In questi giorni gli addobbi nelle strade, le luci dei negozi, la frenesia collettiva pre-natalizia poco ricordano il Gesu' bambino, colui che "pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo". Il Natale cristiano sostitui' le celebrazioni pagane del solstizio d'inverno che, esorcizzando il buio dei giorni meno soleggiati invitavano il ritorno del sole. Eppure, come per vendetta storica, il Natale pagano ha preso il sopravvento su quello religioso: tredicesime, cenoni, regali, signori grassi con la barba bianca. Quest'anno in alcune scuole addirittura si e' arrivati a proibire il presepe, e con esso le cantiche religiose. Si cancellano dalla scaletta dei cori di bambini "Tu scendi dalle stelle", e "Astro del ciel", e persino in Italia IKEA manda in esilio il bue e l'asinello per non offendere la sensibilita' della clientela non cristiana.
Ecco perche' volevo titolare questo articolo "Aboliamo il Natale", quello religioso, proponendo al Vaticano di spostarlo ad Ottobre. Ma ho cambiato idea. Anche se pochi celebrano il Natale religioso, tutti (o quasi) si scambiano gli auguri, cattolici e non. Tutti (o quasi) lo festeggiano in casa o al ristorante, in modi diversi ma accomunati da un simile spirito. E si celebra il Natale separatamente dal capodanno. Perche'? L'abitudine ha certo la sua importanza. Ma mi chiedo se non ci sia un qualcosa in piu', un significato recondito, ma laico, nello scambiarsi gli auguri di Buon Natale.
La Nascita e' l'evento che segna la creazione della persona autonoma, libera ed indipendente che, crescendo, assumera'responsabilita' propria. Il Natale cristiano celebra un concetto non molto diverso da questo. Ricorda il Dio che assume forma umana, che nega la sua diversita' al punto tale da non poter evitare la propria morte, un dio incapace di evitare persino le tragedie umane. La nascita di Dio rivela dunque la responsabilita'dell'uomo per la propria sorte, e per quella di chi gli sta accanto, e con essa la liberta' dell'uomo. Ed il concetto di liberta' della persona e' un valore laico, e pure lo e' quello di responsabilita' individuale. Sono concetti spesso dimenticati in Italia dove spesso ci si aspetta che ogni problema debba essere risolto dall'autorita' politica (piove, governo ladro!); ma anche, per motivi diversi, negli USA, dove alcuni aspetti del diritto civile hanno causato una eccessiva litigiosita' per cui sembra sempre che la colpa di ogni male sia da assegnare ad un prodotto difettoso, o ad una controparte negligente.
Il 2006 e' stato per me un anno speciale. Ho assistito per la prima volta alla nascita di una persona, mia figlia, che dopo pochi mesi ha gia' adottato una sua mini-personalita' e ha i suoi mini-desideri specifici di persona libera e distinta da noi genitori. Ed e' difficile, tanto difficile, non fare su di lei progetti speciali ritagliati attorno a certi miei desideri. Ecco, credo di aver capito, augurare Buon Natale a mia figlia significa ricordare l'importanza della sua liberta', dei suoi desideri distinti da quelli miei. Significa ricordare l'importanza della responsabilita' mia di aiutarla a crescere seguendo i suoi istinti. E quando faccio questi auguri ad amici e conoscenti possono valere simili atteggiamenti: il ricordo reciproco della rispettiva liberta', e della responsabilita' nei confronti di ciascuno e della societa'.
Non so se vi ho convinti, mi ritrovo a scrivere troppi Davinci senza avere la stoffa dell'intellettuale, ma voglio lo stesso ringraziarvi della lettura, ed augurarvi un caloroso Buon Natale.
Andrea, innanzitutto buon natale anche a te. Hai scritto una cosa correttissima: molti dei valori cristiani sono anche valori umani, che francamente non offendono nessuno; non capisco quidni il tuo affanno nell'augurarti che questa festivita' assuma anche un valore laico. Personalmente non trovo niente di male nel riconoscere e festeggiare una festa cristiana, anche se non si ha il dono della fede (auguro alla tua piccola bambina di trovarla), riconoscendone la sua origine religiosa.
Trovo molto fastidiosa questa tendenza di voler cancellare la natura religiosa dal natale, abolendo canti e presepi. L'altro giorno sono andato a salutare il prof. per il quale ho lavorato come teaching assistant: lui ebreissimo, io cattolico. Era un siparietto che meritava di essere ripreso: lui che si ostinava a dire happy holydays (a un certo punto mi ha citato l'holydays tree di rockfeller center... pure l'albero non e' piu' di natale!) e io che rispondevo con un sonoro merry christmas!
Comunque buon natale a tutti!
Ma nessuno li vuole abolire: furono semmai altri cristiani (i seguaci di Cromwell) a fare cio'. Oggi ce n'e' semplicemente meno richiesta, e i grandi magazzini ne prendono atto. Del resto e' stata la Chiesa a volersi annettere la festa del solstizio d'inverno: adesso sta solo tornando ai legittimi proprietari...
L'affanno deriva dal fatto che quando dico "buon Natale" voglio che questo augurio sia condiviso, o quantomeno voglio poter fare questo augurio con un certo significato senza dovermi chiedere se il ricevente sia credente o meno.
Quanto alla political correctness commercial-ecumenista anti natale, la trovo anch'io piuttosto penosa, ma non ne farei un caso di stato come tenta di fare l'ultradestra americana, e nemmeno mi pare lo stia facendo tu.
Una cosa mi ero dimenticato di dire nel mio primo commento: l'idea di Crisito che ho riportato nell'articolo non e' che sia poi cosi' popolare come pensi, fra i cristiani e fra i cattolici; spesso prevale l'immagine dell'agnello sacrificale venuto per espiare i peccati dell'uomo, che implica conclusioni contrarie a quelle che ho dedotto io sulla responsabilita' individuale. Pensa al successo della Passione di Gibson, per esempio, l'immagine e' quella.