Piuttosto che simulare degli scenari concreti calcolando la somma che
verrebbe corrisposta al pensionamento, ho pensato fosse piu' utile
calcolare il
tasso di indifferenza, definito come il tasso
di rendimento certo e costante del fondo pensione che rende il lavoratore indifferente
fra lasciare il TFR in azienda piuttosto che trasferirlo a tale fondo.
L'intento principale dell'esercizio e' cercare di calcolare quanto
incidono le differenze fra i regimi di tassazione sulle due forme di
risparmio. Come si vedra', l'incidenza e' notevole. Indichero' piu'
sotto i dettagli delle ipotesi assunte per la formulazione dei calcoli.
Per chi volesse una versione Bignami, basti dire che assumero' che in
entrambi i casi le somme maturate vengano interamente versate al
momento del pensionamento; terro' conto delle differenze nei regimi di
tassazione, assumendo che i contributi al TFR aziendale vengano tassati
al momento del pensionamento ad un tasso del 25% (ma avverto che
l'aliquota potrebbe essere piu' alta, nel qual caso il tasso di indifferenza diminuirebbe, e la convenienza del TFR ovviamente si ridurrebbe), ed usando in
tutti gli altri casi (rendimenti e contributi ai fondi pensione) le
aliquote stabilite dalla legge.
Come in altre simulazioni viste online, questo calcolo ignora i rischi
dell'investimento in fondi dovuti alle fluttuazioni del mercato. La
bellezza di questo calcolo e' che il risultato e' indipendente dal
reddito: se conviene mettere un euro nei fondi, conviene
anche mettercene dieci (questo non e' vero del tutto, in realta', ma e' abbastanza vero - i
dettagli sono sotto). Indichero' comunque per gli interessati
nell'ultima colonna di ogni tabella il capitale accumulato nelle varie
ipotesi al momento del pensionamento per ogni 10 mila euro guadagnati
nel 2007 (queste somme non includono i capitali accumulati precedentemente).
'<h' . (('3') + 1) . '>'
Lavoratore di eta' 30 anni nel 2007, eta' di pensionamento 62 anni
'</h' . (('3') + 1) . '>'
Ipotesi | Rendimenti | Capitale accumulato | ||||
Inflazione | Crescita reddito | TFR | Tasso di indifferenza |
Lordo da TFR | Lordo da fondo | Netto |
2.5 | 3 | 3.375 | 2.57 | 58754 | 52660 | 49239 |
2.5 | 4 | 3.375 | 2.50 | 68865 | 61554 | 57427 |
3.5 | 3 | 4.125 | 3.43 | 65276 | 59203 | 55761 |
3.5 | 4 | 4.125 | 3.36 | 76077 | 68730 | 64640 |
5 | 4 | 5.25 | 4.63 | 88851 | 81498 | 77414 |
Le prime quattro colonne riportano tutte valori percentuali. Il rendimento del TFR e' stabilito per legge e varia al variare dell'ipotesi sull'inflazione. Il risultato principale si trova nella quarta colonna. Come
si puo' vedere, le differenze nella tassazione dei contributi
comportano per un trentenne un rendimento di indifferenza
considerevolmente inferiore al rendimento previsto dalla legge per il
TFR. Un punto percentuale di differenza nella crescita
(nominale) del reddito non sembra comportare grosse variazioni nei rendimenti di
indifferenza. Similmente, una maggiore inflazione implica per legge un
maggiore rendimento del TFR, e di conseguenza un simile aumento del
rendimento di indifferenza. Nei prossimi profili calcolero' quindi i
rendimenti di indifferenza solo nell'ipotesi di crescita del reddito
nominale del 4 per cento annuo, e inflazione al 2.5 e 3.5 per cento.
L'ultima colonna indica il capitale accumulato al netto delle imposte per ogni diecimila euro guadagnati nel 2007 (escludendo i capitali accumulati precedentemente al 2007), calcolata assumento rendimento e tassazione del TFR, oppure rendimento di indifferenza e tassazione dei fondi.
