibile dal rapporto è enorme, mi limiterò a fornire un breve sommario dei risultati e a fornire qualche spunto interpretativo.

Gli studenti italiani hanno partecipato in massa al test. Sono stati intervistati circa 30mila studenti, esistono quindi pochi dubbi sulla rappresentatività del campione, anche a livello regionale. L’età media degli studenti è di 15 anni e 9 mesi. Per gli amanti dei numeri, questa la tabella che riassume i risultati.

1. La Cina. La prima grossa notizia è il risultato degli studenti cinesi, che partecipano per la prima volta ai test. In particolare gli studenti di Shanghai hanno conseguito risultati migliori in tutte le tre aree considerate: lettura, matematica, scienze. In matematica, hanno ottenuto risultati migliori persino degli studenti di Singapore, storicamente i migliori nelle rilevazioni precedenti, e di gran lunga. Non si tratta di un campione rappresentativo di studenti cinesi (gli studenti di Macao fanno un po' peggio della media OCSE, per esempio), ma indicativo della modernizzazione della Cina e dell’enfasi sullo studio e l’apprendimento. Altro materiale per Voltremont e le sue paure.

2. L’Italia. Nessuna notizia rilevante qui. In media l’Italia fa malino, come nelle precedenti rilevazioni. Fa peggio della media OCSE in modo statisticamente significativo in tutte le discipline e si piazza sopra solo a paesi di reddito e ricchezza inferiore.

Nella lettura il punteggio dell’Italia è 486, statisticamente inferiore alla media OCSE, 493. Per interpretare questo numero si può per esempio leggere nel rapporto il livello di competenza richiesto da uno studente che ottenga un punteggio di Livello 3 (su 7), con un punteggio fra 480 e 553 (traduzione un po' libera del sottoscritto):

Livello 3 (punteggio minimo 480): In questo livello si richiede al lettore di localizzare, e in qualche caso riconoscere le relazioni fra, diverse informazioni che debbano corrispondere a più di una condizione. Compiti interpretativi di questo livello richiedono al lettore di integrare diverse parti di un testo per identificare un’idea principale, capire una relazione o costruire il significato di una parola o frase. Debbono terner conto di diverse caratteristiche per comparare, contrastare o categorizzare. Spesso l’informazione richiesta non è evidente nel testo, oppure ci sono molte informazioni che competono per l’attenzione del lettore; oppure ci sono molti ostacoli nel testo, come idee che sono diverse da aspettative o espresse in forma negativa.

L'impressione è che si richieda al lettore sedicenne di stare un po' attento a quanto sta leggendo. In questo documento potete leggervi la descrizione dei vari livelli (in inglese). Nel rapporto ufficiale trovate anche degli esempi di domande (vol. 1, pagine 91 e seguenti). In Italia, quasi tre quarti degli studenti leggono a questo livello o in modo peggiore. Più del 20 percento legge a livello inferiore al 2, cioè ha una capacità di comprensione del testo che è, al massimo di questo tipo:

Livello 1a (punteggio massimo 406): In questo livello il lettore deve localizzare una o più informazioni dichiarate esplicitamente. Riconoscere il tema principale o l’obiettivo dell’autore in un testo su un argomento familiare. Oppure, effettuare una semplice connessione fra informazioni presenti nel testo e il linguaggio quotidiano. Tipicamente l’informazione richiesta nel testo è predominante e c’è poca o nulla informazione che compete con essa. Il lettore è indirizzato  esplicitamente nel testo a considerare fattori rilevanti a completare il compito richiesto.

Ed ecco un esempio di lettura e domanda la cui riposta fornisce un punteggio che corrisponde al livello 1a:

 

Pulirsi i denti. I denti diventano sempre più puliti se li laviamo più a lungo e più vigorosamente? Ricercatori britannici sostengono di no. Hanno provato varie alternative per capire quale sia il modo migliore per pulirsi i denti. Spazzolarli per due minuti, non troppo forte, fornisce il migliore risultato. Se li spazzoli troppo forte, blah blah.... Bente Hansen, un'esperta di pulizia dentale, dice che è una buona idea tenere lo spazzolino come una penna: "Comincia da un angolo e poi pulisci tutta la fila di denti. Non dimenticare la lingua! Contiene un sacco di batteri che possono causare alito cattivo"

Domanda (353 punti): Di cosa parla questo articolo? A) Il modo migliore di pulire i denti B) Il migliore tipo di spazzolino C) L'importanza di avere buoni denti D) I diversi modi per lavarsi i denti.

 

L'impressione è che questa domanda corrisponda più ad un test di intelligenza che di capacità di lettura, si tenga conto però che questo è uno dei livelli più bassi. Nel rapporto si trova un commento che spiega la collocazione del livello di difficoltà della domanda: la brevità del testo, la familiarità della situazione descritta, il fatto che la risposta corretta contenga un riferimento al titolo, e così via. Consiglio soprattutto agli scettici dei test standardizzati di consultare il rapporto completo per farsi un'idea della qualità delle domande, che appaiono scelte e pensate in modo piuttosto minuzioso.

Tornando ai risultati degli studenti italiani, di particolare rilievo le differenze fra maschi e femmine. Nella lettura, i ragazzi italiani ottengono risultati significativamente inferiori delle ragazze, molto più che negli altri paesi. La media delle ragazze, 510 è significativamente superiore alla media dei paesi OCSE. Quella dei ragazzi è 464.

Nella matematica il risultato ottenuto dagli studenti italiani corrisponde a quello della lettura: il punteggio medio è 483, inferiore alla media OCSE, con una differenza statisticamente significativa. Peggio fanno solo paesi in via di sviluppo. Il risultato e' appena sopra il livello minimo per ottenere un risultato di livello 3 (su 6). Il 50% degli studenti si trova al livello 2 o inferiore. Il 74% circa risponde al livello 3 o inferiore. Il 25% circa risponde al livello 1 o inferiore. Ecco una descrizione di alcuni di questi livelli:

Livello 3 (punteggio fra 482 e 545): Lo studente deve eseguire chiaramente le procedure descritte, comprese quelle che richiedono decisioni sequenziali. Deve selezionare e applicare semplici strategie di risoluzione dei problemi. Studenti a questo livello possono interpretare e usare rapparesentazioni basate su diverse fonti di informazione e ragionare direttamente da esse. Devono sviluppare brevi comunicazioni per riportare le loro interpretazioni, ragionamenti e risultati.

In una domanda tipica per livello 3, viene mostrato un grafico indicante l’andamento per età delle due curve dell’altezza media di maschi e femmine. Le due curve si incrociano due volte, a 11 e 13 anni di età. Viene chiesto allo studente durante quale periodo di vita le femmine  sono più alte dei maschi della stessa età. Il 55% degli studenti dell’OCSE risponde correttamente a questa domanda, cui viene assegnata un livello di difficoltà di 525. Per confronto, vi descrivo anche una domanda che corrisponde al livello 2 (punteggio fra 420 e 482 punti). Viene mostrato un grafico di una scala stilizzata con il seguente titolo: “Il diagramma sottostante illustra una scala con  14 scalini e un’altezza totale di 252 cm”. Il grafico poi riporta ancora l’altezza totale, oltre alla profondità della scala, 400cm. Domanda: Qual è l’altezza di ciascuno dei 14 scalini. La difficoltà della domanda è di 421, il 78% degli studenti OCSE risponde correttamente.

