Berlusconi e i lavavetri

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La polemica di fine estate sui provvedimenti che vari sindaci di sinistra stanno prendendo per contenere fenomeni di abusivita' e criminalita' diffusa e' prova ulteriore che Silvio Berlusconi fa danno alla parte politica su cui egli regna.

I sindaci di sinistra di varie città italiane (Firenze, Venezia, Torino, Bologna, eccetera) si

trovano spesso in una situazione paradossale, ma rivelatrice.

Al fine di fare

il proprio lavoro accogliendo le richieste dei loro concittadini ed

elettori essi prendono posizioni e provvedimenti di "destra".

Ricordiamo, fra i molti, il recente tentativo fiorentino di ridurre (a mezzo di

sanzioni) il numero di lavavetri abusivi,

i divieti imposti ai venditori ambulanti,

la proibizione di manifestazioni "spontanee" di autonomi e squatters

vari, lo sgombero dei cosidetti "centri sociali" ed altre proprietà

altrui occupate da terzi, lo spingere fuori città prostitute e

travestiti ... Più in generale, gli amministratori locali, siano essi di

"destra" o di "sinistra", tendono spesso ad invocare mano dura con la

delinquenza spicciola ("spicciola" si fa per dire, visto che spesso uccide).

Lasciamo stare il fatto che, sia sulla modalità che sulla sostanza di alcuni di questi provvedimenti io ho avuto ed avrei parecchio da ridire (1 , 2, e 3), non è questo il punto. Mi sembra evidente che così agendo i sindaci godano del supporto della

grande maggioranza della popolazione delle loro città, la quale vive

quotidianamente tali situazioni di deterioro, ne paga il prezzo ed è,

in media giustamente, esasperata. Così facendo inoltre, i sindaci di sinistra incorrono negli strali ideologici dei baroni di sinistra (tipo Asor Rosa) e dei loro leaders politici ed ideologici operanti in Roma. Costoro regolarmente spiegano ai vari Cofferati e Dominici che occorre essere tolleranti, che punire non serve, che richiedere alle forze di polizia che mantengano l'ordine e facciano rispettare le leggi è reazionario, che coloro i quali occupano centri sociali non sono teppisti ma sintomo di un malessere sociale diffuso che va affrontato "politicamente" (ossia, lasciandoli fare) e quant'altro produca la sub-cultura del cinico alternativismo castrista della sinistra radical-chic.

L'osservazione che vorrei il lettore cogliesse è che i sindaci fanno cose che i loro elettori, anche quelli di sinistra, vogliono ma che i dirigenti della sinistra italiana considerano di "destra", non vogliono fare e non appoggiano. I sindaci compiono queste scelte non perchè essi siano ideologicamente di destra (se così fosse molti di loro potrebbero tranquillamente candidarsi nelle liste della CdL) ma perchè capiscono che questo è quanto i loro elettori richiedono e non v'è molto altro di sensato da fare. 

Non è, quello dei sindaci, l'unico esempio di questo tipo, anzi. Tutte le inchieste, sia informali come quelle di La Repubblica (anche altri quotidiani le fanno, ma La Repubblica è il giornale che gli elettori di questo governo tendono a leggere e questo conta per il mio ragionamento)  sia un pelino più strutturate come quella che Renato Mannheimer ha condotto per noi (e sui cui risultati speriamo di tornare con maggior attenzione prima che il 2007 finisca) o quella del giorno, tanto per stare in tema, rivelano le medesime cose.

Rivelano, per esempio, che una grossa fetta della base elettorale della

sinistra vuole ed ansiosamente attende una riduzione del carico

fiscale, una sua semplificazione e, persino, una qualche forma di

federalismo fiscale. Rivelano che una grossa fetta dell'elettorato di sinistra gradirebbe veder licenziare i molti dipendenti pubblici inutili e fannulloni oltre che l'avvio d'una generale riforma dei criteri con cui l'impiego pubblico viene gestito. Rivelano che una percentuale non irrisoria dell'elettorato di sinistra vorrebbe che i sindacati avessero meno potere e che le loro richieste venissero meno frequentemente esaudite dal governo centrale. Rivelano che a molti elettori di sinistra la concorrenza e la meritocrazia non sembrano poi delle brutte idee, anzi. In sostanza: sia la reazione popolare alle politiche di "destra" dei sindaci di sinistra che molti altri segnali rivelano che una buona percentuale degli elettori di sinistra apprezzano e desiderano politiche che in Italia vengono considerate come "reazionarie" e di "destra".

Questi i fatti. A questi fatti aggiungo tre congetture traendone poi le debite conclusioni. Quest'ultime tirano in ballo Berlusconi ed argomentano che l'uomo è una vera iattura poli per la realizzazione di effettive politiche di "destra". Più esplicitamente, le mie conclusioni possono così riassumersi: 

Silvio Berlusconi è, da un punto di vista strategico, il miglior alleato di Bertinotti e della sinistra cosidetta "radicale".  La presenza di SB, e dei suoi fedeli soci, alla testa della destra italiana costituisce la ragione principale per cui questo governo di sinistra si tiene ancora assieme e, di conseguenza, le dannose politiche socio-economiche di Bertinotti, Ferrero e compagnia hanno qualche possibilità d'essere attuate.

Folle? Non lo posso escludere, ma non credo di sbagliarmi di molto. Vi prego di tenere in mente i fatti menzionati sopra e di considerare le tre seguenti congetture.

Congettura numero uno: le persone di sinistra che favoriscono una politica meno lassista nell'ordine pubblico sono le stesse che favoriscono anche una politica meno tollerante del parassitismo dei dipendenti pubblici e maggiormente orientata al merito ed alla concorrenza sul piano economico. Sono inoltre più o meno le stesse persone che vorrebbero meno tasse e meno spesa pubblica, meno pensioni d'invalidità per falsi invalidi, e via enumerando politiche economiche di "destra".

Congettura numero due: Quante sono queste persone? La mia impressione è che ogni 5 o 6 elettori di sinistra uno appartenga a questo gruppo. Ma anche se fossero uno su 10 o addirittura uno su 15, cosa che altamente dubito, le conclusioni finali non muterebbero per la semplice ragione che, se il 10% dei voti che l'Unione ha ricevuto alle ultime elezioni si sposta alla CdL quest'ultima vince a man bassa.

