I sindaci di sinistra di varie città italiane (Firenze, Venezia, Torino, Bologna, eccetera) si
trovano spesso in una situazione paradossale, ma rivelatrice.
Al fine di fare
il proprio lavoro accogliendo le richieste dei loro concittadini ed
elettori essi prendono posizioni e provvedimenti di "destra".
Ricordiamo, fra i molti, il recente tentativo fiorentino di ridurre (a mezzo di
sanzioni) il numero di lavavetri abusivi,
i divieti imposti ai venditori ambulanti,
la proibizione di manifestazioni "spontanee" di autonomi e squatters
vari, lo sgombero dei cosidetti "centri sociali" ed altre proprietà
altrui occupate da terzi, lo spingere fuori città prostitute e
travestiti ... Più in generale, gli amministratori locali, siano essi di
"destra" o di "sinistra", tendono spesso ad invocare mano dura con la
delinquenza spicciola ("spicciola" si fa per dire, visto che spesso uccide).
Lasciamo stare il fatto che, sia sulla modalità che sulla sostanza di alcuni di questi provvedimenti io ho avuto ed avrei parecchio da ridire (1 , 2, e 3), non è questo il punto. Mi sembra evidente che così agendo i sindaci godano del supporto della
grande maggioranza della popolazione delle loro città, la quale vive
quotidianamente tali situazioni di deterioro, ne paga il prezzo ed è,
in media giustamente, esasperata. Così facendo inoltre, i sindaci di sinistra incorrono negli strali ideologici dei baroni di sinistra (tipo Asor Rosa) e dei loro leaders politici ed ideologici operanti in Roma. Costoro regolarmente spiegano ai vari Cofferati e Dominici che occorre essere tolleranti, che punire non serve, che richiedere alle forze di polizia che mantengano l'ordine e facciano rispettare le leggi è reazionario, che coloro i quali occupano centri sociali non sono teppisti ma sintomo di un malessere sociale diffuso che va affrontato "politicamente" (ossia, lasciandoli fare) e quant'altro produca la sub-cultura del cinico alternativismo castrista della sinistra radical-chic.
L'osservazione che vorrei il lettore cogliesse è che i sindaci fanno cose che i loro elettori, anche quelli di sinistra, vogliono ma che i dirigenti della sinistra italiana considerano di "destra", non vogliono fare e non appoggiano. I sindaci compiono queste scelte non perchè essi siano ideologicamente di destra (se così fosse molti di loro potrebbero tranquillamente candidarsi nelle liste della CdL) ma perchè capiscono che questo è quanto i loro elettori richiedono e non v'è molto altro di sensato da fare.
Non è, quello dei sindaci, l'unico esempio di questo tipo, anzi. Tutte le inchieste, sia informali come quelle di La Repubblica (anche altri quotidiani le fanno, ma La Repubblica è il giornale che gli elettori di questo governo tendono a leggere e questo conta per il mio ragionamento) sia un pelino più strutturate come quella che Renato Mannheimer ha condotto per noi (e sui cui risultati speriamo di tornare con maggior attenzione prima che il 2007 finisca) o quella del giorno, tanto per stare in tema, rivelano le medesime cose.
Rivelano, per esempio, che una grossa fetta della base elettorale della
sinistra vuole ed ansiosamente attende una riduzione del carico
fiscale, una sua semplificazione e, persino, una qualche forma di
federalismo fiscale. Rivelano che una grossa fetta dell'elettorato di sinistra gradirebbe veder licenziare i molti dipendenti pubblici inutili e fannulloni oltre che l'avvio d'una generale riforma dei criteri con cui l'impiego pubblico viene gestito. Rivelano che una percentuale non irrisoria dell'elettorato di sinistra vorrebbe che i sindacati avessero meno potere e che le loro richieste venissero meno frequentemente esaudite dal governo centrale. Rivelano che a molti elettori di sinistra la concorrenza e la meritocrazia non sembrano poi delle brutte idee, anzi. In sostanza: sia la reazione popolare alle politiche di "destra" dei sindaci di sinistra che molti altri segnali rivelano che una buona percentuale degli elettori di sinistra apprezzano e desiderano politiche che in Italia vengono considerate come "reazionarie" e di "destra".