Nelle scienze vale quanto descritto per le altre discipline. Si noti che in questo ambito gli alunni delle elementari italiani hanno ottenuto un risultato particolarmente buono nei più recenti test TIMSS che si riferiscano al 2007 (si vedano i miei rapporti quiqui). Questo risultato è limitato agli alunni delle elementari e non viene confermato dagli alunni delle medie testati lo stesso anno.

3. Le differenze regionali. Il rapporto breve del sito dell’Invalsi enfatizza come già fatto per le precedenti versioni le differenze per macro regioni, e confermano enormi differenze regionali. Non credo sia appropriato confrontare regioni italiane con interi paesi stranieri, ma tanto per dare un’idea, per la Lettura, il Nord-Ovest e il Nord-Est si attestano ai livelli di altri paesi europei comparabili (punteggi 511 e 504, rispettivamente, non tanto diversi da Australia, 514, Paesi Bassi, 508, Belgio, 506, Svizzera, 501, Polonia, 500, etc...). Il centro si attesta sulla media italiana, 488, mentre il sud ottiene un preoccupante 468, e le isole 456.

Nella matematica e nelle scienze le differenze hanno lo stesso ordine di grandezza: per la matematica, 507 al nord, 465 al sud e 451 nelle isole; per le science, i numeri sono 515, 466 e 454. A voler giudicare dagli esempi di domanda citati sopra, lo studente medio del Sud fa fatica ad interpretare un semplice grafico o a rispondere ad una domanda che richieda una divisione.

4. L’andamento dei risultati nel tempo. Una lettura approssimativa dei risultati porterebbe a fornire l’impressione che questi test siano determinati principalmente da coordinate geospaziali: l’Italia sta sui 480, gli USA sui 485, Singapore sui 510, e così via. In realtà ci sono esempi di miglioramenti significativi, come per esempio nel caso della Polonia, che partiva male nel 2000, o della Corea, che stava già aveva conseguito buoni risultati. In entrambi i casi, i risultati sono correlati con l'adozione ed il perseguimento di specifiche riforme mirate al miglioramento della qualità dell'apprendimento. Non mi soffermo sui dettagli, limitandomi a sottolineare che le riforme, se si vuole, si possono fare e sono anche efficaci.

Per l’Italia invece, nessuna riforma sostanziale e nessun cambiamento di rilievo nei risultati. Il corriere e la Gelmini soprattutto usano toni trionfalistici che non mi sento di condividere. Spulciando i dettagli, si scopre che nella lettura, l’Italia ottiene risultati stabili seppur altalenanti (487 nel 2000, 476 nel 2003, 469 nel 2006, e 486 nel 2009). La percentuale di studenti che leggono sotto il livello 2 rimane stabile (circa il 20%).  In matematica la media italiana migliora di 17 punti rispetto al 2003 (pur rimanendo sotto la media OCSE). Si tratta di un aumento statisticamente significativo dovute principalmente ad una convergenza nei risultati fra macro regioni, con miglioramenti del Sud e delle Isole che partivano da posizioni molto basse.  Per capire quanto grande sia questo miglioramento, si faccia riferimento alle differenze fra i livelli riportate in modo sommario sopra al punto 2. La differenza fra i punteggi minimi dei vari livelli è di 62 punti. In Italia, la percentuale di studenti che ha ottenuto risultati inferiori al livello 2 è diminuita in modo statisticamente significativo, passando dal 32 al 24 per cento. Sono anche aumentati in modo statisticamente significativo di qualche punto percentuale i top performers. Nelle scienze, l'aumento dal 2006 è stato di 13 punti, non elevato ma statisticamente significativo. Diviso per regione, l’aumento è stato maggiore nel Sud (19) e Isole (22 punti), ma non è stato significativamente positivo in nessuna dell macro-aree.

5. Considerazioni finali. Per riassumere, direi che rispetto al 2006 si tratta per l'Italia di “more of the same”: risultati scarsi in media e pessimi al sud in tutte le discipline. I segni di miglioramento sono piuttosto labili, e andrebbero spiegati: quali modifiche strutturali sono state intraprese per conseguire questi miglioramenti? Fossi la Gelmini (o un suo successore) intanto comincerei ad andare a spulciare i dati scuola per scuola per capire da dove vengono le differenze fra nord e sud, e da dove i  miglioramenti. Continuerei col cercare di capire perché le ragazze leggono meglio dei ragazzi. Questo è vero ovunque, ma le differenze sono più marcate in Italia che altrove. Perché?

Il rapporto comunque contiene una quantità enorme di altre informazioni, che forse consentono di rispondere in parte a queste domande. Promettiamo di tornarci una volta digerita la mole di pagine.

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Commenti

Ci sono 154 commenti

La mia ipotesi è che differenti performance, siano esse legate a età, geografia o sesso, possano essere strettamente correlate al livello di robustezza (o disgregazione) del contesto culturale e sociale in cui si inseriscono gli individui. Ossia, quando un individuo vive in un ambiente (famiglia, amici, società...) dove esistono alcuni riferimenti credibili sia morali che pratici, allora diventa normale l'impegno personale nello studio e più in generale nell'affinamento delle proprie capacità cognitive. Se cioè l'individuo sa o intuisce che il proprio valore sociale (e quindi alla fin fine la propria autostima) dipende dai risultati che può ottenere attraverso canali quali studio, lavoro, comportamenti responsabili in genere, allora finisce per impegnarsi ed ottenere di più.

Più l'italiano si avvicina alla vita adulta e lavorativa, più si affranca dall'iniziale soggezione intellettuale ai propri genitori ad ai propri maestri, nonché dalla dimensione più circoscritta, famigliare della propria esistenza, cominciando  a confrontarsi con una realtà più vasta nella quale si dice contino solo arroganza, furberia e quant'altro. Credo che questo concetto, che in parte è vero ed in parte no, ma che fa parte comunque delle lezioni di vita quotidiane che bambini e adolescenti ricevono ben presto attraverso le parole degli adulti, sortisca gli effetti negativi sull'apprendimento di cui si parla.

Mi pare infine che il miglior rendimento della popolazione femminile sia appunto da legare alla dimensione relativamente più famigliare-tribale dell'esistenza delle donne, specialmente in Italia, il che le rende meno esposte a vedere le cose in modo pessimista, cinico e deresponsabilizzante.