Congettura numero tre: queste persone votano la sinistra "moderata" (ovvero hanno votato per l'Unione e Prodi e voteranno PD e VW in un prossimo futuro) fondamentalmente per una sola ragione. Queste persone vorrebbero politiche che in Italia vengono considerate di "destra" e capiscono che la probabilità che tali politiche vengano realizzate dall'attuale coalizione di sinistra è molto bassa. Nonostante questo preferiscono votare per un Prodi o un D'Alema o un Bersani (e poi vivere cinque anni sperando) che non per un Berlusconi, un Bossi o un Previti. Per quale ragione? Per la semplice ragione che il senso di falsità, pressapochismo, arroganza, disonestà e volgarità che questi ultimi (il primo in particolare, gli altri non son altro che seguaci al soldo) generano nel professionista borghese - decente e competente anche se leggermente evasore - risulta insormontabile. Non ce la fanno, proprio non ce la fanno neanche turandosi occhi, naso ed orecchie; e guardate bene che, a grande maggioranza, costoro tengono Indro Montanelli in quasi sacra memoria. Fanno quindi violenza a se stessi, ed alla loro razionalità economica, fingendo che vi sia una mezza chance che Bersani riesca a liberalizzare qualcosa o che Amato possa davvero ristabilire un minimo di rispetto per le leggi nelle città italiane nonostante Bersani ed Amato governino con Bertinotti, Caruso e Ferrero che vogliono l'esatto contrario. O che VV voglia un giorno ridurre il carico fiscale ... la lista delle fantasie che allietano le notti di questo gruppo di distinti signori e signore è alquanto lunga. Quasi come quella dei loro incubi diurni alla lettura del Corriere, o di Repubblica appunto.

Su cosa si basano le mie congetture: dozzine di conoscenze e conversazioni, cumulate alle dozzine di conoscenze e conversazioni riportate da dozzine di altre persone, oltre che, ovviamente, i dati obiettivi menzionati sopra. Sono a conoscenza di centinaia di cittadini italiani che avrebbero probabilmente votato a destra, e che vorrebbero politiche di "destra", non fosse che a destra comandano Berlusconi ed i suoi impiegati. E poichè costoro generano un incontrollabile ribrezzo, poichè costoro di politiche decenti di "destra" non ne hanno fatto mezza in cinque anni di governo, questi bravi borghesi italiani votano a sinistra. O non votano. Ora, è senza dubbio possibile che il mio campione sia completamente distorto e che io conosca e frequenti solo persone che votano a sinistra e che a loro volta frequentano lo stesso tipo di persone, ma vi assicuro che così non credo proprio che sia. Anzi, oserei dire l'opposto: se il campione delle persone che conosco e frequento è distorto ideologicamente, lo è a "destra" non a sinistra.

La mia estrapolazione, dunque, è che alcune centinaia di migliaia di cittadini italiani che alle ultime elezioni hanno votato per Prodi (o non hanno votato) lo abbiano fatto per una sola e semplicissima ragione. Non perchè di Prodi si fidassero o ne avessero grande considerazione, non perchè pensassero che Prodi avrebbe attuato in compagnia di Ferrero e Bertinotti le politiche che essi desiderano, non perchè si fossero convinti che D'Alema è diventato liberale e VV uno che capisce qualcosa di incentivi economici ed informazione asimmetrica. Nulla di tutto questo. Hanno votato a sinistra perchè proprio non potevano votare a destra: cinque ulteriori anni di (s)governo di Berlusconi, Bossi, Previti ed altri dipendenti dell'amata ditta di Arcore non potevano e non volevano digerirli, costasse quel che costasse. 

Colpa loro, direte voi, se ora si ritrovano il governo che si ritrovano e le politiche che questo attua! Giustissimo, colpa loro. E credo molti di essi siano parzialmente pentiti, almeno da quanto ho sentito dire a cena durante l'ultima scappatella in Italia. Essi sono parzialmente pentiti, e maledicono il destino cinico e baro che a tale scelta li ha costretti, mentre sorbendo il caffe' e l'ottima grappa di ramandolo invocano un repulisti a San Giuliano e la costruzione della maledetta bretella autostradale, oltre che 4 punti percentuali di IRPEF (o IRAP, fate voi) in meno. Son pentiti, certamente ... ma non del tutto: perchè è sufficiente che Berlusconi parli o Bossi erutti o la nuova leader del partito-azienda scodinzoli <object height="350" width="425"><param name="movie" value="about:blank"><param name="wmode" value="transparent"><embed src="http://www.youtube.com/v/zV728vc6qDM" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" height="350" width="425"></object> che costoro immediatamente ci ripensano e cominciano di nuovo ad

illudersi che, forse, con VW le cose possano cambiare e qualche decente

politica di "destra" (tipo ridurre le imposte) possa venire attuata.

Forse sono solo dei poveri illusi masochisti ed anche un pochino stupidotti, capisco. Ma sono tanti, e questo mi fa riflettere. Non solo sono tanti, molti di loro sono anche svegli, nel senso che sono il meglio che, professionalmente parlando, io conosca negli ospedali, nei cantieri, nei tribunali, nei consigli d'amministrazione, nelle aziende e, qualche rara volta, persino nelle aule universitarie d'Italia. Insomma, faccio fatica a considerarli dei poveri tonti ... 

Conclusioni, parziali.

1) Se Berlusconi e compagnia non fossero i capi della destra, se non la tenessero ostaggio loro e dei loro personalissimi interessi, la destra in Italia avrebbe vinto un'elezione dietro all'altra dal 1994 in poi. Per la semplice ragione che, ad occhio e croce, una percentuale che oscilla fra il 55 ed il 60% degli italiani vuole ardentemente politiche di "destra".

2) Visto come sta (s)governando la sinistra non posso escludere che, al prossimo giro, una grossa fetta di costoro riescano a turarsi il naso ed a votare a destra anche in presenza di Berlusconi e dei suoi impiegati. Poichè Berlusconi è tante cose ma non scemo, egli coltiva speranze di ritornare a Palazzo Chigi e fa il possibile perchè si voti al più presto. Per la medesima ragione, VW ha un cerchio ben più rotondo da quadrare: da un lato vuole che Prodi duri cinque anni e dall'altro deve fare il maggior rumore possibile contro le idee di Bertinotti&Co, sotto il vincolo che quest'ultimi non facciano cadere Prodi. Rumore, appunto, e non  molto di più perchè il vincolo è molto stretto.

3) Se la destra politica riuscisse a liberarsi di Berlusconi&Co - alternativamente: se questa fetta di ottima società italiana uscisse dalla pavida sottomissione e dal culturalmente provinciale torpore politico in cui vive sin dagli anni 20 del secolo scorso (forse anche da prima, ma tralasciamo i dettagli storici) scegliendo di riprendersi lo spazio politico ceduto sin d'allora a parrocchie e vescovi, sindacati e leghe, azzeccagarbugli borbonici e mafie insulari, partiti-stato e partiti-azienda - allora la speranza che in Italia si possano finalmente attuare delle politiche effettivamente e coerentemente di "destra" avrebbe qualche ragione d'essere coltivata.

4) Chiedo troppo? Certamente, chiedo troppo. Ma questo è un blog di teorici illusi e segaioli, dopotutto.

 

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Commenti

Ci sono 44 commenti

Sottoscrivo al 100% l'analisi di michele, nella quale mi ci ritrovo discretamente bene.

