Con gli amici ci si organizzava per recarsi assieme alla base militare, situata in un'area ormai non piu' periferica della citta' accanto al quartiere di San Pio X, un denso quartiere residenziale. Ed ogni anno era affascinante riscoprire i grandi spazi della base, i suoi numerosi campi da basket (inesistenti nel nostro quartiere - eravamo costretti ad usare un tabellone con un cerchio di ferro costruito a mano), i campi da tennis (che noi creavamo stendendo un filo in mezzo alla strada), le piscine e le piste d'atletica (che per noi abitanti nella zona Est si trovavano praticamente irraggiungibili dall'altra parte della città).
Poi si ascoltava la musica dei complessi rock amatoriali dei soldati americani, e si comprava dagli stand il gelato in enormi scatole di cartone dal gusto neapolitaner: vaniglia, cioccolato e fragola, introvabile in Italia, ma che qui negli Stati Uniti, scoprii poi, si trova in ogni supermercato. Come gelato non era granche', ma di tanto in tanto ancora lo compro, e mi ricordo quei momenti della mia infanzia. Ogni tanto, si fantasticava su come avremmo potuto usare quelle strutture se gli americani se ne fossero andati.
Ma gli americani non se ne andarono, e continuarono a ripetere le loro celebrazioni annuali, mentre noi ragazzi rimanevamo di anno in anno sempre piu' annoiati di fronte ai soliti fuochi artificiali. Anzi, a quanto pare ora vogliono espandersi. A Vicenza se ne sta discutendo da diversi mesi ma da qualche giorno la notizia e' apparsa anche nella stampa nazionale.
Il governo, anche questa volta diviso, ha deciso di concedere l'ampliamento. Da una parte c'era da onorare l'impegno preso dal governo precedente. Dall'altra c'e' l'antiamericanismo post-comunista di chi non vuole perdere una buona occasione per ostacolare gli americani. Poca discussione sui motivi per cui si voglia ampliare la base proprio a Vicenza, e meno ancora sui costi e benefici per la citta' e per l'intera collettività di questo ampliamento. I contrari suggeriscono di consultare la popolazione attraverso un referendum, ben sapendo che la stragrande maggioranza e' contraria. Ma in base a quali motivi? Ho cercato di capirlo, visto che per la mia esperienza personale, la presenza della base e di alcune migliaia di americani a Vicenza era quasi un miraggio.
Dico miraggio perche' i rapporti fra le famiglie americane e gli italiani erano pressoché inesistenti. Gli americani avevano e hanno le loro scuole, le loro chiese, i loro negozi tutti rigorosamente dentro la base militare ed inaccessibili agli italiani. Non mancavano infatti fantomatici tentativi degli italiani di farsi "portar fuori" da qualche conoscente americano beni introvabili dai commercianti autoctoni. Di americani nei supermercati italiani invece non ne ho mai visti. A suo tempo circolava persino la voce che arrivasse quotidianamente un aereo dall'America per portare il pane (difficile crederci, visto che il pane fresco l'americano medio non sa cosa sia, e l'americano un po' piu' agiato l'ha scoperto solo da pochi anni). Tantomeno si incontravano americani nei negozi di beni durevoli. Gli americani si portavano dagli USA le loro lunghissime auto di enorme cilindrata; da bambini ne spiavamo il cruscotto dal finestrino concludendo che non andavano molto veloci, non sapendo che le didascalie del tachimetro indicavano miglia e non chilometri orari.
Discorso a parte merita il mercato immobiliare. Una parte delle famiglie americane abita in un quartiere seminascosto alle vie principali, difficile da trovare se non si sa dov'è, composto di casette prefabbricate che ricalcano lo stile della suburbia americana (con il giardino d'erba, rigorosamente senza cancellate e ringhiere). La comunità ha le strutture sportive (campi da tennis, piscina, etc...) che trovereste in qualsiasi agglomerato di case negli Stati Uniti. Da ragazzi di tanto in tanto ci passavamo in bicicletta con un po' d'ansia non sapendo bene se stessimo commettendo qualche infrazione, e ci sembrava un altro mondo. Un rapido controllo sulle mappe satellitari di Google rivela che vi si trovano meno di cento fabbricati che, se non ricordo male, sono bifamiliari. Ed infatti una buona parte dei soldati e delle loro famiglie, probabilmente la stragrande maggioranza, abitavano (e abitano) in appartamenti posseduti dai vicentini, che (sussidiati dal governo USA) venivano affittati al prezzo di almeno due o tre volte quello dell'equo canone. Ma nonostante questo, pochissima o nessuna interazione fra le due popolazioni, nessun tentativo di effettuare scambi fra scolari, magari con la scusa di aiutarsi reciprocamente ad imparare la lingua straniera, niente di niente.