Ieri ho dato un'occhiata ai titoli dei giornali italiani (su google news) i quali riportavano la notizia in modo ben diverso:

"Scuola, migliorano gli studenti I progressi maggiori al sud", "La scuola migliora la pagella","la scuola italiana frena la caduta" fino a Il Giornale con "La cura Gelmini Funziona"

Un dubbio: che la scarsa capacità di comprensione del testo, affligga anche i nostri giornalisti?

 

 

Oggi il Corriere ritorna sull'argomento: "Scuola, l'Italia recupera spinta dalla Lombardia"

http://www.youkioske.com/prensa-europea/corriere-della-sera-8-diciembre-2010/

Probabilmente usavano queste tabelle: www.invalsi.it/invalsi/ri/Pisa2009/documenti/OCSE-PISA2009_slide.pdf (specialmente pagina 29, 31, 33; e ad occhio hanno fatte le differenze)

.. e, comunque, il Trentino si piazza sempre bene.

Mi permetto di sottolineare che le evidenti differenze di rendimento tra nord e sud, unite al fatto che, in media, i voti nelle scuole superiori al sud sono più alti rispetto al nord, rendono impossibile usare il voto di maturità come discriminante nei test d'ingresso universitari.

Pur essendo convinto dell'importanza della valutazione dello studente sulla "prova secca" (test d'ingresso o dentro o fuori), ritengo che sarebbe importante poter contare anche su una valutazione più estesa, che valuti il rendimento nell'arco di più anni. Una selezione, anche molto dura, che si basi, per esempio, al 70% su di un test d'ingresso e al 30% sul voto di maturità, sarebbe probabilmente più equa.

Concedetemi poi una battuta così, en passant, visto che le scuole superiori le ho terminate da non molti anni, vi posso assicurare che stiamo abituando una generazione intera di studenti a non fare un ... "cavolo". E in questa maniera, dalle mie parti, il miracolo del nord-est, ce lo possiamo scordare.

 

i voti nelle scuole superiori al sud sono più alti rispetto al nord

 

ah si'? Hai numeri per dimostrarlo? (sia chiaro che chiedo perche' non so, non c'e' vena polemica)

Dall'articolo del corriere della sera (qui),

 

Le performance degli studenti italiani, dal 2000 a oggi,
sono migliorate sia in lettura sia in matematica. È quanto rivela l'ultimo
rapporto Ocse-Pisa (quest'ultima sigla sta per Programme for
International Student Assessment, programma per la valutazione
internazionale degli studenti) mostrando una riduzione del divario con gli
altri Paesi coinvolti in questa indagine comparativa che quest'anno ha
interessato 74 Paesi.

 

Le tavole per i confronti nel tempo le trovate qui (a p. 146). Notate che tra il 2000 e il 2009 la performance (assoluta) dell'Italia e' rimasta praticamente identica (e' caduta di un punto), quindi non e' migliorata. Vediamo invece la performance relativa, ovvero lo scostamento del punteggio dell'Italia rispetto alla media OCSE (a 26 paesi da usare per i confronti 2000 vs. 2009, p. 136 del documento linkato), era 9 (=496-487) punti nel 2000 ed e' di 10 (=496-486) punti nel 2009, anche in questo caso non mi sembra un miglioramento.

 

 

LETTURA - Per quanto riguarda la lettura l'Italia si piazza - nella
classifica internazionale che vede ai primi posti Cina, Corea e Finlandia -
in 29ma posizione, totalizzando un punteggio di 486 a fronte di una
media Ocse di 493, con un divario di 7 punti. Lo scostamento nel 2000
era di 13 punti, nel 2004 di 18, nel 2006 era cresciuto fino a 23 punti.

 

In questo caso non mi e' molto chiaro cosa sia stato utilizzato per i confronti su tutti gli anni, avrebbe dovuto essere la media OCSE a 23 paesi (sempre p. 136), che e' tuttavia 499 nel 2009 e non 493, e da' un divario di 13 (=499-486) punti nel  2009 e non di 7. Va bene...ci rinuncio.

In ogni caso, anche se da qualche tabella/anno ottenessimo un miglioramento in termini relativi (es. dal 2006 al 2009) si presenta un'altra questione: la performance relativa dipende dall'insieme di paesi considerato, e dalla loro performance, per cui si puo' migliorare in termini relativi anche non facendo nulla di buono (magari anche peggiorando), ma includendo nel campione paesi  che fanno molto peggio di noi. Ma allora di chi sarebbe il merito del miglioramento relativo? Forse non farei affermazioni troppo trionfalistiche, anzi non le farei affatto.

 

 

L'articolo del Corriere parla di un deciso miglioramento del punteggio dei quindicenni della Puglia. Anche questo è un dato immaginario? Il Corriere riporta un deciso intervento del provveditore agli studi della Puglia per sollecitare un maggiore impegno delle scuole nel prendere sul serio i test PISA. E' davvero così? E' questa dunque la strada per migliorare il rendimento dei ragazzi delle regioni meridionali?

 

Il Corriere riporta un deciso intervento del provveditore agli studi della Puglia per sollecitare un maggiore impegno delle scuole nel prendere sul serio i test PISA. E' davvero così? E' questa dunque la strada per migliorare il rendimento dei ragazzi delle regioni meridionali?

 

È una parte della risposta. Anche in Sicilia da un paio d'anni c'è più attenzione al riguardo e sono stati fatti alcuni corsi di aggiornamento rivolti agli insegnanti. Probabilmente un impegno ancora maggiore (e meglio coordinato) può dare risultati migliori.

Per meglio valutare il significato dei test PISA bisognerebbe tener conto che la misura influenza ciò che viene misurato. Per ottenere un buon punteggio occorre anche essere esercitati ad affrontare il tipo di prove richiesto dal test. E la scuola italiana, tradizionalmente, ha valutato il rendimento degli alunni con modalità ben differenti.

Naturalmente, qualora i test PISA (o INVALSI o di altro genere) diventassero rilevanti, l'impegno degli studenti e dei docenti si indirizzerà al loro superamento e il lavoro sarà finalizzato ad ottenere i migliori risultati in queste prove.

Ciò aiuterà senza dubbio la comparazione della nostra scuola con altri sistemi scolastici, ma non è detto che sotto ogni aspetto migliori la qualità dell'insegnamento ricevuto. Forse non ci sono alternative più efficaci e senza dubbio è preferibile una valutazione imperfetta all'assenza di valutazioni (e di mete da raggiungere), ma l'adozione di uno stile d'insegnamento incentrato sui test ha anch'esso un suo prezzo da pagare.

Non ho trovato i dati sul miglioramento delle regioni, sinceramente non so dove il corriere li abbia pescati. Sulla pagina PISA 2006 dell'invalsi ci sono i rapporti completi con dati per macroregione ma non per regione. 

Nella press release di PISA 2009 dell'invalsi ci sono invece alcune slides con i dati regionali. La PUGLIA fa meglio, ma con differenze non statisticamente significative, della media italiana in tutti i 3 settori disciplinari. 

