Con cadenza semestrale, anche a chi, come me, non è costretto ad utilizzarne i servizi, viene rammentata la malignità di uno dei più conclamati tumori che affliggono l'economia italiana: Alitalia. L'occasione è la pubblicazione dei risultati economici dell'azienda. Azienda? Chiamiamola piuttosto Agenzia dello Spreco (AdS, d'ora in poi). La perdita del primo semester 2006 è di 221 milioni di Euro. A me in questo caso rode ancora più del solito, perché solo una settimana fa mi sono trovato a viaggiare con la suddetta AdS sulla tratta JFK-FCO-RMI (RMI identifica il Rimini International Airport, e prenotare con Alitalia è purtroppo l'unico modo per giungervi). Sono fresche nella mia memoria le battutacce che gli assistenti di volo in corridoi diversi si scambiano regolarmente, quasi fossero seduti in un bar di Tor Pignattara, così come l'osceno inglese accentato a la Testaccio che caratterizza gli annunci.
Questo è il momento propizio per disfarsi di Alitalia. Non sono così naïve; sono certo che il Governo non lo farà, per ovvi motivi che menziono più sotto. Prima di ciò, voglio argomentare perché si tratti di momento talmente propizio. Proprio in questi giorni è in definizione la legge finanziaria, che, al termine del tormentone estivo sui numeri, sembra introdurrà minori spese e maggiori entrate per circa 30 miliardi di Euro. Perché allora non fare leva sul malcontento che questi interventi genereranno in molti settori della popolazione per mostrare l'assurdità degli sprechi di denaro pubblico perpetrati da quello straccio di compagnia, e quindi procedere con la LIQUDAZIONE della stessa? Il messaggio da diffondere sarebbe chiaro semplice: "Cari italiani, come possiamo chiedervi lacrime e sangue e al contempo buttare al vento centinaia di milioni di euro ogni anno, sostentando questa manica di raccomandati che si fanno chiamare lavoratori Alitalia? Non possiamo. Pertanto, che cali il sipario. Amen.". L'altro motivo per cui il momento è propizio è che al termine della legislatura l'occupazione del settore sarebbe nettamente più alta, e gli standard di servizio molto migliori. Il governo potrebbe vantarsi di questo successo durante la campagna elettorale. Infatti, grazie soprattutto all'enorme sviluppo di veicoli di finanziamento quali il leasing degli aeromobili, il settore aeronautico è certamente tra quelli in cui la riallocazione tra aziende dei fattori (capitale, lavoro) e quindi delle quote di mercato, è più facile. L'entrata di nuovi operatori e l'espansione di quelli esistenti sarebbe velocissima.
Come accennato sopra, i motivi per cui il Governo non farà nulla sono ovvi. Prima di tutto, aziende (ops, AdS) come Alitalia sono utilissime ai signori politici, di tutti i colori, per trovare un posto a personaggi di vario tipo, come il fratello del Sindaco del paesello, il figlio dell'amichetta e il nipote della portinaia. Perché disfarsene,
dunque? Quattro-cinquecento milioni di Euro l'anno non sembrano un prezzo poi così alto per una tale comodità. In secondo luogo, i miopi e intellettualmente minorati sindacati che ci ritroviamo monterebbero una fortissima resistenza. E, quanto è più importante, i signori ministri non credono proprio che saranno ancora in sella tra cinque anni, pertanto della mia considerazione sull'orizzonte temporale dell'intervento non sanno proprio cosa farsene.
E i mass media? Beh, servi come sono di uno o dell'altro potere, tacciono. Tacciono anche di fronte ad affermazioni palesemente aberranti, oltrechè prive di reale significato, come quella recentemente attribuita al ministro Bersani: "Un grande Paese non può fare a meno di una compagnia di bandiera". No (further) comment.
Gianluca,
penso che la liquidazione di Alitalia non sia affatto indispensabile. Ci vorrebbe un management coraggioso (non Cimoli) che decida cosa fare dell'azienda.
Le opzioni sono 3:
1) Perseguire il modello Air Lingus: poche tratte, principalmente sullo short and medium haul
2) Rendere l'azienda appetibile per un possibile acquirente (Air France e' piu' semplice, Lufthansa potrebbe essere interessante)
3) Tentare un rilancio (sul modello di quanto fatto anni fa da British Airways).
Il "piccolo" problema e' che in tutti e tre i casi non e' pensabile mantenere un organico di piu' di 20,000 dipendenti (i tagli di Cimoli hanno colpito solo i poveri lavoratori stagionali e qualche dirigente), e inoltre va risolto l'annoso problema di Fiumicino/Malpensa. Secondo te i sindacati permetteranno tutto cio'? Non credo.
Inoltre l'Italia e' un Paese particolarmente vulnerabile alla pressione competitiva delle low cost, in quanto vi sono piu' di 100 aeroporti che ovviamente non posso essere chiusi, a meno di non voler scatenare le ire di Bruxelles.
A questo punto non si potrebbe adottare Ryanair come compagnia di bandiera, in modo da accontentare il ministro Bersani?
Giulio, ma che ti ha insegnato Backus? O meglio, che facevi in classe? Ci provavi con la biondona? Visti i scarsi risultati (con la biondona), non sarebbe stato meglio ascoltare Backus? :-) 1) E' chiaro che il management non c'entra nulla. Alitalia perde cifre enormi da 40 anni, non da quando Cimoli si e' insediato. 2) 'Rendere l'azienda appetibile', come dici tu, significa in realta' buttare via altri soldi, senza rendere appetibile nulla: o credi forse che si possa creare valore in un'azienda semplicemente iniettando denaro? Nuovi investimenti, anche nel caso in cui preludessero ad una cessione (che non avverra'), sarebbero unicamente un trasferimento, a favore dei dipendenti o dell'acquirente. 3) Tentare un rilancio? Che fai, il politico? Lo Stato non ha titolo alcuno ad operare una compagnia aerea. Deve liquidare gli asset e lasciare che il mercato operi. MERCATO!!! Se i sindacati capissero qualcosa, favorirebbero la liquidazione. L'occupazione nel settore aeronautico in Italia e' molto piu' bassa degli altri Paesi, proprio perche' c'e' Alitalia. La liquidazione porterebbe ad un aumento importante dei livelli occupazionali.