Roma, una sera come tante in un anno dei tanti (sessanta, per ora). Chi ci (s)governa, chi ci ha (s)governato, chi sempre ci (s)governera', chi sempre ci derubera' e chi sempre li benedira': tutti a cena assieme. Solo una categoria e' poco rappresentata in questa particolare occasione, quella di quelle che, in allegro mercimonio, semple allietano le alcove o le sacrestie o le anticamere di costoro. Ma basta aver pazienza e, specialmente in questo periodo vacanziero, spuntera' anche la festina con le veline ed i loro protettori politici, grandi attrici con culi e tette al vento e grassi signori che, con untuose e pelose mani infilate a palpeggiare le clinicamente rassodate cosce delle suddette, decidono se modificare il tal decreto o assegnare il tal appalto o calar i loro griffati bermuda a fronte dei riottosi farmacisti.
Se si vuole capire perche' Bersani e Prodi ora come Berlusconi e Tremonti prima, e via a ritroso nella storia politica di Roma e dell'Italia repubblicana, hanno (s)governato nella maniera che a noi scandalizza, occorre mettere in conto anche feste come questa. Feste in cui in un palazzo romano, normalmente proprieta' di qualche aristocratico papalino o arrichito a base d'appalti pubblici e speculazioni edilizie, si riuniscono tutti insieme a celebrare quanto son furbi. Comunisti e fascisti (oops, ex nel caso dei secondi), forzaitalioti e diessini, giornalisti rai e capitani d'aziende pubblicamente possedute o sussidiate, cardinali e prelati piu' o meno spretati, signorine svariate e svariatamente svestite, finti artisti del momento fuggente o digia' fuggito, ex-democristiani ed ex-socialisti riemersi da qualche gattabuia, giornalisti non rai e segretari particolari di ministri in carica, alti burocrati dello stato passati e presenti, magistrati di cassazione o giu' di li', sindacalisti di grido, e financo qualche generale dei carabinieri o della finanza, tutti a bere champagne rimpinzandosi di caviale ed aragosta, per poi far finta di ballare il rochenrol sudando puzzolentemente e, fondamentale, sbaciucchiandosi modestamente all'arrivo e sguaiatamente alla partenza, per la gioia dei paparazzi e di noi sudditi tutti.
Fra quest'ultimi il signor Umberto Pizzi da Zagarolo, che evidentemente lavora per D'Agostino. I reportages che costui produce con ritmo costante sono dei capolavori di iper-realismo che valgono piu' di mille articoli di denuncia, piu' di cento analisi del perche' e del perchecosa, piu' di dieci avvelenate su NfA. Riproducono fedelmente il fatale incrocio fra la borghesia, l'esercito ed il clero tedeschi di George Grosz e la Roma papalina ed aristocratica di Fellini. Cafonal va pubblicizzato massivamente, per divertimento anzitutto ma anche nella vaga speranza che l'esposizione continua a questi (im)pietosi documentari non conduca l'italiano medio ad avvedersi della reale natura e funzione delle elites nazionali.
Per capire tutto e' sufficiente vederli vestiti a festa, griffati e lamparati, recitando se stessi, tutti assieme appasionatamente nel cuore notturno di "Roma Ladrona" - l'unica cosa, questa, che Bossi aveva capito: ma, da buon parvenue lombardo, quei salotti, quelle terrazze e quelle tette abbronzate in movimento su cosce tornite, gli diedero rapidamente e fatalmente alla testa. I corpi, le facce, i movimenti che escono dalle foto di Cafonal fan intendere perche' si fidano l'uno dell'altro, perche' la guerra fra Unione e CdL o quella fra sindacati e padroni son balletti per i milioni che votano pagando tasse e quote sindacali, perche' mai si faranno danno tra di loro per davvero, perche' sempre caleranno i bermuda o le mutandine per accontentare le grasse ed untuose lobbies che pagano le lore festicciole, perche' sempre sara' cosi' perche' sempre e' stato cosi', in secula seculorum. Amen, ed allegria.
P.S. Il link che ho messo circa 10 mesi fa, ovviamente porta ora ad un diverso servizio da quello che motivò il mio commento. Ma non fa differenza, cambiano le foto, i momenti ed i luoghi, cambiano leggermente i personaggi (alcuni ritornano con maggior frequenza di altri) ma non cambia la sostanza e l'odore di sterco che da tali luoghi si leva. Anzi, il fatto che il commento rimanga perfettamente attuale quasi un anno dopo, e lo sia stato nel frattempo, è la miglior riprova che non di un fatto episodico si trattava, ma di una regola. La regola del potere politico-ecclesiastico-sindacale-mediatico-economico romano, ed italiano.
Una visita a Cafonal dovrebbe far parte delle letture settimanali di ogni buon italiano: per non scordarsi di come le proprie tasse vengon spese e di chi regge e governa il paese ed i suoi destini.[4 Aprile, 2007]
Riesumo questo post (ormai è la mia specialità :) ) per segnalare un' intervista al succitato Umberto Pizzi da Zagarolo.Visto che ci sono aggiungo il nuovo link di cafonal.