Segnalo questo blog post, che aiuta a comprendere i risultati cinesi. L'autore e' il figlio di Nicholas Kristof, reporter del New Yor Times, che sta passando un anno di scambio in un liceo cinese. Qui parla della preparazione estenuante per il "high test", un test standardizzato sostenuto nell'ultimo anno di liceo il cui risultato determina l'ammissione all'universita', e spesso il futuro sociale ed economico dello studente:

http://rickaltieri.wordpress.com/2010/11/18/highs-and-lows-of-chinese-education/

Il politecnico di Torino e quello di Milano hanno aperto recentemente un programma di formazione "mista" con l'università Tongji di Shangai. La figlia di un mio collega cinese [trasferitosi qui da parecchi anni] sempre "prima della classe" con poco sforzo in Italia, ha deciso di approfittarne ed è rimasta scioccata nello scoprire di essere diventata quasi una "capra" nel nuovo ambiente. La determinazione e la competitività degli studenti cinesi che ha incontrato le sono sembrate... di un altro pianeta (e non del tutto sane).

 

 

La presentazione dei media, tv e giornali, dei risultati di PISA 2009 è a dir poco scandalosa. Se il TG Minzolini e le dichiarazioni del ministro in carica sono facilmente spiegabili nel loro ridicolo trionfalismo, il titolo di pagina 7 del Sole dell'8 dicembre lo è un po' meno: "Gli studenti italiano recuperano". Leggendo il brano dell'articolo di Claudio Tucci che di seguito trascrivo si capisce però da dove i giornalisti abbiano tratto simile giudizio sintetico e così approssimativo.

"Restiamo comunque sotto la media OCSE in tutte tre le aree testate (e lontano dagli obiettivi di Lisbona), ma nella graduatoria europea recuperiamo sei posizioni nella comprensione dell'italiano, tre posizioni in matematica e un solo posto in scienze. Un risultato eccezzionale, ha commentato il ministro Gelmini. D'accordo il presidente dell'INVALSI, Piero Cipollone: Stiamo convergendo verso l'alto, a testimonianza che si lavora seriamente nelle scuole si può migliorare a prescindere dai tagli."

E' quindi lo stesso INVALSI, con le affermazioni del suo presidente, economista di provenienza Banca d'Italia, a esprimersi in modo da indirizzare i commenti dei media. A questo punto mi permetto di sollevare qualche perplesità sull'onestà intellettuale del presidente dell'INVALSI e nutrire più di una  preoccupazione sul ruolo che l'istituto in questione dovrebbe svolgere nella valutazione del sistema italiano dell'istruzione.

Più interessante, per capire cosa fare, questo passo, tratto dall'articolo di Marco Moussanet, sempre nella stessa pagina, dal titolo "Asiatici i migliori e l'esordiente Cina balza subito in testa". In realtà la Cina è presente solo con la città di Shangai, che ha delle caratteristiche di grande interesse: "ha un PIL pro capite nettamente inferiore alla media OCSE (considerazione che in misura minore si può estendere anche alla Corea", ma ancora più importante: "è ancora Shangai .... la realtà in cui è maggiore la percentuale di studenti provenienti dagli ambienti socio economici più disagiati a ottenere risultati scolastici di alto livello (ben il 76%, rispetto al 72% di Hong Kong)"

Come si arriva a questo risultato? Semplice, ce lo racconta in poche parole lo stesso OCSE nel suo commento: "Tutte le scuole vengono continuamente tenute sotto controllo da un'equipe specializzata e quando un istituto scolastico comincia a dare segni di peggioramento significativo vi vengono inviati, spostandoli da altre scuole, i dirigenti migliori, che costituiscono squadre di insegnanti scelti tra i più bravi."

Che noi abbiamo questo genere di problemi, ovvero non riusciamo a colmare lo svantaggio iniziale pur spendendo tanto, lo si comprende intuitivamente dall'esperienza diretta delle scuole italiane, ma è interessante notare un dato che è allo stesso tempo dimostrazione indiretta del problema e comunque elemento aggravante. Si tratta dell'indice che determina la varianza, dove siamo secondi assoluti con il 62% e che esprime la differenza nei risultati ottenuti da scuole della stessa città o addirittura dello stesso quartiere.

Ve la immaginate la stessa strategia d'intervento, qui da noi, tra graduatorie, RSU e sindacati, ricorsi al TAR e compagnia cantando?

 

 

Tutte le scuole vengono continuamente tenute sotto controllo da un'equipe specializzata e quando un istituto scolastico comincia a dare segni di peggioramento significativo vi vengono inviati, spostandoli da altre scuole, i dirigenti migliori, che costituiscono squadre di insegnanti scelti tra i più bravi

 

Ecco come fa Shangai ad avere risultati così alti: non appena una scuola va male, ci vengono mandati gli insegnanti ed i dirigenti migliori e i peggiori vengono scaricati in provincia, dove però non vengono fatti i test PISA.

Mi immagino già i tg cinesi euforici: "le scuole cinesi sono le migliori al mondo! finalemente lo riconoscono anche gli stati imperialistici dell'ocse".

Con i genitori delle province di campagna, che non si sono mai mossi dal loro villaggio per più di trenta chilometri se non attraverso la televisione di regime, tutti orgogliosi dell'istruzione limitata impartita ai loro bambini.

Gli unici dati attendibili per la Cina, sono quelli della SAR di Macao, perché almeno lì, il Partito non ha completamente mano libera.

al liceo mi è capitato un paio di anni di fare questi test INVALSI. da quel che mi ricordo sono sempre stati poco considerati dai professori. certo, dicevano sempre di cercare di fare bene, dal momento che era un test serio, ecc. però la 3 giorni di test era poco più che una vacanza dalle lezioni. essendo fatta di maggio, a ridosso delle verifiche di fine anno, poi, dava ancora meno importanza alla cosa. 

c'è poi un fatto da considerare: la scuola italiana sottovaluta l'importanza della comprensione del testo ("comprensione del testo... che cazzata!" è quello che senti dire un po' da tutti, prof. e studenti). invece è fondamentale, non è roba da bambini delle elementari(non è un caso che i test d'ingresso in alcune università la adottino). per questo molte volte vedi certi scempi ai test.

secondo me se il ministero incentivasse le scuole a migliorare i risultati (dando più soldi in base alla valutazione) forse potremmo avere punteggi da media europea. ma di sicuro non è minimamente da considerare, vista la pochezza di risorse delle scuole pubbliche italiane.

Eh si comprensione del testo, che idea originale.. basta leggere e poi tutto fila via liscio. Anzi, vai anche piu' veloce e pensi di essere piu' produttivo :-)

PS Guarda che gli incentivi che consideri si possono fare a costo zero.

