L'occasione è stata la firma del cosiddetto "accordo per il credito alle piccole e medie imprese", un bel tavolo stile anni trenta del 1900 (nel design non so, nella sostanza corporativa di certo) attorno al quale si sono seduti governo, banchieri, industriali, artigiani, costruttori, agricoltori, commercianti, e cooperative di ogni colore e consistenza. Ci mancavano solo i vescovi e i generali. (La lista completa dei convenuti, per gli amanti dei dettagli, la trovate a pagina 10 di questo documento).
Non è la prima volta che si ritrovano attorno al tavolo, ci mancherebbe. Come spiega il documento di cui sopra, l'accordo consiste nel rinnovo di una moratoria (che, se ho ben capito, è un allungamento delle scadenze a fronte di una rinegoziazione del tasso di interesse) sui debiti delle piccole e medie imprese verso le banche, in vigore dall'estate del 2009. Il termine per beneficiare della moratoria era scaduto il 31 gennaio, ed oggi è stato prorogato di sei mesi per le imprese che non ne abbiano ancora fatto uso. Per tutti quelli che ne hanno beneficiato, invece, è previsto l'allungamento fino a 3 anni del periodo di ammortamento dei mutui a tasso rinegoziato oppure invariato se la Cassa Depositi e Prestiti (sì, proprio lei) ci mette un po' di soldi -- e ce li metterà, vedrete.
La logica è che la crisi ha messo in ginocchio le imprese e quindi bisogna aiutarle a restare sul mercato allentando il loro vincolo di liquidità -- prendete nota. Chissà cos'avranno ricevuto in cambio le banche. Io un'idea ce l'ho. Ma non è di questo che voglio parlare, bensì delle pirotecnicissime, spettacolari sparate del fantasioso duo Berlusconi-Tremonti durante la conferenza stampa seguita alla firma dell'accordo.
Al momento non esiste una trascrizione della conferenza stampa, purtroppo. C'è questo racconto parziale del Sole 24 Ore. Altrimenti potete rivederla in versione integrale qui. Trascrivo qualcosina dall'audio quando non è riportata dai giornali.
Il primo botto lo fa partire Berlusconi, che finalmente ci spiega la ragione per cui l'Italia ha il tasso di disoccupazione "più basso di tutta Europa" (non è vero: in Gran Bretagna, Austria, Germania, Olanda, Svizzera e in tutti i paesi scandinavi ce l'hanno più basso di noi, ma facciamo finta che sia vero...):
Il nostro sistema è fatto di piccole e medie imprese e un imprenditore prima di mettere in cassa integrazione o di licenziare un suo collaboratore ci pensa tante volte. Questa è la differenza tra noi e altri sistemi come la Germania o altro: da noi l'imprenditore è un amico dei suoi dipendenti. È la persona che arriva in azienda prima, spegne le luci per ultimo alla sera. Questo ci ha dato la possibilità, oggi, di avere la minore disoccupazione di tutta Europa.
Come abbiamo fatto a non accorgercene prima! Ma quali riforme del mercato del lavoro! Qui dobbiamo sussidiare bocciofile aziendali, gite sociali, possibilmente anche scambi di coppia coi dipendenti (o di intera famiglia se il suddetto dipendente è marocchino e ha figlie dai 15 anni in su): tutti amici, fratelli, e compagni di merende. E allora sì che nessun imprenditore-amico licenzierà il dipendente-amico. Mica come quei buzzurri tedeschi lassù, che licenzierebbero anche la mamma! Per non parlare degli sporchi liberisti amerikani!
Ma lasciamo il nostro presidentone alla sua galoppante immaginazione: egli sta, evidentemente, già applicando la strategia processuale suggeritagli ieri sera in fretta e furia da Ghedini: "Passa per pazzo, dì che sei il fratello di latte di Mubarak, fatti prendere per semi-infermo mentale!"
Voltremont è quello che conta, e che conterà. E ci ricorda subito, ce ne fosse bisogno, la sua concezione della politica economica:
In questo momento uno può dire, mediante la Cassa depositi e prestiti, di avere lo stato come socio col fondo per le piccole e medie imprese, come finanziatore perché la Cassa funziona come banca, come garante e come partner per l'esportazione [...]. Questo per me è governare.
Ecco cosa significare governare per Voltremont: fare in modo che lo stato, per interposta persona giuridica rappresentata dalla Cassa, metta il naso in più banche e imprese possibile. Ovvero, iniettare nell'economia una bella dose di statalismo. Un momento, ma non è questo lo stesso fantasioso duo che appena 5 giorni fa ha annunciato una riforma costituzionale per realizzare la rivoluzione liberale dell'economia? Non ci capisco più niente! Andiamo avanti.
Poi Giulione nostro, che come il suo attuale capoufficio ha ben compreso i meccanismi della crescita economica, dichiara:
Noi cresciamo quest'anno all'1,1% [...]. È vero che cresciamo meno degli altri paesi, ma molti paesi negli ultimi 10 anni sono stato drogati dalla finanza e adesso stanno scendendo. Avranno una drastica riduzione del loro tenore di vita e del loro prodotto interno lordo, non più drogati dalla finanza privata.