Questi i fatti. A questi fatti aggiungo tre congetture traendone poi le debite conclusioni. Quest'ultime tirano in ballo Berlusconi ed argomentano che l'uomo è una vera iattura poli per la realizzazione di effettive politiche di "destra". Più esplicitamente, le mie conclusioni possono così riassumersi:
Silvio Berlusconi è, da un punto di vista strategico, il miglior alleato di Bertinotti e della sinistra cosidetta "radicale". La presenza di SB, e dei suoi fedeli soci, alla testa della destra italiana costituisce la ragione principale per cui questo governo di sinistra si tiene ancora assieme e, di conseguenza, le dannose politiche socio-economiche di Bertinotti, Ferrero e compagnia hanno qualche possibilità d'essere attuate.
Folle? Non lo posso escludere, ma non credo di sbagliarmi di molto. Vi prego di tenere in mente i fatti menzionati sopra e di considerare le tre seguenti congetture.
Congettura numero uno: le persone di sinistra che favoriscono una politica meno lassista nell'ordine pubblico sono le stesse che favoriscono anche una politica meno tollerante del parassitismo dei dipendenti pubblici e maggiormente orientata al merito ed alla concorrenza sul piano economico. Sono inoltre più o meno le stesse persone che vorrebbero meno tasse e meno spesa pubblica, meno pensioni d'invalidità per falsi invalidi, e via enumerando politiche economiche di "destra".
Congettura numero due: Quante sono queste persone? La mia impressione è che ogni 5 o 6 elettori di sinistra uno appartenga a questo gruppo. Ma anche se fossero uno su 10 o addirittura uno su 15, cosa che altamente dubito, le conclusioni finali non muterebbero per la semplice ragione che, se il 10% dei voti che l'Unione ha ricevuto alle ultime elezioni si sposta alla CdL quest'ultima vince a man bassa.
Congettura numero tre: queste persone votano la sinistra "moderata" (ovvero hanno votato per l'Unione e Prodi e voteranno PD e VW in un prossimo futuro) fondamentalmente per una sola ragione. Queste persone vorrebbero politiche che in Italia vengono considerate di "destra" e capiscono che la probabilità che tali politiche vengano realizzate dall'attuale coalizione di sinistra è molto bassa. Nonostante questo preferiscono votare per un Prodi o un D'Alema o un Bersani (e poi vivere cinque anni sperando) che non per un Berlusconi, un Bossi o un Previti. Per quale ragione? Per la semplice ragione che il senso di falsità, pressapochismo, arroganza, disonestà e volgarità che questi ultimi (il primo in particolare, gli altri non son altro che seguaci al soldo) generano nel professionista borghese - decente e competente anche se leggermente evasore - risulta insormontabile. Non ce la fanno, proprio non ce la fanno neanche turandosi occhi, naso ed orecchie; e guardate bene che, a grande maggioranza, costoro tengono Indro Montanelli in quasi sacra memoria. Fanno quindi violenza a se stessi, ed alla loro razionalità economica, fingendo che vi sia una mezza chance che Bersani riesca a liberalizzare qualcosa o che Amato possa davvero ristabilire un minimo di rispetto per le leggi nelle città italiane nonostante Bersani ed Amato governino con Bertinotti, Caruso e Ferrero che vogliono l'esatto contrario. O che VV voglia un giorno ridurre il carico fiscale ... la lista delle fantasie che allietano le notti di questo gruppo di distinti signori e signore è alquanto lunga. Quasi come quella dei loro incubi diurni alla lettura del Corriere, o di Repubblica appunto.
Su cosa si basano le mie congetture: dozzine di conoscenze e conversazioni, cumulate alle dozzine di conoscenze e conversazioni riportate da dozzine di altre persone, oltre che, ovviamente, i dati obiettivi menzionati sopra. Sono a conoscenza di centinaia di cittadini italiani che avrebbero probabilmente votato a destra, e che vorrebbero politiche di "destra", non fosse che a destra comandano Berlusconi ed i suoi impiegati. E poichè costoro generano un incontrollabile ribrezzo, poichè costoro di politiche decenti di "destra" non ne hanno fatto mezza in cinque anni di governo, questi bravi borghesi italiani votano a sinistra. O non votano. Ora, è senza dubbio possibile che il mio campione sia completamente distorto e che io conosca e frequenti solo persone che votano a sinistra e che a loro volta frequentano lo stesso tipo di persone, ma vi assicuro che così non credo proprio che sia. Anzi, oserei dire l'opposto: se il campione delle persone che conosco e frequento è distorto ideologicamente, lo è a "destra" non a sinistra.
