Visto che l'articolo originale conteneva tre domande abbastanza precise, manterrò in questo mio intervento lo stesso formato, discutendo una per una le domande originarie e le risposte della CGIL.
La prima domanda era: dato che la nuova tassa che la CGIL vorrebbe imporre è simile alla imposta sulle grandi fortune francese, perché la CGIL prevede un gettito addirittura quadruplo? La risposta di Sanna è contenuta in questa frase:
L’imposta sulla fortuna francese riguarda circa 570mila famiglie. Dalle nostre stime, invece, in Italia le famiglie coinvolte sarebbero più del doppio e rappresentano il 5 per cento del totale; l’aliquota implicita media sarebbe attorno all’1 per cento, data la maggiore concentrazione della ricchezza rispetto alla Francia. Ecco perché il gettito in Italia sarebbe decisamente più alto.
Il grassetto è mio e l'ho messo per segnalare la parte più rilevante. In sostanza la CGIL rivendica la bontà delle sue stime sul gettito e spiega con la maggiore concentrazione della ricchezza italiana il fatto che il gettito sarebbe da noi quadruplo che in Francia. Quindi la domanda diventa: è vero che in Francia la ricchezza è notevolmente meno concentrata che in Italia? Dico ''notevolmente'' perché, per giustificare un gettito quadruplo sulla base della concentrazione della ricchezza, è necessario che la differenza sia molto forte.
Purtroppo i dati sulla distribuzione della ricchezza non sono molto buoni, soprattutto quando si cercano di fare comparazioni internazionali. Però, dai dati che io ho a disposizione, risulta che non esiste assolutamente alcuna evidenza che in Italia la ricchezza sia maggiormente concentrata che in Francia; casomai, il contrario sembra essere vero. In attesa di conoscere quali dati ha usato Sanna per affermare ciò che afferma, produco l'evidenza di cui sono a conoscenza.
Lo studio più recente sulla distribuzione internazionale della ricchezza è il Global Wealth Report del Credit Suisse, curato da Anthony Shorrocks e Jim Davies, due tra i più importanti studiosi di questa materia. Lo studio riporta dati sulla distribuzione mondiale della ricchezza espressa in dollari USA. I dati sui singoli paesi non sono molto dettagliati, ma comparando Francia e Italia questi sono i dati che emergono.
Italia | Francia | |
Ricchezza media (dollari USA) | 226.423 | 255.156 |
Ricchezza mediana (dollari USA) | 115.182 | 66.521 |
Ricchezza totale (trilioni dollari USA) | 11,0 | 12,1 |
Popolazione | 60 milioni | 63 milioni |
Appartenenti al top 10% mondiale | 29.799.000 | 22.291.00 |
Appartenenti al top 1% mondiale | 2.810.000 | 4.405.000 |
La mediana in Italia è molto più alta che in Francia, mentre la media è più bassa. Poiché la disuguaglianza è funzione crescente della distanza fra media e mediana, questo indica una ricchezza più ugualmente distribuita in Italia che in Francia. Si noti dalla tabella che la ricchezza totale in Italia è un po' minore di quella francese e le popolazioni sono simili. Le ultime due righe ci dicono quanti italiani e francesi hanno una ricchezza che, in una classifica mondiale, li porrebbe nel top 10% della popolazione e nel top 1% della popolazione mondiale in termini di ricchezza. Anche qui i risultati indicano una maggiore concentrazione in Francia che in Italia. Ben 30 milioni di italiani hanno una ricchezza che li colloca nel top 10% mondiale, contro solo 22 milioni di francesi, ma se andiamo nel più esclusivo club del top 1% è la Francia che manifesta una presenza più massiccia.
Un altro studio recente è stato effettuato da Jim Davies, Susanna Sandström, Anthony Shorrocks e Edward Wolff. Questi autori cercano di raccogliere dati comparabili tra diversi paesi sulla distribuzione della ricchezza. La tabella 7 a pagina 45 riporta dati su vari paesi. Qui riportiamo i risultati per Italia e Francia.
Italia | Francia | |
Tipologia e anno indagine |
2000, indagine sulle famiglie |
1994, indagine sulla pop. adulta |
% ricchezza in mano al top 10% | 48,5 | 61,0 |
% ricchezza in mano al top 1% | 17,2 | 21,3 |
Per l'Italia abbiamo in realtà indagini più recenti, ma il quadro non cambia molto. Lo studio riporta anche una stima dei coefficienti di Gini per la concentrazione della ricchezza (tabella 9, pagina 47). Per la Francia il valore è 0,730 mentre per l'Italia è di 0,609. Ricordiamo che valori più alti corrispondono a maggiore concentrazione.
Tutti i dati a disposizione vanno quindi in direzione abbastanza univoca: in Italia la ricchezza è meno concentrata che in Francia. Può darsi che i dati, che non sono di qualità eccelsa, non siano sufficienti a trarre conclusioni molto precise. Ma ci pare di poter affermare senza grossi timori di smentita che è semplicemente assurdo attendersi un gettito quadruplo dell'imposta in base alla differente concentrazione della ricchezza. Al contrario, l'evidenza disponibile ci dice che, a parità di altri fattori, la minore concentrazione della ricchezza in Italia dovrebbe condurre a un gettito inferiore a quello dell'imposta francese.
Esclusa quindi tale spiegazione, mi pare che ne restino solo altre due. La prima è che la stima della CGIL è sbagliata e l'alto valore del gettito è in buona misura immaginario. La seconda è che l'imposta, come immaginata dalla CGIL, è in realtà assai più gravosa di quella francese. Per esempio, in Francia le famiglie possono abbattere del 30% il valore dell'abitazione di proprietà, una possibilità che non pare far parte della proposta CGIL.