'<h' . (('3') + 1) . '>'Lavoratore di eta' 40 anni nel 2007, eta' di pensionamento 62 anni
'</h' . (('3') + 1) . '>'
Ipotesi | Rendimenti | Capitale accumulato | ||||
Inflazione | Crescita reddito | TFR | Tasso di indifferenza |
Lordo da TFR | Lordo da fondo | Netto |
2.5 | 4 | 3.375 | 1.96 | 33950 | 29907 | 27624 |
3.5 | 4 | 4.125 | 2.84 | 36384 | 32342 | 30058 |
Per il lavoratore quarantenne esistono meno anni
per accumulare rendimenti, quindi pesa di piu' la maggiore tassazione
delle contribuzioni. I rendimenti di indifferenza sono quindi molto
inferiori rispetto a quelli dei lavoratori quarantenni.
'<h' . (('3') + 1) . '>'
Lavoratore di eta' 52 nel 2007, eta' di pensionamento 60 anni
'</h' . (('3') + 1) . '>'
Ipotesi | Rendimenti | Capitale accumulato | ||||
Inflazione | Crescita reddito | TFR | Tasso di indifferenza |
Lordo da TFR | Lordo da fondo | Netto |
2.5 | 4 | 3.375 | -0.11 | 8192 | 7286 | 6364 |
3.5 | 4 | 4.125 | 0.75 | 8404 | 7498 | 6576 |
Oltre i 50 anni, il peso della tassazione di un
quarto delle contribuzioni in azienda si rende gravoso al punto tale
che in alcuni casi i fondi potrebbero essere convenienti anche con un
rendimento negativo. Questo risultato è importante ed andrebbe pubblicizzato ai diretti interessati. L'impressione che uno ha è la seguente: ai lavoratori "anziani" viene suggerito di lasciar le cose come stanno (ossia, lasciare il TFR in azienza) perchè manca poco tempo e così evitano i rischi, e non viene spiegato che sono invece quelli che, almeno in percentuale, potrebbero guadagnare di più uscendo dal TFR in azienda ed investendo nei fondi. Questi sono lavoratori tipicamente più sindacalizzati e quindi più influenzabili dal sindacato stesso. Non ho l'impressione che il sindacato stia facendo molti sforzi per aiutarli a scegliere bene, visto che non ho trovato da nessun parte evidenza che il sindacato abbia fatto questi calcoli e stia dicendo ai lavoratori più anziani di fuggire dal TFR mettendo tutti i contributi nei fondi. Non che mi sorprenda, ma mi pare un fatto meritevole d'essere sottolineato.
'<h' . (('3') + 1) . '>'
'</h' . (('3') + 1) . '>'
'<h' . (('2') + 1) . '>'Dettagli sul computo, comprendenti alcune ulteriori informazioni potenzialmente importanti per la scelta '</h' . (('2') + 1) . '>'
'<h' . (('3') + 1) . '>'
'</h' . (('3') + 1) . '>'
'<h' . (('3') + 1) . '>'
'</h' . (('3') + 1) . '>'
Per effettuare questi calcoli, ho tenuto in conto alcune differenze normative fra le due opzioni
- Rendimenti. Il TFR viene rivalutato al tasso dell 1.5 per cento piu' i tre quarti del tasso di inflazione calcolato dall'ISTAT. I fondi pensione hanno un rendimento variabile a seconda delle condizioni di mercato.
- Regime fiscale. Mentre i rendimenti sono tassati annualmente in entrambi i casi al tasso dell'11 per cento, le contribuzioni sono invece tassate al momento dell'elargizione: il TFR ad un'aliquota media che dipende dalla somma accumulata in base ad un calcolo piuttosto complicato, ma che tende ad avvicinarsi all'aliquota minima IRPEF, tuttora al 23 per cento; le contribuzioni dei fondi sono tassate al 9-15 per cento; la percentuale esatta dipende dal numero di anni di contribuzione, ed e' piu' bassa per chi contribuisce piu' a lungo; occorrono 20 anni per raggiungere l'aliquota minima del 9 per cento.