Ma rilancio: siamo sicuri che le politiche di cui si parla siano effettivamente "di destra"? Avete gia' sentito parlare di http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=1022&ID_sezione=81&sezione=News

1) michele perche scrivi "destra" tra virgolette? quelle sono politiche di destra liberale. senza virgolette. Non e' che ti pieghi inconsciamente pure tu al diktat intellettual-chic che una cosa, se e' buona, e' di sinistra per forza o e' di "destra" tra virgolette (sottintendendo che non puo' essere di destra senza virgolette senno' diventa fascista-reazionaria-la-giungla-del-mercato-ommioddiononcisonopiuivaloridiunavolta)? (si scherza eh)

2) in risposta a Marco Paccagnella, qui sopra: il liberismo non e' una idea di sinistra. Piantiamola con questa fesseria messa in giro dal (di solito ottimo) Giavazzi e da Debenedetti. E' una palla colossale, storicamente e intellettualmente parlando. Se oggi anche qualcuno (pochi) a sinistra si accorge che le idee e le raccomandazioni di policy (e le politiche effettivamente implementate in US, UK e Estonia per mettere qualche esempio storico) da sempre bagaglio della destra liberale sono positive per la societa' nel suo complesso, non e' che tali idee diventano di sinistra. Sono quei pochi individui che diventano di destra. (ora spero che non arrivi come sempre succede in questi casi quello che dice "destra e sinistra sono concetti superati"... guarda caso sono sempre superati quando parliamo di idee di destra)

 

Mai pensato che destra e sinistra siano concetti superati. Attenzione peró a non esagerare con la categorizzazione: se non é una battuta, una frase come "Sono quei pochi individui che diventano di destra" mi sembra tradire una visione del mondo un po´ troppo rigida e semplicistica. Gireremo con bandierine rosse o blu sulla testa, per meglio vedere come tira il vento.  Lasciamo perdere, cmq, non é di questo che volevo parlare.

A me pare che Giavazzi voglia dire una cosa diversa, e che lo faccia, consapevolmente, con una buona dose di spirito provocatorio. La sua tesi, come io l´ho interpretata, é che in una realtá come quella italiana, soffocata da lobbies, rendite e particolarismi, una massiccia iniezione di liberismo non possa che essere funzionale agli obiettivi storici della (di una certa) sinistra: giustizia sociale, opportunitá per i piú poveri, ecc.  Inoltre, seguendo un analisi simile a quella condotta da Alberto nell´introdurre il suo cavaliere bianco (oltre che probabilmente per storia e convinzioni personali), Giavazzi ritiene piú proficuo dare indicazioni di policy guardando esplicitamente ad una certa parte politica. Questo é quanto, non penso sia mai stata sua intenzione scrivere trattati di political theory...

 

 

edit:  mi accorgo solo dopo avere scritto che dico praticamente le stesse cose di Calvin quassú... chiedo scusa!

 

Non e' tanto che "destra e sinistra" siano concetti superati: il fatto e' che il loro uso e' fuorviante. Riducendo a un solo asse coordinato la misura di posizioni politiche che richiedono svariati gradi di liberta' (certamente non meno di due) si distrugge informazione e si genera confusione. Anche i termini "centro-destra" e "centro-sinistra" sono inadeguati: un liberale non e' l'ibrido tra un democristiano e un fascista, e semmai le ricette economiche predilette dal fascismo, e il suo disprezzo verso le liberta' individuali, hanno piu' in comune con parti della sinistra che col liberalismo. (Non necessariamente della "sinistra estrema": mica per niente Roosevelt inizialmente defini' Mussolini "that fine Italian gentleman"). Dato che discutere su chi detiene diritti di proprieta' intellettuale sul termine "destra" e' futile, io preferisco evitarne l'uso.

La situazione e' anche piu' confusa in America, dato che la' si usano espressioni ancora piu' vaghe come "Conservativism" e "Liberalism" che hanno infastidito liberali da Hayek a Friedman. Ma anche il termine "right-wing" non significa certo "liberale classico": persino Clint Eastwood (che e' su posizioni libertarie) ha puntualizzato che non si addice ne' a lui ne' a Don Siegel (il regista che lo diresse in "Dirty Harry").



 

Scusate ma Belusconi, Fini e Bossi, per non parlare di Storace con il mercato e il liberismo cosa c'entrano?

A dispetto delle convinzioni personali, la Sinistra in Italia, tutte le volte che è stata al governo, ha cercato di liberalizzare. La prima riforma del commercio di Bersani, approvata dal primo governo Prodi andava in quella direzione. Lo stesso dicasi per le prime riforme sul mercato del lavoro introdotte con il pacchetto Treu e la semplificazione amministrativa della legge Bassanini.

A destra? solo chiacchiere e conflitti di interessi, difesa di posizioni di rendita e distorsione della concorrenza. Io penso che le élites liberali individuate nel post non votino più in base a posizioni ideologiche ma scelgano solamente il male minore.

 

Perche' non cercare di uscire dal solito personalismo? Mi sembra di tornare alle teorie sociologiche delle BR, con questo additare a Berlusconi e i suoi "impiegati" come i babau senza i quali tutto potrebbe andare a posto.

Ci illudiamo forse che in assenza di Bertinotti o Caruso i sindacati si sgonfierebbero e Bersani riformerebbe?

Il "pericolo" e' poi scadere nella solita pappardella del noi-buoni-loro-cattivi come nel commento di Blackrat qua sopra. L'idea che il PD possa dare alcuna speranza e' men che risibile.

Credo che ci sia una differenza fondamentale tra il berlusca e caruso&bertinotti. Gli ultimi due non sono che l'ultimo prodotto di un movimento politico-culturale che ha radici profonde, quindi la loro uscita di scena non avrebbe alcun effetto perche' sarebbero immediatamente rimpiazzati da personaggi simili. Berlusconi e' qualcosa di assolutamente originale, il fondatore di un "movimento" nuovo di cui al momento non e' facile prevedere l'evoluzione.

Non mi sembra di essere ideologico né di incitare all'odio. Ho solo fatto un elenco di provvedimenti dei passati governi di centrosinistra che hanno avuto un qualche effetto in termini di liberalizzazione dei mercati dei prodotti, del lavoro, e della p.a.

In termini pratici, a parte la legge Biagi, cosa ha fatto il governo Berlusconi? E poi, quali sono le caratteristiche "liberali" di uno come Fini?

Ma hai letto l' articolo e gli altri commenti?

Nessuno ha parlato di incitazione all' odio. 

Sulle liberalizzazioni non hai tutti i torti, ma decisamente vedi il bicchiere mezzo pieno: insieme a questi provvedimenti (tra cui il pacchetto Treu è l' unico significativo imho) la sinistra ha promosso aumenti di spese e tasse più di quanto abbia fatto la controparte.

Nessuno qui si confonde AN, lega ed FI con un partito liberale, e di sicuro nessuno si aspetta politiche liberali da AN.

Rileggiti bene il punto 3 ed il primo commento di Calvin.