Classicissimo Voltremont, non impressionatevi: non ha appena detto che cresciamo meno degli altri (che è vero)? Quindi gli altri salgono più rapidamente di noi. Quindi com'è possibile che loro stiano scendendo? Ma non è questa la chicca. La chicca è che si fa beffe di chi sarebbe cresciuto drogato dalla finanza privata (ossia l'abbondanza di credito, che allenta il vincolo di liquidità, recuperate la nota) appena dopo aver firmato un accordo che fornisce alle piccole e medie imprese italiane droga pubblica. La droga pubblica, signor Ministro, fa molto peggio di quella privata. Non solo la prima è pagata coi soldi dei contribuenti, ma in principio non ha limiti. La seconda, per lo meno, ha un limite nell'interesse privato dello spacciatore.
Prendete nota anche dell'oracolo: gli altri paesi (quali? Vabbé, non importa, presumo i paesi OECD più vicini a noi economicamente) avranno una drastica riduzione del loro tenore di vita per colpa della droga privata, mentre noi prospereremo grazie alla droga pubblica. La riduzione del tenore di vita di costoro avrà da essere drastica parecchio, signor Ministro, affinché ci raggiungano quaggiù dove la competenza economica del Suo governo ci ha fatto rimanere negli ultimi dieci anni. Cosa voglio dire? Le riporto una figura dall'ultima edizione dell'opera che le abbiamo dedicato, Signor Ministro, eccola qua. È un indice del PIL reale pro-capite, un'appropriata misura dell'andamento del tenore di vita. Non si agiti, se prendiamo i livelli a parità di potere d'acquisto (stiamo parlando di tenore di vita, no?) siamo sotto a tutti gli altri lo stesso.
Ma non tutta l'Italia è uguale. Continua Tremonti:
Noi abbiamo 1,1% (di crescita) e sappiamo che dobbiamo e vogliamo crescere. Però l'Italia è un paese duale. Il nord Italia, in base alle ultime statistiche europee, è la regione più ricca d'Europa, come patrimonio e come ricchezza (reddito, n.d.r.) pro-capite. Ergo, è la regione più ricca del mondo.
Boom! Questo è un bel botto, eh? Il nord Italia è la regione più ricca del mondo. Oh stolti mestrini, milanesi, veneziani, vicentini, e financo papozzani: ma cosa siete emigrati a fare là nel mondo povero! Tornate qua dove si prospera! Dai, adesso faccio il serio per un attimo. Tremonti parla di reddito ma anche ricchezza nel senso dei patrimoni. Può darsi che abbia ragione (tranne che nella ridicola parte ergo) ma non posso verificare visto che come sempre non cita la fonte dei propri dati. Ma anche se così fosse cosa dovremmo dedurne? Leggere o rileggere il post di Sandro per convincersi che potremmo dedurne ben poco.
Poi va sul tecnico e il concetto del paese duale ce lo spiega sfoggiando un po' di teoria statistica:
Quando guardi quell'1,1% devi sapere che la media non è mediana, che le medie italiane sono quelle in cui uno mangia due polli e uno non mangia neppure un pezzettino del pollo.
Nell'esempio scelto, purtroppo, la media e la mediana coincidono. Vabbé, basta, che a forza di sentir parlare di polli mi è venuta fame. Vado a concludere.
Per concludere, appunto, meritano attenzione le dichiarazioni a margine della firma dell'accordo del presidente dell'ABI e del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari. Che dichiara:
Vogliamo svolgere il nostro ruolo insieme alle parti sociali per aiutare il Paese a crescere.
Ma che bravi, ma che buoni, i banchieri italiani. Loro pensano al bene del paese, mica come quei perfidi bankers stranieri che pensano solo ai bonus e alle stock options! Noi abbiamo i banchieri umanisti, loro i banchieri della tecnofinanza (infatti se ascoltate bene l'audio della conferenza stampa a un certo punto Voltremont dice piu' o meno: "la diagnosi e' che la crisi e il male (sic!) stanno nelle banche degli altri paesi"!). Ha proprio ragione, sig. Giuseppe. Mi ha aperto gli occhi: da Siena, dove volevamo invitarLa a discutere con noi le gesta del Ministro Tremonti da noi descritte in questo libello, mi hanno informato che nessuno dal Monte dei Paschi vuol venire a parlare con chi parla male di Voltremont. Fate bene, fate benissimo. Ora l'ho capito!
Ah, dimenticavo. Ad inizio conferenza stampa Tremonti ha chiesto un favore ai giornalisti:
La preghiera è di prendere in considerazione le cose che cerchiamo di dire e di aiutarci nell'interesse del paese a rappresentarle nel modo più corretto.
Vede che in fondo le voglio bene, Ministro? Ho esaudito esattamente la Sua preghiera, nell'interesse del paese. Che anch'io son patriota, a modo mio. Viva l'Italia.
"Più ricca del mondo" non può essere interpretato. Vuol dire: più ricca del mondo.
Non "tra le più ricche d'Europa" o "nel primo quartile".
La Sampdoria l'anno scorso era "nel primo quartile" delle più forti squadre italiane, però non può dire "abbiamo vinto lo scudetto".
Siccome i signori non erano al bar, ma in una conferenza stampa ufficiale del governo italiano e, siccome non sono due pirla sprovveduti, si spera che sappiano la differenza e si suppone che abbiano detto deliberatamente una cosa falsa.