La seconda domanda era: come pensa la CGIL di riuscire a tassare gli immobili al valore di mercato? Questa è la risposta di Sanna:
[P]er istituire l’Igr [Imposta sulle Grandi Ricchezze] sarebbe indispensabile pensare ad una revisione degli estimi catastali. Ad oggi, di certo, con l’applicazione dell’Igr, per la parte immobiliare, ai valori catastali attuali, si otterrebbe un minor gettito potenziale e si coinvolgerebbe una platea persino inferiore al 5 per cento.
Quindi, in sostanza, la CGIL sta chiedendo un drastico aumento dei valori catastali. Non sono esperto in diritto tributario e quindi faccio fatica a valutare quanto sia facile portare rapidamente i valori catastali ai valori di mercato e poi aggiornarli continuamente per mantenere la coincidenza tra i due valori. Ammetto che ho qualche dubbio che ciò sia fattibile senza costi, diretti ed indiretti, notevoli - non ricordo che in Italia sia mai stato fatto, però ripeto che non sono esperto - ma ignoriamo i dubbi e assumiamo che si possa fare. Quello che voglio segnalare in questa sede è che la CGIL non sta solo proponendo una patrimoniale ma sta anche proponendo un drastico aumento di tutte le tasse che prendono come base imponibile il valore catastale, per esempio l'imposta municipale sugli immobili che entrerà in vigore nel 2013. Difficile al momento dire su chi inciderà questo ulteriore aumento di imposte.
Infine la terza domanda era: il gettito della nuova tassa pensate di usarlo per aumentare la spesa pubblica, pagare il debito o diminuire le altre tasse? Qui devo ammettere che sono abbbastanza confuso. La parte rilevante della risposta di Sanna sembra essere la seguente:
[L]a Cgil ha avanzato una proposta di riforma fiscale fondata su una vera lotta all’evasione e all’elusione fiscale; un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie; una misura di tassazione delle transazioni speculative di breve durata da prevedere a livello internazionale; l’introduzione di un’Imposta sulle Grandi Ricchezze. Contemporaneamente, un fisco più leggero per i redditi “fissi” e i contribuenti onesti con una revisione della struttura dell’Irpef e uno strumento unico per le famiglie con figli (diverso dal quoziente familiare). Tutto ciò, dunque, senza aumentare la pressione fiscale complessiva che, al contrario, diminuirebbe in rapporto alla maggiore progressività, all’emersione fiscale e soprattutto con l’aumento del Pil.
La confusione deriva dal fatto che l'indicazione ''senza aumentare la pressione fiscale complessiva'' è seguita da una terminologia poco chiara. La ''maggiore progressività'', di per sé, può far aumentare o diminuire la pressione fiscale. La fa diminuire se è ottenuta riducendo sostanzialmente le tasse per i redditi bassi, la fa aumentare se è ottenuta aumentando le tasse sui redditi più alti. L'emersione fiscale invece fa aumentare senza ambiguità la pressione fiscale. Ricordiamo che la pressione fiscale si calcola già includendo una stima dell'economa sommersa come parte del PIL. Questo significa che l'emersione fa aumentare il numeratore della frazione (le tasse pagate), mentre lascia intatto il denominatore (il PIL). Quindi, la pressione non può che aumentare. L'ultima frase (''soprattutto con l'aumento del PIL'') mi risulta incomprensibile. Se il PIL aumenta, aumentano anche le tasse pagate, quindi non è chiaro cosa succede al rapporto tasse/PIL. In verità, se la struttura della tassazione diventa più progressiva, un aumento del PIL è più probabile che aumenti la pressione fiscale. Ma lasciamo stare, che tanto di aumenti sostenuti del PIL è un pezzo che non ne vediamo e probabilmente continueremo o non vederli. Di certo non verranno grazie a queste proposte di riforma fiscale.
Quindi riformulo la domanda, invitando alla maggiore chiarezza e concisione possibile nella risposta: quali tasse si vogliono diminuire, e di quanto, in corrispondenza dell'introduzione della patrimoniale? E, visto che ho la vostra attenzione, ne aggiungo altre due di domande.
Prima, quando si parla di ''pressione fiscale costante'', a che livello state pensando? Il 43%, il 42%, il 40% o altro ancora? Vi chiedo, per favore, di essere il più specifici e precisi possibile.
Seconda, visto che proponete una pressione fiscale costante e visto che per il 2010 il deficit pubblico è stato del 4,6% del PIL, questo deve significare che la CGIL è a favore di una riduzione della spesa pubblica in percentuale del PIL (l'alternativa è mettere l'Italia su un sentiero esplosivo di indebitamento, e sono certo che la CGIL considera questo inaccettabile). Quali spese propone la CGIL di tagliare per riportare il bilancio pubblico verso il pareggio? Di nuovo, per favore, siate specifici e precisi sulle tipologie di spesa e sulle stime quantitative dei vari tagli.
nel mio scetticismo, avevo ritenuto la discussione già chiusa. la risposta di Riccardo Sanna era volutamente imprecisa, tesa piuttosto a difendere un argomento sentito come giusto e anche popolare. che poi sia, con ogni ragionevole probabilità , una tafazzata in senso stretto per il proprio schieramento, beh, niente di nuovo. poi si parlerà di "destini cinici e bari" ecc.
se posso suggerire, manterrei ferma la singola domanda, a risposta multipla, del tuo primo intervento: come si vuole impiegare il gettito (per quanto non molto definito) della patrimoniale?