- Modalita' di elargizione delle somme maturate. I miei conti ignorano tali differenze, ma le riporto comunque come nota di avvertenza.
- Innanzitutto, la casistica che regola il versamento anticipato e' diversa fra TFR e fondi. In particolare, il TFR viene versato ogni volta che si estingue il rapporto di lavoro. I fondi possono essere ritirati anticipatamente alla pensione solo in caso di acquisto di casa per se' o per i figli, o in caso di malattia grave
-
Il TFRviene versato interamente alla data dell'estinzione del rapporto di lavoro. Le somme maturate nei fondi pensione invece possono essere ritirate solo nella misura massima del 50 per cento. Il resto viene trasformato in vitalizio calcolato con modalita' che dipendono da fondo a fondo, e che dipendono da:
- Tabelle di conversione attuariale usate per il calcolo della rendita. Si tratta di tabelle che stabiliscono, data l'eta' ed il sesso del pensionato, l'ammontare della rendita (annuale, per esempio - la periodicita' dipende dal fondo e dalla scelta del lavoratore) percepita dal lavoratore fino alla sua morte. In certi casi e' possibile stipulare contratti che prevedano una rendita "certa" per 5 o 10 anni (anche in questo caso la rendita viene corrisposta fino alla morte del pensionato, ma nel caso la morte avvenisse prima del termine di 5 o 10 anni stipulato, la rendita viene corrisposta agli eredi fino alla scadenza del termine).
- Le tabelle assumono un tasso di rendimento implicito che varia da fondo a fondo (di solito 2 - 2.5 per cento), ma anche a parita' di tasso possono essere diverse; inoltre, possono cambiare nel tempo (per esempio se i tassi di mortalita' dovessero cambiare, i gestori si rivalgono della possibilita' di modificare i coefficienti di conversione)
- La rendita calcolata da tabella viene rivalutata annualmente; la rivalutazione dipende dal rendimento dei fondi a gestione separata cui vengono destinate le somme maturate dal lavoratore, e dai costi di tale gestione separata
Queste dunque le ipotesi utilizzate
- Innanzitutto, ho assunto che il tasso di indifferenza sia annuale e costante (questo serve a semplificare i calcoli; in realta' il rendimento dei fondi varia continuamente, e se la variazione e' notevole, le differenze rispetto ad un tasso costante lo sono pure)
- Ho assunto che gli accantonamenti del TFR vengano tassati con aliquota del 25% (sorvolo sulle modalita' con cui viene calcolato l'imponibile; ritengo di aver usato un numero particolarmente basso, in molti casi l'aliquota sara' piu alta). Questo e' il senso in cui non e' vero che la convenienza di una soluzione piuttosto che dell'altra di cui parlavo sopra sia indipendente dal reddito.
- Per il lavoratore che scelga il TFR in azienda, assumo che non cambi lavoro sino al pensionamento; per tutti, assumo non si effettui la scelta di usufruire delle condizioni di versamento anticipato.