 

 

neppure da bambino mi limito a puntualizzare su spese e entrate. Se, giusto per avere un'idea più esatta di cosa parliamo:

1) per 'sinistra' intendiamo i governi che si sono succeduti in Italia dal 1996 al 2000 e per 'destra' quelli del periodo 2001-2005

2) per 'livello di spesa pubblica' intendiamo il rapporto tra spesa delle amministrazioni pubbliche al netto degli interessi e il PIL, e per 'livello delle entrate' il rapporto tra entrate tributarie e PIL

allora è sicuramente vero che la sinistra ha aumentato le tasse più della destra ma non è vero che ha aumentato di più le spese. Si guardino i dati contenuti nella relazione 2006 della Banca d'Italia. I dati più interessanti non sono quelli della Tabella 11.2 (132), che include le spese per interessi (sostanzialmente al di fuori del controllo governativo), ma la Figura 11.3 (pag. 135) che mostra l'andamento delle spese primarie correnti. Durante il periodo 2002-2005, lasciando quindi fuori gli anni elettorali, tali spese sono aumentati di un paio di punti percentuali. La storia è abbastanza semplice. La destra ha ridotto (non di molto) la pressione fiscale mediante azzeramento dell'avanzo primario e grazie a una diminuzione esogena della spesa per interessi. Non ha fatto nulla per controllare la parte discrezionale della spesa, che è invece cresciuta.

È possibile, ma i dati non ci sono ancora e non ci saranno per un po', che il governo attuale stia facendo peggio di quelli precedenti (sia di destra sia di sinistra) sul fronte della spesa. Secondo la Tabella 11.2 La spesa è aumentata nel 2006 a uno strabiliante 50,5% del PIL, ma ovviamente ci sono state elezioni a metà anno e quindi l'assegnazione di meriti e colpe è difficile. Vedremo quando usciranno i dati del 2007.

 

Condivido assai... Dal Corriere di ieri:

 

«Quei numeri a memoria non insegnano a pensare»
MILANO — «Conoscere le tabelline può essere utile, ma non mi pare diano un grande aiuto per imparare a pensare». Riccardo Giacconi, premio Nobel per la fisica nel 2002 per aver scoperto il nuovo cielo a raggi X, è tagliente nei commenti.
Impararle, allora, è una fatica vana?
«Quando entrai all'università di Milano avevo un bravissimo insegnante di geometria che ci disse di dimenticare la trigonometria studiata al liceo e di affrontare invece la geometria proiettiva con maggior impegno. Perché la prima era solo calcolo, mentre la seconda era preziosa per sviluppare la capacità di capire il mondo da un punto di vista fenomenologico, che è quello che conta ».
Ma la matematica bisogna pur affrontarla.
«Studiarla è importante e necessario soprattutto per la scuola italiana che da sempre ha privilegiato gli aspetti umanistici. Se qualcuno non conosce Shakespeare è giudicato ignorante mentre se ignora Newton o Keplero è giustificato. Ecco, questa disparità dovrebbe scomparire, senza con questo rifiutare lo studio della grammatica e della lingua, perché se non la conoscessimo noi due non riusciremmo a parlarci. Però, con la sola cognizione dei numeri e delle tabelline non si trasmettono le idee».
Non ha mai avuto difficoltà con la «scienza delle scienze»?
«Mia madre insegnava matematica e quando ero al liceo mi chiedeva una mano nel correggere i compiti dei suoi studenti. Io ci tenevo molto a non far brutta figura e così spesso studiavo gli argomenti che non conoscevo tutto da solo. Ho sempre preferito la geometria, nella quale ero dotato. In algebra avevo qualche difficoltà perché mi annoiava con quelle lunghe espressioni; era soltanto calcolo».
Ora lei insegna alla John Hopkins University di Baltimora. L'anno scorso il presidente Bush ha invitato a studiare di più la matematica, ritenuta indispensabile per lo sviluppo del Paese. C'è una crisi come in Italia?
«La situazione è ben diversa, ma è vero che anche in America c'è la necessità di studiarla più seriamente. Abbiamo una grave carenza, colmata oggi soprattutto con l'arrivo di molti ricercatori asiatici. Ma è una tendenza da invertire».

 

beh non è neanche sicuramente vero che il precedente governo prodi ha aumentato le tasse. Se guardi alla stessa tabella 11.2 (p.132) vedi che dal 1997 al 2000 le entrate/PIL sono passate dal 47.7% al 45.4% (ben -2.3%) mentre nel 2001, anno elettorale, le entrate sono state il 45% del PIL. 

Dal 2002  al 2005, durante il governo berlusconi, le entrate sono passate dal 44.5% del PIL al 44.4% (-0.1%)...

Nel 2006, anno elettorale, le entrate sono passate al 46.1% del PIL.

Infine, l'aumento delle spese del 2006 (50.5%), come affermato dallo stesso rapporto  BDI è dovuto a fattori straordinari (rifinaziamento ferrovie e IVA auto)..al netto di questi effetti le spese sarebbero rimaste costanti al 48.6% (basta leggere le 4 righe sopra la tabellina che hai citato).

 

 

  

Giusta bacchettata, la terminologia che ho usato è sloppy. Ho detto 'aumentato', mentre avrei dovuto parlare di livello assoluto medio. La seguente affermazione è corretta: durante gli anni in cui la sinistra è stata al governo la pressione fiscale è stata in media più alta che negli anni in cui la destra è stata al governo.

Anche qui la storia è relativamente semplice da raccontare. Il dato 97 è in realtà un dato di picco, con un aumento della pressione di un paio di punti rispetto al 96 (non ho il dato preciso ma basta guardare la relazione 2005, scusate la pigrizia), dovuto al tentativo riuscito di riassestare i conti per l'entrata nell'area euro. Una volta conseguito l'obiettivo dell'euro la spesa per interessi ha iniziato a decrescere in modo consistente, e i governi della sinistra hanno passato parte dei risparmi alla riduzione della pressione fiscale e parte alla riduzione del debito mediante avanzi primari. La parte discrezionale (non per interessi) della spesa è invece rimasta sostanzialmente costante in rapporto al PIL.

Ribadisco che mi sembra ancora presto per giudicare in modo chiaro cosa sta facendo questo governo per la parte discrezionale della spesa; non vedo però molti segnali incoraggianti.

Asimov, la spesa corrente discrezionale o persino indiscreta, chi ha fatto crescere le tasse e chi le ha fatte scendere, Treu e Biagi ... tutti argomenti interessanti, ma io parlavo d'altro ... 

Provo a rilanciare la mia tesi: la presenza di Berlusconi, Bossi e compagnia alla guida della CdL fa sistematicamente perdere alla stessa un 7-8% minimo di voti che o s'astengono o votano a sinistra turandosi il naso.

Detto altrimenti: (1) il paese e' molto piu' di destra di quanto sembri dai risultati elettorali, (2) gruppi sociali che domandino politiche di destra e liberali ci sono e contano, a mio avviso, tra il 15% ed il 20% dell'elettorato. Pero', soprattutto per la presenza di Berlusconi ma in parte anche per le eredita' storiche che menzionavo, sono sparsi fra i due schieramenti ed in mille altri rivoli personalistici ed ideologici, quindi contano politicamente molto poco.

C'e' un'altra maniera di arrivare alla conclusione (1) senza passare per le mie congetture ed osservazioni sui buoni borghesi ed imprenditori di destra che votano a sinistra. Provate a dare un'occhiata alla distribuzione dei voti prima del "grande crollo", ossia attorno al 1992. Fate il conto di quanto peso aveva allora la "sinistra democristiana" e mappate il tutto nell'elettorato di oggi. A meno che non vi siate convinti che il mondo s'e' spostato a sinistra per qualche miracolosa ragione, tipo il crollo del comunismo, la globalizzazione o la minaccia del terrorismo musulmano, arrivate alla medesima conclusione.