Non so se ve ne siete resi conto, ma BS non cade più. La campagna acquisti sta funzionando e Fini, il quaquaraqua per antonomasia della politica italiana (a questo punto credo abbia guadagnato il titolo sbaragliando la pur agguerita concorrenza) ha deciso che ha troppa paura di fare il salto nel vuoto e cominciare a far politica. Siccome far politica in proprio richiede avere idee, crederci, aver del coraggio, inventarsi delle cose, proporle alla gente e tutto il resto, il quaquaraqua della libertà che se fosse in mano suo non avrebbe futuro preferisce nascondere la testa nel mezzo delle tette dell'ex concubina di non mi ricordo quale grasso delinquente del centro Italia e votare di nuovo la fiducia al satrapo. In cambio di cosa? Che lo lascino godersi le tette in questione, lo scranno di Montecitorio ed il cucinotto e bagno del cognato a Montecarlo. Mi sembra euo: ognuno ha ciò che si merita.

L'Italia non è dunque più allo sfascio, come sembrava anche dalla lettura di Corriere e Sole durante le ultime settimane, ma in grandissimo recupero su tutto e tutti. Un avvenire luminoso ci attende sotto l'illuminata guida del satrapo risorto. Consapevole di questo fatto, ed allertata del cambio di vento romano, la stampa di regime ci informa che, infatti, i benefici effetti di tale ressurezione nazionale erano stati anticipati dai nostri studenti liceali e vengono riflessi nei risultati dei test PISA 2009. Cipollone, vero economista indipendente ed obiettivo, conferma sulla base della sua acuta conoscenza della statistica e dei modelli di catching up.

Tutto lì, banda di comunisti anarcoidi. Va tutto per il meglio. Tornate alle vostre equazioni del cazzo e lasciateci lavorare che dobbiamo fare la patrimoniale per rubare ancora un po' di soldi agli italiani in modo da mantenere in piedi la casta. L'ha annunciato il Mangiamorte (siete sicuri che sia davvero la morte che mangiano costoro e non qualcosa d'altro che inizia con la stessa lettera ed ha una struttura fonetica equivalente?) par excellence, il signor Fortis.

Adesso poi che i presidi pugliesi si impegnano a far si che i nostri ragazzi imparino i trucchi necessari per passare questi inutili test, faremo ancora più bella figura. La ripresa di tutto, persino della produttività, è assicurata. Parola di BS: ghe pensi mi. 

concordo in toto...siamo messi malissimo

qua mi tocca di imparare il crucco se voglio continuare a vivere in europa...in un paese normale.

PS: a questo giro è proprio finita, ma l'Italia si merita pure di peggio, se mai ci fosse.

PPS: si accettano consigli su mia prossima meta di trasferimento (l'ondon mi ha stufato). Requisiti: clima non orrendo come in UK, dieta semi-mediterranea, trasporti decenti, opportunità lavorative valide per ambosessi.

Le fettine di culo le porto io...

;-)

 

 

 

Alcuni lettori si offenderanno, ma non so bene che farci.

In svariati commenti alla notizia, qui ed altrove, leggo che, fondamentalmente, è tutta una questione di superiorità nostra nelle cose che contano e "organizzazione" degli altri che ai testi ci tengono e noi no, perché noi siamo liberi, furbi e superiori. Insomma, parafrasando: "se volessimo batteremmo tutti, solo che a noi non interessa. A noi interessa il conoscimento serio e vero, non i test".

E via con giustificazioni e spiegazioni tanto ad hoc quanto demenziali. Demenziali e RIVELATRICI, allo stesso tempo, del fatto che i test PISA sono un'ottima fotografia, invece, della realtà d'un paese con la testa infilata nell'ombelico e tragicamente indietro rispetto al resto del mondo. Si consideri l'argomento esposto sopra da un lettore, suppongo giovane, secondo cui i giorni del test PISA sono occasioni per fare vacanza. Ecco perché vengono fatti male.

Il lettore non si chiede: se lo sono per i ragazzini italiani, perché non dovrebbero esserlo per quelli USA o finlandesi? E se la differenza è dovuta al "fregarsene", perché mai se ne fregano così tanto di più nel Sud e così di meno nel Nord, nel Triveneto ed in Lombardia in particolare? Ecco la risposta che nessuno mai darà esplicitamente ma che di sicuro gira nella testa dell'italiano medio: noi siamo furbi, loro no. Loro sono stupidi e proni all'ordine, quindi si impegnano. Noi sappiamo che queste cose non contano nulla e ne approfittiamo, giustamente! Con tutte le ovvie implicazioni.

Continuate così, furboni miei. Continuate così. Il mondo, decisamente, è dei tonti se i risultati di Palermo e Napoli riflettono una superiore astuzia ed uno stadio più avanzato della civiltà e della cultura.

P.S. Le differenze regionali sono, di fatto, mostruose. Occorrerebbe un post al proposito. Se si confrontano i dati per decili fanno davvero impressione e non fanno altro che confermare le precedenti. Sono due paesi diversi. Comparare solo le medie confonde, visto che a molti una differenza di meno di 100 punti su un range di 450-550 non sembra molto. Questo perché non si tiene conto che il livello 400 praticamente lo raggiunge anche Rocco con un po' di training, specialmente se fatto dai presidi pugliesi ...

Le differenze regionali sono, di fatto, mostruose. Occorrerebbe un post al proposito.

Infatti! Mi chiedo anche come si sposa questo dato con il fatto che il nord, a sentire la Lega, è pieno di presidi e professori del sud. Vuol dire che i docenti migliori emigrano verso su?

Non so, posso giusto portare la mia testimonianza: in quarta (o terza) superiore partecipai al test PISA. Il docente responsabile ci disse semplicemente "compilate questo test, è per un sondaggio". Per carità, io lo feci decentemente, suppongo - dato che non c'era altro da fare, chiacchierare era proibito. Ma se avesse detto "si tratta di un test per la valutazione internazionale degli studenti italiani", mi sarei sicuramente impegnato di più, diciamo per "orgoglio nazionale". Penso che lo stesso avrebbero fatto i miei compagni del tempo. Spero che la situazione sia migliorata, sono passati ormai 7 anni e il test PISA è diventato nel frattempo più importante e conosciuto. 

 

P.S. Le differenze regionali sono, di fatto, mostruose.

 

... nonostante 150 anni di statal-centralismo (in realta' un po' di meno, inizialmente nel Regno d'Italia la scuola era competenza comunale).  Secondo me se confrontiamo i dati sull'analfabetismo al momento dell'unificazione italiana con i dati PISA di oggi troviamo le stesse identiche diffferenze, a conferma che lo statal-centralismo italiano e' fallito.

 

 

 

Questo perché non si tiene conto che il livello 400 praticamente lo raggiunge anche Rocco con un po' di training, specialmente se fatto dai presidi pugliesi ...

 

Sto ridendo da un quarto d'ora come un ebete e non posso spiegarlo a chi mi sta intorno.

p.s. ma Rocco non è abruzzese?

La risposta, anzi un po' di risposte le possiamo trovare in questo report.

Leggendo l'executvie summary (qui) saltano fuori cose interessanti, tipo:

 

the vast majority of interventions made by the improving systems in our sample are ‘process’ in nature

 

Buona parte degli interventi significativi rigurdano il processo e non le risorse o l'organizzazione.

