In estrema sintesi, il filo conduttore proposto dal giornalista come chiave di lettura è l'ostinata ricerca italica per la bella figura, che sarebbe la causa principale dei problemi italici. Come il capitano Schettino ha fatto (per l'ultima tragica volta) l'inchino perché voleva fare bella figura, così... così niente perché non c'è un credibile nesso logico tra la ricerca di dare una buona impressione e i problemi dell'Italia contemporanea.
Il raffinato editorialista del corriere vorrebbe insomma ricondurre tutto ad un problema culturale. Ma ammesso e non concesso (ma proprio per niente) che il problema sia il prevalere della forma sulla sostanza, non dovrebbe questo atteggiamento superficiale essere per definizione manifesto? Cosa c'è di manifesto (citiamo dall'articolo) nell'evasione fiscale (che si fa in segreto)? Nell'esportazione illegale (che sempre in segreto si fa) di capitali, nonché nella corruzione (che pure non ci pare azione pubblica)? Mah, non è dato sapere.
Giusto per inciso, secondo voi sono questi i problemi principali del nostro paese? Certo, se uno per caso scorre gli annunci di lavoro, prende i mezzi pubblici o presenta una dichiarazione dei redditi forse o semplicemente deve far valere le proprie ragioni in giudizio forse no. Ma evidentemente certi intellettuali non hanno di questi problemi.
Ad ogni buon conto, secondo Severgnini, tutto è cominciato a cambiare l'estate scorsa. Con l'economia che andava giù (ma perché prima saliva?), i rendimenti sui Btp che andavano su e l'ECB e l'IMF (anche l'IMF???) che davano ordini, gli italiani hanno capito che le cose dovevano cambiare. Berlusconi si è dimesso è arrivato il tecnico e gli italiani hanno
accettato sorprendentemente, -ma solo per chi non conosce bene il paese- questo nuovo stato di cose
Tutto OK insomma, niente drammi o manifestazioni come in Grecia perché la gente ha visto la minaccia arrivare.
Questa dunque la colpa di Schettino: non aver visto arrivare lo scoglio, non essere capace di gestire l'emergenza e quindi scappare: per niente una bella figura
Non cogliete il senso? Neanche noi, ma aspettate di leggere il finale:
Gli Italiani oggi sono tutti capitan De Falco che ha gridato “Vada a bordo cazzo!” Perchè è lì che vorremmo stare tutti, in Europa, a bordo sani e salvi.
Vi sembrano affermazioni sconnesse prive di un filo conduttore? Peccato, vuol dire che neanche voi potrete mai far carriera nel Corriere della Sera. Chiarito che il pezzo non è per niente chiaro chiediamoci invece che figura fa l'intellettuale italico che nel discettare dell'italica maledizione di voler far sempre bella figura, finisce per inseguire vaghe analogie estetiche, perdendo completamente il filo del discorso che rimane senza capo ne coda.
Con buona pace di Severgnini, del Corriere e, questa volta, anche del Financial Times l'Italia di problemi ne ha parecchi, come sa chi deve lavorare per vivere e sbattersi per lavorare in un paese altamente disfunzionale come il nostro. In quest'occasione, vorremmo soffermarci su uno in particolare: la carenza endemica di intellettuali capaci di analizzare criticamente la grave situazione in cui versa il paese e sufficientemente coraggiosi da esporla a chiare lettere infrangendo il tono monocorde dei mass media servi quando non faziosi. Eh, no Beppe quanto a intellettuali non facciamo proprio una bella figura. Anzi, e forse su un blog come questo si può dire, facciamo proprio una figura di merda.
Abbiamo perciò inviato al Financial Times la seguente lettera:
Sir,
Your analyses are usually insightful and well thought. This is not the case of Beppe Severgnini's "Italy's recurring tragedy: the quest for "bella figura" (Jannuary 18). According to Mr. Severgnini, the tragedy of the Concordia cruiser was caused by the captain's desire to make a good impression – allegedly “a theatrical tendency in Italy, which is part of our charm and at the root of our problems”.
Mr. Severgnini also claims in Italy this tendency is associated with other problems – namely corruption, tax evasion, and more generally poor public finances. How are they associated? He does not say. Undisturbed, Mr. Severgnini goes on to claim that something changed last summer in Italy and this is why the captain of the Concordia is a villain (second non sequitur). The article ends by suggesting that the sinking of the Concordia and the reaction of the Italian public show that Italians want to remain in Europe (third non sequitur). Italy is a complex country. I doubt Mr. Severgnini's stereotypes and inconsequential arguments are of any help to understand it.
C'è un altro punto che mi piacerebbe fosse chiarito. Questi "inchini" o "passaggi ravvicinati" sono legali o illegali? Qualche mia riflessione, putroppo prive di una rigorosa concatenazione logica:
a) se io un giorno decidessi di fare qualcosa di illegale o almeno di sconveniente lo farei di nascosto e non al cospetto di qualche migliaia di persone (passeggeri, equipaggio e isolani)
b) se un giorno con un gommone mi avvicino alla costa a meno della distanza regolamentare la Capitaneria di Porto mi fa allontanare immediatamente a calci nel quorum e poi mi fa una multa da levare la pelle. Perchè fino al naufragio nessuno ha mai obiettato?
Sospetto che la Capitaneria di Porto fosse al corrente di questi "inchini" e chiudesse un occhio. Molto piu' facile controllare i gommoni e sbraitare ordini al telefono quando succede il disastro. Cosi' ci si para il quorum e si deventa eroi nel paese dell'operetta.
Il commento è decisamente in ritardo, mi rendo conto.
Per la cronaca, da quello che mi dicevano alcuni amici velisti, non ci si può avvicinare a meno di 500 metri dalla costa con qualsiasi imbarcazione (se non ricordo male). La Costa Concordia era a meno di 200 metri, che sicuramente non è una distanza permessa.