 

... basta guardare ai voti di FI nel 94, unico anno in cui si presento' alle elezioni con un programma politico di destra liberale (privatizzazioni, sanita' privata, flat tax, vouchers per la scuola, ecc.). Prese il 21%. 

 

Ma secondo te, Michele, e' Berlusconi a fare il centro-destra, o viceversa?

Michele, non riesco a condividere la tua visione... nessuno ha statistiche alla mano, mi pare, quindi stiamo parlando alla buona, sulla base delle rispettive sensazioni, ma.... vedi davvero tutte queste persone (SETTE-OTTO percento MINIMO di voti!!) le quali:

1) sarebbero disposte a sottoscrivere un serio programma liberale a 360 gradi, comprensivo di manovre fortemente impopolari, presentato da uno schieramento di destra

2) hanno tale senso civico (lo chiamo cosí, nessuno si offenda!) da sentirsi disgustati da questa destra, e perció si rifiutano di votarla.

Tre milioni di persone con lo spirito a metá fra Ferruccio Parri ed un capo scout...:oP

 

Michele, sono d'accordo su gran parte della tua analisi ed in particolar modo sul fatto che molti abiano votato a sinistra in considerazione della presenza di Berlusconi dall'altra parte - faccio outing, io sono tra questi.

Non credo però che andando via Berlusconi automaticamente vincerebbe la destra.

Tu parti dall'assunto che la destra italiana sia composta da componenti omogenei e che - oggi -  sia solo la presenza di Berlusconi a causare una emorragia di voti.

In realtà le cose mi sembrano un po' più complesse: oggi è proprio Berlusconi a tenere insieme questa destra, composta di opposti estremismi - la lega e AN -  che altrimenti sarebbero naturalmente portati a confliggere violentemente.

E' poi vero che in Italia c'è una una domanda intrinseca di democrazia liberale "pura", ma è anche vero che chi si riconosce in quelle idee ha un rispetto per le regole del gioco (compreso quello fiscale) che l'anima anarcoide dell'attuale centro destra ha ripetutamente dimostrato di non voler accettare, con ciò contribuendo a far disperdere i voti.

L'effetto repulsione vale poi anche per il centro sinistra. Credo ci siano molti elettori che sebbene di tendenza "liberal" abbiano votato dall'altra parte o non abbiano votato affatto perchè non erano disposti a turarsi il naso di fronte alla sinistra "radicale".

In un paese con una diversa storia alle spalle ci sarebbe spazio per un partito liberale di massa, ma in un paese come il nostro credo che ancora per molto tempo si continuerà a votare contro qualcuno e non per qualcosa.

E' poi vero che in Italia c'è una una domanda intrinseca di democrazia

liberale "pura", ma è anche vero che chi si riconosce in quelle idee ha

un rispetto per le regole del gioco (compreso quello fiscale) che

l'anima anarcoide dell'attuale centro destra ha ripetutamente

dimostrato di non voler accettare, con ciò contribuendo a far

disperdere i voti.

Magari avesse venature anarchiche nel senso che al termine da' David D. Friedman. Il guaio e' che tutt'altro: in parte clericale, in parte xenofoba, in parte nostalgica del fascio, e in percentuale non trascurabile assitenzialista e dipendente dalla spesa pubblica.

In un paese con una diversa storia alle spalle ci sarebbe spazio per un

partito liberale di massa, ma in un paese come il nostro credo che

ancora per molto tempo si continuerà a votare contro qualcuno e non per

qualcosa.

Mah, anche in altri paesi le cose non vanno molto meglio. Negli Stati Uniti si dice che i Democrats dicono tutti le stesse cose, mentre ogni Republican ha posizioni diverse: e molte di queste hanno assai poco a che fare col liberalismo. Quando un liberale classico come Barry Goldwater si presento' come candidato nel 1964 prese solo il 38.5% dei voti.

Che Berlusconi sia una specie di marziano arrivato a comandare nel centro-destra italiano e che dunque, uscito di scena lui, la sana destra italiana possa finalmente sistemare il Paese lo dubito molto. 

Viceversa penso che senza Berlusconi la destra italiana (di Fini e Bossi), oltre ad essere minoritaria rispetto al centrosinistra, sarebbe ancor più becera. Alitalia, per dirne una, era in mano ad AN, e sparare agli extracomunitari come suggeriscono Gentilini e Calderoli non mi sembra uno sport sano.

 La Destra Storica, se ha ancora senso parlare di destra e sinistra (Sarkozy docet) spero possa esserlo il nucleo più laico e "liberal" del futuro Partito Democratico.

Penso che senza Berlusconi ci sarebbe un mezzo terremoto tanto a destra che a sinistra.

Insieme a chi vota a sinistra contro di lui ci sono un bel po' di persone che votano FI perchè è il suo partito.

Per altro non vedo cosa tenga insieme l' attuale maggioranza oltre l' opposizione a SB. 

Michele, entro un po' con riluttanza nel merito della discussione, come hai chiesto. Sono riluttante perché la discussione mi sembra un deja vù di quella che abbiamo avuto ai tempi del post sul 'cavaliere bianco'. In quel post tu e Alberto affermavate due cose. Primo, l'inadeguatezza della destra italiana. Riporto il pezzo perché era quasi poetico.

Il PLV [partito liberale vero, ndr] non si puo' fare da destra, purtroppo. Il che e' una jella, perche'

ovviamente il PLV dovrebbe essere un partito che fa delle politiche da vera

"destra". Meglio detto: il PLV va fatto (anche con) il popolo della destra per

fare politiche liberali, ma non lo puo' fare questa destra politico-intellettuale. La destra italiana e' un

coacervo di nani, ladri e ballerine; ladri che rubano alle vecchiette in pieno

giorno, nani che non fanno ridere e ballerine che ballano come noi. Chiamatelo

snobismo intellettuale, chissenefrega, ma questa e' gente che non sa leggere,

non sa scrivere, fa di conto a spanne, e fa fatica ad allacciarsi le scarpe. Buffoni da

circo di periferia. Eredi mal sortiti e mai pentiti del catto-corporativismo

dei bottegari fascisti. Populisti che hanno in Peron il loro modello politico.

 

Hanno promesso meno tasse ed hanno aumentato la spesa pubblica

finanziandola a base di condoni. Hanno promesso liberalizzazioni, e

stiamo ancora cercando di regalare Alitalia (per non parlare della Rai,

che serve per l'allegro duopolio con l'azienda del capo). Hanno

promesso la fine del predominio culturale della sinistra, e abbiamo

Sgarbi, Pera, Veneziani, e Urbani. Hanno promesso uno stato federale,

ed abbiamo una buffonata che invece di ridurre l'intrusione statalista

la moltiplica. Hanno promesso una regolazione del conflitto

d'interessi, ed abbiamo avuto un governo che, invece d'essere il

comitato d'affari della borghesia era l'ufficio legale di una banda

bassotti. Hanno promesso le grandi opere, ed abbiamo avuto le grandi

chiacchere. Hanno promesso concorrenza e meritocrazia, ed abbiamo ...

oh, basta, lo sapete anche voi cio' che abbiamo.

