Il primo ministro, testardamente non vuol sentire la voce del buon senno e del buon senso che consiste nell'assumere immediatamente La Torre e Melandri, invece di Cicchitto e Gasparri. Il Giornale di oggi illustra bene quel che hanno in mente.
Egli punta ad una modificazione costituzionale in senso quasi-Gaullista. Gli manca la guerra (d'Algeria) per giustificarla sul piano internazionale. Ma c'è di buono (per lui) che a nessuno importa nulla di quel che succede in Italia e quindi non vi sono pressioni straniere.
Egli comprende che in uno stato di debolezza delle elite economico-finanziarie (si veda l'articolo di Boldrin-pere su E. Marcegaglia), prone a qualsiasi scemenza il primo ministro si inventi, la cosa migliore è prender terreno.
Egli sa che non è vero affatto che il 70% degli italiani lo votò e vuol forzare il lucchetto, permettendo al 70% di votare non Pdl, non FI, ma Silvio Berlusconi, al grido --che ripete di continuo-- meno male che Silvio c'è.
Egli comprende che il terrore del passato è vivo (ergo è un'ottima idea dire di continuo che vi è un complotto comunista diretto da Beria, de Benedetti, le Monde, Murdoch e varie canaglie, piccoli Montanelli detti Travaglio e Santoro, etc.)
Ce la farà? Difficile azzardare previsioni. L'impressione mia è la seguente. L'opposizione -- vedasi le note di S. Brusco, M. Boninu, il sottoscritto, et al. sull'affaire dello scudo fiscale -- è in combutta sugli affari di fondo. Il punto di vista condiviso tra maggioranza e minoranza è l'opposizione più netta a qualsiasi forma di liberalismo, sia esso "civile" (chiusura di Rai, scioglimento dei conflitti d'interesse, etc.) oppure economico (riduzione della manomorta statuale nell'economia, chiusura di amministrazioni, licenziamenti, "grossomodo" Thatcherismo.)
Su questa base i due schieramenti si scontrano e si scornano su che cosa debba essere il "do di petto" del "programma."
La sinistra sostiene un programma reazionario di ritorno alla prima Repubblica, la destra sostiene un Gaullismo "de noantri" con meno lacci e lacciuoli alle azioni più o meno inconsulte (allearsi con Khaddafy? Farsi dar più gas da Putin?) del dominus, che sarà o Berlusconi o un suo caro.
La possibilità, l'unica che vedo, che il giocattolo si rompa è un bassissimo consenso a Berlusconi personalmente in un referendum di modifica costituzionale (stima mia, va sotto il 45%, meno di De Gasperi.) Se il caso si verifica, dopo qualche anno di "amministrazione controllata" (Malagò e Montezemolo son pronti) si riprova, sperando che nel frattempo un imprenditore di Mumbay non si compri il Vesuvio e Taormina.
Ecco, adesso ditemi voi se nell'agenda setting del paese deve essere messo il presidenzialismo, cioè una riforma così profonda degli assetti istituzionali...ma qual è il punto di questi geni? Cioè siccome il capo non riesce a controllare tutto, allora cambiamo gli assetti istituzionali?
non fare battute cretine. non fare battute cretine. non fare battute cretine.
non ce la faccio... :(
Ora abbiamo anche il Miniver ... siamo un sacco nella popò.