-
Essendo per me impossibile comparare le somme che verranno versate dai
fondi attraverso rendita vitalizia con un vitalizio ottenibile dal
versamento del TFR dal datore di lavoro, soprattutto perche' ogni fondo
assume regole diverse, assumo che il 100 per cento delle somme maturate vengano versate al momento del pensionamento. E' bene notare che il ritiro della totalita' di questi fondi sara', in molti casi, impossibile, visto
che la legge impone di destinare almeno il 50% delle somme maturate in
un fondo pensione ad una rendita vitalizia. Quindi, o il lavoratore ha
maturato attraverso contribuzione volontaria, o da parte del datore di
lavoro, una somma almeno pari a quella maturata dal TFR, oppure vedra'
destinare parte delle somme versate da TFR alla rendita vitalizia. In
questo caso va avvertito che esiste
- un'ulteriore convenienza dei fondi perche' la tassazione delle contribuzioni (quella con aliquota che va dal 9 al 15 per cento) viene tassata in maniera differita man mano che il vitalizio viene sborsato
- un elemento di incertezza dovuto al fatto che il rendimento implicito assunto nel calcolo del vitalizio e' di solito piuttosto basso (2 o 2.5%), e le rivalutazioni annuali dei vitalizi possono essere nulle o forse negative. Quest'ultimo punto non l'ho ancora capito, e i prospetti che ho letto non sono chiari al riguardo: le somme maturate vengono trasferite al momento del pensionamento in fondi a gestione separata. I costi di gestione di tali fondi sono piuttosto alti considerando che il gestore dovrebbe semplicemente mettere tutto in titoli di stato, o simili, e lasciare tutto li'; in un caso visto dal sottoscritto il costo era dello 0.8 per cento. Da quanto ho avuto modo di capire, non e' per niente remota la possibilita' che i vitalizi non vengano mai rivalutati.
Nota: idee ed opinioni espresse in questo articolo sono mie personali e non corrispondono necessariamente ad idee ed opinioni del mio datore di lavoro.
Vorrei aggiungere alcuni elementi per la scelta della destinazione del TFR che non sono stati presi in considerazione.
Il contributo del datore di lavoro.
Se il lavoratore decide di aderire al fondo chiuso o di categoria il datore di lavoro deve versare una percentuale del reddito imponibile lordo che, a seconda dei contratti nazionale collettivi, varia da uno 0,5% a 1,95%. Queste sono le percentuali minime e massime che io fino ad ora ho trovato tra i miei clienti. Se invece il lavoratore non aderisce e lascia tutto come sta, questo versamento è perso.
La deduzione fiscale.
Il lavoratore può dedurre (e quindi risparmiare l'imposta marginale) non solo sul suo versamento volontario, ma anche sul versamento obbligatorio del suo datore di lavoro.
Mi sembra pertanto che la scelta tra TFR e fondo pensione, indipendentemente dalla propensione al rischio del lavoratore, sia assolutamente obbligata: Fondo pensione.
L'azienda stessa poi avrebbe vantaggi sul fronte della riduzione degli oneri del costo del lavoro che le consentirebbero comunque di non essere danneggiata dal versamento del contributo obbligatorio e dalla perdita di quella fonte di finanziamento che è stato fino ad ora il TFR
Grazie e saluti dall'Italia
PS. Se Andrea Moro vuole gli posso mandare alcuni calcoli sulle possibili rivalutazioni delle rendite vitalizie. In ogni caso io fino ad ora non ho trovato nessuna rendita che possa avere un rendimento negativo. La rivalutazione è sempre, in goni caso, acquisita dall'assicurato. Ciò che può variare è la percentuale di rivalutazione che dipende a sua volta dal tasso tecnico utilizzato per il calcolo della rendita iniziale.
PPS. Per Michele Boldrin: Secondo me il miglior risotto con i bruscandoli lo faceva Bettina Spezzati in Boldrin, altro che Arrigo di calle Vallaresso
Ciao di nuovo e grazie a tutti
Grazie del commento; credo pero' siano necessari alcuni chiarimenti, e ti chiedo di rispondermi visto che anche io non ne sono sicuro
1. Credevo non fosse cosi' ma mi pare che almeno in certi casi tu abbia ragione. In certi settori il contributo del datore e' legato alla adesione al fondo negoziale, che comporta anche la destinazione ad esso del TFR. Queste, per esempio, sembrano a me essere le regole del fondo COMETA dei metalmeccanici, che si trovano online, il che suggerisce che la regola possa essere piu' generale, visto che questo e' il fondo con piu' aderenti sinora. In questo caso, lasciare il TFR in azienda diventa mooooolto meno conveniente, perche' si perde anche la percentuale fornita dal datore di lavoro. Purtroppo pero' obbliga l'adesione al fondo chiuso; una breve scorsa al sito del fondo cometa rivela come questi fondi non sono soggetti agli stessi criteri di trasparenza dei fondi aperti, i costi di gestione non sono riportati chiaramente, il prospetto informativo, se esiste, non si trova nel sito, e nemmeno si capisce come vengano calcolate le rendite vitalizie al momento della pensione.