La mia estrapolazione, dunque, è che alcune centinaia di migliaia di cittadini italiani che alle ultime elezioni hanno votato per Prodi (o non hanno votato) lo abbiano fatto per una sola e semplicissima ragione. Non perchè di Prodi si fidassero o ne avessero grande considerazione, non perchè pensassero che Prodi avrebbe attuato in compagnia di Ferrero e Bertinotti le politiche che essi desiderano, non perchè si fossero convinti che D'Alema è diventato liberale e VV uno che capisce qualcosa di incentivi economici ed informazione asimmetrica. Nulla di tutto questo. Hanno votato a sinistra perchè proprio non potevano votare a destra: cinque ulteriori anni di (s)governo di Berlusconi, Bossi, Previti ed altri dipendenti dell'amata ditta di Arcore non potevano e non volevano digerirli, costasse quel che costasse.
Colpa loro, direte voi, se ora si ritrovano il governo che si ritrovano e le politiche che questo attua! Giustissimo, colpa loro. E credo molti di essi siano parzialmente pentiti, almeno da quanto ho sentito dire a cena durante l'ultima scappatella in Italia. Essi sono parzialmente pentiti, e maledicono il destino cinico e baro che a tale scelta li ha costretti, mentre sorbendo il caffe' e l'ottima grappa di ramandolo invocano un repulisti a San Giuliano e la costruzione della maledetta bretella autostradale, oltre che 4 punti percentuali di IRPEF (o IRAP, fate voi) in meno. Son pentiti, certamente ... ma non del tutto: perchè è sufficiente che Berlusconi parli o Bossi erutti o la nuova leader del partito-azienda scodinzoli <object height="350" width="425"><param name="movie" value="about:blank"><param name="wmode" value="transparent"><embed src="http://www.youtube.com/v/zV728vc6qDM" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" height="350" width="425"></object> che costoro immediatamente ci ripensano e cominciano di nuovo ad
illudersi che, forse, con VW le cose possano cambiare e qualche decente
politica di "destra" (tipo ridurre le imposte) possa venire attuata.
Forse sono solo dei poveri illusi masochisti ed anche un pochino stupidotti, capisco. Ma sono tanti, e questo mi fa riflettere. Non solo sono tanti, molti di loro sono anche svegli, nel senso che sono il meglio che, professionalmente parlando, io conosca negli ospedali, nei cantieri, nei tribunali, nei consigli d'amministrazione, nelle aziende e, qualche rara volta, persino nelle aule universitarie d'Italia. Insomma, faccio fatica a considerarli dei poveri tonti ...
Conclusioni, parziali.
1) Se Berlusconi e compagnia non fossero i capi della destra, se non la tenessero ostaggio loro e dei loro personalissimi interessi, la destra in Italia avrebbe vinto un'elezione dietro all'altra dal 1994 in poi. Per la semplice ragione che, ad occhio e croce, una percentuale che oscilla fra il 55 ed il 60% degli italiani vuole ardentemente politiche di "destra".
2) Visto come sta (s)governando la sinistra non posso escludere che, al prossimo giro, una grossa fetta di costoro riescano a turarsi il naso ed a votare a destra anche in presenza di Berlusconi e dei suoi impiegati. Poichè Berlusconi è tante cose ma non scemo, egli coltiva speranze di ritornare a Palazzo Chigi e fa il possibile perchè si voti al più presto. Per la medesima ragione, VW ha un cerchio ben più rotondo da quadrare: da un lato vuole che Prodi duri cinque anni e dall'altro deve fare il maggior rumore possibile contro le idee di Bertinotti&Co, sotto il vincolo che quest'ultimi non facciano cadere Prodi. Rumore, appunto, e non molto di più perchè il vincolo è molto stretto.
3) Se la destra politica riuscisse a liberarsi di Berlusconi&Co - alternativamente: se questa fetta di ottima società italiana uscisse dalla pavida sottomissione e dal culturalmente provinciale torpore politico in cui vive sin dagli anni 20 del secolo scorso (forse anche da prima, ma tralasciamo i dettagli storici) scegliendo di riprendersi lo spazio politico ceduto sin d'allora a parrocchie e vescovi, sindacati e leghe, azzeccagarbugli borbonici e mafie insulari, partiti-stato e partiti-azienda - allora la speranza che in Italia si possano finalmente attuare delle politiche effettivamente e coerentemente di "destra" avrebbe qualche ragione d'essere coltivata.
4) Chiedo troppo? Certamente, chiedo troppo. Ma questo è un blog di teorici illusi e segaioli, dopotutto.
Sottoscrivo al 100% l'analisi di michele, nella quale mi ci ritrovo discretamente bene.
Ma rilancio: siamo sicuri che le politiche di cui si parla siano effettivamente "di destra"? Avete gia' sentito parlare di http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=1022&ID_sezione=81&sezione=News