Secondo, la vostra convinzione che ci fosse nel paese una robusta domanda politica per una forza liberale vera.

Mi interessa la discussione relativa al secondo punto, che è quello che riprendi anche in questo post. Io confesso che non capii allora e non capisco adesso da dove derivi questa convizione di un sostegno di massa per le politiche liberali. No, quello che pensano i tuoi (e miei) amici non è affidabile e non rappresenta l'opinione pubblica italiana. E il conto che suggerisci di fare sui voti pre-92 mi sembra un esercizio complicato e problematico. La domanda che posi allora fu: siccome il mercato politico italiano ha bassissime barriere all'entrata, possibile che nessuno si prenda la briga di soddisfare questa domanda di partito liberale vero? Dopo tangentopoli sono nati, morti e talvolta sopravissuti partiti di tutti i tipi e orientamenti. Partititini fascisti, multipli partitini comunisti, il partito personale di Dini, quello personale di D'Antoni, quello personale di Segni... Ripeto, se veramente sono così tanti quelli che vogliono politiche liberali e sono schifati da questa destra, com'è che nessuno si prende la briga di rappresentarli?

Per non starci a ripetere, ai tempi la risposta di Alberto fu che secondo lui le barriere all'entrata non sono così basse, senza argomentazioni aggiuntive. Tu aggiungesti il commento seguente:

Concordo (ovviamente :-)) con Alberto ... L'esempio che occorre tenersi

in mente e' Berlusconi. Berlusconi capi' che c'era domanda per un

partito di centro-destra che replicasse l'asse Forlani-Craxi

dell'ultimo periodo, con apertura alla destra storica. C'era, si rese

conto che la Lega non aveva il cervello e gli occhi per vedere quello

spazio, e l'occupo' rischiando grosso ma vincendo.

Quindi credo occorra chiedersi se esiste uno spazio elettorale/sociale

liberale vero. Per cercarlo non credo basti guardare ai Volenterosi

(fra i quali girano Pomicino e De Michelis!) e ai radicali (3%), ma

dentro a un pezzo sostanziale di FI (4%) e dei DS (4%). Oltre che nel

numero sempre piu' alto di gente che non vota. Molti di coloro che io

conosco e che LV sarebbero non votano, e non solo perche' vivono

all'estero (5%).

Ai tempi pensai che mi auguravo fortemente che le tue stime fossero sensate, ma che in cuor mio non riuscivo a crederci. E finora non ho visto evidenza empirica che mi aiuti a cambiare idea. Pensai anche che la risposta eludeva la mia domanda. Quali sono esattamente le barriere all'entrate che impediscono di mettere assieme questo 10-15%? Che io sappia, in economia e politica la migliore evidenza di assenza di barriere è l'entrata continua di nuove imprese e partiti; molti degli entrants ovviamente muoiono, come è logico quando si intraprendono attività nuove e rischiose, e a qualcuno va bene e sopravvive. Solo negli ultimi 6 mesi è nato il partito di quelli che sono comunisti ma non hanno il coraggio di dirlo (Mussi & co), quelli che sono fascisti e si sono rotti di non poterlo dire (Storace & co). Con questa legge elettorale, ma anche con quella precedente, basta ben poco per ritagliarsi un posto al sole. E allora, come è possibile che un bacino elettorale così grosso non venga opportunamente munto? L'unica risposta che riesco a darmi è che, as much as I would like otherwise, il bacino non c'è.

Concludo facendo notare una cosa. Tra i politici della destra, non solo in FI, è convinzione diffusa che Berlusconi sia un asset, non una liability. Non è solo che Berlusconi da loro i soldi e le tivù. È che al popolo della destra italiana il personaggio Berlusconi piace. È un fatto che la destra tende a far peggio nelle elezioni locali che in quelle nazionali, un fatto dai più imputato al carisma berlusconiano. Ed è anche un fatto che nelle elezioni locali si cerca di mettere Berlusconi dappertutto (per esempio, al consiglio comunale di Milano e Napoli), convinti che questo aumenti i voti. Sono tonti e non si accorgono che invece glieli fa perdere? Mah, forse. Ma vorrei un po' più evidenza che qualche impressione personale.

 

 

 

io, pacificamente sdraiato sulla sedia a dondolo, apprezzavo la discussione su Berlusconi, la destra, e dove stanno i liberali, pigramente senza intenzione di intervenire. ma poi sandro mi ha elegantemente tirato in ballo per le orecchie, che il pezzo sul Cavaliere Bianco lo ho firmato anch'io (e credo che se una cosa buona ho fatto su nfa e' quella, anche se rileggendo la prosa capisco quanto poco io possa aver contribuito quantomeno allo stile del pezzo), che non ho mai supportato l'affermazione che le barriere all'entrata siano impervie. sandro ha ragione, sul fatto che non abbia mai nemmeno provato a supportare l'affemazione, e sul fatto che non sia facile farlo, davanti al ridicolo numero di partitini che nascono e muoiono nella politica del paese (e concordo che il caso Segni sia di fondamentale interesse, perche' forse lui ci era arrivato vicino). non sorprendentemente, non ho mai provato a supportare l'affermazione perche' non ci ho mai pensato sul serio ( e quindi parlo a vanvera) ma mi pare che la soluzione della questione sia che stiamo guardando alle barriere sbagliate. chi lo dice che una volta fatto  un partito liberale (cosa che richiede il superamento di barriere minime), e ricevuto supporto elettorale (diciamo pure il 15% di Michele e supponiamo pure che sia un 15% pivotal, determinante),  si possa passare a politiche liberali? secondo me le barriere stanno qui, nell'implementazione delle politiche. il sistema istituzionale italiano a me pare tale per cui e' difficile/impossibile implementare politiche sostanzialmente diverse dallo status quo [per varie ragioni in cui non ho tempo di entrare; sostituendo una affermazione non-supportata con un'altra - mi rendo conto]. senza la possibilita' di implementare tali politiche, un partito liberale non ha chances di ricevere supporto elettorale due volte. i professionisti della politica lo sanno e non entrano (non formano partiti liberali veri). quelli che lo fanno hanno seconde intenzioni - dichiarano di essere liberali ma considerano le politiche liberali spendibili al mantenimento del potere politico per altre strade - cosi' interpreto non solo  Berlusconi ma anche la Moratti.

Insomma, mi pare che anche su Berlusca la discussione sia un po' malposta. Siamo d'accordo che non ha fatto nulla (o poco) di liberale quando al potere; siamo anche d'accordo (quasi tutti) che a lui interessava l'azienda di famiglia prima di tutti, ma qualcuno dubita che Berlusca se lasciato a se stesso (cioe' se avesse avuto i poteri di Sarko' per 7 anni) non avrebbe tagliato le tasse o forse anche cancellato lo Statuto dei Lavoratori? 