Direi (e lo dico innanzi tutto per me) da leggere.

 

 

La discussione si e' concentrata sulle differenze Nord-Sud pero' direi che ci stiano perdendo la diffrenza fra i diversi tipi di scuola.

I licei (e da quello che ho visto sono quelli di _tutta_ italia) hanno medie (con una piccola varianza) paragonabili alle miglior medie mondialimentre i professionali sono come il terzo mondo.

IMHO e paragonando colla Danimarca dove vanno a scuola i miei figli i problema e' nello stacco elementari/medie dove, per diverse cause fra cui l'inizio della puberta' e la forma di insegnamento, si forma un'elite' di persone che riesce ad andare avanti senza problemi e con delle buone basi mentre il resto impara ad odiare lo studio.

Scusa ma siam sempre li', negli altri paesi esistono solo le "scuole d'elite" (se vogliamo considerare i licei tali)? Stiamo parlando di medie, quindi ci sta che gli studenti straniere di scuole piu' difficili siano migliori dei liceali nostrani; magari la forbice si ridurrà perché la distribuzione non è uniforme, ma il punto che fai notare non mi pare rilevante.

 

la situazione italiana non sarebbe comunque da stappare champagne, ma un'interessante informazione viene dal confronto tra risultati per scuola pubblica e privata.

www.repubblica.it/scuola/2010/12/10/news/pubbliche_private-10029837/

a quanto pare la tanto vituperata scuola pubblica si tiene in scia (seppur a fatica) con la media OCSE, mentre la privata fa da zavorra, confermando la nomea di "diplomificio". Tutto questo mentre Berlusconi si compra l'appoggio della CEI promettendo di ripristinare i fondi alle scuole cattoliche.

 

 

puoi anche vederla così: Il livello medio degli studenti delle private è maggiore di quelle pubbliche per la media OCSE, per l'Italia è vero il contrario. Gli studenti  italiani intrinsecamente peggiori vanno alle private, gli studenti migliori vanno alle pubbliche.Il livello dei nostri studenti migliori è uguale a quello degli studenti peggiori della media OCSE. Non molto incoraggiante.

 

a quanto pare la tanto vituperata scuola pubblica si tiene in scia (seppur a fatica) con la media OCSE, mentre la privata fa da zavorra, confermando la nomea di "diplomificio".

Io farei un ragonamento diverso. Se gli studenti migliori andassero alle private, cosa succederebbe?
Le due tipologie avrebbero punteggi diversi ma la media generale sarebbe identica. Gli studenti italiani sempre quelli sono. Infatti è sbagliato affermare, come fa Repubblica

Insomma: a fare precipitare gli studenti italiani in fondo alle classifiche internazionali sono proprio gli istituti non statali. Senza il loro "contributo", la scuola italiana scalerebbe le tre classifiche Ocse anche di dieci posizioni. 

Sarebbe vero se potressimo sterminare gli studenti peggiori, che non mi pare il caso. Se non ci fosse la scuola privata quegli asini andrebbero alla scuola pubblica ed il risultato nazionale non cambierebbe. La vera domanda è: come mai i peggiori vanno alla scuola privata? Perché invece altrove ci vanno i migliori. Ma tutto questo a mio avviso non cambia il rendimento generale di una nazione. 

Francesco 


 

Vorrei sapere come è stato selezionato il campione. E' casuale?

Mi spiego. Nel sud ci sono zone dove è un successo il solo fatto di tenere gli alunni in classe ogni giorno per tutta la durata delle lezioni, figuriamoci insegnare la matematica. Ovviamente questo è un effetto del degrado in cui quelle zone versano, e diviene una causa del suo perpetuarsi.

Se queste scuole sono selezionate, abbiamo una foto corretta della media del sud, ma la situazione delle scuole "normali" sarebbe migliore, più vicina alla media nazionale.

Se sono accuratamente evitate, perchè chiaramente spurie rispetto al resto del campione, allora la situazione media delle scuole del mezzogiorno è ancora peggiore (anche se bisognerebbe quantificare il peso, certamente non trascurabile, di queste zone).

andrò forse un po' fuori tema, e me ne scuso in anticipo, ma mi preme dire che

 

1. in linea di principio, mi sembra che se il sistema scolastico viene percepito come un sistema che aiuta (permette, o favorisce) la promozione sociale, e ancora di più se lo è anche nei fatti, allora gli studenti saranno più motivati ecc. e in somma il sistema scolastico funzionerà meglio; e, viceversa, che se un sistema scolastico somiglia invece a un parcheggio, allora esso funzionerà peggio (quanto a risultati educativi)

 

2. mi sembra appunto che il nostro sistema scolastico non sia più un sistema che aiuta (permette, favorisce) la promozione sociale, ma sia oggi simile a un parcheggio molto ampio

 

a scanso di equivoci: non propongo di imitare i tedeschi, i quali, se le notizie che ho non sono scadute, decidono del destino dei loro piccoli fin da quando questi hanno circa dieci anni: tu sì, tu no, con un bel timbro sulla fronte (tu farai l'operaio non specializzato, tu diventerai un ingegnere)

 

Condivido questa idea.

Se studiare serve "solo" ad una crescita umana personale ma non apre le porte ad una vita lavorativa migliore, allora non ha senso mandare tutti a scuola: meglio riservarla ai pochi ricchi con velleita` intellettuali.

Se invece quello che conta e` solo il "pezzo di carta" per fare un concorso pubblico o poter firmare un documento legale, la cosa migliore e` comprare il titolo senza perderci tempo dietro.

 

 

Quasi tutti i commenti sembrano ritenere che l'esito dei test PISA fornisca un giudizio sulla scuola o sui suoi docenti. In realtà a me sembra che non sia proprio così. Il rendimento di una scuola o di un insegnamento dovrebbe essere misurato tenendo conto degli studenti che vi entrano, il loro livello culturale, il livello culturale della famiglia, la loro curiosità, ecc. ecc. Prima di giudicare l'insegnamento impartito dagli istituti professionali sulla base degli esiti dei test PISA bisognerebbe tener conto del fatto che chi frequenta questi istituti anziché i licei è proprio chi ha avuto meno successo negli studi delle elementari e delle medie (a parte la pur notevole selezione di classe). I bravi vengono incoraggiati dai docenti a scegliere i licei.  Personalmente non credo che i docenti degli istituti tecnici siano peggiori dei docenti dei licei. Tra l'altro gli istituti tecnici industriali forniscono spesso diplomati competenti in matematica e interessati ad imparare.