2. Le rivalutazioni dei rendimenti. Tema scottante che ho volutamente evitato nelle mie simulazioni. Non sono un attuario, ma ho capito quanto segue: il tasso tecnico usato per calcolare le tabelle di conversione e' un "rendimento garantito" che l'assicuratore ti promette, e che di cui tiene conto la rendita costante calcolata al momento del pensionamento. Cioe, se il tasso tecnico e' del 2%, non significa che il vitalizio aumenta del 2% l'anno: significa che quanto ricevi e' costante, ma e' stato aumentato un po' in modo tale da tener conto di una rendita del 2%. Poi, oltre a questo, la rendita nominale puo' essere effettivamente aumentata, a seconda di quanto rende la gestione dei fondi. Per esempio, dall'allegato 3 del prospetto informativo di un fondo pensione ARCA leggo le seguenti regole di rivalutazione:
Supponiamo che la gestione OSCAR ottenga un certo anno il 4%. Togliamo dunque il tasso tecnico del 2%, togliamo la commissione dell'1% specificata nel punto D... resta l'1% che sara' l'aumento del vitalizio per quell'anno. Ora ho un'ultima domanda per i nostri esperti out there: non ho trovato nessuna riga in nessun prospetto che garantisse che tale rivalutazione sia positiva. Il rendimento minimo per una rivalutazione non negativa e' 3% (1% di costi + 2% di tasso tecnico gia' incluso nella rendita), mica tanto facile da ottenere per un fondo che presumo sia gestito in maniera conservatrice. Spero di sbagliarmi, e cioe' spero che i vitalizi siano perlomeno costanti.
Va detto infine che la gestione "conservatrice" non e' nemmeno garantita: quel fondo dice infatti "Il patrimonio di “OSCAR 100%” può comprendere nelle seguenti categorie di attività: titoli di Stato italiani od esteri o emessi da organismi sopranazionali; obbligazioni quotate in Euro o in diversa valuta; titoli azionariquotati in Euro o in diversa valuta; quote di O.I.C.R.; strumenti derivati; beni immobili; liquidità; altre attività ammesse alla copertura delle riserve tecniche.". Persino derivati, investimenti che credo siano vietati anche ai fondi comuni ordinari! Ma chi ha approvato prospetti del genere, mi chiedo?
Io commento solo il risotto con i bruscandoli, una mia grande passione, e lascio il resto agli esperti.
Non m'ero accorto d'averlo (il risotto con i bruscandoli) menzionato su questo sito, pero' ammetto che quello di Arrigo era notevole. Mi riferisco a quello di 30 anni fa, quando ancora non era un fast food di lusso per americani scemi e ricchi cretini che li imitano. Quello della Bettina, caro Stefano, mi sa che grazie alla vicinanza relativa tu hai avuto la fortuna di provarlo varie volte, mentre a me non e' andata cosi' bene! Se e' successo si perde nelle confuse memorie della pre-adolescenza ... Ad ogni modo, e siccome me ne hai fatto venir la voglia, avresti mica qualche suggerimento su dove, da quelle parti, qualcuno ancora me lo cucinerebbe un risotto con i bruscandoli? Mia madre, per ragioni tecniche, non puo' e la nonna nemmeno ... altre options? Ciao