Quindi di grossi costi derivanti dalla presenza degli americani, sinceramente, non mi e' dato di sapere. Ogni tanto c'e' qualche scaramuccia nei bar o nelle discoteche fra soldati ubriachi, spesso risolta dall'efficiente polizia militare americana. In città si e' poi parlato, in maniera molto vaga, di possibili problemi al traffico causato dall'ampliamento. Limitati forse sono anche i vantaggi. Esiste un vantaggio economico derivante dal mercato degli affitti, vantaggio che ora con la (parziale) liberalizzazione degli affitti credo sia diminuito, anche se non eliminato completamente. Agli americani piace mangiare la pizza il sabato sera. Infine, ricordo che quando pochi anni fa apri' il cinema multi-sala, venivano proposti settimanalmente film hollywoodiani in lingua originale, e siccome l'inglese a Vicenza non si parla proprio, sospetto che andassero a vederli le famiglie dei soldati il cui villaggio si trova proprio li' vicino. Insomma, anche se nei supermercati italiani gli americani non si fanno proprio vedere, qualche euro lo spendono.
L'altra sera a "Porta a Porta" il servizio giornalistico sosteneva che il governo tedesco ha offerto un miliardo di euro per trasferire tutta la baracca in terra teutonica. Sembra una cifra enorme, ma calcolatore alla mano non sembra poi cosi' assurda. Immaginando un orizzonte temporale illimitato, scontando ad un tasso del 5%, un miliardo di euro corrisponde ad una rendita perpetua di 50 milioni di euro l'anno, circa un milione di euro la settimana. E cioè 500 euro per 2000 appartamenti affittati; aggiungiamoci un po' di pizze e birre, qualche posto di lavoro (questi appartamenti e queste pizze bisogna pure farli) e vediamo che non si tratta poi di una cifra cosi' folle.
Io sono dell'avviso che, per un elementare principio di equità sociale, quando si costruisce un bene pubblico con grosse esternalita' per la popolazione locale, si possa pensare a qualche forma di compensazione: ad esempio per costruire discariche, TAV, centrali nucleari. Qui pero' non si parla di costruire discariche, si vuole ampliare una base in un terreno lasciato inutilizzato dai vicentini per decenni. E gli americani non puzzano, portano dollari, per quanto pochi.
Insomma, dal mio limitato punto di osservazione, la contrarietà della popolazione deriva da un moderato antiamericanismo magari accentuato dal fatto che non si nota un grosso tornaconto per la popolazione vicentina, ed ignorando il fatto che i costi sono molto limitati. Insomma, invece di organizzare manifestazioni pacifiste anti-americane con le bandiere di Che Guevara, si farebbe meglio a parlare ragionevolmente dei costi e dei benefici, e di chi debba sopportarli. Ovviamente fra i costi propongo di non includere i sentimenti antiamericani di certuni, altrimenti con questa logica non potremmo costruire chiese per non offendere gli atei, distribuire licenze ai macellai per non urtare i sentimenti dei vegetariani, e cosi' via.
Se cosi' si facesse, si scoprirebbe che probabilmente l'ampliamento sarebbe un vantaggio per i vicentini. E qualche amministratore locale con un po' di lungimiranza e creativita' potrebbe anzi sfruttare l'iniziativa per proporre la costruzione di strutture da usare anche a vantaggio degli italiani, nonche' proporre scambi culturali fra le famiglie o le scuole, e cosi' via. Ecco, se il dibattito si centrasse su questo piuttosto che sull'opportunita' o meno di accontentare o scontentare Bush, forse si riuscirebbe ad estrarre dall'ampliazione qualche ulteriore vantaggio per la popolazione locale.
Lo dici tu stesso: gli americani vivono "dentro" la base. Pochi benefici per la comunita' locale, lunghissima lista di svantaggi: 30,000 abitanti in piu', probabile ampliamento futuro dell'aereoporto, traffico.
Se si vuole guardare l'aspetto economico, si tirino fuori le cifre, non dovrebbe essere difficile fare un calcolo dell'impatto, e del corrispettivo economico. Che si debbano fare conti a braccio su un blog piuttosto che esaminare un piano di impatto ambientale pubblicamente discusso automaticamente squalifica un tale progetto. Come sai qui negli USA una cosa del genere dovrebbe sottostare a un'EIR. In Italia no? Ma scherziamo?
Poi si lasci decidere la popolazione locale. Film in inglese e campi da basket mi sembrano un po' pochino.
Non sono mica tanto sicuro che debba decidere la popolazione locale. Con questo criterio non si costruirebbe niente. L'ampliamento dell'aeroporto e' un bene, se le piste vengono condivise dal traffico civile (questo se non c'e' basterebbe negoziarlo, si fa in molti aeroporti civili americani che hanno una vicina base della air force); l'aumento degli abitanti pure, se comprano piu' pizze. Il traffico e' un costo, ma almeno teoricamente risolvibile. Insomma se crediamo all'offerta dei tedeschi, la cosa vale almeno un miliardo di euro. Dividi per i 107mila abitanti di Vicenza, la cifra non e' alta ma basta per fare cambiare idea a tanti fintopacifisti.