Congettura uno: sono d'accordo. Tuttavia lavavetri fuorilegge, niente parassiti nel pubblico impiego, merito e concorrenza nel privato non sono valori di destra, sono valori comuni alla netta maggioranza di destra e sinistra nei paesi del mondo occidentale. Per fare un singolo esempio, a parte l'Italia, lavavetri e ambulanti abusivi non esistono praticamente in Europa occidentale, e inchieste giornalistiche mostrano che anche in Nordafrica e Medio oriente vengono fermati (ed espulsi se immigrati) in un'ora o due.

Congettura due: credo che il 70-80% degli italiani approvi che lo Stato fornisca una gamma completa di servizi minimi occidentali, che appunto include stop ai lavavetri e ambulanti abusivi, nonche' ai parassiti nella pubblica amministrazione. Una parte minoritaria ma non molto di questo 70-80% vota a sinistra, tuttavia indipendentemente da Berlusconi la grande maggioranza non e' comunque disposta a votare a destra.  Fra l'altro, chiunque guidasse la destra, c'e' un esercito di scribacchini e giullari di sinistra pronto a demonizzarlo, fosse anche Mario Monti.

Personalmente stimerei all'1% del totale degli elettori italiani le persone ideologicamente di sinistra ma disposte a votare un governo moderato di centro-destra allo scopo di avere uno Stato decente di stampo occidentale. In passato, gli elettori che hanno votato partiti al di fuori degli schieramenti che promettevano una qualche forma di Stato decente sono stati circa il 3-4% (voto a Segni nel 1994, e voto a Di Pietro nel 2001). Ad essere generosi, hanno votato Segni e Di Pietro un 2% di sinistra, ma Di Pietro e Segni si collocavano al centro. Se per avere una promessa di Stato decente occorre votare uno schieramento di centro-destra, io mi aspetto che il 2% si riduca all'1%.

Congettura numero tre: non sono assolutamente d'accordo. Berlusconi non ha perso perche' e' risultato indigesto ad una frazione di elettori moderati. Perche' mai poi sarebbe risultato indigesto nel 2006 e non nel 2001? Berlusconi ha perso perche' i cittadini del Belpaese dal 1985 ad oggi se la passano sempre peggio, perche' gli apparati statali italiani costano ormai come quelli scandinavi ma in cambio forniscono servizi peggiori o uguali a quelli messicani o tunisini. In queste condizioni, qualunque maggioranza parlamentare e' condannata a perdere le elezioni, non appena gli elettori riescono in qualche modo ad identificarla con l'operato dello Stato in cui vivono.

Dopo Mani Pulite, nel 1994 gli elettori italiani hanno premiato FI+LN+AN perche' apparivano le forze politiche meno compromesse col passato. Nel 1996 hanno premiato la Lega al Nord (20%) per lo stesso motivo, ma non e' stato sufficiente, e piu' o meno per caso ha vinto l'Ulivo. Ebbene, l'Ulivo ha governato 5 anni, ha preso il controllo di 2/3 della RAI, aveva il supporto dei grandi giornali, aveva perfino portato l'Italia nella zona Euro, ma e' stato sonoramente battuto alle elezioni del 2001. Stessa storia con Berlusconi: ha governato 5 anni, ha preso il controllo di 2/3 della RAI, aveva anche TV e giornali di famiglia, ma non e' bastato: nel 2006 ha perso.

Ricordo bene gli appelli degli intellettuali italiani contro Berlusconi+Bossi+Fini nel 1994, 1996, 2001, 2006: sono risultati sostanzialmente inefficaci. Quando Berlusconi appariva come cambiamento rispetto al passato e' stato votato, quando era compromesso dall'aver amministrato lui lo Stato, oppure quando la sua coalizione non comprendeva la Lega e' stato bocciato.

Pertanto, non concordo sulla conclusione parziale 1).  Se Berlusconi non ci fosse, probabilmente avrebbe vinto il centro-sinistra ripetutamente, per mancanza di alternativa, perche' nessun altro avrebbe avuto la volonta' e i mezzi mediatici per mettere insieme AN con la Lega. Ci sarebbe stata una maggioranza catto-comunista a trazione meridionale, che avrebbe aggregato il voto clientelare a Sud scaricando qualche pezzo a sinistra, esattamente come e' avvenuto dopo il 1996: fuori Rifondazione, e avanti con la defezione dal centro-destra di Mastella in Campania, e con la conversione da destra a sinistra delle province calabresi e perfino del governo regionale siciliano (giunta Capodicasa). Ci sarebbe stata una residuale opposizione ideologica di destra post-missina prevalentemente al centro-sud e una forte consenso per la Lega a Nord del Po, ma insufficiente per arrivare al potere centrale. La maggioranza catto-comunista avrebbe avuto buon gioco a classificare Lega, AN e RC come estremisti, dedicandosi quindi all'acquisto del voto clientelare a Sud e del sostegno mediatico confindustriale a Nord con rottamazioni auto per la FIAT piu' aiuti assortiti alle grandi imprese.

Concordo invece sul punto 2), che e' coerente con quanto ho scritto sopra. Gli espedienti della sinistra per conquistare il consenso falliranno perche' semplicemente gli apparati statali italiani non hanno efficienza sufficiente per assicurare i livelli minimi occidentali di legalita'. Una parte troppo grande di spesa statale va semplicemente per stipendiare parassiti funzionali al mantenimento del consenso clientelare. Quello che rimane semplicemente non basta alle necessita' ordinarie di uno Stato. Un comune puo' fare una campagna contro i lavavetri per qualche mese, inventandosi una specie di multa per divieto di sosta potenziata, ma forze dell'ordine e magistratura semplicemente non sono in grado di gestire capillarmente e con efficienza occidentale la gamma completa dei servizi statali minimi di uno Stato normale e cioe' contemporaneamente tenere sotto controllo i lavavetri, gli ambulanti abusivi, l'immigrazione clandestina, l'evasione fiscale oltre il 60% in un terzo abbondante del paese, la giustizia civile 5-20 volte piu' lenta, la giustizia penale 3-5 volte piu' lenta, i trasporti pubblici scadenti, la Scuola che costa come e piu' del resto d'Europa ma che produce pochi diplomati, che poi risultano anche ultimi in Europa per preparazione sia in matematica sia nella comprensione dei testi scritti, il sistema previdenziale costoso, iniquo e inefficiente e cosi' via.

Per fare un singolo esempio: il governo Berlusconi ha voluto contenere l'immigrazione clandestina, ma in Italia e' implausibile classificare la clandestinita', anche in presenza di foglio di via, come reato, perche' semplicemente la magistratura non sarebbe in grado di gestire la materia. Hanno dovuto inventare una specie di multa (esattamente come a Firenze con i lavavetri) per classificare surrettiziamente il reato come violazione amministrativa, cercando poi di affidarne la competenza ai giudici di pace. E ovviamente tutto si e' risolto in un buco nell'acqua.

 

Insomma, mi pare che anche su Berlusca la discussione sia un po'

malposta. Siamo d'accordo che non ha fatto nulla (o poco) di liberale

quando al potere; siamo anche d'accordo (quasi tutti) che a lui

interessava l'azienda di famiglia prima di tutti, ma qualcuno dubita

che Berlusca se lasciato a se stesso (cioe' se avesse avuto i poteri di

Sarko' per 7 anni) non avrebbe tagliato le tasse o forse anche

cancellato lo Statuto dei Lavoratori?