Certamente il divario tra nord e sud negli esiti dei test PISA è un fenomeno che dovrebbe essere studiato e capito. Una comprensione di questo fenomeno ci potrebbe fornire strumenti per diminuire il divario anche in altri ambiti. Per quanto riguarda la matematica è stato osservato che c'è una differenza notevole tra nord e sud anche nei test di ammissione alle facoltà di ingegneria e nelle prove per le "borse di merito"  per le matricole di matematica (40 per tutta Italia sulla base di una prova nazionale). Uno dei problemi che rende difficili capirci qualcosa è che le prove PISA sono organizzate per un campione delle scuole che non copre tutte le scuole e nemmeno tutte le provincie. Credo che non sia nemmeno stratificato per regione. Per approfondire il problema bisognerebbe organizzare le prove su un campione stratificato per provincia. Infine vorrei dire che va benissimo "premiare" le scuole che riescono a migliorare la loro posizione.  Ma questo non può avvenire se una scuola non capita per due volte consecutive nel campione PISA. Bisognerebbe organizzare prove simili a quelle PISA per tutte le scuole.  Premiare invece le scuole che ottengono i risultati migliori in assoluto significa premiare, in gran parte, il livello degli studenti che entrano nella scuola, questo livello  dipende dalla collocazione geografica (intendo, ad esempio, quartieri di Roma) e quindi dalla classe sociale prevalente degli studenti, in ogni caso non è un "merito" della scuola.

 

 

A livello nazionale, un’importante novità di PISA 2009 è costituita dal campione di scuole che, oltre ad essere stratificato per tipo di scuola1, come nei precedenti cicli, per la prima volta è rappresentativo di tutte le regioni italiane e delle due province autonome di Trento e Bolzano. Hanno partecipato in totale 1.097 scuole e 30.905 studenti.

 

 

Quasi tutti i commenti sembrano ritenere che l'esito dei test PISA fornisca un giudizio sulla scuola o sui suoi docenti. In realtà a me sembra che non sia proprio così. Il rendimento di una scuola o di un insegnamento dovrebbe essere misurato tenendo conto degli studenti che vi entrano, il loro livello culturale, il livello culturale della famiglia, la loro curiosità, ecc. ecc.

 

I risultati PISA danno una stima quantitativa delle competenze dei 15enni italiani, tali competenze, non e' possibile negarlo, dovrebbero plausibilmente essere principalmente effetto dell'istruzione scolastica, non dimentichiamo che nello Stato italiano tale istruzione e' obbligatoria in istituti accreditati fino a 16 anni. Ovviamente oltre alla Scuola concorrono a determinare le competenze dei 15enni le famiglie (quindi il grado di alfabetizzazione dei genitori, primariamente) e il contesto culturale e sociale locale. 

Personalmente ritengo che la Scuola italiana sia particolarmente scadente per quanto riguarda l'istruzione degli studenti che hanno un retroterra familiare e sociale poco alfabetizzato e poco incline all'impegno nello studio, quindi e' probabile che in Italia, piu' che in altri Paesi dove lo Stato funziona meglio ed e' piu' efficace a fornire ai suoi cittadini simili opportunita', le competenze dei 15enni siano significativamente condizionate dal retroterra familiare e sociale locale.

Siccome gli insegnanti sono pressoche' sacri in Italia, perche' mercato elettorale ambitissimo, specie dal PD che trova proprio tra gli insegnanti il maggior consenso in assoluto, un articolo su lavoce.info ha cercato di separare gli effetti scolastici da quelli familiari/sociali nella determinazione delle competenze dei 15enni come misurate da PISA e ricordo che (ovviamente) concludevano chele differenze regionali non erano determinati da differente qualita' di scuole e insegnanti, ma solo con la maggiore arretratezza sociale e la minore alfabetizzazione familiare presenti nelle regioni meridionali.

Personalmente (ma ammetto che non ho analizzato personalmente i dati, al contrario di lavoce.info) ritengo che famiglia, societa' e scuola concorrano con incidenza comparabile a determinare i risultati PISA dell'Italia.

 

Prima di giudicare l'insegnamento impartito dagli istituti professionali sulla base degli esiti dei test PISA bisognerebbe tener conto del fatto che chi frequenta questi istituti anziché i licei è proprio chi ha avuto meno successo negli studi delle elementari e delle medie (a parte la pur notevole selezione di classe). I bravi vengono incoraggiati dai docenti a scegliere i licei.  Personalmente non credo che i docenti degli istituti tecnici siano peggiori dei docenti dei licei. Tra l'altro gli istituti tecnici industriali forniscono spesso diplomati competenti in matematica e interessati ad imparare.

 

Qui sono d'accordo.

 

Certamente il divario tra nord e sud negli esiti dei test PISA è un fenomeno che dovrebbe essere studiato e capito. Una comprensione di questo fenomeno ci potrebbe fornire strumenti per diminuire il divario anche in altri ambiti.

 

Concordo, e un merito che va riconosciuto al ministro Gelmini (a dispetto del suo pessimo curriculum scolastico) e' quello di aver avviato test simili a quelli PISA ogni anno in tutte le scuole italiane, a cura dell'INVALSI.  Ora i dati cominciano ad esserci, coi ministri prima della Gelmini lo Stato italiano permaneva in un totale rifiuto di ammettere che ci potesse essere qualcosa da valutare e confrontare nelle competenze acquisite nella scuola dell'obbligo:  pezzo di carta e bollo statale erano tutto quanto serviva ad un paese che millantava di essere moderno e avanzato.

In ogni caso personalmente ritengo che si scoprira' quello che gia' si conosce bene: il Sud e' storicamente piu' arretrato e meno alfabetizzato del Nord, e lo Stato italiano centralista ha fallito nel suo compito istituzionale di far progredire il Sud, anche nell'istruzione scolastica, ai livelli del Nord.  Probabilmente lo Stato centrale ha perfino ampliato le differenze originarie, con una serie di prassi viziose e stupide.

 

[...] Bisognerebbe organizzare prove simili a quelle PISA per tutte le scuole. 

 

Per quello che so io questo viene fatto in Italia da pochi anni tutti gli anni.

 

Il bel commento su Pisa di due amici sul loro blog mi fa pensare: non solo gli italiani sono convinti che le loro scuole siano meglio di quelle amerikane - ma interessante la reazione della stampa italiana, entusiasta dei ns. risultati e di quella amerikana che si strappa le vesti. Mah, anche questo e' declino, adattarsi a non poter concorrere con Singapore. Almeno in amerika non si parla che di nuove scuole/nuovi metodi/incentivi, in Italia l'altro gg il signor Pellizzeti ( o qualcosa cosi') su MicroMega ha dato del "malfamato" a chi pensa ai voucher. 

Come ulteriore spunto di riflessione vi propongo la lettura di questo report dell'Unicef:

http://www.unicef-irc.org/publications/pdf/rc9_eng.pdf

dal titolo "The children left behind", che ho scoperto leggendo il NYTimes di oggi 11 dicembre.

Per essere molto concisi, un'analisi delle condizioni di benessere materiale, educativo e sanitario dei bambini (<15 anni) di 23 paesi OCSE vede l'Italia tra i paesi con la maggiore disuguaglianza tra i bambini "migliori" e i "peggiori", insieme a Grecia e Stati Uniti.

Un'altra voce a rimarcare che le differenze all'interno del nostro paese pesano e molto. 

