Questa storia, per comodità del lettore, la suddividiamo in sei brevi puntate.
Prima puntata. Il 29 dicembre 2009 il Ministero dell'Economia e Finanza emette un trionfale comunicato in cui annuncia che l'operazione scudo fiscale ha portato all'emersione di 95 miliardi di euro, di cui ''il 98% è fatto da rimpatri effettivi in Italia''. Ai pochissimi che si chiedono ''e allora?'', chiarisce magistralmente le idee l'onorevole Calderoli. Il quale ci dice: o giovinetti sprovveduti, possibile che ancor non vi siate abbeverati a quella fonte di sapienza costituita dal modello superfisso? I fondi in Italia non potranno che tramutarsi in immediati investimenti, portando a una poderosa espansione del PIL. Come? Le opportunità di investimento devono anche essere redditizie? Come? Se erano redditizie prima perché i capitali non affluivano in Italia? Dettagli, minuzie, astruserie da professoroni amerikani. Il Calderoli è uomo pratico e sa come vanno le cose. Lo scudo è ''la più grande manovra di tutti i tempi'', i capitali danno ''ossigeno vero e tanto alla nostra economia''. Il ministro Tremonti, lui sì raffinato pensatore, merita 10 e lode.
Seconda puntata. I professori, razza dannata, iniziano a rompere e a remare contro. A parte i soliti amerikani che non capiscono il modello superfisso, ci si mette pure Cecilia Guerra su La Voce. La quale Guerra chiarisce che, insomma, rientrati proprio rientrati non è chiaro che questi capitali siano. Infatti esiste la forma del rimpatrio giuridico che rimpatrio non è per nulla. Nell'articolo, datato 5 gennaio 2010, afferma:
I dati dettagliati, in cui opportunamente si distingue fra “rimpatri con liquidazione” (e cioè rimpatri veri e propri) da un lato e “regolarizzazioni e rimpatri senza liquidazione” (e cioè regolarizzazioni e rimpatri giuridici) dall’altro, sono raccolti da Banca d’Italia, per finalità statistiche riguardanti la compilazione della bilancia dei pagamenti e degli altri indicatori monetari e finanziari per l’analisi economica. È dall’analisi dell’andamento della bilancia dei pagamenti e di questi indicatori, quindi, che si potrà valutare, a partire dai prossimi mesi, il successo dello scudo sotto il profilo degli effettivi rientri di capitale.
Qui si ferma per un po' la polemica. Ovviamente nel circo mediatico chi porta fatti e dati è ignorato. Tremonti e Calderoli non commentano sulla questione rimpatri giuridici/rimpatri effettivi e continuano tronfi ad attendere il boom degli investimenti in Italia.
Terza puntata. Alla fine , per l'esattezza il 17 febbraio 2010 i dati sulla bilancia dei pagamenti arrivano. La Banca d'Italia, che di routine controlla i fondi che entrano e quelli che escono nel paese, emette un comunicato dal quale si evince che i capitali effettivamente rientrati con lo scudo sono solo 35 miliardi, ben lontani dai 100 di cui vaneggiava Calderoli. Non che faccia differenza, a meno di esser adepti del modello superfisso, ma mostra chiaramente che le osservazioni della professoressa Guerra erano assolutamente corrette mentre le affermazioni di Tremonti e Calderoli erano ridicole rodomontate.
Quarta puntata. Tremonti e Calderoli cercano di far passare sotto silenzio la cosa e ci riescono quasi. Si, è vero, la solita Cecilia Guerra sulla solita Voce si prende la briga di segnalare la cosa. Ma il Corriere.it riporta il comunicato della Banca d'Italia senza menzionare la distinzione tra rientri effettivi e regolarizzazione e pure Il Sole 24 Ore evita di menzionare la cosa, limitandosi a pubblicare separatamente, senza alcuna spiegazione, la tabella sui rientri effettivi. Sorprendentemente, solo ''Il Giornale'' va diritto al punto e titola seccamente ''Dallo scudo 85 miliardi ma solo 35 tornano a casa''. Fin qui però non succede altro. Il 18 febbraio in un commento sul sito ho posto una serie di domande:
Cari signori del governo, ci avete o no raccontato una spudorata balla, mentendo sapendo di mentire, quando avete detto che stava rientrando il 98% dei fondi scudati? E se il presunto rientro era un segnale ''di forza della nostra economia e di fiducia nell'Italia'', come va interpretato il mancato rientro?