Newton ti risponderebbe "hypotheses non fingo": che importanza ha? Il fatto e' che ha avuto tutto il potere che un governo possa aspettarsi (specie nella passata legislatura, dove aveva una confortevole maggioranza parlamentare e degli alleati addomesticati) e di liberale ha fatto ben poco. E d'altra parte, se e' il quadro politico-istituzionale a bloccare i cambiamenti, la situazione e' ancor piu' senza speranza, dato che cambiare la costituzione richiede maggioranze ben piu' vaste che fare riforme economiche.

Il punto, semmai, e' che secondo me la maggioranza del paese dipende ormai da politiche di spesa, e ha percio' poco interesse immediato a tagliare quest'ultima e puntare sullo sviluppo. E' certamente una scelta miope e insostenibile, ma quando mai nella storia le scelte politiche sono state determinate dalla lungimiranza? L'unica speranza e' che le rifome siano attuate "by stealth", da governi segretamente liberali eletti su piattaforme populiste (come appunto nella Nuova Zelanda degli anni '80 di cui parlavo tempo fa). But I'm not holding my breath.

L'unica speranza e' che le rifome siano attuate "by stealth", da

governi segretamente liberali eletti su piattaforme populiste (come

appunto nella Nuova Zelanda degli anni '80 di cui parlavo tempo fa).

But I'm not holding my breath.

Una seconda possibilita' e' che si sveglino e organizzino gli elettori di alcune aree dove chi vive sulla politica di spesa statale sono netta minoranza. In prima approssimazione si tratta degli abitanti delle province di colore piu' chiaro nella figura n. 2 di questa pagina web. In queste aree e' complessivamente molto vantaggioso per gli elettori ridurre la spesa statale e avere politiche statali liberali. In queste aree vive pero' una minoranza della popolazione italiana, il 38% circa. Se vi fossero maggioranze assolute locali disposte ad un confronto duro col potere centrale, collasserebbe il sistema di potere italiano, che e' basato sulla iper-tassazione di una minoranza produttiva per finanziare l'acquisto di consenso clientelare e e del favore di una minoranza di grandi imprese assistite perche' perdenti nella competizione internazionale.

Perche' questo non sia ancora avvenuto e' sicuramente un mistero per un osservatore esterno senza conoscenze dell'Italia. Purtroppo invece e' comprensibile: sotto il Po la maggioranza degli elettori delle aree produttive sono ancora succubi delle ideologie di sinistra, sopra il Po c'e' il problema che le elites confindustriali sostengono lo Stato centrale per avere sussidi economici e (specie in passato) un mercato protetto a disposizione nel centro-sud. Rimangono i cittadini che traggono il loro sostentamento dal sistema delle piccole e medie aziende produttive: come si e' visto non sono stati in grado di organizzarsi in maniera ragionevole. Il massimo che sono riusciti a fare e' votare Berlusconi che li ha serviti come abbiamo visto negli anni in cui ha governato: ha aumentato a ripetizione gli stipendi statali in un periodo di crisi economica attingendo dall'avanzo primario, senza nemmeno iniziare a razionalizzare la spesa statale.

 

scusa michele io non capisco una cosa. giuro che non la capisco. l'ho sentita diecimila volte ma non la capisco. e ora tu me la ripeti. mi riferisco al grassetto al centro della pagina.

la teoria sarebbe che berlusconi sia male non solo perche' e' male (questo tu non lo dici) ma anche perche' esistendo da' ragione alla sinistra di coalizzarsi contro di lui, evitandone lo sfascio. tale coalizione poi viene egemonizzata dalla sinistra massimalista e ne viene fuori lo schifo (questo tu lo dici). ecco riguardo a quanto dici ho i seguenti dubbi

1 ammettendo (e lo ammettiamo) che sia vero, quali sono le implicazioni di policy? che berlusconi si deve ritirare dalla politica perche' altrimenti la sinistra parte per la tangente? e da quando in qua una parte politica ha da decidere quale sia il leader della parte politica avversa?
non regge una cosa del genere in un gioco dinamico; di fatto stai difendendo il principio del "reward the asshole": piu' mi comporto irrazionalmente piu' ottengo quello che voglio ottenere.

2 ti rigiro la questione. la tua teoria mi implica (non so se lo vuoi implicare ma lo implico io) che il cav. come gesto di buona fede dovrebbe lasciare la politica (o spostarsi dietro le quinte) per far venire meno questo sostegno indiretto a bertinotti e alle sue politiche ignominiose. perche' invece non spostare il burden sulle spalle degli elettori di sinistra e dire "smettetela di votare per bersani che tanto poi comanda bertinotti. votate per berlusconi (o per il nuovissimo di zecca partito liberale di michele, per dire... magari) che e' meglio". cioe' non e' che ancora una volta stiamo usando il cav. come scusa per giustificare un comportamento irrazionale dell'elettore di sinistra (a meno che egli non voglia, come sospetto, non politiche liberali ma politiche di Prodi)?

3 il counterfactual michele. chi ce lo dice che se (quando, visto che il life-time constraint e' binding pure per lui) berlusconi lascia la sinistra diventa tutta rose e fiori? e se invece partiamo con lo stesso mantra rivolto al nuovo leader della destra? cioe' tu vedi Rep. non attaccare Formigoni (la "destra religiosa")? o Fini (il "fascista")? sono d'accordo che verso un nuovo leader della destra e' possibile che diminuisca l'odio personale e il vetriolo spinto ma tu sei davvero sicuro che con un Formigoni premier la sinistra non si unisca nella lotta contro la destra religiosa o contro un premier fascista? io non sono sicuro. anzi se dovessi scommettere... la politica e' infatti una questione di politics piu' che di policies (gli economisti e il loro razionalismo fanno fatica a vederlo), e politics e' soprattutto identita'. e la sinistra e' identitariamente diversa dalla destra. e si uniranno sempre contro la destra, perche' la destra e' l'identita' opposta (stessa cosa e' vera nell'altra direzione).

4 conterfactual bis e conclusione. cioe' fammi capire il tuo counterfactual e' che quando berlusconi lascia succede cosa? che i comunisti non saranno piu' comunisti e prodi non sara' piu' prodi (o veltroni, veltroni)? succedera' che veltroni fara' il governo con il nuovo leader di forza italia e insieme faranno le grandi riforme? o piuttosto veltroni continuera' a governare con bertinotti? la sinistra sta con la sinistra (soprattutto in un sistema tendenzialmente bipolare come il nostro) a prescindere da berlusconi. e dunque il governo della coalizione di sinistra sara' determinato dal peso relativo della sinistra massimalista e della sinistra riformista, che non ha nulla a che vedere con berlusconi e l'odio contro di lui.

insomma tutto cio' per dire che berlusconi e le vicende interne alla sinistra, la lotta tra riformisti e massimalisti sono probabilmente ortogonali rispetto al cav. e che attribuirgli anche i mali della sinistra oltre che quelli della destra mi sembra eccessivo.