 

Come ulteriore spunto di riflessione vi propongo la lettura di questo report dell'Unicef:

http://www.unicef-irc.org/publications/pdf/rc9_eng.pdf

 

Grazie per i dati, riporto la classificazione degli Stati riguardo all'indicatore riassuntivo sul livello di disuguaglianza dei bambini:

 

  Denmark
8 Finland
  Netherlands
  Switzerland

  Iceland
7 Ireland
  Norway
  Sweden

  Austria
  Canada
6 France
  Germany
  Poland
  Portugal

  Belgium
  Czech Republic
  Hungary
5 Luxembourg
  Slovakia
  Spain
  United Kingdom

  Greece
3 Italy
  United States

 

Si conferma il pessimo funzionamento dello Stato italiano, e i pessimi risultati in particolare della scuola statale italiana centralizzata nel reclutamento e nei programmi.  Stati come la Svizzera, dove l'istruzione e' cantonale inclusa l'universita', dove convivono quattro lingue e 2+ religioni, sono invece ai vertici della classifica, assieme ai Paesi scandinavi.

Cari Redattori,

ieri mattina avevo letto un geniale post di si-culo, che faceva notare dei pesanti strafalcioni contenuti nella domanda sulla pulizia dei denti. Ora noto che il post di si-culo e' scomparso, e il testo di Moro e' stato aggiustato. Cosa e' successo? Grazie.

Sembra non ci sia piu` nessuno si-culo ;-)

http://www.repubblica.it/scuola/2010/12/14/news/indagine_diplomati-10186053/?ref=HREC1-10

abbastanza sconfortante. Importante il dato che i giochi sembrano fatti dopo le medie inferiori, per cui riforme della secondaria e dell'università sono relativamente ininfluenti

 

Visto dalla collinetta un po' incantata dei diciotto anni, il marchingegno di un'impresa appare, a molti, come qualcosa di non pienamente intelligibile. I ragazzi usciti quest'anno dalle superiori si concedono la libertà di immaginarsi, quando verrà il tempo, in un impiego con un contratto a tempo indeterminato nel marketing.

(e a Natale Santa e la fatina dei denti ti portano pure un pony...ndr)

Ma sette su dieci, del mondo del lavoro non ne sanno quasi nulla. Mentre le scelte di studio sono ancora condizionate dal contesto familiare e l'esito scolastico delle medie incide in maniera significativa sulle scelte delle superiori e, di fatto, del post-diploma. Tanto che sempre più necessario pare l'orientamento degli studenti che si accompagni a strumenti di valutazione dell'istruzione..

...

Genere e contesto familiare. Le analisi realizzate dagli autori dell'indagine evidenziano come il genere e il titolo di studio dei genitori influenzino ancora in maniera marcata le traiettorie percorse dagli studenti. Quasi la metà dei ragazzi, del campione analizzato, che ha almeno un genitore laureato, ha concluso gli studi delle medie con ottimo. La quota scende al 28 per cento, nel caso di ragazzi con genitori con al più il diploma di maturità, e si riduce a solo il 17 per cento per quei figli di genitori con grado di istruzione inferiore.

La scelta dei 14 anni e la necessità di orientare. L'esito scolastico delle medie incide, a sua volta, in maniera significativa sulle scelte delle superiori. Una studentessa, appartenente alla classe media impiegatizia e con genitori diplomati, se esce dalle medie con ottimo, ha il 75 per cento delle probabilità di accedere ad un liceo. Se lo fa con sufficiente, la probabilità scende all'8 per cento.

....

Quasi il 73 per cento dei diplomati si dice pienamente interessato a lavorare in futuro nell'area del marketing, della comunicazione e delle pubbliche relazioni. Un certo interesse desta anche l'organizzazione e la pianificazione così come la ricerca e lo sviluppo. L'amministrazione e la contabilità, che ancora oggi dà un posto alla gran parte delle figure impiegatizie, crea invece qualche allergica reazione in almeno un terzo del campione. Poco interesse destano anche l'area dell'assistenza tecnica, della finanza e del legale. La meno gradita è l'area dei sistemi informativi, il settore dove lavora il cuore informatico di ogni impresa

(alla faccia dei nativi digitali, ndr)

Infine, a preoccupare gli autori dell'indagine, in tempi in cui molti operatori lamentano una cerca mancanza di figure tecniche, è lo scarso interesse per una professione coerente con gli studi e con i propri interessi culturali, manifestato proprio dai ragazzi che hanno concluso i percorsi tecnici e professionalizzanti e fra questi, in modo particolare, da quelli che non intendono accedere all'università




 

Una cosa che si sente dire nel loro giro è che è assurdo che si diano soldi alle scuole private che servono solo ai ricchi stupidi per il pezzo di carta. Io ovviamente ho risposto Ma no, tu devi sapere, bla bla. Ma poi cazzeggiando su PISA con Luigi Balletta ho scoperto questa tabella di score -striking to me

Full question: "Is your school a public or a private school?".




    ReadingMathematicsScience
CountryCategory%%SEMeanSEMeanSEMeanSE
ItalyPublic93.550.584891.6548624921.9
ItalyPrivate5.810.634488.964467.254558.13
Italymissing0.640.2938519.2440626.3240126.01
OECD TotalPublic84.610.484861.174831.334911.22
OECD TotalPrivate15.260.485213.65183.215253.85
OECD Totalmissing0.130.0444212.2143714.9944612.72

 

 

Salvatore (o chiunque lo sappia), sai se nel campione PISA le scuole private sono sovra o sotto rappresentate? Ossia, quel 6% di risposte provenienti da scuole private come si compara con la percentuale di 15enni che in Italia vanno in scuole private?

Oltre al fatto che gli studenti delle scuole pubbliche italiane hanno risultati migliori di quelli delle scuole private, l'altro dato sorprendente è che gli studenti delle scuole pubbliche italiane hanno risultati in linea con gli studenti delle scuole pubbliche OCSE. Con tutti i caveat del caso (sorting, selection e chi più ne ha chi ne metta...) è un dato che dovrebbe essere commentato.

 

Volevo porre l'attenzione su tre indici che mi hanno stupito  Israel 474 447 455         gli ultimi due sono math e science.

Israele negli ultimi 10-15 anni ha visto fiorire numerose aziende hi-tech informatiche ma non solo,

tanto da diventare un esempio da seguire riguardo lo sviluppo economico legato alla tecnologia.

Il loro sistema scolastico pero' qualitativamente

è piu' simile a quello arabo che a quello occidentale.

Qualcuno conosce il motivo di questa differenza di risultati?

Azzardo tre ipotesi:

a) grandi differenze fra arabi israeliani e ebrei israeliani

b) peggioramento delle scuole negli ultimi anni

c) effetto positivo dell'immigrazione di ebrei russi

leggete questa:

http://www.repubblica.it/scuola/2011/03/18/news/prove_invalsi

Un'altra delle "caste" italiane all'opera per difendere il suo orticello.

Se fanno i test durante l'ora di lezione non muore nessuno, secondo me