Chiaro che non mi aspetto che Tremonti e Calderoli leggano i commenti di nFA, ma queste domande erano ovvie e naturali e di fatto si ponevano da sole. Il dinamico duo adotta la linea ''io speriamo che me la cavo'' ed evita di commentare.
Quinta puntata. Repubblica, che fino a quel momento aveva dormito, si sveglia e con soli tre giorni di ritardo, il 20 febbraio riporta la notizia del finto rimpatrio dei fondi. E' solo a questo punto che Calderoli, come se avesse visto agitarsi il drappo rosso, si scuote dal torpore. Siccome la risposta alle domande poste nel punto precedente è ovvia, a Calderoli sono lasciate due sole alternative: 1) ammettere che lui e il suo sodale Tremonti hanno detto un sacco di fregnacce, 2) negare la realtà. Sceglie ovviamente la seconda alternativa e in un violentissimo comunicato accusa la Banca d'Italia di essere ''Banca d'Opposizione'' e di diffondere artatamente dati pessimistici sulla situazione economica del paese. Con foga afferma nel suo comunicato
I conti non tornano, perche' si scambiano i fischi per fiaschi! Chi conosce la materia sa benissimo che i 60 miliardi di provenienza elvetica sono dovuti per forza rientrare, non avendo la possibilita' di essere regolarizzati, visto che la Svizzera non e' presente nella 'White List'. Si e' cercato di vendere come totale del rientro effettivo i 35 miliardi che rappresentano invece solo il flusso finanziario attraverso bonifici, mentre in realta', come chiaramente spiegato dall'Agenzia delle Entrate, sono ben 93 i miliardi di beni che sono rientrati e 2 quelli regolarizzati.
Ancora un po' di pazienza, siamo quasi alla fine della telenovela.
Sesta e ultima puntata. Arrivano le reazioni dell'opposizione, ad opera di un altro dinamico duo, Enrico Letta e Pierferdy Casini. Leggiamo sul Sole 24 Ore:
L'uscita di Calderoli provoca l'immediata reazione delle opposizioni, con il vicesegretario del Pd Enrico Letta che chiede al governo di dissociarsi dalle parole del ministro: «Sarebbe paradossale che questo non avvenisse nel momento in cui il governo stesso è impegnato nel sostegno della candidatura di Draghi alla presidenza della Bce». Di parole «dissennate» parla anche il leader dell'Udc Pierferdinando Casini: «Mi auguro che al più presto Calderoli venga smentito dal governo e che nel momento in cui si avanza la candidatura alla presidenza della Bce dell'unico uomo che sul piano internazionale ha una credibilità totale, cioè Mario Draghi, ci possa essere una rapida retromarcia del governo».
L'argomento è abbastanza strabiliante. Il punto del contendere è tecnico. E' vero o no che, come dice Calderoli, i 60 miliardi regolarizzati in Svizzera son dovuti per forza rientrare? Se sì, Calderoli ha ragione e la candidatura di Draghi è irrilevante. Se no, Calderoli mente e di nuovo la candidatura di Draghi è irrilevante. Il modo di ragionare di Letta e Casini è invece, a quanto pare, che i fatti non contano ma l'unica cosa che conta è l'impatto politico delle parole, non importa se veritiere o menzognere.
E arriviamo finalmente a Mario Seminerio, che spiega come stanno le cose senza curarsi di candidature e mica candidature. Leggetevelo tutto il post, ma per i più pigri ecco il succo:
Considerazioni analoghe sono state fatte da Alfredo Gysi, amministratore delegato della BSI, gruppo Generali, grassetto nostro:
«Molti clienti della BSI hanno fatto capo al rimpatrio giuridico e continuano a far amministrare in Svizzera i loro patrimoni assoggettati al fisco attraverso società fiduciarie italiane»
Appunto, trattasi di rimpatrio giuridico, nel quale “un intermediario abilitato residente in Italia assume formalmente in custodia, deposito, amministrazione o gestione il denaro e le attività finanziarie detenute all’estero, senza che si proceda al materiale trasferimento delle stesse nel territorio dello Stato”. Non sono cioè soldi destinati ad affluire al nostro sistema produttivo.
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Calderoli non se la prenda, capita a tutti di non riuscire a comprendere un testo di legge. Anche se, quando capita al ministro per la Semplificazione, è forse più grave, oltre ad avere il sapore della beffa.
Fine della storia. Che, come sempre più spesso accade, è una storia veramente triste.
Questo post è ozioso.
Roberto Calderoli sa contare solo fino a 10: la differenza fra 35 e 100 semplicemente è al di là della sua comprensione.
Polemizzare con lui è inutile. Meglio un velo pietoso.